Una vita d`urgenza
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Una vita d`urgenza
IL MENSILE AL SERVIZIO DEI CITTADINI DI anno REZZO 1 numero 02 / giugno 08 Una vita d’urgenza speciale SICUREZZA SOMMARIO EDITORIALE PRIMO PIANO p.4 p.6 p.8 p.10 L’uomo che lavora oltre la porta del codice rosso 100 anni o 20 minuti di vita: tutti passano di qui I cinque colori, gli interventi, le professionalità Arrivano in soccorso otto milioni e mezzo di euro AREZZO / SICUREZZA p.12 p.15 p.16 Sicurezza: i cinque punti del Sindaco Fanfani Vigili e telecamere amici Sicurezza oltre la divisa: un problema di tutti p.19 p.20 Baez, da Woodstock a Play Senza sipario: il teatro “vivo” di Peter Brook PLAY anno 1 numero 02 / giugno 2008 FIERA ANTIQUARIA p.22 p.24 Antonio Paolucci sulla Fiera:”rigore e libertà” 2008, un grande anno COOPERAZIONE SOCIALE Direttore responsabile Enrico Gori Coordinamento Editoriale Claudio Repek p. 25 p. 29 Coob, il lavoro è di tutti Equal Pist NUMERI UTILI p. 31 ENERGIA Redazione: Cecilia Agostini / Comune di Arezzo Pierluigi Amorini / Asl 8 Antonella Bacciarelli / Comune di Arezzo Marco Caneschi / Comune di Arezzo Giacomo Cherici / Aisa spa Antonella Di Tommaso / Fraternita dei Laici Francesco Falsini / Atam Elisabetta Giudrinetti / Fiera Antiquaria Marzia Sandroni / Afm Martina Nundini / Beta Nicola Salemi / Koinè p.36 Coingas, le reti più sicure Ci sono luoghi dove tutti vorrebbero andare ma che solo in pochi raggiungono. E luoghi dove nessuno vorrebbe andare ma dove tutti finiscono, prima o poi, per arrivare. Il Pronto Soccorso è uno di questi. La sbarra del San Donato si alza ed inizia un viaggio carico, sempre e comunque, di ansia. Spesso immotivata, talvolta no. L’angoscia acquista anche un colore ed è quello del codice che assegna, a te o al familiare che hai accompagnato, l’infermiere del triage. Se è bianco, azzurro o verde respiri. Se è giallo o rosso sai che non tutto sarà facile come avevi sperato fino a quel momento. In questo numero raccontiamo cosa accade al di là della porta dove i familiari e gli amici non entrano. Quindi quali azioni, quali professionalità, quali problemi. Tentiamo di spiegare cos’è oggi il Pronto Soccorso e cosa sarà domani. La fatica e lo stress che è un evento raro per i pazienti ma che è quotidiano per i medici, gli infermieri, gli operatori che lavorano sulla linea di frontiera della sanità. Qui non può esserci programmazione e calma. I ritmi non sono decisi dalla struttura ma dal caso, cioè da ciò che accade al di fuori di essa. EDUCAZIONE ALLA SALUTE p.38 Educazione e tavola IGIENE URBANA p.40 p.41 p.42 Riciclaggio compatibile Arriva il bidone marrone Cassonetti, campane, … COOPERAZIONE SOCIALE p.44 Cla: ConLaborAzione per l’integrazione sociale E dopo il Pronto Soccorso, affrontiamo un altro argomento centrale: la sicurezza. Il Sindaco Fanfani spiega la sua strategia ed annuncia, con l’assessore Marconi, le azioni dell’amministrazione comunale. Ed il Prefetto Garufi spiega la situazione aretina e le iniziative sul territorio delle forze dell’ordine. Un quadro che conferma la necessità di una visione nuova e coordinata della sicurezza. ACQUA Grafica Studio: Settore8.it Stampa Nuova Cesat coop / Firenze Editore: consorzio Isola che non c’è via Arno, 11 52100 Arezzo tel. 0575 900309 - Fax 0575 911103 p.48 p.50 Anche l’acqua è adesso a portata di mouse L’energia dal fango AREZZO p.47 p.52 p.53 p.54 Damigella Vanessa Hessler Arezzo va ad idrogeno Scuole che fanno scuola Per respirare meglio PARCHEGGI p.56 Parcheggi:2059 posti FRATERNITA DEI LAICI p.58 p.59 La Fraternita verso casa Alle fonti dell’economia AREZZO Registrazione Tribunale Tribunale di Arezzo N° 7/08 del 16/04/2008 2 p.61 p.62 p.63 Urbanistica, le regole Definizione agevolata Informagiovani on line 3 PRIMO PIANO L’uomo che lavora oltre la porta del codice rosso Nicola Mazzoni è uno degli infermieri del Pronto Soccorso. Una vocazione, una laurea ed