l`aria di domani

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l`aria di domani
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Numero
Numero
3 MENSILE
3 siam
Ci
l’aria
di domani
Abbonamento
annuo
fr. 38.- /estero: euro 30.-
luglio
2007
1717luglio
2007
ISSN 1660-7163
l’aria di domani
Tutto quello che dovremmo sapere sul degrado dell’ambiente e delle istituzioni
RISORSA
CULTURA
2-3
SPORCA
GUERRA
Galileo e
Benedetto
L’ira di Allah
4
DIRITTO
AL
FUTURO
Il Papa tolemaico
5
RISORSA
ACQUA
L’uomo del ghiacciaio
6-7
RISORSA
TERRA
8-9
RISORSA
POLITICA
Bau-bau micio-micio e la rivoluzione
Gran Tupè
Fregate d’autunno
10-11
RISORSA
SERVIZI
HarmoS e MauroS
12-13
RISORSA
ARIA
14-15
La truffa dei sacchi
Il blues dell’autobus
Stampato su carta riciclata
R
eteAntiMobbing
insieme contro i soprusi
C.P. 2496
6501 Bellinzona
l’aria di1 domani
l’aria di domani
Numero 3
17 luglio 2007
Galileo e Benedetto
Siamo a un bivio. A sinistra c’è il terzo
millennio. A destra c’è l’anno Mille, il ritorno
al Medioevo, quello che vorrebbe la
Congregazione per la Dottrina della Fede,
d’ora innanzi la Congregazione.
Anzi, secondo i rappresentanti più arrabbiati
delle comunità ortodosse e riformate, con la
pubblicazione del nuovo documento della
Congregazione, intitolato Risposte a quesiti
riguardanti alcuni aspetti circa la dottrina
sulla Chiesa (29 giugno 2007) siamo già
tornati ai dintorni dell’anno Mille. Il
documento sancisce il primato della chiesa
cattolica su tutte la altre comunità cristiane.
Gli altri fratelli cristiani sono incavolati neri
con il Vaticano.
Quanto alle altre religioni diciamocelo
francamente: la regina d’Inghilterra non
avrebbe potuto fare una cosa più sciocca che
nominare lo scrittore Salman Rushdie
“baronetto”, cioè “sir”. Ora a Londra si vive
nel terrore di ritorsioni di Al Qaeda.
La Congregazione per
la dottrina della fede è
l’organismo della Curia
Romana incaricato di
“vigilare sulla purezza
della dottrina della
Chiesa cattolica”.
Oggi è diretta dal
cardinale W. J. Levada.
Prima, per un quarto di
secolo - dal 1981 - il
prelato della Congregazione è il cardinale Joseph Ratzinger, che
lascia la carica - il 2 aprile
2005 - per divenire
Benedetto XVI.
Maledetten
relativismus
Il guardiano
dei dogmi
Il sistema tolemaico, che pone la Terra al centro
dell’universo, resiste per quindici secoli.
Se dipendesse da Papa Ratzinger sarebbe ancora in vigore.
Lo scopo di questo articolo è
dimostrare che la Chiesa
cattolica è governata da una persona che crede ancora nel sistema
tolemaico, cioè che il sole, con
l’altre stelle, gira attorno alla
Terra. Per aver sostenuto la teoria
contraria, quella copernicana,
Galileo Galilei viene processato
nel 1633. Rischia il rogo ed è
costretto ad abiurare, a rinnegare
le proprie teorie.
La linea è sempre la stessa: fino
all’altrieri Ratzinger si scaglia
contro il relativismo, il suo babau
preferito. Negli ultimi discorsi
prima di divenire Papa inveisce
persino contro l’ecologismo.
Poi, a Ratisbona, 12 settembre
2006, offende i musulmani...
tumulti, morti innocenti...Va in
Turchia, nella moschea di Istanbul
si commuove... o, per meglio dire,
si rende conto che, come Papa,
non può più dire tutto quello che
gli passa per la mente.
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La Congregazione è il
guardiano dei dogmi della
Chiesa cattolica. Non si
molla sul preservativo,
l’AIDS, le unioni di fatto,
la fecondazione artificiale, l’eutanasia...
Duemila
anni
di
esperienza concreta non
devono contaminare il dna,
le sacre tavole con i
dogmi della Chiesa
romana. La cultura
cattolica propugnata dal
Papa è un esempio da
manuale di cultura
dogmatica.
“La nostra
è l’unica chiesa”
Il nuovo documento dottrinale
sancisce il primato della Chiesa
cattolica. (Perdiana, siamo ancora
ai primati, chissà quando
arriveremo all’homo sapiens).
Anzi! Altro che primato: la Chiesa
di Cristo è “una” (e unica),
“cattolica e apostolica”. ”Fin
dalla sua origine e nel corso
della storia sempre esiste ed
Numero 3
l’aria di domani
esisterà, e nella quale
soltanto sono rimasti
e rimarranno tutti gli
elementi da Cristo stesso
istituiti. “
Erronee e fuorvianti
vengono definite quelle
tesi teologiche nate dopo
il Concilio Vaticano II,
in base alle quali la
Chiesa di Cristo
sussiste, con pari
pienezza non solo in
quella cattolica, ma
anche in altre chiese
cristiane.”Pur in
presenza di carenze”
- dice il documento solo quelle ortodosse
possono essere definite “Chiese”, mentre
nel caso dei Protestanti
si può al massimo parlare di
“comunità ecclesiale”.
I Ratzinger
fan(atics)
Povero Papa, ma cosa volevate
mai che facesse? Dice il
commentatore di un sito internet
dei Ratzinger fans. Ce ne sono
parecchi. Siamo evoluti rispetto ai
Papa boys di Giovanni Paolo II.
C’è da chiedersi se i gestori di
questi siti siano coscienti del fatto
che la parola fan non è altro che
l’abbreviazione di fanatics.
I protestanti si incazzano?
Bene, i Papa fans si
“stupiscono” e “non
poco”
per
le
“esternazioni
di
autorevoli esponenti
delle
comunità
acattoliche”. “Cosa si
aspettavano - tuona il
commentatore ‘papafan’ che il Papa dicesse che la
Chiesa di Cristo è lacerata e
che la sua unità si avrà solo
quando la Chiesa di Roma avrà
rinnegato tutti i suoi dogmi,
accontentando tutti?...”
