Una vita d`urgenza

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Una vita d`urgenza
IL MENSILE AL SERVIZIO DEI CITTADINI DI
anno
REZZO
1
numero 02 / giugno 08
Una vita d’urgenza
speciale
SICUREZZA
SOMMARIO
EDITORIALE
PRIMO PIANO
p.4
p.6
p.8
p.10
L’uomo che lavora oltre la porta del codice rosso
100 anni o 20 minuti di vita: tutti passano di qui
I cinque colori, gli interventi, le professionalità
Arrivano in soccorso otto milioni e mezzo di euro
AREZZO / SICUREZZA
p.12
p.15
p.16
Sicurezza: i cinque punti del Sindaco Fanfani
Vigili e telecamere amici
Sicurezza oltre la divisa: un problema di tutti
p.19
p.20
Baez, da Woodstock a Play
Senza sipario: il teatro “vivo” di Peter Brook
PLAY
anno 1
numero 02 / giugno 2008
FIERA ANTIQUARIA
p.22
p.24
Antonio Paolucci sulla Fiera:”rigore e libertà”
2008, un grande anno
COOPERAZIONE SOCIALE
Direttore responsabile
Enrico Gori
Coordinamento Editoriale
Claudio Repek
p. 25
p. 29
Coob, il lavoro è di tutti
Equal Pist
NUMERI UTILI
p. 31
ENERGIA
Redazione:
Cecilia Agostini / Comune di Arezzo
Pierluigi Amorini / Asl 8
Antonella Bacciarelli / Comune di Arezzo
Marco Caneschi / Comune di Arezzo
Giacomo Cherici / Aisa spa
Antonella Di Tommaso / Fraternita dei Laici
Francesco Falsini / Atam
Elisabetta Giudrinetti / Fiera Antiquaria
Marzia Sandroni / Afm
Martina Nundini / Beta
Nicola Salemi / Koinè
p.36
Coingas, le reti più sicure
Ci sono luoghi dove tutti vorrebbero andare ma che solo in
pochi raggiungono. E luoghi dove nessuno vorrebbe andare
ma dove tutti finiscono, prima o poi, per arrivare. Il Pronto
Soccorso è uno di questi.
La sbarra del San Donato si alza ed inizia un viaggio carico,
sempre e comunque, di ansia. Spesso immotivata, talvolta no.
L’angoscia acquista anche un colore ed è quello del codice che
assegna, a te o al familiare che hai accompagnato, l’infermiere
del triage. Se è bianco, azzurro o verde respiri. Se è giallo o
rosso sai che non tutto sarà facile come avevi sperato fino a
quel momento.
In questo numero raccontiamo cosa accade al di là della porta
dove i familiari e gli amici non entrano. Quindi quali azioni,
quali professionalità, quali problemi. Tentiamo di spiegare cos’è
oggi il Pronto Soccorso e cosa sarà domani. La fatica e lo stress
che è un evento raro per i pazienti ma che è quotidiano per i
medici, gli infermieri, gli operatori che lavorano sulla linea di
frontiera della sanità. Qui non può esserci programmazione e
calma. I ritmi non sono decisi dalla struttura ma dal caso, cioè
da ciò che accade al di fuori di essa.
EDUCAZIONE ALLA SALUTE
p.38
Educazione e tavola
IGIENE URBANA
p.40
p.41
p.42
Riciclaggio compatibile
Arriva il bidone marrone
Cassonetti, campane, …
COOPERAZIONE SOCIALE
p.44
Cla: ConLaborAzione per l’integrazione sociale
E dopo il Pronto Soccorso, affrontiamo un altro argomento
centrale: la sicurezza. Il Sindaco Fanfani spiega la sua
strategia ed annuncia, con l’assessore Marconi, le azioni
dell’amministrazione comunale. Ed il Prefetto Garufi spiega
la situazione aretina e le iniziative sul territorio delle forze
dell’ordine. Un quadro che conferma la necessità di una
visione nuova e coordinata della sicurezza.
