1° maggio: Giornata nazionale dell`8xmille. Intervista a don Massimo

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1° maggio: Giornata nazionale dell`8xmille. Intervista a don Massimo
Domenica si celebra la festa
della famiglia. Don Nevi: «Al
centro la misericordia»
Domenica 22 maggio torna a Cremona la Festa diocesana della
famiglia. In piena continuità con la prima edizione, svoltasi
il 24 maggio 2015 sul tema “La famiglia genera”, l’evento di
quest’anno, con un legame naturale con il Giubileo delle
Misericordia, avrà una triplice attenzione, come sottolineato
nel titolo: “La famiglia tra promessa, fedeltà e perdono”. Il
momento di festa sarà preceduto da una serata su “I volti
della misericordia” che si terrà venerdì 20 maggio presso
l’auditorium del Museo del Violino di Cremona. A don Giuseppe
Nevi, responsabile dell’ufficio diocesano di pastorale
familiare e primo organizzatore dell’evento, abbiamo rivolto
alcune domande.
Con che spirito viene proposta questa seconda Festa diocesana
della famiglia?
«Troviamo le radici dello spirito che ci muove in quella
bellissima esortazione che Giovanni Paolo II fece alle
famiglie: famiglia diventa ciò che sei. È questo lo spirito
con cui ci muoviamo costantemente! L’anno scorso abbiamo
riflettuto sulla famiglia che genera, quest’anno avremo una
triplice attenzione: la famiglia come promessa, fedeltà e
perdono. Tematiche che nascono anche dall’esigenza di dare eco
all’esperienza del Giubileo: l’idea del perdono, della
misericordia e della fedeltà ricorrono e si rincorrono in
questo Anno e mi pare che nell’esperienza familiare trovino
davvero il luogo normale in cui possono essere vissute».
Come si svolgerà quest’anno la Festa, ci sono delle novità
rispetto alla precedente edizione?
«Abbiamo pensato di coinvolgere un po’ di più la città. Non ci
troveremo, dunque, soltanto in piazza, ma sono stati
individuati tre oratori – S. Pietro al Po, S. Imerio, S.
Michele – come primo luogo di incontro, dove ci sarà un
momento di laboratorio con inizio alle 15.30 che vedrà
l’intera famiglia coinvolta insieme. Intorno alle 16.45 tre
piccoli cortei condurranno i partecipanti in piazza del
Comune. Qui, intorno alle 17, dopo un momento di accoglienza e
il saluto del sindaco di Cremona, interverrà il gruppo rock
«The Sun», giovani con alle proprie spalle un cammino di
conversione, sia dal punto di vista umano che musicale, che
proporranno la propria musica insieme alla loro testimonianza.
Ed è interessante che ad intervistarli sarà una coppia di
sposi: Stefania e Valeriano Riva. Al termine ci sarà un
momento di preghiera con il mandato del vescovo Antonio. Per
tutta la durata della festa in piazza del Comune saranno
presenti alcuni stand per richiamare i temi della giornata e
proporre materiale informativo delle realtà coinvolte. Anche
il gruppo The Sun avrà un proprio spazio nel quale sarà
possibile un incontro personale con i musicisti. In caso di
maltempo tutto si svolgerà, con un programma più contenuto, in
S. Marcellino (via Cavallotti)».
Ma la Festa sarà anticipata da un altro appuntamento: il
convegno diocesano che la sera di venerdì 20 maggio, alle ore
21, si terrà presso l’auditorium Giovanni Arvedi del Museo dal
violino di Cremona.
«Con la Commissione che ha preparato la Festa della famiglia
si è pensato di darci anche un momento di riflessione proprio
partendo dal tema della misericordia, provando a declinarlo
guardando alla famiglia. Ad accompagnare nella riflessione
sarà il biblista cremonese don Maurizio Compiani che,
attraverso alcuni personaggi del Vecchio e Nuovo Testamento,
presenterà diverse sfaccettature della misericordia. I
commenti biblici saranno quindi sviluppati attraverso l’arte,
con il canto e la danza della compagnia teatrale Gard Art che
si articolerà per l’intera serata, caratterizzata anche dalla
testimonianza di da alcune famiglie che declineranno questi
concetti nella esperienza di vita quotidiana».
A chi sono rivolti questi appuntamenti?
«Ci auguriamo che queste proposte siano accolte prima di tutto
dalle famiglie, ma anche a coloro che stanno pensando di far
famiglia, in modo particolare i fidanzati e i giovani che,
anche se con difficoltà, stanno amando e desiderando questo
progetto. Vogliamo davvero sia una festa di popolo, che
coinvolga tutti, dai bambini ai giovani alle famiglie, e ci
auguriamo anche le parrocchie con i propri sacerdoti, proprio
come comunità».
