lettere alla mia vita

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lettere alla mia vita
Titolo della tesina:Quattro ragazzi e un libro
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Sezione narrativa: racconto
LETTERE ALLA MIA VITA
27.11.1954
Cara vita,
ho deciso di scriverti, per farti capire quanto sei stata ingiusta nei miei confronti. Mi chiamo
Umberto, sono un medico e lavoro e vivo a Trieste. Sì,Trieste… con quel venticello fresco che
preannuncia la venuta dell’inverno, con quella spiaggeta, giù al molo…quella spiaggetta che parla
di me, dei miei pensieri, delle mie preoccupazioni, delle mie gioie, dei miei dolori.
Vivo in una casa che per me è come un nido; c’è quella finestra della mia camera, dalla quale vedo
il mare, vedo i pescatori, vedo le onde. Con me vive mia madre, Maria, una donna triste ma solare
allo stesso tempo. Giorno dopo giorno la vedo invecchiare, ogni tanto ha qualche capello bianco in
più, qualche ruga ed è sempre più stanca.
Cara vita,
mamma ed io non ci diamo pace e lo sai perché?! Mio padre non c’è! Non c’è!!... e la cosa che ci
angoscia di più è non sapere dove si trova. Non sappiamo se è vivo o morto. Durante la guerra è
scomparso; io e mia madre siamo sempre stati insieme, mentre lui ce lo hanno portato via.
Cara vita,
lo sai quante volte trovo mia madre lì in salotto, sulla sedia a dondolo, davanti al camino a sfogliare
quell’album di foto che racconta la nostra vita e quella di papà.
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Lì sul muretto del camino, resto sempre fermo a guardare quella penna azzurra che mamma ha
regalato a papà, del suo colore preferito. Papà la portava sempre con sé perché diceva che ormai era
diventata un pezzo del suo cuore. Mi ricordo che ci scriveva sempre le lettere con quella penna
quando doveva stare fuori casa per molti giorni. Il suo inchiostro non si è mai esaurito.
Molte volte imploro Dio, spero che mi ascolti, lo supplico di farmelo ritrovare, anche morto, basta
che io sappia dove si trova. Odio quell’album un po’ bagnato dalle lacrime di mia madre ma che poi
si asciugano e svaniscono.
Cara vita,
fortunatamente mi hai donato anche cose positive: Giada,quella ragazza del mio reparto, quel dolce
sorriso con cui prendo il caffè tutti i giorni, sta diventando importante per me e io per lei.
Potrei scrivere una poesia su di lei: con quegli occhi color ghiaccio e quelle lentiggini sulle guance
è la ragazza più bella che abbia mai visto in vita mia e poi quelle sue mani candide sono bellissime,
piccole e curate.
Provo qualcosa di speciale nei suoi confronti. Tutte le sere, io, dal mio terrazzo, guardo le stelle e la
luna con la consapevolezza che anche Giada lo sta facendo e così in qualche modo i nostri sguardi
si incontrano. Ogni tanto, quando sono nervoso, mi accendo una sigaretta sul terrazzo. Le uniche
luci sono le stelle, la luna e la cicca, ma poi la cicca si spegne e lo stesso fanno le stelle e la luna
perché poi diventa giorno.
Cara vita,
una nota positiva è lui, Paolo, il mio migliore amico.
E’ un ragazzo molto dolce e per questo tante ragazze ne sono affascinate, ma lui non si sente
superiore agli altri, anzi è un ragazzo molto umile e aiuta sempre le persone, tra cui quei bambini
che vivono difficili situazioni familiari. E’ molto alto, con un neo sotto al mento che lo
contraddistingue.
Molte volte ci consoliamo a vicenda, andiamo alla sala biliardo a mangiare, giocare e bere qualcosa
insieme agli altri. Ho tutto ma non ho niente, come diceva mio padre, cioè ho molte cose ma poi mi
accorgo che la cosa essenziale mi manca e questa assenza riesce a far crollare tutte le ricchezze che
possiedo. Sono un ragazzo che ha raggiunto i suoi obiettivi, sono sognatore e inventore. Quello che
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amo fare è curare e far star bene le persone, quello che nessuno, eccetto mia madre, è riuscito a fare
nei miei confronti.
