Edimar 1: I miei occhi sono diventati azzurri

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Edimar 1: I miei occhi sono diventati azzurri
Edimar 1: I miei occhi sono diventati azzurri
Il sipario si apre mentre si sente la canzone “Romaria”, cantata dall’esterno per
dare subito l’idea della dolcezza del cambiamento. Terminata la canzone, il
Narratore presenta i personaggi, che entrano dalla platea sul palco:
Edimar (al centro, viene illuminato dall’occhio di bue, mentre gli altri sono in
penombra) menino de rua (ragazzo di strada)
Leandro, vicino di casa di Edimar
Sergio, vicino di casa di Edimar
Ivan e sua sorella Andreia, amici di Edimar
Tiào, capo di una banda di trafficanti, la banda Adidas
Sémea, insegnante di storia alla Quadra 120
Gloria, insegnante di geografia alla Quadra 120
Don Marcos, sacerdote di Minas Gerais
Regis, altro capo di una banda di Samambaia
Narratore: Il Signore attraverso la storia di questi personaggi ha voluto dirci
che Lui stesso entra e permane nelle vite dei meninos de rua, come nei
bambini di Beslan, nei ragazzi soldato, negli abbandonati, in modo che tutti ci
accorgiamo che Lui è vivo e vuole essere amato.
Scena: Samambaia (una bidonville dove c’è solo sporcizia e disordine)
Atto primo
Scena prima: Menino de rua
Samambaia
Narratore (in scena): A 11 anni, nel 1989, Edimar si trasferisce con il padre a
Samambaia. Polvere e caldo segnano l’inizio di Samambaia. Non ci sono, in
casa e nelle strade, né energia elettrica né fognature. Il padre di Edimar è un
vetturino e possiede un carretto che il ragazzo impara ad usare. Edimar svolge
piccoli trasporti, accompagnato a volte da Sergio e Leandro, due vicini di
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casa.(si allontana...)
Tra gli 11 e i 12 anni Edimar diviene un menino de rua (ragazzo di strada).
Per le strade disastrate di Samambaia, mentre bivaccano...entrano in scena
Leandro: Cosa significa essere un menino de rua?
Edimar: Un ragazzo di strada può andare a scuola, giocare, incontrare gli
amici, ma prima o dopo le lezioni vaga per la città, chiede l’elemosina, vende
dolci o piccoli oggetti. Di notte il nostro gran divertimento sono i bailes funks,
feste molto violente organizzate nei quartieri o in appositi spazi per la danza. I
meninos de rua sognano di spostarsi nelle grandi città per entrare nelle bande
più organizzate dei trafficanti di droga.
Leandro: E tuo padre, non dice niente?
Edimar: Lui è un alcolizzato ed ex detenuto, ha accessi di violenza contro mia
madre e i miei fratelli, io non lo sopporto e sto sempre per strada. Non vale la
pena di vivere con lui, non sa cosa vuol dire affetto, i suoi modi sono sempre
burberi e si sente che non ama nessuno se non la sua bottiglia di vino...
Leandro: E dei tuoi fratelli non t’importa nulla?
Edimar: Non ho rapporti significativi con loro, né di amicizia né di inimicizia.
Ormai faccio parte della tua famiglia, sono amico di Sergio, Ivan e di sua
sorella Andreia.
Leandro: Perché oggi, visto che non abbiamo nulla da fare, non andiamo a
Lago Sud, uno dei luoghi più belli di Brasilia? Mi piacerebbe stare un po’ con te.
Edimar: Già. Prendiamo i cavalli di mio padre e via come il vento nella periferia
di Brasilia, sai che goduria!
(Canto o balletto che denotino spensieratezza, quindi dolce e cadenzato...
tipico brasiliano
o latinoamericano...)
Al termine della giornata ritornano a casa e...
Leandro: Finalmente a Samambaia!
Edimar: Abbiamo tirato i cavalli, ridendo a crepapelle! Ci siamo proprio
divertiti! E’ stato bello stare con te, sei un vero spasso!
Leandro: Già. Perché dopo la cavalcata di un’ora senza sella, nessuno dei due è
più riuscito a stare a cavallo, eravamo tutti indolenziti...(toccandosi
ripetutamente il fondo schiena).
Edimar: Sì, ma ora come facciamo? Non abbiamo rubato nulla e non abbiamo
soldi per mangiare e....
Escono ridendo dalla scena, si affievolisce la luce...
Scena seconda: La “banda Adidas”
Samambaia
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All’alba del giorno dopo, sempre per strada... (la luce pian piano aumenta)
Musica forte e allegra...
Leandro: Edimar! Mi hai chiamato così all’improvviso! Cosa è successo? È
l’alba!