La lettera di invito del vescovo Antonio
La conferenza stampa di presentazione della festa
Locandina della Festa della famiglia 2016
Il vescovo Antonio a Camerino
celebra San Venanzio: « Se
usiamo la verità come una
pietra per ferire gli altri
non è Vangelo»
Mercoledì 18 maggio il vescovo Antonio si è concesso una pausa
dai lavori dell’assemblea generale della CEI, riunita fino a
giovedì 19 in Vaticano, per presiedere la messa pontificale
nella festa di San Venanzio, patrone di Camerino. Il presule,
assistito dall’arcivescovo Francesco Giovanni Brugnaro, ha
celebrato nella basilica dedicata al santo insieme a decine di
sacerdoti della sua amata diocesi di origine. La festa
patronale è iniziata martedì 17 con la cerimonia dell’offerta
dei ceri e l’accensione del falò propiziatorio e culminerà
domenica 22 con il corteo storico, la Corsa alla Spada e
l’assegnazione del Palio. Per l’occasione il sito della radio
diocesano di Camerino www.radioc1inblu.it ha posto alcune
domande al nostro vescovo. Pubblichiamo l’intervista
integrale.
Mons. Napolioni, emozionato?
«Sì, ma un’emozione serena e piena di gioia perché i simboli
della vita ecclesiale camerte li porto dentro mescolati con
tante esperienze. Mi accorgo sempre di più di essere figlio di
una storia che, però, mi ha reso libero. Quindi riesco anche a
governare questa emozione guardando un pochino più lontano,
come spesso ho suggerito anche ai camerinesi. Dico spesso che
c’è differenza tra il camerinese che non è uscito mai dalle
mura cittadine e quello che magari ha assaporato un po’ anche
il resto d’Italia e del mondo. Fa bene, allora, apprezzare le
proprie radici quando ci si è accorti che possono portare
frutto anche al di là degli schemi a cui siamo stati
abituati».
Parole forti, le sue, quelle pronunciate durante l’omelia…
«Sono partito, come sempre, dalla Parola di Dio. Un giovane
martire, Venanzio, che viene ucciso in odio alla fede non da
stranieri, ma dai suoi stessi concittadini che non avevano
capito la novità cristiana. Oggi non usiamo le pietre, ma
potremmo usare un’immagine falsa di Dio. Il papa stesso ha
richiamato questa immagine nell’Amoris Laetitia. Se usiamo la
legge, la verità, l’ideologia come una pietra per ferire gli
altri non è Vangelo. Stiamo, quindi, in guardia per vivere il
Vangelo per quello che davvero è».
Un messaggio rivolto ai fedeli, ma anche ai sacerdoti?
«Innanzitutto un messaggio rivolto a me stesso, perché
dobbiamo stare tutti in guardia. Ho anche detto che, riguardo
all’incontro dei vescovi italiani a Roma, i giornali hanno
dato risalto a una sorta di ennesima critica del Papa ai
vescovi e ai preti. Il Santo Padre, invece, ha tratteggiato
con estrema abilità e concretezza la figura di prete di cui da
sempre abbiamo bisogno e alla quale tutti dobbiamo tornare.
Così come la figura di cristiano perché a volte non so se sia
più clericale a il prete o certi laici»
La presenza a Camerino del vescovo Antonio è stata fortemente
voluta dall’arcivescovo Francesco Giovanni, per il quale è
stata una festa particolare. «Mi è sembrato giusto
permettergli di poter celebrare la festa del Santo Patrono
visto che non aveva avuto ancora l’occasione di poter
celebrare per questa nostra comunità in maniera così solenne –
le parole dell’arcivescovo – L’occasione più bella era appunto
la coincidenza con la festa patronale». Una settimana
importante per i vescovi italiani riuniti a Roma
nell’assemblea generale della CEI. «Un messaggio forte quello
rivolto da papa Francesco – continua mons. Brugnaro – perché
ci mette nella condizione, come sacerdoti e come vescovi, di
servire la comunità e soprattutto di rievangelizzare. Il papa
ci ha rimandato alla Evangeli Gaudium, chiedendoci di avere
familiarità con l’esortazione apostolica. Questo riguarda
tutti, come ha detto mons. Antonio nella sua omelia
richiamando alla fede, alle difficoltà di comunicazione, di
comunione, al bisogno di carità e di convivenza fraterna che
c’è non solo fra i laici, ma soprattutto fra il clero».
Partite le iscrizioni per il
pellegrinaggio
MacerataLoreto
Anche quest’anno il movimento di Comunione e Liberazione di
Cremona propone il pellegrinaggio a piedi per 27 chilometri
tra Macerata e Loreto, nella notte tra l’ 11 e il 12 giugno
2016. Il pellegrinaggio, giunto alla sua 38esima edizione, è
un gesto di fede popolare cui partecipano ogni anno migliaia
di persone da tutta Italia. Il titolo scelto per il 2016 è “Tu
sei unico” e nasce da una frase pronunciata da Papa Francesco
all’indirizzo di un pellegrino in piazza S. Pietro ed esprime
lo sguardo commosso di Gesù davanti ad ognuno di noi, colpito
dal valore di ciascuno, desideroso che questo tesoro non sia
ridotto o vada perduto.
La partenza in pullman è fissata per le ore 12.30 di sabato 11
dal piazzale di porta Venezia. L’arrivo è previsto intorno
alle 19 allo stadio di Macerata dove, dopo la cena al sacco,
sarà celebrata la santa Messa dal card. Edoardo Minichelli,
arcivescovo di Ancona-Osimo.
