La Siringa 08 - Liceo Scientifico Galeazzo Alessi
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La Siringa 08 - Liceo Scientifico Galeazzo Alessi
«It is only shallow people who do not judge by appearances» [O. Wilde] Numero 8 — Dicembre 2007 L A S I R I N G A IL GIORNALINO DEGLI STUDENTI — LICEO SCIENTIFICO “G.ALESSI” — PERUGIA L A S I R I N G A È TO R N ATA ! Rubriche: Alessi 2 attualità 4 scienze 6 curiosità 10 musica 12 informatica 15 Dopo un anno di pausa, la Siringa è tornata e vuole essere ancora la voce degli studenti del nostro Liceo. A questo numero hanno contribuito solo studenti del triennio, ma ci auguriamo una più larga adesione da parte di tutti. Come avrete modo di notare, quest'anno la Siringa vuol proporre nuovi spunti e nuove idee. La prima novità è la veste grafica, che vuole riflettere nel modo più e- vidente la nostra esigenza di innovazione. È chiaro che dietro la nuova estetica abbiamo mantenuto costante il nostro interesse per gli ambiti più vari. Inoltre ci mostriamo aperti a qualsiasi tipo di suggerimento da parte di tutti voi lettori, convinti che la vostra collaborazione sarà un contributo necessario per i prossimi numeri della Siringa. La Redazione L A PA R O L A A L NUOVO PRESIDE Avreste mai pensato di avere un preside privo di licenza elementare? Sembra strano, ma è così! Vi proponiamo l’intervista al nostro nuovo preside, di cui potrete conoscere l’aspetto scolastico e quello personale, che è certamente meno noto… Continua a pagina 2 letteratura 16 progetti 18 pensieri 19 poesia 20 giochi 21 I N O S T R I A U G U R I . . . Buon Natale e Felice Anno Nuovo dalla redazione! Un particolare saluto dal nostro giornalino va alla professoressa Serafini, che lascia la vicepresidenza del nostro liceo per un’attività di studio e ricerca presso l’associazione per l’insegnamento della fisica; e questo fa onore alla nostra scuola. Facciamo i nostri migliori auguri al professor Tiberini e alla professoressa Crisafi, che subentrano a metà anno. Ale∫∫i 2 LA SIRINGA Prof. Alberto Stella... Ecco l’intervista al nostro nuovo preside Nome? Alberto Stella Eta? 55 Carriera scolastica? Mi sono diplomato nel 1969 al liceo classico “Mariotti” a 17 anni, anzitutto perché sono nato in agosto, poi perché ho saltato la 5a elementare, dando in 4a l’esame di ingresso alla scuola media. Voto d’uscita? 50/60 e sono stato fortunato perché quell’anno era stata approvata una riforma che rendeva la maturità più facile… Università? Storia e Filosofia insieme ai docenti Tiberini e Romanelli. Il filosofo preferito? Indubbiamente Kant, perché in lui c’è tutto; all’aridità del testo corrisponde un’umanità eccezionale, che ci dà suggerimenti che a distanza di 200 anni sono ancora vivi e validi. Ha hobby particolari? Mi piace fare passeggiate fuori città e leggere, soprattutto letture filosofiche e religiose. Interessante… Non perché io sia religioso, ma piuttosto credo che all’interno ci sia un messaggio da capire. Ultimo libro letto? “La vendetta è la memoria” di Mengaldo, è una ricostruzione dei memoriali nei campi di concentramento. Film preferito? Non seguo particolarmente il cinema, ma un film che ho apprezzato è “’900” di Bertolucci. Come è cominciata la sua carriera lavorativa? Dopo la laurea sono stato precario per un lungo periodo a causa di un concorso di filosofia durato sette anni, durante i quali non ho potuto lavorare come insegnante di ruolo. Successivamente per cinque anni ho insegnato filosofia e psicologia all’ ITIS di Gubbio; sono stato vice preside per un anno all’istituto “Pieralli”; infine preside per quindici anni al “Giordano Bruno”. Quali sono state le esperienze più importanti per la sua vita? Principalmente due. La prima è stata la mia partecipazione attiva nel sindacato della scuola, esperienza che mi ha permesso di venire a contatto con scuole e ambienti diversi. In secondo luogo come segretario dell’IRRSAE (Istituto Regionale Ricerca Sperimentazione e Aggiornamento Educativo). Ora parliamo del presente. Qual è stata la sua prima impressione entrando in questo liceo? Innanzitutto puntualizzo che venire qua è stata una mia scelta. La mia prima impressione è stata positiva, anche per il basso numero di bocciati. L’aspetto negativo è la struttura dell’edificio da me non condivisa e l’aspetto di alcuni ambienti. Quali sono esattamente le problematiche più urgenti da risolvere? La questione su cui stiamo lavorando ora è come rendere più agevoli le comunicazioni con la succursale: abbiamo già trasferito un laboratorio di informatica al “Capitini”, e progettiamo di avere in sede, dopo Natale, un laboratorio informatico e linguistico più avanzato. Inoltre dal cinque novembre è attivo il nuovo sito con l’obbiettivo di migliorare le comunicazioni con le famiglie, inserendoci le novità della nostra vita scolastica. È ancora aperto un vivo dibattito sulla riforma Fioroni. Lei che ne pensa? Penso che un intervento era necessario ma forse non è questo il sistema migliore. Basterebbe prendere come esempio le realtà estere. Sono poco favorevole agli esami di riparazione a settembre perché privano gli studenti e gli insegnanti del diritto al riposo estivo. Inoltre non so quanto sia positivo affidare i corsi di recupero a docenti sconosciuti. Ritengo che la soluzione migliore potrebbe essere stabilire un tempo medio nel corso dell’anno scolastico entro il quale sanare il debito. Infine penso che sia assolutamente giusto valorizzare gli studenti che rappresentano le eccellenze, al fine di superare l’appiattimento degli alunni. Se vuole dire qualcosa agli alunni questo è il momento giusto. Prima di tutto vorrei scusarmi poiché mi ero imposto di sfruttare un’ora al giorno per venirvi a trovare nelle classi, ma ulteriori impegni mi trattengono in ufficio. Anche se vedete la porta chiusa venite a trovarmi , per ogni esigenza, la porta è in realtà sempre aperta, perché ritengo che l’insegnamento non passa solo dai libri o dai fogli delle circolari, ma soprattutto dai rapporti umani. [Giada Binella, Chiara Chiurla, Agnese Piselli] Ale∫∫i 3 NUMERO 8 — DICEMBRE 2007 Direttamente da Ministero dell’Istruzione Il decreto mandato alla Corte dei Conti in data 03/10/07 e incluso nella Finanziaria 2008 La Redazione ha deciso di pubblicare rimanderà la decisione di promuoalcuni punti del decreto a scopo in- verli a dopo il 31 agosto, quando ci sarà la verifica finale del superaformativo. mento dei debiti. Le scuole dovranno organizzare, subito dopo gli scrutini intermedi, in- Dopo lo scrutinio finale la scuola terventi didattico-educativi di recu- organizzerà ulteriori corsi di recupepero per gli studenti che abbiano ro, che si terranno durante l’estate, per gli studenti che non hanno ottepresentato insufficienze. nuto la sufficienza in una o più disciI Consigli di classe decideranno come pline. organizzare i corsi di recupero, che potranno essere tenuti dagli inse- Entro il 31 agosto di ogni anno si gnanti della scuola o con la collabo- dovranno concludere le iniziative di recupero e subito dopo, ma non olrazione di soggetti esterni. tre la data di inizio delle lezioni delDopo i corsi di recupero, che si terl’anno successivo, si effettueranno ranno nel corso dell’anno scolastico, le verifiche finali sulla base delle gli studenti dovranno affrontare delquali si conclude lo scrutinio con il le verifiche intermedie per dimogiudizio definitivo: promozione o strare di aver superato il debito. bocciatura. All’inizio delle lezioni Alla fine dell’anno scolastico, il Con- tutti entreranno in classe senza desiglio di classe avviserà le famiglie biti e i docenti potranno sviluppare degli studenti che prenderanno voti il programma dell’anno regolarmeninsufficienti in una o più materie, e te. I genitori potranno decidere se far seguire ai propri figli i corsi di recupero, sia quelli intermedi che quelli estivi, oppure se avvalersi di altre modalità di recupero comunicandolo sempre alla scuola. Anche in quest’ultimo caso i docenti della classe mantengono la responsabilità didattica nell’individuare la natura delle carenze, nell’indicare gli obiettivi del recupero e nel verificare l’esito. L’importante è che alla fine i ragazzi passino le verifiche e dimostrino quindi di aver superato il debito (art.3). Per i candidati all’esame di maturità per quest’anno si continuano ad applicare le disposizioni vigenti. Alla fine del terz’ultimo e del penultimo anno di corso agli studenti che supereranno la verifica finale saranno attribuiti crediti scolastici. Chi ci rappresenta... Continua a pagina 14 in luogo da definire), con cadenza di circa due mesi. D'attualità e d'interesse saranno gli argomenti Un saluto a tutti i lettori del nostro sempre più im- trattati; verranno convocati anche esperti eccelportante giornalino!..al quale vorrei rubare un pic- lentemente preparati in materia. colo spazio per presentarmi; sono Federico GiulietCome seconda cosa c’è l’introduzione dei “giorni di ti, rappresentante d’istituto per quest’anno, freflessibilità” che, per coloro non lo sapessero, sono a quento la classe 5 G e in questi anni all’Alessi, ho delle giornate autogestite, nelle quali vengono sempre desiderato muovermi attivamente per rensvolte diverse attività come il recupero mirato di dere la vita scolastica di noi studenti il più piacealcune materie,cineforum o meeting con personale vole possibile. Grazie a le quasi trecento persone qualificato approfondire argomenti vari (sono grache mi hanno votato ora posso farlo e, in questi diti suggerimenti). Inoltre, il mio impegno sarà volmiei ultimi nove mesi di scuola, mi impegnerò fino to anche alla realizzazione di un’aula autogestita, in fondo per realizzare tutte le promesse da noi dove poter far affluire tutti i ragazzi che non fanno (con “noi” intendo i componenti della Specialista) religione o che rimangono a scuola il pomeriggio. In fatte nel programma elettorale. questo spazio verranno messi a nostra disposizione Federico Giulietti In particolare io curerò tre aspetti molto importanti che sono: l’organizzazione delle assemblee d’istituto, che ,d’accordo col preside, saranno divise per classi (tranne una che è prevista tutti assieme anche dei computer. Per concludere vi ricordo il nostro indirizzo e-mail [email protected] per qualsiasi domanda,suggerimento o contestazione... contattateci! attualità 4 LA SIRINGA Dov’è andato a finire Grillo? Eravamo rimasti all’8 settembre… sembrava che qualcosa dovesse cambiare... “Una via di mezzo tra il D-day dello sbarco in Normandia e V come vendetta. Si terrà sabato 8 Settembre nelle piazze d'Italia, per ricordare che dal 1943 non è cambiato niente. Ieri il re in fuga e la nazione allo sbando, oggi politici blindati nei palazzi immersi in problemi “culturali”. Il V-day sarà un giorno d'informazione e di partecipazione popolare ”, queste le parole con cui Beppe Grillo, l'organizzatore commenta l'evento. 