Referendum, la posta in gioco

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Referendum, la posta in gioco
di Francesco Verderami
Referendum, la posta in gioco
arà referendum o plebiscito? Sarà un voto
S sul futuro delle istituzioni o sul futuro
del presidente del Consiglio? Non c'è dubbio
che il destino di Renzi sia legato alle riforme,
ma il fatto che il leader del Pd abbia deciso di
rimarcarlo, fino a far proprio l'evento, può
rivelarsi pericoloso.
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Tra referendumn e «plebiscito»
La posta in gioco del premier
Lupi: ci saremo solo se è per le riforme. Berlusconi: alla consultazione vinceremo noi
SEGUE DALLA PRIMA
Ancora qualche tempo fa il
risultato referendario appariva scontato, ma ci sarà un motivo se il premier, che l'estate
scorsa in Consiglio dei ministri scommetteva sull'«ottanta
percento di sì» nelle urne, ora
dice che «arriveremo almeno
al 55-6o percento». Il fatto è
che sul giudizio degli elettori
al di là del merito delle riforme
incidono i fattori
esterni, il contesto politico ed
economico. Ce n'è la prova nei
sondaggi sull'Italicum, che
negli indici di gradimento ha
avuto una curva calante pari a
quella di Renzi. È vero che accentrando su di sé la consultazione, il segretario del Pd cerca di creare un ponte per superare gli appuntamenti parlamentari ed elettorali del
2016: dalla legge sulle unioni
civili
una palla di neve che
al Senato potrebbe trasformarsi in una valanga
fino
alle Amministrative, dove i dirigenti del suo partito sperano
«al massimo in un pareggio».
Ma l'idea dell'uno contro
tutti sul referendum costituzionale è un azzardo, anzitutto perché il capo del governo
rischia di alienarsi quella fascia di astensionisti e di elettori di centrodestra a cui in
fondo piace il rinnovamento
della Costituzione. E certo
non potrebbe bastargli far affidamento sull'appeal personale e sui soli voti democrati-
ci: nell'analisi di fine anno fat- quistino Palazzo Chigi. La pata da Pagnoncelli sul Corriere rabola di Renzi è discendente.
si è notato come tra il gennaio Dai sondaggi , con qualsiasi
e il dicembre del 2015la fidu- scenario, continua a emergere
cia di Renzi sia scesa dal 47 al che i grillini vinceranno. La
34,3%, con una contempora- Casaleggio Associati sta allenea e vistosa riduzione della vando i suoi polli da batteria. E
forbice rispetto al Pd, passato allora devo fare di tutto perché
dal 38 al 31,2%. Per di più, du - Forza Italia recuperi consensi
rante un vertice con lo stato rispetto al mio indice di fidumaggiore dei democratici , cia personale che tocca il 2,r)%.
Renzi ha messo in conto che la E dopo le Amministrative ci
minoranza interna del partito batteremo al referendum, do«non ci aiuterà » nella consul- ve sono certo che vinceremo».
È da dimostrare che possa
tazione, anche se alla Camera
l'undici gennaio voterà coni - essere Berlusconi a intestarsi
pattamente a favore delle riforme.
Come non bastasse , l'operazione « one man band» del
premier ha innescato il malcontento nell'alleanza che sostiene il governo, ed è chiara la
distinzione che fa il capogruppo di Ap Lupi sulle due opzioni: «Se ci sarà da dare battaglia
con il referendum , per sostenere nel Paese il processo di
innovazione costituzionale al
quale abbiamo collaborato in
prima linea, noi ci saremo. Ma
non siamo disposti a partecipare a un plebiscito ». Se così
stanno le cose, perché Renzi
ha deciso di intestarsi per intero e da solo l'operazione? La
sua idea è che «comunque le
opposizioni faranno coincidere le riforme con me, e useranno il referendum come uno
strumento per mandarmi a casa», ancor più dopo le Amministrative che si preannunciano per il Pd ad alto rischio.
La tesi ha un fondamento,
visto che Berlusconi punta
proprio sull'uno-due per tentare il riscatto. Ancora ieri l'ex
premier ha sostenuto che «mi
toccherà tornare in campo per
evitare che i Cinque stelle con-
Il
«Renzi è in discesa
E Casaleggio sta
allevando i suoi polli
da batteria»
un'eventuale sconfitta del premier nella doppia sfida, men-
3 4 ,3
la percentuale
della fiducia al
premier Matteo
Renzi nel
sondaggio di
fine anno
realizzato da
Nando
Pagnoncelli per
il Corriere. Un
dato che tra il
gennaio e il
dicembre del
2015 è sceso di
12,7 punti
percentuali.
Anche il Pd,
rispetto al
passato,
scende nello
stesso periodo
dal 38 al 31,2%
tre sono chiare le ragioni che
dopo un'iniziale ritrosia
hanno spinto il leader del Pd a
«giocare d'anticipo», a osare
cioè l'uno contro tutti, rispetto
a quello che Verdini definisce
il «passaggio dirimente» della
legislatura e della carriera politica del suo giovane amico.
Una prova che gli stessi renziani prevedono molto dura, tra
«diserzioni e opposizioni» di
alleati e avversari: «Quella sarà
la loro occasione», ha ammesso pubblicamente il premier.
Così se il referendum si trasformasse in un plebiscito,
per Renzi sarebbe un'equazione con molte incognite, a partire dell'affluenza al voto: per
vincere infatti bisognerà portare gli elettori alle urne su un
tema che non scalda il cuore
della gente. Perciò il premier
ha alzato la posta della scommessa, conscio che la variabile
più importante sarà legata alla
condizione economica del Paese. E l'appuntamento in autunno sulle riforme, guarda
caso, è previsto in coincidenza
con la presentazione della legge di Stabilità.
Francesco Verderami
L _ -arala
REFERENDUM
CONFERMATIVO
L'art.138 della Costituzione prevede che se
una legge di modifica costituzionale non è
approvata da entrambi i rami del
Parlamento con la maggioranza dei due
terzi, questa può essere sottoposta a
referendum confermativo. In questa
consultazione non è richiesto quorum.
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