Rassegna stampa 30 settembre 2015

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Rassegna stampa 30 settembre 2015
Il Piccolo 30 settembre 2015 Regione A gennaio doppio assegno antipovertà Definite le modalità di erogazione della nuova misura di sostegno al reddito. Nella prima rata gli importi di due bimestri di Diego D’Amelio. TRIESTE. Da fine ottobre i Servizi sociali dei Comuni del Fvg cominceranno ad accogliere le domande per il sostegno al reddito approvato nei mesi scorsi dalla Regione. Trenta giorni saranno necessari per ottenere una risposta e l'indicazione della somma spettante, mentre serviranno due mesi per costruire e sottoscrivere il “patto di inserimento” cui l'erogazione è subordinata. Un patto non semplice da delineare, poiché sarà costruito su misura rispetto a casi molto diversi, dalla presenza o meno di disoccupati nel nucleo familiare fino all'effettiva possibilità di occupazione di persone in situazione di forte disagio. La terza commissione ha votato ieri il regolamento varato dalla giunta, stabilendo l'inizio dei versamenti da gennaio 2016. La novità di giornata è che questa prima rata bimestrale (che andrà a chi farà richiesta entro novembre) si comporrà in via eccezionale di un doppio versamento, per coprire il periodo compreso fra novembre-­‐dicembre 2015 e gennaio-­‐
febbraio 2016. Una decisione che l'assessore Maria Sandra Telesca ritiene opportuna per «andare incontro alle aspettative suscitate in questi mesi». L’accesso alla misura è comunque a sportello e sarà quindi possibile fare domanda anche nei mesi successivi col medesimo iter: un mese d'attesa per la risposta, il versamento all'inizio del primo bimestre utile e la firma del patto di inserimento. La misura non piace al centrodestra. Riccardo Riccardi (Fi) condivide «la necessità di un intervento, ma non con queste modalità. Chi ad esempio possiede una casa di proprietà, farà fatica a rientrare nella soglia Isee, anche se si tratta di una vedova con la pensione minima o di un libero professionista in difficoltà. Casi come questi dimostrano che non c'è vero contrasto alla povertà». Il collega di partito Roberto Novelli ritiene che «non arriveranno le risposte abilmente propagandate dalla maggioranza con una capillare affissione di manifesti. Non tutti i richiedenti riceveranno i 550 euro decantati, che già di per sé non basterebbero a risolvere una situazione di disagio. Verranno penalizzate inoltre le persone con Isee superiore a 6.000 euro, che potevano fino a oggi usufruire del Fondo di solidarietà, destinato a sparire». Bruno Marini (Fi) ricorda che «una famiglia senza figli con reddito Isee di 5-­‐6.000 euro prenderà 70 euro al mese: è una legge spot, che non giustifica il trionfalismo di Serracchiani». Annunciando la sua astensione, Alessandro Colautti (Ncd) rimarca: «Non si tratta di un’elemosina, ma si resta all’interno di una visione assistenziale: la norma andrebbe rivista». Conviene Cristian Sergo (M5S), per il quale «la soglia Isee è troppo bassa e la copertura finanziaria insufficiente: ci saranno domande inevase». La maggioranza difende il provvedimento. Telesca parla di «regolamento sperimentale da verificare dopo una prima fase di applicazione: l’alternativa era non fare nulla». Per l’assessore al Lavoro Loredana Panariti si tratta «di una misura importante, che intacca la povertà assoluta. Interveniamo sul reddito, ma prevediamo un percorso universale, basato su una pluralità di misure nell'ambito sociale, scolastico, sanitario, occupazionale e formativo. Si può fare di più, ma intanto abbiamo cominciato, uscendo dall'idea di un welfare per singole categorie». Franco Rotelli (Pd) concorda: «Non risolviamo la povertà, ma avviamo un cammino». L'esponente dem replica inoltre a chi domanda se i 30 milioni finora resi disponibili basteranno per tutte le richieste (se ne stimano circa 10mila) o se verranno create liste d'attesa, che peraltro non si sa se saranno eventualmente basate sull'ordine di presentazione della domanda o sul livello di emergenza stabilito dall'Isee: «Dobbiamo impegnare il Consiglio regionale affinché ciò non accada». Se ne riparlerà dunque nella prossima Finanziaria. _diegodamelio_ 1 Bonus alle famiglie e Patto di stabilità all’esame del Cal Torna a riunirsi oggi alle 14.45 nella sede udinese della Regione il Consiglio delle Autonomie. All'ordine del giorno la delibera di giunta che fissa i criteri per l'assegnazione degli spazi finanziari secondo il Patto di stabilità interno per gli enti locali -­‐ esercizio 2015. Il Cal è chiamato a esprimersi anche sul regolamento per l'assegno antipovertà e dovrà individuare un rappresentante in seno al comitato di sorveglianza del Programma operativo del Fondo europeo di sviluppo regionale 2014/2020 Trieste cronaca Brevi Lilt : Prevenire i tumori alla mammella Anche quest'anno la Lilt Trieste, Azienda per l'Assistenza Sanitaria n. 1 e il Comune di Trieste rinnovano il loro impegno verso le donne per promuovere la sensibilizzazione all'attenzione alla prevenzione e alla diagnosi precoce del tumore alla mammella con una serie di iniziative durante tutto il mese di ottobre che saranno presentate durante la Cerimonia di inaugurazione in Consiglio Comunale il 2 ottobre alle ore 17.30. A sensibilizzare tutte le donne, ma in particolare le più giovani, saranno le madrine d'onore della campagna "Les Babettes". Segnalazioni