Risulta facile rispondere: che
cosa si aspettano i Ratzinger fans?
Che gli ortodossi e soprattutto i
riformati siano contenti di non
essere neppure riconosciuti come
“chiesa”, di essere messi in
secondo o terzo piano, di aver
fatto scismi e riforme per niente?
Fino a ieri
si cercava l’unione
Sino a ieri credevamo che fosse
in corso un processo progressivo
di unione con le altre
Chiese e soprattutto
con gli altri cristiani.
Credevamo che c’era,
almeno sulla carta, un
progetto. I cattolici
sarebbero diventati un po’ più
protestanti e i riformati un
po’più cattolici. Fino a pochi anni
fa si mettevano in rilievo le
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17 luglio 2007
affinità fra le grandi religioni
monoteiste, (“le religioni del
libro”) Cristianesimo,
Ebraismo, Islam, le loro
concezioni, le loro
mitologie, le loro
teologie. I dogmi si
arrotondavano nella
pratica quotidiana,
nell’impegno
comune di salvare
le anime per
salvare - insieme il mondo.
Il fatto è che fino
a ieri pensavamo
che esistesse un
Cristianesimo
fatto di cattolici,
di riformati, di
ortodossi, al fianco
delle altre religioni
“simili”, quelle monoteiste,
Ebraismo e Islam, circondate
a loro volta da altre religioni meno
simili, come l’Induismo, il
Buddismo, ma altrettanto
importanti nella vita di tutti i giorni
di un cittadino del mondo, pardon,
del villaggio globale.
il Cristianesimo
non esiste
Invece, ci dice il documento
della Congregazione, non esiste
nessun Cristianesimo. C’è solo il
primato dei cattolici, la Chiesa
di Cristo “sussiste” solo sotto la
cupola romana del cattolicesimo.
La Cappella Sistina è il centro
del mondo.
Gli sforzi d’apertura del Concilio
Vaticano II, sono andati a pallini.
Dal nostro punto di vista fa un
po’impressione questa Chiesa che
non ha voglia di riconciliarsi con
nessuno. Neanche con la scienza
moderna, con Galileo Galilei, con
la visione copernicana del cosmo,
secondo cui è la terra a girare
intorno al sole e non viceversa.
Numero 3
l’aria di domani
L’ira di Allah
17 luglio 2007
Salman Rushdie
e Padma Lakshmi
Nominare “baronetto” lo scrittore Salman Rushdie è stata solo una colpevole idiozia?
Lahore, 21 giugno 2007, AFP PHOTO, Arif Ali
Diciamocelo francamente: fare
“baronetto” Salman Rushdie in
un momento simile, con i servizi
segreti di mezzo mondo in stato
di preallarme terrorismo, con
Bush che sfida il Parlamento
democratico e repubblicano pur di
rimanere in Iraq a tutti i costi, con
la polveriera dell’Iran, con il Pakistan che sta esplodendo... era la
cosa più idiota che poteva venire
in mente alla regina Elisabetta II,
sovrana del Regno unito.
L’autore de “I versetti satanici”
diventa “sir” il 16 giugno a
Londra. Poche ore dopo, in Paki-
stan, a Lahore (foto) la bandiera
britannica viene data alle fiamme.
Le stesse scene si ripetono a
Teheran e nelle capitali
occidentali dove l’Islam
fondamentalista è presente.
Rushdie diventa baronetto “per
meriti letterari”. La regina vive
in un mondo tutto suo. Ma non può
ignorare che nel 1989 l’Iran di
Khomeini ha pronunciato una
sentenza di morte (fatwa) contro
l’autore dei Versetti satanici. Da
allora Rushidie vive sotto la
protezione dei servizi segreti di
Sua Maestà. Proteggerlo è
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costato un occhio della testa al
contribuente britannico. Possibile
che Sua Maestà non ne sappia
nulla? Due settimane dopo la
nomina del nuovo baronetto,
Londra, l’aeroporto di Heatrow,
Glasgow e tutto il Regno unito
tornano a vivere un’altra volta nel
terrore di ulteriori ritorsioni da
parte del fondamentalismo
islamico. Padma Lakhsmi, la
splendida modella indiana moglie
di Rushdie rompe il matrimonio e
se ne va, comprensibilmente stufa
di vivere al fianco di un uomodetonatore di conflitti di civiltà.
Numero 3
l’aria di domani
17 luglio 2007
Il Papa tolemaico
di Sidney Rotalinti
Nelle pagine precedenti abbiamo promesso di dimostrare che l’attuale primate della Chiesa cattolica
romana fa parte della schiera di coloro che sono convinti che sia il sole a girare intorno alla terra;
coloro, cioè, che ancora difendono la visione tolemaica del cosmo.
Gli altri, i copernicani, quelli che pensano che sia la terra a girare intorno al sole, come Galileo
Galilei, andrebbero messi al rogo, anche oggi, nel terzo millennio, perché sono, secondo il Papa, dei
relativisti che hanno osato mettere in dubbio il dogma secondo cui l’uomo è al centro dell’universo,
come dicono le sacre scritture.
La Vita di Galileo di
In quale
Bertold Brecht, vista
spazio
recentemente
al
Teatro di Locarno, è
pensiamo
un grande capolavoro
di vivere?
del teatro.
In quale spazio
Certo,
Brecht,
vivono gli esseri
comunista, non piace
umani? Com’è
alle banche svizzere.
fatto il cosmo?
Nell’Opera da tre
La domanda è
soldi c’è chi sostiene
Galileo Galilei
appassionante. Ma
che fondare una
ce n’è una ancora più
banca è ancora più grave che
appassionante: in quale spazio gli
sfondarla. In questi ultimi
esseri umani pensano di vivere?
venticinque anni di neoliberismo
Una leggenda di Biasca narra di
sfrenato i grandi sponsor della
un ragazzo cresciuto, fino ai
cultura hanno fatto di tutto per
vent’anni, in val Pontirone. Una
discreditare Brecht e metterlo in
volta adulto il giovane è portato sul
cantina.
ciglio della valle, a guardar giù la
Scienza e ricerca
Buzza di Biasca, sassi e noccioli.
contro sacre scritture Estasiato il ragazzo urla al cielo:
“Dio come è grande il mondo!”.
