san pantaleone di san lorenzo

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san pantaleone di san lorenzo
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SAN PANTALEONE DI SAN LORENZO
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A San Pantaleone, frazione a sud di San Lorenzo, era nato e viveva Francesco Arcidiaco (17661819), bisnonno del mio bisnonno Giuseppe Arcidiaco (1881-1960):
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San Pantaleone, carta IGM 1:25000
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(da un'intervista a Monsignor Nicola Ferrante del 1985
Archivio della Curia di Reggio Calabria)
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Giace questo borgo, di umili origini e di proporzione modeste, su un falso piano del monte che
scende da S. Lorenzo, al quale è unito da una strada che scorre sul ciglio di un monte sconvolto da
frane.
[...] Anticamente il paesetto, costituito da poche case coloniche, stava ai piedi di una grancia
(comunità agraria benedettina fondata su un'organizzazione economica ed amministrativa propria.
Dal francese antico "grancé", granaio) detta di S. Caterina De Gurda, di cui nel Codice Vaticano
n° 3589, che pagava un censo di 50 ducati alla Santa Sede, e che è crollata per vetustà.
Esisteva anche, nel paesetto di San Pantaleone un monastero ed una chiesetta, dedicati al patrono,
San Pantaleone che andarono in rovina con il terremoto del 1659. La chiesetta fu sostituita, poi,
da un'altra posta anch'essa nel territorio del paese, ma in un punto periferico e precisamente in
contrada Pista di Cavallo, al limite del Comune di Condofuri, dove andavano ad officiare i
canonici di Bova. Pare che abbia consentita la costruzione di questa chiesetta un certo Monsolino
di Reggio, che sembra appartenesse alla famosa famiglia Monsolino che era in continua lite con la
famiglia Malgeri. Pare che questo Monsolino, che si nascondeva nei boschi di San Lorenzo perchè
omicida, venuto a conoscenza che nelle chiese era proibito ai gendarmi di penetrare, diede il suo
nulla osta per la costruzione, o l'abbia lui stesso fatta costruire.
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Ma la chiesetta venne ben presto oggetto di violenta competizione, tra i canonici di Bova e quelli
della diocesi di Reggio, che dicevano di vantare gli stessi diritti per averli esercitati nell'altra. Per
tale ragione ci fu una vera battaglia a bastonate, il 4 luglio 1663 tra i contendenti, di cui alcuni
rimasero feriti. Pare, poi, che tra i confini della diocesi fossero segnate, a monte e a valle da una
strada interna obliqua, che divideva in due il paese e che lasciava a monte la grance e a valle la
nuova chiesetta. Nella contrada Gurda, nel folto di un oliveto, si scorgono i ruderi della grancia e
della chiesetta annessa.
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Gli atti del Tribunale Ecclesiastico riguardanti la sanguinosa vicenda avvenuta a San Pantaleone il 26 luglio
1663 sono conservati presso l'Archivio della Curia Arcivescovile di Reggio Calabria e constano di quasi 250
pagine manoscritte e spesso di difficile lettura.
Nelle molte deposizioni raccolte nei giorni immediatamente successivi al fatto, alcune delle quali trascritte di
seguito, si legge come quel giorno una moltitudine di oltre duecento persone scese da San Lorenzo verso la
chiesetta di San Pantaleone per cacciare i preti di Bova che si erano recati lì per dir messa.
Caddero feriti il sacerdote Don Giovanni Toscano, il canonico Don Andrea Violi e l'Abate Don Domenico de
Marco e furono catturati l'Abate Nunzio Dieni, l'Abate Domenico Violi, l'Abate Stefano Pugliatti, l'Abate
Giacinto Sotira e l'Abate Andrea Lanatà, Arciprete di Roccaforte. Questi ultimi, si dice, furono rinchiusi a
Reggio Calabria nelle carceri del Governatore della città.
Tra gli assalitori spiccano l'allora Arciprete di San Lorenzo Don Ettore Troiano, il capitano di San Lorenzo,
Scipione Manti, e l'Abate Michele De Aloi, fiscale dell'Arcivescovo di Reggio Calabria, quest'ultimo in
groppa al cavallo bianco dello stesso Arcivescovo.
Si dice anche che l'attentato sia stato organizzato dall'Arcivescovo di Reggio per impossessarsi del territorio
di San Pantaleone conteso dalla Diocesi di Bova.
Elenco di alcuni degli assalitori riconosciuti dai testimoni
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Deposizione di Don Giovanni Toscano sacerdote (pag.003)
Die 27 m.s julii 1663 Bove. Coram Ill.mo et R.mo D.no E.po Bovensis [insieme all'Illustrissimo e Reverendissimo
Vescovo di Bova].
