1° maggio: Giornata nazionale dell`8xmille. Intervista a don Massimo
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1° maggio: Giornata nazionale dell`8xmille. Intervista a don Massimo
Domenica si celebra la festa della famiglia. Don Nevi: «Al centro la misericordia» Domenica 22 maggio torna a Cremona la Festa diocesana della famiglia. In piena continuità con la prima edizione, svoltasi il 24 maggio 2015 sul tema “La famiglia genera”, l’evento di quest’anno, con un legame naturale con il Giubileo delle Misericordia, avrà una triplice attenzione, come sottolineato nel titolo: “La famiglia tra promessa, fedeltà e perdono”. Il momento di festa sarà preceduto da una serata su “I volti della misericordia” che si terrà venerdì 20 maggio presso l’auditorium del Museo del Violino di Cremona. A don Giuseppe Nevi, responsabile dell’ufficio diocesano di pastorale familiare e primo organizzatore dell’evento, abbiamo rivolto alcune domande. Con che spirito viene proposta questa seconda Festa diocesana della famiglia? «Troviamo le radici dello spirito che ci muove in quella bellissima esortazione che Giovanni Paolo II fece alle famiglie: famiglia diventa ciò che sei. È questo lo spirito con cui ci muoviamo costantemente! L’anno scorso abbiamo riflettuto sulla famiglia che genera, quest’anno avremo una triplice attenzione: la famiglia come promessa, fedeltà e perdono. Tematiche che nascono anche dall’esigenza di dare eco all’esperienza del Giubileo: l’idea del perdono, della misericordia e della fedeltà ricorrono e si rincorrono in questo Anno e mi pare che nell’esperienza familiare trovino davvero il luogo normale in cui possono essere vissute». Come si svolgerà quest’anno la Festa, ci sono delle novità rispetto alla precedente edizione? «Abbiamo pensato di coinvolgere un po’ di più la città. Non ci troveremo, dunque, soltanto in piazza, ma sono stati individuati tre oratori – S. Pietro al Po, S. Imerio, S. Michele – come primo luogo di incontro, dove ci sarà un momento di laboratorio con inizio alle 15.30 che vedrà l’intera famiglia coinvolta insieme. Intorno alle 16.45 tre piccoli cortei condurranno i partecipanti in piazza del Comune. Qui, intorno alle 17, dopo un momento di accoglienza e il saluto del sindaco di Cremona, interverrà il gruppo rock «The Sun», giovani con alle proprie spalle un cammino di conversione, sia dal punto di vista umano che musicale, che proporranno la propria musica insieme alla loro testimonianza. Ed è interessante che ad intervistarli sarà una coppia di sposi: Stefania e Valeriano Riva. Al termine ci sarà un momento di preghiera con il mandato del vescovo Antonio. Per tutta la durata della festa in piazza del Comune saranno presenti alcuni stand per richiamare i temi della giornata e proporre materiale informativo delle realtà coinvolte. Anche il gruppo The Sun avrà un proprio spazio nel quale sarà possibile un incontro personale con i musicisti. In caso di maltempo tutto si svolgerà, con un programma più contenuto, in S. Marcellino (via Cavallotti)». Ma la Festa sarà anticipata da un altro appuntamento: il convegno diocesano che la sera di venerdì 20 maggio, alle ore 21, si terrà presso l’auditorium Giovanni Arvedi del Museo dal violino di Cremona. «Con la Commissione che ha preparato la Festa della famiglia si è pensato di darci anche un momento di riflessione proprio partendo dal tema della misericordia, provando a declinarlo guardando alla famiglia. Ad accompagnare nella riflessione sarà il biblista cremonese don Maurizio Compiani che, attraverso alcuni personaggi del Vecchio e Nuovo Testamento, presenterà diverse sfaccettature della misericordia. I commenti biblici saranno quindi sviluppati attraverso l’arte, con il canto e la danza della compagnia teatrale Gard Art che si articolerà per l’intera serata, caratterizzata anche dalla testimonianza di da alcune famiglie che declineranno questi concetti nella esperienza di vita quotidiana». A chi sono rivolti questi appuntamenti? «Ci auguriamo che queste proposte siano accolte prima di tutto dalle famiglie, ma anche a coloro che stanno pensando di far famiglia, in modo particolare i fidanzati e i giovani che, anche se con difficoltà, stanno amando e desiderando questo progetto. Vogliamo davvero sia una festa di popolo, che coinvolga tutti, dai bambini ai giovani alle famiglie, e ci auguriamo anche le parrocchie con i propri sacerdoti, proprio come comunità». La lettera di invito del vescovo Antonio La conferenza stampa di presentazione della festa Locandina della Festa della famiglia 2016 Il vescovo Antonio a Camerino celebra San Venanzio: « Se