Verso le ore 22 avrà inizio il cammino: i pellegrini
lasceranno lo stadio Helvia Recina per percorrere un
itinerario di 27 chilometri, scandito da momenti di preghiera,
canti, letture, testimonianze. La prima tappa è prevista per
la mezzanotte all’altezza di Sambucheto, per l’Adorazione
Eucaristica davanti alla chiesa di Santa Teresa del Bambin
Gesù. Si giungerà poi in località San Firmano, dove i
pellegrini riceveranno le fiaccole che accompagneranno il
cammino fino all’alba, formando un suggestivo “serpentone”
luminoso. In località Becerica continua la Festa della luce
con lo spettacolo dei fuochi d’artificio, offerto dalla ditta
Alessi. A Chiarino, invece, i pellegrini si rifocillano con la
colazione (thè, caffè e dolci) offerta da alcuni amici di
Pesaro. Inizierà il “saliscendi” che porterà alla vista della
Basilica di Loreto, con la recita dell’Angelus e lo scambio
della pace all’altezza di Costabianca.Intorno alle 6.30 si
arriverà a Loreto, con la consacrazione solenne alla Madonna.
Giunti in Piazza della Madonna i pellegrini deporanno i
foglietti con le intenzioni di preghiera nel braciere, per
elevarle al Cielo.Chi lo desidera, infine, potrà arrivare fin
dentro la Santa Casa.
Da Loreto il pullman ripartirà per Cremona (arrivo previsto
intorno alle 13.00).
Per le iscrizioni ci si può rivolgere a Luciano Davò
(cellulare 347 1552418) entro il 31 maggio.
Giubileo delle Corali a Roma:
adesioni on line per il
grande evento che si terrà
dal 21 al 23 ottobre
Si svolgerà dal 21 al 23 ottobre 2016 il Giubileo delle Corali
e degli Animatori Liturgici, dedicato a tutti coloro che
operano nell’animazione delle Celebrazioni Liturgiche nelle
Diocesi e nelle Parrocchie e a quanti, loro familiari e amici,
vorranno partecipare. Sul sito www.giubileocorali.com sono già
aperte le iscrizioni all’evento organizzato dal Coro della
Diocesi di Roma ed inserito nel Calendario degli eventi
giubilari del Pontificio Consiglio per la Promozione della
Nuova Evangelizzazione.
La “tre giorni” si aprirà venerdì 21 ottobre con il Convegno
formativo sul tema: “Cantare la Misericordia”. Tra i relatori:
Mons. Guido Marini, Maestro delle Celebrazioni Liturgiche del
Sommo Pontefice, Mons. Massimo Palombella, Maestro Direttore
della Cappella Musicale Pontificia Sistina, Mons. Vincenzo De
Gregorio, Preside del Pontificio Istituto di Musica Sacra e P.
Marko Ivan Rupnik, artista, teologo e Direttore del Centro
Aletti che già guidò la meditazione in presenza del Santo
Padre in occasione del Giubileo della Curia Romana.
Nella seconda giornata, quella di sabato 22 ottobre, tutti gli
iscritti parteciperanno all’Udienza Giubilare con il Santo
Padre mentre, nel pomeriggio, le Corali intervenute si
uniranno per un grande Concerto in Aula Paolo VI dedicato alla
Divina Misericordia e a San Giovanni Paolo II nel giorno della
sua Memoria Liturgica.
Domenica 23 ottobre, Pellegrinaggio alla Porta Santa e
preghiera sulla tomba dell’Apostolo Pietro. A seguire, Santa
Messa nella Basilica di San Pietro presieduta da mons. Rino
Fisichella e partecipazione all’Angelus del Papa in Piazza San
Pietro.
La triplice appartenza del
prete: «Al Signore, alla
Chiesa, al Regno»
Tre domande per riflettere sulla “triplice appartenenza” che
costituisce il ministero sacerdotale: “Al Signore, alla
Chiesa, al Regno”. Aprendo lunedì pomeriggio i lavori della
69ª assemblea generale della Conferenza episcopale italiana,
dedicata al “rinnovamento del clero” (Vaticano, 16-19 maggio),
Papa Francesco non ha voluto offrire ai vescovi presenti “una
riflessione sistematica sulla figura del sacerdote”. Piuttosto
– dopo aver salutato con qualche battuta quelli freschi di
ordinazione – li ha esortati a “capovolgere la prospettiva”
mettendosi in ascolto di “qualcuno dei tanti parroci che si
spendono nelle nostre comunità”: “Lasciamo che il volto di uno
di loro passi davanti agli occhi del nostro cuore e
chiediamoci con semplicità: che cosa ne rende saporita la
vita? Per chi e per che cosa impegna il suo servizio? Qual è
la ragione ultima del suo donarsi?”. Le risposte a queste
domande, ha spiegato, “vi aiuteranno a individuare anche le
proposte formative su cui investire con coraggio”.
