Istituto Elena di Savoia, la storia
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Istituto Elena di Savoia, la storia
1 La storia dell'Istituto Statale Elena di Savoia di Napoli Francesco Di Vaio, Carmela Fazione L'Istituto Elena di Savoia nacque dalla fusione di due Regie Scuole professionali femminili: "Regina Margherita" e "Regina Elena" di cui si riassume la storia. R. Scuola professionale femminile "Regina Margherita" Scuola commerciale femminile (1879) La scuola nacque nei primi mesi del 1879 per iniziativa del professore Alessandro Betocchi, primo Direttore dell'Ufficio della Camera di Commercio di Napoli e autore nel 1874 di un'importante monografia sull'economia napoletana i, inoltre docente di Statistica ed Economia nell'Istituto Tecnico di Napoli. Il «nostro egregio professore pose in opera tutta la sua solerzia per far comprendere alla Camera di Commercio, alle Rappresentanze della Provincia, del Comune e del Governo medesimo i grandi vantaggi che sarebbero venuti alle famiglie agiate e specialmente al ceto commerciale della città nostra, qualora le loro figlie fossero state istruite in alcune ore al giorno nel maneggio degli affari di commercio ed innanzitutto nella contabilità»ii. La scuola, impiantata in alcune sale del Gesù Nuovo, al Largo Trinità Maggiore n°2 (ora Piazza del Gesù, nell'attuale sede della Scuola Media "Ugo Foscolo"), funzionava in orario pomeridiano dalle tre alle sei. Il 24 Settembre 1879, dopo sei mesi dall’inaugurazione, le alunne diedero un pubblico esame il cui risultato non poteva riuscire più soddisfacenteiii. Scuola di Arti "Regina Margherita (1886) Nel 1886 la Scuola, che risultava già intitolata alla Regina Margherita, aveva mutato il suo indirizzo scolastico da Scuola femminile di Commercio in Scuola femminile di Arti. L'attività si svolgeva in orario mattutino dalle otto alle undici e mezzo; si prestava l'insegnamento letterario (cioè non professionale) nelle classi elementari, vi era una classe di complemento alla 4 classe elementare (che allora era l'ultimo anno). 2 Le alunne erano circa 300. Nel pomeriggio dalle tre e mezzo, oltre la scuola di commercio, restata come ramo delle arti che vi si insegnavano, funzionavano i laboratori. Insegnavano otto femmine (sartoria, cucito, stiro, ricamo e tappezzeria, maglieria, meccanica, fiori artificiali, merletti, arte della crestaia) e tre maschi (passamaneria, incisione in legno, telegrafia). La Scuola era governata da un Consiglio Direttivo di cui era presidente il prof. Ferdinando Vetere, delegato del Ministero di Agricoltura e Commercio (socio dell'Istituto di Incoraggiamento, consigliere comunale, aveva scritto nel 1881 i programmi della Scuola Industriale A. Volta) e ne erano componenti, oltre il Direttoreiv, i delegati di ciascun ente che la sussidiava (Provincia, Municipio, Camera di Commercio). Una bella fotografia della Guglia dell'Immacolata (anni 1886 – 1890) ci permette di leggere sull'ingresso "Scuola femminile di Arti"v. La Scuola Professionale Femminile "Regina Margherita" nel 1902: abbiamo per l'inizio del Novecento due testimonianze importanti, quelle dell'Ing. Francesco Rispoli e della Commissione per l'incrementovi. Il primo espresse un giudizio negativo sulle scuole delle Opere Pie, perché si riducevano sostanzialmente ad attività di beneficenza e, perciò, non erano professionali. Erano prese, perciò, in considerazione, come tali, solo le scuole professionali femminili "Regina Margherita", del Ritiro Suor Orsola Benincasa, dell'Ecce Homo. La scuola Regina Margherita, fondata nei locali del Gesù Nuovo per iniziativa privata nel 1879, era stata riordinata con R.D. 24 giugno 1886, per effetto del quale veniva sussidiata dai Ministeri dell'Agricoltura, Industria, Commercio e della P.I., dalla Provincia, dal Comune, dalla Camera del Commercio con una somma complessiva di £ 21.850. La scuola, che aveva lo scopo di fornire insegnamenti di cultura generale e professionali applicati all'industria, era frequentata