un master. La vita sulla frontiera della sanità 31 anni, prima il diploma e poi la laurea, master in emergenza ed urgenza sanitaria, tra poco un master in coordinamento delle professioni sanitarie. C’è lui al di là della porta. Da sei anni lavora al San Donato. E’ uno di quelli ai quali affidiamo la nostra vita quando varchiamo la porta del Pronto Soccorso. Nicola Mazzoni: “ho iniziato a lavorare direttamente qui, dopo aver fatto due tirocini. La mia è stata una scelta”. Consapevole, ovviamente, di essere sul posto di frontiera dove lo stress è pane quotidiano in uno qualsiasi dei tre turni: 7 – 13, 13 – 20 e 20 – 7. Lo è al di là della porta dove il paziente viene curato ma anche al di qua dove viene accolto. “Una situazione difficile – commenta Mazzoni – è quella del Pronto Soccorso ma anche ortopedici, radiologi, rianimatori. E in una prima fase anche medici del 118. “Tutto deve essere fatto rapidamente. E siamo in molti in uno spazio ristretto”. Altra situazione difficile è sicuramente la “gestione” dei familiari o delle persone a cui è stato comunicato il decesso del proprio caro, specialmente se questo è un giovane. “Non abbiamo un locale adatto dove poterli accogliere e comunicare l’evento drammatico. A volte anche quando la morte avviene nelle strade, le forze dell’ordine preferiscono comunicarlo o farlo comunicare dal medico ai familiari proprio in Pronto Soccorso. Comprendo la motivazione ma chi si fa carico di loro? Noi operatori sanitari con enorme difficoltà”. Casi difficili sono quelli che interessano alcolisti e senza tetto: “noi siamo in grado di risolvere la crisi acuta – sottolinea Mazzoni – ma poi la persona torna a bere in strada. E dopo poco tempo si ripresenta alla nostra porta. Un alcolista, quest’anno, ha avuto 20 accessi in pochi mesi”. Ci sono situazioni che immediatamente appaiono difficili ed altre che vengono scoperte tali dopo i primi esami: “talvolta sono quelle che lasciano il segno maggiore. Una ragazza era arrivata con una diagnosi di crisi epilettica. Abbiamo poi scoperto che il suo problema, in realtà, era molto più grave”. Non mancano i casi strani: “una volta arrivò una persona in pigiama e ci raccontò che nella sua casa di Bibbiena erano entrati i ladri e che lui era scappato a piedi. Telefonammo alla famiglia e la madre rimase stupita e sembrò tentennare quando le dicemmo di venire a riprendere il figlio. Dopo un paio d’ore non si era visto nessuno e quindi ritelefonai e chiesi di parlare anche con la sorella del nostro 4 del triage. Le persone arrivano continuamente ed ognuna percepisce il suo problema come urgente. Può anche non esserlo ma viene sentito come tale. Compito dell’infermiere del triage è quindi quello di individuare le priorità tra i molti soggetti che ha di fronte e di rassicurare comunque tutti. Sia i pazienti che i familiari che li accompagnano”. Le situazioni più critiche? “Personalmente quelle che vedono coinvolti i bambini. Il coinvolgimento emotivo è inevitabile ed anche dal punto di vista professionale le situazioni sono più difficili. Anche, com’è naturale, il rapporto con i genitori che vivono uno stato d’ansia”. I traumatizzati gravi sono quelli che richiedono il maggior impegno di tutta la struttura: medici, infermieri, operatori paziente. Alla fine capimmo: l’uomo non era venuto da Bibbiena ma da un altro reparto e la famiglia pensava che l’ospedale lo volesse dimettere”. Una piccola storia che evidenzia un problema centrale del Pronto Soccorso: il rapporto tra gli operatori ed i familiari dei pazienti. “Questo è stato l’argomento della mia tesi di laurea – conclude Mazzoni. Ed è una questione che cerchiamo di affrontare al meglio. I familiari hanno bisogno di informazioni ed anche in questo caso è spesso l’infermiere del triage a dare notizie non sulle condizioni di salute, che è una competenza medica, ma sui trattamenti in corso. Noi dobbiamo migliorare ma anche i familiari devono essere consapevoli della complessità dei trattamenti. Spesso non si tratta di fare una semplice visita ma di fare analisi, radiografie, chiedere consulti nei reparti. Tutto questo comporta tempo e quindi attesa”. Dura ma inevitabile. 