usiamo la verità come una pietra per ferire gli altri non è Vangelo» Mercoledì 18 maggio il vescovo Antonio si è concesso una pausa dai lavori dell’assemblea generale della CEI, riunita fino a giovedì 19 in Vaticano, per presiedere la messa pontificale nella festa di San Venanzio, patrone di Camerino. Il presule, assistito dall’arcivescovo Francesco Giovanni Brugnaro, ha celebrato nella basilica dedicata al santo insieme a decine di sacerdoti della sua amata diocesi di origine. La festa patronale è iniziata martedì 17 con la cerimonia dell’offerta dei ceri e l’accensione del falò propiziatorio e culminerà domenica 22 con il corteo storico, la Corsa alla Spada e l’assegnazione del Palio. Per l’occasione il sito della radio diocesano di Camerino www.radioc1inblu.it ha posto alcune domande al nostro vescovo. Pubblichiamo l’intervista integrale. Mons. Napolioni, emozionato? «Sì, ma un’emozione serena e piena di gioia perché i simboli della vita ecclesiale camerte li porto dentro mescolati con tante esperienze. Mi accorgo sempre di più di essere figlio di una storia che, però, mi ha reso libero. Quindi riesco anche a governare questa emozione guardando un pochino più lontano, come spesso ho suggerito anche ai camerinesi. Dico spesso che c’è differenza tra il camerinese che non è uscito mai dalle mura cittadine e quello che magari ha assaporato un po’ anche il resto d’Italia e del mondo. Fa bene, allora, apprezzare le proprie radici quando ci si è accorti che possono portare frutto anche al di là degli schemi a cui siamo stati abituati». Parole forti, le sue, quelle pronunciate durante l’omelia… «Sono partito, come sempre, dalla Parola di Dio. Un giovane martire, Venanzio, che viene ucciso in odio alla fede non da stranieri, ma dai suoi stessi concittadini che non avevano capito la novità cristiana. Oggi non usiamo le pietre, ma potremmo usare un’immagine falsa di Dio. Il papa stesso ha richiamato questa immagine nell’Amoris Laetitia. Se usiamo la legge, la verità, l’ideologia come una pietra per ferire gli altri non è Vangelo. Stiamo, quindi, in guardia per vivere il Vangelo per quello che davvero è». Un messaggio rivolto ai fedeli, ma anche ai sacerdoti? «Innanzitutto un messaggio rivolto a me stesso, perché dobbiamo stare tutti in guardia. Ho anche detto che, riguardo all’incontro dei vescovi italiani a Roma, i giornali hanno dato risalto a una sorta di ennesima critica del Papa ai vescovi e ai preti. Il Santo Padre, invece, ha tratteggiato con estrema abilità e concretezza la figura di prete di cui da sempre abbiamo bisogno e alla quale tutti dobbiamo tornare. Così come la figura di cristiano perché a volte non so se sia più clericale a il prete o certi laici» La presenza a Camerino del vescovo Antonio è stata fortemente voluta dall’arcivescovo Francesco Giovanni, per il quale è stata una festa particolare. «Mi è sembrato giusto permettergli di poter celebrare la festa del Santo Patrono visto che non aveva avuto ancora l’occasione di poter celebrare per questa nostra comunità in maniera così solenne – le parole dell’arcivescovo – L’occasione più bella era appunto la coincidenza con la festa patronale». Una settimana importante per i vescovi italiani riuniti a Roma nell’assemblea generale della CEI. «Un messaggio forte quello rivolto da papa Francesco – continua mons. Brugnaro – perché ci mette nella condizione, come sacerdoti e come vescovi, di servire la comunità e soprattutto di rievangelizzare. Il papa ci ha rimandato alla Evangeli Gaudium, chiedendoci di avere familiarità con l’esortazione apostolica. Questo riguarda tutti, come ha detto mons. Antonio nella sua omelia richiamando alla fede, alle difficoltà di comunicazione, di comunione, al bisogno di carità e di convivenza fraterna che c’è non solo fra i laici, ma soprattutto fra il clero». Partite le iscrizioni per il pellegrinaggio MacerataLoreto Anche quest’anno il movimento di Comunione e Liberazione di Cremona propone il pellegrinaggio a piedi per 27 chilometri tra Macerata e Loreto, nella notte tra l’ 11 e il 12 giugno 2016. Il pellegrinaggio, giunto alla sua 38esima edizione, è un gesto di fede popolare cui partecipano ogni anno migliaia di persone da tutta Italia. Il titolo scelto per il 2016 è “Tu sei unico” e nasce da una frase pronunciata da Papa Francesco all’indirizzo di un pellegrino in piazza S. Pietro ed esprime lo sguardo commosso di Gesù davanti ad ognuno di noi, colpito dal valore di ciascuno, desideroso che questo tesoro non sia ridotto o vada perduto. La partenza in pullman è fissata per le ore 12.30 di sabato 11 dal piazzale di porta