l`aria di domani
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o! Numero Numero 3 MENSILE 3 siam Ci l’aria di domani Abbonamento annuo fr. 38.- /estero: euro 30.- luglio 2007 1717luglio 2007 ISSN 1660-7163 l’aria di domani Tutto quello che dovremmo sapere sul degrado dell’ambiente e delle istituzioni RISORSA CULTURA 2-3 SPORCA GUERRA Galileo e Benedetto L’ira di Allah 4 DIRITTO AL FUTURO Il Papa tolemaico 5 RISORSA ACQUA L’uomo del ghiacciaio 6-7 RISORSA TERRA 8-9 RISORSA POLITICA Bau-bau micio-micio e la rivoluzione Gran Tupè Fregate d’autunno 10-11 RISORSA SERVIZI HarmoS e MauroS 12-13 RISORSA ARIA 14-15 La truffa dei sacchi Il blues dell’autobus Stampato su carta riciclata R eteAntiMobbing insieme contro i soprusi C.P. 2496 6501 Bellinzona l’aria di1 domani l’aria di domani Numero 3 17 luglio 2007 Galileo e Benedetto Siamo a un bivio. A sinistra c’è il terzo millennio. A destra c’è l’anno Mille, il ritorno al Medioevo, quello che vorrebbe la Congregazione per la Dottrina della Fede, d’ora innanzi la Congregazione. Anzi, secondo i rappresentanti più arrabbiati delle comunità ortodosse e riformate, con la pubblicazione del nuovo documento della Congregazione, intitolato Risposte a quesiti riguardanti alcuni aspetti circa la dottrina sulla Chiesa (29 giugno 2007) siamo già tornati ai dintorni dell’anno Mille. Il documento sancisce il primato della chiesa cattolica su tutte la altre comunità cristiane. Gli altri fratelli cristiani sono incavolati neri con il Vaticano. Quanto alle altre religioni diciamocelo francamente: la regina d’Inghilterra non avrebbe potuto fare una cosa più sciocca che nominare lo scrittore Salman Rushdie “baronetto”, cioè “sir”. Ora a Londra si vive nel terrore di ritorsioni di Al Qaeda. La Congregazione per la dottrina della fede è l’organismo della Curia Romana incaricato di “vigilare sulla purezza della dottrina della Chiesa cattolica”. Oggi è diretta dal cardinale W. J. Levada. Prima, per un quarto di secolo - dal 1981 - il prelato della Congregazione è il cardinale Joseph Ratzinger, che lascia la carica - il 2 aprile 2005 - per divenire Benedetto XVI. Maledetten relativismus Il guardiano dei dogmi Il sistema tolemaico, che pone la Terra al centro dell’universo, resiste per quindici secoli. Se dipendesse da Papa Ratzinger sarebbe ancora in vigore. Lo scopo di questo articolo è dimostrare che la Chiesa cattolica è governata da una persona che crede ancora nel sistema tolemaico, cioè che il sole, con l’altre stelle, gira attorno alla Terra. Per aver sostenuto la teoria contraria, quella copernicana, Galileo Galilei viene processato nel 1633. Rischia il rogo ed è costretto ad abiurare, a rinnegare le proprie teorie. La linea è sempre la stessa: fino all’altrieri Ratzinger si scaglia contro il relativismo, il suo babau preferito. Negli ultimi discorsi prima di divenire Papa inveisce persino contro l’ecologismo. Poi, a Ratisbona, 12 settembre 2006, offende i musulmani... tumulti, morti innocenti...Va in Turchia, nella moschea di Istanbul si commuove... o, per meglio dire, si rende conto che, come Papa, non può più dire tutto quello che gli passa per la mente. 2 La Congregazione è il guardiano dei dogmi della Chiesa cattolica. Non si molla sul preservativo, l’AIDS, le unioni di fatto, la fecondazione artificiale, l’eutanasia... Duemila anni di esperienza concreta non devono contaminare il dna, le sacre tavole con i dogmi della Chiesa romana. La cultura cattolica propugnata dal Papa è un esempio da manuale di cultura dogmatica. “La nostra è l’unica chiesa” Il nuovo documento dottrinale sancisce il primato della Chiesa cattolica. (Perdiana, siamo ancora ai primati, chissà quando arriveremo all’homo sapiens). Anzi! Altro che primato: la Chiesa di Cristo è “una” (e unica), “cattolica e apostolica”. ”Fin dalla sua origine e nel corso della storia sempre esiste ed Numero 3 l’aria di domani esisterà, e nella quale soltanto sono rimasti e rimarranno tutti gli elementi da Cristo stesso istituiti. “ Erronee e fuorvianti vengono definite quelle tesi teologiche nate dopo il Concilio Vaticano II, in base alle quali la Chiesa di Cristo sussiste, con pari pienezza non solo in quella cattolica, ma anche in altre chiese cristiane.”Pur in presenza di carenze” - dice il documento solo quelle ortodosse possono essere definite “Chiese”, mentre nel caso dei Protestanti si può al massimo parlare di “comunità ecclesiale”. I Ratzinger fan(atics) Povero Papa, ma cosa volevate mai che facesse? Dice il commentatore di un sito internet dei Ratzinger fans. Ce ne sono parecchi. Siamo evoluti rispetto ai Papa boys di Giovanni Paolo II. C’è da chiedersi se i gestori di questi siti siano coscienti del fatto che la parola fan non è altro che l’abbreviazione di fanatics. I protestanti si incazzano? Bene, i Papa fans si “stupiscono” e “non poco” per le “esternazioni di autorevoli esponenti delle comunità acattoliche”. “Cosa si aspettavano - tuona il commentatore ‘papafan’ che il Papa dicesse che la Chiesa di Cristo è lacerata e che la sua unità si avrà solo quando la Chiesa di Roma avrà rinnegato tutti i suoi dogmi, accontentando tutti?...” Risulta facile rispondere: che cosa si aspettano i Ratzinger fans? Che gli ortodossi e soprattutto i riformati siano contenti di non essere neppure riconosciuti come “chiesa”, di essere messi in secondo o terzo piano, di aver fatto scismi e riforme per niente? Fino a ieri si cercava l’unione Sino a ieri credevamo che fosse in corso un processo progressivo di unione con le altre Chiese e soprattutto con gli altri cristiani. Credevamo che c’era, almeno