Instante fisco et parti, accessimus ad domum Reverendi D. Joannis Tuscano Sacerdotis Civitatis Bove etatis
sue annorum 28 in circa ut dixit. Quem invenimus in letto jacente, et prestato eius juramento et per eum
suscepto tacto pectore [messa la mano sul petto], ad opportunas interrogationes sibi factas respondit:
[entrammo nella casa del Reverendo Don Giovanni Toscano Sacerdote della Città di Bova dell'età di anni
28 circa come disse. Il quale trovammo giacente nel letto, e prestato giuramento, messa la mano sul petto,
così rispose alle opportune domande a lui fatte]:
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«heri vinti sei delli stante giorno di giovedì, per solennizzare la festa del glorioso S. to
Pantaleone, la cui Chiesa sta in campagna posta nel Territorio della Mendolia
[Amendolea] di questa Diocesi, e perchè havevamo fatto il quadro di detto Glorioso
Santo, mentre che il Reverendo Capitolo di questa Cathedrale ne è abb. beneficiato,
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andai con la maggior parte di essi e del Clero in detta nostra chiesa e mentre che
stavamo preparando le cose per cantare il vespero sono arrivati una moltitudine
di genti armati con armi corti e proibiti
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quali per quanto intesimo erano inquisiti e posti banditi di tutti li contorni della Diocesi
di Reggio e docti [condotti] dall'Abate Michele di Ala fiscale di Monsignor Arcivescovo
di Reggio, ed ancora in loro vi erano Scipione Manti, Capitano di San Lorenzo, Santoro
Benavoli, Gian Michele Bruno, Francesco Manti, Don Fabio Manti, Don Hettore
Troiano Arcipreta di detta Terra, Don Ascanio Scopelliti vicevicario di detta Terra, Don
Francesco Marino, Carlo Manti, Don Francesco Mafrici, Don Loisio Verrà, Don Pietro,
Francesco e Giuseppe Silvestri banditi, Hettore Troiano nepote di detto Arciprete,
Antonino Ligato, Mastro Domenico Palumbo, Clerico Carlo Manti, Donato Lucisano,
Giovanni Marino ed altri che non mi posso ricordare al numero di dui cento in circa,
perchè si sonò la campana all'armi in detta Terra con havere venuto anche la
soldatescha di detta Terra con l'archibuggi e micci arcumati, li quali tutti spararono
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ed il detto Hettore Troiano nepote del sudetto Arciprete, sparò la prima
archibusciata e colpì al Clerico Antonio Violi il quale si trova ferito con
grandissimo pericolo della sua vita, e poi seguitarono tutti li altri che credevamo
fosse stato scatenato l'inferno essendone tante le palle che pareva che
grandinasse
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che ci passavano per le narici, gambe e teste, et a me mi colpì una nel braccio destro
proprio nel tronco ed il medico mi ha fatto la stufata, ed ancora non è cavata come si
vede da tutti chiaramente et appare dalla effusione del sangue, e noi non potevamo fare
altro che fuggire e se non era per la intercessione di detto Santo havevamo restati tutti
morti, e fu ferito anche l'Abate Domenico di Marco Canonico al quale fu sparata una
archibusciata propriamente dentro a detta chiesa e lo colse alla gamba sinistra».
Int.us an sciat pro qua causa talia successerunt r.it [interrogato se sappia per quale movito tali cose
successero, rispose]:
S.re, detta Chiesa, conf.e ho detto [conformemente a ciò che ho detto], è posta nel
Territorio della Mendolia di questa Città e Diocesi e cossì è stata sempre visitata dalli
M.r Vesc.vi et anche officiata con farci amministrare li Santi Sacramenti, et ancora
quando è successa la vaccanza l'ha provvista M.r Vesc.vo di Bova conf.e ne tiene detto
Capitulo la Bolla di M.r [?] Vesc.vo olim di detta Città, et havendo M.r Arcivesc.vo di
Reggio li mesi passati [?] della Città e del Clero [usu]rpato il jus di far legname in
questo Territorio di Bova e jactato ancora di volere pigliarci per forza la juris detto,
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tanto la giurisdit.ne di detta Chiesa di S.to Pantalemo [?] di S.ta Caterina che pure è
Chiesa di detta Diocesi e per sudetto e per le cause predette si dice presentemente havere
mandato detto Monsignor Arcivescovo detta moltitudine di gente li quali vennero animo
occiderci e gridavano "Carne, Carne, qui vi è l'Arcivescovo di Reggio", conf.e in effetto
fecero et so, et li suddetti ci siamo restati feriti gravemente che però io ne [?] querela
criminale non solo contro li suddetti ma anche li altro che non ho conosciuto e contro li
mandatarii che devono chiamarsi assassini mentre mandarono costà moltitudine a
'sassinarci et occiderci sanza causa nessuna, et facio instanza che fossero puniti et
castigati con.fe si conviene [...]
Deposizione di Don Domenico De Marco Canonico (pag.005)
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Successive inventus fuit ad domum Reverendi Abbatis Domenico De Marco Canonici Cathedralis Ecclesie
Bovensi, et instante fisco fuit examinatus previo juramento ipsi prestato et per eius suscepto tacto pactore
[messa la mano sul petto] more clericorum fuit interrogatus quomodo reperiatur in male habitus in letto
iacente respondit:
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«come fu di giovedì nella nostra Chiesa di San Pantaleone e propriamente dentro della
chiesa mi fu tirata una archibusciata nella gamba sudetta coltomi per uccidermi essendo
ivi andato con molti e molti Canonici, Preti et altri del Clero di questa Città per
solennizzare la festa del Glorioso San Pantaleo la cui chiesa è posta in Campagna nel
Territorio della Amendolea pertinenza di questa Diocesi di Bova, et levammo il quadro
novo di detto Benedetto Santo che avevamo fatto di prossimo secondo il Decreto della
Visita di Monsignor Vescovo di detta Città, e costì,
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mentre stavamo preparando per dir Vespero è arrivata lì una gran moltitudine di
genti che erano sopra due cento in circa, tutti di mala vita et genti inquisiti, et ci
erano ancora banditi come erano D. Pietro, Francesco e Giuseppe Silvestri della
Terra di San Lorenzo
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che conobbi io et [illeggibile] venivano assieme con li altri gridando "carne, carne, qua
vi è l'Arcivescovo di Reggio", senza saper la causa, perchè noi eravamo andati come
solamente noi andiamo a fare il canto di Dio, e non per altro fine, che nella gran calca
delle archibugiate furono feriti io che stava dentro la chiesa, il Sacerdote Gio. Toscano et
anche il Clerico Selvaggio Andrea Violi, il quale ha le feriti peggiori di tutte, et
Reverendo Abbate Domenico Cuppari li arrivò una archibugiata quale lo colse alla
corisa e li spezzò il Cartotto, e non li toccò la carne per grazia di Dio, e gridandomi noi
che eravamo andati per fare il Servizio di Dio e non per fare male a loro,
li suddetti armati replicando di nuovo dissero "qua vi è l'Arcivescovo di Reggio"
et io vidi, come videro li altri, alli Abate Michele di Aloi fiscale di detto
Arcivescovo di Reggio che teneva di sotto il proprio cavallo bianco di detto
Monsignor Arcivescovo, e lui gridava ogni cosa et animava li genti, e vi erano
pure il Capitano di San Lorenzo Scipione Manti, Giovanni Michele Bruno,
Santoro Benavoli, Francesco Manti, Mastro Domenico Palumbo, Don Fabio
Manti, Donato Lucisano, l'Arciprete di San Lorenzo nomato D. Hettore Troiano,
suo nipote Hettore Troiano, Don Francesco Marino, Don Francesco Mafrici, Don
Loisi Verrà, Clerico Carlo Manti, Antonino Legato, Giuseppe Azzaro, Mastro
Antonino il Barbiero che sta a Gallicianò, Don Ascanio Scopelliti vice vicario di
detta Terra
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li altri non li conoscevo per haver calato tutta la detta Terra di San Lorenzo... con la
soldatesca del battaglione con micci acumati attesa in detta Terra il detto Scipione con
Capitano fece sonare la campana all'armi come si pubblicò ... e, vedendomi che potevano
perire,
tutti quelli che potettero fuggire se ne fuggirono et a me mi cavalcarono supra un
cavallo e me ne venni a Bova dove al presente mi trovo
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ed il predetto Abbate Aloi fiscale di detto Arcivescovo prese all'Abbate Nunzio Dieni
previcario l'Abbate Domenico Violi, l'abbate Stefano Pugliatti, l'abbate Jacinto Sotira
Canonico et l'abbate Andrea Imatà Arciprete del Casale di Roccaforte, et fra adesso non
si trova il Clerico Alfio Corso, ò se fosse carcerato ò morto che Dio guardi [...]»