Anche perché, come ha ricordato il cardinale Angelo Bagnasco,
presidente della Cei, accogliendo il Papa, “sappiamo quanto il
nostro popolo guardi a noi, alla nostra missione di primi
annunciatori dell’amore di Dio e di pastori chiamati ad avere
a cuore ognuna delle persone e delle comunità affidate alla
nostra cura pastorale”.
Appartenenza al Signore
Ecco, allora, la prima “appartenenza” – al Signore – che dà
sapore alla vita del sacerdote, nonostante la “durezza” del
“contesto culturale” attuale. “Su questo sfondo – ha detto
Francesco – la vita del nostro presbitero diventa eloquente,
perché diversa, alternativa. Come Mosè, egli è uno che si è
avvicinato al fuoco e ha lasciato che le fiamme bruciassero le
sue ambizioni di carriera e potere. Ha fatto un rogo anche
della tentazione d’interpretarsi come un ‘devoto’, che si
rifugia in un intimismo religioso che di spirituale ha ben
poco”.
Il sacerdote, ha aggiunto, “non è un burocrate o un anonimo
funzionario dell’istituzione; non è consacrato a un ruolo
impiegatizio, né è mosso dai criteri dell’efficienza. Non
cerca assicurazioni terrene o titoli onorifici, che portano a
confidare nell’uomo; nel ministero per sé non domanda nulla
che vada oltre il reale bisogno, né è preoccupato di legare a
sé le persone che gli sono affidate. Il suo stile di vita
semplice ed essenziale, sempre disponibile, lo presenta
credibile agli occhi della gente e lo avvicina agli umili, in
una carità pastorale che fa liberi e solidali. Servo della
vita, cammina con il cuore e il passo dei poveri; è reso ricco
dalla loro frequentazione. È un uomo di pace e di
riconciliazione, un segno e uno strumento della tenerezza di
Dio”. Il “segreto” del sacerdote, in definitiva, sta proprio
nell’appartenenza al Signore, che lo rende “estraneo alla
mondanità spirituale che corrompe”.
Appartenenza alla Chiesa
C’è poi l’appartenenza alla Chiesa: una vera e propria cartina
al tornasole per il prete. Infatti, ha sottolineato il Papa,
“il presbitero è tale nella misura in cui si sente partecipe
della Chiesa, di una comunità concreta di cui condivide il
cammino.
Il popolo fedele di Dio rimane il grembo da cui egli è tratto,
la famiglia in cui è coinvolto, la casa a cui è inviato.
Questa comune appartenenza, che sgorga dal Battesimo, è il
respiro che libera da un’autoreferenzialità che isola e
imprigiona”. Al riguardo, Francesco ha citato dom Hélder
Câmara: “Quando il tuo battello comincerà a mettere radici
nell’immobilità del molo prendi il largo!”. Ed ha aggiunto:
“Parti! E, innanzitutto, non perché hai una missione da
compiere, ma perché strutturalmente sei un missionario”.
L’appartenenza al popolo di Dio, ha ripreso il Pontefice, “è
il sale della vita del presbitero; fa sì che il suo tratto
distintivo sia la comunione, vissuta con i laici in rapporti
che sanno valorizzare la partecipazione di ciascuno”. Allo
stesso modo, “per un sacerdote è vitale ritrovarsi nel
cenacolo del presbiterio”. Un’esperienza, questa, che “libera
dai narcisismi e dalle gelosie clericali; fa crescere la
stima, il sostegno e la benevolenza reciproca; favorisce una
comunione fraterna e concreta”.
Parlando di appartenenza alla Chiesa, Francesco si è anche
soffermato sulla “gestione delle strutture e dei beni
economici”, che costituisce un capitolo dell’assemblea Cei.
“In una visione evangelica – le parole del Papa – evitate di
appesantirvi in una pastorale di conservazione, che ostacola
l’apertura alla perenne novità dello Spirito. Mantenete
soltanto ciò che può servire per l’esperienza di fede e di
carità del popolo di Dio”.
Appartenenza al Regno
Ed ecco, infine, la terza appartenenza: quella al Regno. Il
presbitero, ha spiegato il Papa, “è uomo della Pasqua, dallo
sguardo rivolto al Regno, verso cui sente che la storia umana
cammina, nonostante i ritardi, le oscurità e le
contraddizioni. Il Regno – la visione che dell’uomo ha Gesù –
è la sua gioia, l’orizzonte che gli permette di relativizzare
il resto, di stemperare preoccupazioni e ansietà, di restare
libero dalle illusioni e dal pessimismo; di custodire nel
cuore la pace e di diffonderla con i suoi gesti, le sue
parole, i suoi atteggiamenti”.
Una triplice appartenenza, ha concluso, che come “tesoro in
vasi di creta va custodito e promosso!”. Da qui l’invito
finale ai vescovi: “Avvertite fino in fondo questa
responsabilità, fatevene carico con pazienza e disponibilità
di tempo, di mani e di cuore. Insieme con i vostri presbiteri
possiate portare a termine la corsa, il servizio che vi è
stato affidato e con cui partecipate al mistero della Madre
Chiesa”.