ACQUA
Grafica
Studio: Settore8.it
Stampa
Nuova Cesat coop / Firenze
Editore:
consorzio Isola che non c’è
via Arno, 11
52100 Arezzo
tel. 0575 900309 - Fax 0575 911103
p.48
p.50
Anche l’acqua è adesso a portata di mouse
L’energia dal fango
AREZZO
p.47
p.52
p.53
p.54
Damigella Vanessa Hessler
Arezzo va ad idrogeno
Scuole che fanno scuola
Per respirare meglio
PARCHEGGI
p.56
Parcheggi:2059 posti
FRATERNITA DEI LAICI
p.58
p.59
La Fraternita verso casa
Alle fonti dell’economia
AREZZO
Registrazione Tribunale
Tribunale di Arezzo
N° 7/08 del 16/04/2008
2
p.61
p.62
p.63
Urbanistica, le regole
Definizione agevolata
Informagiovani on line
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PRIMO PIANO
L’uomo che lavora oltre
la porta del codice rosso
Nicola Mazzoni è uno degli infermieri del Pronto Soccorso. Una
vocazione, una laurea ed un master. La vita sulla frontiera della sanità
31 anni, prima il diploma e poi la laurea, master in
emergenza ed urgenza sanitaria, tra poco un master in
coordinamento delle professioni sanitarie. C’è lui al di là
della porta. Da sei anni lavora al San Donato. E’ uno di
quelli ai quali affidiamo la nostra vita quando varchiamo
la porta del Pronto Soccorso.
Nicola Mazzoni: “ho iniziato a lavorare direttamente qui,
dopo aver fatto due tirocini. La mia è stata una scelta”.
Consapevole, ovviamente, di essere sul posto di frontiera
dove lo stress è pane quotidiano in uno qualsiasi dei tre
turni: 7 – 13, 13 – 20 e 20 – 7. Lo è al di là della porta
dove il paziente viene curato ma anche al di qua dove
viene accolto.
“Una situazione difficile – commenta Mazzoni – è quella
del Pronto Soccorso ma anche ortopedici, radiologi,
rianimatori. E in una prima fase anche medici del 118.
“Tutto deve essere fatto rapidamente. E siamo in molti in
uno spazio ristretto”.
Altra situazione difficile è sicuramente la “gestione” dei
familiari o delle persone a cui è stato comunicato il decesso
del proprio caro, specialmente se questo è un giovane.
“Non abbiamo un locale adatto dove poterli accogliere e
comunicare l’evento drammatico.
A volte anche quando la morte avviene nelle strade, le forze
dell’ordine preferiscono comunicarlo o farlo comunicare
dal medico ai familiari proprio in Pronto Soccorso.
Comprendo la motivazione ma chi si fa carico di loro?
Noi operatori sanitari con enorme difficoltà”. Casi
difficili sono quelli che interessano alcolisti e senza tetto:
“noi siamo in grado di risolvere la crisi acuta – sottolinea
Mazzoni – ma poi la persona torna a bere in strada. E
dopo poco tempo si ripresenta alla nostra porta. Un
alcolista, quest’anno, ha avuto 20 accessi in pochi mesi”.
Ci sono situazioni che immediatamente appaiono difficili
ed altre che vengono scoperte tali dopo i primi esami:
“talvolta sono quelle che lasciano il segno maggiore. Una
ragazza era arrivata con una diagnosi di crisi epilettica.
Abbiamo poi scoperto che il suo problema, in realtà, era
molto più grave”.
Non mancano i casi strani: “una volta arrivò una persona in
pigiama e ci raccontò che nella sua casa di Bibbiena erano
entrati i ladri e che lui era scappato a piedi. Telefonammo
alla famiglia e la madre rimase stupita e sembrò tentennare
quando le dicemmo di venire a riprendere il figlio.
Dopo un paio d’ore non si era visto nessuno e quindi
ritelefonai e chiesi di parlare anche con la sorella del nostro
4
del triage. Le persone arrivano continuamente ed ognuna
percepisce il suo problema come urgente. Può anche non
esserlo ma viene sentito come tale.
Compito dell’infermiere del triage è quindi quello
di individuare le priorità tra i molti soggetti che ha di
fronte e di rassicurare comunque tutti. Sia i pazienti che i
familiari che li accompagnano”.
Le situazioni più critiche? “Personalmente quelle che
vedono coinvolti i bambini. Il coinvolgimento emotivo
è inevitabile ed anche dal punto di vista professionale
le situazioni sono più difficili. Anche, com’è naturale, il
rapporto con i genitori che vivono uno stato d’ansia”.
I traumatizzati gravi sono quelli che richiedono il maggior
impegno di tutta la struttura: medici, infermieri, operatori
paziente. Alla fine capimmo: l’uomo non era venuto da
Bibbiena ma da un altro reparto e la famiglia pensava che
l’ospedale lo volesse dimettere”.
