Il Resto del Carlino Sant`Anna senza crocifissi. Ma i pazienti li cercano

Transcript

Il Resto del Carlino Sant`Anna senza crocifissi. Ma i pazienti li cercano
03 aprile
Il Resto del Carlino
Sant'Anna senza crocifissi. Ma i pazienti li cercano
A VOLER essere precisi il primo intervento politico' in tema crocifissi in luoghi pubblici
risale al 1857. Per la legge Lanza infatti l'insegnamento della religione cattolica era a
fondamento della società. Oltre un secolo e mezzo dopo, il mondo è praticamente
capovolto e la gerarchia di valori e di simboli connessi deve duellare con posizioni di chi
pone l'alfa privativa a prefisso di una visione diversa, a-confessionale. A FERRARA il tema
è emerso pochi giorni fa, grazie alla lettera di diversi avvocati del foro cittadino che
lamentava l'assenza di segni sacri da quasi tutte le aule del tribunale. Non ci sono mai
stati o sono stati asportati? E il piccolo giallo assorbe così i contorni di una vicenda che
tocca visioni diverse della comunità. In Comune il crocifisso non c'è. La posizione
dominante pone la Costituzione a base di tutto. «Nessuno obbligo e nessun divieto»,
fanno sapere dallo staff del sindaco Tiziano Tagliani. Idem nella sede della Provincia, dove
la sala del presidente nonché aula del consiglio ha le pareti sguarnite di simboli sacri.
«Che io sappia trapela dall'ente qui non c'è mai stato». Le scuole della città per lo più
difendono il segno sacro collocato tra cartina geogrtafica e lavagna. Tutto più complicato
nel mondo sanitario. L'azienda Usl comunica che negli ospedali di Cento, Lagosanto e
Argenta sono presenti luoghi di culto e in quasi tutte le stanze sopo affissi i crocifissi.
«Salvo in alcune», specificano. Idem a Comacchio e alla Casa della salute di
Portomaggiore. Leggermente diverso il caso Bondeno: qui il presidio sanitario è diviso
dalla zona rossa (quella terremotata, inagibile) entro la quale è presente la piccola
cappella. Inagibile. Chiamare le istituzioni per parlare di crocifissi è complicato. Un po'
perché è una telefonata che non ci si aspetta, un po' perché laddove i crocifissi mancano
latita pure la spiegazione. Più spigolosa, e finora taciuta, la questione all'Azienda
ospedaliera-universitaria. Al Sant'Anna di Cona, spiega il cappellano don Giovanni Pertile
«sono sempre di più i degenti che chiedono l'affissione dei segni sacri». Ma al Sant'Anna il
tema ha una sua storia complicata. IN PASSATO, a fronte delle richieste dei degenti,
l'allora direzione sanitaria chiese al prete di sondare il parere dei singoli reparti. «Su oltre
venti reparti spiega don Giovanni solo alcuni di questi hanno i segni sacri alle pareti.
Perché? Questo benché le richieste siano tante». Il crocifisso, per gli uomini di fede, dice
don Giovanni, «è il punto di meditazione e di identificazione tra Gesù e il malato». E per
don Ivano Casaroli, direttore di Casa Cini, «a forza di rispettare tutti stiamo cancellando
tutto». E per cancellare tutto si intende «cancellare il simbolo di una vita che si è offerta a
tutti, universalmente».