Allo stesso modo la Chiesa
Nell’attuale pubblicità televisiva di
cattolica, nel diciassettesimo
un’utilitaria giapponese c’è un
secolo, fa di tutto per screditare
vecchio saggio orientale che dice
Galileo Galilei, il fondatore
“fa che il tuo spazio interiore sia
della fisica moderna e alla fine lo
più grande di quello esteriore”.
costringe ad abiurare.
Ma Galileo e Brecht non sono
Anatomia di
tipi da lasciarsi schiacciare. La
una rivoluzione
storia di Galileo, del processo del
Ai primi del diciassettesimo
1633 di fronte alla Santa
secolo la scoperta di Copernico,
Inquisizione, è la storia di un
Galileo e compagni secondo cui
tremendo braccio di ferro tra la
la Terra non è al centro del cosmo
scienza e la libera ricerca da un
ma gira attorno al sole, così come
lato e, dall’altro, il principio di
le lune di Giove girano attorno al
autorità
della
Chiesa,
loro pianeta, è una scoperta
i dogmi, le sacre scritture.
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rivoluzionaria. Per questo la storia
di Galileo piace a Brecht. L’uomo
dispone di un nuovo punto di vista
per guardare la realtà. Non esiste
più un centro dell’universo. La
teoria tolemaica va in solaio.
“...Dove per mille anni aveva
dominato la fede, ora domina il
dubbio” dice Galileo. “Anche i
figli
delle
pescivendole
andranno a scuola”...
Il cardinale Ratzinger
condanna Galileo
Questa gigantesca presa di
coscienza non piace neanche alla
Chiesa di oggi. Il caso Galileo
viene riaperto negli anni 80 da
Giovanni Paolo II. Parma,
15 marzo 1990; il cardinale
Ratzinger, prelato della
Congregazione per la dottrina
della fede, esprime il suo parere.
Cita un altro fondamentalista
cattolico, P. Feyerabend: «La
Chiesa dell’epoca di Galileo si
attenne alla ragione più che lo
stesso Galileo, e prese in
considerazione anche le
conseguenze etiche e sociali della
dottrina galileiana. La sua
sentenza contro Galileo fu
razionale e giusta, e solo per
motivi di opportunità politica se
ne può legittimare la revisione».
Due anni dopo il prefetto viene
smentito dalla sentenza definitiva,
ma nel 2005 diventa Papa.
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l’aria di domani
17 luglio 2007
L’uomo del ghiacciaio
Ci siamo innamorati di un
ghiacciaio. Lo abbiamo adottato.
L’idea che possa scomparire a
causa dell’effetto serra è
insopportabile. Siamo pronti a
portare su i cubetti di ghiaccio
del nostro frigo, ad uno ad uno, per
non lasciarlo morire. Ricostruirlo
tutto come un grande ‘lego’ di
preziosa acqua dolce congelata.
La memoria
del pianeta
Lo stiamo filmando, adesso è
ancora velato da quindici metri di
neve. Per tutto il mese di giugno
in piano pioveva e qui, a 2500 metri
sul mare, ha continuato a nevicare.
Vogliamo seguirlo per tutta la
stagione, misurarlo, vedere quanti
metri ha perso, come sta.
Tutti i viandanti si fermano a
vedere questo ghiacciaio.
Chiudono i contatti dei motori,
alleviano le povere balestre tese
come i muscoli di un discobolo e
si concedono i loro due minuti di
misticismo.
La prima buona ragione per
amare un ghiacciaio è che questi
mari di acqua congelata sono la
memoria storica del pianeta
Terra.
La mammuttina
addormentata
La notizia, commovente, è di
pochi giorni fa: nei ghiacci
siberiani della penisola di Yamal
un pastore di renne di nome Yurij
Khudi ha trovato un’elefantina,
anzi, una mammuttina, Ljuba (da
ljubov, amore), le cronache
dicono che non sembra morta, pare
la bella addormentata, “ha il corpo
ricoperto di una lieve peluria, gli
occhietti chiusi, la proboscide
intatta.”
Ljuba ha vissuto la sua breve vita
alla fine dell’ultima glaciazione,
circa 10 mila anni fa. Cade in un
crepaccio, vicino a un fiume,
quando ha circa 5 mesi (è lunga
circa 130 centimetri). Si tratta
dell’esemplare meglio conservato
che sia mai stato ritrovato. Ci ha
pensato il ghiaccio.
I mammut sono apparsi sulla
superficie del pianeta circa 4,8
milioni di anni fa. La vicenda di
6
Ljuba si svolge proprio quando la
sua specie comincia a scomparire.
La scienza non è stata ancora
capace di stabilire con certezza le
ragioni dell’estinzione dei
mammut. Di certo ha influito il
riscaldamento del clima e
probabilmente la caccia che dava
loro l’uomo preistorico.
Nell’estremo oriente della Russia,
sull’isola di Wrangel, una piccola
popolazione di mammut è riuscita
a sopravvivere fino a 5 mila anni
fa.
Il termometro
della situazione
Rispetto al 1850, ci dice il
WWF, le Alpi svizzere hanno
perso circa 100 ghiacciai. Negli
ultimi 150 anni la superficie dei
ghiacciai alpini si è ridotta di circa
un terzo e il loro volume si è
dimezzato. Ecco una seconda
buona ragione per adorare i
ghiacciai e adottarli: sono il
termometro dello stato del
mondo.
Qui dietro c’è la Jungfrau che
si è portata via d’un colpo le vite
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l’aria di domani
17 luglio 2007
di 6 reclute della vicina scuola di
combattimento di montagna di
Andermatt. Che idea sciagurata far
salire sulla Jungfrau sei ragazzi di
diciannove anni all’indomani di una
nevicata. Hanno un bel dire che
erano ben preparati loro e gli
istruttori, che hanno pianificato
bene la salita. Probabilmente degli
istruttori veramente preparati non
avrebbero pianificato alcuna salita
in un giorno simile.
Il vecchio saggio
di ghiaccio
Nel nostro ghiacciaio preferito
ci sono degli enormi crepacci che
nei millenni hanno dato forma a
qualcosa che assomiglia alla figura
di un vecchio saggio o di un
vecchio santo. Ognuno di noi ci
vede la stessa cosa e insieme
qualcosa di diverso. Assomiglia a
San Nicolao della Flüe, adagiato
sul suo giaciglio. Valli a capire i
militari. Devono sempre sfidare
tutto. Sarebbe ora di finirla di
sfidare il mare e la montagna.