Venezia. L’arrivo è previsto intorno alle 19 allo stadio di Macerata dove, dopo la cena al sacco, sarà celebrata la santa Messa dal card. Edoardo Minichelli, arcivescovo di Ancona-Osimo. Verso le ore 22 avrà inizio il cammino: i pellegrini lasceranno lo stadio Helvia Recina per percorrere un itinerario di 27 chilometri, scandito da momenti di preghiera, canti, letture, testimonianze. La prima tappa è prevista per la mezzanotte all’altezza di Sambucheto, per l’Adorazione Eucaristica davanti alla chiesa di Santa Teresa del Bambin Gesù. Si giungerà poi in località San Firmano, dove i pellegrini riceveranno le fiaccole che accompagneranno il cammino fino all’alba, formando un suggestivo “serpentone” luminoso. In località Becerica continua la Festa della luce con lo spettacolo dei fuochi d’artificio, offerto dalla ditta Alessi. A Chiarino, invece, i pellegrini si rifocillano con la colazione (thè, caffè e dolci) offerta da alcuni amici di Pesaro. Inizierà il “saliscendi” che porterà alla vista della Basilica di Loreto, con la recita dell’Angelus e lo scambio della pace all’altezza di Costabianca.Intorno alle 6.30 si arriverà a Loreto, con la consacrazione solenne alla Madonna. Giunti in Piazza della Madonna i pellegrini deporanno i foglietti con le intenzioni di preghiera nel braciere, per elevarle al Cielo.Chi lo desidera, infine, potrà arrivare fin dentro la Santa Casa. Da Loreto il pullman ripartirà per Cremona (arrivo previsto intorno alle 13.00). Per le iscrizioni ci si può rivolgere a Luciano Davò (cellulare 347 1552418) entro il 31 maggio. Giubileo delle Corali a Roma: adesioni on line per il grande evento che si terrà dal 21 al 23 ottobre Si svolgerà dal 21 al 23 ottobre 2016 il Giubileo delle Corali e degli Animatori Liturgici, dedicato a tutti coloro che operano nell’animazione delle Celebrazioni Liturgiche nelle Diocesi e nelle Parrocchie e a quanti, loro familiari e amici, vorranno partecipare. Sul sito www.giubileocorali.com sono già aperte le iscrizioni all’evento organizzato dal Coro della Diocesi di Roma ed inserito nel Calendario degli eventi giubilari del Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione. La “tre giorni” si aprirà venerdì 21 ottobre con il Convegno formativo sul tema: “Cantare la Misericordia”. Tra i relatori: Mons. Guido Marini, Maestro delle Celebrazioni Liturgiche del Sommo Pontefice, Mons. Massimo Palombella, Maestro Direttore della Cappella Musicale Pontificia Sistina, Mons. Vincenzo De Gregorio, Preside del Pontificio Istituto di Musica Sacra e P. Marko Ivan Rupnik, artista, teologo e Direttore del Centro Aletti che già guidò la meditazione in presenza del Santo Padre in occasione del Giubileo della Curia Romana. Nella seconda giornata, quella di sabato 22 ottobre, tutti gli iscritti parteciperanno all’Udienza Giubilare con il Santo Padre mentre, nel pomeriggio, le Corali intervenute si uniranno per un grande Concerto in Aula Paolo VI dedicato alla Divina Misericordia e a San Giovanni Paolo II nel giorno della sua Memoria Liturgica. Domenica 23 ottobre, Pellegrinaggio alla Porta Santa e preghiera sulla tomba dell’Apostolo Pietro. A seguire, Santa Messa nella Basilica di San Pietro presieduta da mons. Rino Fisichella e partecipazione all’Angelus del Papa in Piazza San Pietro. La triplice appartenza del prete: «Al Signore, alla Chiesa, al Regno» Tre domande per riflettere sulla “triplice appartenenza” che costituisce il ministero sacerdotale: “Al Signore, alla Chiesa, al Regno”. Aprendo lunedì pomeriggio i lavori della 69ª assemblea generale della Conferenza episcopale italiana, dedicata al “rinnovamento del clero” (Vaticano, 16-19 maggio), Papa Francesco non ha voluto offrire ai vescovi presenti “una riflessione sistematica sulla figura del sacerdote”. Piuttosto – dopo aver salutato con qualche battuta quelli freschi di ordinazione – li ha esortati a “capovolgere la prospettiva” mettendosi in ascolto di “qualcuno dei tanti parroci che si spendono nelle nostre comunità”: “Lasciamo che il volto di uno di loro passi davanti agli occhi del nostro cuore e chiediamoci con semplicità: che cosa ne rende saporita la vita? Per chi e per che cosa impegna il suo servizio? Qual è la ragione ultima del suo donarsi?”