Sanità: Le analisi a Opicina In riferimento alla segnalazione pubblicato il 15 settembre, dal titolo “Sanità analisi a Opicina dati non accessibili”, si precisa quanto segue. La chiusura del Centro prelievi al Distretto è avvenuta nel momento in cui si è potuto garantire ai cittadini di Opicina un servizio migliore. Infatti il centro prelievi Studio biomedico della Salus, sito a pochi metri di distanza dalla sede distrettuale, garantisce: l’apertura cinque giorni alla settimana invece dei precedenti tre; l’accesso difetto per i non esenti mentre quello distrettuale avveniva solo su prenotazione, esenti e non esenti e l’attesa andava da sette a dieci giorni; i medici dell’Azienda sanitaria come i medici di medicina generale e i pazienti stessi possono vedere al loro personal computer i referti degli esami il pomeriggio stesso, con l’utilizzo di una password che la Salus fornisce al momento del prelievo. Ovviamente viene mantenuta anche la consegna del referto in forma cartacea. Nel distretto il referto veniva consegnato solo in forma cartacea, con tempi di attesa di una settimana. Lasciamo a chi legge giudicare se siamo riusciti nell’intento di migliorare questo servizio. Il Distretto continua a garantire direttamente l’attività domiciliare programmata e i prelievi domiciliari urgenti. Per ulteriori informazioni, si può telefonare gratuitamente al numero verde sanità 800 991170, da lunedì a venerdì. Nicola Delli Quadri commissario straordinario dell’Aas triestina 2 Gorizia Sanità " Assistenza territoriale, decollo ad ottobre " L’annuncio del direttore Marcolongo. Telesca: «Niente tagli. Basta propaganda». Non verrà ampliato l’orario di Pediatria di Francesco Fain. Un annuncio («Entro ottobre sigleremo l’accordo con i medici di medicina generale per aprire i Cap, i Centri di assistenza primaria»). Tante rassicurazioni («Non ci saranno impoverimenti di servizi. Chi parla di tagli forse lo fa per guadagnarsi una foto sui giornali»). E un niet («Non verranno ampliati gli orari di Pediatria. Già oggi i dati ci dicono che la struttura è sottoutilizzata e non possiamo pagare personale che poi non viene impiegato»). L’assessore regionale Maria Sandra Telesca, coadiuvata dal direttore centrale Salute Regione Fvg Adriano Marcolongo e dal dg dell’Ass Bassa Friulana-­‐Isontina Giovanni Pilati, è stata sottoposta ieri pomeriggio al prevedibile fuoco di fila di domande dei componenti della commissione consiliare Sanità. Due ore e mezza di confronto molto fitto con un punto interrogativo sullo sfondo: che fine ha fatto il progetto di potenziamento della sanità sul territorio? Assente Serracchiani che aveva un altro impegno: una defezione che non è andata giù a più di un consigliere. Telesca, come si suol dire, si è liberata le scarpe di qualche sassolino. Ha confermato che il centro Sla lascerà Villa San Giusto e verrà riaperto al quinto piano del San Giovanni di Dio. Peraltro, i costi del servizio saranno interamente a carico del servizio sanitario mentre oggi i familiari pagano una retta. «Ciò non significa che l’hospice chiuderà. Deve esserci e ci sarà. Non sarà affatto sostituito dal centro Sla che ha, chiaramente, altre prerogative». Telesca ha anche ricordato che tagli non ci saranno. «Forse c’è qualcuno che spera ci siano impoverimenti con il solo obiettivo di avere una facile ribalta sulla stampa...», è stata la sua zampata. «È facile fare propaganda, dichiarare che la Regione è brutta e cattiva: avremmo potuto far finta di nulla, continuare così, non riformare un sistema che attendeva aggiustamenti da dieci anni. Noi ci siamo presi delle responsabilità. Ci crocifiggano pure». Tanti i temi sul tavolo portati in rassegna dal sindaco Ettore Romoli, dagli assessori comunali Silvana Romano e Stefano Ceretta, dal consigliere regionale Rodolfo Ziberna, dai consiglieri comunali Livio Bianchini (ha sfoderato una maglietta con un gufo), Fabio Gentile, Emilio Baiocchi, Franco Hassek, Riccardo Stasi, Marco Rota, Giuseppe Cingolani, Fabrizio Oreti e Francesco Piscopo: interventi che hanno richiesto l’impegno del commissario Celestino Turco che ha avuto il suo bel da fare per “orchestrare” la seduta, soprattutto quando il leghista Franco Zotti voleva a tutti i costi fare una domanda alla Telesca. La sanità territoriale, dunque, sta per decollare. Il Piano attuativo locale (Pal) prevede l’apertura di 2 centri di assistenza primaria (uno a Cormòns, l’altro a Grado), che garantiranno inizialmente per 10 ore al giorno la presenza di medici di medicina generale, di infermieri, di specialisti e di strumenti diagnostici anche per diminuire gli accessi impropri al Pronto soccorso. «L’infermiere -­‐ parole di Marcolongo -­‐ non servirà per fare solo iniezioni ma anche per fare prevenzione. È una rivoluzione». Su Cardiologia, Telesca ha rassicurato l’uditorio («Non saranno depotenziati i reparti di Gorizia e Monfalcone») mentre Pilati ha annunciato che nel giro di sei mesi verrà nominato il nuovo primario unico («Senza il primario, non modificheremo il sistema»). Riguardo il centro Sla, il trasferimento sarà operativo entro ottobre («Villa San Giusto non aveva il setting assistenziale adatto alla nuova normativa regionale»): porterà dei risparmi e garantirà un servizio ancora migliore rispetto a quello attuale. Romoli, dal canto suo, ha riportato in campo il discorso della Pediatria “dimezzata”, di Cardiologia e della Medicina territoriale. «Senza polemica -­‐ le sue parole -­‐ devo dire che non ho visto novità. Non c’è nulla di diverso o migliorativo rispetto a ciò che c’era già prima», ha dichiarato il primo cittadino. 