Deposizione di Don Andrea Violi Canonico (pag.008)
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Successive devenimus ad domum Clerici Andrea Violi huius Civitatis etatis sue annorum 25 in circa ut dixit,
qui dolato sibi juramento veritatis decendo et ipsus suscepto facto signus crucis coram infrascriptis testibus
fuit interrogatus quomodo reperiatur in letto seu vulneratus respondit:
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«hieri matina insieme con li Capitolari di questa Città e Clero, andai per la divozione del
glorioso San Pantaleone portando il suo quadro in detta chiesa che sta in Campagna e
per celebrare la sua festività stante che detta chiesa è del Capitolo di Bova et esso ne è
beneficiato,
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et arrivati là dopo pranzo mentre si stava allestendo le cose per cantare il vespero
arrivarono una moltitudine di genti armati a modo di banditi con armi proibiti al
numero di dui cento in circa gridando "carne, carne" et in compagnia delli detti
vi era l'Abbate Michele di Aloi fiscale del Monsignore Arcivescovo di Reggio a
cavallo di un cavallo biancho che suole cavalcare detto Monsignore Arcivescovo,
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vi era pure il Capitano di San Lorenzo nomato Scipione Manti, Don Fabio Manti,
Antonino Ligato, l'Arciprete di detta Terra Don Hectore Troiano, suo nepote Hectore
Troiano, Don Francesco Marino, Don Francesco Mafrici, Clerico Carlo Manti, Donato
Lucisano, Santo Benavoli, Giovanni Michele Bruno, Mastro Domenico Palumbo,
Francesco Manti, Don Luigi Varra, Giovanni Marino, Don Pietro, Francesco e Giuseppe
Silvestri banditi, Giuseppe Lazzaro, Mastro Antonino il barbiere, Don Ascanio Scopelliti
vice vicario di detta Terra e molti altri di detta Terra e di altri luoghi della Diocesi di
detto Monsignor Arcivescovo havendo in detta Terra sonato la Campana all'armi e vi
vennero prontamente il battaglione con li micci azzumati et tutti li predetti che
conobbimo e li altri che non conobbimo,
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incominciarono ad archibugiarci et a me colpì una archibugiata nella coscia e mi
passò dalla parte di [illeggibile] mi vedete et una altra archibugiata al ginocchio
quale passò dall'una parte all'altra e cascai in terra per morto gridando
"confessione, confessione" e corse l'Abbate Blasio Mesiano mio zio e mi pigliò in
collo e mi cavalcò sopra una giumenta dell'Abbate Giovanni Ferrante Mudaffari,
Arciprete della [illeggibile] città Sudetta di Bova e so pure che restarono feriti l'Abbate
Domenico De Marco, Don Gio. Tuscano Sacerdote, et il Clerico Alfio Corso sino adesso
non si sa se fosse carcerato o avesse avuto qualche intoppo, et ognuno se ne fuggì
vedendo essi assassinati in tal modo e so che restarono in potere del detto Abbate Aloi,
fiscale di detto monsignor Arcivescovo, l'Abbate Nunzio Dieni primicerio [primo
canonico], l'Abbate Domenico Violi, l'Abbate Stefano Pugliatto, l'Abbate Jacinto Sotira
Canonici et l'Abbate Andrea Lanatà Arciprete di Roccaforte e sino adesso non si sa che
l'havesse fatto [...]».
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Deposizione di Don Andrea Violi, canonico e medico (pag.009)
Successive examinatus fuit per me Clerico Coniugato Gabriele Marrapodi D.r Fisico [medico] huius
Civitatis etatis sue annorum 35 in circa ut dixit, qui delato sibi juramento veritatis dicende et per eum
suscepto tactis scripturis sacris [messa la mano sulle sacre scritture] juravit et ad opportunas
interrogationes dixit:
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«Io ho veduto molto bene tanto hiersera quanto di presente la ferita che tiene Don
Giovanni Tuscano Sacerdote et in primo al braccio detto al tronco et è fatto di colpo di
archibuggiata passata dall'una parte all'altra e secondo la mia professione di presente
mi [illeggibile] ma ad ogni modo sempre si deve temere sino che non passano alcuni
giorni.
Ancora ho veduto e visitato il Canonico Abbate Domenico di Marco il quale tiene una
ferita alla gamba sinistra la quale io ho vista e visitata et è fatta medesimamente con
colpo di archibugiata e passò dall'una parte all'altra al grosso della gamba e per fra
adesso non mi pare pertanto pericolo di vita. Dopo ho visitato al Clerico Andrea Violi il
quale tiene due ferite una penetrante dalla punta della natica e passa alla angonaglia
[anguinaglie = inguini, cfr. "Opere medico chirurgiche del Dottor Francesco Moriceau",
Cap. XXIII, anno 1740], e l'altra nel ginocchio destro, et dette ferite appaiono essere
fatte con due archibugiate penetrate dall'una all'altra parte del ginocchio destro e sono
di assai pericolo e per averle viste e riviste secondo la esperienza che ne ho costì li
declaro. In conformità della verità [...]»