. Le risposte a queste domande, ha spiegato, “vi aiuteranno a individuare anche le proposte formative su cui investire con coraggio”. Anche perché, come ha ricordato il cardinale Angelo Bagnasco, presidente della Cei, accogliendo il Papa, “sappiamo quanto il nostro popolo guardi a noi, alla nostra missione di primi annunciatori dell’amore di Dio e di pastori chiamati ad avere a cuore ognuna delle persone e delle comunità affidate alla nostra cura pastorale”. Appartenenza al Signore Ecco, allora, la prima “appartenenza” – al Signore – che dà sapore alla vita del sacerdote, nonostante la “durezza” del “contesto culturale” attuale. “Su questo sfondo – ha detto Francesco – la vita del nostro presbitero diventa eloquente, perché diversa, alternativa. Come Mosè, egli è uno che si è avvicinato al fuoco e ha lasciato che le fiamme bruciassero le sue ambizioni di carriera e potere. Ha fatto un rogo anche della tentazione d’interpretarsi come un ‘devoto’, che si rifugia in un intimismo religioso che di spirituale ha ben poco”. Il sacerdote, ha aggiunto, “non è un burocrate o un anonimo funzionario dell’istituzione; non è consacrato a un ruolo impiegatizio, né è mosso dai criteri dell’efficienza. Non cerca assicurazioni terrene o titoli onorifici, che portano a confidare nell’uomo; nel ministero per sé non domanda nulla che vada oltre il reale bisogno, né è preoccupato di legare a sé le persone che gli sono affidate. Il suo stile di vita semplice ed essenziale, sempre disponibile, lo presenta credibile agli occhi della gente e lo avvicina agli umili, in una carità pastorale che fa liberi e solidali. Servo della vita, cammina con il cuore e il passo dei poveri; è reso ricco dalla loro frequentazione. È un uomo di pace e di riconciliazione, un segno e uno strumento della tenerezza di Dio”. Il “segreto” del sacerdote, in definitiva, sta proprio nell’appartenenza al Signore, che lo rende “estraneo alla mondanità spirituale che corrompe”. Appartenenza alla Chiesa C’è poi l’appartenenza alla Chiesa: una vera e propria cartina al tornasole per il prete. Infatti, ha sottolineato il Papa, “il presbitero è tale nella misura in cui si sente partecipe della Chiesa, di una comunità concreta di cui condivide il cammino. Il popolo fedele di Dio rimane il grembo da cui egli è tratto, la famiglia in cui è coinvolto, la casa a cui è inviato. Questa comune appartenenza, che sgorga dal Battesimo, è il respiro che libera da un’autoreferenzialità che isola e imprigiona”. Al riguardo, Francesco ha citato dom Hélder Câmara: “Quando il tuo battello comincerà a mettere radici nell’immobilità del molo prendi il largo!”. Ed ha aggiunto: “Parti! E, innanzitutto, non perché hai una missione da compiere, ma perché strutturalmente sei un missionario”. L’appartenenza al popolo di Dio, ha ripreso il Pontefice, “è il sale della vita del presbitero; fa sì che il suo tratto distintivo sia la comunione, vissuta con i laici in rapporti che sanno valorizzare la partecipazione di ciascuno”. Allo stesso modo, “per un sacerdote è vitale ritrovarsi nel cenacolo del presbiterio”. Un’esperienza, questa, che “libera dai narcisismi e dalle gelosie clericali; fa crescere la stima, il sostegno e la benevolenza reciproca; favorisce una comunione fraterna e concreta”. Parlando di appartenenza alla Chiesa, Francesco si è anche soffermato sulla “gestione delle strutture e dei beni economici”, che costituisce un capitolo dell’assemblea Cei. “In una visione evangelica – le parole del Papa – evitate di appesantirvi in una pastorale di conservazione, che ostacola l’apertura alla perenne novità dello Spirito. Mantenete soltanto ciò che può servire per l’esperienza di fede e di carità del popolo di Dio”. Appartenenza al Regno Ed ecco, infine, la terza appartenenza: quella al Regno. Il presbitero, ha spiegato il Papa, “è uomo della Pasqua, dallo sguardo rivolto al Regno, verso cui sente che la storia umana cammina, nonostante i ritardi, le oscurità e le contraddizioni. Il Regno – la visione che dell’uomo ha Gesù – è la sua gioia, l’orizzonte che gli permette di relativizzare il resto, di stemperare preoccupazioni e ansietà, di restare libero dalle illusioni e dal pessimismo; di custodire nel cuore la pace e di diffonderla con i suoi gesti, le sue parole, i suoi atteggiamenti”. Una triplice appartenenza, ha concluso, che come “tesoro in vasi di creta va custodito e promosso!”