sulla carta, un progetto. I cattolici sarebbero diventati un po’ più protestanti e i riformati un po’più cattolici. Fino a pochi anni fa si mettevano in rilievo le 3 17 luglio 2007 affinità fra le grandi religioni monoteiste, (“le religioni del libro”) Cristianesimo, Ebraismo, Islam, le loro concezioni, le loro mitologie, le loro teologie. I dogmi si arrotondavano nella pratica quotidiana, nell’impegno comune di salvare le anime per salvare - insieme il mondo. Il fatto è che fino a ieri pensavamo che esistesse un Cristianesimo fatto di cattolici, di riformati, di ortodossi, al fianco delle altre religioni “simili”, quelle monoteiste, Ebraismo e Islam, circondate a loro volta da altre religioni meno simili, come l’Induismo, il Buddismo, ma altrettanto importanti nella vita di tutti i giorni di un cittadino del mondo, pardon, del villaggio globale. il Cristianesimo non esiste Invece, ci dice il documento della Congregazione, non esiste nessun Cristianesimo. C’è solo il primato dei cattolici, la Chiesa di Cristo “sussiste” solo sotto la cupola romana del cattolicesimo. La Cappella Sistina è il centro del mondo. Gli sforzi d’apertura del Concilio Vaticano II, sono andati a pallini. Dal nostro punto di vista fa un po’impressione questa Chiesa che non ha voglia di riconciliarsi con nessuno. Neanche con la scienza moderna, con Galileo Galilei, con la visione copernicana del cosmo, secondo cui è la terra a girare intorno al sole e non viceversa. Numero 3 l’aria di domani L’ira di Allah 17 luglio 2007 Salman Rushdie e Padma Lakshmi Nominare “baronetto” lo scrittore Salman Rushdie è stata solo una colpevole idiozia? Lahore, 21 giugno 2007, AFP PHOTO, Arif Ali Diciamocelo francamente: fare “baronetto” Salman Rushdie in un momento simile, con i servizi segreti di mezzo mondo in stato di preallarme terrorismo, con Bush che sfida il Parlamento democratico e repubblicano pur di rimanere in Iraq a tutti i costi, con la polveriera dell’Iran, con il Pakistan che sta esplodendo... era la cosa più idiota che poteva venire in mente alla regina Elisabetta II, sovrana del Regno unito. L’autore de “I versetti satanici” diventa “sir” il 16 giugno a Londra. Poche ore dopo, in Paki- stan, a Lahore (foto) la bandiera britannica viene data alle fiamme. Le stesse scene si ripetono a Teheran e nelle capitali occidentali dove l’Islam fondamentalista è presente. Rushdie diventa baronetto “per meriti letterari”. La regina vive in un mondo tutto suo. Ma non può ignorare che nel 1989 l’Iran di Khomeini ha pronunciato una sentenza di morte (fatwa) contro l’autore dei Versetti satanici. Da allora Rushidie vive sotto la protezione dei servizi segreti di Sua Maestà. Proteggerlo è 4 costato un occhio della testa al contribuente britannico. Possibile che Sua Maestà non ne sappia nulla? Due settimane dopo la nomina del nuovo baronetto, Londra, l’aeroporto di Heatrow, Glasgow e tutto il Regno unito tornano a vivere un’altra volta nel terrore di ulteriori ritorsioni da parte del fondamentalismo islamico. Padma Lakhsmi, la splendida modella indiana moglie di Rushdie rompe il matrimonio e se ne va, comprensibilmente stufa di vivere al fianco di un uomodetonatore di conflitti di civiltà. Numero 3 l’aria di domani 17 luglio 2007 Il Papa tolemaico di Sidney Rotalinti Nelle pagine precedenti abbiamo promesso di dimostrare che l’attuale primate della Chiesa cattolica romana fa parte della schiera di coloro che sono convinti che sia il sole a girare intorno alla terra; coloro, cioè, che ancora difendono la visione tolemaica del cosmo. Gli altri, i copernicani, quelli che pensano che sia la terra a girare intorno al sole, come Galileo Galilei, andrebbero messi al rogo, anche oggi, nel terzo millennio, perché sono, secondo il Papa, dei relativisti che hanno osato mettere in dubbio il dogma secondo cui l’uomo è al centro dell’universo, come dicono le sacre scritture. La Vita di Galileo di In quale Bertold Brecht, vista spazio recentemente al Teatro di Locarno, è pensiamo un grande capolavoro di vivere? del teatro. In quale spazio Certo, Brecht, vivono gli esseri comunista, non piace umani? Com’è alle banche svizzere. fatto il cosmo? Nell’Opera da tre La domanda è soldi c’è chi sostiene Galileo Galilei appassionante. Ma che fondare una ce n’è una ancora più banca è ancora più grave che appassionante: in quale spazio gli sfondarla. In questi ultimi esseri umani pensano di vivere? venticinque anni di neoliberismo Una leggenda di Biasca narra di sfrenato i grandi sponsor della un ragazzo cresciuto, fino ai cultura hanno fatto di tutto per vent’anni, in val Pontirone. Una discreditare Brecht e metterlo in volta adulto il giovane è portato sul cantina. ciglio della valle, a guardar giù la Scienza e ricerca Buzza di Biasca, sassi e noccioli. contro sacre scritture Estasiato il ragazzo urla al cielo: “Dio come è grande il mondo!”. Allo stesso modo la Chiesa Nell’attuale pubblicità televisiva di cattolica, nel diciassettesimo un’utilitaria giapponese c’è un secolo, fa di tutto per screditare vecchio saggio orientale che dice Galileo Galilei, il fondatore “fa che il tuo spazio interiore sia della fisica moderna e alla fine lo più grande di quello esteriore”. costringe ad abiurare. Ma Galileo e Brecht non sono Anatomia di tipi da lasciarsi schiacciare. La una rivoluzione storia di Galileo, del processo del Ai primi del diciassettesimo 1633 di fronte alla Santa secolo la scoperta di Copernico, Inquisizione, è la storia di un Galileo e compagni secondo cui tremendo braccio di ferro tra la la Terra non è al centro del cosmo scienza e la libera ricerca da un ma gira attorno al sole, così come lato e, dall’altro, il principio di le lune di Giove girano attorno al autorità della Chiesa, loro pianeta, è una scoperta i dogmi, le sacre scritture. 