Una piccola storia che evidenzia un problema centrale del
Pronto Soccorso: il rapporto tra gli operatori ed i familiari
dei pazienti. “Questo è stato l’argomento della mia tesi
di laurea – conclude Mazzoni. Ed è una questione che
cerchiamo di affrontare al meglio.
I familiari hanno bisogno di informazioni ed anche in
questo caso è spesso l’infermiere del triage a dare notizie
non sulle condizioni di salute, che è una competenza
medica, ma sui trattamenti in corso. Noi dobbiamo
migliorare ma anche i familiari devono essere consapevoli
della complessità dei trattamenti. Spesso non si tratta di
fare una semplice visita ma di fare analisi, radiografie,
chiedere consulti nei reparti. Tutto questo comporta
tempo e quindi attesa”. Dura ma inevitabile.
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PRIMO PIANO
100 anni o 20 minuti di vita:
tutti passano di qui
Una “tranquilla” giornata al Pronto Soccorso. La neonata che ha visto la luce a
casa e la centenaria. E poi 200 diversi casi ogni giorno. Per ognuno una risposta
Le 24 ore di ogni giorno sono imprevedibili al Pronto
Soccorso di Arezzo. Lo sono per gli operatori, per i medici,
per gli infermieri, per gli agenti della sezione della Polizia
di Stato, per i volontari nei mezzi di soccorso.
Vediamo una mattina come tante, alla vigilia di un
giorno di festa. Nella sala di attesa scende dal reparto
un’incubatrice e le porte scorrevoli di accesso alle sale di
“codice rosso” si aprono immediatamente. E’ in arrivo
una bambina con molta fretta di nascere che ha deciso di
sorprendere i genitori venendo alla luce prima dell’arrivo
dell’ambulanza. Ed infatti entra un “fagottino” portato
in braccio dal medico di turno seguito dalla madre in
barella e dal padre con il trolley già pronto da qualche
giorno. Scatta un caloroso applauso e le porte scorrevoli
si richiudono: il momento di entusiasmo lascia il posto
alla professionalità. Pochi minuti e la piccola dentro
l’incubatrice viene portata in reparto: si agita e strilla. E’
decisamente in buona salute. Il padre si intrattiene con
i presenti, racconta che questa è la quarta nascita della
famiglia, che sua moglie voleva aspettare e che la piccola
li ha battuti sul tempo.
dalla sua postazione e stabilisce un rapporto più diretto
con i pazienti in barella o in carrozzina. Li osserva, tocca
i punti di dolore, offre ghiaccio, disinfetta piccole ferite,
li tranquillizza e decide la loro destinazione. Osservando
i suoi movimenti si comprende subito che svolge un
compito non semplice. Arrivano anche tre persone nello
stesso momento: con le ambulanze, con familiari, con
amici. Un giovane padre con due bambine piccole, una
delle quali presenta da giorni una fastidiosa eruzione
cutanea, risponde dolcemente alla figlia che chiede cosa
hanno fatto le persone che vede in barella “chi viene qui
sicuramente tanto bene non sta”.
Una notevole attività riguarda anche il Pronto Soccorso
pediatrico che, come ricorda Massimo Bianchi “da gennaio
ad aprile di quest’anno ha visto circa 4000 ingressi sui
23000 complessivi di tutto il Pronto Soccorso. Di solito e
per fortuna i bambini sono dei codici verdi”.
Ed il via vai prosegue: arrivano anche due turisti, marito e
moglie con quest’ultima che è caduta e si sostiene il polso
della mano sinistra. Domandano in inglese se questo è
un ospedale pubblico, vengono registrati, stavolta con il
passaporto al posto del tesserino sanitario, e proseguono
il loro percorso nel corridoio retrostante dove c’è la
radiologia e gli ambulatori medici di ortopedia.
“Nel 2007 – prosegue Bianchi – abbiamo registrato 67.000
ingressi al Pronto Soccorso. In questi primi quattro mesi
del 2008 ne abbiamo già mille in più rispetto allo stesso
periodo dello scorso anno. E’ garantita sempre la presenza
di tre medici ai quali se ne aggiunge un quarto dalle 10
alle 17 che è la fascia oraria di maggior affluenza. Dalle
statistiche rileviamo che si interviene maggiormente
nell’area medica, in particolare con gli anziani che nel
periodo estivo presentano disidratazione e in quello
invernale il riacutizzarsi di patologie respiratorie e stati
febbrili. La tipologia delle casistiche prosegue poi con la
chirurgia, l’ortopedia e la pediatria”.