. Da qui l’invito finale ai vescovi: “Avvertite fino in fondo questa responsabilità, fatevene carico con pazienza e disponibilità di tempo, di mani e di cuore. Insieme con i vostri presbiteri possiate portare a termine la corsa, il servizio che vi è stato affidato e con cui partecipate al mistero della Madre Chiesa”. Anche don Bignami all’assemblea generale Martedì 17, dopo l’intervento del cardinale presidente, Angelo Bagnasco, i vescovi inizieranno a confrontarsi sul tema principale all’ordine del giorno: il rinnovamento del clero a partire dalla formazione permanente. Tra gli altri argomenti, è prevista la condivisione di alcune linee di gestione in ambito economico, la revisione delle norme sui Tribunali ecclesiastici e una serie di adempimenti di carattere giuridico-amministrativo. Mercoledì 18, alle 8.30, nella Basilica di San Pietro, ci sarà la concelebrazione eucaristica presieduta dal card. Bagnasco, che festeggia i 50 anni di ordinazione sacerdotale. Alla grande assise oltre a mons. Napolioni – sarà la sua prima volta da vescovo – parteciperà anche don Bruno Bignami, presidente della Fondazione Mazzolari di Bozzolo, insegnante di teologia morale e parroco di Picenengo. Il sacerdote è stato invitato a presenziare ai lavori da mons. Nunzio Galantino, segretario generale della CEI, con una lettera del 29 aprile 2016. «Credo che il motivo dell’invito – spiega don Bignami – è nella ricerca da parte dei vescovi italiani di figure di spiritualità presbiterale che siano modelli efficaci per il nostro tempo e una di questo potrebbe proprio essere don Primo Mazzolari, per il quale tra l’altro, stiamo lavorando per la beatificazione». Don Bignami, infatti, è il postulatore della causa di don Mazzolari. Mons. Galantino era stato a Bozzolo lo scorso 17 aprile per ricordare il 57° anniversario della morte di don Primo. Dopo aver celebrato l’Eucaristia nella chiesa parrocchiale di San Pietro, dove si trova la tomba, il presule, accompagnato da don Bignami, aveva visitato la Fondazione. All'assemblea generale della CEI con il vescovo Antonio anche don Bruno Bignami Con il discorso del Santo Padre, si aprirà lunedì 16 maggio, alle 16.30, la 69ª assemblea generale della Conferenza episcopale italiana. I lavori, che termineranno giovedì 19, si terranno in Vaticano nell’Aula del Sinodo. Martedì 17, dopo l’intervento del cardinale presidente, Angelo Bagnasco, i vescovi inizieranno a confrontarsi sul tema principale all’ordine del giorno: il rinnovamento del clero a partire dalla formazione permanente. Tra gli altri argomenti, è prevista la condivisione di alcune linee di gestione in ambito economico, la revisione delle norme sui Tribunali ecclesiastici e una serie di adempimenti di carattere giuridico-amministrativo. Mercoledì 18, alle 8.30, nella Basilica di San Pietro, ci sarà la concelebrazione eucaristica presieduta dal card. Bagnasco, che festeggia i 50 anni di ordinazione sacerdotale. Alla grande assise oltre a mons. Napolioni – sarà la sua prima volta da vescovo – parteciperà anche don Bruno Bignami, presidente della Fondazione Mazzolari di Bozzolo, insegnante di teologia morale e parroco di Picenengo. Il sacerdote è stato invitato a presenziare ai lavori da mons. Nunzio Galantino, segretario generale della CEI, con una lettera del 29 aprile 2016. «Credo che il motivo dell’invito – spiega don Bignami – è nella ricerca da parte dei vescovi italiani di figure di spiritualità presbiterale che siano modelli efficaci per il nostro tempo e una di questo potrebbe proprio essere don Primo Mazzolari, per il quale tra l’altro, stiamo lavorando per la beatificazione». Don Bignami, infatti, è il postulatore della causa di don Mazzolari. Mons. Galantino era stato a Bozzolo lo scorso 17 aprile per ricordare il 57° anniversario della morte di don Primo. Dopo aver celebrato l’Eucaristia nella chiesa parrocchiale di San Pietro, dove si trova la tomba, il presule, accompagnato da don Bignami, aveva visitato la Fondazione. «La vita quotidiana, termometro della spiritualità di un prete» L’assemblea della Cei si è aperta con un intervento accorato del Papa, che ha voluto offrire un suo contributo ai due grandi temi che saranno oggetto di discussione in settimana: la formazione del clero e la gestione dei beni. Invece di affidarsi a una riflessione sistematica sulla figura del prete, papa Francesco ha capovolto la prospettiva. Ha chiesto uno sguardo contemplativo sulla vita concreta di un parroco che si spende nella vita quotidiana di una comunità. La sua missione è alternativa alle logiche del mondo: si prende sulle spalle le relazioni ferite, attraverso il servizio brucia le sue ambizioni di carriera e di potere, fa un rogo della tentazione di pensarsi come un “devoto” chiuso in uno sterile spiritualismo. La vita quotidiana del prete non ha un’agenda da difendere, perché normalmente il lasciarsi incontrare dalla gente scrive o manda all’aria la sua agenda. “Così, il nostro sacerdote non è un burocrate o un anonimo funzionario dell’istituzione; non è consacrato a un ruolo impiegatizio, né è mosso dai criteri dell’efficienza”. Non cerca titoli onorifici, non lega a sé le persone e proprio per questo si rende credibile agli occhi del