nell'anno 1897 – 98 da 361 alunne, ripartite in sei classi elementari e tre normali, divise nei laboratori di cucito 3 (195), ricamo (63), sartoria (32), fabbricazione di fiori artificiali (12), stireria (39), merletti (20). Anche se la Direzione non aveva voluto dare notizie sul collocamento delle giovanette «... le licenziate per voce comune trovavano subito facile e remunerativa occupazione; un forte nucleo di esse però rientra nelle famiglie ad attendere alle cure domestiche»vii. Nella Relazione della Reale Commissione per l' incremento industriale di Napoli, che concluse i suoi lavori nel 1902, tenendo conto anche della monografia di F. Rispoli, furono prese in considerazione solo le scuole professionali ed artigiane femminili principali: la R. Scuola professionale Regina Margherita e l'Istituto (ex Ritiro) Suor Orsola Benincasa pareggiato nel 1894-95. Delle scuole delle Opere Pie che "non intendevano direttamente a preparare le alunne per una vera carriera nelle arti e nelle industrie", si fece solo cenno nella Relazione. Queste erano state riordinate con Regio Decreto 18 giugno 1898, per effetto del quale erano state raccolte in tre gruppi, il 1° dei Collegi Riuniti per le figlie del popolo (una ventina), il 2° degli Istituti Riuniti di educazione professionale femminile (una ventina), il 3° formato solo da S. Eligio e SS. Bernardo e Margherita. Delle scuole professionali femminili «una delle più importanti è la R. Scuola Regina Margherita, fondata dal Comm. A. Betocchi, nel 1886 dichiarata Ente morale e messa alla dipendenza del Ministero di Agricoltura Industria e Commercio»viii. Della Scuola veniva descritta accuratamente la struttura: funzionavano le classi elementari, un corso superiore commerciale triennale (con insegnamenti di lingua italiana, francese e inglese, aritmetica, computisteria, diritto commerciale, merceologia, calligrafia, disegno applicato alle arti); un corso di telegrafia; un laboratorio per l'insegnamento dei lavori muliebri. Al termine della scuola commerciale veniva rilasciato alle alunne un diploma del Ministero di Agricoltura e Commercio, a quelle che avevano frequentato i laboratori un certificato di idoneità nell'arte in cui si erano esercitate. Le alunne erano ammesse alla Scuola all'età di sei anni con il pagamento di una tassa o gratuitamente. Avevano frequentato mediamente 4 nel quadriennio 1898 – 1902 in numero di 390, in numero di 550 nell'ultimo annoix. Ma purtroppo il bilancio alla fine del secolo si era ridotto della metà: il Ministero della P.I. E il Banco di Napoli avevano soppresso i loro sussidi (che ammontavano a £ 9.400); il Ministero di Agricoltura e Commercio aveva ridotto il suo "concorso" a £ 8.000 rispetto a quello di £ 14.200 previsto nello Statuto; avevano mantenuto il loro "concorso" di £ 12.000 annue solo il Comune, la Provincia, la Camera di Commercio. Alla Scuola, che tendeva a "definire meglio la sua finalità pratica e professionale" ed in cui "l'istruzione era completa", la Commissione, visto che i mezzi non bastavano, suggeriva di limitare il numero dei laboratori a "quelli relativi ad arti più proficue" che dovevano essere pienamente organizzatix. La R. Scuola nella Legge n. 351/1904 La Relazione della Commissione (istituita con R.D. 20 aprile 1902) indirizzata al Ministro Zanardelli fu a base della Legge n. 351 dell'8 luglio 1904 Provvedimenti per il risorgimento economico della Città di Napoli. Tra i vari provvedimenti della legge ve ne furono alcuni destinati all'istruzione tecnica e professionale, ritenuta uno dei fattori principali, insieme a quelli economici, del risorgimento di Napoli. Limitandoci, in questa sede, alle scuole dipendenti dal Ministero di Agricoltura Industria e Commercio, fu stanziata all'art. 36 la somma di £ 2.000 a favore della Scuola Professionale "Regina Margherita". Le Regie Scuole femminili professionali "Regina Margherita" e "Regina Elena" nell'Annuario del Ministero di Agricoltura Industria e Commercio (1907). Nell'Annuario