5 rivoluzionaria. Per questo la storia di Galileo piace a Brecht. L’uomo dispone di un nuovo punto di vista per guardare la realtà. Non esiste più un centro dell’universo. La teoria tolemaica va in solaio. “...Dove per mille anni aveva dominato la fede, ora domina il dubbio” dice Galileo. “Anche i figli delle pescivendole andranno a scuola”... Il cardinale Ratzinger condanna Galileo Questa gigantesca presa di coscienza non piace neanche alla Chiesa di oggi. Il caso Galileo viene riaperto negli anni 80 da Giovanni Paolo II. Parma, 15 marzo 1990; il cardinale Ratzinger, prelato della Congregazione per la dottrina della fede, esprime il suo parere. Cita un altro fondamentalista cattolico, P. Feyerabend: «La Chiesa dell’epoca di Galileo si attenne alla ragione più che lo stesso Galileo, e prese in considerazione anche le conseguenze etiche e sociali della dottrina galileiana. La sua sentenza contro Galileo fu razionale e giusta, e solo per motivi di opportunità politica se ne può legittimare la revisione». Due anni dopo il prefetto viene smentito dalla sentenza definitiva, ma nel 2005 diventa Papa. Numero 3 l’aria di domani 17 luglio 2007 L’uomo del ghiacciaio Ci siamo innamorati di un ghiacciaio. Lo abbiamo adottato. L’idea che possa scomparire a causa dell’effetto serra è insopportabile. Siamo pronti a portare su i cubetti di ghiaccio del nostro frigo, ad uno ad uno, per non lasciarlo morire. Ricostruirlo tutto come un grande ‘lego’ di preziosa acqua dolce congelata. La memoria del pianeta Lo stiamo filmando, adesso è ancora velato da quindici metri di neve. Per tutto il mese di giugno in piano pioveva e qui, a 2500 metri sul mare, ha continuato a nevicare. Vogliamo seguirlo per tutta la stagione, misurarlo, vedere quanti metri ha perso, come sta. Tutti i viandanti si fermano a vedere questo ghiacciaio. Chiudono i contatti dei motori, alleviano le povere balestre tese come i muscoli di un discobolo e si concedono i loro due minuti di misticismo. La prima buona ragione per amare un ghiacciaio è che questi mari di acqua congelata sono la memoria storica del pianeta Terra. La mammuttina addormentata La notizia, commovente, è di pochi giorni fa: nei ghiacci siberiani della penisola di Yamal un pastore di renne di nome Yurij Khudi ha trovato un’elefantina, anzi, una mammuttina, Ljuba (da ljubov, amore), le cronache dicono che non sembra morta, pare la bella addormentata, “ha il corpo ricoperto di una lieve peluria, gli occhietti chiusi, la proboscide intatta.” Ljuba ha vissuto la sua breve vita alla fine dell’ultima glaciazione, circa 10 mila anni fa. Cade in un crepaccio, vicino a un fiume, quando ha circa 5 mesi (è lunga circa 130 centimetri). Si tratta dell’esemplare meglio conservato che sia mai stato ritrovato. Ci ha pensato il ghiaccio. I mammut sono apparsi sulla superficie del pianeta circa 4,8 milioni di anni fa. La vicenda di 6 Ljuba si svolge proprio quando la sua specie comincia a scomparire. La scienza non è stata ancora capace di stabilire con certezza le ragioni dell’estinzione dei mammut. Di certo ha influito il riscaldamento del clima e probabilmente la caccia che dava loro l’uomo preistorico. Nell’estremo oriente della Russia, sull’isola di Wrangel, una piccola popolazione di mammut è riuscita a sopravvivere fino a 5 mila anni fa. Il termometro della situazione Rispetto al 1850, ci dice il WWF, le Alpi svizzere hanno perso circa 100 ghiacciai. Negli ultimi 150 anni la superficie dei ghiacciai alpini si è ridotta di circa un terzo e il loro volume si è dimezzato. Ecco una seconda buona ragione per adorare i ghiacciai e adottarli: sono il termometro dello stato del mondo. Qui dietro c’è la Jungfrau che si è portata via d’un colpo le vite Numero 3 l’aria di domani 17 luglio 2007 di 6 reclute della vicina scuola di combattimento di montagna di Andermatt. Che idea sciagurata far salire sulla Jungfrau sei ragazzi di diciannove anni all’indomani di una nevicata. Hanno un bel dire che erano ben preparati loro e gli istruttori, che hanno pianificato bene la salita. Probabilmente degli istruttori veramente preparati non avrebbero pianificato alcuna salita in un giorno simile. Il vecchio saggio di ghiaccio Nel nostro ghiacciaio preferito ci sono degli enormi crepacci che nei millenni hanno dato forma a qualcosa che assomiglia alla figura di un vecchio saggio o di un vecchio santo. Ognuno di noi ci vede la stessa cosa e insieme qualcosa di diverso. Assomiglia a San Nicolao della Flüe, adagiato sul suo giaciglio. Valli a capire i militari. Devono sempre sfidare tutto. Sarebbe ora di finirla di sfidare il mare e la montagna. Bisogna imparare dagli stambecchi e dalle marmotte, che vivono di un po’di licheni, timo e erbette scelte, acqua fresca. Vivono di niente, in condizioni estreme, in perfetta sintonia con l’ambiente che li circonda. Loro non sfidano, cercano di vivere. L’impatto ambientale del Tour de Suisse Quando è passato di qui il Tour de Suisse si è lasciato dietro un impatto ambientale catastrofico. Il ciclismo dovrebbe essere lo sport più sano del mondo, il più ecologico. Sappiamo che non è così, abbiamo visto decine di scandali per doping, tante schifezze, tanti affronti alla salute dei corridori. Quello che non avremmo mai pensato era che il Tour potesse ferire così gravemente il paesaggio. Per capire bisogna essere stati qui il giorno dopo. Avete presente la simpatica