Anche don Bignami all’assemblea generale
Martedì 17, dopo l’intervento del cardinale presidente, Angelo
Bagnasco, i vescovi inizieranno a confrontarsi sul tema
principale all’ordine del giorno: il rinnovamento del clero a
partire dalla formazione permanente. Tra gli altri argomenti,
è prevista la condivisione di alcune linee di gestione in
ambito economico, la revisione delle norme sui Tribunali
ecclesiastici e una serie di adempimenti di carattere
giuridico-amministrativo. Mercoledì 18, alle 8.30, nella
Basilica di San Pietro, ci sarà la concelebrazione eucaristica
presieduta dal card. Bagnasco, che festeggia i 50 anni di
ordinazione sacerdotale.
Alla grande assise oltre a mons. Napolioni – sarà la sua prima
volta da vescovo – parteciperà anche don Bruno Bignami,
presidente della Fondazione Mazzolari di Bozzolo, insegnante
di teologia morale e parroco di Picenengo. Il sacerdote è
stato invitato a presenziare ai lavori da mons. Nunzio
Galantino, segretario generale della CEI, con una lettera del
29 aprile 2016. «Credo che il motivo dell’invito – spiega don
Bignami – è nella ricerca da parte dei vescovi italiani di
figure di spiritualità presbiterale che siano modelli efficaci
per il nostro tempo e una di questo potrebbe proprio essere
don Primo Mazzolari, per il quale tra l’altro, stiamo
lavorando per la beatificazione». Don Bignami, infatti, è il
postulatore della causa di don Mazzolari.
Mons. Galantino era stato a Bozzolo lo scorso 17 aprile per
ricordare il 57° anniversario della morte di don Primo. Dopo
aver celebrato l’Eucaristia nella chiesa parrocchiale di San
Pietro, dove si trova la tomba, il presule, accompagnato da
don Bignami, aveva visitato la Fondazione.
All'assemblea generale della
CEI con il vescovo Antonio
anche don Bruno Bignami
Con il discorso del Santo Padre, si aprirà lunedì 16 maggio,
alle 16.30, la 69ª assemblea generale della Conferenza
episcopale italiana. I lavori, che termineranno giovedì 19, si
terranno in Vaticano nell’Aula del Sinodo. Martedì 17, dopo
l’intervento del cardinale presidente, Angelo Bagnasco, i
vescovi inizieranno a confrontarsi sul tema principale
all’ordine del giorno: il rinnovamento del clero a partire
dalla formazione permanente. Tra gli altri argomenti, è
prevista la condivisione di alcune linee di gestione in ambito
economico, la revisione delle norme sui Tribunali
ecclesiastici e una serie di adempimenti di carattere
giuridico-amministrativo. Mercoledì 18, alle 8.30, nella
Basilica di San Pietro, ci sarà la concelebrazione eucaristica
presieduta dal card. Bagnasco, che festeggia i 50 anni di
ordinazione sacerdotale.
Alla grande assise oltre a mons. Napolioni – sarà la sua prima
volta da vescovo – parteciperà anche don Bruno Bignami,
presidente della Fondazione Mazzolari di Bozzolo, insegnante
di teologia morale e parroco di Picenengo. Il sacerdote è
stato invitato a presenziare ai lavori da mons. Nunzio
Galantino, segretario generale della CEI, con una lettera del
29 aprile 2016. «Credo che il motivo dell’invito – spiega don
Bignami – è nella ricerca da parte dei vescovi italiani di
figure di spiritualità presbiterale che siano modelli efficaci
per il nostro tempo e una di questo potrebbe proprio essere
don Primo Mazzolari, per il quale tra l’altro, stiamo
lavorando per la beatificazione». Don Bignami, infatti, è il
postulatore della causa di don Mazzolari.
Mons. Galantino era stato a Bozzolo lo scorso 17 aprile per
ricordare il 57° anniversario della morte di don Primo. Dopo
aver celebrato l’Eucaristia nella chiesa parrocchiale di San
Pietro, dove si trova la tomba, il presule, accompagnato da
don Bignami, aveva visitato la Fondazione.
«La
vita
quotidiana,
termometro della spiritualità
di un prete»
L’assemblea della Cei si è aperta con un intervento accorato
del Papa, che ha voluto offrire un suo contributo ai due
grandi temi che saranno oggetto di discussione in settimana:
la formazione del clero e la gestione dei beni. Invece di
affidarsi a una riflessione sistematica sulla figura del
prete, papa Francesco ha capovolto la prospettiva. Ha chiesto
uno sguardo contemplativo sulla vita concreta di un parroco
che si spende nella vita quotidiana di una comunità. La sua
missione è alternativa alle logiche del mondo: si prende sulle
spalle le relazioni ferite, attraverso il servizio brucia le
sue ambizioni di carriera e di potere, fa un rogo della
tentazione di pensarsi come un “devoto” chiuso in uno sterile
spiritualismo.