del Ministero di Agricoltura Industria e Commercio (abbreviazione M.A.I.C.) del 1907, vi sono notizie sulla condizione dell'insegnamento industriale e commerciale nelle scuole, tra le quali vi sono le nostre. Regia Scuola professionale femminile di arti "Regina Margherita". Tra le difficoltà della Scuola, segnalate dalla Commissione del 1902, vi era anche la perdita della sede al Gesù Nuovo perché «l'amministrazione del Liceo Vittorio Emanuele [da cui era gestito l'immobile demaniale] ha dovuto fin dal 1895 dare altra 5 destinazione ai locali prima concessi» (p. 41). In essi fu allogato il quarto Liceo G.B. Vico, mentre la Scuola professionale si trasferì nel Palazzo Carafa d'Andria, sua sede attuale al Largo S. Marcellino n° 4 (ora n° 15). Nel Palazzo c'era stato per un ventennio il Collegio della Carità, fondata nel 1866 da padre Ludovico da Casoria, che fu frequentato dai figli dell'aristocrazia e dell'alta borghesia, tra i quali vi fu B. Croce, dal 1875 al 1879 (Memorie della mia vita, 1902). Soppresso il Collegio, i locali furono presi in fitto dalla Scuola, che dopo il Regolamento del 1886 (R.D. 24 gennaio n° 2022) ebbe un nuovo Statuto (R.D. 8 marzo 1906). Scopo: impartire alle giovanette, che abbiamo compiuto il corso delle scuole elementari, gli insegnamenti teorici e pratici che sono indispensabili alla donna, sia per buon governo della casa, sia per l'esercizio di arti professioni, che meglio si addicevano. Sezioni: la scuola era divisa in tre sezioni (commerciale, impieghi domestici, arti e industrie femminili), che avevano la durata di quattro anni. Materie d'insegnamento: italiano, francese, aritmetica, computisteria, calligrafia, storia, geografia, fisica, chimica, merceologia, diritto, economia commerciale, telegrafia, disegno geometrico, disegno ornamentale ed applicato alle arti, pittura sulla stoffa, taglio e cucito in bianco, sartoria, rammendo, ricamo (in bianco, in seta ed in oro), merletti, fiori artificiali, stiro. Officine e laboratori: ogni sezione era fornita di materiale didattico e di laboratori adatti. Biblioteca: ha una "speciale sezione per le alunne e un'ordinata raccolta di campioni, di modelli e di disegni ad uso dei laboratori". [Una parte dei libri, modelli e disegni con il timbro della R. Scuola Margherita di Savoia si è conservata]. Ammissione: alunne in possesso della licenza elementare, non erano ammesse uditrici. 6 Anno scolastico: inizio 1° ottobre, termine 31 luglio, gli esami di promozione e licenza si tenevano nella seconda quindicina di luglio. Diploma: superati gli esami, alle alunne veniva rilasciato un diploma di licenza, nella forma stabilita dal Regolamento, attestante il profitto nelle singole sezioni, abilitante alle relative professioni ed uffici, parificato ai diplomi di licenza di scuole di ugual grado. Tasse: immatricolazione £ 5, tassa annuale £ 50, tassa di diploma £ 15. Personale: direttrice, insegnanti e capi di laboratorio erano scelti in seguito a pubblico concorso bandito dal MAIC. La Direttrice aveva la direzione didattica e disciplinare della Scuola per le quali corrispondeva direttamente con il Ministero d'Agricoltura, Industria e Commercio, alla cui dipendenza era posta; era membro di diritto della Giunta di Vigilanza. Amministrazione: la Scuola era amministrata dalla Giunta di Vigilanza, di durata triennale, formata da quattro membri nominati dal Ministero (al quale spettava la nomina del Presidente, scelto tra i componenti e che allora era il professore universitario di Ingegneria e deputato Udalrigo Masoni), dalla Provincia, dal Comune, dalla Camera di Commercio, dalla Direttrice. Collocamento delle allieve: «Le autorità preposte alla Scuola riferiscono che le alunne trovano facile collocamento presso aziende private e pubbliche» (p. 887). In base al nuovo Statuto (R.D. 8 marzo 1906) la Giunta doveva esercitare la funzione di patronato per il collocamento delle alunne licenziate. Statistica dell'anno 1904 – 05: alunne iscritte 532, presenti