8 Settembre 2007: le piazze d'Italia sono stracolme, la gente ha raccolto l'invito a scendere in piazza per firmare una legge d'iniziativa popolare; tre sono i punti: no alla candidatura in parlamento di cittadini condannati in via definitiva o in primo e secondo grado; no all'elezione di membri del parlamento per non più di due legislature; no ai parlamentari scelti dai segretari di partito, ma si chiedono elezioni dove si possa esprimere la preferenza diretta. 300.000 firme hanno riempito tutti i moduli della petizione dopo poche ore dall'inizio della manifestazione; l'adesione è stata molto più ampia (alcune stime parlano di oltre un milione di persone). Dalla piazza centrale di Bologna Grillo ha lanciato la sua crociata dell'anti-politica. Al centro del dibattito l'eccessivo costo e la scarsa moralità della politica italiana. Oggi, a più di tre mesi da quell'evento, i mezzi d'informazione (telegiornali e giornali) non parla- no più di tutte le problematiche e le istanze che sono state raccolte dal basso. Il clima che si avverte in questo periodo in Italia è di completa sfiducia nei confronti della classecasta politica (quasi a prescindere); in molti si interrogano; altri, come Grillo, se ne fanno portavoce, sollevando grida e spirito di partecipazione; il rischio però è quello di ridurre le tante facce della disaffezione verso la politica ad un “vaf*****lo urbi et orbi”. Da tutte le giustificate critiche del comico genovese non arriva nessun suggerimento propositivo...c'è però un evidente appello allo spirito civico e al buonsenso dei cittadini, ma soprattutto della politica. [Leonardo Caproni] Perugia città aperta... La stampa sa rispondere ai gusti dell’opinione pubblica L’Ibiza d’Italia. Cerchi sballo, droga, sesso? Vieni a Perugia, c’è di tutto e di più. Venti giorni dopo l’omicidio di Meredith Kercher è questa l’immagine del nostro capoluogo che emerge dai mass-media. Sono bastate qualche analisi della polizia scientifica, una o due relazioni di periti, qualche pezzo di puzzle che non si incastra, ed ecco che una città mediamente tranquilla, di quelle che di solito passano “inosservate”, è diventata il palcoscenico su cui si sta inscenando l’ennesimo caso irrisolto: insomma, un giallo d’Italia. Certo, una giovane vita innocente è stata troncata senza ragioni, in modo orribile e ingiusto. L’ennesima vittima di una società dove i colpevoli sono sempre gli ultimi a pagare. Se poi si pensa che si tratta di un'universitaria, da poco in Italia, che magari frequentava giri “poco chiari” agli inquirenti, cosa potrebbe allettare di più giornalisti e l'opinione pubblica di un caso che spazia tra traffico di droga, deposizioni contrastanti e probabile violenza sessuale? Nulla. Perché questi sono tutti gli ingredienti necessari per ottenere un cocktail ad effetto. Di quelli che tirano e ti spingono a volerne sempre di più. Di quelli che tra la gente comune spopolano. Di quelli che oggi sono diventati indispensabili. I giornalisti, le radio, le TV lo sanno e se ne approfittano. Qualche esempio? Ve ne sono troppi, purtroppo. E il copione si ripete. Mamma Franzoni a Cogne. Innocente? Colpevole? Non si sa. Ma in fondo non importa. Roberto Stasi e Chiara Poggi. Un cadavere e attualità 5 un ragazzo, che per alcuni è un fidanzato modello distrutto dal dolore, per altri un crudele e spietato assassino. La strage di Erba. I “protagonisti” sterminano un’intera famiglia, e poi? Ovviamente si dichiarano innocenti. Come definirli? Lampi di pazzia? Lucidi delitti pianificati da menti malate? Le opinioni sono tante, contraddittorie e, alla fine, non giungono a nessuna conclusione che non sia quella di creare nella mente delle persone pregiudizi. Come nel caso dell’omicidio di Perugia. Certo, irrilevante per le statistiche, ma che è riuscito, all’improvviso ed inaspettatamente, a mettere in dubbio l’equilibrio di una città, a comprometterne l’immagine. Un’immagine che si è dissolta in tanti coriandoli argentati ed è stata spazzata via da un gelido soffio di vento di Corso Vannucci. Una tra le più prestigiose università d’Italia si è scoperta essere in realtà base organizzata di traffico di sostanze stupefacenti, tenuto, ovviamente dagli studenti stranieri, che di sicuro, pensano a tutto fuorché alla loro istruzione. È un dato di fatto, a Perugia la componente “studenti” è parte integrante della comunità. Ma questo non è forse un bene? Tutti noi “perugini” abbiamo occasione di arricchirci venendo a contatto con abitudini, idee, culture diverse; ma soprattutto possiamo metterci a confronto con persone motivate, che hanno voglia di migliorare, imparare, studiare, anche a costo di allontanarsi da casa e amici. E invece? Beh, invece, ci troviamo catapultati in una realtà distorta, assetata di scandalo, dove troppo spesso si fa “di tutta l’erba un fascio” tanto per avere qualcosa su cui sparlare. Infatti è così che ora Perugia non solo è sede onoraria dei giri di droga, ma anche culla di divertimenti estremi, sballi, “seratine”… Sarà per questo che è annoverata tra le città più vivibili d’Italia? A questo punto il dubbio sorge. E in un attimo non si sente più parlare di “cuore verde d'Italia”, di “città in cui storia antica e tecnologia moderna si mescolano”. Tutto svanisce. Perché, d'altronde, sono solo le cose negative quelle che si ricordano con facilità: gli scandali, gli omicidi, i rapimenti, le ingiustizie. Solo attraverso questi fatti si giunge alla ribalta, sotto le luci dei riflettori. Ma il prezzo da pagare è molto alto. Compromettere in pochi giorni secoli di prestigiosa tradizione. Vedere dipinta sul volto di chi ci ascolta una smorfia quasi di compassione mista a paura e disgusto, mentre ripen- NUMERO 8 — DICEMBRE 2007 sa ai flash che i telegiornali lasciano intravedere sulla vita nella nostra città. Ha senso tutto ciò? Ma soprattutto, perché accade? Forse è colpa della nostra società, che non si accontenta più di storie “semplici”. Non bastano. Su ogni fatto devono essere ricamate mille trame e sotterfugi, secondi scopi. Tutto deve essere portato all'estremo, oppure non interessa. La cosa più triste è che ormai non ci si ferma davanti a nulla. Nemmeno al dolore di una famiglia che non solo ha perso il figlio diciottenne in un incidente di motorino, ma deve anche sopportare di sentirselo descrivere come “uno dei tanti sballati del sabato sera, che, di sicuro, tornava a casa dopo aver passato la notte a bere e fumare, ed ha accelerato, finendo sotto una macchina, solo per farsi ammirare dagli amici”. Che l'incidente sia avvenuto a trenta all'ora verso le undici di un sabato dopo una pizza con gli amici è irrilevante. Irrilevante finché poi non ti capita. E allora cominci a riflettere e pensi: “Perché ci remiamo contro? Cosa ci si guadagna a gettare fango sul mondo in cui viviamo? Quelli che poi dovranno prendere gli stracci e ripulire non siamo altri che noi!”