Edimar: Sono entrato nella famosa Banda dell’Adidas!
Leandro: Cosa! Nella Banda dell’Adidas?!
Edimar: Beh, cosa c’è che non va? Tiào, il nostro capo, ha una fiducia
incondizionata in me. Mi dà un appoggio quasi paterno, e ammira la mia
furbizia e intelligenza. Vivo a casa sua adesso, e la droga che mi dà, è di
ottima qualità.
Leandro: Ti droghi anche?
Edimar: Certo! Anche Sergio e Ivan sono con me, e siccome Tiào è in prigione
stiamo rubando per mantenergli la famiglia e per pagargli l’avvocato. Vuoi
unirti a noi? Abbiamo bisogno di braccia per aumentare la somma che ci
serve...
Leandro: Senti, Edimar, per te resterò sempre un fratello minore, ma non
diventerò mai un membro della Banda dell’Adidas.
Edimar: Perché? Noi abbiamo abiti della stessa marca, facciamo liti per la
strada, facciamo uso quotidiano di merla o marijuana, scontri armati con la
polizia, cattiva fama a scuola, non che sia molto contento di queste cose, ma
almeno stiamo insieme.
Leandro: Questa è la vita che hai scelto, io ne ho scelta un’altra.
Edimar: Sei un fifone e un perbenino, ma sei uguale a me e un giorno ti
pentirai di non aver seguito il mio modo di vivere, qui ti fanno a pezzi se non
usi i loro metodi. Si allontana triste dall’amico (quasi minacciandolo ed
imprecando)....
Canto e ballo di Edimar che lo prende in giro per il suo perbenismo e risposta
di Leandro che cerca di dare le sue motivazioni... (quasi un dialogo tra sordi...
in due punti diversi della scena; verso la fine Leandro se ne va via solo ed
Edimar viene attorniato dai suoi compagni balordi).
Scena terza: Quadra 120
Scuola Quadra 120
La scena si apre davanti alla scuola che Edimar frequenta.
Entrano Gloria e Sémea, le due insegnanti di storia e geografia, davanti alla
scuola.
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Sémea: Hai visto questa scuola? Non ha neanche le mura. E io sono l’unica
insegnante di storia, per tutti questi ragazzi.
Gloria: Da quando lavori qui?
Sémea: Ho iniziato in giugno, prima dell’inaugurazione ufficiale, mentre gli altri
insegnanti sono arrivati a novembre.
Gloria: Grazie per avermi ceduto le tue ore. Dovevo terminare il programma, e
visto che tu lo avevi finito, ti ho chiesto questo favore.
Sémea: Non c’è di che. E poi se non lo avessi fatto non ci saremmo neppure
conosciute e non saremmo diventate amiche.
Gloria: Sai, è difficile lavorare con questi ragazzi in questa scuola, ma ciò
che mi aiuta a ritornarci ogni giorno è un desiderio di bellezza, di giustizia, di
verità che sono certa alberga nel cuore di ogni uomo e che ho imparato ad
amare grazie ad amici che mi hanno aiutata a comprendere meglio il mio
incontro
con Gesù Cristo.
Sémea: Anch’io desidero che ciascuno di loro, in un posto così violento,
incontri la possibilità di un appassionato amore al mistero e al loro destino, con
un calore e un affetto che solo Cristo sa dare e costruire nella storia di ognuno.
Gloria: E’ vero, se non avessi incontrato amici così appassionati al loro lavoro,
non avrei la coscienza che, anche in un luogo così drammatico, puoi essere
fattore interessante, creatore di realtà capaci di condurre ad un cambiamento,
in quanto soprattutto qui il nulla sembra guadagnare sempre più terreno
rispetto al desiderio di una positività di vita, che tuttavia rimane in chiunque di
noi, anche sotto una montagna di detriti.
Infatti è da giorni che mi frulla un’idea: perché non chiediamo ai nostri
ragazzi di frequentare la scuola anche il sabato? Ho visto che sono molto soli,
sbandati, bisognosi di compagnia e di attenzione educativa, oltre alle nozioni
da imparare.
Sémea: Dice bene Filippo che per chi ha incontrato l’esperienza cristiana,
la vita acquista una pienezza che per altri è inimmaginabile: tutto è accostato
con vivacità ed amore, pur chiusi nel proprio limite umano.
Entra Sémea, chiama i ragazzi con un cenno della mano e i ragazzi si
avvicinano: tra loro c’è anche Edimar.
Gloria: Ragazzi, perché non frequentiamo la scuola il sabato?
Ragazzi: Non ci attira molto questa idea.