Bisogna
imparare
dagli
stambecchi e dalle marmotte, che
vivono di un po’di licheni, timo e
erbette scelte, acqua fresca.
Vivono di niente, in condizioni
estreme, in perfetta sintonia con
l’ambiente che li circonda. Loro
non sfidano, cercano di vivere.
L’impatto ambientale
del Tour de Suisse
Quando è passato di qui il Tour
de Suisse si è lasciato dietro un
impatto ambientale catastrofico.
Il ciclismo dovrebbe essere lo
sport più sano del mondo, il più
ecologico. Sappiamo che non è
così, abbiamo visto decine di
scandali per doping, tante
schifezze, tanti affronti alla salute
dei corridori. Quello che non
avremmo mai pensato era che il
Tour potesse ferire così
gravemente il paesaggio.
Per capire bisogna essere stati
qui il giorno dopo. Avete presente
la simpatica abitudine dei
corridori di bere, mangiare e
gettarsi tutto fuori strada,
all’indietro, alla russa?
La marmotta
e l’integratore
Andate a vedere la bella striscia
di bottigliette di energizzanti,
integratori, di contenitori in
plastica, barrette mezze
mangiate, buste di cellophan che
finiscono tutte a far da mini-diga
all’interno dei mille rivoli
d’acqua che danno corpo al fiume
Ticino. Rimarranno lì per altri
diecimila anni. C’è una marmotta
morta sul ciglio della strada. Due
curve dopo si capisce il perché: ce
n’è un’altra, viva (per ora) che si
ostina a rimanere in mezzo alla
strada. Le macchine devono
fermarsi. Sta rosicchiando un
biscotto del Tour de Suisse e non
si sposta dalla strada fin quando
non ha finito. Chissà che effetto
faranno i resti di energizzanti
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sulle marmotte o il Red Bull
sugli stambecchi. Probabilmente
tra un po’ cominceranno a doparsi.
In fondo tutto questo sta già
succedendo, sotto gli occhi severi
del grande saggio del ghiaccio,
che vede e giudica tutto. La sua
grande anima onniscente sta
dentro al ghiacciaio del Gries. Di
questo posto straordinario stiamo
parlando, del luogo magico dove
nascono i grandi fiumi d’Europa.
Allo sbocco del ghiacciaio
comincia
l’eterno ciclo
dell’acqua che scende fino al
mare e attraversa tutti gli stati
fisici possibili prima di tornare ad
essere ghiaccio o fiocco di neve.
La risorsa acqua è in pericolo.
Il grande saggio ci insegna che
portare su i nostri cubetti di
ghiaccio fatti in frigorifero non è
il modo migliore per salvare il
ghiacciaio. Per salvare il
ghiacciaio ci vuole una grande
presa di coscienza collettiva che
passa attraverso la pratica
dell’informazione: quello che nel
nostro piccolo stiamo facendo
insieme a voi.
Numero 3
l’aria di domani
17 luglio 2007
Bau bau, micio micio
e la rivoluzione
Allora dobbiamo proprio
farla, questa rivoluzione
ambientale auspicata dai
capi
dell’Europa,
dall’ONU, dai saggi della
terra, se è vero come è vero
che anche il nuovo
Governo ticinese, ritiratosi
in clausura al Monte Verità,
ha messo la questione
globale dell’effetto serra e
la relativa questione della
politica energetica fra i
sette pilastri della nuova
legislatura.
La nuova era
della collegialità
Sono volti sorridenti quelli dei
consiglieri di Stato che sgorgano
dalla clausura verso un’agognata
conferenza stampa che annuncia i
risultati politici del ritiro. Le
cronache sono trionfali, i
commenti, come quello di Aldo
Bertagni, su La Regione,
promettono “Quattro anni
all’insegna della più completa
collegialità. Nei fatti e non solo
a parole. Il nuovo Consiglio di
Stato ha deciso di cambiare
radicalmente metodo abbattendo - sono le parole usate dalla
presidente del governo - le
barriere dei Dipartimenti.
La presidente del Governo, salvo
errore, è quella Patrizia Pesenti
(ps) che nel lontanissimo 2003
aveva rischiato di finire sul rogo
della Santa Inquisizione proprio
per il gravissimo capo d’imputazione della “mancanza di
collegialità”.
I piani di salvezza
del resto del mondo
Ricordate l’aria di domani di
inizio maggio? C’è ancora il
presidente della République
Jacques Chirac che ci invita tutti
a fare una rivoluzione per salvare
il pianeta. Con lui c’è José
Barroso, c’è Angela Merkel, ci
sono gli americani Bill Clinton
e Al Gore, l’ONU, Greenpeace,
con la sua campagna Energy revolution, che sostiene, una riduzione
delle emissioni di CO2 del 50%
entro i prossimi 43 anni.
Energy
revolution
Entro il 2050, dice Greenpeace,
il 75% dell’elettricità potrebbe
essere prodotto da fonti
rinnovabili (idroelettrico,
eolico e solare), mentre nel
settore della fornitura di calore
il contributo delle energie
rinnovabili (biomasse, collettori
solari e geotermico) potrebbe
crescere fino al 65 per cento.
Sarà così possibile ridurre le
emissioni di gas serra del 50 per
cento, per scongiurare la minaccia
dei cambiamenti climatici.
”Passando alle energie
rinnovabili riusciremo a
contenere il riscaldamento
globale al di sotto dei 2°C,
scongiurando le conseguenze
8
catastrofiche irreversibili”.
Non solo, ma questa strategia
integrata su scala planetaria
proposta da Greenpeace e dall’
European renewable energy council, (EREC), ci consentirebbe di
fare a meno delle fonti fossili
pericolose come il nucleare e il
carbone. Nucleare a parte questa
strategia globale è in perfetta
armonia con le direttive politiche
dell’ONU e dell’Unione europea
in materia di fonti fossili.
Dobbiamo investire in quelle
rinnovabili. Subito!
Ma uno dei ‘bau-bau’
non è dei loro?
Giuliano Bignasca sul suo
Mattino della domenica (13
maggio 2007) tira un bilancio del
ritiro governativo completamente
diverso da quello trionfalistico di
altri media.
