LetteraVescovoCatechesi2011
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D i o c es i d i Pi n ero l o «Fateli crescere negli insegnamenti del Signore…» (Ef 6,4) L e t t e r a d e l ve s c ovo ai ge n i t or i , ed u c at or i n e l c am m i n o dell’ I n i z i az i on e C r i s t i an a d e i f i g li Carissimi mamma e papà, Con questa lettera mi pare di bussare alla porta della vostra casa e di sentirmi invitato ad entrare per condividere le vostre gioie e le vostre fatiche. Sono contento di incontrarmi con voi. Anzi vorrei moltiplicare le occasioni di dialogo amico e fraterno. So che avete dei bambini oppure dei ragazzi che intendete educare nella fede. Penso sia una scelta che avete maturato insieme. Ne sono contento. Se la vostra famiglia è interconfessionale è indispensabile che sviluppiate una educazione cristiana con genuino spirito ecumenico. Vi posso assicurare che avete intrapreso un percorso di felicità che ha la sua sorgente nel Vangelo. I vostri figli sono dono di Dio • Di una cosa dovete essere certi, carissimi genitori, i vostri figli sono una benedizione di Dio. Diventare papà e mamma è una esperienza meravigliosa che cambia radicalmente la vita. Penso alla gioia che avete provato quando avete stretto per la prima volta tra le vostre braccia un figlio o una figlia, vedendo riflessa nei loro lineamenti parte di voi stessi. Sono emozioni intensissime, difficilmente narrabili. Voi li amate, e tanto, ma ancora di più li ama Dio. La vita è un suo dono meraviglioso, e voi l’avete accolta con generosità e gioia. Il loro affetto e la loro esuberanza sono la cifra della vostra felicità. Nella loro voce, nel loro sorriso, nel loro pianto, voi potete leggere ed interpretare tutte le gioie, le speranze e le sofferenze del mondo. Educare è cosa del cuore • Generare è dono e responsabilità. Educare è come un nuovo “parto” che esige competenza, dol3 cezza, fortezza e fiducia. San Leonardo Murialdo era solito affermare che “quello dell’educatore è il mestiere più difficile”. Unisce insieme gioia e trepidazione, vigilanza e perseveranza. Immagino le soddisfazioni che avete già provato e continuate a sperimentare nel vedere crescere i vostri figli, ma nello stesso tempo sono anche consapevole delle difficoltà e paure che avete già sofferto e ancora incontrerete. Non scoraggiatevi. Educare è un’arte che si apprende facendo, osservando e studiando le loro reazioni. L’educazione ha una qualità senza confronti: “è cosa del cuore”. Così diceva un educatore che la sapeva lunga, don Bosco. Ma aggiungeva anche: “Noi non potremo riuscire a cosa alcuna, se Dio non ce ne insegna l’arte e non ce ne mette in mano le chiavi”. Il cuore vi fa sognare grandi traguardi per i vostri figli. Non dimenticate, però, che il vero successo nella vita dipende dai valori che voi siete capaci di trasmettere, come la fiducia, l’onestà, la laboriosità, l’amicizia, il rispetto, il sacrificio, la sincerità e i gesti concreti di solidarietà. Sono tutte realtà belle che arricchiscono e rendono il nostro vivere pienamente umano. Per questo occorre dedicare tempo per i figli, parlando e dialogando con loro. Hanno bisogno di voi, delle vostre parole e della vostra attenzione. Bisogna amarli e renderli capaci di amare. Trasmettere la fede • Quando avete celebrato il Battesimo del vostro bambino, il parroco vi ha posto questa domanda: “Che cosa chiedete alla Chiesa di Dio?”. Avete risposto: “Il Battesimo”. Poi ha aggiunto: “Chiedendo il Battesimo per il vostro figlio voi vi impegnate a educarlo nella fede … Siete consapevoli di questa responsabilità?”