Gloria: Dopo le lezioni offriremo la merenda, ascolteremo musica insieme e
giocheremo a calcio nel campetto qui a lato.
Ragazzi: Questo sì che ci attira!
Edimar si avvicina a Gloria.
Edimar: Perché ti preoccupi di ragazzi come noi?
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Gloria: Io mi preoccupo di ognuno di voi, Edimar.
Edimar: Anche di me? Se tu sapessi quello che sono non ti piacerei più.
Gloria: Non farebbe differenza.
Sémea e gli alunni si dirigono verso la classe, quando, ad un certo punto...
Edimar (gridando rivolto ad un compagno più piccolo di lui): Tu mi hai
scocciato, ora ti picchio!
Sémea (lo blocca per la maglia): Se fai un’altra volta una cosa del genere a
uno dei tuoi compagni, le prendi da me!
Edimar si allontana in silenzio e va verso l’entrata della scuola.
Alunno (all’insegnante): Sémea, tu sai chi è quello lì? E’ Edimar, un bandito. E
tu vai a metterti contro di lui?
(Canto o ballo forte...Quasi una lotta...)
Dopo un po’ entra, in classe di Sémea, Edimar.
Sémea: E tu che ci fai qui?
Edimar: Ho litigato con un’insegnante e ho dovuto cambiare turno, non la
sopportavo più, voleva per forza che studiassi.
Sémea: Beh, se è così, rimani pure, ma sappi che anche con me devi studiare
e rispettare i compagni e gli adulti.
Edimar: Non sarai certamente tu a mettermi il morso come io facevo ai cavalli
di mio padre!
Sémea: Lo vedremo, ti faccio un promessa: ce la metterò tutta affinché tu
impari! Perché ho imparato anch’io che il progresso dell’uomo non consiste nel presum
Il giorno stesso, Quadra 120, uscita della scuola, Gloria e il marito stanno
passeggiando e chiacchierano.
Marito: Allora com’è la tua vita qui?
Gloria: Oh, io mi arrabbio, tento di risolvere i problemi dei miei ragazzi
cercando in tutti i modi di tenerli occupati affinché non permangano sulla
cattiva strada, proponendo tanti lavori e presentando la materia nel modo più
interessante e vicino alla loro esperienza, ma i risultati con alcuni sono molto
lenti e a volte nulli! Vorrei tanto aiutare Edimar, è un ragazzo di strada e a
scuola non viene per studiare, ma per rubare. Vorrei tanto che conoscesse
Cristo e trovasse in lui motivo di impegno e di speranza in un mondo migliore.
Marito: Ma chi vuoi aiutare?...Quel teppistello di cui mi hai parlato? E come?
Gloria: Vorrei adottarlo.
Marito: Non se ne parla proprio! Tu sei pazza, come facciamo con tanti
problemi che
abbiamo e tante difficoltà di tempo e di lavoro?
Gloria: Tu sai bene che il mondo non si cambia con le rivoluzioni e con le
guerre, ma con l’amicizia e la discrezione, comunicando ciò che ci dice
continuamente il Giuss: “Bisogna essere cristiani, e dirlo al mondo intero,
questa è l’unica rivoluzione che cambia l’uomo, e quindi cambia me”.
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Silenzio e tristezza di Gloria...(canto di Chieffo. “Abbiamo suonato sulle vostre
aie”, da dietro le quinte, mentre i due camminano...)
Marito: E quell’insegnante giovane...Sémea, è una brava insegnante?
Gloria: Oh sì! Quando i suoi ragazzi arrivano a scuola li abbraccia e scopre se
sono armati. Se lo sono chiede che mettano da parte le armi durante la
lezione. Sai, quando Edimar non si presenta a scuola perché la notte si è
drogato, Sémea manda Leandro a chiamarlo. Poco alla volta Edimar, Leandro,
Sergio, Ivan, Ròmulo, Alex, Aguinaldo, Netinho e altri ragazzi stanno
cominciando a partecipare ai giochi del sabato, stanno diventando veramente
amici.
Grazie a lei, la scuola sta diventando un punto di riferimento in Samambaia: il
luogo in cui i ragazzi possono vivere in pace per alcune ore e incontrare gli
amici. Sai credo proprio che cercherò di aiutarla di più, è necessario e tu non te
ne lamenterai, vero?...
Marito: Va bene, se ciò ti rende felice, se avrai bisogno del mio aiuto ti sarò
accanto... ma non chiedermi troppo.
Gloria: Grazie, so che di te posso fidarmi.
(Arrivano i ragazzi e si avvicinano con atteggiamenti di affetto, ma anche in
modo spavaldo e birbante....
Si allontanano fumando o facendo chiasso dando fastidio alle ragazzine...)