A conferma di questo, ecco che arriva un anziano caduto
da un albero, alcune persone con il collare per incidenti
stradali, un giovane infortunato nel lavoro, piccoli e
grandi che presentano problemi di bruciore e dolore agli
occhi. E ancora cadute provocate da giramenti di testa
con spiegazioni talvolta confuse e tremanti all’operatore
dell’accettazione. Le ore passano ed il lavoro continua:
altre barelle, stampelle, famiglie, bambini piccoli
6
“Negli ultimi anni – spiega il dottor Massimo Bianchi
– succede con maggiore frequenza di vedere arrivare
bambini nati a casa o in ambulanza e di solito, come in
questo caso, si tratta di cittadini stranieri. Ma le persone
di diversa nazionalità si rivolgono spesso al Pronto
Soccorso e sono quasi sempre disorientati, non conoscono
le procedure e parlano poco la nostra lingua. Per questo
abbiamo attivato in sala di attesa un servizio di mediazione
culturale con operatori in grado di accogliere persone di
diverse nazionalità: gli addetti a questo servizio fanno
anche incontri esterni con le varie comunità spiegando i
percorsi del Pronto Soccorso e informando sulle corrette
modalità di accesso”.
E in sala accettazione il movimento continua: transitano
divise gialle-azzurre dei volontari della Misericordia,
rosse-arancio della Croce Rossa, arancio della Croce
Bianca, bianche degli infermieri e dei medici, a “righine”
viola degli addetti alle pulizie. Ognuno svolge il suo
lavoro e all’accettazione l’infermiere del triage continua
a registrare ingressi: è gentile e disponibile, chiede i
sintomi, si informa sui medicinali assunti, talvolta esce
Accessi Pronto Soccorso
Ospedale S. Donato ASL 8 Arezzo
Periodo Gennaio - Aprile
22.344
22500
22000
21500
20.956
21000
20500
20000
Anno 2008
Anno 2007
febbricitanti, persone che transitano con le radiografie, i
risultati delle analisi e i fogli di dimissione. Le poltroncine
verdi della sala di attesa non sono tutte occupate: del resto
questa viene considerata dagli operatori una mattina
“tranquilla”.
I medici, gli infermieri e, in momenti di “tregua”, anche
l’operatore dell’accettazione, parlano con i familiari in
attesa, danno notizie e tranquillizzano: un contributo
a questi rapporti umani viene anche dai medici delle
ambulanze che, informa Bianchi “adesso fanno parte del
nostro staff e sono fortemente motivati. La sintonia tra le
diverse professionalità ed esperienze di lavoro di coloro
che operano al Pronto Soccorso rappresenta un aspetto
fondamentale di questa “catena” finalizzata a migliorare
sempre di più il nostro lavoro”. (ab)
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PRIMO PIANO
I cinque colori, gli interventi,
le professionalità
L’accoglienza dell’operatore del triage e l’assegnazione di un codice: dal rosso al
bianco. Oltre la porta, l’azione dei medici e degli infermieri
Rosso, giallo, verde, azzurro e bianco. Cinque colori e
puoi capire se la tua vita è in pericolo. Ad assegnarlo è
l’infermiere del triage. “E’ lui ad avere il primo contatto
con il paziente e deve decidere sulla base delle condizioni
cliniche rilevabili. Sceglie in relazione alla priorità e non
alla gravità. In altre parole: si può essere di fronte ad
una patologia non grave ma che richiede un intervento
immediato perché non lo diventi in brevissimo tempo”.
Giovanni Iannelli è il direttore del Pronto Soccorso
o, per usare il gergo burocratico, dell’unità operativa
di medicina e chirurgia di accettazione ed urgenza.
“Il codice rosso evidenzia che i parametri vitali sono
compromessi e quindi il paziente entra subito. Quello
giallo ricorda che non è in immediato pericolo di vita ma
che le sue condizioni possono peggiorare rapidamente.
L’attesa, in questo caso, è di pochi minuti. I pazienti ai
quali vengono assegnati gli altri codici, sono indirizzati
ad ambulatori separati nei quali ci sono medici dedicati
a questa attività: evitiamo, per evidenti ragioni, la
commistione tra casi gravi e non”.
