la nascita del capitalismo e la formazione delle grandi potenze
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la nascita del capitalismo e la formazione delle grandi potenze
Sezione 2 - Verifca Volume 1 Sezione 5 la nascita del capitalismo e la formazione delle grandi potenze europee Tema sTorico Il tentativo di realizzare un Impero universale portò Carlo V a scontrarsi con il regno di Francia in un lungo e sanguinoso conflitto. La rivalità franco-tedesca rimarrà per molto tempo una caratteristica costante della politica europea. Ripercorri le vicende che hanno portato al conflitto e le sue fasi fondamentali, tentando di analizzarne gli sviluppi. saggio breve - ambito storico-politico Argomento: LA bAttAgLiA di LepAnto Sviluppa l’argomento sotto forma di saggio breve, interpretando e confrontando i docu-menti proposti. Costruisci il percorso del testo facendo riferimento anche alle tue cono-scenze, individua un titolo coerente con la tua trattazione e ipotizza una destinazione editoriale (rivista specialistica, fascicolo scolastico di ricerca e documentazione, rassegna di argomento culturale ecc.). Se lo ritieni opportuno, infine, suddividi il saggio in paragrafi, cui potrai dare eventualmente un titolo specifico. DocumenTo 1 La reazione di Filippo II di fronte alla vittoria Filippo II ebbe notizia dell’esito della battaglia il 2 novembre, insieme all’ambasciatore veneziano a Madrid, Leonardo Dona. Non appena questi ebbe letto i dispacci da Venezia si precipitò nella cappella reale dove il sovrano partecipava ai vespri e vi giunse sulle prime note del Magnificat. Filippo attese la conclusione della messa per ascoltare dall’inizio alla fine il resoconto di Dona e poi gli domandò di assistere al Te Deum. Don Lope de Figueroa arrivò con altre notizie il giorno 22 e il re lo interrogò profusamente sullo stato di salute di don Giovanni e sulla battaglia. I festeggiamenti risuonarono da un capo all’altro della Spagna, in particolare a Siviglia, mentre Filippo dispensava benevolmente onori, benefici e ricompense pecuniarie agli ufficiali e ai soldati che si erano distinti in combattimento. II re ordinò inoltre che il decano e il capitolo della cattedrale di Toledo istituissero una messa da celebrare ogni anno il 7 di ottobre. Nonostante l’apparente euforia per la vittoria cristiana, il re non era del tutto soddisfatto del successo. Decidendo di combattere don Giovanni aveva esposto le galee e i soldati asburgici a un notevole rischio, una mossa a dir poco avventata, soprattutto per il rey prudente, e, secondo alcuni consiglieri di Filippo, il principe doveva ringraziare il padreterno di esserne uscito vivo. Non è un caso che il re abbia commissionato un’unica opera d’arte per commemorare la vittoria [l’Allegoria della battaglia di Lepanto di Tiziano, conservata al Prado) con la quale si esaltava più la continuità della casata asburgica che la vittoria sugli ottomani. Le sei grandi tele di Luca Cambiaso raffiguranti la battaglia, attualmente all’Escorial, furono probabilmente donate da Giovanni Andrea Doria al segretario reale Antonio Perez e acquisite dal re in un secondo momento. Se ne trae l’impressione che per Filippo la vittoria rappresentasse una fonte di problemi, forse perché indebolendo la flotta della Sublime Porta l’equilibrio di poteri nel Mediterraneo si era alterato e la morsa spagnola sull’Italia allentata. (N. Capponi, Lepanto 1571. La lega santa contro l’impero ottomano, Il Saggiatore, Milano, 2008) DocumenTo 2 Le due flotte a confronto Mentre le due flotte si avvicinavano, vennero innalzati gli stendardi di battaglia. Sulla galera di Alì issarono lo stendardo di cotone bianco proveniente dalla Mecca, che spettava al sultano in quanto erede dei califfi e Principe dei Credenti, e su cui era ricamato 28.900 volte a lettere dorate il nome di Dio. Uno spagnolo che lo vide dopo la battaglia osservò che «rispetto alla misura dei nostri non era molto grande», e che le lettere erano così piccole da leggersi a fatica. Accanto ad esso sventolava lo stendardo che il kapudan pascià inalberava uscendo da Costantinopoli 172 Materiali per l’Esame di Stato • III anno e che veniva calato soltanto al suo rientro, di stoffa d’oro anch’essa ricoperta di iscrizioni religiose, sormontato da una mano d’argento dorato che simboleggiava l’autorità conferitagli dal sultano. Sulla Real innalzarono lo stendardo di damasco celeste della Lega, con il Cristo crocifisso e gli stemmi del re di Spagna, del papa e di Venezia; il Venier issò il gonfalone scarlatto e dorato col leone di San Marco, e il Colonna lo stendardo di generale del pontefice, di damasco rosso, col Crocifisso fra gli apostoli Pietro e Paolo, e il motto In hoc signo vinces. Ma oltre agli stendardi che simboleggiavano il comando e attiravano sui generali la protezione di Dio e dei santi, tutte le galere vennero pavesate a festa […]. (A. Barbero, Lepanto. La battaglia dei tre imperi, Laterza, Roma-Bari, 2011) DocumenTo 3 La battaglia di Lepanto Paolo Caliari detto il Veronese, La battaglia di Lepanto, olio su tela, 1572, Venezia, Gallerie dell’Accademia. DocumenTo 4 Lo schieramento prima della battaglia La battaglia di Lepanto, affresco, XVI secolo, Galleria delle carte Geografiche, Musei Vaticani. 173