3 Monfalcone Bimbo morto al San Polo, in due a processo Ginecologo e ostetrica a giudizio per omicidio colposo e false attestazioni. In aula il racconto drammatico della madre I genitori di Cristian, come spiega il loro legale Susanna Vito, non si sono costituiti parte civile nel processo penale per la morte del loro piccolo avvenuta durante le fasi del parto. L’azione penale è stata indotta da un esposto presentato dal padre in Procura dopo qualche giorno dal tragico epilogo della sfortunata maternità. La signora al 17 aprile del 2010 si trovava alla quarantesima settimana di gravidanza, dunque leggermente oltre la scadenza. «Ma la gravidanza -­‐ assicura l’avvocato Vito -­‐ è stata priva di problemi e il leggero ritardo non costituiva motivo di preoccupazione». Su disposizione della Procura fu ordinata l’autopsia il cui esito emergerà e sarà dibattuto dai periti di parte nelle prossime udienze. I genitori di Cristian, assicura sempre l’avvocato Vito, hanno intrapreso un’azione risarcitoria in sede civile nei confronti dell’Azienda sanitaria.di Roberto Covaz Si sarebbe chiamato Cristian, sarebbe stato un paffuto neonato di tre chili e 800 grammi. Sarebbe nato all’alba di domenica 18 aprile 2010. Ma Cristian non è riuscito a vedere la luce del mondo. Secondo la Procura di Gorizia Cristian è nato morto a causa dell’imperizia del ginecologo Gianluca Annarelli e dell’ostetrica Claudia Bellina in servizio al reparto di ostetricia dell’ospedale di San Polo in quella maledetta notte tra il 17 e 18 aprile 2010. Ieri al Tribunale di Gorizia (giudice Francesca Clocchiatti) sono comparsi i due imputati (Bellina difesa Cattarini, Annarelli difesa Bacchetti, foro di Roma) che devono rispondere di cooperazione colposa nel delitto di omicidio colposo e di false attestazioni nelle cartelle cliniche. L’accusa verte su supposte errate manovre dei sanitari nel riposizionamento del cordone ombelicale fuoriuscito dalla sede naturale. La manovra non sarebbe stata eseguita correttamente provocando la sofferenza del nascituro. Ieri sono stati sentiti la mamma e il papà di Cristian. La pm Ilaria Iozzi ha condotto un interrogatorio molto serrato tendente a ricostruire nel dettaglio cos’è successo dall’arrivo in ospedale della futura mamma, verso le 23 del 17, e il parto con taglio cesareo avvenuto verso le 5.30-­‐6 del 18. La signora, visibilmente provata emotivamente, ha ricordato i forti e crescenti dolori all’addome, l’arrivo nel reparto di ostetricia, l’accoglimento prima in una sala d’attesa, poi nella sala parto e infine nella sala operatoria. La signora non riusciva a partorire in modo naturale ed è stata sottoposta a cinque tentativi di parto indotto con la ventosa. Falliti i tentativi, il medico ha deciso per il taglio cesareo. È emerso che durante o dopo le manovre con le ventose è fuoriuscito il cordone ombelicale e che l’ostetrica è intervenuta per riposizionarlo. Nelle successive deposizioni, due infermiere in servizio quella notte (una di ostetricia e una di pediatria), l’anestesista De Salvo («ero reperibile, sono stato allertato alle 5.40 dalla portineria dell’ospedale») e il compagno della mamma sono emerse vistose contraddizioni sulla tempistica e sulle modalità di intervento. Particolarmente approfondito da parte del pm l’interrogatorio all’infermiera generica di ostetricia. Due volte è intervenuta in modo energico il giudice per indurre la teste a un atteggiamento più consono di un’aula giudiziaria. Contestava alcune domande della pm, sorrideva e ha sciorinato una serie di “non c’ero” e “non ricordo” che è sembrata eccessiva. L’infermiera generica di ostetricia è in servizio nello stesso reparto dal 1978 eppure ha molto insistito sul fatto di disporre di «limitata competenza in materia di ostetricia». Molto ha insistito da parte sua il puntuale avvocato Cattarini nel mettere in luce il tentativo del pm, a suo avviso, di condizionare la serenità dei testi inducendoli a fornire risposte funzionali all’impianto accusatorio. 4 Grado AMBULANZE E PRONTO INTERVENTO Sanità, la Lega “spinge” il Comitato in Regione GRADO. I componenti del Comitato per la Salvaguardia della Sanità di Grado, che conoscono e seguono da anni la sanità locale, devono essere ascoltati dai componenti della terza commissione regionale che esaminerà il piano di riforma dei soccorsi. È quanto chiede la Lega con Giuliano Regolin, in modo da analizzare un piano che prevede drastici tagli su Grado: niente ambulanza e punto di primo intervento durante i mesi extra estivi. Una proposta, quella leghista, uscita nel corso di un incontro pubblico che ha visto la relazione dell’ex assessore comunale Giorgio Laus, assieme agli interventi di Vannia Gava, Fabio Verzegnassi, Walter Sepuca, Renato Specogna e Sebastiano Callari. «Siamo convinti – dice Regolin -­‐ che invece delle manifestazioni sia più importante che una rappresentanza gradese del Comitato venga ascoltata dai componenti della terza commissione consiliare». Nel corso dell’incontro è stato rimarcato che a Grado non può assolutamente mancare un servizio di ambulanza di categoria A per tutto l’anno 24 ore su 24, così come è indispensabile