. Voi avete detto, spero con convinzione, “Sì”. Il Battesimo è il dono più bello del cuore di Dio, 4 porta con sé la luce e la gioia della fede, che ci fa intuire quanto Egli ci ama e come è capace di trasformare la nostra vita, aiutandoci a superare ogni forma di egoismo per vivere nella logica della gratuità e dell’amore. Questo dono è affidato alla vostra responsabilità e voi ne siete i primi custodi e testimoni. È un compito impegnativo ma certamente ricco di promesse. Non è mai delegabile, in particolare nei primi anni di vita dei vostri figli. Siete voi che dovete narrare loro chi è Gesù e le realtà belle che ci ha proposto; egli ha vissuto la sua esistenza amando e perdonando, perché anche noi facciamo lo stesso. Man mano che crescono, i vostri figli dovranno vedere in voi dei testimoni che cercano di vivere il più possibile, in famiglia e nella società, ciò in cui credono. Senza di voi è difficile trasmettere la fede. Intuisco una vostra difficoltà. Voi dite: “Come possiamo fare questo da soli?” Io vi rispondo: “La vostra parrocchia non vi lascia soli. Parroco e cate- chisti vogliono mettersi al vostro fianco ed aiutarvi in questo compito così importante”. Certamente in qualche famiglia vi sono delle ferite. Forse anche tra voi due l’unità si è un po’ incrinata, se non addirittura infranta. Nonostante questa dolorosa esperienza, non dovete dimenticare che la Chiesa vi comprende, vi accoglie e vi è vicina nel compito educativo. Non abdicate alla missione più importante per una mamma e un papà. Ora vengo al perché di questa lettera • La nostra diocesi in questi anni è come un “cantiere” dove si stanno progettando dei nuovi cammini di educazione alla fede. Lo stesso avviene in tante altre diocesi. Anche i vescovi italiani hanno scritto una bella lettera che ha per titolo Educare alla vita buona del Vangelo che incoraggia e sostiene il lavoro che abbiamo iniziato. Voi mi direte: “Ma non è sufficiente fare come abbiamo sempre fatto?” La risposta potrebbe essere assai articolata, ma preferisco rispondere con poche parole. È il tessuto culturale e sociale attorno a noi che è molto cambiato. Un tempo nelle nostre famiglie si respirava una atmosfera cristiana, si sentiva forte l’appartenenza alla propria parrocchia. Oggi non è più così. Anche voi ve ne sarete accorti. Ci sono tante persone che si dicono “senza religione”, c’è un crescente analfabetismo religioso, c’è indifferenza verso le domande sul senso della vita. Vi sono molti che non credono più in Dio o si fabbricano un dio secondo i propri gusti. Soprattutto la mentalità comune è lontana dai valori che il Vangelo ci propone. Siamo ritornati un po’ tutti “pagani”. Dio non entra più nelle scelte della nostra vita. Occorre ritornare a vivere il Vangelo nella vita quotidiana, aiutando ogni famiglia a percepire la sua vocazione di essere “culla” della fede. Vi voglio, dunque, parlare dei progetti che stiamo preparando e che vi coinvolgeranno più atti6 vamente, perché senza di voi, papà e mamma, la catechesi ai vostri figli è infruttuosa. Nei primi anni di vita si prepara il futuro • Il mio pensiero va prima di tutto alle famiglie che hanno bambini da zero a sei anni. È questo un tempo particolarmente ricco di speranza. È importante che vi prepariate con impegno alla celebrazione del Battesimo dei vostri figli. Il Signore li vuole rendere partecipi del dono della sua vita divina. Infatti, ricevere il Battesimo è essere “immersi” nella vita di Dio che è Padre, Figlio e Spirito Santo. Da quel momento ciascuno di noi non ha soltanto più un orizzonte terreno, ma eterno. Sarà certamente un giorno di festa che lascerà una traccia profonda nella vostra vita. Rivolgetevi al vostro parroco, se è possibile ancora prima che nasca il bambino, per comunicargli questa bella notizia. Ne sarà certamente contento. Vi accoglierà con molta cordialità, gioia e premura. Vi proporrà due o tre incontri in preparazione al