Canto e ballo dei ragazzi di strada, scanzonati....
Scena terza: Occhi scuri
Scuola Quadra 120
Arrivano Sémea ed Edimar
Sémea: So che forse sarai bocciato, non sei mai attento in classe, sei solo
temuto da tutti, ma perché non scoprire un interesse nuovo con me? Vieni agli
incontri di Scuola di comunità. Puoi incominciare da quest’anno.
Edimar: Perché no? Forse c’è qualcosa di buono che anch’io posso fare in
questo mondo maledetto...
(escono dal fondo)
Entra Sergio, ed Edimar, uscendo di nuovo, gli si avvicina...
Edimar: Perché non vieni anche tu? Io ed altri amici ci andiamo. Il sabato
passo da casa di Ivan e Andreia e percorriamo la strada abbracciati per andare
agli incontri. A Scuola di comunità non parlo ma sto attento. Capita poi, certe
volte, che ricordo e dico agli amici: “Non è questo che Sémea ha detto
all’incontro” oppure li esorto: “Non dimenticare quello che Sémea ci ha detto”.
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Sergio: Cosa? Sei impazzito? Lentamente stai smettendo di frequentare
balli e proibisci a Leandro di partecipare alle iniziative della banda e di fare uso
di droga. La tua vita è sempre stata: droga e furti, scontri armati con la polizia,
aggredire ed essere aggredito, essere catturato e fuggire. Tu generalmente
svolgi la funzione di aviào. Non sei solo l’uomo di fiducia del capo, ma quasi un
figlio per Tiào. Alcune volte ti fai arrestare, perché sei minorenne, per evitare
la prigione ad un amico adulto. Io e te abbiano perfino formato una banda in
Tanguatinga. Tu fumi merla tutte le sere!
Che razza di novità è questa? La scuola di comunità, ma di cosa si tratta? E
poi, non ti ho mai visto cantare e adesso fischietti Freedom (lo fa anche lui)...
schioccando le dita!
(ed Edimar inizia a cantare e a ballare...)
Edimar: Quelli che parlano sono i miei occhi scuri. Sémea vede che sta
succedendo qualcosa nella mia vita, e mi ha invitato a partecipare alle vacanze
di gennaio degli studenti di Comunione e Liberazione, e io ci andrò!....
Canto o balletto in cui i due si abbracciano e dimostrano amicizia ed affetto
Oppure canzone di Chieffo: “Lasciati fare”
Scena quarta: Le vacanze
Miguel Pereira
In pullman, entrano una ventina di ragazzi, tra cui Edimar, e qualche adulta,
tra cui Sémea, in breve sono tutti seduti. Sémea vicino ad Edimar, in fondo...
Sémea: Perché stai zitto?
Edimar: Non mi va, contenta?
Sémea: Su esponiti, confessami i tuoi timori. Qui sono tutti uguali a te.
Edimar: Uguali? Provengono tutti da famiglie di classe media, una realtà
diversa dalla mia. Loro non hanno mai provato quello che ho vissuto io. Qui in
fondo nessuno può indovinare cosa io sia.
Sémea: Qui nessuno può sapere ciò che hai potuto fare o puoi ancora
fare. Ti considerano tutti come uno di loro. Ti considerano Edimar, sempre
capace
di
sorprendere
gli
amici
perché,
inaspettatamente
e
contemporaneamente, è: ribelle e rispettoso, affettuoso ed esplosivo, spiritoso
e triste, non immaginano come sia sorprendente la sua vita.
Si avvicinano altri amici, nel pullman...
Sémea: Allora, ti è piaciuto stare con noi?
Edimar: Sì, mi sono abbastanza divertito.
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Sémea: Solo abbastanza?
Edimar: Mi sono divertito da morire. E’ una esperienza di felicità e amicizia mai
vista prima: svegliarsi, far colazione tra risate e scherzi, pregare insieme, fare
una gita e giocare, poi riposarsi, dividere uno spuntino, cantare, nuovi giochi,
nuovi amici.
Sémea: Oggi poi la messa di Don Marcos, il sacerdote di Minas Geiras, mi ha
sorpreso
per quello che ha detto e a te?
Edimar: “E’ solo la sorpresa di una presenza amorosa e misericordiosa che ti
cambia.”
Sémea: Infatti le sue parole chiudono la vacanza. A meno che voi non
inventiate qualcos’altro...
Canto e ballo: Chieffo: “Canzone degli occhi e del cuore...”
Infatti la sera, nell’albergo, davanti alle porte delle camere dei ragazzi di San
Paolo e di Rio... Entrano Edimar e cinque ragazzi di Brasilia.