che ci sia anche il punto di primo soccorso fisso. Il Carroccio sollecita anche il ripristino i 20 posti di Rsa a Grado. «Non vogliamo invadere i compiti del Comitato, ma come politica vogliamo collaborare ed essere vicini alla gente», ribdisce il segretario leghista. E che la riforma sanitaria e il piano delle emergenze penalizzi le periferie lo ha ribadito il consigliere regionale Barbara Zilli: «Le preoccupazioni che giungono non solo dai cittadini, ma dagli stessi operatori sanitari -­‐ dice -­‐ è una conferma in più dell’inadeguatezza del Piano di emergenza”. La Zilli ha ricordato che da quando l’assessore Telesca e la presidente Serracchiani hanno presentato il nuovo Piano è stata una continua pioggia di critiche. «Questo dovrebbe far riflettere presidente e giunta regionale -­‐ ha concluso -­‐ perché significa che il territorio è molto attento alle questioni che riguardano i cittadini, come la sanità e non si arrendono di fronte a una riforma che penalizza i territori periferici e dimostra una volta in più l’arroganza e la volontà accentratrice di chi ci governa». (an.bo.) Messaggero Veneto 30 settembre 2015 Cronaca Udine Troppi referti dimenticati giro di vite all’ospedale Ogni anno 600 pazienti non ritirano gli esiti degli esami e vengono sanzionati Gli utenti dovranno chiederli agli specialisti ospedalieri che li hanno prescritti di Alessandra Ceschia. Protestano per le lunghe liste di attesa, si inalberano per i ticket e poi, quando è il momento di andare a ritirare i referti, se ne dimenticano. Così, centinaia di lastre e fogli restano in ospedale, aggravando i costi di archiviazione e finendo negli armadi a prendere polvere. Per invertire la tendenza l’Azienda ospedaliero universitaria tira il freno sugli esami prescritti dagli ambulatori ospedalieri obbligando i pazienti a ritirare gli esiti direttamente dagli specialisti che li hanno prescritti. «A fronte di 700 mila prestazioni annue che eseguiamo per accertamenti diagnostici ogni anno – fa il punto il commissario straordinario Mauro Delendi – circa 300 ogni mese non vengono ritirate. Dopo un mese mandiamo una lettera di sollecito chiedendo ai pazienti di provvedere al ritiro entro 60 giorni per non incorrere in sanzioni». Una procedura che ha un costo, ma che attiva molti ritardatari. Non tutti però, visto che una cinquantina di referti al mese vengono comunque dimenticati, vale a dire circa 600 all’anno, spiegano dalla direzione generale. Da tempo il Santa Maria della Misericordia è alle prese con il problema, particolarmente diffuso fra i pazienti che accedono 5 ai reparti di Ematologia, Oncologia, Nefrologia, Malattie infettive e Cardiochirurgia in regime ambulatoriale, così ora per venirne a capo, la direzione ha deciso di imprimere una svolta al sistema di ritiro dei referti. Un provvedimento doveroso in tempi in cui la revisione della spesa sanitaria avviata dal ministro della Sanità Beatrice Lorenzin intende mettere all’indice una lista di 208 esami clinici a rischio spreco. La genesi del problema è semplice: a ogni prestazione sanitaria è legato un referto, che si tratti dell’esito degli esami di Laboratorio analisi, di Radiologia, o altro. Il regolamento aziendale per le prestazioni ambulatoriali adottato dal direttore generale dell’Azienda ospedaliero universitaria il 26 maggio del 2008 stabilisce che i pazienti devono ritirare entro novanta giorni i referti degli accertamenti clinici, decorso tale termine, all’utenza viene richiesto il pagamento dell’intera tariffa prevista dal nomenclatore tariffario regionale, a prescindere dalle eventuali esenzioni per status o patologia. Una norma che punta a garantire una corretta fruizione dei servizi sanitari regionali, scoraggiando gli esami non necessari per riservarli a chi ne ha effettivamente bisogno. Del resto, va in questo senso la legge 296 del 27 dicembre 2006 che ha stabilito l’obbligo del ritiro dei risultati di visite o esami diagnostici o di laboratorio da parte dei pazienti, prevedendo in caso contrario il pagamento per intero della prestazione usufruita, maggiorata delle spese per il recupero. Eppure a Udine il problema persiste ed è più diffuso proprio nei reparti cui i pazienti accedono in regime ambulatoriale. Capita infatti che gli utenti siano monitorati dagli specialisti che visitano periodicamente i pazienti prescrivendo loro accertamenti diagnostici sui quali poi vengono ragguagliati direttamente in ambulatorio. È per questo che i pazienti, una volta usciti dallo studio medico e appreso il risultato dell’esame, se ne dimenticano e il ritiro del referto passa in cavalleria. Nel tempo, si sono accumulati migliaia di addebiti per mancato ritiro dei referti a utenti che, di fatto, risultavano già in possesso degli esiti degli esami con impegno di risorse per le attività di recupero crediti e conseguente aumento dei contenziosi. D’ora in poi, quindi, i pazienti saranno obbligati a ritirare i referti delle prestazioni richieste dagli specialisti ospedalieri, i documenti verranno consegnati direttamente da questi ultimi e non verranno più depositati agli sportelli del Cup Ritiro referti, questi ultimi saranno tenuti a occuparsene solo per le eventuali richieste di copie. Un talk show al Giovanni da Udine per aprire il congresso di chirurgia L’appuntamento è per domani al Teatro Giovanni da Udine con l’evento di apertura del congresso