«Dove domina la legge norme non rispettate»
LUIGI NEGRI, arcivescovo di Ferrara - Comacchio e abate di Pomposa. Il crocifisso
manca dalle aule del tribunale... «Mi pare non manchi solo dalle aule del palazzo di
giustizia ma manchi da gran parte degli edifici pubblici di Ferrara e non solo». Un gruppo
di avvocati ha preso posizione, un gesto che tocca le sue corde? «Esprimo loro la mia
solidarietà». La chiesa di Ferrara si schiera al fianco del pool' di legali? «Un vescovo che
non prende posizione in questi casi non sarebbe un buon vescovo». Cosa può fare la
chiesa in queste situazioni? «Io non muoio per i crocifissi che non ci sono. La
testimonianza non è legata solo al quel determinato segno sacro». Secondo lei si tratta di
una rimozione voluta o di una dimenticanza? «Non posso entrare nella mente delle
persone». Se fosse un gesto volontario? «Farebbe effetto. Nel posto in cui si fanno
rispettare le leggi, le leggi non vengono rispettate». Nel senso che ci sono leggi particolari
che regolano questa materia. «Visto che la materia è regolata da leggi mi pare ovvio che
vi siano sedi adeguate per trattare il tema». Una società che cancella tutto verso quale
orizzonte sta navigando? «Provo un forte disagio nel pensare che le grandi parole e le
grandi certezze della Risurrezione di Cristo e in lui della risurrezione dell'uomo e del
mondo rischiano di non colpire più nessuno, nemmeno noi che le diciamo». Cancelliamo
la nostra memoria? «La memoria di Gesù che ha sacrificato la sua vita per noi. Stiamo
mangiando i frutti amari della ribellione a Dio».
«Niente simboli religiosi?Solo per via normativa»
PIERO GIUBELLI, presidente dell'ordine degli avvocati di Ferrara. Sveliamo il mistero dei
crocifissi? «Non capisco perché qualcuno sostenga che i crocifissi non ci sono mai stati».
Perché, a suo avviso? «Non lo so. Fino a non molto tempo fa i crocifissi erano
regolarmente appesi alle pareti delle aule». Nel dubbio comunque non ci sono. Lei che
posizione ha? «Credo che gli edifici pubblici debbano essere aconfessionali. Tuttavia la
loro rimozione deve essere fatta per vie legali». Legali? «Legali nel senso che c'è una
legge che regola l'argomento». Secondo lei sono stati spostati illegalmente'? «Non parlerei
di illegalmente. Ripeto: visto che ci sono delle leggi che regolamentano la questione è
giusto che l'argomento venga trattato, eventualmente modificato, per via legislativa». Cosa
significa secondo lei aconfessionale? «Gli edifici pubblici, in questo caso le aule di
giustizia, sono luoghi che non devono fare differenze di credo né di altro». Perché sono
scomparsi? «Dovreste chiederlo ai responsabili delle strutture». Il punto sarà trattato
dall'ordine degli avvocati? «Certo. Vorrei tuttavia specificare che la lettera di un gruppo di
colleghi non è stata una iniziativa sposata ufficialmente dall'ordine». Quindi non la
condivide? «Personalmente, benché sul piano delle idee sia favorevole a luoghi pubblici
aconfessionali, solidarizzo con i colleghi». Perché? «Per modificare un segno religioso
regolamentato serve un intervento legislativo. Ma dovete chiedere ai responsabili del
tribunale».
«In coda fin dall'alba per le analisi»Inaugurato il nuovo centro prelievi»
DOPO IL CUP, anche il Centro prelievi ha aperto le porte della nuova sede all'ex ospedale
Sant'Anna. I nuovi locali, posizionati al settore tre, sono stati presi letteralmente d'assalto
ieri mattina quando, intorno alle 7, sono iniziate le operazioni di rito: è bastato qualche
giorno di chiusura dell'ormai ex sede di Via Cassoli ed ecco che il nuovo Centro prelievi ha
fatto registrare il tutto esaurito. «APPENA arrivati ci siamo trovati una fila lunghissima che
partiva dalla sala d'attesa e arrivava fino al corridoio principale - racconta Elisa Mazzini
della direzione infermieristica - anche per il fatto che, essendo il primo giorno, la gente
aveva paura di non trovare il posto». Nonostante, quindi, le visite fossero state distribuite
su diverse fasce orarie, i cittadini hanno preferito essere presenti all'apertura delle porte.