Un ragazzo di Brasilia a Edimar: E’ tutto pronto. I rospi che abbiamo catturato
questa mattina sono nei loro barattoli.
Edimar: Allora è tutto okay? Voi tre metterete alcuni rospi nella camera di
quelli di San Paolo, mentre noi tre in quella dei ragazzi di Rio. 1...2...3... Via!
I ragazzi buttano i rospi e scappano velocemente.
Narratore: Quella sera i ragazzi di Rio e di San Paolo gridarono così tanto da
svegliare tutto l’albergo!
(continua il balletto o una musica che facciano rivivere il chiasso creato da
questo scherzo)...
In pullman, al ritorno dalle cascate di Miguel Pereira, medesima scena iniziale
Sémea: Quello di ieri sera è stato un tiro mancino.
Edimar: Geniale, eh?
Sémea: Non dovrei dirlo, ma è stata una bella mossa.
Ad un certo punto un rumore.
Edimar: Che succede?
Sémea: Un guasto al pullman. Dovremo scendere tutti.
I ragazzini si alzano e si allontanano dalle sedie
Edimar: Che noia! Qui fa un caldo!
Sémea: E che vorresti fare?
Edimar: Io un’idea ce l’avrei.
Sémea: No! Edimar non ti allontanare!
Dopo un po’ Edimar ritorna in groppa a un vitello e con della frutta in mano,
tutti scoppiano a ridere e a gridare.
Edimar: Non vi preoccupate! C’è frutta per tutti! Arriva Edimar! Signore dei
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Vitelli!
(Tutti scoppiano a ridere e mangiano la frutta portata da Edimar)
(continua il balletto o la musica di prima che facciano rivivere il chiasso creato
da questo scherzo)...
Atto secondo
Scena prima: Questo prete è diverso
Miguel Pereira
Miguel Pere ira, entrano una decina di ragazzi, Don Marcos, che scherza un po’
con loro, ed Edimar, in disparte, dopo un po’ si avvicina.
Edimar a Don Marcos: Cosa vuol dire essere prete? E con le donne? Sa a me
piacciono molto...
Don Marcos: C’è un altro modo di vivere.
Edimar: Quindi si può anche rinunciare a tutto questo.
Don Marcos: Sì, se sei intenzionato a vivere solo per Dio.
Edimar: Quindi io potrei farmi prete?
Un ragazzo si avvicina ad Edimar: Ah ah! Edimar si vuole fare prete. Fa ridere,
non è vero?
Edimar: No, Don Marcos mi ha spiegato tutto, anche la storia delle donne.
Penso che vada bene per me, anch’ io voglio essere un prete come lui.
Don Marcos: Hai deciso! Hai deciso!
Edimar: Sì. E nessuno mi farà cambiare idea.
Don Marcos: Sai che dovrai affrontare grandi sacrifici.
Edimar: Certo, ma non mi importa.
Don Marcos: Beh! Devi prepararti a lungo, ti aiuterà la Scuola di comunità.
Edimar: Accetto, Don Marcos, però nella mia vita ho già fatto tutto quello
che puoi immaginare.
Don Marcos: Io posso immaginare una serie di cose...
Edimar: Tutto quello che puoi immaginare di sbagliato, io l’ho già fatto tutto.
Don Marcos: Tu vuoi ricevere il perdono di Dio? Se mi stai chiedendo se esiste
la possibilità per te, allora sì, esiste. La prima cosa da fare è chiedere perdono
a Dio per quello che hai fatto.
Edimar: Dio mi perdonerà?
Don Marcos: Certo! Sei pentito di quello che hai fatto?
Edimar: Io sono molto pentito. Se potessi tornare indietro, non farei nessuna
delle cose che ho fatto e non voglio farle più. Don Marcos, mi può confessare?
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Don Marcos: D’accordo...
(Don Marcos confessa Edimar)
Chieffo: “Padre”: “C’è la luce negli occhi di Dio, c’è la pace...tutto si compie
ora”.
I ragazzi escono e rimangono Don Marcos e Edimar soli.
Don Marcos: Edimar, io credo che tu debba tentare di uscire dalla banda.
Edimar: E’ difficile, perché si tratta di un patto: rompere questa strana legge
significa mettere a rischio la propria vita e quella dei miei amici. Tipo Sémea e
Gloria. Spesso mi chiedono cosa faccio, io vorrei rispondere, ma non posso: se
parlo rischiano la vita, possono morire se io racconto tutto. Io non penso a
giustificarmi o ad accusare nessuno, mi interessa quello che ho incontrato. Una
realtà nuova che inaspettatamente mi si è aperta. Anch’io posso essere prete?