abitudine dei corridori di bere, mangiare e gettarsi tutto fuori strada, all’indietro, alla russa? La marmotta e l’integratore Andate a vedere la bella striscia di bottigliette di energizzanti, integratori, di contenitori in plastica, barrette mezze mangiate, buste di cellophan che finiscono tutte a far da mini-diga all’interno dei mille rivoli d’acqua che danno corpo al fiume Ticino. Rimarranno lì per altri diecimila anni. C’è una marmotta morta sul ciglio della strada. Due curve dopo si capisce il perché: ce n’è un’altra, viva (per ora) che si ostina a rimanere in mezzo alla strada. Le macchine devono fermarsi. Sta rosicchiando un biscotto del Tour de Suisse e non si sposta dalla strada fin quando non ha finito. Chissà che effetto faranno i resti di energizzanti 7 sulle marmotte o il Red Bull sugli stambecchi. Probabilmente tra un po’ cominceranno a doparsi. In fondo tutto questo sta già succedendo, sotto gli occhi severi del grande saggio del ghiaccio, che vede e giudica tutto. La sua grande anima onniscente sta dentro al ghiacciaio del Gries. Di questo posto straordinario stiamo parlando, del luogo magico dove nascono i grandi fiumi d’Europa. Allo sbocco del ghiacciaio comincia l’eterno ciclo dell’acqua che scende fino al mare e attraversa tutti gli stati fisici possibili prima di tornare ad essere ghiaccio o fiocco di neve. La risorsa acqua è in pericolo. Il grande saggio ci insegna che portare su i nostri cubetti di ghiaccio fatti in frigorifero non è il modo migliore per salvare il ghiacciaio. Per salvare il ghiacciaio ci vuole una grande presa di coscienza collettiva che passa attraverso la pratica dell’informazione: quello che nel nostro piccolo stiamo facendo insieme a voi. Numero 3 l’aria di domani 17 luglio 2007 Bau bau, micio micio e la rivoluzione Allora dobbiamo proprio farla, questa rivoluzione ambientale auspicata dai capi dell’Europa, dall’ONU, dai saggi della terra, se è vero come è vero che anche il nuovo Governo ticinese, ritiratosi in clausura al Monte Verità, ha messo la questione globale dell’effetto serra e la relativa questione della politica energetica fra i sette pilastri della nuova legislatura. La nuova era della collegialità Sono volti sorridenti quelli dei consiglieri di Stato che sgorgano dalla clausura verso un’agognata conferenza stampa che annuncia i risultati politici del ritiro. Le cronache sono trionfali, i commenti, come quello di Aldo Bertagni, su La Regione, promettono “Quattro anni all’insegna della più completa collegialità. Nei fatti e non solo a parole. Il nuovo Consiglio di Stato ha deciso di cambiare radicalmente metodo abbattendo - sono le parole usate dalla presidente del governo - le barriere dei Dipartimenti. La presidente del Governo, salvo errore, è quella Patrizia Pesenti (ps) che nel lontanissimo 2003 aveva rischiato di finire sul rogo della Santa Inquisizione proprio per il gravissimo capo d’imputazione della “mancanza di collegialità”. I piani di salvezza del resto del mondo Ricordate l’aria di domani di inizio maggio? C’è ancora il presidente della République Jacques Chirac che ci invita tutti a fare una rivoluzione per salvare il pianeta. Con lui c’è José Barroso, c’è Angela Merkel, ci sono gli americani Bill Clinton e Al Gore, l’ONU, Greenpeace, con la sua campagna Energy revolution, che sostiene, una riduzione delle emissioni di CO2 del 50% entro i prossimi 43 anni. Energy revolution Entro il 2050, dice Greenpeace, il 75% dell’elettricità potrebbe essere prodotto da fonti rinnovabili (idroelettrico, eolico e solare), mentre nel settore della fornitura di calore il contributo delle energie rinnovabili (biomasse, collettori solari e geotermico) potrebbe crescere fino al 65 per cento. Sarà così possibile ridurre le emissioni di gas serra del 50 per cento, per scongiurare la minaccia dei cambiamenti climatici. ”Passando alle energie rinnovabili riusciremo a contenere il riscaldamento globale al di sotto dei 2°C, scongiurando le conseguenze 8 catastrofiche irreversibili”. Non solo, ma questa strategia integrata su scala planetaria proposta da Greenpeace e dall’ European renewable energy council, (EREC), ci consentirebbe di fare a meno delle fonti fossili pericolose come il nucleare e il carbone. Nucleare a parte questa strategia globale è in perfetta armonia con le direttive politiche dell’ONU e dell’Unione europea in materia di fonti fossili. Dobbiamo investire in quelle rinnovabili. Subito! Ma uno dei ‘bau-bau’ non è dei loro? Giuliano Bignasca sul suo Mattino della domenica (13 maggio 2007) tira un bilancio del ritiro governativo completamente diverso da quello trionfalistico di altri media. “Sta di fatto - dice - che i 5 ministri erano al Monte Verità a scambiarsi complimenti reciproci e bau-bau micio-micio, ma le decisioni importanti che dovevano prendere mica le hanno prese”. Prima di tutto un’osservazione incidentale con interiezione: perbacco, ci pare di ricordare che uno dei cinque bambela che sono andati a farsi vicendevoli bau-bau micio micio per due giorni è proprio il consigliere di Stato Marco Numero 3 l’aria di domani Gran Tupè Borradori, leghista, che ha raccolto più di 80 mila voti. A parte questi infimi dettagli, chi ha ragione: La Regione o Il Mattino? Il ritiro è stato un trionfo della politica collegiale, oppure sono state 48 ore di bau-bau micio-micio degne della sala di attesa di uno studio veterinario? I sette pilastri della legislatura Inutile dire che Il Mattino un po’esagera. Dal Monte Verità sono scaturiti i sette pilastri della legislatura, ovvero: 1. Crescita economica, lavoro e formazione 