Battesimo. Credetemi, sono molto utili, perché vi aiutano a comprendere il dono che vostro figlio sta per ricevere e mettono a fuoco quali sono i vostri compiti e le vostre responsabilità come genitori cristiani. Potrete così conoscere più da vicino il vostro parroco e stabilire con lui un rapporto di autentica amicizia e collaborazione. Questi incontri, forse, non li farà da solo ma con l’aiuto di una coppia di sposi, genitori come voi, che porterà la sua bella esperienza educativa. Dopo il Battesimo, la vostra comunità parrocchiale continuerà a seguirvi. La parrocchia la dovete sentire come la vostra casa. Nei primi anni di vita, il bambino è particolarmente sensibile a ricevere stimoli che incideranno sul suo futuro. Occorre non sprecare questo tempo. Quante esperienze religiose si possono trasmettere ai figli tenendoli ancora tra le braccia! L’amore di Dio si sperimenta attraverso il vostro amore. Ad esempio, pregare insieme in famiglia è un’espe7 rienza molto bella. Ho visto dei genitori piangere, guardando il loro piccolo pregare. Nel periodo dopo il Battesimo sino ai sei anni, il vostro parroco vi inviterà periodicamente a degli incontri insieme ad altre famiglie, per aiutarvi a capire le fasi di crescita del vostro bambino e ad accompagnarlo nel suo sviluppo non soltanto umano, ma anche di fede. Essere genitori – educatori è un’arte e bisogna impararla. Incontrandovi con altre famiglie che hanno bambini potrete fare insieme uno stesso cammino, condividere esperienze e scelte, e stringere anche fruttuose amicizie. Catechismo sì, ma non senza di voi • I bambini crescono e giunge il momento in cui andrete in parrocchia per chiedere al parroco quando vostro figlio può iniziare il catechismo con gli altri suoi coetanei. Tra le domande che gli porrete, forse, ci sarà anche questa: “Quando farà la Prima Comunione?” Oppure: “Quando farà la Cresima?” Se guardiamo bene le cose, forse non sono queste le prime domande da fare. Desidero, invece, aiutarvi a comprendere che il catechismo non ha come scopo ultimo e principale la celebrazione dei sacramenti. Il fine della catechesi dell’Iniziazione Cristiana non è preparare ai sacramenti ma introdurre nella comunità cristiana attraverso i sacramenti, che sono come i passaggi e i momenti alti del cammino. La catechesi di Iniziazione Cristiana non è, dunque, semplicemente un insegnamento dottrinale, né “distribuzione” di sacramenti, ma una introduzione alla vita cristiana che coinvolge tutta la vita. Si potrebbe dire che è un apprendistato. Ma per fare questo, la vostra famiglia non deve stare ai margini. Vi trascrivo alcuni pensieri tratti da un documento dei vescovi italiani che ha segnato l’inizio del rinnovamento della catechesi: “Insostituibile è la partecipazione dei genitori nella preparazione dei figli ai sacramenti della Iniziazione Cristiana. In tal modo non solo i figli vengono adeguatamente introdotti nella vita ecclesiale, ma tutta la famiglia vi partecipa e cresce: i genitori stessi annunciando ascoltano, insegnando imparano”. Mamma e papà, testimonial del Vangelo • Voglio spiegarvi che cosa si intende dire con “Iniziazione Cristiana”. È questa una espressione un po’ difficile che ritorna sovente in questa lettera. Vostro figlio ha già imparato da voi, dal vostro amore, dai vostri racconti, dal vostro modo di pregare chi è Gesù e ciò che egli ci ha rivelato di Dio suo Padre. Verso l’età dei sette anni il bambino si mette con più assiduità alla sua scuola per diventare suo discepolo, per seguirlo come suo Maestro, per imparare la vita buona del Vangelo. L’Iniziazione Cristiana è, dunque, una crescita progressiva nella fede, è una esperienza di vita cristiana proporzionata all’età dei vostri bambini, aiutati e incoraggiati dalla vostra