suo popolo. È costruttore di pace e di riconciliazione, strumento della misericordia e della tenerezza di Dio. Per Francesco il quotidiano del prete è luogo teologico: rivela la bellezza della presenza di Dio, la sua cura e vicinanza nei confronti dell’umanità, specialmente quella ferita ed emarginata. Questa descrizione del ministero permette di capire quanto sia decisiva per la spiritualità del prete il sentirsi partecipe della Chiesa. Suo tratto distintivo è la comunione. Abbandona la tentazione dell’autoreferenzialità e ritrova la sua vitalità nel cenacolo del presbiterio. La frequentazione dei confratelli accresce la stima reciproca, favorisce la fraternità. “La comunione è davvero uno dei nomi della Misericordia”. Qui si radica il discorso sulla gestione delle strutture e dei beni economici. Come insegnano i discorsi missionari di Gesù, il prete evita di appesantirsi in una pastorale di conservazione, che sembra avere i giorni contati in quanto chiusa alla perenne novità dello Spirito. Sobrietà ed essenzialità portano a mantenere solo “ciò che può servire per l’esperienza di fede e di carità del popolo di Dio”. Non si tratta di buttare le risorse che ci sono, ma di spenderle al servizio della qualità della fede del popolo. L’appartenenza al Regno di Dio aiuta ad amare la terra, a non stare con il piede alzato, a non vivere da calcolatori che non sanno rischiare nulla. La spiritualità tracciata da papa Francesco alla Chiesa italiana non è un esercizio astratto di moralismo o di dottrina sul ministero presbiterale. È un invito, invece, a leggere tra le pieghe del cambiamento d’epoca una straordinaria possibilità di vivere i fondamentali della fede e del servizio alla Chiesa e al Regno. Il quotidiano parla e rivela l’opera dello Spirito che anticipa, protegge e consola. Il vangelo dichiara allergia sia verso l’uomo solo al comando sia verso l’uomo che si costruisce da sé (self-made man) sia verso il superman-salvatore della patria-parrocchia. Molto meglio un’offerta gratuita, umile e gioiosa nella concretezza delle relazioni. Là dove pulsa la vita… don Bruno Bignami Profilotours: le proposte di viaggi culturali e pellegrinaggi per i prossimi mesi Si avvicina l’estate e l’agenzia diocesana viaggi “Profilotours” scalda i motori. Sono diverse le proposte sia di trasferte dal chiaro sapore culturale – come l’Irlanda, la Spagna o le Repubbliche Baltiche – sia di pellegrinaggi con mete consolidate come il santuario mariano di Lourdes e Roma in occasione del Giubileo straordinario della misericordia fortemente voluto da papa Francesco. Ci sono ancora posti disponibili per il viaggio, dall’8 al 15 giugno, nella splendida Irlanda chiamata anche “Isola Smeralda” o “Paese Verde” per le sue immense distese di prati e pascoli che occupano più dei 2/3 del territorio. Tra le tappe più significative Dublino, Belfast e il santuario di Knock, il luogo mariano più visitato dell’intero Paese, costruito dopo un’apparizione nel 1879. Da non dimenticare poi le spettacolari scogliere Moher cromaticamente variegate che si spalancano per una lunghezza di otto chilometri e una profondità di 200 metri. Programma dettagliato Dal 22 al 30 agosto si terrà invece un tour della Spagna in collaborazione con la parrocchia di Sesto Cremonese. Previste, tra le altre, le visita a Barcellona, con la maestosa chiesa della Sagrada Familia, ultima opera concepita dal grande architetto Gaudì, poi Saragozza con la basilica di Nuestra Senora del Pilar e naturalmente la capitale Madrid. In programma soste anche a Segovia, Salamanca, Avila, Toledo, Valencia, Tarragona, Narbonne, Cannes. Programma dettagliato Dal 9 a 16 settembre è, invece, proposto un viaggio nelle capitali baltiche e ad Helsinky. Prima tappa sarà Vilnius capitale della Lituania, quindi spostamento a Trakaj, antica capitale del Gran Ducato di Lituania. Prima di giungere a Riga, capitale della Lettonia, si faranno delle soste a Siauliai, dove si trova la collina delle croci che rappresentano le vessazioni che il popolo ha subito dal regime zarista in poi, e a Rundale dove si trova un elegante palazzo barocco opera dell’architetto italiano Rastrelli. Dopo Riga ci si fermerà a Paernu, il centro balneare più noto del Baltico, quindi continuazione per la capitale dell’Estonia Tallin, attraverso le foreste dell’Estonia settentrionale. L’ultima tappa sarà la bella capitale finlandese Helsinki. Programma dettagliato Un vero e proprio pellegrinaggio avrà come metà Lourdes e si terrà dal 12 al 14 settembre. La trasferta prevede la partecipazione alle diverse celebrazioni del santuario e la visita ai luoghi