Deposizione del Magnifico Marcantonio Florio, barbiere e chirurgo di Bova (pag.010)
Successiv. examinatus fuit per me Mag.co Marcantonio Florio barbi tonsor et pratichus in arte cheruggie
Civitatis Bove etatis sue annorum 60 in circa ut dixit, qui delato subi juram. veritatis dicendo et per eum
suscepto tactis scripturis sacris juravit et ad opportunas D.ni interrogationes respondit:
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«Herisera havendo inteso molte gridate et quasi un richiamare di tutta la Città per essere
venuti tre persone di essa ferite cioè l'Abbate Domenico Di Marco Canonico, Sacerdote
Don Giovanni Toscano Sacerdote et il Clerico Andrea Violi tutti tre ... [illeggibile]
Mastro Antonino Micheletta et [illeggibile] hoggi commorante in questa Città per essere
Mastro di seta, fa l'arte di Barbiere et anche si sente di gerugicho e siamo andati alla
casa del detto Clerico Andrea Violi il quale viddemo al letto et lo fecemo scombogliare
per vedere che ferite tiene per farci la stufata e costì videmo che tiene due ferite l'una
piglia dalla naticha et corrisponde di ?? et l'altra al ginochio destro similmente
penetrante dall'una parte all'altra et tutte dette due ferite sono state fatte con colpi di
archibugiate [?] appaiono occulatamente con grandissima effusione di sangue e così visti
li fecemo la stufata su tutte due ferite e la posimo et poi andammo li fatti nostri e
[im]mediatamente
andammo tutti noi alla casa del Reverendo Abbate Domenico di Marco al quale
lo videmmo assettato et si lamentava grandemente della Archibuggiata havuta
nella gamba e così io et il detto di Micheletta lo fecemo scobogliare et vide che
nella gamba nel groso vi sta una ferita penetrante dell'una parte all'altra, fatta
con colpo di archibugiata e non sta con tanto periculo
con il quale sta il detto di Violi per essere le dette sue ferite di grandissimo periculo della
vita, e così li posemo la stufata e poi, stato un poco, passimo li fatti nostri et andammo
nella casa del Reverendo Don Gio. Tuscano il quale era assettato nel letto et costì
videmo che nel bracio destro propriamente al tronco tiene una ferita che penetra dall'una
all'altra parte con grandissima effusione di sangue e [?] dimostra serio ad esso non sarà
di troppo periculo e perchè l'havevamo posto la stufata di prossimo non fu necessario
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farli altra, stettimo con poco et poi ognuno andò li fatti suoi e questa è la verità di quanto
occulatamente ho visto io con li miei propri occhi...»
Deposizione di Domenico Modaffari della città di Gallicianò (pag.012)
Die 28 mensis julii 1663 Bove coram Ill.mo Dominus Episcopus Bovensis
Examinatus fuit per me Domenicus Mudaffarus Ruris Gallicianò huius Bovensis Diocesis etatis sue
annorum 20 in circa ut dixit et qui delato sibi juram. veritatis dicendo et per eum suscepto tacito
pectore juravit qui estatus vocatus et opportune interrogatus respondit:
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«dello fatto che mi domandate io so per la verità come testimonio di viso, che essendo li
26 del mese del stante giorno di giovedì nella chiesa di S. Pantaleone di questa Diocesi di
Bova, posta nella Campagnia nel Territorio della Mendolia [Amendolea] e ritrovandomi
là con diverse altre persone ove si ritrovavano molti capitolari di questa Cathedrale,
Preti et Clerici di Bova per causa che toccha al Reverendo Capitolo di fare la festività
possedendo lui detto Beneficio da molto tempo, e
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mentre che si stava là aspettando il tempo di cantare il vespero sono scesi dalla
Terra di S. Lorenzo Scipione Manti capitano et Gio. Michele Bruno li quali
parlarono con li Reverendi Canonici e poi si partirono et ad hora di diannove o
venti in circa arrivarono là dove eravamo noi una moltitudine di genti tutti armati
con ogni sorte di arme ad modo di banditi, gridando "carne, carne" et diverse
altre parole che io mi sbigottì et per la paura non ci fece refessione et
comenciarono a sparare et io ne vidi di feriti alli Canonico Abbate Domenico di
Marco, al Sacerdote D. Gio. Toscano et li vidi dentro la Chiesa e pure so che fu
ferito il Clerico Andrea Violi
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ma io non lo vidi con li miei occhi ma perchè l'haveva veduto sano e salvo et adesso so
che sta malissimo [?] nel letto, tutti tre suddetti feriti con colpi di archibusciate et so che
vi erano li preti di San Lorenzo tutti armati con archibuscetti e altri armi et vi era ancora
l'Abbate Michele di Aloi fiscale di Monsignor Arcivescovo di Reggio quali io non
conosco ma intese che vi erano, conobbe bensì Don Fabio Manti di San Lorenzo che
venne con li detti nella chiesa et disarmarono al Canonico Abbate Gio. Andrea
Parasporo di Bova, ci conobbe ancora Antonino Ligato quale l'aveva stato a Gallicianò
a casa mia, et intanto lo conobbi, ma la moltitudine della gente che venne di sopra a
questi preti di Bova era grandissima al numero di due cento in circa, ma io che sono
poco pratico non li potette conoscere tutti solo so che le archibusciate però vennero come
grandine et fu miracolo come non li uccisero a tutti....»
Deposizione del Clerico Coniugato Paolo Crisafi della Città di Bova di anni 28 circa (pag.014)
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Successive examinatus fuit per me Cl.s conjugatus Paulus Crisafi huius Civitatis Bova etatis
sue annorum 28 in circa ut d.t.
Qui delato sibi juram.to veritatis dicende et per eum suscepto tactis ? et interrog.tus de causa
sui accessus in hac Episcopalem Curiam r.id:
«io son venuto per obedire per essere stato citato a nome delle cose».
Interrogatus an ipse sit informatus per qua causa fuit citatus et debeat examinari r.it:
«mi persuade che non possi esser stato citato per altre cause se non per quello [che]
successi avanti heri 26 del stante giorno di giovedì a S.to Pantaleone di q.a Diocesi».
Interrogatus ut dicat per extensum quidnam successit in ditto locho r.id:
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«il cap.no della Città di Bova ha molto tempo che possede quella chiesa suddetta di S.to
Pantaleone posta nel Territorio della Amendolia di q.ta Diocesi conferita da Mons. Fabio
Olivadisio B. M.a olim Ves.vo di detta Città et ogni anno hanno soluto andare a celebrare
la festività con quel ? dentro che si suole tanto ?.