Don Marcos: Puoi: prega, domanda a Dio di capire se è questo quello che Lui
vuole per te. Chiedigli che ti illumini.
Edimar: Ma Dio mi parlerà?
Don Marcos: Dio parla attraverso molte cose.
Edimar: Come hai fatto tu a sapere che Dio ti chiamava a essere prete? Dio
parla davvero con noi?
Don Marcos: Parla attraverso le cose che ti sto dicendo e gli amici che
hai incontrato, essi fanno parte del suo popolo e anche tu potrai fame parte...
(Edimar si allontana pensieroso e riflette su quello che gli ha appena detto Don
Marcos)
Canto di Chieffo:” La guerra” o “Il fiume e il cavaliere”.
Scena seconda: Gli occhi azzurri
Pullman
Medesima scena nel pullman. Edimar è seduto vicino ad un’insegnante: Rose.
Rose: Allora, ti sei divertito?
Edimar: Da morire. E’ la vacanza più bella che abbia mai fatto, anche se forse
non ne ho mai fatta una.
Rose: Hai imparato canzoni nuove?
Edimar: Un sacco.
Rose: E poesie?
Edimar: Anche quelle un sacco.
Rose: Vediamo se questa la conosci:
Dopo aver guardato a lungo il cielo
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in cerca di te, i miei occhi,
da scuri che erano, sono diventati azzurri
Dopo aver guardato a lungo la luna,
cercandoti,
i miei occhi sono diventati
così vaghi, insondabili
del colore della nostalgia.
E adesso nel mio petto
è una pioggia continua
che mi fa chiedere
e aspettarti
come un arcobaleno
che abbraccia la terra.
Così il mio cuore
vaga,
cercando,
ad ogni angolo,
in ogni volto,
lo Sconosciuto
che sta per arrivare.
Edimar: No. Mai sentita.
Edimar si va a sedere vicino a Sémea, con la testa sulle sue gambe.
Edimar: Sémea, un giorno i miei occhi diventeranno azzurri?
Sémea: Perché me lo chiedi?
Edimar: Me lo ha detto Rosilene.
Sémea: Se tu continuerai a stare nella nostra compagnia, certamente.
Edimar: Un giorno voglio diventare prete, come Don Marcos... Sémea, perché
hai simpatia per noi?
Sémea: Perché un giorno sono stata amata da qualcuno che non mi ha chiesto
niente, al quale non importava come io ero, mi ha abbracciata così come ero.
Edimar: Ma io, con tutto quello che ho combinato... alcuni di noi sembrano
rifiutare la possibilità di essere amati. Sémea, ti voglio far sentire una canzone,
ho cambiato il testo originale, mi piace tantissimo:
Sémea, ricorderò,
il giorno in cui ti ho incontrato,
quando mi hai accolto e mi hai parlato.
E mi hai dato un nome, Edimar, per me.
E una speranza al mio vivere.
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Le luci si spengono, si portano via le sedie, la scena si riapre davanti alla
scuola Quadra 120. Entrano Edimar, Leandro, Ivan e Andreia a braccetto...
Edimar: Ah! Nessuno ha i soldi per l’autobus, nessuno ha il telefono, la vita è
così povera! Ma sta diventando migliore e possiamo affrontarla tutti insieme.
Si avvicinano dei tipi loschi, Leandro, Ivan e Andreia se ne vanno...
Tipo losco: Ciao Edimar!
Edimar: Cosa volete, ragazzi?
Tipo losco: Vuoi fumare? E’ da tanto che non ti vediamo farlo!
Edimar: Questa è la vita che voi volete iniziare, io la voglio lasciare e voglio
smettere di fumare. Io con la droga ho chiuso.
I tipi loschi si allontanano, Edimar va a casa sua. Si siede e prende la Bibbia,
dopo entra Leandro.
Edimar: Ciao, Leandro. Tiào è in prigione.
Leandro: Leggi la Bibbia?! E’ tua?
Edimar: Tutti i giorni ne leggo un pezzo.
Leandro: Non so come sia successo, ma credo che tu abbia deciso di seguire
per sempre l’esperienza che hai incontrato. Credo che mi unirò a te, verrò agli
incontri del movimento.
Scena terza: Non è così facile
Quadra 120
Entrano Sémea ed Edimar a scuola...
Sémea: Credo che dovresti andartene da questa terra infame, lontano da
Brasilia, per uscire dal traffico di droga.
Edimar: Se mi chiedi di andare da Don Marcos, io ci vado di corsa.
Sémea: Potresti andare ad abitare presso una famiglia di un’altra città, senza
dare a nessuno l’indirizzo, così da poter cominciare un’altra vita. Un tale
cambiamento richiede che sia tu a deciderlo e liberamente.