di Bernadette. Il 24 settembre è prevista anche un pellegrinaggio di un giorno sempre a Lourdes. Programma dettagliato Fin d’ora si ricorda il secondo pellegrinaggio diocesano a Roma dal 10 al 13 ottobre, in occasione dell’Anno Santo della misericordia. C’è già un programma di massima che però potrà subire alcuni significative variazioni. Come per il pellegrinaggio della fine di febbraio anche questo avrà inizio con il cammino giubilare da Sant’Angelo a San Pietro e il passaggio dalla Porta Santa della basilica vaticana. Nei giorni successivi si visiteranno le basiliche di San Giovanni in Laterano, Santa Maria Maggiore e San Paolo fuori le mura e si farà un tour storico-artistico che spazierà dai monumenti romani a quelli barocchi. Previsto anche un incontro con un appartenente alla comunità di Sant’Egidio a Trastevere. Programma dettagliato Per informazioni: agenzia viaggi Profilotours, piazza S. Antonio Maria Zaccaria 2 , Cremona. Telefono 0372-460592, email [email protected], sito internet www.diocesidicremona.it/turismo-pellegrinaggi. Per il terzo anno approvato "Giovani insieme" tra Regione Lombardia e ODL Per il terzo anno consecutivo Regione Lombardia e ODL hanno approvato il progetto Giovani Insieme, che prevede l’inserimento lavorativo di giovani 20-30enni presso gli Oratori della Lombardia. Inquadramento della proposta Viene riproposto l’inserimento lavorativo di 20 giovani (in età compresa tra i 20 e i 30 anni, che non abbiano altro lavoro in corso) sul territorio diocesano a servizio degli Oratori. Rispetto agli scorsi anni il monte ore finanziato è stato diminuito notevolmente, ma non esclude che una Parrocchia possa implementare l’investimento in modo autonomo. Tutto dipende dalle esigenze reali del contesto di attivazione. Anzi: la progressiva riduzione delle ore finanziate racconta anche delle reali necessità progettuali e spinge a riflessioni di investimento più precise. Occorre ribadire con forza che il progetto non si propone di generare un direttore laico né un catechista, ma si limita ad una collaborazione di primo livello, dietro stesura di un contratto e prevedendo una formalità chiara. Specifica tecnica Monte ore da settembre 2016 ad agosto 2017: 300 ore, con un minino di 15 ore mensili, per una presenza al lavoro di non meno di 40 settimane. Compenso orario: 10 euro (costo unitario del voucher). Metodo di pagamento: vouchers. Contribuzione di Regione Lombardia: 65,57% del monte ore. Regione Lombardia chiederà tre rendicontazioni e fornirà due rimborsi. Ogni giovane riceverà un compenso lordo minimo (e finanziato nella percentuale indicata) di 3.000,00 euro. Al netto € 2.250,00. Nel monte ore sono previste 6 ore di formazione diocesana. Modulistica Entro la fine di giugno la Focr raccoglierà le candidature e fisserà i colloqui con i giovani. Ogni giovane dovrà presentare il modulo qui allegato, come pure le Parrocchie che intendono aderire al progetto. Osservazioni pastorali L’iniziativa per la terza annualità viene in aiuto alla vita concreta degli Oratori: suppone una disponibilità delle Parrocchie ad investire una risorsa specifica sul campo della relazione educativa, della vita degli Oratori feriali e su specifici progetti (dopo-scuola, cortile…); e chiede di individuare giovani universitari o disoccupati che possano servire con intelligenza e buon cuore i nostri Oratori. Questo sia a livello di parrocchia che a livello interparrocchiale o zonale. il progetto non prevede un servizio catechistico né una responsabilità di direzione dell’oratorio, ma si preoccupa di fornire risorse per un aiuto concreto ai giovani e agli Oratori. L’esperienza dei due anni precedenti, in larga parte positiva, spinge a ripresentare il progetto e a cogliere l’opportunità che le Parrocchie, mentre si riduce progressivamente il contributo regionale, maturino la prassi di un investimento progettuale, economico e culturale sui giovani. Prospettive Il progetto non delinea una direzione laica degli Oratori né assolve ad una emergenza catechistica. Si tratta di un “livello base” che può essere scelto a fronte di una promozione dei giovani e di un progetto specifico a portata di chi viene individuato. Non si tratta nemmeno di sostituire le forze volontarie della Parrocchie, che restano preziose e fondamentali, ma di individuare un progetto utile. Nel futuro occorrerà ragionare su altre figure, più complesse e articolate, laicali o ministeriali, retribuite o volontarie. Le figure del progetto “giovani insieme” restano di “primo livello”, ben lontano da soluzioni “magiche” dei grandi problemi e delle profonde sfide