agli esami 449, promosse 344, licenziate 28. Esclusa la Direttrice Cleofe Quaratino Staurenghi, prestavano servizio 32 insegnanti di cui 26 femmine (merletti 2, lavori domestici 5, cucito, fiori artificiali, ricamo, disegno, telegrafia, stireria e smacchiatura, laboratori 2, sartoria, dattilografia e stenografia, matematica e contabilità domestica, disegno ornamentale e geometrico, igiene – fisiologia – governo della casa, rammendo, inglese, italiano, italiano per il 2°biennio , storia 7 – geografia e geografia commerciale, telegrafia – leggi e regolamenti postali). Entrate e spese: (esercizio finanziario) 1° gennaio 31 dicembre 1905. Tra le entrate (£ 10.000 dal MAIC, £ 4.000 per ciascun Ente Provincia, Comune, Camera di Commercio) per un importo di £ 31.495; si notano l'assenza di proventi da privati, la modesta somma di £ 284 per la vendita di prodotti dei laboratori e £ 372 da altri proventi, l'entrata significativa di £ 8.839 dalle tasse. Le spese di £ 36.963 si caratterizzano perché impegnate in gran parte per il personale (£ 19.595 per il personale direttivo ed insegnante, £ 2.160 per quello amministrativo, £ 1.620 per quello di servizio), per il fitto dei locali (£ 5.447) e le spese di manutenzione (£ 2.700). Le spese per i laboratori ammontavano ad appena £ 1.302, nemmeno una lira per l'acquisto di materiale didattico. R. Scuola Professionale Femminile “Regina Elena di Savoia” La Scuola, fondata nel 1903 e regolata dai Regi Decreti 28 febbraio e 25 gennaio 1906, era allocata nella sede degli Istituti riuniti di educazione femminile (2° gruppo) in via Costantinopoli n° 122, attuale sede della Scuola Media “S. Maria di Costantinopoli”. Essa condivideva con la R. Scuola Margherita di Savoia lo stesso scopo, le medesime tre sezioni, i requisiti per l'ammissione, la durata quadriennale dei corsi e dell'anno scolastico, la validità del diploma di licenza, gli importi delle tasse, l'amministrazione e la direzione (Giunta di vigilanza, presieduta anch'essa da Ulderico Masoni come delegato del MAIC, gli altri in qualità rappresentanti di Provincia, Comune, Camera di Commercio; la Direttrice in quanto membro di diritto, a cui spettava la direzione didattica e disciplinare e corrispondeva direttamente con il Ministero), la nomina del personale da parte del Ministero in seguito a pubblico concorso. Se ne distingueva per i seguenti aspetti: 1. nella denominazione mancava la specificazione di "arti" ed aveva una più vasta gamma di materie (inglese, tedesco, spagnolo, greco moderno, storia dell'industria e del commercio, geografia commerciale, disegno lineareornamentale ed applicato ai lavori femminili, aritmetica commerciale, 8 economia, corrispondenza commerciale, scienze naturali, telefonia e telegrafia, morale, diritti e doveri). Ovviamente si insegnavano italiano, francese, storia, geografia, aritmetica, fisica, chimica, computisteria, calligrafia; 2. alla scuola erano annessi un gabinetto di fisica e chimica, un museo merceologico, laboratori di taglio e confezioni di biancheria, ricami, merletti, sartoria, maglieria, pirografia, arazzi, tappeti di Smirne ( forse alcune differenze derivavano dalla maggiore accuratezza nella specificazione delle materie e dei laboratori). 3. Erano esentate dalle tasse di iscrizione le alunne del Convitto annesso alla scuola, ai sensi del Regolamento organico 14 luglio 1898. 4. Faceva parte della Giunta di vigilanza un rappresentante degli Istituti riuniti di educazione professionale femminile (2° gruppo). 5. Le autorità preposte alla Scuola si erano sempre incaricate del collocamento delle giovanette. Dall'istituzione della Scuola 18 alunne si erano impiegate nell'Ufficio centrale postale e telegrafico di Napoli e nelle succursali, 4 nell'Amministrazione dei telefoni, 8 in aziende industriali ed in case commerciali private, 3 in case commerciali internazionali nell'America del Sud, 7 come econome e dame di compagnia presso signore sole. La Giunta di vigilanza, comunque, ai sensi del R.D. 25 gennaio 1906 doveva esercitare la funzione di patronato per le alunne licenziate. 