. Anche dopo Amanda Knox, Lumumba e Raffaele Sollecito, Perugia è rimasta la stessa città; abbastanza tranquilla e sicura, con i suoi problemi come ve ne sono ovunque, ma anche con i suoi cittadini che credono che migliorare è possibile, e che per questo si impegnano per risolverli. Resta però un interrogativo: per quanto tempo ancora questo episodio continuerà ad offuscare il nome della nostra città agli occhi dell'opinione pubblica? Tempo indeterminato. O meglio: finché non accadrà qualcosa di più eclatante, drammatico, macabro. Allora le troup di mezzo mondo se ne andranno dal centro storico, la foto di Meredith scomparirà dalle prime pagine di tutti i giornali e il fatto sarà gettato nel dimenticatoio. Allora Perugia “tornerà” a essere “tranquilla” e in punta di piedi se ne uscirà di scena. Stanca, affaticata, ferita, ma tirando un sospiro di sollievo, perché ancora una volta ne è uscita “viva”. E a noi? Non resta altro da fare che incrociare le dita, sperando che il prossimo caso si verifichi il più lontano possibile dalla nostra città, dai nostri interessi, ma soprattutto dal nostro cuore. [Lisa Cardellini] ∫cienze 6 LA SIRINGA Ecco a chi dobbiamo la classificazione dei viventi L’uomo dei nomi A trecento anni dalla nascita di Linneo, Stoccolma celebra il suo anniversario Ci sono persone che, con la loro vita e le loro opere, lasciano una traccia indelebile del loro passaggio , segnando la storia. Sicuramente Carlo Linneo è una di queste. Infatti grazie a questo scienziato svedese, quella che in italiano chiamiamo “rondine”, in inglese “barn swallow”, in francese “hirondelle rustique”, in tedesco “rauchschwalbe”, in svedese “landsvale” (e si potrebbe proseguire!) possiede anche un nome scientifico riconosciuto in tutto il mondo : “hirundo rustica”. Nato nel 1707 a Rashult, Carl von Linné, intraprese la carriera di botanico, naturalista, medico, maestro e letterato. Un uomo dalle mille risorse, che si inserisce perfettamente nel contesto storico e culturale del Settecento. Secolo dei cavalieri in parrucca e farsetto e degli svenevoli minuetti, ma anche scenario dell’empirismo di Locke, di Voltaire, degli enciclopedisti e dello scetticismo di Hume. Proprio a forte necessità di generalizzare, di trovare leggi e teorie per sostituire gli antichi sistemi organici, ormai inadeguati, risponde tramite la sua grande abilità di classificazione Carlo Linneo. Nel corso della sua vita riuscì a descrivere 9000 specie di piante e 4400 di animali, tra cui 828 molluschi, 2100 insetti e 477 pesci), basti pensare che sul suo lavoro si basavano molte delle attuali conoscenze in campo naturalistico. Nella sua “Opera Magna”, “Systema Naturae”, pubblicato nel 1758, egli si pone come obbiettivo una classificazione “artificiale” dei viventi, che realizza basandosi su caratteri esterni ed evidenti di questi ultimi, come ad esempio la disposizione dei denti nei mammiferi, delle pinne nei pesci o il tipo di becco e zampe negli uccelli. Raggruppa così organismi che hanno almeno un carattere comune, facilmente visibile, pur differendo tra loro per altri particolari. Questo metodo si affianca poi all’ideazione della Nomenclatura Binomia, merito dello stesso scienziato. Secondo il sistema binomio, il nome scientifico di un organismo è costituito da due parti: il primo (nomen genericum) si riferisce al genere di appartenenza dell’organismo, il secondo (nomen triviale) è un epiteto de- scrittivo che caratterizza e distingue una determinata specie dalle altre che appartengono a quel genere. L’importanza di questo sistema deriva quindi principalmente dalla sua semplicità e dal suo uso esteso: lo stesso nome è valido in tutte le lingue evitando le possibili difficoltà di transizione, e inoltre, tale metodo, può essere adottato in botanica così come in zoologia e batteriologia. In definitiva Carlo Linneo è un esempio ancora attuale di come la scienza e la logica, mescolate con un pizzico d’ingegno, possono risolvere molti problemi, abbattendo perfino barriere imponenti come la lingua. Forse dovremmo anche noi prendere esempio da chi, come lui, invece che limitarsi ad accettare le cose come sono, si è impegnato per cambiarle. Di sicuro ne trarremmo non pochi vantaggi… non solo nel campo scientifico. [Lisa Cardellini] Stoccolma celebra Linneo (a cura di M. Viscardi) – “Linneo, lo scrittore di lettere”. La figura di Linneo emergente dal corpus delle sue epistole. Museo della Posta (Postmuseet). Fino al 14 gennaio 2008. – “Da Linneo al DNA”. Il contributo di Linneo nel campo della diversità classificazione scientifica. biologica Museo e di della Storia Naturale (Naturhistoriska Riksmuseet). Dal 13 marzo 2007. – “Caos von Linné”. L’intimo legame tra arte e scienza. Museo di Antichità Nazionali. Dal 7 giugno al 21 settembre 2008. E tanti altri appuntamenti da non perdere... ∫cienze 7 NUMERO 8 — DICEMBRE 2007 La Teoria del Tutto sognata da Einstein forse non è più una chimera «Dio non suona violini» Da un’intuizione di Veneziano è nata la teoria delle stringhe, capace di accordare l’infinitamente grande con l’infinitamente piccolo «Devo sembrare uno struzzo che seppellisce la testa nella sabbia relativistica per non far fronte ai quanti demoniaci». Sono parole del grande fisico Albert Einstein (1879-1955), che rimase sempre scettico nei confronti della meccanica quantistica per il suo probabilismo. È celebre la risposta che diede al danese Niels Bohr (1885-1962): «God does not play dice». Negli ultimi anni della sua vita trascorsi a Princeton, Einstein si dedicò alla ricerca della cosiddetta Teoria del Tutto, che avrebbe permesso di unificare la relatività generale, da lui fondata, e la meccanica quantistica, fondata da Max Planck (18581947), per fornire una descrizione unitaria dei fenomeni naturali. La principale difficoltà nell’accordare le due teorie consisteva nel fatto che la prima riguardava il mondo macroscopico (stelle, galassie, etc.), la seconda, invece, quello microscopico (molecole, atomi, particelle subatomiche, etc.). Il tentativo di Einstein, però, non ebbe successo. A mezzo secolo dalla pubblicazione della teoria della relatività generale (1919) un nuovo scenario si apre per la scienza: il fisico Gabriele Veneziano, ricercatore presso il Cern di Ginevra, osserva che i dati sperimentali sull’interazione nucleare forte si accordano bene alla funzione Beta, inventata dal matematico svizzero Eulero (1707-1783) per descrivere particolari curve geometriche. È la svolta. Dall’intui- zione iniziale nasce una nuova teoria basata su una concezione delle particelle elementari totalmente diversa da quella del vecchio Modello Standard: non più particelle puntiformi alla base della materia, ma piccolissime corde (in inglese strings) vibranti. Le corde sono entità unidimensionali: fili di spessore nullo e di lunghezza non inferiore alla lunghezza di Planck, oltre la quale la teoria perde il suo significato fisico. Paragonare tale lunghezza alle dimensioni umane è un po’ come rapportare il diametro di un nucleo atomico a quello della Via Lattea. Come le corde di un violino, le stringhe sono tese (ovviamente con forze estremamente grandi) e vibrano. Come un violino può produrre note diverse secondo la tensione delle corde, così le stringhe danno origine a tutte le particelle elementari dell’Universo. I vantaggi della nuova teoria sono notevoli. Prima di tutto permette di ordinare il «grande zoo delle particelle» (Veneziano), che sono considerate come prodotti diversi della vibrazione di una medesima corda. Inoltre riesce a fornire un quadro unitario di tutte e quattro le interazioni fondamentali: quella nucleare forte, quella debole, quella elettromagnetica e quella gravitazionale. Ovviamente non manca il rovescio della medaglia. La teoria delle stringhe prevede un numero ben preciso di dimensioni dell’Universo. È stupefacente che tale numero non sarebbe quattro, come sosteneva Einstein, ma almeno dieci. Esistono ben cinque varianti della teoria delle stringhe: una di queste prevede che le dimensioni dell’Universo siano addirittura ventisei! Ovviamente Einstein non poteva arrivare ad una ipotesi del genere, perché ai suoi tempi erano note solo alcune particelle elementari e due sole interazioni fondamentali. Possiamo però immaginare quale potrebbe essere la reazione del grande fisico alla notizia di una potenziale Teoria del Tutto: «Probabilmente risponderebbe – dice Veneziano in una conferenza tenuta a Genova in occasione del Festival della Scienza 2005 – God does not play strings». [Marco Giampaolo] Einstein alla Princeton University (1953) ∫cienze 8 LA SIRINGA 1957: inizia la conquista dello spazio Dallo Sputnik alla sfida cinese Il primo satellite artificiale innalza l’uomo alle stelle Furono ben pochi coloro che compresero subito che quella che all'apparenza pareva essere solo una sfera di alluminio di modeste dimensioni aveva in realtà dato inizio ad una nuova era. E furono forse gli Stati Uniti, costretti in piena guerra fredda all'indesiderato ruolo di spettatore, a riconoscere per primi la sua gigantesca importanza. L'oggetto in questione nient'altri è che lo Sputnik (in russo “compagno di viaggio”), il primo satellite artificiale della storia, lanciato il 4 ottobre del 1957 dall'Unione Sovietica, la quale conquistò così quella supremazia politico-militare che la grande potenza americana aveva fatto propria anni prima con la costruzione della bomba atomica: l'evento, glorificato dal primo ministro Chruscev e da comunisti di tutto il mondo, dava di fatto inizio alla corsa alla conquista e all'esplorazione dello spazio. L'anno successivo, gli Stati Uniti cercarono di rispondere alla straordinaria impresa lanciando il loro primo satellite, grazie soprattutto al genio del tedesco Wernher von Braun (l'inventore del missile balistico V-2, impiegato dalla Germania nazista per bombardare l'Inghilterra) e dando inizio alla costituzione della National Aeronautics and Space Administration (NASA). Ma fu ancora l'Urss a stupire il mondo: dopo il lancio di un satellite con a bordo la cagnetta Laika (appena un mese dopo quello dello Sputnik), nel 1961 i Sovietici riuscirono finalmente a portare in orbita un uomo, il maggiore Yuri Gagarin, che fu definito il primo cosmonauta della storia. Al riguardo hanno tuttavia fatto recentemente sentire la loro voce i fratelli italiani Judica Cordiglia, che intercettarono le trasmissioni radio delle missioni spaziali sovietiche: essi sostengono di aver udito i rantoli e le suppliche di cosmonauti morenti per mancanza di ossigeno, per l'eccessivo aumento di temperatura dovuto all'attrito della navicella con l'atmosfera al rientro o per altre cause, in missioni