Ci sono poi ambulatori specializzati ai quali l’infermiere
del triage può inviare direttamente la persona che si
affaccia al Pronto Soccorso. E sono quelli di ortopedia,
14 posti letto adiacenti al PS. “E sono per tre tipologie
di pazienti – ricorda Iannelli. Per pazienti critici da
stabilizzare o che hanno bisogno di ricoveri brevi o per
i quali devono essere prese decisioni che richiedono
ulteriori approfondimenti. Nel primo caso abbiano
letti monitorizzati che permettono agli operatori
di controllare costantemente la situazione di cuore,
pressione, temperatura, frequenza respiratoria… Una
volta stabilizzato, il paziente viene trasferito in reparto.
Nel secondo caso il ricovero non supera i 3 o 4 giorni.
Il protocollo di lavoro prevede una serie precisa di
patologie che possono essere seguite in questo reparto.
Una volta superata la crisi, il paziente viene dimesso. E
questo accade nel 75% dei casi. La terza situazione è più
complessa: si tratta di pazienti che devono essere ancora
osservati e sottoposti ad accertamenti per definire la
oculista, ostetricia e pediatria.
Problemi? “Gli spazi – afferma Iannelli. Il PS si sviluppa
in circa 600mq che non sono sufficienti per la mole di
lavoro. Nell’indagine di gradimento del Pronto Soccorso,
meno del 5% si è dichiarato insoddisfatto del servizio.
E la nostra è una struttura che ha un bacino di utenza
di 120.000 persone e che ha 67.000 accessi all’anno,
un dato tra i più alti della Toscana. Un altro problema
e costituito dalla presenza di una sola diagnostica, cioè
una sola macchina per la radiologia e questo, purtroppo,
allunga i tempi di attesa di chi non ha una situazione
prioritaria. Ci possono essere attese anche per i pazienti
da ricoverare che devono, a volte attendere che si liberino
posti nei reparti ospedalieri. I reparti hanno ritmi scanditi
da orari fissi mentre noi lavoriamo sulla base di accessi
che sono ovviamente imprevedibili: da noi si arriva ad
ogni ora ma nei reparti si viene ricoverati e dimessi ad
orari prestabiliti e questo può comportare attese”.
Nella maggioranza dei casi i pazienti sono dimessi
direttamente dal Pronto Soccorso o dopo un breve
periodo in osservazione: la terza opzione è rappresentata
dal nuovo reparto medicina d’urgenza che ha iniziato la
sua attività il 4 febbraio di quest’anno e che dispone di
Emergenza, cosa fare
Chiamare il 118. Senza dimenticare, quando
è possibile, il medico di famiglia o la guardia
medica
In situazioni di evidente emergenza, l’unica azione
possibile è chiamare il 118. Evitare di portare il
paziente al Pronto Soccorso con il mezzo proprio. E’
più opportuno rivolgersi al numero dell’emergenza:
il medico che risponde al telefono pone semplici
domande che sono in grado di organizzare al
meglio l’intervento. In caso di infarto, ad esempio,
è possibile fare un elettrocardiogramma sul
posto che può essere inviato telematicamente a
cardiologia e, se necessario, il paziente potrà quindi
essere portato direttamente in emodinamica,
“saltando” il passaggio del Pronto Soccorso. E’
opportuno rivolgersi al 118 anche in caso di traumi
gravi, di disturbi neurologici, di cefalee violente ed
improvvise.
Quando non si è di fronte a situazioni di palese
emergenza, si possono scegliere altre soluzioni.
Chiamare ad esempio il medico di famiglia o, nei
8
necessità di intervento chirurgico. Normalmente si tratta
di una prevedibile ma non certa operazione chirurgica.
Questo permette di ricoverare in chirurgia solo pazienti
che andranno in sala operatoria. A lavorare ogni giorno
in questa complessa e difficile realtà di frontiera, sono
medici ed infermieri che devono unire alta professionalità
alla capacità di un rapporto comunicativo non solo
con i pazienti ma anche con i parenti che rimangono
al di là della porta. “In Italia – ricorda Iannelli – non
esiste ancora una scuola di specializzazione di medicina
d’urgenza anche se la sua istituzione è attesa a breve, forse
anche quest’anno. La Regione Toscana ha comunque
deciso che questa attività sia prioritaria ed ha quindi
organizzato corsi di formazione in collaborazione con
la Harvard University e tutti i nostri medici li hanno
seguiti”.
giorni festivi, la guardia medica.