6. Statistica: alunne iscritte 367, presenti agli esami di promozione e licenza 350, promosse 217, licenziate 24. 7. Insegnanti, oltre la Direttrice Maria Cicogna, n° 30 di cui 22 femmine (lingua e letteratura tedesca, corrispondenza commerciale, geografia commerciale, diritti e doveri, disegno geometrico e ornamentale, disegno industriale, fiori artificiali, maglieria, ricamo, merletti, telegrafia teorica e pratica - leggi e regolamenti postali, cucito (2), laboratori, matematica e contabilità domestica, sartoria, disegno, stireria e smacchiatura, pirografia e scultura in pelle, storia e 9 geografia – geografia commerciale, rammendo, lingua e letteratura inglese) e 8 maschi (economia politica e diritto commerciale, lingua italiana, calligrafia, computisteria, scienze naturali – chimica – fisica – merceologia, anatomia – fisiologia e igiene). 8. Quanto al bilancio di previsione e al conto consuntivo relativi all'anno 1° ottobre 1904 – 30 settembre 1905 (anno scolastico) si rileva che nelle entrate non sono iscritti i contributi di Provincia, Comune, Camera di Commercio, ma solo quello effettivo del secondo gruppo delle Opere Pie di £ 20.000 e quello figurativo per locali illuminazione e riscaldamento di £ 4.600; le somme di £ 5.000 per le tasse scolastiche e £ 1.000 per proventi dai laboratori. Le spese riguardavano il personale direttivo, insegnante (£ 16.000) e di servizio (£ 2.000), ma non quello amministrativo (sopperiva alle funzioni quello degli Istituti riuniti); la spesa figurativa di fitto dei locali (£ 3.600), illuminazione e riscaldamento (£ 1.000); significativo l'acquisto di materiale scolastico e spese per la manutenzione (£ 2.000), l'acquisto di materiale didattico (£ 2.000), di materiali per i laboratori (£ 2.000), spese di cancelleria (£ 1.000), premiazione delle allieve (£ 1.000). Entrate e spese in pareggio ammontavano a £ 30.600). In una nota si precisava che, a seguito delle disposizioni contenute nel R.D. 25 gennaio 1905 il concorso dei diversi Enti sarebbe stato nella misura di £ 6.000 (MAIC), Provincia (£ 3.000), Comune (£ 3.000), Camera di Commercio (£ 1.000), Istituti riuniti d educazione professionale femminile- secondo gruppo Opere Pie di Napoli (£ 8.000). Altri proventi: sussidi di Enti e privati, tasse scolastiche. Gli Istituti riuniti avrebbero fornito gratuitamente i locali, la manutenzione ordinaria, illuminazione, acqua, materiale non scolasticoxi. 10 Il R. Istituto Professionale Femminile “Elena di Savoia” in Napoli ( 1921-1926) L'istruzione professionale continuava ad avvalersi soprattutto dell'iniziativa e del contributo finanziario dei privati, che si distinguevano in modo significativo in altri Paesi e nell'Italia Settentrionale; negli Stati Uniti, ad esempio, il Sig. Dunwoody aveva lasciato quindici milioni per l'istituzione di una scuola gratuita di arti meccaniche per i giovani di Minneapolis; un industriale lombardo Antonio Bernocchi aveva contribuito alla fondazione, a Legnano, di una scuola di avviamento con oltre quattro milioni; la Ditta “Pasqualin e Vienna” aveva istituito nel proprio stabilimento, a Venezia, un laboratorio-scuola per falegnami e carpentieri. A Napoli, a parte l'azione esemplare di Alfonso della Valle, marchese di Casanova e del principe Gaetano Filangieri, determinante per la fondazione rispettivamente della Scuola di arti e mestieri (poi Istituto Casanova) e del Museo artistico-industriale (poi Istituto F. Palizzi), l'iniziativa del ceto borghese rimase scarsa e poco significativa per l'istruzione professionale. Per Napoli veniva segnalato il Banco di Napoli «come quello che è sempre pronto, sempre sollecito ad intervenire, con ogni forma, con larghi contributi, con incoraggiamenti, a favore delle scuole industriali»xii. Costantino Pecorelli nel 1926 in una sintesi della storia dell'Istituto Professionale Femminile “Elena di Savoia” in Napoli al Largo San