In seconda, si imparava a attraversare la strada

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In seconda, si imparava a attraversare la strada
Novembre 2006
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IN-FORMAQ4firenze
n LA SCUOLA COM’ERA
Convegno
In seconda, si imparava
a attraversare la strada
QUANDO LA SCUOLA
SCOPRÍ IL QUARTIERE
Rossella Bellini ci racconta la Montagnola con lo sguardo ironico di un’ex allieva
di Rossella Bellini
Sabato 2 dicembre ci sarà alla scuola della Montagnola un convegno
sulla storia delle scuole dell’Isolotto.
Nel corso della sua preparazione
abbiamo ricevuto tra le altre una
narrazione di una ex alunna che
oggi è mamma di un bambino che
va anche lui alla stessa scuola: la
Montagnola. Rossella Bellini ci dà
un quadro di questa scuola con lo
sguardo inedito di chi fu bambina,
capace di trasfigurare con amorevole ironia gli eventi del passato.
1972, prima elementare. Non
conoscevo nessuno, venivo da un
altro quartiere.
Ricordo il caos, classi che si mischiavano, gli insegnanti, le aule
e l’intera sede che cambiavano,
il pulmino che ci portava in via
Modigliani. Credo di aver contato
quell’anno ben undici insegnanti
“supplenti” diversi. Alla Montagnola tra il ‘72 e il ‘77 c’erano tanti
alunni che assistevano alle lezioni
nei “soffietti”, aule ricavate negli
ampi corridoi interni utilizzando
alti paraventi bianchi. Le aule mi
apparivano grandi, i corridoi addirittura enormi.
Alla Montagnola si andava a piedi.
In seconda elementare si imparava ad attraversare la strada e si
percorreva il Viale dei Bambini da
soli. Al ritorno si usciva in gruppo,
generalmente una folla vociante e
disordinata e nei vialetti c’erano
mamme e nonne che ci aspettavano conversando.
Non si temeva ancora “il mostro” e
ci bastava sapere di non accettare
caramelle dagli sconosciuti; un pedofilo non si sapeva che cosa fosse
ed era difficile morire schiacciati
da un camion, “i drogati” c’erano
ma ancora non era il tempo in
cui venivi minacciato con un coltellino per pochi spiccioli. C’era
chi correva a formare le squadre
per giocare a calcio, chi aveva da
regolare i conti con qualcuno (“...ti
aspetto fuori!”), chi mangiava il
panino preparato dalla nonna e
chi si beccava dei bei ceffoni. Nel
complesso mi sembrava che ci
fosse un brulicare di persone, risate, grida, palloni e biciclette che
sfrecciavano, ma forse sono solo
ricordi distorti dal tempo.
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Circa una volta all’anno ci facevano
l’applicazione di fluoro ai denti. Ci
divertiva quella strana cosa: tutti
in fila, ci veniva messo in bocca un
archetto di ferro ricoperto di cotone e imbevuto di acqua e fluoro.
L’odore era buono e si rideva sbavando sui grembiuli. Già! C’erano
i grembiuli: alla scuola materna
usavano a quadretti bianchi-azzurri per i maschi e rosa-bianchi per
le femmine. Alle elementari erano
principalmente neri e bianchi ma
chi voleva rendere meno diversi i
maschi dalle femmine li adottava
blu per tutti.
A me piaceva il grembiule: mi
piaceva nuovo, all’inizio dell’anno
e mi piaceva sporco di vernice e di
erba dopo una giornata di scuola.
Qualche volta si poteva togliere e
allora era festa. E poi il grembiule
rendeva più uguali i ricchi e i
poveri anche se erano davvero
pochi quelli che avevano visto un
giubbottino di jeans LEVIS!
C’era la penna BIC a due colori
e, per i più fortunati, a 4 colori. I
pennarelli Carioca Jumbo e quelli
a punta fine nelle confezioni da
12 e 24; chi possedeva quella da
36 era guardato con rispetto e
ammirazione.
Per un periodo, la mensa della
Montagnola fu chiusa, non ricordo perché. Era divertente mangiare in classe, apparecchiare sul
proprio banco. Un compagno get-
tò il suo pasto e affermò di averlo
già mangiato. Dopo diversi giorni
su alcuni banchi cominciarono a
piovere dei vermetti bianchi, poi
a decine apparivano sui quaderni.
Ci si ricordò allora dove Leonardo
aveva lanciato la sua braciolina:
sul neon appeso al soffitto!
Gruppi di genitori arrabbiati si riunivano in comitive per manifestare davanti al Provveditorato agli
Studi, alcuni volti erano sempre
presenti, altri mai visti.
Ci fu il periodo “dell’educazione
sessuale”. Ho avuto un’insegnante che ricordo con grande affetto
che si sbalordì dell’ignoranza
dilagante e pensò di affrontare
l’argomento con letture e discussioni per la verità molto soft. Noi
bambini gradimmo l’intervento,
molto meno un gruppo di genitori
che le scatenò contro una specie
di crociata. Questo è uno dei miei
brutti ricordi di quegli anni.