precedenti a quella di Yuri. Secondo questa versione dei fatti, ancora da verificare, Gagarin sarebbe in realtà il primo cosmonauta ad essere tornato vivo sulla Terra. Poco più di un mese dopo, il presidente america- no John F. Kennedy sembrò rispondere a tale evento prefissando un ambizioso obiettivo per il proprio Paese: lo sbarco di un uomo sulla Luna e il suo successivo ritorno sulla Terra entro la fine del decennio. La sua affermazione lasciò di stucco soprattutto gli stessi scienziati della NASA, che non avevano certo avuto l'occasione di dire la loro al riguardo. Eppure, le richieste del presidente furono sorprendentemente soddisfatte il 20 luglio 1969, quando Neil Armstrong e Buzz Aldrin misero per primi piede sul suolo lunare durante l'undicesima missione del programma Apollo, battendo sul tempo i rivali sovietici, che anche in futuro non sarebbero mai arrivati a tanto. Da questo momento in poi, gli Stati Uniti mantennero sempre un certo vantaggio nel campo delle esplorazioni spaziali, facendosi promotori di importantissimi progetti, come quello “Voyager” e quello “Pioneer”, che prevedevano la costruzione di sonde destinate allo studio dei pianeti esterni del Sistema Solare. Nel 1975, con la fondazione dell'Agezia Spaziale Europea (ESA), anche il Vecchio Continente poté finalmente entrare in competizione per l'esplorazione dello spazio. Oggi, 50 anni dopo il lancio che ha proiettato l'uomo verso il cosmo, si cerca una più stretta collaborazione fra i Paesi sviluppati del mondo, come dimostra la recente costruzione della Stazione Spaziale Internazionale, regolarmente attiva dal ∫cienze 9 NUMERO 8 — DICEMBRE 2007 2000. Gli USA, che tutto sommato mantengono ancora oggi incontrastati il dominio dei cieli, pensano ad una nuova missione sulla Luna che questa volta abbia come scopo la costituzione di una base spaziale permanente finalizzata alla realizzazione di progetti molto più ambiziosi, primo fra tutti quello che condurrebbe i primi uomini su Marte. Ma mentre l'America sogna il pianeta rosso, un altro Paese lancia la sua sfida: si tratta della Cina, che nel 2003 ha mandato in orbita il suo primo astronauta, Yang Liwei. Nonostante il programma spaziale cinese abbia appena avuto inizio, esso non ha ambizioni inferiori a quello statunitense, ed include sia l'allunaggio, sia lo sbarco su Marte entro il 2060. E non è escluso che sia davvero Pechino la prima a far sventolare la sua bandiera sul suolo del pianeta. D'altronde, da un Paese come questo, che assieme all'India sta subendo una crescita economica che fino a qualche decennio fa era assolutamente inimmaginabile, tale da far preoccupare il resto del mondo, non ci si possono aspettare che grandi cose. [Edoardo Paglialunga] L’angolo delle curiosità a cura di Lisa Cardellini Perché il mare è blu… se l’acqua è trasparente? La luce del sole è formata da tante onde di lunghezza e colore diversi (tutte insieme formano il colore bianco) che formano nel loro complesso lo spettro elettromagnetico solare. Quando parte di queste onde attraversa l’acqua del mare, vengono assorbite (alcune più velocemente, altre meno) e i colori, poco alla volta, si perdono. Prima scompaiono il rosso e il giallo, che hanno minore energia, poi il verde e il viola. La luce blu, invece, resiste, perché ha una maggior capacità di penetrazione: ecco perché il mare ha questo colore. Per i più romantici, poi, c’è anche un’altra spiegazione: sarebbe infatti la luminosità del cielo, che si riflette nell’acqua, ad influenzarne, in parte, il colore. Infatti quest’ultimo ha effettivamente tonalità diverse a seconda che il cielo sia nuvoloso o limpido. È nato prima l’uovo o la gallina? È nato prima l’uovo. Le prime uova infatti risalgono ai rettili, circa 350 milioni di anni fa: questi ultimi, a differenza degli anfibi da cui sono derivati, deponevano le uova fuori dall'acqua e il loro guscio, rigido e poroso, serviva per proteggerle dal disseccamento. Inoltre, secondo alcuni scienziati, siccome i primi esseri viventi erano organismi estremamente semplici, formati da una sola cellula da cui poi si sarebbero sviluppate le altre forme viventi, fatte da tante cellule… anche l’uovo, che è una sola cellula, è nato prima della gallina! Cucinare fa bene al cervello! Una notizia che farà la gioia di aspiranti chef e cuoche di tutto il mondo: è ancora il Giappone a proporre una rivelazione sensazionale. Gli scienziati della Tohoku University hanno scoperto che un’intensa attività ai fornelli migliora l’afflusso di sangue nella corteccia prefrontale, una zona del cervello con funzione di controllo del processo decisionale e della capacità di calcolo. L’esperimento, condotto su 15 donne tra i 35 e i 55 anni, con tecniche super sofisticate, come la tomografia ottica, ha evidenziato che dedicarsi all’arte della cucina richiede complesse azioni cerebrali, tali da mantenere il cervello vitale e attivo. L’effetto è positivo anche sugli uomini: con un corso di cucina di 3 mesi, seguito per almeno 15 minuti al giorno, l’attività della corteccia prefrontale si fa ben evidente. Aumentano così le capacità previsionali e di calcolo. Ecco dunque un modo semplice, divertente e sicuramente alternativo per mantenere in forma una delle aree più importanti del cervello per le attività cognitive. Quindi, prima di impazzirvi a fare gli esercizi per il prossimo compito di mate… che ne dite di una buona crostata? curio∫ità 10 LA SIRINGA Una leggenda d’oltreoceano... Inipi, sauna indiana La mitica origine della capanna essudatoria nel culto degli indiani nativi d’America Il rito della capanna del sudore, che in lingua nativa prende il nome di “inipi”, è tuttora considerato e praticato come una delle più importanti ed antiche cerimonie della tradizione del Grande Mistero (“Wakan Tanka”), il culto animistico degli indiani nativi d’America. Esso precede ogni altro rituale religioso, come una guarigione importante, la Danza del Sole o una Ricerca di Visione, e ha la funzione di purificare l’uomo che vi partecipa, rendendo il suo spirito degno di entrare in comunione con quello della natura. La cerimonia ha inizio con la raccolta dei materiali per la costruzione di una capanna semi interrata, al centro della quale viene posto un certo numero di pietre ardenti. Tutto viene fatto con oggetti donati spontaneamente dalla natura, che, per l’offerta gentile, viene ringraziata con un tributo in tabacco e con belle parole. Nella capanna si raccolgono poi indifferentemente uomini e donne e, senza vergogna per il corpo che viene lasciato nudo, si sistemano in un circolo attorno alle pietre, mentre l’entrata viene co- perta con un pesante panno di pelle. Il rito viene diretto da un uomomedicina, meglio conosciuto nella nostra cultura con il nome di “sciamano” o, secondo la lingua nativa, di “Wichasha Wakan”. Questi, quando tutto è stato predisposto, inizia a versare acqua fredda sulle pietre, liberando nel piccolo spazio vitale una gran quantità di fumi e vapori bollenti. L’operazione, che, alternata a canti e preghiere, si ripete per quattro volte, causa la morte” delle pietre, che possono così liberare il loro spirito tra gli uomini presenti. Una leggenda molto particolare ricorda il modo in cui i nativi hanno iniziato a praticare questo rito. Si narra che, in una vecchia capanna al limitar del bosco, vivessero quattro fratelli insieme con la sorella e che, mentre questi u- scivano in cerca di selvaggina per provvedere al sostentamento quotidiano, quella restasse a casa, per occuparsi delle faccende domestiche. Capitò però un giorno, che uno dei fratelli non fece ritorno dalla solita caccia e che, il giorno seguente, mancasse all’appello anche il secondo, e così quello dopo il terzo e infine il quarto. La donna dunque, trovatasi sola, senza la consolazione dei fratelli e senza alcunché di cui nutrirsi e mangiare, cominciò a non curarsi affatto di sé e del proprio bene, e a lasciare che piano piano tutte le forze l’abbandonassero. Così giorno dopo giorno, misera e sola derelitta al proprio destino, le forze l’abbandonarono davvero, e si trovò accasciata a terra, la gola secca ed arida, il ventre desolato. In tale situazione, assalita più che mai da fame e sete, persino un sasso parve in grado di soddisfare il suo desiderio e così, presolo e coltolo da terra, iniziò a succhiarlo avidamente. Ma fu proprio in mezzo a tanta foga, che pure in nessun modo l’appagava, che accadde l’evento prodigioso, che fece tornare alla sorella i suoi fratelli. Quella finì infatti per ingoiare il sasso e, quasi soffocandosi, per perdere i sensi. Al risveglio però, passata la fame, la sete e la stanchezza, curio∫ità 11 scoprì la sorprendente novità: che, dall’incontro con quella pietra, era rimasta incinta. Gli eventi che seguirono la nascita del figlioletto, furono però ancor più incredibili. Infatti, quando nacque il “ragazzo di pietra”, così è ricordato dai nativi, subito fu abbandonato dalla madre, che non credeva di poter provvedere alla sua sopravvivenza, ma subito, procedendo carponi, si ripresentò da lei. Ora non era più un neonato, ma un tenero fanciulletto dell’età di quasi due anni. Tuttavia la donna, presolo di nuovo in braccio e riportatolo fuori, ve lo lasciò abbandonato. Ancora il ragazzo tornò alla porta, e questa volta poteva già reggersi in piedi sulle sue gambe, ma di nuovo fu lasciato solo. La terza volta, la prima peluria già compariva sul petto e sul viso, e la madre dovette faticare, per trascinarlo fuori. Ma NUMERO 