presenza, con il sostegno della comunità, attraverso il parroco e i catechisti. I fanciulli devono capire che è bello vivere da cristiani. Per questo il catechismo non è scuola, ma “esperienza di vita”. Ecco perché insisto che 9 accanto ai vostri bambini dovete esserci voi genitori! Mamma e papà, siete testimonial del Vangelo! Prima di tutto con l’esempio. È questa la prima strada per trasmettere la fede e far gustare la gioia del Vangelo. Senza l’esempio si semina inutilmente. Sono sicuro che date l’esempio di valori umani all’interno della vostra casa. Devono, però, esserci anche gli esempi concreti di vita cristiana: l’amore vicendevole, il perdono, la preghiera, la partecipazione alla Messa festiva … Durante questo cammino saranno celebrati i sacramenti della Cresima e dell’Eucaristia. L’Eucaristia è la fonte e il vertice della vita cristiana, è il sacramento della maturità cristiana. Nella nostra tradizione, la Prima Comunione costituisce per i bambini e i genitori un indimenticabile giorno di festa. Ma, certamente, non è la «festa della Prima Comunione» lo scopo e il punto di arrivo dell’Iniziazione Cristiana dei vostri figli. Il vero scopo è aiutare i bambini e i ragazzi ad entrare nella comunità cristiana e ad acquisire una «mentalità di fede», cioè imparare a pensare, ad amare, a scegliere, a vivere come ci ha insegnato Gesù. Lungo questo cammino i sacramenti della Cresima e dell’Eucaristia (e anche quello della Confessione) rappresentano le grandi tappe che ci avvicinano alla méta. La domanda, allora, non è «quando» si celebra la Prima Comunione, ma «come» possiamo accompagnare i nostri figli all’importante appuntamento con Gesù Eucaristia. E in questo percorso di avvicinamento ci sarà uno stretto coinvolgimento di voi genitori e, d’accordo con voi, sarà fissato il «quando». Intanto sarà bello alla domenica, il giorno del Signore, partecipare insieme, come famiglia, alla celebrazione della Messa. L’Eucaristia non è soltanto una bella cerimonia, ma è Gesù risorto che si rende realmente presente nel pane e nel vino, che, per opera dello Spirito Santo, diventano il suo Corpo e il suo Sangue. È difficile spiegare questo. Ma è una realtà meravigliosa. Con l’Eucaristia possiamo dire: “Non sono più io che vivo ma Cristo vive in me”. Solo partecipando attivamente e con fede alla Messa, passo dopo passo, riusciamo ad afferrare qualcosa di questo mistero e aiutare i nostri ragazzi a penetrarlo per quanto possibile. Così, quando vostro figlio giungerà alla Messa di “prima comunione”, questa sarà l’inizio di un’esperienza forte di amicizia con Gesù che segnerà profondamente la sua vita. Che cosa vi chiede la vostra parrocchia quando presentate i vostri figli per il catechismo? • Come vedete non è possibile educare i figli nella fede senza un serio coinvolgimento dei genitori: senza mamma e papà non c’è catechesi o, comunque, si tratta di una catechesi zoppa, perché priva di una parte fondamentale. Non basta la comunità cristiana, occorre la famiglia. Tra la parrocchia e la famiglia si deve stabilire un’autentica “alleanza educativa”. Non so se è il vostro caso, ma ho già incontrato numerosi genitori a cui interessa solamente la data della Prima Comunione e della Cresima. Trovano troppo pesante, forse perché non comprendono, quello che il parroco propone loro, soprattutto il coinvolgimento nel cammino educativo dei figli. Vengono anche da me a lamentarsi. Ciò che chiede il vostro parroco, anzi la Chiesa attraverso di lui, non è una pretesa arbitraria. Egli ha il dovere di aiutarvi a rendervi conto che, desiderando ricevere i sacramenti, voi chiedete molto 11 di più, domandate che i vostri figli siano introdotti nella comunità cristiana ed entrino in un vero rapporto con Gesù Cristo. Essi