Un altro dei brutti ricordi è la
violenza sugli animali che diversi
bambini facevano sugli animali
senza che fossero adeguatamente
rimproverati e puniti ma dopotutto non era molto diffusa la cultura
animalista e ambientalista.
Alle elementari anche la minima
differenza di età si percepiva enormemente: “i grandi”, soprattutto
“quelli delle quinte”, incutevano
timore, qualche volta si subivano
incursioni nella nostra zona da
parte di altre classi che sfociavano
in pure manifestazioni di forza e
potere. La maggioranza dei compagni non ha mai oltrepassato
certi confini territoriali, a tutt’oggi
ci sono zone della scuola per
me totalmente inesplorate. Per
giocare a calcio nella ricreazione
si usavano spazi precisi, delimitati da alberi o angoli, e c’era la
corsa ad accaparrarsi il campo al
“discesone”.
Un bel momento erano le riunioni
insegnanti e genitori: chi non
poteva o voleva lasciare i figli a
casa se li portava dietro. Ci si
incontrava dopo cena, i genitori
si raccomandavano di star buoni e
l’avventura iniziava. In gruppetto
ci si addentrava nei corridoi più
lontani e bui della scuola, ci si inventavano ombre e rumori sinistri
e si scappava rotolandoci addosso
e gridando. Si sfidava il buio della
mensa, quei corridoi che ci sembravano tortuosi e immensi.
I più coraggiosi raggiungevano le
ceste dove le custodi lasciavano i
mandarini, le marmellatine e qualche volta - evviva! - le Nutelline.
La scuola è sul cocuzzolo della collina ed erano tanti gli spazi verdi,
le scale, i recinti e i cancelli.
La curiosità era forte e si attendeva un momento di distrazione
dell’insegnante. Si scavalcava in
pochi, si strisciava fino alla rete,
c’era un varco, si passava carponi,
giù nell’erba alta, fino al marciapiede e poi… via, come evasi,
lontano dalla scuola, per entrare
in un bar e comprare un ghiacciolo per festeggiare l’impresa con i
propri spiccioli. Poi, tutti eccitati,
si organizzava il rientro furtivo a
scuola, prima della campanella e
dell’appello.
C’erano ancora le cartelle, quelle
rigide con le maniglie e le fibbie;
cartelle ben più vuote di quelle
che vedo in giro adesso.
Certi giorni si poteva andare
a scuola anche senza cartella
perché alcune classi facevano
il “metodo sperimentale”. Non
ho capito mai bene che cosa si
sperimentasse, piangevo spesso,
non mi divertivo e non imparavo
nulla. Di tale “sperimentazione”
non ho un bel ricordo. Trovo che
sia stato un esperimento del tutto
fallimentare.
Nel contesto della mostra “Le radici della partecipazione.
Firenze e il suo territorio. Dai Comitati di Quartiere ai
Consigli di Quartiere: 1966-1976”, è in programma un
convegno dedicato ad uno degli aspetti peculiari di quel
movimento: la scuola. “La scuola e il quartiere” furono
all’Isolotto fin da allora strettamente intrecciati ed anche
il percorso successivo porta il segno di questa feconda
interazione.
Il convegno è l’occasione per le scuole del quartiere di
avviare un progetto: scrivere tutti insieme una storia fatta
di storie.
Storie di generazioni diverse che si incontrano e si
confrontano. L’obiettivo è quello di pervenire alla
formazione di un archivio che raccolga ed elabori le
esperienze didattiche maturate nel corso di quel decennio
fervido di sperimentazioni e di tensioni critiche.
Si tratta di avviare un percorso di identità e appartenenza,
uno stimolo perché ogni scuola possa fare la sua storia.
Un lavoro che può essere utile anche agli studiosi,
perché possano un domani avere un accesso più facile ai
materiali documentativi: scritti, orali, iconici.
Sabato 2 dicembre, ore 9, scuola elementare “La
Montagnola”
Convegno “La Scuola e il Quartiere: l’esperienza
dell’Isolotto”
Presentazione di Doriano Bizzarri (Dirigente Scolastico)
e Giuseppe D’Eugenio (presidente Q4)
Franco Quercioli “Il segno dei Movimenti: il senso di una
ricerca”
Elda Padalino e Paola Lucarini “Il percorso delle Scuole”
Arabella Panichi
“L’ipotesi di un Archivio ”Dario Ragazzini, Università
di Firenze “L’esperienza
fiorentina nella storia
della scuola” Proiezione
del video “La voce
delle scuole: Immagini
e Narrazioni”Daniela
Lastri, Assessore alla
Pubblica Istruzione,
“Il significato di una
esperienza in una città che
cambia” “Il maestro
Luciano”, Mauro Sbordoni
e i ragazzi di Luciano
presentano
“Tutti Uniti”, un film
inedito di Luciano Gori
Interverrà Maria Angela
Bastico, ViceMinistro
alla Pubblica
Istruzione.
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