5 PRIMO PIANO 100 anni o 20 minuti di vita: tutti passano di qui Una “tranquilla” giornata al Pronto Soccorso. La neonata che ha visto la luce a casa e la centenaria. E poi 200 diversi casi ogni giorno. Per ognuno una risposta Le 24 ore di ogni giorno sono imprevedibili al Pronto Soccorso di Arezzo. Lo sono per gli operatori, per i medici, per gli infermieri, per gli agenti della sezione della Polizia di Stato, per i volontari nei mezzi di soccorso. Vediamo una mattina come tante, alla vigilia di un giorno di festa. Nella sala di attesa scende dal reparto un’incubatrice e le porte scorrevoli di accesso alle sale di “codice rosso” si aprono immediatamente. E’ in arrivo una bambina con molta fretta di nascere che ha deciso di sorprendere i genitori venendo alla luce prima dell’arrivo dell’ambulanza. Ed infatti entra un “fagottino” portato in braccio dal medico di turno seguito dalla madre in barella e dal padre con il trolley già pronto da qualche giorno. Scatta un caloroso applauso e le porte scorrevoli si richiudono: il momento di entusiasmo lascia il posto alla professionalità. Pochi minuti e la piccola dentro l’incubatrice viene portata in reparto: si agita e strilla. E’ decisamente in buona salute. Il padre si intrattiene con i presenti, racconta che questa è la quarta nascita della famiglia, che sua moglie voleva aspettare e che la piccola li ha battuti sul tempo. dalla sua postazione e stabilisce un rapporto più diretto con i pazienti in barella o in carrozzina. Li osserva, tocca i punti di dolore, offre ghiaccio, disinfetta piccole ferite, li tranquillizza e decide la loro destinazione. Osservando i suoi movimenti si comprende subito che svolge un compito non semplice. Arrivano anche tre persone nello stesso momento: con le ambulanze, con familiari, con amici. Un giovane padre con due bambine piccole, una delle quali presenta da giorni una fastidiosa eruzione cutanea, risponde dolcemente alla figlia che chiede cosa hanno fatto le persone che vede in barella “chi viene qui sicuramente tanto bene non sta”. Una notevole attività riguarda anche il Pronto Soccorso pediatrico che, come ricorda Massimo Bianchi “da gennaio ad aprile di quest’anno ha visto circa 4000 ingressi sui 23000 complessivi di tutto il Pronto Soccorso. Di solito e per fortuna i bambini sono dei codici verdi”. Ed il via vai prosegue: arrivano anche due turisti, marito e moglie con quest’ultima che è caduta e si sostiene il polso della mano sinistra. Domandano in inglese se questo è un ospedale pubblico, vengono registrati, stavolta con il passaporto al posto del tesserino sanitario, e proseguono il loro percorso nel corridoio retrostante dove c’è la radiologia e gli ambulatori medici di ortopedia. “Nel 2007 – prosegue Bianchi – abbiamo registrato 67.000 ingressi al Pronto Soccorso. In questi primi quattro mesi del 2008 ne abbiamo già mille in più rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. E’ garantita sempre la presenza di tre medici ai quali se ne aggiunge un quarto dalle 10 alle 17 che è la fascia oraria di maggior affluenza. Dalle statistiche rileviamo che si interviene maggiormente nell’area medica, in particolare con gli anziani che nel periodo estivo presentano disidratazione e in quello invernale il riacutizzarsi di patologie respiratorie e stati febbrili. La tipologia delle casistiche prosegue poi con la chirurgia, l’ortopedia e la pediatria”. A conferma di questo, ecco che arriva un anziano caduto da un albero, alcune persone con il collare per incidenti stradali, un giovane infortunato nel lavoro, piccoli e grandi che presentano problemi di bruciore e dolore agli occhi. E ancora cadute provocate da giramenti di testa con spiegazioni talvolta confuse