2. Sicurezza e apertura 3. Riscaldamento climatico 4. Sfida demografica 5. Equilibrio fra le regioni 6. Rapporto fra Cittadino e Stato 7. Politica finanziaria Sembra una cosa seria, in sintonia col resto del mondo, molto più di un semplice bau-bau micio-micio. L’effetto serra, la sopravvivenza del pianeta, le relative questioni energetiche sono, almeno sulla carta, fra le priorità del Governo. Sulla carta? In realtà è impossibile trovare traccia di alcuna decisione ufficiale scaturita dai due giorni di clausura al Monte Verità. Per sapere esattamente quali sono i sette pilastri dobbiamo far capo al servizio televisivo di Massimiliano Herber nel Quotidiano di 9 maggio 2007 e ricopiarli dal video. Solo collegialità o anche lavoro serio? Dovremo attendere quantomeno la fine delle vacanze per sapere se i propositi ambientalistici del Governo ticinese sono una cosa seria, se ci saranno degli obiettivi concreti da perseguire, se verranno perseguiti con la necessaria energia e determinazione. Chi saranno i “due o tre” consiglieri di Stato che dovranno pianificare e realizzare quelle svolte rivoluzionarie di politica ambientale che si sono rese improrogabili, visto che siamo “sulla soglia dell’irreversibile”? Consiglieri e consiglieri In Governo ci sono persone che hanno tentato di fare una politica ambientale seria, come Laura Sadis, quand’era a Berna. Ma come possiamo dare fiducia a Borradori, dopo tutto quello che abbiamo visto negli ultimi 4 anni? “Che tupè! “ (toupet) si diceva una volta per definire una “faccia tosta”. Ma il toupet era anche un certo tipo di parrucca veneziana e ancora il cosiddetto “parrucchino”. Niente contro i posticci e le protesi. Nel caso del nostro ministro del territorio ci soffermeremo sulla prima definizione, quella di faccia tosta, e sulla povertà d’animo mal celata 9 17 luglio 2007 da un sorriso teso. Immediatamente dopo essere stato eletto gli viene chiesto a quale personaggio politico si ispira. Ci pensa un po’, balbetta, non sa, non c’è, non ce l’ha: “no”, farfuglia che lui non proviene dalla politica, in sostanza non sa cos’è la politica. Non si ispira a nessuno, non ci ha mai pensato. Pazzesco! L’uomo a cui un terzo (1/3) delle persone di questo Paese ha dato la propria fiducia non sa cosa sia la politica. Dopo dodici anni in Consiglio di Stato, il Ministro del Territorio rivela di non essere un politico. Ma allora: che cos’è Borradori? Il suo nome è Gran Tupè Gran Tupé sorride anche quando ci sarebbe da piangere, quando l’aria è irrespirabile e la salute della gente è in pericolo. Gran Tupé non vuole i parchi naturali, perché ci mette gli inceneritori, Gran Tupé non protegge il territorio ma crea le superstrade, adora le cerimonie e taglia i nastri. Non promuove attività sane all’aperto, ma difende i rally che deturpano le nostre valli più o meno incontaminate. Ma Gran Tupé non è colpevole di niente, non c’entra, non capisce. Altrimenti, se capisse, prima di ogni altra cosa smetterebbe di sorridere dalle televisioni, di fare il dandy ai festival, il califfo nei bar e la primadonna alle inaugurazioni. Se capisse inizierebbe a lavorare. Sul serio, subito e per il bene della gente. redazione Numero 3 l’aria di domani 17 luglio 2007 Fregate d’autunno Il vuoto logo dell’ALRA doveva essere il toccasana del Partito liberale radicale dopo le catastrofiche disavventure politiche degli ultimi tempi. In realtà All’inizio i liberali masoniani, la destra del PLR, persino l’ammiraglio Giorgio Giudici, hanno accettato di buon grado che il logo dell’ALRA (Associazione liberale radicale per l’ambiente) apparisse sopra tutti i cartelloni propagandistici della campagna elettorale per le votazioni di primavera. Les insortables cercano un look Il sorriso un po’gelido di Marina Masoni, da solo, non avrebbe più rassicurato nessuno. Mauro Dell’Ambrogio, con la sua assurda politica energetica, che vorrebbe trasformare l’Azienda elettrica ticinese in una fotocopia della Gazprom, era ormai divenuto un “insortable” della politica. La parola francese è forte. Un insortable è uno che non puoi far uscire, che non puoi portare in giro, impresentabile. Allora, secondo consuetudine, lo mandi a Berna a dirigere l’educazione svizzera, la ricerca scientifica, il moto del sole e delle altre stelle. Così bisognava inventare un logo, un’associazione bucalettere, una panamense della politica, qualcosa che potesse servire a rassicurare gli elettori e farli votare liberale, farli andare alle urne, magari col naso turato e far loro dimenticare la vergogna dell’inceneritore di Giubiasco, i l’Associazione liberale radicale per l’ambiente è stata un penoso flop. A smascherare il bluff ci ha pensato un liberale: Tullio Righinetti. ricorsi, il referendum annullato contro il progetto Metanord, le lacerazioni interne al partito, il Fiscogate, la corsa al metano in Albania, gli olii combustibili, gli elettrodotti inutili e tutte le altre figuracce della legislatura. Da un’idea di Pierfelice Barchi Questo logo fatuo, che per un attimo è andato bene a liberali e radicali è l’ALRA, nata da un’idea dell’altro ammiraglio PLR, Pierfelice Barchi. Durante la campagna elettorale di primavera non c’era un solo manifesto elettorale che non portasse, in alto, il logo dell’ALRA. Ciascuna pagina del sito internet del PLR rimandava forzatamente a quella dell’ALRA, dove però trovavi soltanto una desolante pagina priva di concetti e di fantasia, in un paesaggio ungarettiano fatto di vuoto politico. Nelle intenzioni di Barchi l’ALRA doveva essere una geniale operazione di cosmesi, un magico profumo coprente di