La vita quotidiana del prete non ha un’agenda da difendere,
perché normalmente il lasciarsi incontrare dalla gente scrive
o manda all’aria la sua agenda. “Così, il nostro sacerdote non
è un burocrate o un anonimo funzionario dell’istituzione; non
è consacrato a un ruolo impiegatizio, né è mosso dai criteri
dell’efficienza”. Non cerca titoli onorifici, non lega a sé le
persone e proprio per questo si rende credibile agli occhi del
suo popolo. È costruttore di pace e di riconciliazione,
strumento della misericordia e della tenerezza di Dio.
Per Francesco il quotidiano del prete è luogo teologico:
rivela la bellezza della presenza di Dio, la sua cura e
vicinanza nei confronti dell’umanità, specialmente quella
ferita ed emarginata. Questa descrizione del ministero
permette di capire quanto sia decisiva per la spiritualità del
prete il
sentirsi partecipe della Chiesa. Suo tratto
distintivo è la comunione. Abbandona la tentazione
dell’autoreferenzialità e ritrova la sua vitalità nel cenacolo
del presbiterio. La frequentazione dei confratelli accresce la
stima reciproca, favorisce la fraternità. “La comunione è
davvero uno dei nomi della Misericordia”.
Qui si radica il discorso sulla gestione delle strutture e dei
beni economici. Come insegnano i discorsi missionari di Gesù,
il prete evita di appesantirsi in una pastorale di
conservazione, che sembra avere i giorni contati in quanto
chiusa alla perenne novità dello Spirito. Sobrietà ed
essenzialità portano a mantenere solo “ciò che può servire per
l’esperienza di fede e di carità del popolo di Dio”. Non si
tratta di buttare le risorse che ci sono, ma di spenderle al
servizio della qualità della fede del popolo. L’appartenenza
al Regno di Dio aiuta ad amare la terra, a non stare con il
piede alzato, a non vivere da calcolatori che non sanno
rischiare nulla.
La spiritualità tracciata da papa Francesco alla Chiesa
italiana non è un esercizio astratto di moralismo o di
dottrina sul ministero presbiterale. È un invito, invece, a
leggere tra le pieghe del cambiamento d’epoca una
straordinaria possibilità di vivere i fondamentali della fede
e del servizio alla Chiesa e al Regno. Il quotidiano parla e
rivela l’opera dello Spirito che anticipa, protegge e consola.
Il vangelo dichiara allergia sia verso l’uomo solo al comando
sia verso l’uomo che si costruisce da sé (self-made man) sia
verso il superman-salvatore della patria-parrocchia. Molto
meglio un’offerta gratuita, umile e gioiosa nella concretezza
delle relazioni. Là dove pulsa la vita…
don Bruno Bignami
Profilotours: le proposte di
viaggi
culturali
e
pellegrinaggi per i prossimi
mesi
Si avvicina l’estate e l’agenzia diocesana viaggi
“Profilotours” scalda i motori. Sono diverse le proposte sia
di trasferte dal chiaro sapore culturale – come l’Irlanda, la
Spagna o le Repubbliche Baltiche – sia di pellegrinaggi con
mete consolidate come il santuario mariano di Lourdes e Roma
in occasione del Giubileo straordinario della misericordia
fortemente voluto da papa Francesco.
Ci sono ancora posti disponibili per il viaggio, dall’8 al 15
giugno, nella splendida Irlanda chiamata anche “Isola
Smeralda” o “Paese Verde” per le sue immense distese di prati
e pascoli che occupano più dei 2/3 del territorio. Tra le
tappe più significative Dublino, Belfast e il santuario di
Knock, il luogo mariano più visitato dell’intero Paese,
costruito dopo un’apparizione nel 1879. Da non dimenticare poi
le spettacolari scogliere Moher cromaticamente variegate che
si spalancano per una lunghezza di otto chilometri e una
profondità di 200 metri.
Programma dettagliato
Dal 22 al 30 agosto si terrà invece un tour della Spagna in
collaborazione con la parrocchia di Sesto Cremonese.
Previste, tra le altre, le visita a Barcellona, con la
maestosa chiesa della Sagrada Familia, ultima opera concepita
dal grande architetto Gaudì, poi Saragozza con la basilica di
Nuestra Senora del Pilar e naturalmente la capitale Madrid. In
programma soste anche a Segovia, Salamanca, Avila, Toledo,
Valencia, Tarragona, Narbonne, Cannes.
Programma dettagliato
Dal 9 a 16 settembre è, invece, proposto un viaggio nelle
capitali baltiche e ad Helsinky. Prima tappa sarà Vilnius
capitale della Lituania, quindi spostamento a Trakaj, antica
capitale del Gran Ducato di Lituania. Prima di giungere a
Riga, capitale della Lettonia, si faranno delle soste a
Siauliai, dove si trova la collina delle croci che
rappresentano le vessazioni che il popolo ha subito dal regime
zarista in poi, e a Rundale dove si trova un elegante palazzo
barocco opera dell’architetto italiano Rastrelli. Dopo Riga ci
si fermerà a Paernu, il centro balneare più noto del Baltico,
quindi continuazione per la capitale dell’Estonia Tallin,
attraverso le foreste dell’Estonia settentrionale. L’ultima
tappa sarà la bella capitale finlandese Helsinki.