Più opzioni possono oggettivamente complicare
la situazione ed è quindi allo studio una
“centralizzazione” delle risposte che possa
permettere, sulla base della valutazione del medico
del 118, di inviare un’ambulanza con medico a
bordo, oppure un’ambulanza senza medico o, terza
possibilità, un medico senza ambulanza.
9
PRIMO PIANO
“Arrivano in soccorso otto
milioni e mezzo di euro”
L’investimento per potenziare la struttura. Due anni di lavori a partire dalla fine del
2008. Calamai: “ecco come miglioreremo il servizio di emergenza ed urgenza”
Pur mantenendo inalterato lo spirito classico del Pronto
Soccorso, cioè una struttura destinata sostanzialmente
alle “emergenze” sanitarie, negli anni questa è diventata
la più importante porta di accesso all’ospedale. E’ il
punto di riferimento privilegiato dei cittadini che hanno
un problema di tipo sanitario, anche con caratteristiche
di non urgenza, e da cui nel 2007 sono passate oltre
sessantasettemila persone.
Da considerare, inoltre, che il Pronto Soccorso del San
Donato non serve solo la città di Arezzo, ma è punto di
riferimento per tutta la provincia, anche se ci sono altri
quattro Pronto Soccorso negli ospedali di zona. A fronte
di un lavoro massiccio, costante e in grado di gestire anche
situazioni che più volte all’anno si presentano critiche,
adesso la struttura “reclama” un forte ammodernamento
e potenziamento, su due livelli: quello organizzativo e
quello propriamente strutturale.
Sul primo aspetto, con l’attivazione della unità operativa
di medicina d’urgenza, siamo già partiti nel differenziare
la risposta. In pochi mesi questa attività ha fortemente
diminuito i ricoveri impropri in ospedale ed ha
soprattutto garantito una risposta qualificata e in tempi
rapidi a centinaia di utenti. Sul fronte strutturale non
siamo più agli annunci, ma alle certezze operative.
E’ previsto un investimento di otto milioni e mezzo di
euro, finanziato dalla Regione Toscana, di cui la metà
per interventi strutturali ed impiantistici e la metà per
tecnologie sanitarie ed informatiche oltre oneri tecnici.
Senza poter, ovviamente, interrompere l’attività del
Pronto Soccorso, la realizzazione sarà suddivisa in 4
fasi: complessivamente ci vorranno due anni, e i lavori
inizieranno entro l’anno corrente.
Il progetto si pone come obiettivo il superamento delle
criticità oggi esistenti.
Nel concreto avremo il mantenimento del triage al centro
del Pronto Soccorso e suo potenziamento; spostamento
delle attività caratterizzate da elevati livelli di intensità
di cura e delle apparecchiature a maggiore contenuto
tecnologico negli spazi disponibili a ovest della camera
calda, recuperando aree potenzialmente riconvertibili;
mantenimento delle sale visita specialistiche alle spalle
del triage; rilocalizzazione, differenziandole fra loro, delle
aree di attesa: realizzazione di un’apposita e confortevole
sala di attesa per i codici verdi; realizzazione di una sala
Sarà poi realizzato un nuovo percorso di accesso per
i codici rossi direttamente dalla camera “calda”. In
sostanza un’area di trattamento gestione emergenza
con apparecchiature ad alto contenuto tecnologico,
in prossimità della diagnostica per immagini e delle
sale operatorie: i codici rossi, cioè quelli più gravi,
accederanno all’area gestione emergenza attraverso una
apposita passerella di nuova realizzazione.
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Modalità accesso Pronto Soccorso
Ospedale S. Donato ASL 8 Arezzo
Anno 2007
7%
9%
14%
Ambulanza
Accompagnato
Mezzo proprio
118
Area di pertinenza degli accessi
Ospedale S. Donato ASL 8 Arezzo
Anno 2007
9%
15%
37%
Medica
Pediatrica
Chirurgica
Ortopedica
Oculistica
25%
70%
Monica Calamai
Direttore Generale Asl 8
14%
di attesa per i pazienti in dismissione (discharge room);
di un’altra, separata, per parenti-accompagnatori.
Ma nel nuovo Pronto Soccorso si punterà ad un forte
potenziamento della diagnostica per immagini con la
realizzazione di 3 nuove sale per ospitare apparecchiature
per TAC e 2 radiodiagnostiche a cui si affiancherà un
locale destinato agli strumenti mobili come l’ecografo.
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