diventano membra del suo Corpo; sono come tralci uniti alla Vite; sono come pietre vive che formano un bell’edificio, di cui Lui è la pietra angolare. Per questo voi siete chiamati a svolgere un ruolo primario nella educazione della fede dei vostri figli; compito che non potete delegare né demandare ad altri. Chiedendo il Battesimo per i vostri figli, vi siete impegnati a educarli cristianamente. Forse qualcuno di voi mi dirà: “È difficile fare questo. Mi sono allontanato dalla Chiesa da parecchio tempo. Che cosa posso dire ai miei figli?” Oppure: “L’orario di lavoro è stressante. Il tempo libero è poco. Non possiamo impegnarci in ciò che il nostro parroco ci chiede”. Innanzitutto non dovete scoraggiarvi. L’esperienza mi dice che molti genitori hanno riscoperto la fede facendo un cammino con i loro figli. Spesso pensavano alla Chiesa come ad una grande istituzione lontana dai problemi della gente. Ora si accorgono che è come una casa dalle porte sempre aperte per tutti. Hanno capito che la vita della parrocchia è fatta di vicinanza, condivisione, amicizia e solidarietà. Spero sia così anche per voi. Nel momento in cui vi incontrate con il vostro parroco per “iscrivere” il vostro bambino a catechismo potete manifestare a lui le vostre difficoltà, anche quelle relative al vostro orario di lavoro. Con buona volontà si possono trovare soluzioni soddisfacenti. Ciò che è importante è giungere a comprendere e rispettare il senso vero e profondo che è sotteso alla richiesta del sacramento. Questo avviene se c’è un significativo impegno da parte vostra nell’aiutare il vostro bambino a fare esperienza di vita cristiana, mettendovi in gioco e accompagnandolo 12 nella bella scoperta di essere discepolo e amico di Gesù. Diversi genitori, prima titubanti ma poi convinti della necessità di accompagnare il cammino di fede dei loro figli, sono diventati entusiasti protagonisti di questo nuovo modo di fare catechismo, rendendosi sempre più presenti in parrocchia ed allacciando belle amicizie con altre famiglie, e vivendo poi con queste momenti di riflessione e di approfondimento. La fede, come aria che si respira e pane che nutre • I catechisti, insieme al parroco, si mettono al vostro fianco per condividere le vostre stesse speranze e difficoltà nel vivere la parola del Vangelo. Vogliono soprattutto essere partecipi delle vostre attese perché sta loro a cuore la crescita umana e cristiana dei vostri figli. Ma non dovete dimenticare che siete voi “i primi maestri della fede”. Comprendete, dunque, che la catechesi rinnovata chiede non solo di partecipare ad alcune iniziative organizzate dalla parrocchia; sarebbe già una bella cosa, ma certamente non sufficiente. La catechesi, lo abbiamo ormai imparato, non è solo comunicazione di nozioni, ma soprattutto esperienza di vita. Nessuno meglio di voi, mamma e papà, può dare ai vostri figli un’impronta che rimane nel tempo. Essi sono come cera molle che può essere plasmata comunicando valori per educarli alla vita buona del Vangelo. Se mi domandate: “Come si trasmette la fede?” Vi rispondo così: “Si respira in casa dal vostro modo di vivere e diventa nutrimento, come buon pane casareccio, attraverso i vostri esempi”. Un tempo bastava il catechismo fatto con periodiche lezioncine, oggi non è più così. In tante famiglie la fede è come un vestito che si mette solo in alcune circostanze e poi si toglie e si ripone nell’armadio. Non serve a nulla, né incide nella vita. Bisogna ritornare a far diventare la fede 13 – prendo a prestito due parole del Vangelo – luce che illumina e sale che da sapore. Son sicuro che accompagnando i vostri figli nella scoperta di Gesù e della sua Parola gusterete anche voi con loro, come se fosse la prima volta, la gioia di essere cristiani. La