“Sta di fatto - dice - che i 5
ministri erano al Monte Verità a
scambiarsi complimenti reciproci
e bau-bau micio-micio, ma le
decisioni importanti che
dovevano prendere mica le
hanno prese”.
Prima di tutto un’osservazione
incidentale con interiezione:
perbacco, ci pare di ricordare che
uno dei cinque bambela che sono
andati a farsi vicendevoli bau-bau
micio micio per due giorni è proprio il consigliere di Stato Marco
Numero 3
l’aria di domani
Gran Tupè
Borradori, leghista, che ha
raccolto più di 80 mila voti.
A parte questi infimi dettagli, chi
ha ragione: La Regione o Il
Mattino? Il ritiro è stato un trionfo
della politica collegiale, oppure
sono state 48 ore di bau-bau
micio-micio degne della sala di
attesa di uno studio veterinario?
I sette pilastri
della legislatura
Inutile dire che Il Mattino un
po’esagera. Dal Monte Verità sono
scaturiti i sette pilastri della
legislatura, ovvero:
1. Crescita economica,
lavoro e formazione
2. Sicurezza e apertura
3. Riscaldamento climatico
4. Sfida demografica
5. Equilibrio fra le regioni
6. Rapporto
fra Cittadino e Stato
7. Politica finanziaria
Sembra una cosa seria, in
sintonia col resto del mondo,
molto più di un semplice bau-bau
micio-micio. L’effetto serra, la
sopravvivenza del pianeta, le relative questioni energetiche sono,
almeno sulla carta, fra le priorità
del Governo.
Sulla carta? In realtà è
impossibile trovare traccia di
alcuna decisione ufficiale
scaturita dai due giorni di clausura
al Monte Verità. Per sapere
esattamente quali sono i sette
pilastri dobbiamo far capo al
servizio
televisivo
di
Massimiliano Herber nel
Quotidiano di 9 maggio 2007 e
ricopiarli dal video.
Solo
collegialità
o anche
lavoro
serio?
Dovremo attendere quantomeno
la fine delle vacanze per sapere se
i propositi ambientalistici del
Governo ticinese sono una cosa
seria, se ci saranno degli obiettivi
concreti da perseguire, se verranno
perseguiti con la necessaria
energia e determinazione.
Chi saranno i “due o tre”
consiglieri di Stato che dovranno
pianificare e realizzare quelle
svolte rivoluzionarie di politica
ambientale che si sono rese
improrogabili, visto che siamo
“sulla soglia dell’irreversibile”?
Consiglieri
e consiglieri
In Governo ci sono persone che
hanno tentato di fare una politica
ambientale seria, come Laura
Sadis, quand’era a Berna.
Ma come possiamo dare fiducia
a Borradori, dopo tutto quello che
abbiamo visto negli ultimi 4 anni?
“Che tupè! “ (toupet) si diceva
una volta per definire una “faccia
tosta”. Ma il toupet era anche un
certo tipo di parrucca veneziana e
ancora
il
cosiddetto
“parrucchino”. Niente contro i
posticci e le protesi. Nel caso del
nostro ministro del territorio ci
soffermeremo sulla prima
definizione, quella di faccia tosta,
e sulla povertà d’animo mal celata
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17 luglio 2007
da un sorriso teso.
Immediatamente dopo
essere stato eletto gli
viene chiesto a quale
personaggio politico
si ispira. Ci pensa
un po’, balbetta,
non sa, non c’è,
non ce l’ha: “no”,
farfuglia che lui
non proviene
dalla politica, in
sostanza non sa cos’è
la politica. Non si ispira a
nessuno, non ci ha mai pensato.
Pazzesco! L’uomo a cui un terzo
(1/3) delle persone di questo
Paese ha dato la propria fiducia
non sa cosa sia la politica.
Dopo dodici anni in Consiglio di
Stato, il Ministro del Territorio
rivela di non essere un politico. Ma
allora: che cos’è Borradori?
Il suo nome
è Gran Tupè
Gran Tupé sorride anche quando
ci sarebbe da piangere, quando
l’aria è irrespirabile e la salute
della gente è in pericolo.
Gran Tupé non vuole i parchi
naturali, perché ci mette gli
inceneritori, Gran Tupé non
protegge il territorio ma crea le
superstrade, adora le cerimonie
e taglia i nastri. Non promuove
attività sane all’aperto, ma difende
i rally che deturpano le nostre
valli più o meno incontaminate.
Ma Gran Tupé non è colpevole
di niente, non c’entra, non capisce.
Altrimenti, se capisse, prima di
ogni altra cosa smetterebbe di
sorridere dalle televisioni, di fare
il dandy ai festival, il califfo nei
bar e la primadonna alle
inaugurazioni.
Se capisse inizierebbe a
lavorare. Sul serio, subito e per il
bene della gente.
redazione
Numero 3
l’aria di domani
17 luglio 2007
Fregate d’autunno
Il vuoto logo dell’ALRA doveva essere il toccasana
del Partito liberale radicale dopo le catastrofiche
disavventure politiche degli ultimi tempi. In realtà
All’inizio i liberali masoniani, la
destra del PLR, persino
l’ammiraglio Giorgio Giudici,
hanno accettato di buon grado che
il logo dell’ALRA (Associazione
liberale radicale per l’ambiente)
apparisse sopra tutti i cartelloni
propagandistici della campagna
elettorale per le votazioni di
primavera.
Les insortables
cercano un look
Il sorriso un po’gelido di Marina Masoni, da solo, non avrebbe
più rassicurato nessuno. Mauro
Dell’Ambrogio, con la sua
assurda politica energetica, che
vorrebbe trasformare l’Azienda
elettrica ticinese in una
fotocopia della Gazprom, era
ormai divenuto un “insortable”
della politica. La parola francese
è forte. Un insortable è uno che
non puoi far uscire, che non puoi
portare in giro, impresentabile.
Allora, secondo consuetudine, lo
mandi a Berna a dirigere
l’educazione svizzera, la ricerca
scientifica, il moto del sole e delle
altre stelle.
