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17.01.2015
Export agroalimentare
veneto -11%
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Secondo le stime, finora l'embargo pesa 7,5 milioni sulle vendite estere in
un settore che vale 90 milioni
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È l'agroalimentare Veneto a pagare il conto maggiore per l'embargo
russo, deciso da Mosca in reazione alle sanzioni Ue decise per le
tensioni tra Russia e Ucraina. Nei primi 9 mesi 2014 l'export veneto
verso la Russia ha registrato -7,6% (+9,7% nel 2013). Tra gennaio e
settembre 2014, l'agroalimentare ha segnato un -11%, che sfiora il 30% se si considerano solo i prodotti alimentari soggetti a embargo:
carne di manzo, suina e avicola, frutta, verdura, latte e formaggi.
Vino ed alcolici fanno scendere la fetta di mercato persa dal 30% al
20%.
Lo scenario è peggiore per l'exportazioni verso l'Ucraina: -21,5%
totale nei primi 9 mesi del 2014 e -28%, considerati solo i prodotti
alimentari proibiti, la flessione supera il 28%, mitigata anche in
questo caso da un +10,4% di esportazioni di vino e alcolici.
«Piangere sul latte versato serve a poco, soprattutto in casi come
questo», commenta in una nota Fernando Zilio, presidente di
Unioncamere Veneto, «Possiamo sostenere tutto e il contrario di
tutto, ovvero che per mantenere l'export agroalimentare non
dovevamo sanzionare la Russia o che, in ossequio al diritto
internazionale calpestato, dovevamo essere più duri. La verità è
che ai problemi dell'embargo, oltre che a quelli causati dalla caduta
del prezzo del petrolio, si è aggiunta anche la crisi che sta mettendo
in difficoltà l'economia russa, per cui va considerata l'idea che quel
mercato sia destinato a non tornare ai livelli pre-crisi ucraina anche
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se sanzioni e ritorsioni dovessero rientrare. Diventa indispensabile,
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per i nostri produttori, ampliare il raggio d'azione per ridurre il più
possibile i rischi di tensioni oggi più che mai presenti su tanti
scacchieri mondiali. In tutto questo», sostiene Zilio Zilio «chi non fa
una bella figura è l'Ue, peraltro nei mesi scorsi a guida italiana, che
non solo non ha saputo gestire la questione degli aiuti ai produttori
colpiti (valga per tutti il caso della Polonia che ha gonfiato i volumi)
ma non sembra in grado di rappresentare una linea stretta tra i
dettami dell'Alleanza Atlantica e le forniture energetiche russe». Se questa tendenza fosse confermata anche dai dati dell'ultimo
trimestre, secondo le stime elaborate dal Centro Studi di
Unioncamere Veneto sull'impatto economico nel 2014 l'embargo
russo ha causato un calo di vendite per almeno 7,5 milioni. A rischio,
sottolinea Unioncamere, è l'export dell'intero comparto, che vale
oltre 90 milioni, dati 2013).
Dall'embargo per ora sono esentati vini e alcolici: se anche questi
prodotti rientrassero nelle restrizioni le perdite per l'agroalimentare
veneto potrebbero attestarsi a quasi 9 milioni, che salirebbero a
oltre 10 milioni se fossero inclussi anche tutti gli altri prodotti
agroalimentari al momento non embargati. VAI ALLO SPECIALE
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