e tremanti all’operatore dell’accettazione. Le ore passano ed il lavoro continua: altre barelle, stampelle, famiglie, bambini piccoli 6 “Negli ultimi anni – spiega il dottor Massimo Bianchi – succede con maggiore frequenza di vedere arrivare bambini nati a casa o in ambulanza e di solito, come in questo caso, si tratta di cittadini stranieri. Ma le persone di diversa nazionalità si rivolgono spesso al Pronto Soccorso e sono quasi sempre disorientati, non conoscono le procedure e parlano poco la nostra lingua. Per questo abbiamo attivato in sala di attesa un servizio di mediazione culturale con operatori in grado di accogliere persone di diverse nazionalità: gli addetti a questo servizio fanno anche incontri esterni con le varie comunità spiegando i percorsi del Pronto Soccorso e informando sulle corrette modalità di accesso”. E in sala accettazione il movimento continua: transitano divise gialle-azzurre dei volontari della Misericordia, rosse-arancio della Croce Rossa, arancio della Croce Bianca, bianche degli infermieri e dei medici, a “righine” viola degli addetti alle pulizie. Ognuno svolge il suo lavoro e all’accettazione l’infermiere del triage continua a registrare ingressi: è gentile e disponibile, chiede i sintomi, si informa sui medicinali assunti, talvolta esce Accessi Pronto Soccorso Ospedale S. Donato ASL 8 Arezzo Periodo Gennaio - Aprile 22.344 22500 22000 21500 20.956 21000 20500 20000 Anno 2008 Anno 2007 febbricitanti, persone che transitano con le radiografie, i risultati delle analisi e i fogli di dimissione. Le poltroncine verdi della sala di attesa non sono tutte occupate: del resto questa viene considerata dagli operatori una mattina “tranquilla”. I medici, gli infermieri e, in momenti di “tregua”, anche l’operatore dell’accettazione, parlano con i familiari in attesa, danno notizie e tranquillizzano: un contributo a questi rapporti umani viene anche dai medici delle ambulanze che, informa Bianchi “adesso fanno parte del nostro staff e sono fortemente motivati. La sintonia tra le diverse professionalità ed esperienze di lavoro di coloro che operano al Pronto Soccorso rappresenta un aspetto fondamentale di questa “catena” finalizzata a migliorare sempre di più il nostro lavoro”. (ab) 7 PRIMO PIANO I cinque colori, gli interventi, le professionalità L’accoglienza dell’operatore del triage e l’assegnazione di un codice: dal rosso al bianco. Oltre la porta, l’azione dei medici e degli infermieri Rosso, giallo, verde, azzurro e bianco. Cinque colori e puoi capire se la tua vita è in pericolo. Ad assegnarlo è l’infermiere del triage. “E’ lui ad avere il primo contatto con il paziente e deve decidere sulla base delle condizioni cliniche rilevabili. Sceglie in relazione alla priorità e non alla gravità. In altre parole: si può essere di fronte ad una patologia non grave ma che richiede un intervento immediato perché non lo diventi in brevissimo tempo”. Giovanni Iannelli è il direttore del Pronto Soccorso o, per usare il gergo burocratico, dell’unità operativa di medicina e chirurgia di accettazione ed urgenza. “Il codice rosso evidenzia che i parametri vitali sono compromessi e quindi il paziente entra subito. Quello giallo ricorda che non è in immediato pericolo di vita ma che le sue condizioni possono peggiorare rapidamente. L’attesa, in questo caso, è di pochi minuti. I pazienti ai quali vengono assegnati gli altri codici, sono indirizzati ad ambulatori separati nei quali ci sono medici dedicati a questa attività: evitiamo, per evidenti ragioni, la commistione tra casi gravi e non”. Ci sono poi ambulatori specializzati ai quali l’infermiere del triage può inviare direttamente la persona che si affaccia al Pronto Soccorso. E sono quelli di ortopedia, 14 posti letto adiacenti al PS. “E sono per tre tipologie di pazienti – ricorda Iannelli. Per pazienti critici da stabilizzare o che hanno bisogno di ricoveri brevi o per i quali devono essere prese