Marcellino n°4 ricordò che il R. Istituto Professionale “Elena di Savoia” era nato dalla fusione delle due scuole industriali “Regina Margherita di Savoia” fondata nel 1879 dal Comm. Alessandro Betocchi e “Regina Elena di Savoia” fondata nel 1893 dall'Amministrazione del Secondo Gruppo delle Opere Pie, auspice l'On. Alberto Geremicca. Poi evidenziò l'opera di alcuni benemeriti della Scuola. Il Dott. Dario Ascarelli, come R. Commissario straordinario della Scuola “Regina Margherita”, si era impegnato per trovare i locali, migliorarne l'indirizzo didattico e professionale, creare un unico grande istituto professionale “a simiglianza di quelli già esistenti in alcune grandi città d'Italia”. Gli successe nell'incarico Antonia Nitti Persico, che trovò l'intesa con il R. Commissario straordinario dell'”Elena di Savoia” Vittorio Pivetta. Essi avanzarono al 11 MAIC la proposta di fusione delle due scuole nel giugno 1920, che fu realizzata nel 1921. La vedova di Ascarelli, Signora Ester Volterra continuò a sostenere lo sviluppo della Scuola versando un contributo di £ 10.000 per creare premi annuali per le alunne e impegnandosi a “sistemare il grande salone dell'Istituto destinato a conferenze, proiezioni, premiazioni, ecc.”, che sarebbe stato dedicato alla memoria del marito defunto. La R. Scuola prese il nome di R. Istituto a seguito del R.D. 30 ottobre 1924 n° 2254 (Gazzetta Uff. n°19 del 24 gennaio 1925), che fu riordinato comprendendo: 1. una scuola di tirocinio (biennale) 2. una scuola di avviamento al lavoro (triennale) 3. laboratori-scuola per operaie (corsi biennali) 4. scuola commerciale (biennale, di 2° grado) 5. scuola di magistero per l'abilitazione all'insegnamento dell'economia domestica 6. scuola di magistero per l'abilitazione all'insegnamento dei lavori femminili 7. corsi di perfezionamento (per le alunne licenziate dalla scuola di tirocinio) 8. corsi speciali di disegno e lavoro. Laboratori: cucito di bianco, busti, sartoria, ricamo in bianco, ricamo in seta e in oro, maglieria, modisteria, merletti, rammendo, fiori artificiali, economia domestica. L'Istituto ottenne "lusinghieri attestati e premi", tra cui il Gran Premio d'onore nella Mostra didattica di Firenze (marzo-aprile 1925). Frequenza: Anno 1922-23 n° 623, 1923-24 n° 772, 1924-25 n° 752, 1925-26 n° 991. Alunne licenziate a tutto il 1924 n° 317. Collocamento delle licenziate: le alunne della sezione commerciale tovavano "facile collocamento" in banche (Banco di Napoli, Credito Italiano) e in ditte come 12 stenodattilografe, cassiere, contabili, ecc. Le alunne che avevano conseguito nella Scuola di magistero l'abilitazione all'insegnamento dei lavori femminili, si occupavano alcune nei corsi integrativi del Comune di Napoli e dei Comuni vicini, una nel R. Liceo femminile (istituito dalla Riforma Gentile, ebbe vita breve), altre presso l'Istituto stesso; le alunne che avevano seguito i corsi industriali lavoravano "per commissione realizzando ottimi guadagni", o presso scuole di enti morali o di privati. Tasse: le alunne versavano tasse per iscrizione, frequenza, laboratorio, visita medica, esame di promozione e licenza, diploma. Entrate: dalle tasse £ 278.041,80; da contributi £ 752.565. Il patrimonio (valore dei locali, macchinari, materiale didattico e scientifico) ammontava a £ 2.250.000. Le notizie sull'Istituto sono corredate da quattro fotografie (la facciata p. 165, il salone p. 166, esposizione dei lavori alla Mostra di Firenze del 1925 p. 167, saluto alla bandiera p.168)xiii. L'Istituto Professionale Femminile “Elena di Savoia” in Napoli nell’ anno 1932 Nella Guida Generale di Napoli di Stellacci del 1932 risulta che funzionavano nel R. Istituto: 1. Scuola di avviamento (triennale) 2. Scuola industriale (triennale) 3. Scuola commerciale (biennale) 4. Laboratorio-scuola (triennale) 5. Scuola di magistero per l'abilitazione all'insegnamento dei lavori femminili (biennale) 6. Scuola di magistero per l'abilitazione all'insegnamento del governo e dell'economia domestica (biennale) 7. Corso speciale di disegno e lavoro (biennale). 