In questo anno per causa che fecero fare il quadro di detto Santo et lo portarono di ? et qui
andai io per intervenire in detta festività e come che il locho sta in campagna chi portò
l'armi pigliò licenza delli nostri ? e qui standone aspettando il tempo del vespero, che
Scipione Manti cap.no della Terra di S.to Lorenzo assieme con Gio. Micheli Bruno et
ancho con loro vi erano diveri altri genti come sono Fran.co Manti e Santoro Benavoli et
trattarono con li R.di Can.i che deponessero l'armi perchè là li voleva l'Abb.e Micheli di
Aloe fiscale dell'Arc.vo di Reggio et altri preti et li detti R.di Can.i li resposero che loro
non li pare deponere per causa che loro tenevano licenza del loro Ves.vo il quale ha la
giurisd.ne in quel locho come sua diocesi e che non volevano mai far pregiudictio al loro
Ves.vo et alla loro che quelli, licentiati, se ne andarono, e di la un'hora ritornarono con
una grandiss.ma moltitudine di genti al numero di dui cento in circa con tutti lsorte di
arme che ci intese aver sonato la campana all'armi di detta Terra concorrendo tutto il
popolo et il Battaglione con micci acessi piccoli e grandi tutti armati et chi non haveva
l'archibuscio haveva armi di taglio etiam le femine et io ci vidde l'Abb.e Micheli di Ala
fiscale di Mons. Arciv.vo di Reggio e tutti li preti di S. Lorenzo che ci conobbe l'Arcip.te D.
Hectore Troiano di detta Terra, D. Fabio Manti, D. Fran.co Marino, il vicario foraneo di
detta Terra ? alla laicale con li ?, Don Fran.co Mafrici e Carlo Manti, Antonino Ligato, D.
Pietro, Fran.co et Giuseppe Silvestri banditi et anche intese che vi erano molte genti di
Cardito e di S.ta Agata diocesi di detto Mons. Arci.vo di Reggio tutti banditi che portò in
comitiva detto Ab.te Ala fiscale di detto Mons. Arciv.vo armati con armi proibiti et detto
Ab.te Ala era a cavallo sup.a un cavallo biancho che si diceva essere il cavallo di detto
Mons. Arcives.vo di Reggio, e venuto assaltarono detti poveri R.di Preti di Bova a colpi di
bone archibusciate sparandone tutti alla peggio in manera che le palle piovevano et quegli
gridavano che voleti di noi mentre stavano nella nostra chiesa e nostro territorio, ma
quelli come che pretendevano di scacciarli et usurpare per l'Arciv.vo detto territorio
tirarono alla peggio in modo che dentro la chiesa stessa colpirono alla gamba all'R.do
Abb.te Dom.co di Marco una archibusciata quale lo passò dall'una e l'altra parte e pure
colpirono al R.do D. Gio. Tuscano
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Seguono le deposizioni di alcuni altri testimoni tra cui:
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Francesco Cavaleri della Terra dell'Amendolea abitante a Bova di anni 36 circa
Fabiano Catania della Città di Bova di anni 23 circa
Francesco Pugliatti della Città di Bova di anni 25 circa
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E la deposizione di uno degli accusati, Antonino Scandaglia, trascritta di seguito.
Deposizione di Antonino Scandaglia della Città di Reggio abitante a Gallicianò (pag.026) che, carcerato e
accusato di aver partecipato all'assalto, si difende sostenendo di essere stato costretto:
Die 29 mensis julii 1663 Bove coram Ill.mo Dominus Episcopus Bovensis
Examinatus fuit per me coram Antonino Scandaglia Civitatis Reggi ad presens incola Gallicianò
Clericus sine serviens hiuis Episcopalis Curie Bovensis etatis sue annorum 28 in circa ut dixit [...]:
«io ero in Gallicianò et il Vice Vicario di quella Corte Vescovile D. Gio. Dionisio Nora
me ha fatto prigione e mi ha portato carcerato da V. Ill.ma il quale ordinò che fossi posto
in prigione».
Interrogatus de eius esercitio et quomodo reperiatur in d.o Rure Gallicianò r.it [interrogato sul
mio lavoro ed in che modo vivessi in detto Villaggio di Gallicianlò rispose]:
«il mio esercizio è di barbiero e fo li fatti miei, e con tal esercitio mi procaccio il pane in
detto Casale di Gallicianò».
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Interrogatus an ipse sua causa quare d.o Vice Vicarius ipsu carceravit r.it [interrogato dunque su
quale fosse la causa per la quale il detto Vice Vicario lo carcerò rispose]:
«mi dissero che mi carcerarono il Vicevicario con altri servienti per causa che il giovedì
26 del presente mese di fussi ritrovato in compagnia di quella gente che assaltarono li
canonici, Preti e Clerici di Bova che si retrovavano andati a far la festa di S. Pantaleone
nella sua Chiesa che è posta nella Campagna nel territorio della Baronia.»
Interrogatus an hoc sit verum et d.t per extensum quomodo res se habuit r.t [interrogato per sapere
se ciò fosse vero e per dire per esteso come stessero le cose rispose]:
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«Signore, la verità passa di questo modo: che io venni dalla Bagniara et arrivai a S.
Lorenzo alli 25 del p.te in Casa di Antonino Pauni mio cognato che sta nel giardino di D.
Pietro Silvestri, e mentre stava lì arrivò da Reggio D. Antonino Cavaleuri, homo di casa
di Monsignor Arcivescovo di Reggio con vinticinque persone armati con diverse sorte di
armi lunghe e corti e si sparse fama che venne per carcerare al suddetto D. Pietro
Silvestri. Poco dopo arrivò in detta Terra l'Abbate Micheli di Ala fiscale di detto
Monsignore Arcivescovo, e detto Cavaleuri se ne andò a Reggio e tutta la gente restò nel
comando di detto Abbate Michele di Ala il quale ne portò altri venticinque persone
armate con armi curti come archibuscetti e corcelli e scopette che erano forse più al
numero di cinquanta persone, e detto Abbate Michele assieme con il Capitano di San
Lorenzo Scipione Manti presero pena e bando di vinticinque unde che tanti Clerici come
laici pigliassero le armi e andassero con loro, et io perchè mi retrovai là con il detto S.r
D. Pietro Francesco e Giuseppe Silvestri mi hanno costretto a forza che andassi con loro
e mi donarono l'arme e andai, e tutti fummo al n. [numero] sopra duicento circa, e
calammo da S. Lorenzo alla Chiesa di San Pantalemo seu Pantaleone e ritrovammo li
preti di Bova che stavano pensando di farsi di mangiare alla chiesa, sia ?, e così io che
non sapeva che cosa havessero da fare restai meravigliato tanto più che subbito
cominciarono ad archibusciarli in malo modo e quando io vidi che ne erano feriti e molte
persone e particolarmente l'Abbate Domenico di Marco che fu ferito dentro la propria
chiesa me ne andai a medicarlo con.fe lui medesimo possa dire, gridai che non si fosse
fatto male ma non potetti rimediare e in detta chiesa vi era pure ferito d'archibugiata D.