internazionale di chirurgia epato–bilio–pancreatica che radunerà a Udine alcuni fra i più grandi chirurghi che si occupano del fegato, pancreas e vie biliari. Un’ottantina gli specialisti che per tre giorni si confronteranno sul futuro della chirurgia e sui suoi traguardi. La cerimonia di apertura alle 17.30 con un talk show condotto dal direttore del Messaggero Veneto Tommaso Cerno che vedrà l’intervento del rettore dell’Università di Udine Alberto Felice De Toni, quindi il commissario straordinario del Santa Maria della Misericordia Mauro Delendi, il rettore dell’Humanitas University, quindi Franco Citterio presidente della Società italiana trapianti d’organo, Alessandro Nanni Costa, direttore del Centro nazionale trapianti, Alessandro Casini presidente della Fondazione Menarini e il direttore della clinica chirurgica e dell’Unità trapianti d’organo Andrea Risaliti, presidente e ideatore del congresso. L’incontro, che sarà salutato da un’esibizione musicale proposta dal musicista Remo Anzovino, si concluderà con l’intervento del numero uno dei trapianti di fegato al mondo Ronald Busutti. Venerdì i lavori del congresso si sposteranno nel Salone del Parlamento al castello di Udine e nella Casa della contadinanza, per concludersi sabato. Tre le sessioni principali nelle quali i vari esperti saranno chiamati a confrontarsi, parallelamente si terranno anche due simposi. Un evento, questo, che riporterà Udine al centro della medicina internazionale, come già è avvenuto in passato. 6 L’appalto Lavori urgenti per eliminare le buche nei viali del Santa Maria Troppi avvallamenti, buche e dislivelli nei vialetti all’interno dell’ospedale Santa Maria della Misericordia di Udine. Sono numerose le segnalazioni di pericolosità che sono arrivate da parte degli ispettori aziendali su vari punti di dissesto individuati lungo i percorsi carrabili e su quelli pedonali oltre che nelle aree di parcheggio all’interno dell’area ospedaliera. Troppo facile inciampare e ancora più facile far sobbalzare le ambulanze che trasportano i pazienti specialmente se, in situazioni di particolare urgenza, sono tenute a procedere speditamente. A queste segnalazioni si è aggiunta la richiesta presentata dal responsabile del 118 di procedere all’addolcimento dei raccordi fra le diverse livellette stradali per evitare sollecitazioni improprie ai pazienti che devono essere trasportati a bordo dei mezzi di soccorso. Una situazione che deve essere affrontata e risolta in tempi brevi, per questo motivo il direttore generale Mauro Delendi ha disposto con decreto l’avvio di lavori di manutenzione di tipo edile che riguarderanno sia la sistemazione delle aree di parcheggio, sia dei percorsi pedonali e veicolari. Sarà l’impresa Tilatti Rinaldo Srl di Udine a provvedervi con un intervento che comporterà una spesa di poco inferiore di 26 mila euro. L’intervento, che sarà realizzato in tempi brevi, è stato affidato con una procedura urgente sulla base delle disposizioni individuate dal Regolamento per l’esecuzione di lavori e l’acquisizione di servizi e forniture in economia».(a.c.) Cividale È morto Qualizza, il difensore dell’ospedale Stroncato da infarto, aveva 64 anni. Artigiano edile, era noto non solo nel Cividalese per l’impegno nella sanità e nella cultura di Lucia Aviani. CIVIDALE. Un malore improvviso e fatale ha stroncato prematuramente, ieri mattina, la vita di Pietro Qualizza, figura conosciutissima nelle Valli del Natisone e a Cividale, ma nota anche in provincia di Udine e addirittura su scala regionale in virtù del suo ormai ventennale impegno a tutela dei piccoli ospedali del Friuli Venezia Giulia, a cominciare da quello della città ducale. Aveva 64 anni. È stato colto da infarto nella sua casa di Cravero, frazione di San Leonardo: a nulla, purtroppo, è valso l’intervento del 118, che non ha potuto far altro che constatare il decesso. Per il paesino natale, in cui ha sempre vissuto, e per il circondario nutriva un amore profondissimo, una sorta di venerazione, che lo aveva indotto a essere parte attiva di numerose iniziative culturali, turistiche e di valorizzazione. Ma il suo nome, appunto, fa rima soprattutto con sanità. Artigiano nel settore dell’edilizia, Pietro Qualizza è stato costantemente in prima linea nella battaglia a favore dei cosiddetti nosocomi “ex articolo 21”, da due decenni sotto la spada di Damocle della legge Fasola. È stato uno dei più agguerriti militanti del Comitato per la difesa del presidio di Cividale, lottando per la salvaguardia della struttura nei frangenti di maggior criticità, ma pure quando la situazione cominciò a stabilizzarsi, pur sempre nell’incertezza sul futuro: non mollò mai la presa, continuando pervicacemente a tenere alta e viva l’attenzione sull’argomento. Sua, non a caso, la regia della grande manifestazione unitaria di protesta contro la riforma della sanità in Friuli Venezia Giulia in scena nella città ducale lo scorso 31 gennaio; e sua, ormai parecchio tempo fa, l’idea di fondare l’Associazione regionale sanità, di cui era portavoce. Ma l’impegno di Pietro Qualizza si è esplicato, come detto, in vari altri settori, a cominciare da quello della cultura: fondatore del circolo Il Castagno di San Leonardo e anima della festa paesana di Cravero, ha creato pure un coro, lo Slavija, realtà ancora giovane, ma capace, fin dal debutto, di intessere contatti e relazioni