8 — DICEMBRE 2007 quando la quarta volta se lo trovò davanti, non era più un neonato, né un bambino, né un ragazzino, ma un uomo forte e vigoroso, e le sue membra erano coperte da pelli d’orso e di cervo, e portava con sé un arco robusto e frecce numerose: poté così andare a caccia. La donna e Ragazzo di Pietra vissero per un certo tempo come una volta era stato possibile con i fratelli ma, non appena questi venne a conoscenza di quello che a loro era accaduto, le preghiere della madre non riuscirono a smuoverlo dal proposito di andarli a cercare. Si inoltrò così nella foresta profonda, e non dovette camminare molto che trovò lungo la strada un piccolo e vecchio tipì. Di fronte ad esso giacevano immobili quattro fagotti, che per la dimensione parevano invero quattro uomini in atto di dormire, e a loro andava avvicinandosi una cupa ed ombrosa vecchiettina. Ragazzo di pietra ascoltò la sua richiesta di farle un massaggio, per certi dolori alla schiena che la facevano soffrire, e non poté rifiutarlo. Tuttavia, quando fu in procinto di camminarle sulla schiena, secondo il suo desiderio, comprese la sorte cui sarebbe andato in contro, se mai l’avesse fatto. Le ossa della vecchia infatti erano acuminate a tal punto, che se ci avesse camminato sopra avrebbe senz’altro potuto morire. Comprese altresì che quella doveva essere stata la fine che aveva atteso i fratelli e così, piegate le ginocchia e distesole in un alto balzo, piombò sulla schiena della vecchia maligna, che si ruppe, trovando infine la morte. Ragazzo di Pietra si fece così portatore di giustizia, ma gli spiriti lo vollero portatore di salvezza, confidandogli il modo in cui avrebbe potuto riportare in vita gli uomini defunti. Seguendo le attese istruzioni, costruì così una capanna di salici e dispose le pietre secondo l’ordine richiesto, versò su di esse l’acqua e, cantando, liberò fumi e vapori. Così, restituita la vita, disse: “Le pietre mi hanno dato la vita e hanno riportato voi in vita. Da questo giorno in avanti, la nostra gente avrà questo inipi, questa capanna del sudore, ed essa li purificherà e li manterrà in salute”. [Gianluca Perosino] mu∫ica 12 LA SIRINGA Underclass hero: ritorno al punk rock forte ed intenso Sum 41: il Canada si infuoca! Dopo 11 anni la band torna alla vetta delle classifiche con un nuovo album Come annunciato, a luglio 2007 è uscito Underclass Hero, l’ultimo album dei Sum 41, che segna un ritorno alla musica punk-rock. I Sum 41 si formano nel 1996 ad Ajax nei dintorni di Toronto (Canada) dalla fusione di due band liceali. Nel luglio dello stesso anno Deryck Whibley (in arte Bizzy D) Dave Baksh (brownsound) Steve Jocz (stevo32) e Jay McCaslin decidono di formare un unico gruppo che prende il nome dai 41 giorni d’estate (“summer” da cui sum) prima dell’inizio del nuovo anno scolastico. I quattro ragazzi si ritrovano ad affrontare esperienze live nei pub e locali canadesi fino a quando, sul finire del 1999, vengono contattati dalla casa di produzione Label Island che è impressionata dall’energia punk e dalle melodie delle loro canzoni. Così nel 2000 compongono il loro primo LP “Half Hour of Power” con relativo video “Make No Difference”. Il secondo passo nella scalata al successo è il Vans Warped Tour in cui si ritrovano a fianco ad artisti già famosi ed affermati: Offspring, Blink 182 e New Found Glory. Al termine del tour si mettono al lavoro nel comporre il loro primo vero album che uscirà nel 2001: la forza dirompente del punk rock del singolo “Fat Lip” sbanca ogni classifica dell’estate seguita da “In too deep” e da “Motivation” in cui prevalgono sonorità rock e melodie orecchiabili pervase d’ironia. L’anno successivo esce il secondo album “Does this look Infected?” anticipato dal potente singolo “Still Waiting”. I testi affrontano temi attuali come l’Aids, e i brani scatenano una forza eccezionale travolgendo armoniosamente vari generi musicali dal punk al metal dal pop al hardcore senza sacrificare la melodia. I Sum 41 sono conosciuti in tutto il mondo e, per questo, si mettono a disposizione dell'associazione umanitaria “War child” e, nel maggio del 2004, accettano di realizzare un documentario sulle conseguenze della guerra nel Congo. Il quartetto corre anche altissimi rischi, coinvolto in un conflitto a fuoco e solo grazie al interven- to di Chuck Pelletier, agente dei caschi blu, riescono a salvarsi. Tornati nel tranquillo Canada i quattro creano un nuovo album, dedicato al loro salvatore “Chuck”. Fra i singoli: “Pieces”, “No reason”, entrambi fanno riflettere sugli errori di questa società su uno sfondo marcatamente melodico lontano anni luce dal punk rock del primo periodo. Nel 2007 però succede un evento che cambierà la vita al gruppo: l’abbandono dello storico chitarrista Dave Baksh. Rimasti orfani del chitarrista la band si trasforma in un power trio e si butta nella scrittura di un nuovo lavoro. “Underclass hero” scritto e prodotto da Whibley che esce nell’ estate del 2007. Lo stile di questo album ricalca il Punk rock che ha reso celebre la band ai suoi esordi:il ritmo è tagliente e veloce anche se meno metal. I due singoli, l’omonimo “Underclass hero” e anche il brano “March of the dogs” sono come un ritorno al passato: immutato il senso di libertà che emanano ma manca la rabbia vibrante della gioventù perché ogni canzone è un momento di vita, per loro ed anche per noi. [Gabriele Finauri] Inviate commenti, recensioni, consigli per l’ascolto alla nostra redazione [email protected] mu∫ica 13 NUMERO 8 — DICEMBRE 2007 A cura di Leonardo Caproni... Novità discografiche Ecco a voi i nuovi lavori di due grandi band italiane MARLENE KUNTZ “Marlene e Slow Food si sono incontrati, con la voglia di scarabocchiare insieme una ricetta, un piatto a più mani che fosse un’armonica sinfonia delle rispettive spezie, ma anche una terapia morbida, slow…”. È così che Alessandro Monchiero presenta S-low, il nuovo capolavoro live dei Marlene. In questa raccolta di pezzi dal vivo, i migliori testi di Godano incontrano sonorità più delicate: sono molto più chiari “gl’intrecci di chitarra”, la sezione ritmica è già in parte rivista e reinterpretata, ora, grazie anche alla partecipazione di Gianni Maroccolo al basso (ex Litfiba, CCCP, CSI), le cadenze diventano più essenziali e tra- sparenti. La raccolta si apre con “Lieve” e si chiude con “Nuotando nell’aria”, i due capolavori del primo album dei Marlene, Catartica, che in questo caso vanno a costruire una cornice che racchiude una scelta di pezzi originale, che spazia completamente in tutto il repertorio della band. Insomma S-low è un ottimo album: un buon approccio ai Marlene è forse il primo passo per cominciare ad apprezzare una musica in genere poco conosciuta (perché non commerciale), ma che merita davvero molte attenzioni. Anno: 2007; Registrato dal vivo durante lo SlowTour; Artisti: Godano (voce e chitarra), Tesio (chitarre), Bergia (percussioni), Broccolo (basso)., GIUDIZIO VERDENA Anno: 2007; Artisti: Alberto Ferrari (voce e chitarra), Luca Ferrari (batteria), Roberta Sammarelli (basso) GIUDIZIO Preceduto dal singolo "Muori Delay", Il 16 marzo del 2007, i Verdena danno alle stampe il loro quarto album: "Requiem". Rispetto al suo predecessore questo nuovo lavoro, a primo impatto, mi sembra più aggressivo e meno orecchiabile. Non che sia un difetto, anzi… credo sia uscito fuori un album sporco e affascinante. Gia a partire dalla copertina decadente, che riporta alla mente certe atmosfere visive dei Velvet Underground, ci troviamo davanti ad un disco attraente e misterioso. E il contenuto non si discosterà di molto dalla sua superficie. La sensazione si avverte subito nell’iniziale “Don Calisto”, che arriva dopo l’intro “Marti In The Sky” e dove le intenzioni sono subito svelate: sound sporco e aggressivo, chitarre distorte sostenute da una base ritmica rumorosa e decisa. Dopo il successo de "Il Suicidio del Samurai", i Verdena non hanno virato verso qualcosa di più morbido e accessibile, ma hanno rincarato la dose di chitarre elettriche e hanno ripescato le suggestive melodie di "Solo Un Grande Sasso" (2001), per poter finalmente ricavarne qualcosa di veramente interessante. Ale∫∫i 14 LA SIRINGA Segue da pagina 3 Alessandro Tassi “Prima di tutto vorrei presentarmi, mi chiamo Alessandro Tassi, frequento il quinto anno e sono stato eletto sia come rappresentante d’ Istituto che della C.P.S. (Consulta Provinciale degli Studenti). Colgo l'occasione per ringraziare i numerosissimi ragazzi che hanno votato me e gli altri componenti della mia lista (la Specialista), e rassicurarvi dell’impegno con cui affronteremo, io e gli altri rappresentanti, le questioni e le problematiche scolastiche. Dopo questa breve presentazione, passo subito, senza indugi, al pratico del mio discorso. Vorrei rinfrescarvi alcuni obiettivi, i più importanti a mio avviso, presenti nel nostro volantino informativo, e per nostro intendo dire quello della Specialista: incrementare la durata della ricreazione di 5 minuti; istituire sul sito della scuola un forum per noi studenti, uno spazio totalmente Dario Kholousi Inizio presentandomi, mi chiamo Dario Kholousi e faccio la 4° L. In quest’anno scolastico sarò sia rappresentante d’istituto, sia della consulta, insieme ad Alessandro Tassi e Federico Giulietti. Inutile dirvi che i risultati ottenuti ci hanno resi increduli e sorpresi poiché non pensavamo di ricevere una tale quantità di voti; quindi abbiamo il dovere di ringraziare tutti