Gio. Toscano nel braccio che pure medicai e feci la stufatta. Al principio detto Abbate
Michele disse che non havessero tirato archibusiate ma poi, incagniato che li preti di
Bova non voloevano vendersi in sue mani fece gridare "Carne, Carne" e che sparassero
alla peggio ad ammazzarli, e così fu fatto che fu miracolo a scapparne uno. E io tutto ciò
vidi et intesi che era presente con li medesimi e mi affliggeva perchè non poteva dar
rimedio a tanto male, tanto più che haveva recevuto cortesia da tutti di Bova et era
patentato da Monsignore Illustrissimo Vescovo».
Interrogatus ut dicat per extensum quare d.o Abb. Michael d'Ala cum sue comitato armato gentium
venit contra d.s presbiteros et Canonicos r.t [interrogato affinchè dicesse per esteso per quale
motivo l'Abate Michele d'Ala con il suo esercito armato venne contro i detti Preti e Canonici
rispose]:
«Io intesi dire dalla bovva di Micheli d'Ala che tuto quello [che] facebva era per ordine
di Monsignor Arcivescovo di Reggio il quale haveva ordinato che fussero fatti prigionieri
li preti di Bova in d.o loco di S. Pantalemo per causa che pretende esser suo territorio e
giurisditio, e che se havessero fatto resistenza l'havessero ammazzato, e pertanto d.o
Abbate Michele fece tale ordine e il Cap.o Scipione Manti accudiva et animava con li
medesimi ordini che io li intesi con le mie proprie orecchie».
Interrogatus an ipse sciat ecc.ano S. Pantaleonis esse de Territorio Archiepiscopale ipsi r.t
[interrogato se San Pantaleone appartenesse al territorio Arcivescovile rispose]:
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«Io so' per haver inteso dalli medesimi di S. Loreno et anche a Gallicianò che non è
territorio altrimenti di Monsignor Arcivescovo di Reggio ma che è territorio di Vova non
solamente S. Pantaleone ma ancora tutto il Burgo di San Lorenzo che va col territorio
dell'Amendolia, che io ne restai meravigliato perchè avesse voluto pigliarsi et occupare
detto Terr. »
Interrogatus an sciat a p.s fuisse captas personas Ecc.a huius Capituli r.t [interrogato se sapesse che
fossero state catturate persone di questa Chiesa rispose]:
ix
.it
«Detti pover preti e capitulari vedendono che non potevano restare a tanta gente e furia,
chi potette fugire fugì, ma restarno presi quattro delli canonei che non so come si
chiamano e l'Arciprete di Roccaforte che non aveva altro che una bacchietta in mano, li
quali furono molto bene maltrattati di ributtate e botte che portavano in capelli senza
lasciarli vestire né metter capelli in testa et a San Lorenzo se non faccio errore mi pare
che l'havessero portato in Casa dell'Arciprete e doppo di notte li portarono a Reggio a
Ill. Arcivescovo.»
rc
Interrogato an ipse sciat fuisse alos vulneratus r.t [interrogato lo stesso se sapesse se ci fossero
altri feriti rispose]:
ia
a
«A S. Lorenzo intesi che ci fu un altro R.do archibusciato quale io non vidi ma che fusse
ferito di ferita mortale e la si disse che era morto alla posta dello Cavallo Territorio
dell'Amendolia.»
Interrogatus an ipse sciat nomina et cognomina d.rum peronarum que agressi fuerunt sup.a d.os
canonicos et alios de Clero Boven r.it [interrogato lo stesso se conoscesse i nomi ed i cognomi
delle persone che aggredirono i suddetti canonici ed altri del clero di Bova rispose]:
w
w
.g
«Fu grandissima la moltitudine che però non posso saperli tutti nè conobbi tutti, ma
quelli che conobbe sono V. Ingr. D. Ab.te Micheli di Aula fiscale, Lorenzo Spatafora di
Reggio, Franc.o Thoprepi Ch.co, Mico Condello, D. Antoninio di S. Agata che il vero
cognome non lo so, e li altri non so come si chiamino, Scipione Manti, cap.o di S.
Lorenzo, Santoro Benavoli, Gio. Micheli Bruno, D. Fran.co Mafrici, D. Hettore Troiano
Arcip.e di d.a Terra, Hettore Troiano suo nipote, Ciccio Trapani, D. Franc.o Marino, D.
Fabio Manti, Fran.co Manti, Carlo Manti, D. Salvatore Pelicanò, Fran.co Spizzica
sustituto di S. Lorenzo della seta, Antonino Legato, D. Criscenti Cilioni, Paulo Cilioni,
M. Dom.co Palumbo, Donato Lucisano, Gio. Marino, Gelorimo di S. Agata et tutti li altri
preti cl.ci e Terrazzani di d.a Terra di S. Lorenzo delli quali io non so il nome ma in vista
li conosco tutti per essere tutti venuti come ho detto con li armi per l'ordine espresso del
d.o Ab.e Ala e Scipione Manti Cap.o.»
w
Deposizione di Antonino Iofrida di Roccaforte, di anni 60 circa (pag. 037):
Die 30 mensis julii 1663 Bove, coram Ill.m Ep.o Bovensis.