fiori rari, timo, vaniglia e sviluppo sostenibile. Nulla di tutto ciò. Mettiamo subito in chiaro un concetto fondamentale: un’associazione liberale radicale votata alla politica ambientale meriterebbe, in linea di principio, tutto il sostegno di un giornale come il nostro, se esistesse. Sì, perché il problema di fondo 10 dell’ALRA è che non esiste, nel senso che in politica nessuno ne ha mai sentito parlare, almeno fuori dal PLR. I promotori dell’ALRA, semmai hanno partecipato a qualche consultazione su qualche tema di carattere ambientale e ci hanno messo una firma, “ALRA”. Tutto qui. La finzione non poteva durare. Le grandi manovre d’autunno per Berna Poi sono cominciate le manovre di appostamento per le grandi regate d’autunno. Meta: Berna. I liberali, capitanati da Giorgio Giudici, hanno inanellato una serie clamorosa di passi falsi. Tanto per cominciare hanno attaccato Si naviga nel nulla Numero 3 frontalmente Dick Marty. Hanno provato ad accendere un roghettino sotto l’eretico Dick. Lo hanno fatto proprio quando la fama mondiale di Moby Dick è alle stelle per via dell’inchiesta europea sulle ignobili attività della CIA. Strano, di solito le manovre dell’ammiraglio Giudici, per buone o cattive che siano, sono più astute e raffinate. Stavolta il tentativo di mettere all’indice Marty è fallito clamorosamente. L’effetto è stato quello di un tiracambrette contro un elefante. Moby Dick per fortuna rimane l’unico rappresentante del suo partito degno dell’incarico. Ma di cosa era accusato? Di aver sostenuto la candidata Laura Sadis, che effettivamente è stata brillantemente eletta dal popolo. La CIA in confronto al PLR è una festicciola di educande. La vela nuova per andare a Berna l’aria di domani L’ALRA, nell’attuale delirio velistico che accompagna la vittoria di Alinghi, doveva essere la vela nuova, capace di riconciliare gli elettori con il partito, far dimenticare il recente passato e captare il vento necessario per portare in Consiglio nazionale, senza fallo, almeno due uomini del PLR. La nuova vela, però, non ha retto alla prima brezza. Verde, certo, ma per disperazione A lacerarla ci ha pensato un terzo ammiraglio liberale, Tullio Righinetti, nella sua veste di prelato per la invisibile congregazione della fede liberale. Righinetti spara a zero sull’ALRA, dice che il suo partito “sta diventando verde di disperazione”, dà la colpa ai radicali, smaschera la nuova vela per Berna dicendo che l’ALRA non è altro che una scopiazzatura della realtà zurighese dove i liberali verdi hanno registrato un grande successo. L’ A L R A , invece, per q u a n t o “generosamente finanziata dal partito” di successo non ne ha avuto affatto, s e c o n d o Righinetti. Una mazzata a Capitan Merlinghi Un colpo durissimo non solo per l’ALRA, ma anche per il presidente Giovanni Merlini che 11 17 luglio 2007 in quei giorni si fa fotografare da Illustrazione ticinese mentre è tutto intento nelle sue attività veliche, circondato da barche che sembrano delle banche galleggianti, come Alinghi. La sera prima della mazzata di Righinetti, invece, Merlini è intento nel suo lavoro di presidente. Si trova al Grottino ticinese di Bellinzona, per l’assemblea dell’ALRA. Fa passare l’idea della ‘lista verde’ per le votazioni federali. Ci sono 5 nomi, tutti maschi. Non si è stati capaci di trovare una sola candidata femminile. Penoso. Una gretta logica mercantile “Merlini - dicono le cronache ha spiegato come la decisione di formare una seconda lista sia dovuta a scelte tattiche e strategiche e come non sia possibile, per il PLRT, lasciare un tema importante come l’ambiente ad estremisti come Savoia”. Doppiamente penoso: prima di tutto ci chiediamo cos’avrà mai di estremistico Sergio Savoia. Secondariamente traspare con chiarezza la vera ragione che ha fatto nascere l’ALRA: essere presenti sul fronte ambientale a costo di sprofondare nel ridicolo pur di togliere un po’di vento, un po’di voti, un po’di mercato a chi di ambiente già si occupa e si preoccupa davvero, come noi, che facciamo questo giornale, e come tutti quelli che amano questo Paese. Il PLR in realtà non combatte per l’ambiente, contro l’effetto serra o per il destino della Terra per ragioni etiche, magari per salvare il pianeta, ma unicamente in una meschina e vana logica mercantile. Numero 3 l’aria di domani HarmoS, 17 luglio 2007 di Red Panda e Sidney Rotalinti leave the kids alone! Il concordato sull’armonizzazione della scuola elvetica è la prova definitiva che in Svizzera c’ è gente che lavora attivamente per rendere obbligatorio tutto quello che non è vietato. In una nota barzelletta, molto razzista, Gesù Cristo si aggira per la Palestina, incontra un piangente bambino cieco e lo miracola in quattr'e quattr'otto. Poi fa la stessa cosa con uno storpio. Alla fine si imbatte in un terzo bimbetto che piange a dirotto e glie ne chiede il motivo. "Piango perché sono svizzero tedesco, signore". Sentite quelle parole disperate dice la barzelletta - Cristo fu preso da profonda pietà, si assise e pianse con lui. HarmoS si scrive con la ‘s’ maiuscola Quel bambino si chiamava HarmoS, con la esse maiuscola. Da lui ha preso il nome l'omonimo, contestato piano di armonizzazione scolastica della Confederazione elvetica. Anzi! Quel bambino è HarmoS, il Concordato sull'armonizzazione della scuola obbligatoria, in carne ed ossa, integrato da alcune "armonizzazioni" minori che riguardano il Liceo. Secondo Diego Erba, direttore della Divisione della scuola, reduce dalla Conferenza dei direttori cantonali della pubblica educazione HarmoS è una “bella vittoria” per