Edimar: Mi concedi del tempo per pensarci?
Sémea: Non aspettare troppo, Edimar. Non perdere tempo, potrebbe essere
troppo tardi.
Edimar: Non è facile, Sémea, non è così facile tagliare i legami con la vita
vissuta finora.
Sémea: Su, entriamo in classe.
Ad un certo punto i rumori di macchine della polizia, entrano due poliziotti.
Poliziotto a Edimar: Ragazzo, ti dichiaro in arresto.
Edimar: Aiuto, Sémea, aiuto!
Sémea (gridando mentre portano via Edimar): Perché? Perché?
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Sémea e Gloria vanno alla centrale di polizia, ci sono i due poliziotti...
Poliziotto: Tutto sotto controllo, professoresse.
Entrano Tiào e il padre di Edimar.
Tiào: Mi dispiace, siamo arrivati prima di voi.
Poliziotto: Grazie delle sigarette, Tiào.
Tiào: Grazie per aver liberato Edimar, è come un figlio per me.
Entra Edimar.
Edimar: Ciao Tiào, ciao papà, è meglio che torni a scuola con le mie
insegnanti.
Arrivati di nuovo a scuola, Edimar trova una bottiglia di vetro e ne spacca il
fondo; vedendo Rose, una compagna di classe, la aggredisce...
Sémea, bloccandogli la mano: Se vuoi ferire qualcuno, comincia da me. Sono
tutte menzogne le cose che ci siamo detti? Non valgono niente? Quello che ci
siamo detti ieri a Scuola di comunità è menzogna?
Edimar: Rose, scusa.
Edimar non risponde, e se ne va, silenzioso...
Sémea: Questi episodi stanno accadendo più volte, dalle vacanze. Dopo ogni
scoppio d’ira, Edimar chiede scusa.
Gloria: Edimar non è mai stato un tipo indifferente e ha sempre trattato tutti
con rispetto.
Sémea: Da quando ha smesso di drogarsi, Edimar è ritornato un ragazzo
dolce, capace di attenzioni e di tenerezze.
Gloria: Suo fratello, invece, dice che Edimar sta diventando un idiota e
anche gli altri della sua banda si sono accorti che è cambiato; non va più ai
balli, non è più così furbo e, quando deve fare un lavoro con loro, sembra farlo
controvoglia; preferisce guardare le partite della Coppa del Mondo con Ivan,
Andreia, Sergio e Leandro, mangiando popcorn e bevendo succhi di frutta.
Sémea: Tiào è in allarme, sa che Edimar ha simpatia per lui, gli è ancora
fedele e gli obbedisce, ma di fatto non è più come prima: sta sempre con me,
e non solo lui, ma anche Ivan e Sergio. Domani dovrò partire per una vacanza;
ho saputo che la madre di Edimar sta male, gli ho fatto promettere che andrà a
trovarla a Ceilàndia.
Sémea e Gloria escono.
Tra le strade di Brasilia Edimar incontra Regis, boss in lotta con Tiào.
Regis: Ciao Edimar, sono Regis, un altro boss di una banda di Brasilia, molto
più forte della tua. Senti, so che Tiào deve starsene buono, perché è in libertà
condizionata e qualsiasi accusa gli procurerebbe un lungo periodo di
detenzione. Ho rubato un’auto, insieme la nasconderemo nel terreno di Tiào e
la venderemo, spartendoci il guadagno, tutti e due.
Entra Tiào.
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Tiào: Ho sentito tutto. Io ne pretendo una parte. Regis, sei un approfittatore,
lascia in pace Edimar. Allora, Edimar, non parli? Da che parte stai? Traditore!
Edimar: lo me ne vado, non voglio la mia parte di denaro.
Edimar incontra Ivan.
Edimar: Posso venire a casa tua?
Ivan: Come no? Ma certo!
Edimar: Andrò da mia madre, come ho promesso a Sémea, che mi manca
tanto.
Chieffo “Il viaggio” “... fammi camminare ancora ho perso tanto tempo...”
(coreografia e balletto del viaggio)
Scena quarta: Io non ammazzo più
Samambaia
Tra le strade di Samambaia camminano Leandro e Edimar.
Edimar: Voglio smettere di rubare per Tiào.
Leandro: Cosa hai detto?
Edimar (guardando il cielo): Se mi dovesse succedere qualcosa e tu non
m’incontrassi più, guarda quella stella, io ti vedrò e tu ti ricorderai di me.
Leandro: Andiamo a Scuola di comunità.
Alla 120 Edimar incontra Sémea, e l’abbraccia.