Antoninus Jofrida Ruris Rocefortis ad presens in hac Civ.te Bove etatis sue annorum 60 in circa ut
dixit. Qui delato sibi juramento veritatis dicende et per eum suscepto tactis scripturis sacris juravit
et opp.ne interrogatus respondit:
«La verità sop.a il particolare che mi domandate et io so è questa, che essendo da tre
anni in circa m.ro [mastro] p.bo di detto casale et eletto più anni, mi ricordo molto bene
che il giorno di S.to Pantaleone andava il Cap.o della Terra dell'Amendolia et teneva
corte, e sbrigava cause, e faceva tutto quanto era necessario per essere Territorio della
Terra sudetta dell'Amendolia et Diocesi di bova, et io ci sono stato più e più volte con li
capitani che vi furono per tempore et vidde cossì osservarsi et ancho questo l'ho inteso di
altri più vecchi di me e miei predecessori, e similmente che la chiesa di S.ta Caterina di
Gurda posta nel Burgho di S.to Lorenzo e Territorio della predetta Terra dell'Amendolia
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Diocesi similmente della Città sudetta e sempre dette chiese sono state visitate e
amministrati li sacramenti dalli medesimi Ves.vi di Bova che vi furono per tempore e
presente che è V. S. Ill.ma et dalli medesimi Ves.vi furono provviste un tempo che se ne
andava in detta chiesa di S.to Pantaleone con celebrava ness.na messa in detta chiesa
come Beneficio dello R.do Capitolo di detta Città sopra non celebrava il Proc.te di detto
R.do Capitolo et poi con licenza celebravano li altri R.di forestieri et li Sacerdoti di detta
città confessavano et amministravano li sacram.ti necessari et non so che vi fosse stato
mai impedim.to alcuno da ? questa la pura verità di quanto dico di sopra in causa
scienze».
.it
Interrogatus an opse d.a suis Rure audivit in ditta Ecc.a successisse aliquod dannus a quibus
p.sonis, quomodo et a qua persona, fuerunt missi et per qua causa et in quo die, quod dicat per ?
veritate, respondit ? intese che:
ia
a
rc
ix
«Che alli 26 del stante mese giorno di giovedì havendo andati diversi Canonici sacerdoti
et Ch.ci nella sudetta loro chiesa di S.to Pantaleone, diocesi diBova, per farli la santa
festa come sopra obbligati come beneficio loro et levarli il quatro novo mentre stavano
questi agiustando per cantare il vespero si viddero assaltati conf.e intese ? dire per
pubblica voce et forma, da dui cento persone in circa armati di ogni sorta di Armi di
malavita et inquisiti et li posero mani ad archibusciate a mo' di Turchi, e gridavano
"Carne, carne" di modo che ne furono feriti tre malamente et tra delli altri che li colsero
le palle e come volle Iddio non li fecero molte, quali, tre feriti si trovano nelli loro letti in
questa città che stanno medicando et sono li R.do Ab.e Domenico di Marco, R.do D. Gio.
Toscano Sacerdote et il Cl. Andrea Violi di detta città in causa scienze».
[...]
Deposizione di Giovanni Jofrida, della Terra dell'Amendolea, di anni 25 circa (pag. 042):
.g
Successive examinatus fuit per me et coram, Joes Jofrida d.a Terra Amendolea etatis sue annorum
25 in circa ut d.it.
Qui delati sibi juram.to veritatis dicendo et per eum suscepto tactis scripturis sacris juravit et per
fuit interrogatus de causa qui accessit in hanc Ep.lis Curia r.it:
w
Io son venuto per esser stato citato da questa Corte.
Interrogatus an sciat causa dicte citationis et presens examinis r.it:
w
w
Io credo che sia stato ciato per causa delle Archibusciate successe nella Chiesa di S.
Pantaleone in questi ultimi giorni di luglio p.te passato la vigilia della sua festività che fu
presentemente alli 26 di detto mese di luglio, giorno di giovedì.
Int.us an sciat a quibus fuerunt explose dette archibusciate et an pro jude fuerit commissum
aliquod decto r.it:
S.re, il [?] passà di questa maniera, che la vigilia di S. Pantaleone li preti et capitoli di
Bova andarono per fare la festività di detto Santo alla sua chiesa che loro medesimi la
possedono, e posta nel territorio dell'Amendolia et cossì andati in detto locho, il R.do
Arcip.te Abbate D. Gio. Ferrante Modaffari intese dalla Terra dell'Amendolea tante
archibusciate , et temendo non fosse successo qual male, ordinò a me, D. Giuseppe
Spataro, Antonino Nocera, Jacopo Modaffari, Petro Romeo et altri, et con esso andammo
tutti verso la Chiesa di detto Pantaleone ove retrovammo tutti li previ di Bova che
stavano quietati e chi cantava e chi faceva di mangiare, e di kà una mezza hora di circa
vennero da San Lorenzo una centinaia di genti armati con diversi armi, et assaltarono
detto poveri preti che non potettero nè mangiare nè cantare il vespero, et mentre che li
volevano pigliae o cavare dalla Chiesa et questi divevano che non l'hanno da fare con
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loro, e stavano nella loro predetta Chiesa e nella giurid.ne di Monsignor Vescovo di
Bova, subito li spararono come se havessero ritrovato inimici capitali, archibusciate e fu
tanta la moltitudine e li eccessivi colpi che tutti restammo attoniti e fu miracolo che non
occisero a tutti, ad ogni modo con dette archibusciate ferirono mortalmente il Can.co D.
Dom.co di Nocera etiam dentro la Chiesa al prete Don Gio, Tuscano, al C.co Andrea
Violi fuori, et molti altri furono tocati dalla parte ma non feriti per la gratia di Dio, e così
non ci saccò a fuggire tutti e ne presero quattro Can.ci cioè l'Ab.te Nuntio Dieni
primicerio, l'Ab.te Domenico Violi, l'Ab.te Stefano Pugliatto, lò'Ab.te Jacomo Sotira,
l'Ab.te Andrea Lanatà Arcit.te di Roccavorte, et pure pigliarono al C.lco Alfio Corso et il
giorno seguente sine[?].
.it
Deposizione di Don Giuseppe Spataro di Bova, al presente abitante in Amendolea, di anni 23 circa (pag. 045):
rc
ix
Die prima m.s agusti 1663 Bove, coram Ill.mo D.no Ep.o Bovensis.