13 Era stato Presidente del Consiglio di amministrazione il Dott. Mario Federico Imbert (dal 1926), poi Commissario Governativo nel 1932; era Direttrice la Prof.ssa Bruna Scotti che si era distinta nella fase dell’unificazione. Erano femmine insegnanti di: italiano, storia e geografia, inglese (4, tra cui Angela Vetere dal 1907, anche vicedirettrice), matematica (2), scienze e merceologia (3), francese (2), economia domestica (4), igiene (2), ragioneria (1), storia dell'arte (1), stenografia (1), pedagogia (1), educazione fisica (3), agraria (1), cultura generale nella Scuola di avviamento (5), disegno (7), dattilografia (1), calligrafia (1), disegno professionale (1). Dei 41 insegnanti 7 erano maschi (2 di matematica, 2 di igiene, 1 di agraria, 2 di disegno). Il personale tecnico era interamente femminile: cucito (4), esercitazioni di economia domestica (1), fiori artificiali (2), lavorazione artistica del cuoio (1), lavori femminili nella Scuola di avviamento (6), maglieria (1), rammendo (1), ricamo bianco (2), ricamo seta e oro (1), sartoria (4). Anche il personale amministrativo era del tutto femminile: segreterie econome (3), vicesegretaria (1), applicate di segreteria con funzioni di assistenti disciplinari (4). Complessivamente il personale ammontava a 73 unità: Direttrice, 41 professori (di cui 7 maschi), insegnanti tecnici (23), amministrativi (8)xiv. 14 Il R. Istituto Professionale Femminile “Elena di Savoia” nel 1941 La R. Scuola di magistero per la donna al Largo S. Marcellino partecipò alla II Giornata della Tecnica che si tenne il 4 maggio 1941. Per l'occasione il Provveditorato agli Studi pubblicò un opuscolo in cui fu dato un ragguaglio su ciascuna scuola partecipante. La Scuola era nata da due scuole industriali: la “Regina Elena” e la “Regina Margherita”, la quale assunse l'attuale denominazione con R.D. n° 2117 pubblicato nella G.U. del 23.2.1934 n°45. Ma, come si è visto, già dal 1925, di fatto, la Scuola era così denominata. Il corso completo di studi «delle Regie Scuole di Magistero Professionale (avviamento, professionale, magistero) è il più rispondente alle attitudini femminili e rappresenta la più efficace preparazione alla vita pratica» (p. 75). L'aumento della popolazione scolastica aveva reso insufficienti “i vasti locali dei cinque piani dell'edificio”, per cui si erano create tre succursali per le alunne della Scuola di avviamento. Popolazione scolastica 1940-41: 1. Scuola di avviamento alunne n° 1.012 2. Scuola professionale alunne n° 556 3. Scuola di magistero alunne n° 187 Totale alunne n° 1.755 Delle 187 alunne della Scuola di magistero 138 erano iscritto alla specializzazione Economia domestica, 49 a quella di lavori femminili. Nella Sezione di Economia domestica le alunne erano esercitate nella tenuta degli ambienti, nella manutenzione della biancheria e del vestiario, nella preparazione dei cibi, nella tenuta dei conti di casa. Sono anche riprodotte alcune fotografie a p. 76 (facciata) e a p.78 (R. Scuola di magistero “Laboratorio di ricamo in seta e oro”), visibili negli album custoditi nell'Istituto. 15 Nella Sezione di Lavori femminili le alunne si esercitavano nei laboratori di sartoria, cucito di bianco, ricamo, merletti, modisteria, maglieria, ricamo in seta e oro, fiori artificiali e arti varie, nella specializzazione prescelta, diventando esperte “dote necessaria per una avveduta donna di casa e indispensabile per chi voglia prepararsi all'insegnamento”. La Scuola disponeva, oltre dei laboratori e delle aule di studio, di sale di disegno “ampie e ben arredate”, gabinetto di scienze “ricco di collezioni merceologiche e di materiale scientifico”, biblioteca “contenente oltre 3.000 volumi”, aula per conferenze “dotata di apparecchio di proiezioni fisse per illustrare le lezioni di storia dell'arte e di materie scientifiche”. La quasi totalità delle abilitate della Scuola di magistero aveva