il Ticino. “Siamo riusciti a mantenere la durata della scuola media a 4 anni e la scuola elementare resterà di 5. Inoltre la lingua italiana sarà offerta agli allievi degli altri cantoni". Basta visitare il sito internet del SISA (Sindacato indipendente studenti e apprendisti) per valutare che bella vittoria possa essere stata l’adozione di HarmoS per il Ticino. tempo possibile a contatto con le mucche dell’alpe o il laboratorio dei suoi genitori? Molti maestri fanno fatica a capire che la scuola non è il centro del mondo, altri si sorprendono quando vedono bambini brillanti e spigliati che non hanno mai frequentato l’asilo. La grande pastorizzazione La famiglia? Che famiglia? La storia di HarmoS è quella di un’assurda pretesa, quella di uniformare tutto, in barba al vecchio buon senso federalistico. I bambini di Oerlikon e quelli di Mesocco saranno soggetti alle stesse regole di comportamento, gli stessi schemi didattici, gli stessi orari, gli stessi calendari. HarmoS è il bambino medio svizzero. Tutti dovranno fare come lui. L’idea è tanto indegna quanto quella di clonare un mammut morto per farlo diventare vivo. Ad essere malsana è proprio l’idea di fondo. Questa pastorizzazione degli animi diventa particolarmente assurda laddove si rende l’asilo obbligatorio a 4 anni! Perché mai la scuola dovrebbe essere indispensabile? Certo molti genitori hanno bisogno dell’asilo. Ma perché mai il figlio, mettiamo, di un contadino o di un artigiano non dovrebbe poter stare tutto il Il bambino che non si sentisse pronto, che avesse bisogno ancora della famiglia, da oggi sarà costretto per legge ad iscriversi all’asilo a 4 anni. Anzi, a scuola. Quale imprinting riceverà? Quale natura, in un parco giochi con due altalene e uno scivolo, coi fiori di carta, gli animali di pezza, le montagne incorniciate ai muri e i laghi nelle pozzanghere? Chiuso in un piccolo universo inventato dai “grandi”, gli riuscirà difficile percepire la grandezza della terra, del cielo, le distanze e i colori delle montagne. Di certo lo troveremo, inibito dalla nuova legge, nel suo minuscolo spazio ben limitato, coi ritmi di vita di un piccolo operaio, sempre uguali, in una piccola fabbrica di uomini e donne. Si direbbe la realizzazione di quel “controllo del pensiero” cantato e predetto dai Pink Floyd. Ma ne va soprattutto della libertà individuale, della possibilità di 12 l’aria di domani Numero 3 17 luglio 2007 ...e MauroS promoveatur ut amoveatur Ma succede di peggio: il Consiglio federale mette Mauro Dell’Ambrogio alla testa del SEC, l’organismo che governa la scuola, l’università, la ricerca e addirittura le questioni spaziali! scegliere i momenti in cui giocare, quelli in cui imparare, o semplicemente quando riposare, rilassarsi. Il dr. Hamsterviel, ovvero il cattivo di Lilo e Stitch Poteri galattici Pulcini in fuga L’hanno capito bene quei bambini che il 18 giugno scorso, tre giorni dopo la decisione di istituire la scuola obbligatoria a 4 anni, hanno preso le chiavi del portone e hanno lasciato il loro asilo per andare in piscina, a qualche centinaio di metri di distanza. Volevano fare il bagno. Chi poteva dar loro torto in quei giorni torridi? Attraverso imposizioni e dettami, negando all’uomo di domani la possibilità di scegliere, HarmoS militarizza e controlla con la scolarizzazione precoce. Un altro mattone nel muro. Quando rompono si mandano a Berna Ma il vero mattone è quello che arriva l’8 giugno da un comunicato del Consiglio federale. “Su proposta del consigliere federale Pascal Couchepin, il Consiglio federale ha nominato il ticinese Mauro Dell'Ambrogio nuovo segretario di Stato per ut amoveatur in salsa bernese se non fosse per gli immensi mezzi, poteri e risorse che il Mega si troverà ad amministrare. l'educazione e la ricerca (SER). La scelta del Collegio governativo cade così su una persona con grande esperienza direttiva e un percorso professionale di spicco nel campo dell'educazione e della ricerca.” Viene in mente l’ironia dei coniugi Wermelinger, Max e Margrit, i primi corrispondenti della stampa svizzero-tedesca in Ticino, lui per la NZZ, lei per Radio DRS. I Wermelinger dicevano che i ticinesi hanno la buona abitudine di mandare a Berna quelli che non sopportano più di tenersi in casa. “Promuovere per rimuovere”, vecchia locuzione latina. Mauro Dell’Ambrogio, detto “il Mega” dai tempi in cui era comandante della polizia, sarebbe un caso da manuale di promoveatur 13 “Aggregata al DFI, la SER prepara le decisioni per una politica coerente nel campo della scienza, della ricerca e delle scuole universitarie e si occupa della loro attuazione. Inoltre è l'autorità federale preposta alle questioni di portata nazionale e internazionale concernenti l'educazione in generale, l'educazione universitaria, la ricerca scientifica e applicata e le questioni spaziali. La SER conta attualmente 100 collaboratori e dispone di un budget annuo di circa 1,7 miliardi di franchi”. Perbacco, vengono in mente anche le brame di potere sull’Universo del dottor Hamsterviel, gerbillo Disney convinto di essere un criceto. Il Mega ha finalmente raggiunto la stanza dei bottoni dei Massimi sistemi galileiani. Persino le questioni spaziali. Dunque, d’ora innanzi, se vedete un marziano sapete cosa fare, chiamate Berna e chiedete del grande Gerbillo. Numero 3 l’aria di domani La truffa dei sacchi colorati È bello vedere tanta gente che si impegna a riciclare i rifiuti. A parte la trasgressione dei primi giorni, Bellinzona ha seguito diligentemente l’obbligo di usare i sacchi con la tassa. I nuovi sacchi dell’immondizia hanno colori vivaci, solari, niente a che vedere col cupo sacco nero che ricorda trame da film giallo. Ora è il sacco ad essere giallo, arancione, rosso. Ma perché tanti bei colori? La gente ha imparato in fretta a separare i rifiuti, ma a che pro? Ha senso l’impegno dei cittadini? 