Così bisognava inventare un
logo,
un’associazione
bucalettere, una panamense della
politica, qualcosa che potesse
servire a rassicurare gli elettori e
farli votare liberale, farli andare
alle urne, magari col naso turato e
far loro dimenticare la vergogna
dell’inceneritore di Giubiasco, i
l’Associazione liberale radicale per l’ambiente è
stata un penoso flop. A smascherare il bluff ci ha
pensato un liberale: Tullio Righinetti.
ricorsi, il referendum annullato
contro il progetto Metanord, le
lacerazioni interne al partito, il
Fiscogate, la corsa al metano in
Albania, gli olii combustibili, gli
elettrodotti inutili e tutte le altre
figuracce della legislatura.
Da un’idea
di Pierfelice Barchi
Questo logo fatuo, che per un
attimo è andato bene a liberali e
radicali è l’ALRA, nata da un’idea
dell’altro ammiraglio PLR,
Pierfelice Barchi. Durante la
campagna elettorale di primavera
non c’era un solo manifesto
elettorale che non portasse, in alto,
il logo dell’ALRA. Ciascuna
pagina del sito internet del PLR
rimandava forzatamente a
quella dell’ALRA, dove però
trovavi soltanto una desolante
pagina priva di concetti e di fantasia, in un paesaggio ungarettiano
fatto di vuoto politico.
Nelle intenzioni di Barchi
l’ALRA doveva essere una geniale
operazione di cosmesi, un magico
profumo coprente di fiori rari,
timo, vaniglia e sviluppo
sostenibile. Nulla di tutto ciò.
Mettiamo subito in chiaro un
concetto
fondamentale:
un’associazione liberale radicale
votata alla politica ambientale
meriterebbe, in linea di principio,
tutto il sostegno di un giornale
come il nostro, se esistesse.
Sì, perché il problema di fondo
10
dell’ALRA è che non esiste, nel
senso che in politica nessuno ne
ha mai sentito parlare, almeno
fuori dal PLR. I promotori
dell’ALRA, semmai hanno
partecipato
a
qualche
consultazione su qualche tema di
carattere ambientale e ci hanno
messo una firma, “ALRA”. Tutto
qui. La finzione non poteva durare.
Le grandi manovre
d’autunno per Berna
Poi sono cominciate le manovre
di appostamento per le grandi
regate d’autunno. Meta: Berna.
I liberali, capitanati da Giorgio
Giudici, hanno inanellato una serie
clamorosa di passi falsi. Tanto per
cominciare hanno attaccato
Si naviga
nel nulla
Numero 3
frontalmente Dick Marty. Hanno
provato ad accendere un
roghettino sotto l’eretico Dick.
Lo hanno fatto proprio quando la
fama mondiale di Moby Dick è alle
stelle per via dell’inchiesta
europea sulle ignobili attività della
CIA. Strano, di solito le manovre
dell’ammiraglio Giudici, per
buone o cattive che siano, sono più
astute e raffinate. Stavolta il
tentativo di mettere all’indice
Marty è fallito clamorosamente.
L’effetto è stato quello di un
tiracambrette contro un elefante.
Moby Dick per fortuna rimane
l’unico rappresentante del suo
partito degno dell’incarico. Ma di
cosa era accusato? Di aver
sostenuto la candidata Laura
Sadis, che effettivamente è stata
brillantemente eletta dal popolo.
La CIA in confronto al PLR è una
festicciola
di
educande.
La vela
nuova
per andare
a Berna
l’aria di domani
L’ALRA, nell’attuale delirio
velistico che accompagna la
vittoria di Alinghi, doveva essere
la vela nuova, capace di
riconciliare gli elettori con il
partito, far dimenticare il recente
passato e captare il vento
necessario per portare in
Consiglio nazionale, senza fallo,
almeno due uomini del PLR. La
nuova vela, però, non ha retto alla
prima brezza.
Verde, certo, ma
per disperazione
A lacerarla ci ha pensato un terzo
ammiraglio liberale, Tullio
Righinetti, nella sua veste di
prelato per la invisibile
congregazione della fede liberale.
Righinetti spara a zero sull’ALRA,
dice che il suo partito “sta
diventando verde di disperazione”, dà la colpa ai radicali,
smaschera la nuova vela per Berna
dicendo che l’ALRA non è altro
che una scopiazzatura della realtà
zurighese dove i liberali
verdi
hanno
registrato
un grande
successo.
L’ A L R A ,
invece, per
q u a n t o
“generosamente
finanziata dal
partito”
di
successo non ne
ha avuto affatto,
s e c o n d o
Righinetti.
Una mazzata
a Capitan
Merlinghi
Un colpo durissimo non solo
per l’ALRA, ma anche per il
presidente Giovanni Merlini che
11
17 luglio 2007
in quei giorni si fa fotografare da
Illustrazione ticinese mentre è
tutto intento nelle sue attività
veliche, circondato da barche che
sembrano
delle
banche
galleggianti, come Alinghi.
La sera prima della mazzata di
Righinetti, invece, Merlini è
intento nel suo lavoro di
presidente.
Si trova al Grottino ticinese di
Bellinzona, per l’assemblea
dell’ALRA. Fa passare l’idea della
‘lista verde’ per le votazioni
federali. Ci sono 5 nomi, tutti
maschi. Non si è stati capaci di
trovare una sola candidata
femminile. Penoso.
Una gretta
logica mercantile
“Merlini - dicono le cronache ha spiegato come la decisione di
formare una seconda lista sia
dovuta a scelte tattiche e
strategiche e come non sia
possibile, per il PLRT, lasciare un
tema
importante
come
l’ambiente ad estremisti come
Savoia”.
Doppiamente penoso: prima di
tutto ci chiediamo cos’avrà mai di
estremistico Sergio Savoia.
Secondariamente traspare con
chiarezza la vera ragione che ha
fatto nascere l’ALRA: essere
presenti sul fronte ambientale a
costo di sprofondare nel ridicolo
pur di togliere un po’di vento, un
po’di voti, un po’di mercato a chi
di ambiente già si occupa e si
preoccupa davvero, come noi, che
facciamo questo giornale, e come
tutti quelli che amano questo
Paese. Il PLR in realtà non
combatte per l’ambiente, contro
l’effetto serra o per il destino
della Terra per ragioni etiche,
magari per salvare il pianeta, ma
unicamente in una meschina e vana
logica mercantile.
Numero 3
l’aria di domani
HarmoS,
17 luglio 2007
di Red Panda e Sidney Rotalinti
leave the kids alone!
