Vittorio (MI) - Gallico Marina
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Vittorio (MI) - Gallico Marina
Avvenire Milano, 22/6/2007 Leggendo l’editoriale in prima pagina apparso sul n.147 del 22/6/07 non ho potuto fare a meno di pensare alla Calabria, altra terra stupenda del nostro paese, afflitta dagli stessi problemi. Recentemente ho strascorso un periodo di quattro anni nella zona di Reggio Calabria. Ho avuto modo di percorrere centinaia di volte un tratto di circa 80 Km della vergognosa Salerno-Reggio Calabria, ho conosciuto gente, onesta e disonesta, come in qualsiasi altra parte del mondo. Ho sentito sulla mia pelle i disagi economici dei lavoratori, ho visto l’intoccabilità di cui godono certi personaggi, sono arrivato a contatto dell’insediamento dei cosiddetti”zingari” nel cuore della città ed ho pure percepito la frustrazione degli operatori delle forze dell’ordine. C’è chi dice che al sud manchi l’iniziativa imprenditoriale e un rapido passaggio può dare questa impressione a chiunque, ma la realtà è diversa. La realtà è che chi volesse intraprendere una qualsiasi attività di tipo imprenditoriale dovrebbe rassegnarsi a pagare il cosiddetto “pizzo” e le persone oneste, piuttosto che adeguarsi, rinunciano al progetto. Niente guadagni per loro, niente guadagni per le persone alle quali avrebbero potuto dare lavoro. Niente sviluppo economico. Chi non si adatta alla regola del pizzo rischia. Ho conosciuto personalmente un simpatico ragazzo, proprietario di un locale di ristoro in una via centrale di Reggio Calabria. Andavo da lui per un panino, una pizza, una bibita, scambiavamo due chiacchiere. Una notte, mentre chiudeva la saracinesca del locale, qualcosa scoppiò e lui fu scaraventato, in fiamme, all’altro lato della strada. Morì nel giro di una settimana per le ustioni e le ferite riportate. Dalle indagini non emerse nulla, ma tra le persone del luogo non ve n’è una che creda alla possibilità di un incidente. C’è un paese a metà strada tra Reggio Calabria e Villa S.Giovanni che si chiama Gallico, una invidiabile spiaggia, un posto che se si fosse trovato in Spagna, in Costa Brava, sarebbe diventato un centro balneare, ricco centro turistico. È invece un paese povero, con un depuratore costruito a due passi dalle abitazioni, che impuzzolentisce metà del centro abitato. La strada che conduce al depuratore è diventata una discarica e i rifiuti ne occupano metà della carreggiata. Mi hanno raccontato che anni addietro qualcuno aveva fatto un campeggio in quel magnifico tratto di costa, è durato poco, ha “dovuto” chiudere, non certo perché mancassero i turisti. I lavori perennemente in corso sulla Salerno-Reggio Calabria, riducono quella che doveva essere una autostrada a una specie di mulattiera. I calabresi la chiamano “ruzzolascecchi”, un termine che potrebbe tradursi come “percorso in cui pure gli asini non riescono a stare in piedi”. Ma in quel percorso, slalom tra una deviazione e l’altra, passano i TIR e un incidente è quasi sempre mortale. Ogni tanto se ne parla, ma chi non deve guidare in questa strada non può rendersi conto di quanto questa situazione sia grave. Chi ha la sfortuna di forare una ruota, ma ne esce indenne, accende poi un cero a qualche Santo, perché trovare riparo in tratti senza corsie di emergenza e con poche piazzole è solo questione di fortuna. Purtroppo ce ne si accorge solo in caso di necessità. Gli appalti per i lavori sono un “busines” ambito, si conoscono i tratti di competenza e i nomi delle famiglie che li controllano, ma le cose non cambiano, da decine di anni. Un professore che chieda ai suoi alunni cosa vorrebbero fare, finiti gli studi, si sente rispondere “il calciatore o il mafioso”. Tutte le iniziative volte a inculcare principi di “legalità”, “responsabilità civile” e “valori ambientali” sono destinate a fallire miseramente in una società in cui esiste il fenomeno che io chiamo “rapimento delle auto”. La città di Reggio Calabria non è una città molto grande, una città in cui si sta procedendo solo ora all’impianto di gas “di città”, ma il numero dei furti d’auto tocca cifre allucinanti. Non il numero ufficiale, poiché quello si ricava solo dalle denunce; quello reale. L’auto viene rubata e al proprietario viene fatto sapere che può “ritrovarla” dietro un compenso all’informatore. A una persona che conosco è stata rubata l’auto due volte nel giro di due mesi. Un poliziotto mi disse “A volte ne prendiamo uno, ma il giorno dopo è fuori e tutto si riduce a una ramanzina del giudice che gli dice –vedi di non farlo più perché potresti avere dei problemi-” Non posso descrivere lo sguardo mesto e disilluso di quel tutore dell’ordine, sembrava dire “vorrei fare il mio lavoro, portare ordine, ma è tutto inutile e non riesco a farci niente.” Anche loro devono stare attenti, marciare entro binari definiti e non andare troppo al di fuori, pena il ritrovarsi l’auto bruciata, come avvertimento. L’immagine del sindaco in fascia tricolore che guida la dimostrazione contro gli ecomafiosi, proposta nell’editoriale, mi ha fatto sorridere di amarezza. La cosa, ogni tanto, può anche accadere, ma solo con il consenso delle “famiglie che contano”, altrimenti si rischia la vita. I fenomeni locali prendono nome di mafia, camorra, ‘ndrangheta, poco conta; il vero male non credo possa essere sconfitto localmente, nemmeno con l’intervento dell’esercito. E l’esercito in Calabria c’è pure stato, ma per soffocare una quasi-guerra civile, in occasione del cambio della capitale. Morti e feriti, trincee nelle strade e distruzione, ma al nord queste notizie sono arrivate molto attenuate. Le persone che, in questo angolo di mondo, si ostinano a rimanere oneste, covano un sempre crescente rancore, raramente danno sfogo al loro risentimento che prima o poi diventerà furore. Ne parlano solo con persone ritenute “sicure”, perché parlarne è pericoloso, ma è difficile continuare a vivere in un posto dove è possibile trovare lavoro solo a condizioni molto particolari e solo in certi momenti. Il periodo delle elezioni è uno di questi momenti. Chissà perché? Nella città di Reggio Calabria, in cui è dunque pressoché impossibile trovare lavoro, si può ammirare un lungomare stupendo di giorno; il chilometro più bello d’Italia a detta di D’Annunzio, ma penso che oggi sia ancora più bello di quando lo vide il poeta. Quando il sole tramonta, il lungomare offre uno spettacolo unico con la vista della Sicilia illuminata. In questa città dall’economia incatenata circolano comunque in gran parte macchine di lusso e per le vie si vedono in gran quantità negozi di telefonini, boutique e banche, tante banche. Come è possibile tutto ciò? Vittorio Baroni