trovato posto come insegnante di economia domestica, merceologia, contabilità e disegno professionale nella Scuola di avviamento; le diplomate nei lavori femminili prestavano servizio come istruttrici pratiche e maestre di laboratorio nelle Scuole di avviamento, nelle Scuole professionali e nella Scuola di magistero. In base alla Carta della Scuola (1940) del Ministro Bottai era prevista l'aggiunta alle due specializzazioni esistenti di una terza per l'abilitazione all'insegnamento nella Scuola Materna, per cui si sarebbero create, per le esercitazioni pratiche, una scuola materna e un nidoxv. Conclusione La storia dell'Istituto “Elena di Savoia” documenta: il disimpegno dello Stato rispetto all'istruzione professionale, intesa come attività di beneficenza e lasciata a filantropi e Opere Pie; l'iniziativa laica del prof. Alessandro Betocchi, e il concorso degli Enti locali (Provincia, Comune, Camera di Commercio); la cooperazione tra Stato e Opere Pie riformate in occasione della fusione delle due scuole “Margherita di Savoia” ed “Elena di Savoia”; la duplice finalità formativa della donna sia per il “buon governo della casa” che “per l'esercizio di arti professioni, che meglio le si addicessero”; la progressiva attiva funzione della scuola nel collocamento delle allieve licenziate sul mercato del lavoro “femminile”; un'utenza fatta non più di orfane e derelitte, ma di 16 giovani figlie di ceto medio. Scuola di magistero professionale per la donna “Elena di Savoia” nell’ anno 1954 Scuola governativa al Largo S. Marcellino, 15 (risulta cambiato il vecchio n° 4), in cui la Scuola professionale e la Scuola di magistero erano state fuse in un organismo unico da quattro anni (dal 1949) con la denominazione di Istituto Tecnico Femminile di Stato “Elena di Savoia”. Le classi della Scuola precedente erano in corso di estinzione. Frequentavano 1.500 alunne, insegnavano 150 professorixvi. Si ringrazia per la collaborazione la prof. Paola Montemurro. i Alessandro Betocchi, Forze produttive della provincia di Napoli, 2 voll., Napoli, Stab. Tip. G. De Angelis, 1874. ii Annuario Napoletano Grande Guida Commerciale della Città di Napoli e Provincia, a cura di C. Bronner e G. Cipriani, Napoli, 1880, pp. 412 – 13. iii Annuario Napoletano, op. cit., p. 413 iv Annuario Napoletano, a cura di A. Lo Gatto, Napoli, 1886, p. 298 v Fotografia di Geoge Sommer, Piazza del Gesù, (1879-1895) vi Francesco P. Rispoli, La Provimcia e la Città di Napoli. Contributo allo studio del problema napolitano, Napoli, Stab. Tip. F. Di gennaro e A. Morano, 1902; Relazione della Reale Commissione per l'incremento industriale di Napoli,Napoli, Tipografia F. Giannini, 1903 vii F. Rispoli, op. cit., pp. 175 – 176 viii Relazione, op. cit., p.40 ix Relazione, op. cit., p.40 x Relazione, op. cit., p.41 xi Ministero di Agricoltura Industria e Commercio, Notizie sulle condizioni dell'insegnamento industriale e commerciale, Annuario, 1907, pp. 886 – 889 xii Le scuole industriali e il loro ordinamento, 1925, pp. 62 – 64. Vi sono ripodotte due fotografie del R. Istituto Professionale "Elena di Savoia" in Napoli, la Cucina a p. 65 e il Gabinetto di scienze a p. 63, che risalgono al 1921 e che si conservano ancora. xiii Costantino Pecorelli, Le scuole industriali illustrate. I benemeriti dell'istruzione professionale, Roma, 1926 xiv G. xv Stellaci, Guida generale di Napoli e Provincia, Edizione 1932, Napoli, pp. 390 – 391 L'istruzione tecnico – professionale nella Provincia di Napoli II Giornata della tecnica, 4 maggio 1941 – XIX, pp. 75 – 78. Vi sono due fotografie della facciata a p. 76, del laboratorio di ricamo in seta e oro a p. 78 xvi Napoli e i Napoletani. Grande Guida di Napoli e Mezzogiorno, Napoli, 1954, p. 233. Si veda anche Istituto di istruzione professionale femminile Napoli, Atti della premiazione e della esposizione dei lavori, 22 gennaio 1921. Con un’ appendice sull’ordinamento dell’Istituto, Napoli. Stab. Tip. Silvio Morano, Via S. Sebastiano n. 48, 1921.