Edimar: Io voglio andarmene davvero da Brasilia. Mi dirai tu da chi posso
andare ad abitare.
Edimar la bacia e va da Leandro.
Edimar: Leandro, visto che oggi è il tuo compleanno stasera organizzeremo
una festa a casa tua, con musica e birra. Ci saranno tutti.
La sera, infatti, arrivano Ivan, Sergio, Patola.
Tiào se ne sta un po’ e poi se ne va dicendo: Io vado a fumare!
Edimar e Leandro ballano insieme, facendo ridere tutti...
Leandro: Bene, io torno a casa, fa freddo, e la festa sta terminando.
Entra Tiào
Tiào a Ivan: Ivan andiamo a comprare altra droga.
I due escono da soli.
Sergio a Edimar: Resta qui. Nessuno di loro due ha i soldi, vado a vedere cosa
fanno.
Ivan e Tiào parlano silenziosamente, ad un certo punto Tiào tira fuori una
pistola.
Sergio si avvicina a Ivan e tornano da Leandro...
Sergio: Edimar, stai attento, Tiào ti sta cercando ed è armato.
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Arriva Tiào, dopo un po ‘ anche Regis.
Regis a Tiào: Ehi, gigolò, come va?
Tiào: Cosa hai detto, come ti permetti di rivolgerti così a me? A Tiào! Tieni la
mia pistola Edimar, uccidi Regis.
Edimar: Io non ammazzerò Regis.
Tiào: Se tu non ammazzi Regis, devi ammazzare me. Ma domani tutta la tua
famiglia. morirà, perché quelli della banda sanno che sono qui e cosa ci sono
venuto a fare.
Edimar (restituendo l’arma a Tiào): Sei come un padre per me, ma io non
ammazzerò più.
Tiào (lo guarda furioso): Alza la testa quando ti parlo! Sembri mia moglie, che
quando le parlo abbassa la testa!
Edimar: Io me ne vado.
Tiào spara e lo colpisce al collo, Edimar cade...
Sergio: Tiào, smettila!
Tiào: Chi si avvicina a lui muore! Tu dovevi ammazzarmi o ammazzare Regis!
E scarica gli ultimi quattro colpi addosso ad Edimar, e fugge piangendo...
Ivan: Perché l’hai fatto, Edimar. Perché?
Entra Leandro.
Leandro: Edimar, no! No!
E piange, piangono tutti, tra tutte le grida e i pianti si sente Leandro che
guarda il cielo e dice:
Addio, Edimar. Ora sei in Paradiso! Finalmente sarai felice per sempre e
nessuno più ti farà del male!
Canto: “Hombres nuevos”
Ultima scena: La storia continua...
Narratore: Al funerale sono presenti gli amici della comunità e anche molti
della scuola che all’inizio avevano avuto paura di Edimar. Tiào e alcuni della
banda moriranno in modo violento. Ma altri hanno visto cambiare la propria
vita.
Ivan: “Era necessario che Edimar morisse perché io comprendessi cosa vuol
dire vivere. “
Narratore: Ora Ivan lavora nello studio di un’emittente radiofonica, Sergio è
muratore, Leandro lavora in banca, Andreia è segretaria in una clinica. I
genitori di Edimar hanno ripreso a vivere insieme. Gloria racconta: “Mio
fratello, alcolizzato, smise di bere quando cominciai a pregare per la sua
guarigione, per intercessione di Edimar”.
Entrano tutti gli altri attori che hanno recitato in Edimar.
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Attore di Edimar: Don Virgilio Resi ha scritto questa breve preghiera che
testimonia la novità avvenuta nella vita di Edimar, e chiede che lo stesso
avvenimento diventi amicizia, gioia e speranza per tutti.
Tutti gli attori:
Signore Dio,
che hai chiamato Edimar alla vita di fede
e hai realizzato nella sua persona il miracolo del cambiamento,
ti chiediamo:
fa’ succedere nella nostra vita la novità che abbiamo visto in lui,
dacci la gioia di ricordarti presente in compagnia di amici,
la decisione per aderire al cambiamento,
la forza per consegnarti la vita secondo il tuo disegno
e che la nostra amicizia sia testimonianza
della presenza tra noi del Tuo Figlio risorto.
Si ode il canto: “Povera voce..” (mentre tutti pian piano se ne vanno
irradiandosi verso il pubblico e scendendo dal palcoscenico, per significare che
da quel momento inizia la loro missione nel mondo...).
L ‘attore che ha impersonato Edimar torna sul palco vestito di bianco e dice:
“Madre Teresa di Calcutta ha detto: Non sono stata che una matita nelle mani
di Dio. Ora tocca a VOI...”.
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