17 luglio 2007 Nei comuni dove è arrivata la tassa sul sacco le gente ha imparato in fretta a separare e riciclare i rifiuti. Ma a cosa serve il riciclaggio se, nel contempo, in barba alla volontà popolare, si sta costruendo un vecchio forno a griglia da 140 mila tonnellate nel cuore del Piano di Magadino dove, alla fine, tutto verrà rimescolato, bruciato e trasformato in fumo e polveri fini? mescolati nello stesso forno. I rifiuti li paghiamo tre volte Che razza di presa in giro è questa? Perché siamo chiamati a pagare la tassa sui rifiuti, la tassa sul sacco e ancora un inceneritore da 250 milioni di franchi che daremo in parte alla Von Roll e in parte al defunto architetto Vacchini per il suo progetto bugnato? Ma il quesito che ci preme è anche un altro: se è vero che tutti abbiamo imparato quanto sia importante riciclare è anche vero che i sacchi colorati oggi risultano meno della metà rispetto a qualche settimana fa, quando eravamo ancora “ignoranti”. Basti guardare i cassonetti, che prima scoppiavano di immondizia. Oggi sono semivuoti. Bellinzona: poche ore prima della raccolta i cassonetti sono quasi vuoti I dubbi delle persone ragionevoli Ma allora perché stiamo costruendo un inceneritore da 140’000 tonnellate di spazzatura all’anno se faremo fatica a produrne 50’000 tonnellate? Faranno arrivare i rifiuti da Milano e dintorni a bruciare qui, sotto il nostro povero naso. Ricordiamoci di accendere un cero per i nostri ricorsi al Tribunale federale. Quando si crede in qualcosa tutto è possibile. A parte farci pagare una tassa, i colori non servono assolutamente a nulla, se non a farci dimenticare che i nostri rifiuti, accuratamente separati e portati in discarica, e i nostri sacchi rossi, e i vecchi sacchi neri dei comuni ‘non allineati’, e le bottiglie di plastica, le lattine, il ferro e gli ingombranti; tutto, ma proprio tutto, andrà a finire nello stesso posto: un inceneritore. Niente verrà riciclato: i rifiuti, di qualsiasi tipo, andranno 14 Numero 3 l’aria di domani 17 luglio 2007 Il blues dell’autobus “Vivo en la caretera” cantava nel si lamentava. Tranne i signori dei suo blues lo spagnolo Miguel Rios trasporti. Bellinzona, patrimonio negli anni ’80. dell’umanità, protetta e curata Ai bellinzonesi e agli avventori dall’UNESCO, custodita dai del centro storico sarà vietato attraversare con calma le stradine, miracolosamente pedonalizzate qualche anno fa. Per decisione del Comune (imbavagliato come al solito il sindaco dagli altri municipali) ora il centro è in fase di parziale riapertura al traffico degli autobus, sproporzionati e sempre semivuoti. Noi – ci assicurano – potremo continuare a vivere “en la caretera”, nel cuore di Bellinzona, ma non sarà la stessa cosa. Certamente l’idea di “trafficare” il centro storico è stata di qualche municipale a corto di sentimenti verso la propria città. Non si era mai visto un simile balzo all’indietro. Il Municipio aveva lavorato 20 anni per raggiungere la quiete Come faranno a passare di qui? nel nucleo, e davvero nessuno (Senza investire nessuno, s’intende) 15 castelli, con un prezioso centro storico pedonale torna a revocare la pace, ripristinando il traffico, tanto da dover costringere il resto del mondo ad inventare un orribile neologismo: “spedonalizzazione”. I genitori non potranno più lasciar correre i loro figli nel centro, niente biciclette, carrozzine né cani. Oggi c’è ancora un gran viavai, e si mangia il gelato, mentre i bambini giocano in mezzo alle strade del centro rianimato della città. Non basterà stare attenti, ora che ci hanno abituati ai ritmi di un luogo senza traffico. Saremmo i soliti ansiosi, ma il rischio di incidenti è reale e davvero non vale la pena di mettere in gioco la vita dei bambini per accontentare ancora una volta i sovrani dei trasporti. Ci pensino bene, i “trafficanti” del nostro centro storico, prima di svenderlo. l’aria di domani Numero 3 17 luglio 2007 GAB 6500 Bellinzona 1 Durante l’ultimo anno il nostro sito internet www.the-flying-mountain.com è stato visitato da utenti di 49 diversi paesi. Ne siamo fieri, felici e riconoscenti. Algeria, Argentina, Australia, Austria, Belgio, Bosnia-Erzegovina, Brasile, Bulgaria, Canada, Cile, Cina, Colombia, Corea, Costa Rica, Croazia, Cuba, Finlandia, Francia, Germania, Giamaica, Giappone, Grecia, India, Inghilterra, Iran, Irlanda, Israele, Italia, Liechtenstein, Messico, Norvegia, Nuova Zelanda, Paesi Bassi, Perù, Repubblica Ceca, Repubblica Dominicana, Romania, Russia, Serbia e Montenegro, Spagna, Stati Uniti, Slovacchia, Svezia, Svizzera, Tailandia, Turchia, Ungheria, Venezuela, Vietnam. a tutti diciamo grazie nelle rispettive lingue shukran, gracias, thank you, danke, dank u, hvala, obrigado, blagodaria, xiè xie, komawoyo, hvala, kiitos, merci, arigato, efharisto, danyavad, shukur, toda raba, grazie, takk, dik’, multumesc, spasiba, dakujem, tack, khawp khun, teshekkür, cam on Impressum l’aria di domani Tutto quello che dovremmo sapere sul degrado dell’ambiente e delle istituzioni Direttore responsabile: Sidney Rotalinti l’aria di domani C.P. 2496 6501 Bellinzona Telefono: (+41) 079 287 54 43 www.the-flying-mountain.com [email protected] Abbonamento annuo fr. 38.- (12 numeri) Prezzo in edicola: fr. 5.-. 16 R eteAntiMobbing insieme contro i soprusi C.P. 2496 6501 Bellinzona