«Si figuri continua Mazzini che anche il giorno prima dell'inaugurazione sono venute da noi
decine di persone a chiederci informazioni». Nonostante i diversi minuti in coda, passati
dalla maggior parte delle persone in piedi data la ancor poca disponibilità di sedie, le
lamentele non sono state molte; qualche volto imbronciato per la difficoltosa ricerca di un
parcheggio dell'automobile e nulla più. «Venire in corso Giovecca non è un problema replica una signora in coda - e sono contenta che non abbiamo pensato di trasferire tutto a
Cona. In quel caso, per noi anziani, sarebbe stato veramente un trauma». «I colori sono
più sgargianti - torna a precisare Mazzini - e anche gli spazi sono più ampi. Ad ora
abbiamo una sola sala d'attesa ma contiamo di crearne una seconda». La sala d'attesa è,
infatti, dotata di diversi seggiolini, un ampio desk e vari display in cui vengono scritti i
numeri dei pazienti in attesa; unico neo, al momento, è la presenza di una sola
macchinetta per il pagamento del ticket. Gli ambulatori, suddivisi in base alle tipologie di
visite (per chi ha prenotato e per chi no) sono tutti dotati di servizi igienici e di ulteriori
spazi in cui poter sostare dopo il prelievo. «L'obiettivo era quello di riuscire a visitare tutte
le persone che si sono presentate conclude Mazzini e ce l'abbiamo fatta; all'incirca sono
state trecento».
Note e uova per la solidarietà
UN NUOVO MOMENTO di solidarietà all'Azienda ospedaliero-universitaria di Ferrara. Ieri
mattina alle 10.30 l'associazione Giulia Onlus e il Fan club di Andrea Poltronieri club che
nasce per sostenere l'artista impegnato in diverse iniziative benefiche hanno consegnato
uova di Pasqua ai piccoli pazienti ricoverati in Clinica pediatrica, Onco-ematologia
pediatrica, Chirurgia pediatrica e ambulatori. Da sempre impegnata per i bimbi malati del
territorio ferrarese, l'associazione Giulia Onlus concentra i propri sforzi nel finanziare e
potenziare le figure professionali dello psico-oncologo e del pediatra-oncologo che siano in
grado di accogliere e sostenere il piccolo paziente e la sua famiglia nel difficile cammino
della malattia in senso globale.
La Nuova Ferrara
All’interno dell’ex Sant’Anna si può parcheggiare,
ma in futuro la sosta sarà regolamentata
«Tutto bene, tranne i posti a sedere. Sono troppo pochi», commenta aspro Marco Zucchini
e se la prende in modo un po’ colorito «con chi ha progettato il nuovo Centro prelievi
senza capire che con questo afflusso di persone c’era bisogno di uno spazio più ampio».
Un giudizio tranchant che non ha trovato molti altri riscontri ieri mattina tra gli utenti in
attesa, che assieme a qualche critica hanno evidenziato diversi miglioramenti rispetto al
passato. Con Zucchini però in tanti si sono detti d’accordo su un punto: «Il numero dei
posti a sedere dovrebbe essere aumentato». Un suggerimento colto al balzo dai dirigenti
dell’Asl, Michele Greco e Sara Castellari, ieri nel ruolo di osservatori pronti a captare gli
umori e i consigli utili forniti direttamente dall’utenza. Per due ore hanno seguito i circa 250
cittadini, metà prenotati metà no, che hanno affollato la nuova sede del servizio nell’ex
Sant’Anna di corso Giovecca, dove sta sorgendo la nuova Casa della Salute di Ferrara.