Il concordato sull’armonizzazione della scuola elvetica è la prova definitiva che in Svizzera
c’ è gente che lavora attivamente per rendere obbligatorio tutto quello che non è vietato.
In una nota barzelletta, molto
razzista, Gesù Cristo si aggira per
la Palestina, incontra un piangente
bambino cieco e lo miracola in
quattr'e quattr'otto. Poi fa la stessa
cosa con uno storpio. Alla fine si
imbatte in un terzo bimbetto che
piange a dirotto e glie ne chiede il
motivo. "Piango perché sono
svizzero tedesco, signore".
Sentite quelle parole disperate dice la barzelletta - Cristo fu preso
da profonda pietà, si assise e
pianse con lui.
HarmoS si scrive
con la ‘s’ maiuscola
Quel bambino si chiamava
HarmoS, con la esse maiuscola.
Da lui ha preso il nome l'omonimo,
contestato piano di armonizzazione scolastica della
Confederazione elvetica. Anzi!
Quel bambino è HarmoS, il
Concordato sull'armonizzazione
della scuola obbligatoria, in
carne ed ossa, integrato da alcune
"armonizzazioni" minori che
riguardano il Liceo.
Secondo Diego Erba, direttore
della Divisione della scuola, reduce dalla Conferenza dei
direttori cantonali della pubblica
educazione HarmoS è una “bella
vittoria” per il Ticino. “Siamo
riusciti a mantenere la durata
della scuola media a 4 anni e la
scuola elementare resterà di 5.
Inoltre la lingua italiana sarà
offerta agli allievi degli altri
cantoni".
Basta visitare il sito internet del
SISA (Sindacato indipendente
studenti e apprendisti) per valutare
che bella vittoria possa essere stata
l’adozione di HarmoS per il
Ticino.
tempo possibile a contatto con le
mucche dell’alpe o il
laboratorio dei suoi genitori?
Molti maestri fanno fatica a capire
che la scuola non è il centro del
mondo, altri si sorprendono
quando vedono bambini brillanti e
spigliati che non hanno mai
frequentato l’asilo.
La grande
pastorizzazione
La famiglia?
Che famiglia?
La storia di HarmoS è quella di
un’assurda pretesa, quella di
uniformare tutto, in barba al
vecchio buon senso federalistico.
I bambini di Oerlikon e quelli di
Mesocco saranno soggetti alle
stesse regole di comportamento,
gli stessi schemi didattici, gli
stessi orari, gli stessi calendari.
HarmoS è il bambino medio
svizzero. Tutti dovranno fare come
lui. L’idea è tanto indegna quanto
quella di clonare un mammut
morto per farlo diventare vivo.
Ad essere malsana è proprio
l’idea di fondo. Questa
pastorizzazione degli animi
diventa particolarmente assurda
laddove si rende l’asilo
obbligatorio a 4 anni! Perché
mai la scuola dovrebbe essere
indispensabile? Certo molti
genitori hanno bisogno dell’asilo.
Ma perché mai il figlio, mettiamo,
di un contadino o di un artigiano
non dovrebbe poter stare tutto il
Il bambino che non si sentisse
pronto, che avesse bisogno ancora
della famiglia, da oggi sarà
costretto per legge ad iscriversi
all’asilo a 4 anni. Anzi, a scuola.
Quale imprinting riceverà?
Quale natura, in un parco giochi
con due altalene e uno scivolo, coi
fiori di carta, gli animali di pezza,
le montagne incorniciate ai muri
e i laghi nelle pozzanghere? Chiuso
in un piccolo universo inventato
dai “grandi”, gli riuscirà difficile
percepire la grandezza della terra,
del cielo, le distanze e i colori
delle montagne. Di certo lo
troveremo, inibito dalla nuova
legge, nel suo minuscolo spazio
ben limitato, coi ritmi di vita di un
piccolo operaio, sempre uguali, in
una piccola fabbrica di uomini e
donne. Si direbbe la realizzazione
di quel “controllo del pensiero”
cantato e predetto dai Pink Floyd.
Ma ne va soprattutto della libertà
individuale, della possibilità di
12
l’aria di domani
Numero 3
17 luglio 2007
...e MauroS
promoveatur ut amoveatur
Ma succede di peggio: il Consiglio federale mette Mauro Dell’Ambrogio alla testa del SEC,
l’organismo che governa la scuola, l’università, la ricerca e addirittura le questioni spaziali!
scegliere i momenti in
cui giocare, quelli in cui
imparare,
o
semplicemente quando
riposare, rilassarsi.
Il dr. Hamsterviel, ovvero il cattivo di Lilo e Stitch
Poteri
galattici
Pulcini
in fuga
L’hanno capito bene
quei bambini che il 18
giugno scorso, tre giorni
dopo la decisione di
istituire la scuola
obbligatoria a 4 anni,
hanno preso le chiavi del
portone e hanno lasciato il loro
asilo per andare in piscina, a
qualche centinaio di metri di
distanza. Volevano fare il bagno.
Chi poteva dar loro torto in quei
giorni torridi?
Attraverso imposizioni e
dettami, negando all’uomo di
domani la possibilità di scegliere,
HarmoS militarizza e controlla
con la scolarizzazione precoce.
Un altro mattone nel muro.
Quando rompono
si mandano a Berna
Ma il vero mattone è quello che
arriva l’8 giugno da un comunicato
del Consiglio federale.
“Su proposta del consigliere
federale Pascal Couchepin, il
Consiglio federale ha nominato
il ticinese Mauro Dell'Ambrogio
nuovo segretario di Stato per
ut amoveatur in salsa
bernese se non fosse per gli
immensi mezzi, poteri e
risorse che il Mega si
troverà ad amministrare.
l'educazione e la ricerca (SER).
La scelta del Collegio
governativo cade così su una
persona con grande esperienza
direttiva e un percorso
professionale di spicco nel campo
dell'educazione e della ricerca.”
Viene in mente l’ironia dei
coniugi Wermelinger, Max e
Margrit, i primi corrispondenti
della stampa svizzero-tedesca in
Ticino, lui per la NZZ, lei per Radio DRS. I Wermelinger dicevano
che i ticinesi hanno la buona
abitudine di mandare a Berna
quelli che non sopportano più di
tenersi in casa. “Promuovere per
rimuovere”, vecchia locuzione
latina.