Programma dettagliato
Un vero e proprio pellegrinaggio avrà come metà Lourdes e si
terrà dal 12 al 14 settembre. La trasferta prevede la
partecipazione alle diverse celebrazioni del santuario e la
visita ai luoghi di Bernadette. Il 24 settembre è prevista
anche un pellegrinaggio di un giorno sempre a Lourdes.
Programma dettagliato
Fin d’ora si ricorda il secondo pellegrinaggio diocesano a
Roma dal 10 al 13 ottobre, in occasione dell’Anno Santo della
misericordia. C’è già un programma di massima che però potrà
subire alcuni significative variazioni. Come per il
pellegrinaggio della fine di febbraio anche questo avrà inizio
con il cammino giubilare da Sant’Angelo a San Pietro e il
passaggio dalla Porta Santa della basilica vaticana. Nei
giorni successivi si visiteranno le basiliche di San Giovanni
in Laterano, Santa Maria Maggiore e San Paolo fuori le mura e
si farà un tour storico-artistico che spazierà dai monumenti
romani a quelli barocchi. Previsto anche un incontro con un
appartenente alla comunità di Sant’Egidio a Trastevere.
Programma dettagliato
Per informazioni: agenzia viaggi Profilotours, piazza S.
Antonio Maria Zaccaria 2 , Cremona. Telefono 0372-460592, email [email protected], sito
internet www.diocesidicremona.it/turismo-pellegrinaggi.
Per il terzo anno approvato
"Giovani insieme" tra Regione
Lombardia e ODL
Per il terzo anno consecutivo Regione Lombardia e ODL hanno
approvato il progetto Giovani Insieme, che prevede
l’inserimento lavorativo di giovani 20-30enni presso gli
Oratori della Lombardia.
Inquadramento della proposta
Viene riproposto l’inserimento lavorativo di 20 giovani (in
età compresa tra i 20 e i 30 anni, che non abbiano altro
lavoro in corso) sul territorio diocesano a servizio degli
Oratori.
Rispetto agli scorsi anni il monte ore finanziato è
stato diminuito notevolmente, ma non esclude che una
Parrocchia possa implementare l’investimento in modo autonomo.
Tutto dipende dalle esigenze reali del contesto di
attivazione. Anzi: la progressiva riduzione delle ore
finanziate racconta anche delle reali necessità progettuali e
spinge a riflessioni di investimento più precise. Occorre
ribadire con forza che il progetto non si propone di generare
un direttore laico né un catechista, ma si limita ad una
collaborazione di primo livello, dietro stesura di un
contratto e prevedendo una formalità chiara.
Specifica tecnica
Monte ore da settembre 2016 ad agosto 2017: 300 ore, con
un minino di 15 ore mensili, per una presenza al lavoro
di non meno di 40 settimane.
Compenso orario: 10 euro (costo unitario del voucher).
Metodo di pagamento: vouchers.
Contribuzione di Regione Lombardia: 65,57% del monte
ore. Regione Lombardia chiederà tre rendicontazioni e
fornirà due rimborsi.
Ogni giovane riceverà un compenso lordo minimo (e
finanziato nella percentuale indicata) di 3.000,00 euro.
Al netto € 2.250,00.
Nel monte ore sono previste 6 ore di formazione
diocesana.
Modulistica
Entro la fine di giugno la Focr raccoglierà le candidature e
fisserà i colloqui con i giovani. Ogni giovane dovrà
presentare il modulo qui allegato, come pure le Parrocchie che
intendono aderire al progetto.
Osservazioni pastorali
L’iniziativa per la terza annualità viene in aiuto alla vita
concreta degli Oratori: suppone una disponibilità delle
Parrocchie ad investire una risorsa specifica sul campo della
relazione educativa, della vita degli Oratori feriali e su
specifici progetti (dopo-scuola, cortile…); e chiede di
individuare giovani universitari o disoccupati che possano
servire con intelligenza e buon cuore i nostri Oratori. Questo
sia a livello di parrocchia che a livello interparrocchiale o
zonale. il progetto non prevede un servizio catechistico né
una responsabilità di direzione dell’oratorio, ma si preoccupa
di fornire risorse per un aiuto concreto ai giovani e agli
Oratori. L’esperienza dei due anni precedenti, in larga parte
positiva, spinge a ripresentare il progetto e a cogliere
l’opportunità che le Parrocchie, mentre si riduce
progressivamente il contributo regionale, maturino la prassi
di un investimento progettuale, economico e culturale sui
giovani.
Prospettive
Il progetto non delinea una direzione laica degli Oratori né
assolve ad una emergenza catechistica. Si tratta di un
“livello base” che può essere scelto a fronte di una
promozione dei giovani e di un progetto specifico a portata di
chi viene individuato. Non si tratta nemmeno di sostituire le
forze volontarie della Parrocchie, che restano preziose e
fondamentali, ma di individuare un progetto utile. Nel futuro
occorrerà ragionare su altre figure, più complesse e
articolate, laicali o ministeriali, retribuite o volontarie.