Cara vita,
ti voglio anche parlare della mia passione, il calcio, che molte volte mi ha accompagnato nel mio
percorso. Andare allo stadio la domenica per vedere la Triestina è una delle cose che più amo.
Quando ero piccolo ci andavo sempre con papà. Tutto mi ricorda lui: ogni angolo della casa, ogni
angolo della città. Poi quando qualcuno segna, mi metto nei panni del portiere perché non ha saputo
raggiungere il suo obiettivo e questo mi rattrista molto. Anche a me molte volte è capitato di non
raggiungere determinati obiettivi, ma nonostante tutto e tutti, nessuno mi ha mai tolto il sorriso e
nessuno mai me lo toglierà, qualsiasi cosa accada. Ma questa è un’altra storia e te la racconterò
un’altra volta.
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06.02.1955
Cara vita,
questa volta ti scrivo per dirti GRAZIE. Forse qualche vago Dio che è nei cieli mi ha ascoltato. Non
so se è il destino o che cosa, ma è successo un fatto che mi ha cambiato la vita ed è giusto che tu lo
sappia.
Cara vita,
ieri era un giorno come tutti gli altri: stavo attraversando il corso principale per recarmi in ospedale.
Le persone correvano, chi per prendere il tram, chi il treno, la pioggia era leggera. Entrai in
ospedale e come ogni mattina salii le scale per andare in reparto. Mentre camminavo per il corridoio
vidi una cosa che per un attimo mi fece morire ma non me ne accorsi. Stava su una barella e lo
portavano di corsa in sala operatoria.
Cara vita,
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era mio padre.
In un secondo mi feci mille domande: cosa ha fatto? Perché è qui? Corsi subito verso la sala e vidi
che Giada era entrata per visitarlo. La chiamai e le chiesi spiegazioni. Lei disse che quest’uomo era
stato trovato alla spiaggetta del molo, privo di sensi, con molte parti del corpo fratturate. Stava
lottando fra la vita e la morte. Non persi tempo, iniziai a correre verso casa, spiegai tutto a mia
madre. Lei prese il cappotto e scese le scale insieme a me. Iniziammo a correre e mamma pianse per
tutto il tragitto. Arrivammo in ospedale e aspettammo in sala d’attesa. Passarono ore ed ore e ad un
tratto uscì Giada dalla porta. Piangevo, il cuore mi batteva a mille.
La sala era buia e vuota, arrivava solo poca luce dalla sala di fianco. Guardavo Giada negli occhi
ma non riuscivo a decifrare niente dal suo sguardo e purtroppo non sapevo se gioire o no ma una
cosa era certa: qualcosa nella mia vita stava cambiando e questo mi tranquillizzava molto.
Mi avvicinai e le chiesi se mio padre era riuscito a salvarsi. Giada mi guardò e mi disse:
“Quell’uomo è stato fortissimo, ha lottato per guadagnarsi la vita e ci è riuscito: è vivo!”.
Cara vita,
Giada aveva salvato mio padre. Aspettammo ore ed ore, vicino al letto di papà. Lo guardavo e mi
rendevo conto di assomigliargli tantissimo; era sempre lo stesso, solo con qualche capello bianco in
più. Poi i suoi occhi si aprirono, ci guardò per molti secondi e dal suo occhio destro cadde una
lacrima, quella lacrima che esprimeva tutte le sue emozioni.
Cara vita,
ci guardò e ci disse:”Ho molte cose da raccontarvi e molte altre da vivere insieme a voi. Grazie di
esserci, mi siete mancati”. Io e mamma ci guardammo e insieme lo abbracciammo.
Cara vita,
da quel giorno tu sei cambiata e tutto è diverso, vale veramente la pena viverti e continuare a
credere in te fino alla fine.
Samuele Leggieri
Classe 3LG
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