Examinatus fui per me coram v. D. Joseph Spataro Civitatis Bove ad present incola oppidi
Amendolee, Boven.s Diocesis etats sue annorum viginti tres in circa ut d.it, testit qui delato sibi
juram.to veritatis dicende, et ? suscepto tatto pectore morem ? et primo fuit interrogatus de causa
sui accessus in hanc Ep.lem Curiam et sapere Ill.m dom.m r.it:
Io mi ne venne dove al p.te mi retrovo per essere stato citato per ordine della sud.a
Corte e venne per obedire.
ia
a
Interrog.us an sciat causa sue citationis et p.tis examinis r.it:
Sig.re Io non so che fosse la causa di d.a mia citatione, solo vado giudicando che fosse stato
citato per causa del ? successo alla Chiesa di S. Pantalione Territorio dell'Amendolia giovedì
passato vintisei del caduto mese di luglio.
.g
Interrog.us an ispe sciat quomodo pred.a se habuerunt r.it:
w
w
w
Io so molto bene che il R. Cap.o di Bova ha molto tempo che ha posseduto come al p.te
possede la Chiesa di S. Pantaleone Terr-. della sud.a Terra Diocesi di q.sta città che fu
unita al d.o. Capitolo da M.re Olivadilio B.M. olim vescovo di d.a Città e d.to R. Cap.lo
ogni anno ha soluto andare a celebrare la festività di d.o glorioso S.to e cantarci li
vesperi e la messa il suo giorno conforme intesero fare il questo p.te anno nel quale vidi
che andarono e levaono seco il quatro novo di d.to glorioso S.to che si havevano fatto
pingere di novo perchè il p.o era troppo vecchio conforme è stato ordinato per questa di
M. Ill.mo p.e e per quella devotione ci concorsero maggior numero di preti e canonici
dell'altre volte esso mi retrovava nell'Amendolia che sto in casa di mio zio Ab.te Gio.
Ferrante Modaffari et intese certi archibusciate verso d.a Chiesa e dubitando che non
havesse successo male alli preti che androno in detta Chiesta requesto dal d.o mio zio il
q.le di subbito cavalcò et jo me ne andai assieme il con il Cl.co Pietro Romeo di Rocudi,
Gio. Jofrida, Fran.co Gargiuli, Antonio Nocera, et Cl.co Jacopo Modaffari, et uniti
andammo con d.o Arciprete, e quando giunsi là ritrovai li preti di Bova che parte stavano
nella Chiesa suddetta cantando e parte stavano accomodando di mangiare e fra il spatio
di mezza ora in curca che à mala pena non si era fatto il mangiare vide calare una
moltitud.ne di gente armata di S. Lorenzo e assaltarono alli detti Reverendi per
discacciarli e facendoni li suddetti alla zuffa e cominciarono la sud.a moltitudine di genti
à tirare alli sud.i R.di boni colpi di archibusciate delli quali subito restarono mortalm.te
feriti tre, cioè il Cl.co Andrea Violi, il sacerdote D. Gio. Toscano, et il Can.co D.
Domenico Di Marco, quali R.di dutte vedendo [che] non potevano resistere con tanta
moltitud.ne e che senza haverci fatto male li sparavano come a lupi e à modo di Turchi
fecero resolutione di fugirsene, non solo per scappare la loro povera vita ma di poterne
portare li feriti sud.i quali io vide con li miei propri occhi e ne ho avuto la parte mia di
paura ansi a d.o Abb.te di Marco Canonico lo colpirono dentro la propria Chiesa con
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havere anche al Ab.te Dom.co Cuppari, Cl.co Leo Marino e Cl.co M.o Pietro Lanatà
toccato diverse palle quale per grazia di Dio non restarono feriti ma li passarono le robe
loro e parve effettivamente in quel tempo un inferno che io quando lo giudico mi tremo.
Interr.s an sciat per qua causa tam malum successit r.it:
rc
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.it
Sig.re il male sud.o successe perchè si dice pubblicam.te che li genti sud.i li ha mandato
Mons. Arcivescovo di Reggio per causa che li fosse successa in mente pretentione di
volersi usurpare d.a Terra e la jurisditione in essa e che ivi non ci avessero potuto
andare li nostriR.di senza sua licenza nè per cantere vespere nè per dire le S.te messe nè
per confessare nè per fare altro, e perciò mandò tanta moltitudine di genti quale fu
condotta e portata in detto loco dal R. Micheli di Ala, suo promotore fiscale, il quale
anche ivi carcerò, l'Ab.te Nuntio Dieni Primicerio, l'Ab.te Domenico Violi, l'Ab. Stefano
Pugliato, l'Ab. Jacinto Sotira, tutti quattro Canon.ci, l'Ab.te And.a Lanatà Arcip.te di
Roccaforte, et al C.co Alfio Corso il quale intesi dopo che li fuggì in S. Lorenzo, et alli
sud.i cinque R.di e Canonici intendo che al presente si ritengono carterati per ordine di
d.o M.r Arcivescovo alle Carceri del S.r Governatore di d.a Città di Reggio che per la
causa sud.a si vedere chiaram.te che detti genti vennero e furono mandati da d.o M.re
Arcivescovo.
Interrog.s an ipse sciat de preterito cuius [?] fuerit jurisditio tali Territorii r.it:
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w
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ia
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Da quanto io mi so ricordare e conforme intesi da persone antiche di d.a Terra e di altri
lochi, che la jurisd.e in d.a Terra l'ha tenuta e posseduta conforme di p.te la possiede M.r
Vescovo di Bova il quale solam.te ha quisito tale beneficio e l'Ab.te è chiamato come li
altri il giorno della Madonna SS.ma della Isodia che si fa alli 21 di 9bre nella
Cathedrale, e so anco che sempre è stata visitata da M.re p.te e di altri che furono pro
tempore e d.a Terr.a e Diocesi incomincia dal Burgo di S. Lorenzo che si chiama Gurda e
la ha posseduto la chiesa di S. Catherina da immemorabile tempo visitandola con farci
ogni altra cosa conforme alle altre chiese della sua Diocesi e mai ho visto nè sentito che
l'Arciv.o di Reggio ci havesse havuto preteso jurisd.ne alcuna conf.e ha tentato di
presente M.r Arciv.vo odierno e questo appare dalli libri della visita, e scritture antiche
di esse nell'Archivio.