coloro che ci hanno sostenuto credendo nella Specialista. Nella campagna elettorale abbiamo evidenziato diversi punti, ma indubbiamente come primo o- dedicato a noi ed alle nostre problematiche; risolvere i problemi strutturali del nostro edificio scolastico. Per quanto riguarda l’ultimo punto ci siamo già mossi ed abbiamo incontrato, in data 22/11/07, il sig. Vasapollo, responsabile dell’edilizia scolastica alla Provincia di Perugia, il quale ci ha promesso di interessarsi alla realtà del liceo G.Alessi e fornirci una soluzione divisa in due momenti: durante le vacanze di natale una squadra di operai della Provincia imbiancherà i luoghi che più ne hanno bisogno, risistemerà i bagni e farà lavori di piccola manutenzione; il secondo intervento sarà meno tempestivo e inizierà durante il prossimo anno scolastico. Per quanto riguarda l’incremento della durata della ricreazione il Preside, che è a conoscenza della cosa, ha esplicitamente detto che è possibile, e sarà proposto in uno dei prossimi consigli di Istituto; probabilmente prima dell’uscita di questo numero della Siringa sarà già stato proposto, o quantomeno in procinto di propo- sizione. Comunque con il Preside abbiamo accordato che questa proposta sarà sicuramente fatta in Dicembre, di modo tale che, se accettata, si inizi subito in Gennaio ad usufruirne. L’altro obiettivo era quello di creare un forum per noi studenti, all’interno del sito della scuola. Come probabilmente avrete constatato nel sito, che vi invito a visitare, campeggia la voce “spazio per gli studenti”, e vi assicuro che non appena ci saranno fornite le password, io e gli altri rappresentanti ci impegneremo subito a creare un forum per noi studenti come promesso, quanto più utile ed accessibile. Spero che quest'anno si apra un rapporto studenterappresentante più diretto e schietto; ciò può avvenire con lo scambio di opinioni o comunicazioni tramite la mail della nostra lista: [email protected]. Spero altresì che tutti i ragazzi facciamo richieste e ci informino di problematiche anche tramite il nostro indirizzo. Un saluto a tutti.” biettivo ci siamo preposti di attribuire senso, significato ed anche una certa costanza alle assemblee d’istituto. In secondo luogo vorremmo che vi fosse un rapporto diretto tra noi rappresentanti e gli altri studenti del liceo, per questo abbiamo creato un indirizzo di posta elettronica che potrà essere usato da tutti coloro che volessero, con lo scopo di esporci le proprie problematiche, riflessioni e dubbi riguardanti il nostro istituto. Tornando alle assemblee, stiamo discutendo con il preside A. Stella sul modo migliore in cui possano essere svolte e sinceramente non vi sono molte soluzioni in quanto non disponiamo di un luogo adatto a sostenere più di mille persone. Per questo motivo abbiamo pensato di dividere le nostre assemblee in due parti, una per gli alunni del biennio, l'altra per quelli del triennio, e saremmo anche felici di sentire le vostre opinioni, magari tramite il sito web che ho riportato sopra. Un saluto ed un ringraziamento speciale al nostro caro giornalino La Siringa che da anni ha assunto un’importanza rilevante all’interno della nostra scuola. informatica 15 NUMERO 8 — DICEMBRE 2007 Il nuovo gioco di ruolo della Blizzard World of Warcraft World of Warcraft, chiamato più semplicemente WoW, è un videogioco che ha fatto innamorare un'intera generazione di appassionati (solo in Europa ci sono 9 milioni di giocatori). Questo gioco non è che il quarto (e forse ultimo) episodio della saga di Warcraft. La storia che sta dietro a questo gioco è tanto intricata quanto avvincente: la guerra tra i malvagi orchi, controllati da esseri demoniaci, e i valorosi ma litigiosi umani sviluppatasi nei primi due videogiochi della saga, sfocia nel terzo in una guerra di tutte le razze (che risulteranno poi vincitrici) contro la Legione Infuocata dei demoni che, avendo perso il controllo sulla popolazione orchesca, si affida, per aprire il passaggio tra il suo mondo e quello di Azeroth, alle truppe dei non-morti, guerrieri elfi, umani e orchi morti in battaglia, tramutati in esseri senza volontà al servizio del Re dei Lich, Nerzhul, e del suo Cavaliere della Morte, una volta valoroso principe umano, Arthas. La guerra aveva riportato alla luce antichi dissapori, portando la separazione tra gli elfi del sangue, e gli umani. Non volendo tornare dai loro consanguinei, gli elfi della notte, dai quali si erano separati per poter praticare l'arte della magia senza restrizioni, questi si alleano con Illidan, un elfo traditore al soldo della Legione Infuocata, sconfitta, sì, ma non distrutta. Promettendogli nuove terre Illidan riporta gli elfi alti alla guerra,una guerra contro il Flagello dei nonmorti. La Legione era infatti preoccupata dall'eccessiva crescita del potere del Re dei Lich, che iniziava a essere indipendente, e quindi a comportare un pericolo. Nonostante i suoi sforzi Illidan e le sue truppe dovettero ripiegare, attraverso il portale oscuro, nel semi-distrutto mondo di Draenor, non essendo riusciti a impedire il ricongiungimento tra Nerzhul e Arthas, ricongiunzione che porta alla nascita di un nuovo e ancora più terribile Signore dei Non-morti. Su questo scenario World of Warcraft fa la sua comparsa sulla scena mondiale: il legame creato durante la guerra contro la Legione e il Flagello inizia a sciogliersi, e piccoli gruppi dell'Alleanza (formata da Elfi della Notte, Umani, Nani, Gnomi e Draenei) e dell'Orda (composta invece da Orchi, Troll, Tauren, Non-morti ribelli ed Elfi del Sangue) tornano a lottare tra di loro in piccole ma frequenti battaglie. La minaccia del Flagello è più grande che mai e l'ombra di una nuova guerra si staglia oscura e imponente sui valorosi guerrieri delle varie razze. Ogni giocatore all'inizio del gioco può scegliere fazione, razza, classe, sesso, fattezze e nome del personaggio che userà per tutta la durata del videogioco. Le classi disponi- bili sono: guerriero, prete, mago, stregone,cacciatore, ladro, sciamano, druido e paladino, tutte diverse per magie, statistiche e capacità. Fatte queste scelte si può iniziare il gioco. Il mondo di Warcraft è diviso in due pianeti messi in comunicazione dal portale oscuro: Azeroth e Draenor. Azeroth è divisa in due continenti, divisi a loro volta in varie regioni, che ospitano il giocatore dal primo al sessantesimo livello. A questo livello i giocatori possono attraversare il portale(aperto solo alcuni mesi fa) ed entrare nel più inospitale mondo di Draenor, dove potranno arrivare fino al settantesimo livello. Non credete però che questo sia un gioco completabile in poche settimane. Per arrivare al livello settanta ci vogliono mesi di gioco e anche quando arriverete a questo risultato il gioco saprà ancora sorprendervi, regalandovi sempre nuove cose da scoprire e nuove battaglie da combattere. La Blizzard ha creato WoW come gioco in linea a pagamento (12 euro al mese) e per renderlo all'altezza di tale costo lo perfeziona ogni settimana e fa uscire sempre nuove espansioni (la prossima è prevista per Aprile 2008 e dovrebbe aprire l'ingresso al Northrend, la terra dei non-morti, e la possibilità di arrivare fino all'ottantesimo livello). World of Warcraft ha ancora moltissime qualità e funzioni delle quali non ho parlato e non parlerò. Ci vorrebbero ore per spiegarvele tutte in dettaglio: i lavori che ogni giocatore può scegliere di imparare, debolezze e punti di forza delle varie classi, le città, le capitali, le magie, le case d'asta, le armature,le armi e chi più ne ha più ne metta. Queste e moltissime altre cose imparerete a conoscere ed amare se entrerete nel magico mondo di World Of Warcraft. [Paolo Filippucci] letteratura 16 LA SIRINGA La vita è un palcoscenico da attraversare Diario di un anno di guerra di una giornalista La domanda di una bambina che rispecchia il dubbio esistenziale del pensiero filosofico Avrei voglia di consigliarvi un libro, ma ho qualche remora. L’ho letto quest’estate e ne sono rimasto alquanto colpito: è un libro doloroso, angosciante, e non sono entusiasta di invitarvi a fare i conti con le cupezze della vita e del futuro anche soltanto attraverso un racconto. E pure, se alla fine ho deciso di parlarvene, è perché questo libro è sì bello in sé per originalità e scrittura, ma soprattutto insegna ad amare la vita. Tra battaglie, offensive, carestie e guerriglia urbana Niente e così sia non è solo la testimonianza di un anno passato in Vietnam. Raccontandoci cosa successe tra il 1967 e il 1968, in quello scontro che vide protagonisti gli Stati Uniti, Oriana Fallaci insegue anche una risposta intorno al significato della vita. “La vita, cos’è?” — le aveva chiesto la sua sorellina la notte prima che partisse per il Vietnam; e lei, che in quel momento non aveva saputo risponderle, per un anno, riempiendo “quei dannati quaderni”, giorno per giorno, tra la morte sempre in agguato, va alla ricerca di una risposta quasi impossibile e annota tutto ciò che vede e che ascolta insieme alla sua paura, alla sua pietà, alla sua rabbia. Ne nasce un racconto che assume contorni di un romanzo ma i personaggi non sono inventati come non è l’assurdo spettacolo della guerra. L’autrice si avvicina a quel dramma come un medico affronta una malattia: studia la guerra come un fenomeno del quale si conosce l’inevitabilità, cercando di sezionare in tanti piccoli pezzetti un pericolo mortale, per conoscerlo in ogni sua minima sfumatura e sapere meglio come evitarlo. La guerra, vista da lontano, appare solo come un incubo. Si stenta a credere che possano esistere veramente simili massacri. Forse neppure si riesce a immaginarli. È solo la lontananza che la rende accettabile. Per questo, prima nemica della pace è l’ignoranza intorno a ciò che veramente accada in un campo di battaglia. È la vigilia dello sbarco sulla luna e sulla terra si continua ad ammazzarci come diecimila anni fa e c’è che si affanna nell’inventare una pallottola che squarci meglio la carne del nemico. Con un tacito grido l’autrice fa emergere dalle sue pagine l’interrogativo: perché dobbiamo sprecare tante energie per ucciderci? Perché c’è chi continua a produrre armi? Domande che ci appaiono forse banali, magari inutili e retoriche. Ma, dice la Fallaci, se si è stati testimoni della brutalità di un fronte, tali interrogativi riacquistano tutta la loro forza. Da millenni le guerre straziano le popolazioni. Schiere infinite di ragazzi si sono maciullate in interminabili trincee spesso senza nemmeno sapere il perché. Un amore, una famiglia li aspettavano a casa. Una vita da riempire spezzata nell’indifferenza generale. “La vita, cos’è?”