decisioni che richiedono ulteriori approfondimenti. Nel primo caso abbiano letti monitorizzati che permettono agli operatori di controllare costantemente la situazione di cuore, pressione, temperatura, frequenza respiratoria… Una volta stabilizzato, il paziente viene trasferito in reparto. Nel secondo caso il ricovero non supera i 3 o 4 giorni. Il protocollo di lavoro prevede una serie precisa di patologie che possono essere seguite in questo reparto. Una volta superata la crisi, il paziente viene dimesso. E questo accade nel 75% dei casi. La terza situazione è più complessa: si tratta di pazienti che devono essere ancora osservati e sottoposti ad accertamenti per definire la oculista, ostetricia e pediatria. Problemi? “Gli spazi – afferma Iannelli. Il PS si sviluppa in circa 600mq che non sono sufficienti per la mole di lavoro. Nell’indagine di gradimento del Pronto Soccorso, meno del 5% si è dichiarato insoddisfatto del servizio. E la nostra è una struttura che ha un bacino di utenza di 120.000 persone e che ha 67.000 accessi all’anno, un dato tra i più alti della Toscana. Un altro problema e costituito dalla presenza di una sola diagnostica, cioè una sola macchina per la radiologia e questo, purtroppo, allunga i tempi di attesa di chi non ha una situazione prioritaria. Ci possono essere attese anche per i pazienti da ricoverare che devono, a volte attendere che si liberino posti nei reparti ospedalieri. I reparti hanno ritmi scanditi da orari fissi mentre noi lavoriamo sulla base di accessi che sono ovviamente imprevedibili: da noi si arriva ad ogni ora ma nei reparti si viene ricoverati e dimessi ad orari prestabiliti e questo può comportare attese”. Nella maggioranza dei casi i pazienti sono dimessi direttamente dal Pronto Soccorso o dopo un breve periodo in osservazione: la terza opzione è rappresentata dal nuovo reparto medicina d’urgenza che ha iniziato la sua attività il 4 febbraio di quest’anno e che dispone di Emergenza, cosa fare Chiamare il 118. Senza dimenticare, quando è possibile, il medico di famiglia o la guardia medica In situazioni di evidente emergenza, l’unica azione possibile è chiamare il 118. Evitare di portare il paziente al Pronto Soccorso con il mezzo proprio. E’ più opportuno rivolgersi al numero dell’emergenza: il medico che risponde al telefono pone semplici domande che sono in grado di organizzare al meglio l’intervento. In caso di infarto, ad esempio, è possibile fare un elettrocardiogramma sul posto che può essere inviato telematicamente a cardiologia e, se necessario, il paziente potrà quindi essere portato direttamente in emodinamica, “saltando” il passaggio del Pronto Soccorso. E’ opportuno rivolgersi al 118 anche in caso di traumi gravi, di disturbi neurologici, di cefalee violente ed improvvise. Quando non si è di fronte a situazioni di palese emergenza, si possono scegliere altre soluzioni. Chiamare ad esempio il medico di famiglia o, nei 8 necessità di intervento chirurgico. Normalmente si tratta di una prevedibile ma non certa operazione chirurgica. Questo permette di ricoverare in chirurgia solo pazienti che andranno in sala operatoria. A lavorare ogni giorno in questa complessa e difficile realtà di frontiera, sono medici ed infermieri che devono unire alta professionalità alla capacità di un rapporto comunicativo non solo con i pazienti ma anche con i parenti che rimangono al di là della porta. “In Italia – ricorda Iannelli – non esiste ancora una scuola di specializzazione di medicina d’urgenza anche se la sua istituzione è attesa a breve, forse anche quest’anno. La Regione Toscana ha comunque deciso che questa attività sia prioritaria ed ha quindi organizzato corsi di formazione in collaborazione con la Harvard University e tutti i nostri medici li hanno seguiti”. giorni festivi, la guardia medica. Più opzioni possono oggettivamente complicare la situazione ed è quindi allo studio una “centralizzazione” delle risposte che possa permettere, sulla base della valutazione del medico del 118, di inviare un’ambulanza con medico a bordo, oppure un’ambulanza senza medico o, terza possibilità, un medico senza ambulanza. 