vostra casa “piccola chiesa” • Nella catechesi, i vostri figli imparano ad ascoltare la Parola di Dio perché la Bibbia è il “Libro” per eccellenza, non è un sussidio. Si diventa Cristiani ascoltando e mettendo in pratica la Parola contenuta in questo Libro. Ma è soprattutto in casa che i ragazzi possono vedere la Parola testimoniata nelle vostre quotidiane scelte di vita. Giovanni Paolo II, che il 1° maggio sarà dichiarato beato, affermava che l’esempio offerto in famiglia precede, accompagna ed arricchisce ogni altra forma di catechesi. Sono parole forti ed impegnative. Per questo, oggi, si sente molto l’esigenza di passare, soprattutto con i più piccoli, da una catechesi gestita da “esperti” a una catechesi sviluppata dalla famiglia stessa. È in casa con voi che i vostri bambini devono fare la prima esperienza di preghiera: il segno della come una croce, le orazioni del mattino e della sera, il Padre Nostro, l’Ave Maria; vedere la presenza di qualche simbolo di fede, come il crocifisso, l’immagine della Vergine Maria e di qualche Santo... Molto importante è il modo con cui voi vivete la domenica e le feste cristiane. È un tempo reso gioioso dall’incontro con il Signore nella celebrazione della Messa e dallo stare insieme tra di voi, con i vostri anziani e i vicini, andando a visitare qualche persona malata, impegnandovi in qualche gesto di solidarietà. In questo contesto diventa facile e credibile avviare i piccoli al senso dell’accoglienza, della condivisione e del perdono. Passo dopo passo • Per far passare e maturare in tutti queste idee e per concretizzarle in un progetto condiviso e realizzabile è necessario che genitori, parroco e catechisti si incontrino per un dialogo ed un confronto reciproco e stimolante. Solo incontrandosi, parlando, discutendo, presentando iniziative ed esperienze, si cresce insieme e voi genitori potete essere non solo collaborativi, ma anche inventivi e fantasiosi nelle vostre proposte. Naturalmente occorre essere realisti. Gli incontri devono essere compatibili con gli impegni di lavoro. L’esperienza però dimostra che è possibile accordarsi su alcune date per periodici incontri prolungati, come il pomeriggio di un fine settimana. Accanto all’approfondimento di temi educativi e di fede, si possono prevedere momenti di scambio, di esperienze, di gioco per i bambini, una merenda insieme… Un saluto e un augurio • Vi ho tracciato brevemente, in questa lettera, quello che è il cammino di Iniziazione Cristiana, cioè la gioia di comunicare il Vangelo ai vostri figli. Per voi genitori, questo è il tempo della semina, un segmento di vita ricco di speranza. Questo percorso di catechesi è un po’ diverso da quello che avete fatto voi. È certamente più impegnativo. D’altronde, lo ribadisco, non è possibile educare i vostri figli nella fede senza di voi. Si comincerà gradualmente, con la catechesi alle famiglie che hanno bambini da zero a sei anni. È questo il primo passo che vogliamo fare. Poi, si proseguirà ponendo molta attenzione alla sperimentazione che si fa in altre diocesi italiane. Intanto vi invito ad essere sempre più presenti nella vita della vostra parrocchia, a lasciarvi coinvolgere nelle sue iniziative e nelle sue attività. Ricordatevi: la parrocchia è come una famiglia formata da tante famiglie. Anzi, la parrocchia è la vostra famiglia! Vi saluto consegnando a voi questa esortazione che l’apostolo Paolo rivolgeva alle famiglie cristiane della città di Efeso circa l’educazione dei figli: “Fateli crescere… negli insegnamenti del Signore” (Ef 6,4). Anche se non vi conosco tutti personalmente, vi porto nel cuore e vi assicuro la mia preghiera. Il vostro vescovo X Pier Giorgio Debernardi Pinerolo, 25 marzo 2011 Festa dell’Annunciazione del Signore 16