. La risposta che la donna cerca verrà solo in ultimo: la vita è una condanna a morte, per questo “bisogna attraversarla bene, riempirla senza sprecare un passo, senza addormentarci un secondo, senza temere di sbagliare, di romperci…”. È come attraversare un palcoscenico: non conta quanto ci metti ma come lo attraversi. Poi esci di scena e muori. «… Io volevo soltanto raccontare la guerra a chi non la conosce” » scrive la Fallaci. Il fascino dell’esasperazione, l’aprire campi inesplorati, gli eroismi, scoprire se stessi esplorando i propri limiti: essere in un conflitto porta a tutto questo. E se la risposta che l’autrice dà su cosa sia la vita può essere insoddisfacente, al termine della lettura di questo suo diario, resta un senso di nausea verso qualunque tipo di violenza e l’amara consapevolezza che il Vietnam è in tutto il mondo: una guerra che finisce solo per ricominciare dopo qualche tempo. Dietro il pessimismo di una storia fatta solo dagli assassini sta, però, l’obbligo per tutti noi di attraversare il palcoscenico della vita nel migliore modo possibile, di riempire bene questa scatola vuota, senza perdere tempo. Ed è l’unica cosa che possiamo fare visto che la nostra esistenza, una volta cessata, non serve più a niente. Niente e così sia. [Gabriele Finauri] letteratura 17 NUMERO 8 — DICEMBRE 2007 L’angolo lettura I L D I AV O L O E L A S I G N O R I N A P RY M Immaginate un piccolo paesino sperduto tra i monti e dimenticato dal mondo, un vecchio locale pieno di grigie persone, tanti sogni chiusi in un cassetto che non aprirete mai; adesso immaginate che questa sia la vostra vita, la vostra routine quotidiana. Immaginate ora di poter cambiare tutto, immaginate di poter ottenere in un attimo ciò che avete sempre sognato, di lasciarvi indietro tutto e tutti e di ricominciare da ze- ro...ad una condizione: dovete scegliere di mettere in gioco la vita di un’altra persona! È questo il bivio che dovrà affrontare la protagonista de “Il diavolo e la signorina Prym”. Quale strada sceglierà di percorrere? Seguite pure i passi di questa storia tanto strana quanto, in fondo, comune a tutti noi. Un bellissimo viaggio spirituale firmato Paulo Cohelo. [Francesco Tordo] M O O N PA L A C E Paul Auster crea, con il suo “Moon Palace”, una moltitudine di mondi dentro i quali perdersi, seguendo le orme di un protagonista affascinante ed ambiguo. É la storia di un giovane, all’interno di una New York caotica fino ad arrivare agli immensi deserti dell’Utah, ma non si tratta di un viaggio fisico, quanto di un viaggio all’interno dell’animo umano. Infatti, la vicenda, gli eventi, diventano solo uno strumento nelle mani dello scrittore per analizzare quella che è la vita interiore del protagonista: la materia non vale nulla in confronto a ciò che può la mente umana, la materia non diviene altro che la proiezione esterna di ciò che l’animo umano rappresenta. È un continuo processo di cambiamento, un ciclo eterno di morte e rinascita, un continuo evolversi, un processo in cui, come scrive lo stesso Paul Auster “è la mente che vince sulla materia”. [Elena Sportolari] I L C O D I C E D E L Q U AT T R O Immaginate di desiderare veramente di raggiungere qualcosa; pensate che la realizzazione di questo vostro desiderio sia l’unica cosa a cui puntate nella vita e che fareste di tutto per poter superare ciò che si pone fra voi e il vostro sogno. Il vostro obbiettivo è qualcosa che vi rapisce, costruisce intorno a voi un mondo parallelo; basterebbe aprire una porta per tornare al mondo reale, ma voi non volete, non ci riuscite; la vostra realtà, ora, è questo nuovo mondo. In quest’ottica si pone Il codice del quattro, un libro di Thomason Dustin e Ian Caldwell, che pone il lettore nella stessa condizione psicologica dei protagonisti. Tom Sallivan e Paul Harris non possono smettere, pur venendo sconvolta la loro vita, di dedicarsi all’interpretazione dell’Hypnerotomachia Polyphili, un libro scritto molti secoli prima (all’epoca di Savonarola) da un personaggio ambiguo che, scrivendo in diverse lingue e nascondendo tra le righe del testo alcuni indovinelli, permette di arrivare ad un grande tesoro artistico, sottratto alla pazzia di Savonarola. Nello stesso modo il lettore non può smettere di leggere questo libro. [Serena Fagioli] Progetti 18 LA SIRINGA Da anni l’Alessi offre ai suoi studenti un laboratorio teatrale Progetto Liminalia Abbiamo intervistato Silvia e Francesco Teatro; teatro come forma d'arte, teatro come mezzo di comunicazione, teatro come nuovo modo di relazionarsi con noi stessi e con gli altri. Anche quest'anno il liceo Alessi offre ai suoi studenti l'opportunità di avvicinarsi a questo mondo tramite i corsi tenuti da Silvia Bevilacqua e Francesco Torchia. Gli studenti sono stati divisi in due gruppi, Silvia si occupa di quello composto dagli alunni del biennio, e parte del terzo, che si incontra ogni martedì dalle 14.30 alle 16.30, mentre Francesco gestisce il gruppo composto dal triennio, che si incontra ogni venerdì dalle 14.30 alle 16.30. I due esperti possono contare anche sull'aiuto delle professoresse Tommasoni e Pessoni per il primo gruppo, e Minciaroni e Regni per il secondo. Per saperne di più a proposito del progetto, abbiamo intervistato Silvia Bevilacqua. Com'è nata quest'attività? È nata nell'anno scolastico 1990/1991, già eravamo una compagnia teatrale e siamo stati contattati dal preside dell'Alessi. Abbiamo quindi dato il via al progetto. Quali sono gli obiettivi che vi siete preposti? Portare gli studenti sulla cattiva strada. No, sto scherzando. Vogliamo educare al teatro, il che non significa soltanto solcare i palcoscenici e rapire l'attenzione di tutti, ma svolgere l'intenso lavoro che c'è dietro. Teatro significa conoscere gli altri e noi stessi, essere in grado di utilizzare testi comprendendoli, coinvolgendo il corpo e la voce. Il bilancio degli anni passati? Dal mio punto di vista sono stati molto positivi, sia per come è stato svolto il lavoro, sia per i risultati ottenuti a fine anno. Qual'è stata la risposta da parte degli studenti? Eccellente, a parte alcuni problemi riguardanti il numero delle persone che non sempre era suffi- ciente. Molti ragazzi, inoltre, hanno poi proseguito recitando in compagnie più grandi al di fuori dell'ambiente scolastico. Sarà introdotta qualche novità quest'anno? Ancora è presto per dirlo, perché abbiamo appena iniziato. Naturalmente come ogni anno c'è una presenza femminile maggiore in quanto i ragazzi preferiscono occuparsi d'altro (faccia sconcertata). Perché consiglieresti questo progetto agli studenti? Beh, per tanti motivi, come gli obiettivi di cui parlavo prima. Si ha la possibilità di incontrare nuovi compagni di viaggio, di avere risultati molto diversi rispetto a quelli scolastici, dove molte parti di noi stessi restano imprigionate nello zaino, invece a teatro c'è la possibilità di scoprire una nuova parte di sé, più vicina all'interiorità. Tiriamo fuori sentimenti ed emozioni che tra i banchi restano magari un pò nascosti. Inoltre teatro significa anche imparare ad utilizzare in modo corretto il linguaggio, a guardare gli altri negli occhi e ad avere una visione diversa del proprio corpo. [Francesca Gargaglia, Federica Uccello, Elena Sportolari] Pensieri 19 NUMERO 8 — DICEMBRE 2007 Riflessioni raccolte dai blog nella rete Avere diciotto anni... Delusione, frustrazione, inadeguatezza. Secondo gli psicologi queste parole rappresentano perfettamente l'interiorità della nostra generazione. Ma noi siamo semplicemente questo? Essere adolescenti si limita veramente a ciò? Noi crediamo di no. Crediamo che essere adolescenti significhi avere piccoli e grandi problemi. Quelli che poi, inevitabilmente, dobbiamo affrontare ogni giorno; uno dei primi è proprio la scuola. Continuamente incontriamo persone diverse da noi e questi rapporti ci portano a mettere in discussione la nostra personalità, tanto da giungere inevitabilmente a dei conflitti, con noi stessi e con gli altri, proprio quelli che ci portano a crescere. È questo ciò che ci fa paura: crescere. Ci sentiamo invincibili, forse immortali. Come se niente possa esserci strappato via. Poi a volte il mondo ci cade addosso, perché capiamo che ciò che può sfuggirci dalle mani è la vita stessa; non c'è rimedio, non c'è uscita. Una porta