Poi hanno collezionato lamentele e lodi e dopo un veloce consulto hanno annunciato
l’intenzione di procedere ad un paio di aggiustamenti: «Migliorare la segnaletica e
aggiungere qualche altra fila di sedie nelle sale d’attesa. I dati che stiamo raccogliendo ha spiegato Greco - ci serviranno ad impostare meglio l’organizzazione del centro. I locali
attualmente non utilizzati, in fondo al blocco 3, potrebbero consentire un ampliamento
della superficie da adibire al servizio, ma per questo bisognerà fare una valutazione
tecnica. La faremo a breve». L’idea è di riportare il servizio al più presto possibile verso la
capacità di ‘crociera’ consolidata negli anni: 350-400 prestazioni al giorno fra prenotati e
non. Un flusso più sostenuto di quello registrato ieri che rischierebbe di mettere in difficoltà
(per la ristrettezza degli spazi) chi si deve mettere in coda per il prelievo mattutino. Anche
perché, nonostante l’Asl abbia definito orari di accesso differenziati, il più delle volte questi
vengono ignorati dall’utenza che invece di scaglionarsi nell’arco di circa un’ora e mezza
(dalle 7 alle 8.40) tende a presentarsi fra le 7 e le 8 con il rischio di ingrossare le code
verso la galleria (l’anello) e di lasciare in piedi la maggior parte dei convenuti. Qualcuno ha
notato, come Marco Marchetti, che il bancone dell’accettazione «è ribassato e quindi
sarebbe più comodo sedersi mentre si parla con il personale e si consegna la
documentazione». «Ma l’altezza del bancone è a norma - sottolineava il dirigente Michele
Greco - e non so se potremo far sedere le persone davanti all’accettazione perchè quelle
seggiole costituirebbero un ostacolo per chi deve entrare nella sala della reception». Paola
Zecchi ieri è arrivata senza prenotazione ma ha promosso la nuova sede: «Spazi più ampi
rispetto al passato e nessuna difficoltà nel reperire il parcheggio». «Dovremo abituarci al
nuovo sistema - è l’opinione di Gabriella Corticelli - ma rispetto a com’era organizzato in
via Cassoli il nuovo centro mi sembra più funzionale, soprattutto per gli spazi». In tanti
ricordano che «lì certi giorni si stava pigiati come le sardine». Soddisfatti anche Andrea
Mazzoni e Sandro Valieri: «No, non è stato difficile orientarsi - risponde quest’ultimo - il
cartello che segnala il Settore 3 è ben visibile e anche col posto auto non ho dovuto
tribolare». Un dettaglio valutato positivamente dall’utenza. A questo proposito è bene
ricordare che oggi è possibile entrare nell’area dell’ex Sant’Anna, dove si può cercare un
posto, ma in futuro l’accesso sarà regolato in modo più rigoroso. Nella sala d’attesa il
medico Enrico Zilli consegna le provette, poco più avanti Manuela Colombi e Micaela
Pandini, rispettivamente infermiera e coordinatrice, assistono chi entra ed esce dagli
ambulatori. E’ contenta di non aver dovuto girare troppo per cercare uno stallo per l’auto
Laura Pantaleoni che elogia anche «la buona collaborazione del personale» e condivide il
parere con Maria D’Andrea e Assunta Limone.
Nel nuovo Cup code a singhiozzo
Accanto al nuovo Centro prelievi dell’ex Sant’Anna, terza giornata di apertura, ieri, del
nuovo Cup. Anche questo servizio si è trasferito in corso Giovecca da via Cassoli. Ma
rispetto a martedì scorso - quando il servizio è stato riattivato dopo due giorni di stop - la
ressa è diminuita anche se in alcuni momenti della mattina, come hanno riferito alcune
persone in coda l’affollamento si è presentato anche ieri. E viene confermato uno
smaltimento «un po’ più lento della coda per il cambio del medico di base rispetto alle
altre». Ieri alle 8.40 comunque nessuno dei presenti era in attesa da più di 15-20 minuti.
L’afflusso per i nuovi servizi è stato ben accolto dai commercianti della zona: «Così si
lavora di più».