internazionali. Composto quasi interamente da studenti e diretto da una maestra estone, Margarita Swarczewska, il gruppo si è esibito – per citare solo qualche 7 esempio – nella cattedrale di Vienna, a Mosca, a San Pietroburgo, nella basilica di San Marco a Venezia. Qualizza lascia la moglie Patrizia, che lavora all’asilo di San Leonardo, una figlia, Ingrid (anch’essa volto noto, in zona, in virtù delle sue capacità sportive: sergente degli alpini, si è distinta per una serie di vittorie in maratone estreme), e la madre, quasi centenaria. I funerali saranno celebrati domani, alle 16, nella chiesetta di Santa Lucia, a Cravero. Balloch e Comugnaro: è una grave perdita «Una grave, dolorosa perdita. Siamo sinceramente vicini alla famiglia Qualizza, in questo difficile momento». Il sindaco di San Leonardo, Antonio Comugnaro, dà voce al sentimento di sconcerto e al cordoglio dell’intera comunità valligiana per la prematura, improvvisa scomparsa del “paladino” del nosocomio di Cividale, «attivo – ricorda ancora il primo cittadino – in tanti e tanti campi, dal sociale alla cultura». Appassionato delle tradizioni locali e convinto sostenitore dell’importanza della loro salvaguardia, Qualizza ha sempre riservato particolare attenzione alle necessità della gente delle “sue” Valli. «Proprio nel nome degli interessi degli abitanti del nostro entroterra, a cominciare dagli anziani – commenta il sindaco di Cividale, Stefano Balloch, formulando le condoglianze ai familiari –, ha portato avanti la battaglia a tutela del presidio ospedaliero cittadino. Ricordo che alla manifestazione unitaria di protesta organizzata dai Comitati Fvg, a fine gennaio, contro le previsioni della riforma sanitaria, Pietro Qualizza era in prima linea. Una grave perdita». (l.a.) Gorizia Telesca: troppi pazienti “in fuga” dall’ospedale L’assessore regionale conferma comunque gli stanziamenti (16,5 milioni) all’Aas Respinta la richiesta del sindaco di avere una Guardia pediatrica 24 su 24 di Christian Seu. I servizi erogati dall’Azienda per l’assistenza sanitaria Bassa Friulana-­‐
Isontina «soffrono di un problema di fuga di pazienti». Ed è un problema che, come ha fatto capire dall’assessore regionale alla salute, Maria Sandra Telesca, non risparmia l’ospedale di Gorizia. Una stoccata che è servita alla componente della giunta Serracchiani (che -­‐ come anticipato -­‐ non ha partecipato all’incontro come inizialmente previsto) per respingere in qualche maniera gli attacchi dei consiglieri comunali della commissione Welfare, riunita ieri proprio per ascoltare Telesca. Punto di partenza della discussione -­‐ alla quale hanno preso parte anche il direttore centrale Salute della Regione Adriano Marcolongo, il direttore dell’Aas 2 Giovanni Pilati e il sindaco Ettore Romoli -­‐ l’imminente trasferimento del reparto per il trattamento degli stati vegetativi e Sla, che lascerà Villa San Giusto per approdare negli spazi delle Rsa del nosocomio di via Fatebenefratelli. Da Telesca, Marcolongo e Pilati, sono giunte rassicurazioni anche sul potenziamento dell’assistenza territoriale, con l’apertura entro il 2016 di due Cap (centri di assistenza primaria) nell’Isontino. Sla e Hospice «Il trasferimento all’ex San Giovanni di Dio del reparto Sla e malati in stato vegetativo non preclude in alcun modo la riapertura dell’hospice, che deve essere fatto e si farà: è un impegno che mi assumo ufficialmente, che va nella direzione dei dettami della riforma», ha sillabato Telesca, rispondendo alle sollecitazioni di Romoli. Stabilita anche la road-­‐map per il trasloco del nucleo Sla: i pazienti saranno trasferiti al quinto piano dell’ospedale civile entro la fine del mese, dopo una fase di confronto e condivisione con i familiari, che si aprirà il 18 ottobre. Come annunciato da Pilati, a operare a servizio del nucleo sarà un team di 13 professionisti, appositamente formati anche con stage in strutture analoghe già attive in regione, come quella del Gervasutta di Udine. «Si tratta di una riconversione graduale, prevista e resa obbligatoria dalle nuove norme regionali -­‐ ha aggiunto il dg -­‐. A Villa San Giusto il setting assistenziale non era più adatto, i parenti dei pazienti hanno capito e hanno apprezzato la conformazione della nuova struttura, che sarà ad alta protezione assistenziale». Pronto soccorso pediatrico Romoli in apertura della seduta, coordinata dal presidente della 8 commissione Celestino Turco, ha chiesto all’assessore regionale lumi sul futuro di Cardiologia («Finché non sarà individuato il nuovo primario, per il quale è stato appena bandito il concorso, il reparto non subirà alcun stravolgimento», ha detto Pilati), e sulla Guardia pediatrica, oggi assicurata solo per 12 ore: «Eravamo stati assicurati sul fatto che il sacrificio del Punto nascita sarebbe stato compensato dal potenziamento della medicina territoriale e di altri reparti -­‐ ha detto il sindaco -­‐: finora la promessa è rimasta lettera morta, così come nessuna risposta è giunta sulla mia richiesta di aver la Guardia pediatrica garantita per 24 ore». Uno sforzo che la Regione non pare intenzionata a fare, perché «già ora il servizio è utilizzato al 25 per cento -­‐ ha detto Telesca -­‐, a dimostrazione del fatto che l’Ass soffre di un innegabile problema di fuga di pazienti: è una questione di bacini d’utenza», ha aggiunto. Le proteste «I conti dell’Aas