chiusa. Non esiste nessuna formula matematica che possa ridarci qualcuno. A 18 anni senti di poter spaccare il mondo, ti svegli una mattina con la certezza di poter affrontare ogni situazione contraria come una sfida e di poterla vincere. Ma adolescenza significa anche aggrapparsi a delle persone e vivere per loro, sapendo che prima o poi ti tradiranno. Significa andare avanti per la propria strada per poi girarsi un attimo e, all’improvviso, capire di aver perso tutto. Non sappiamo cosa ci riserverà il futuro, ma una certezza c’è: qualsiasi cosa succederà, ovunque andremo, ci sono cose, momenti, emozioni, profumi, sguardi, sapori, che non dimenticheremo mai! Qualunque cosa accada, rimarranno per sempre custoditi nel nostro cuore, quasi con egoismo. L’adolescente è alla ricerca di un’isola di speranza in questo mare di uniformità. Ha bisogno di ponti su cui contare, di persone su sui fare affidamento. Ma, quando quei pilastri verranno meno, sarà arrivato il momento di lottare… Lottare, per quel piccolo frammento di speranza, per quell’accenno di sorriso che ci illumina il viso quando ci svegliamo una mattina e capiamo di avercela fatta. Lottare per la musica, la nostra, quella che ci accompagna sempre; perché le canzoni in fondo non ci tradiranno mai. Le persone possono farlo, persino chi c’è le dedica, ma loro no, le canzoni che per te hanno voluto dire qualcosa le troverai sempre lì, pronte a farti rivivere quelle emozioni. La verità è che abbiamo un grosso vuoto dentro e questa consapevolezza spesso fa male. L’unica medicina? Vivere; anche se a volte ci sembra tutto che nella vita piova, che sia tutto nero. Un po’ come se fossero una serie di ostacoli, quelli che ogni giorno ci tormentano impedendoci di ve- dere il sole. È dura accettare una giornata grigia. È dura vivere. Ma, spesso, c’è una cosa che non facciamo mai: durante il tragitto non ci voltiamo mai indietro a chi c’è. Continuiamo a correre, incuranti del nostro passato e delle persone che ne hanno fatto parte. E poi c’è l’amore. L’amore in tutte le sue forme, in tutte le sue sfaccettature. Ti accorgi di amare quando una persona ti entra nell’anima provocando il dolore più dolce che tu abbia mai provato. Allo stesso tempo, però, avremo paura… paura di far entrare qualcun altro nella nostra vita, di donare a qualcuno il nostro cuore su un piatto d’argento; paura di dare fiducia… per paura di essere pugnalati. Quando ciò accade, subentra quel senso di vuoto. Quello che poi provoca i crampi allo stomaco. No, non è delusione, non è fame, è rabbia. Allora, forse, non è più così vuoto. L’unica differenza fra noi adolescenti e gli altri è che noi viviamo di emozioni… noi siamo emozioni. Forse un giorno ci sveglieremo e non avremo più paura di sbagliare, di avere battaglie da vincere. Magari ci accorgeremo che quello che abbiamo per una volta ci basta. Che quello che abbiamo costruito, può essere veramente la nostra felicità. [Francesca Gargaglia, Federica Uccello] Scrivete alla nostra redazione [email protected] Poe∫ia 20 LA SIRINGA Parole… pensieri... Perchè 'n pens n'att che n' se 'n puntino? Perchè 'n pens n'att che n' se 'n puntino, quand che girando in su la luna attorno, fass'il di notte o a la prim or del giorno, lancian' de li occhi a tutte parti il mondo. Fecìl d'Ariosto 'l vecchi'Astolfo in luna, ch'al suo di ricercar puntino il lume, fecesi n'inventòr di tant'acume. Ma già di brutt'antico era coperto e piume, di chi immolossi in ciel tra tutte bave e spume. Ché vecchia e sdetta l'idea già era matta, già risentita, già rifatta e sfatta; e 'ntanto quel puntin, Pantagruel di latta, puntin se n' resta, e, puntin, se n' gì. [Gianluca Perosino] Paura Fuochi, sangue, violenza e demenza... non posso non essere percorso da un brivido. Sono spaventato da quello che succede per le strade: il malcontento e l'ignoranza nuovamente incanalate dall'altro. Pensate di essere furbi, pensate di essere forti… siete solo pedine. Possibile che non capiate che fate il loro interesse e che i veri problemi non sono quelli che vi propinano 24 ore al giorno? Sono un sognatore, il sognatore di John Lennon... illuso. Pretendo ancora che la storia insegni qualcosa. Quando l'irruenza irrazionale nel distruggere è più grande del desiderio di costruire alla luce di ideali personali e frutto della propria esperienza di vita, sono le idee di pochi str***i ad avere il sopravvento. E mentre loro si godranno la scena, sarete voi a versare il sangue a ritmo di slogan e motti di cui vi illudete di comprendere il significato. [Dario Biscarini] Profumo (dedicato a ed ispirato da C Baudelaire) Navigando nelle piaghe profonde della mia anima, affondando negli abissi oscuri del mio io... giunge al mio naso, come una freccia che trafigge il petto, gelido come i brividi del mistero, forte come l'acquavite, atroce come la tortura e immortale come l'amore; un profumo di veleno. La Morte l'ha partorito e la vita è la sua tomba, giace sepolto nel nostro spirito e nessun Dio, nessuno sciamano, nessun alchimista, può risvegliarlo dal suo sonno. Solo l'Odio, che lo fa bollire, è capace di far salire la sua essenza, il suo vapore, il suo profumo... profumo di veleno. [F.F.] Vorrei in un ventoso pomeriggio di novembre trovarmi in un parco colorato dalle foglie che danzando cadono dagli alberi, colori che si perdono nel cielo grigio. Essere lì, sola, con una gonna mossa dai respiri degli spiriti che mi circondano, con i miei ricordi impressi in fogli, ricordi stampati lì e cancellati dalla mente. E con un fiammifero dare fuoco a una di quelle emozioni e lasciare che il vento dolcemente porti via con sé quella cenere impregnata di vita, lacrime, sorrisi e sguardi, parole, promesse, sudore, urla… amore. Lasciarli andare per sempre e ritrovarmi la mente sgombra dai fantasmi del passato che tuttora infestano il mio presente. [S.M.] Giochi 21 NUMERO 8 — DICEMBRE 2007 Sudoku... Sudoku è facile da imparare. Per risolvere lo schema inserisci i numeri nelle celle in modo tale che in ogni colonna, riga, box 3x3 ogni numero compaia una sola volta. Mettiti alla prova... Facile DIfficile Kakuro ha delle regole semplici ed è facile da imparare a giocare e come tutti i giochi di logica e non legati al linguaggio stanno seguendo il successo mondiale che ha riscosso il Sudoku. Kakuro è un “cruciverba coi numeri”. Si gioca allo stesso modo, con la differenza che al posto delle parole ci sono dei numeri. I numeri nei cerchietti sono come le definizioni, e i blocchi di caselle come le parole. Come nei cruciverba, per risolvere un kakuro bisogna continuamente incrociare verticali e orizzontali. Le regole per giocare a Kakuro sono semplicissime: bisogna riempire i quadrati con numeri da 1 a 9 in modo che la somma di ogni settore orizzontale dia il numero nel cerchio sulla sua sinistra e la somma di ogni settore verticale sia uguale al numero nel cerchietto in alto. Ricordati che un numero può essere utilizzato nello stesso settore solo una volta. ...Kakuro Ipse dixit Critiche? Errori? Consigli? Articoli? Scriveteci a [email protected] Chiama, chiama, chiama, alla fine se rompe la liana. Meglio essere sei volte campione del mondo di surf che inventare la bomba atomica. Prof: “XXX don't speak!” Alunno: “Prof, ma io stavo solo a ride, non ho detto niente! ”. Al professor S., alla Gabry, a Gino, a suor Germana, alla dieta mediterranea, al Tibe, alla polaroid, al ragazzo con la gonna, alle sorelle di Bismark, al Piccia, al Cikkin’s, alla new English grammar by Pero, ai fasulli esametri, al búcolicámenté, al “è un po’ prolisso!”, a De Meis vibrante, alla patente del Bisca, alla macchina del Capro, alla gomma sui pantaloni e sul sedile della macchina, all’affogato al triplo cioccolato, ai pomeriggi ad impaginare in caserma, al sole che splende, alla legge morale, alla smascellata, ai portatili del Capro e del Pero, a Mortal Kombat, all’analfabetismo di ritorno, alle virgole lasciate, alla batteria scarica, alle cialde della mamma, a Praga by night, ai ritardi all’entrata, al “Ti voglio aiutare…4!”, ai tir che ci tagliano la strada alle rotonde, alle seghe mentali, alla corsa per la consegna e a tutti quelli che ci hanno dato una mano (Antonello e Gianluca)… ed anche all’esaurimento nervoso. Thanks Sul computer c'ho messo pure una busta (cartella). Anche i santi mangiano i fagioli. Prof: “sei migliorato rispetto all'anno scorso...hai fatto due ragionamenti giusti!”. Se la gallina non faceva le uova allora era un bue. Ora vedete che il vostro compagno è uno struzzo carmelitano. Scusate tanto, ma è un modo di ragionare un pochino a pera. Al bidello: “Abbia pazienza, quando bussa deve aspettare un momentino… potevo essere in mutande!”. L'acqua bolle a 90°! le cose lunghe diventano serpente. Azzecca l'oceano sennò semo a bestia. Tanto io so piccola, entro dappertutto. È un po' stortignaccolo. LA REDAZIONE Rispetto all'anno scorso XXX migliorato. Prima non seguiva...adesso dorme! Direttore: Leonardo Caproni Designer: Marco Giampaolo Supervisione: Giada Binella, Massimiliano Viscardi Collaboratori: Dario Biscarini, Lisa Cardellini, Chiara Chiurla, Andrea De Meis, Serena Fagioli, Paolo Filippucci, Gabriele Finauri, Francesca Gargaglia, Sara Madotto, Gianluca Perosino, Agnese Piselli, Elena Sportolari, Francesco Tordo, Federica Uccello, Massimiliano Viscardi. OGNUNO È RESPONSABILE DEL PROPRIO ARTICOLO. IL GIORNALINO È STATO REALIZZATO SENZA SCOPO DI LUCRO. OGNI RIFERIMENTO A FATTI E PERSONE È PURAMENTE CASUALE.