educative e strutturali degli Oratori. Di qui la bellezza, ma al tempo stesso la delicatezza del progetto. Per informazioni contattare la segreteria allo 0372/25336. SCARICA LA LOCANDINA Sabato pomeriggio in Seminario l'ultimo incontro della rassegna “Un tè in Biblioteca 2016” Sabato 14 maggio, alle ore 16, presso la Biblioteca del Seminario Vescovile di Cremona, si terrà l’ultimo incontro della rassegna “Un tè in Biblioteca 2016”, che gode del Patrocinio e la collaborazione del Comune di Cremona e del sostegno della Peter’s TeaHouse di Alessadro Borghi. Mariella Morandi, storica dell’arte e pubblicista, insegnante, console per il Club di Territorio T.C.I. di Cremona, “dialogherà”, grazie alla lettura di Michele Lanzi, con alcuni volumi del fondo antico della Biblioteca del Seminario Vescovile di Cremona, come il trattato sulla Fortificazione delle città del 1564, di Girolamo Maggi, giurista aretino e Giacomo Castriotto, ingegnere militare, nel quale si mettono in luce questioni di urbanistica di epoca moderna e di fortificazioni in generale e le Fortificazioni di Bonaiuto Lorini, ingegnere militare che costruì per la Repubblica veneta la piazzaforte di Palmanova e cinse di baluardi il castello di Brescia. Attraverso brani scelti dalle opere qui citate, si passerà dalla teorizzazione relativa alle fortificazioni, propria dall’ingegneria militare, alla tipizzazione attuata proprio in questi volumi, per arrivare alla loro realizzazione nel territorio cittadino della nostra città nei secoli XVI e XVII, ricordando eventi storici che la toccarono da vicino, come la “Sorpresa di Cremona” del 1702. Grazie all’opera di Bonaiuto Lorini (1540-1611) si potranno «mostrare l’universale sicurtà delle fortezze, dalle quali ne dipende la sicurtà degli stati et dell’Impero d’Italia», accennando alla «scienza, con la pratica del fortificare», esplicando le «ragioni di tutte le parti delle fortezze», entrando in ambito operativo con la «pratica di fabricare la fortezza in opera reale», mostrando «le diversità delle difese antiche con le moderne e si dichiarano le cause di tali diversità», suggerendo «l’ordine che si deve tenere per fortificare diversi siti e rimodernare le fortezze antiche», illustrando i principi della meccanica, per la costruzione di macchine «per alzar con poca forza grandissimi pesi» e ottenendo così «comode inventioni, che si trovano essere in uso per servizio comune» come leve, bilance, argani, infine trattando della «difesa delle fortezze e dell’uso delle artiglierie» e del «modo di levar le piante e misurare le distanze». Un intento dunque, dichiaratamente scientifico del proporre un trattato organico, ampiamente illustrato con xilografie di buone dimensioni, in parte colorate. Anche grazie a Girolamo Maggi (1523-1572), che esercitò la professione giuridica e fu anche incaricato da Cosimo I de’ Medici di attuare un quadro di rafforzamento delle difese della Valdichiana per il passaggio dei Francesi durante la guerra di Siena, si parlerà di fortificazione delle città, «della origine e cagione di edificar le case e città, che cosa sia la città et il fine di quella», «delle muraglie», «delle fortificazioni dei porti». Questa trattatistica evidenzia come avvenne il perfezionamento dei mezzi d’assedio e spiega come furono possibili considerevoli innovazioni nell’ambito dell’architettura militare. Essa ci mostra quanto le fortezze e le cinte murate divennero complesse strutture organizzate in modo tale che ogni parte fosse protetta dalle altre, quanto architetti e ingegneri militari furono richiesti da principi e da sovrani, affinché trasformassero precarie strutture difensive di singoli stati in vere e propri strumenti di guerra, quanto principi e signori, ossia il potere politico e del denaro, che esercitarono la forza delle armi unita alla pratica di guerra, furono i veri protagonisti di un contesto di progettazione di strutture difensive rinnovate, che si sviluppò nel dibattito fra civili e ingegneri militari. Il tutto, valorizzato dal disegno, quantomai strumento di divulgazione scientifica, che acquisì una valenza nuova nel settore dell’architettura militare, ritraendo, documentando e divulgando le nuove invenzioni. Non a caso, dunque, l’abbinamento della teoria dell’architettura militare di epoca moderna allo studio della realtà più tangibile della città di Cremona nell’epoca dei baluardi, delle rocchette, dei bastioni, delle torri, delle porte, delle fortezze, in un tentativo di mettere in luce altre tracce di storia locale, intrecciandole con la spinta teorica che le fece scaturire dalla sapienza cinquecentesca.