sono stati messi in sicurezza: in sede di assestamento di bilancio, sono stati stanziati a favore dell’Azienda 16,5 milioni di euro, la cifra più alta fra tutte le Aziende del Fvg», ha sottolineato Telesca. Duro il capogruppo di Fi Gentile, il quale ha evidenziato come l’erogazione confermi il tentativo di compensare le minori destinazioni degli anni passati: «Ci preoccupa la ventilata chiusura del Centro amianto, così come le difficoltà de La Salute. Constatiamo poi l’inutilità totale della convenzione con l’ospedale di Sempeter per i parti: e non è solo Gorizia, ma tutto l’Isontino che alza la testa di fronte a queste scelte». Bordate anche da Bianchini, che ha accusato la Regione e pure l’amministrazione locale di «prendere in giro i cittadini, giocando alle tre carte: non c’è ombra del piano per l’assistenza territoriale, non ci sono che promesse sulla trombolisi, mentre ai vertici dell’Aas assistiamo a un balletto di dimissioni date, ritirate, presentate da questo e da quel dirigente», ha attaccato il capogruppo di Sel, riferendosi alle dimissioni di Pilati (poi ritirate) e a quelle del direttore sanitario Regattin. OGGI CONSIGLIO La Provincia scende in campo per il Centro diabetologico Tanti punti all’ordine del giorno nella seduta del consiglio provinciale convocata per le 17 di oggi. Fra gli argomenti più rilevanti, quello della salvaguardia dell’attuale organico e l’autonomia gestionale del Centro diabetologico di Monfalcone e Gorizia, al fine di garantire l’assistenza agli utenti della struttura. Poco tempo fa si è infatti vociferato di un trasferimento dell’ambulatorio diabetologico goriziano a Monfalcone, con conseguenti disagi per i pazienti. L’Associazione isontina diabetici avrebbe anche riferito di forti carenze nei servizi della struttura della nostra città, con file interminabili e difficoltà nei trasferimenti verso Monfalcone per i malati. In più, a fine anno la responsabile del Centro, Carla Tortul, andrà in pensione e, a quanto pare, non è garantita una sostituzione. E non c’è neppure la certezza che l’organico attuale, già ridotto ai minimi termini, venga mantenuto. Prima di questo tema ci saranno le comunicazioni del presidente del consiglio, Gennaro Falanga, e del presidente della giunta, Enrico Gherghetta, le interrogazioni e le interpellanze, la ratifica della deliberazione giuntale numero 104 adottata nella seduta del 4 agosto e una successiva e collegata variazione al bilancio di previsione 2015. A seguire, un’altra ratifica, per una delibera di giunta adottata invece nella seduta dello scorso 9 settembre sul progetto “Carso 2014+”. Dovrebbe poi essere approvata una variazione di bilancio al fine di inserire un contributo camerale per il finanziamento del Museo all’aperto del San Michele, con annesso “corpo bagni”. Quindi si procederà con le variazioni al bilancio di previsione 2015 per il provvedimento numero 5 e con l’approvazione del regolamento provinciale per la disciplina delle misure di incentivazione e promozione della cooperazione sociale ai sensi della legge regionale 20/2006 e del relativo regolamento di attuazione. (e.m.) 9 Pordenone Questo sabato Incontro al Cro sulle staminali con le federate Fidas Nordest Il Cro di Aviano ospiterà questo sabato, dalle 9.30, l’incontro interregionale delle federate Fidas Nord Est grazie all’iniziativa della locale Associazione friulana donatori di sangue – sezione di Pordenone che ritrova in casa i propri colleghi a cinque anni di distanza dall’ultima volta. Presenzierà anche il presidente nazionale Fidas, Aldo Ozino Calligaris. Con lui moltissimi rappresentanti (circa 80) tra presidenti e vertici dei sodalizi, delle 13 federate Fidas del Triveneto, di cui 6 presenti in Friuli Venezia Giulia ossia l’Afds Pordenone con sede a Spilimbergo, le Associazione donatori volontari sangue di Gorizia, Monfalcone e Udine, le Associazioni donatori volontari sangue di Trieste ed infine il gruppo autonomo donatori aziendali sangue di Torviscosa . I delegati parteciperanno ad un momento di approfondimento sul tema “Terapia con cellule staminali: dal laboratorio al letto del paziente” cui seguirà la visita ai nuovi laboratori staminali del Cro. Sacile Gli Amici del cuore: si realizzi a Sacile un polo cardiologico Chiesto un servizio di riabilitazione post-­‐acuzie in degenza L’ospedale di Motta potrebbe chiudere le porte ai friulani di Chiara Benotti. SACILE. «Sacile piccola capitale della cardiologia». Va alla carica l’associazione Amici del cuore: la fuga in avanti è del presidente Renato Battiston. «Non ci stanchiamo di chiedere il servizio di riabilitazione post-­‐acuzie in degenza nelle strutture sanitarie in via Ettoreo – Battiston rilancia e incastra nella riforma regionale il polo cardio liventino –. C’è l’esigenza di creare a Sacile l’eccellenza». Le ragioni? Il rischio di blocco agli accessi extra-­‐regionali nel polo cardiologico di Motta di Livenza. Fuga fuori regione. «Come mai la Regione Friuli Venezia Giulia non attiva a Sacile la riabilitazione cardiologica sub-­‐acuta in degenza potenziando quella esistente in day service?». Il dubbio è quello del dottor Giuseppe Favretto, responsabile della struttura riabilitativa cardiologica post-­‐acuta in degenza nell’ospedale di Motta di Livenza. «Se le richieste dei pazienti aumenteranno – ha previsto Favretto nell’incontro con gli Amici del cuore – non riusciremo a soddisfare le esigenze che provengono dalle cardiochirurgie del Friuli». La struttura liventina potrebbe dare risposte anche alla riabilitazione post-­‐acuta per pazienti con problemi pneumologici e tumorali. «Si tratta di costruire un polo riabilitativo polivalente – ha alzato la posta Battiston – a Sacile». Il progetto. L’idea guida della proposta è chiara: la riforma sanitaria regionale è l’occasione per realizzare un polo cardio in città. «Al polo di prevenzione e riabilitazione cardiologica coordinato dal dottor Francesco Antonini Canterin serve una degenza post-­‐
