“Quando Don Chisciotte ed io”

Transcript

“Quando Don Chisciotte ed io”
Antonio Toscano
Presenta
“Quando Don Chisciotte ed io”
Spettacolo teatrale dal testo di M. De Cervantes
Con: Antonio Toscano
Riduzione e traduzione: Anita Chemin Palma
Luci e audio: Diego Dal Barco
Scene: Valerio Mezzocolli
La grande avventura del romanzo europeo non è immaginabile e nemmeno comprensibile se non si parte da quel
capolavoro che è il “Don Chisciotte” di Miguel De Cervantes. Un capolavoro. Un universo, come in fondo è ogni
capolavoro. Attraversato da passioni, e vivificato dall’ironia di uno sguardo disincantato e affettuoso. Trama di
storie che si sfilaccia nel momento stesso in cui si ha l’illusione d’averla afferrata. Tante sono le letture possibili di
questo splendido mondo divenuto testo, come tante sono le letture che si possono dare del viaggio attraverso quel
territorio irto di mostri e di mulini a vento, di speranze e di amori impossibili che è la vita d’ogni uomo. Il punto di
vista che abbiamo adottato è quello, nostalgico, di un Sancio Panza invecchiato che racconta la sua mirabolante
avventura con il cavaliere. E raccontando, rimpiange. Non tanto le occasioni perdute – che tali sono poi tutte le
cose che si realizzano, quando non assomigliano all’idea che le ha originate – quanto la speranza, magari l’illusione
che lo sguardo infantile e limpido del suo padrone Don Chisciotte riusciva ad infondere in ogni gesto del
quotidiano, rendendolo in tal modo più ricco di significato, più vivibile, più umano. Sancio Panza ricorda, nel
nostro spettacolo. E solo nel ricordo purificato del passare del tempo – e divenuto parte della sua vita – almeno un
po’ dell’energia del nobile cavaliere resuscita. Il testo è portato in scena da un solo attore, proprio per sottolineare
la sostanziale unicità delle figure del cavaliere e dello scudiero, e la differenziazione è affidata alla diversità del
linguaggio, oltre che, naturalmente, all’interpretazione.
Ci son cose che hanno un senso, delle altre una ragione
Di tranquillità o pigrizia. Non ci spetta giudicare.
Siamo qui solo per vivere, altro non sappiamo fare.
Ma perché il nostro tempo non diventi una prigione.
Conserviamoci la voglia di cercare un’altra strada,
che sia pure polverosa, che sia pure ben nascosta,
che sia pure ingrata ad altri, ma che sia soltanto nostra,
e che solo noi aspetti, proprio là, in quella contrada.
Soffriremo notti insonni, assottiglieremo suole,
viaggeremo viaggi immensi fino a perderci la vita,
ben sicuri, all’incontrario, di averla ritrovata.
E diranno che siam pazzi, che ci ha resi ciechi il sole
Di un’idea talmente informe da non essere banale.
Ma se troveremo un senso, in quel gesto insensato,
in quel viale solitario, sotto quel cielo stregato,
se sapremo andare in fondo, senza farci troppo male,
vestiremo quella polvere come abiti da seta,
lasceremo il nostro nome a quell’infinito viaggio,
guarderemo nello specchio e daremo il nostro omaggio
alla verità nascosta e alla sua luce segreta.
Se vedremo la ragione di tutto quello andare,
sarà solo quella polvere che vorremmo diventare
Anita Chemin Palma
Venerdì 3 maggio 2013 ore
21 presso l’auditorium
dell’Istituto Superiore
Scalcerle via Cave 172
Padova, contributo di euro
5 a persona, che saranno
devoluti per la
ricostruzione della città
della scienza di Napoli.