Le figure del progetto “giovani insieme” restano di “primo
livello”, ben lontano da soluzioni “magiche” dei grandi
problemi e delle profonde sfide educative e strutturali degli
Oratori. Di qui la bellezza, ma al tempo stesso la delicatezza
del progetto.
Per informazioni contattare la segreteria allo 0372/25336.
SCARICA LA LOCANDINA
Sabato
pomeriggio
in
Seminario l'ultimo incontro
della rassegna “Un tè in
Biblioteca 2016”
Sabato 14 maggio, alle ore 16, presso la Biblioteca del
Seminario Vescovile di Cremona, si terrà l’ultimo incontro
della rassegna “Un tè in Biblioteca 2016”, che gode del
Patrocinio e la collaborazione del Comune di Cremona e del
sostegno della Peter’s TeaHouse di Alessadro Borghi.
Mariella Morandi, storica dell’arte e pubblicista, insegnante,
console per il Club di Territorio T.C.I. di Cremona,
“dialogherà”, grazie alla lettura di Michele Lanzi, con alcuni
volumi del fondo antico della Biblioteca del Seminario
Vescovile di Cremona, come il trattato sulla Fortificazione
delle città del 1564, di Girolamo Maggi, giurista aretino e
Giacomo Castriotto, ingegnere militare, nel quale si mettono
in luce questioni di urbanistica di epoca moderna e di
fortificazioni in generale e le Fortificazioni di Bonaiuto
Lorini, ingegnere militare che costruì per la Repubblica
veneta la piazzaforte di Palmanova e cinse di baluardi il
castello di Brescia.
Attraverso brani scelti dalle opere qui citate, si passerà
dalla teorizzazione relativa alle fortificazioni, propria
dall’ingegneria militare, alla tipizzazione attuata proprio in
questi volumi, per arrivare alla loro realizzazione nel
territorio cittadino della nostra città nei secoli XVI e XVII,
ricordando eventi storici che la toccarono da vicino, come la
“Sorpresa di Cremona” del 1702. Grazie all’opera di Bonaiuto
Lorini (1540-1611) si potranno «mostrare l’universale sicurtà
delle fortezze, dalle quali ne dipende la sicurtà degli stati
et dell’Impero d’Italia», accennando alla «scienza, con la
pratica del fortificare», esplicando le «ragioni di tutte le
parti delle fortezze», entrando in ambito operativo con la
«pratica di fabricare la fortezza in opera reale», mostrando
«le diversità delle difese antiche con le moderne e si
dichiarano le cause di tali diversità», suggerendo «l’ordine
che si deve tenere per fortificare diversi siti e rimodernare
le fortezze antiche», illustrando i principi della meccanica,
per la costruzione di macchine «per alzar con poca forza
grandissimi pesi» e ottenendo così «comode inventioni, che si
trovano essere in uso per servizio comune» come leve, bilance,
argani, infine trattando della «difesa delle fortezze e
dell’uso delle artiglierie» e del «modo di levar le piante e
misurare le distanze». Un intento dunque, dichiaratamente
scientifico del proporre un trattato organico, ampiamente
illustrato con xilografie di buone dimensioni, in parte
colorate. Anche grazie a Girolamo Maggi (1523-1572), che
esercitò la professione giuridica e fu anche incaricato da
Cosimo I de’ Medici di attuare un quadro di rafforzamento
delle difese della Valdichiana per il passaggio dei Francesi
durante la guerra di Siena, si parlerà di fortificazione delle
città, «della origine e cagione di edificar le case e città,
che cosa sia la città et il fine di quella», «delle muraglie»,
«delle fortificazioni dei porti».
Questa trattatistica evidenzia come avvenne il perfezionamento
dei mezzi d’assedio e spiega come furono possibili
considerevoli innovazioni nell’ambito dell’architettura
militare. Essa ci mostra quanto le fortezze e le cinte murate
divennero complesse strutture organizzate in modo tale che
ogni parte fosse protetta dalle altre, quanto architetti e
ingegneri militari furono richiesti da principi e da sovrani,
affinché trasformassero precarie strutture difensive di
singoli stati in vere e propri strumenti di guerra, quanto
principi e signori, ossia il potere politico e del denaro,
che esercitarono la forza delle armi unita alla pratica di
guerra, furono i veri protagonisti di un contesto di
progettazione di strutture difensive rinnovate, che si
sviluppò nel dibattito fra civili e ingegneri militari. Il
tutto, valorizzato dal disegno, quantomai strumento di
divulgazione scientifica, che acquisì una valenza nuova nel
settore dell’architettura militare, ritraendo, documentando e
divulgando le nuove invenzioni.
Non a caso, dunque, l’abbinamento della teoria
dell’architettura militare di epoca moderna allo studio della
realtà più tangibile della città di Cremona nell’epoca dei
baluardi, delle rocchette, dei bastioni, delle torri, delle
porte, delle fortezze, in un tentativo di mettere in luce
altre tracce di storia locale, intrecciandole con la spinta
teorica che le fece scaturire dalla sapienza cinquecentesca.