acuzie – Battiston batte il ferro –. La grande opportunità è quella offerta dalla riforma 2015. Nel “Modello Sacile 2.0” possiamo introdurre il polo riabilitativo cardio per post-­‐acuzie in degenza». La tattica è quella dei piccoli passi. «“La goccia scava il marmo” – è il motto di Battiston –. La vocazione sanitaria del territorio di rispondere ai bisogni di cura prevalentemente per le cronicità porta a un ospedale di prossimità in cui il settore riabilitativo sarà il pilastro». L’appello è all’assessore Maria Sandra Telesca. «Chiediamo di rendere operativo e completo un dipartimento di cardiologia – Battiston si è rivolto alla Regione –. Ci sono tanti cittadini costretti a ricoverarsi in Veneto». Sino a quando lo potranno fare? L’utopia sanitaria. «L’obiettivo è un polo cardio-­‐riabilitativo d’attrazione oltre i confini provinciali e regionali – va avanti Battiston che dialoga con i cardiologi pordenonesi –. Serviranno letti, ma la riforma sanitaria non esclude la degenza cardiologica nel nostro territorio». Ospedale del cuore a Sacile? «La proposta di riabilitazione per sub-­‐acuti è stata spedita un anno fa in Regione: si può fare. L’ospedale non sarà chiuso e allora valorizziamolo». 10 Speciale Influenza per cinque milioni di italiani Le previsione per la prossima ondata: uomini più deboli e lamentosi. Come riconoscere i sintomi della “vera” influenza. L’importanza delle vaccinazioni Le regole per proteggersi di Cinzia Lucchelli Con l’arrivo delle basse temperature, come ogni autunno-­‐inverno, sono pronti all’attacco anche centinaia di virus responsabili di febbre, tosse, dolori vari e disturbi gastrointestinali. E già si stima che «la prossima stagione influenzale sarà di intensità media, quattro, cinque milioni di casi» anche se «l’effettiva diffusione dipenderà pure dall’andamento delle temperature». Lo ha detto Fabrizio Pregliasco, virologo e ricercatore del dipartimento di Scienze biomediche per la salute dell’Università degli Studi di Milano, intervenendo alla conferenza stampa di Assosalute a Milano. «Nella prossima stagione influenzale saranno tre, quattro i virus protagonisti – prosegue l’esperto –. Il già conosciuto virus A/H1N1 California che “completerà la sua opera”; un virus di origine svizzera A/H3N2; un virus B/Phuket e, forse, anche un altro virus B/Brisbane». «I virus influenzali non fanno differenza di genere, sia uomini sia donne sono a rischio in egual misura e gli organismi reagiscono esattamente allo stesso modo – aggiunge Pregliasco –. Non si può dire lo stesso della psiche: le donne, infatti, una volta contratto il virus reagiscono spesso in maniera più risoluta rispetto al cosiddetto “sesso forte”, che invece in questi casi si dimostra nettamente più “debole” e “lamentoso”». Occhio poi al mix nonni-­‐nipoti: i nonni, cui spesso sono affidati in gestione i bambini, devono prestare particolare attenzione poiché anche un banale raffreddore del bambino potrebbe essere particolarmente insidioso. «Saranno oltre 200 i virus in circolazione anche quest’anno, variamente mescolati e con sintomatologie relativamente diverse, pronti a diffondersi in funzione della presenza o meno di “temperature ballerine” – dice ancora Pregliasco –. Dai rhinovirus, passando per i più temibili adenovirus e coronavirus, gli enterovirus e infine i virus parainfluenzali, solo di nome simili a quelli che causano la vera influenza». Ma come possiamo riconoscerli e soprattutto distinguere un raffreddore da quella che comunemente chiamiamo “influenza”? Sotto il termine ombrello “influenza” tendiamo a comprendere, infatti, una miriade di forme infettive dovute a diversi virus. Tecnicamente però si può parlare di “vera influenza” solo se ci sono tre condizioni presenti contemporaneamente: febbre elevata, oltre 38 a insorgenza brusca, sintomi sistemici come dolori muscolari e articolari e sintomi respiratori come tosse, naso che cola, congestione e secrezione nasale o mal di gola. In tutti gli altri casi si parla di infezioni respiratorie acute o sindromi para-­‐influenzali, come ad esempio il raffreddore, che si caratterizza per naso otturato che cola e per gli starnuti che la fanno da padroni. Un’opportunità il vaccino antinfluenzale per tutti, diventa un “salvavita” per le persone fragili, ovvero tutti gli anziani sopra i 65 e i malati cronici per i quali l’influenza potrebbe determinare complicanze. Non protegge da tutte le forme non dovute a virus influenzali e certe volte non evita completamente la malattia, ma ne attenua sintomi e rischio di complicanze. I farmaci di automedicazione possono essere utili per gestire autonomamente disturbi come raffreddore, tosse, mal di gola e febbre, senza dimenticare però di rivolgersi al medico se i sintomi non dovessero migliorare entro cinque, sei giorni. 11