9 PRIMO PIANO “Arrivano in soccorso otto milioni e mezzo di euro” L’investimento per potenziare la struttura. Due anni di lavori a partire dalla fine del 2008. Calamai: “ecco come miglioreremo il servizio di emergenza ed urgenza” Pur mantenendo inalterato lo spirito classico del Pronto Soccorso, cioè una struttura destinata sostanzialmente alle “emergenze” sanitarie, negli anni questa è diventata la più importante porta di accesso all’ospedale. E’ il punto di riferimento privilegiato dei cittadini che hanno un problema di tipo sanitario, anche con caratteristiche di non urgenza, e da cui nel 2007 sono passate oltre sessantasettemila persone. Da considerare, inoltre, che il Pronto Soccorso del San Donato non serve solo la città di Arezzo, ma è punto di riferimento per tutta la provincia, anche se ci sono altri quattro Pronto Soccorso negli ospedali di zona. A fronte di un lavoro massiccio, costante e in grado di gestire anche situazioni che più volte all’anno si presentano critiche, adesso la struttura “reclama” un forte ammodernamento e potenziamento, su due livelli: quello organizzativo e quello propriamente strutturale. Sul primo aspetto, con l’attivazione della unità operativa di medicina d’urgenza, siamo già partiti nel differenziare la risposta. In pochi mesi questa attività ha fortemente diminuito i ricoveri impropri in ospedale ed ha soprattutto garantito una risposta qualificata e in tempi rapidi a centinaia di utenti. Sul fronte strutturale non siamo più agli annunci, ma alle certezze operative. E’ previsto un investimento di otto milioni e mezzo di euro, finanziato dalla Regione Toscana, di cui la metà per interventi strutturali ed impiantistici e la metà per tecnologie sanitarie ed informatiche oltre oneri tecnici. Senza poter, ovviamente, interrompere l’attività del Pronto Soccorso, la realizzazione sarà suddivisa in 4 fasi: complessivamente ci vorranno due anni, e i lavori inizieranno entro l’anno corrente. Il progetto si pone come obiettivo il superamento delle criticità oggi esistenti. Nel concreto avremo il mantenimento del triage al centro del Pronto Soccorso e suo potenziamento; spostamento delle attività caratterizzate da elevati livelli di intensità di cura e delle apparecchiature a maggiore contenuto tecnologico negli spazi disponibili a ovest della camera calda, recuperando aree potenzialmente riconvertibili; mantenimento delle sale visita specialistiche alle spalle del triage; rilocalizzazione, differenziandole fra loro, delle aree di attesa: realizzazione di un’apposita e confortevole sala di attesa per i codici verdi; realizzazione di una sala Sarà poi realizzato un nuovo percorso di accesso per i codici rossi direttamente dalla camera “calda”. In sostanza un’area di trattamento gestione emergenza con apparecchiature ad alto contenuto tecnologico, in prossimità della diagnostica per immagini e delle sale operatorie: i codici rossi, cioè quelli più gravi, accederanno all’area gestione emergenza attraverso una apposita passerella di nuova realizzazione. 10 Modalità accesso Pronto Soccorso Ospedale S. Donato ASL 8 Arezzo Anno 2007 7% 9% 14% Ambulanza Accompagnato Mezzo proprio 118 Area di pertinenza degli accessi Ospedale S. Donato ASL 8 Arezzo Anno 2007 9% 15% 37% Medica Pediatrica Chirurgica Ortopedica Oculistica 25% 70% Monica Calamai Direttore Generale Asl 8 14% di attesa per i pazienti in dismissione (discharge room); di un’altra, separata, per parenti-accompagnatori. Ma nel nuovo Pronto Soccorso si punterà ad un forte potenziamento della diagnostica per immagini con la realizzazione di 3 nuove sale per ospitare apparecchiature per TAC e 2 radiodiagnostiche a cui si affiancherà un locale destinato agli strumenti mobili come l’ecografo. 11