Mauro Dell’Ambrogio, detto
“il Mega” dai tempi in cui era
comandante della polizia, sarebbe
un caso da manuale di promoveatur
13
“Aggregata al DFI, la
SER prepara le decisioni
per una politica coerente
nel campo della scienza,
della ricerca e delle scuole
universitarie e si occupa
della loro attuazione.
Inoltre è l'autorità federale
preposta alle questioni di portata
nazionale e internazionale
concernenti l'educazione in
generale,
l'educazione
universitaria, la ricerca
scientifica e applicata e le
questioni spaziali. La SER conta
attualmente 100 collaboratori e
dispone di un budget annuo di
circa 1,7 miliardi di franchi”.
Perbacco, vengono in mente
anche le brame di potere
sull’Universo del dottor
Hamsterviel, gerbillo Disney
convinto di essere un criceto.
Il Mega ha finalmente raggiunto
la stanza dei bottoni dei Massimi
sistemi galileiani. Persino le
questioni spaziali. Dunque, d’ora
innanzi, se vedete un marziano
sapete cosa fare, chiamate Berna
e chiedete del grande Gerbillo.
Numero 3
l’aria di domani
La truffa
dei sacchi
colorati
È bello vedere tanta gente che si
impegna a riciclare i rifiuti. A
parte la trasgressione dei primi
giorni, Bellinzona ha seguito
diligentemente l’obbligo di usare
i sacchi con la tassa.
I nuovi sacchi dell’immondizia
hanno colori vivaci, solari, niente
a che vedere col cupo sacco nero
che ricorda trame da film giallo.
Ora è il sacco ad essere
giallo, arancione, rosso. Ma
perché tanti bei colori? La
gente ha imparato in fretta
a separare i rifiuti, ma a che
pro?
Ha senso
l’impegno
dei cittadini?
17 luglio 2007
Nei comuni dove è arrivata la tassa sul sacco
le gente ha imparato in fretta a separare e
riciclare i rifiuti. Ma a cosa serve il riciclaggio
se, nel contempo, in barba alla volontà
popolare, si sta costruendo un vecchio forno a
griglia da 140 mila tonnellate nel cuore del
Piano di Magadino dove, alla fine, tutto verrà
rimescolato, bruciato e trasformato in fumo e
polveri fini?
mescolati nello stesso forno.
I rifiuti li paghiamo
tre volte
Che razza di presa in giro è
questa? Perché siamo chiamati a
pagare la tassa sui rifiuti, la tassa
sul sacco e ancora un
inceneritore da 250 milioni di
franchi che daremo in parte alla
Von Roll e in parte al defunto
architetto Vacchini per il suo
progetto bugnato? Ma il quesito
che ci preme è anche un altro: se
è vero che tutti abbiamo imparato
quanto sia importante riciclare è
anche vero che i sacchi colorati
oggi risultano meno della metà
rispetto a qualche settimana fa,
quando
eravamo
ancora
“ignoranti”. Basti
guardare i cassonetti,
che prima scoppiavano
di immondizia. Oggi
sono semivuoti.
Bellinzona: poche ore prima
della raccolta i cassonetti
sono quasi vuoti
I dubbi
delle persone
ragionevoli
Ma allora perché
stiamo costruendo un
inceneritore
da
140’000 tonnellate di
spazzatura all’anno se
faremo fatica a
produrne
50’000
tonnellate? Faranno
arrivare i rifiuti da
Milano e dintorni a
bruciare qui, sotto il
nostro povero naso.
Ricordiamoci di accendere un cero per i
nostri ricorsi al
Tribunale federale.
Quando si crede in
qualcosa tutto è
possibile.
A parte farci pagare una
tassa, i colori non servono
assolutamente a nulla, se
non a farci dimenticare che
i
nostri
rifiuti,
accuratamente separati e
portati in discarica, e i
nostri sacchi rossi, e i
vecchi sacchi neri dei
comuni ‘non allineati’, e le
bottiglie di plastica, le
lattine, il ferro e gli
ingombranti; tutto, ma
proprio tutto, andrà a finire
nello stesso posto: un
inceneritore. Niente verrà
riciclato: i rifiuti, di
qualsiasi tipo, andranno
14
Numero 3
l’aria di domani
17 luglio 2007
Il blues dell’autobus
“Vivo en la caretera” cantava nel
si lamentava. Tranne i signori dei
suo blues lo spagnolo Miguel Rios
trasporti. Bellinzona, patrimonio
negli anni ’80.
dell’umanità, protetta e curata
Ai bellinzonesi e agli avventori
dall’UNESCO, custodita dai
del centro storico sarà vietato
attraversare con calma le
stradine, miracolosamente
pedonalizzate qualche anno fa.
Per decisione del Comune
(imbavagliato come al solito il
sindaco dagli altri municipali)
ora il centro è in fase di parziale
riapertura al traffico degli
autobus, sproporzionati e
sempre semivuoti.
Noi – ci assicurano – potremo
continuare a vivere “en la
caretera”, nel cuore di
Bellinzona, ma non sarà la stessa
cosa. Certamente l’idea di
“trafficare” il centro storico è
stata di qualche municipale a
corto di sentimenti verso la propria città. Non si era mai visto
un simile balzo all’indietro. Il
Municipio aveva lavorato 20
anni per raggiungere la quiete Come faranno a passare di qui?
nel nucleo, e davvero nessuno (Senza investire nessuno, s’intende)
15
castelli, con un prezioso centro
storico pedonale torna a revocare
la pace, ripristinando il traffico,
tanto da dover costringere il resto
del mondo ad inventare un
orribile
neologismo:
“spedonalizzazione”.
I genitori non potranno più
lasciar correre i loro figli nel
centro, niente biciclette,
carrozzine né cani. Oggi c’è
ancora un gran viavai, e si
mangia il gelato, mentre i
bambini giocano in mezzo alle
strade del centro rianimato
della città.
Non basterà stare attenti, ora
che ci hanno abituati ai ritmi di
un luogo senza traffico.
Saremmo i soliti ansiosi, ma il
rischio di incidenti è reale e
davvero non vale la pena di
mettere in gioco la vita dei
bambini per accontentare
ancora una volta i sovrani dei
trasporti. Ci pensino bene, i
“trafficanti” del nostro centro
storico, prima di svenderlo.
l’aria di domani
Numero 3
17 luglio 2007
GAB
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