La Siringa 08 - Liceo Scientifico Galeazzo Alessi

Transcript

La Siringa 08 - Liceo Scientifico Galeazzo Alessi
«It is only shallow people who do not judge by appearances» [O. Wilde]
Numero 8 — Dicembre 2007
L A
S I R I N G A
IL GIORNALINO DEGLI STUDENTI — LICEO SCIENTIFICO “G.ALESSI” — PERUGIA
L A S I R I N G A È TO R N ATA !
Rubriche:
Alessi
2
attualità
4
scienze
6
curiosità
10
musica
12
informatica 15
Dopo un anno di pausa, la Siringa è
tornata e vuole essere ancora la voce
degli studenti del nostro Liceo. A
questo numero hanno contribuito
solo studenti del triennio, ma ci auguriamo una più larga adesione da
parte di tutti. Come avrete modo di
notare, quest'anno la Siringa vuol
proporre nuovi spunti e nuove idee.
La prima novità è la veste grafica,
che vuole riflettere nel modo più e-
vidente la nostra esigenza di innovazione. È chiaro che dietro la nuova
estetica abbiamo mantenuto costante il nostro interesse per gli ambiti
più vari. Inoltre ci mostriamo aperti
a qualsiasi tipo di suggerimento da
parte di tutti voi lettori, convinti che
la vostra collaborazione sarà un contributo necessario per i prossimi numeri della Siringa.
La Redazione
L A PA R O L A A L
NUOVO PRESIDE
Avreste mai pensato di avere un preside privo di licenza elementare?
Sembra strano, ma è così!
Vi proponiamo l’intervista al nostro
nuovo preside, di cui potrete conoscere l’aspetto scolastico e quello
personale, che è certamente meno
noto…
Continua a pagina 2
letteratura
16
progetti
18
pensieri
19
poesia
20
giochi
21 I N O S T R I A U G U R I . . .
Buon Natale e
Felice Anno Nuovo
dalla redazione!
Un particolare saluto dal nostro giornalino va alla professoressa Serafini,
che lascia la vicepresidenza del nostro liceo per un’attività di studio e ricerca presso l’associazione per l’insegnamento della fisica; e questo fa onore alla nostra scuola.
Facciamo i nostri migliori auguri al professor Tiberini e alla professoressa
Crisafi, che subentrano a metà anno.
Ale∫∫i
2
LA SIRINGA
Prof. Alberto Stella...
Ecco l’intervista al nostro nuovo preside
Nome? Alberto Stella
Eta? 55
Carriera scolastica?
Mi sono diplomato nel 1969 al liceo
classico “Mariotti” a 17 anni, anzitutto perché sono nato in agosto, poi perché ho
saltato la 5a elementare, dando in 4a l’esame di
ingresso alla scuola media.
Voto d’uscita?
50/60 e sono stato fortunato perché quell’anno
era stata approvata una riforma che rendeva la
maturità più facile…
Università?
Storia e Filosofia insieme ai docenti Tiberini e Romanelli.
Il filosofo preferito?
Indubbiamente Kant, perché in lui c’è tutto; all’aridità del testo corrisponde un’umanità eccezionale, che ci dà suggerimenti che a distanza di 200
anni sono ancora vivi e validi.
Ha hobby particolari?
Mi piace fare passeggiate fuori città e leggere, soprattutto letture filosofiche e religiose.
Interessante…
Non perché io sia religioso, ma piuttosto credo che
all’interno ci sia un messaggio da capire.
Ultimo libro letto?
“La vendetta è la memoria” di Mengaldo, è una
ricostruzione dei memoriali nei campi di concentramento.
Film preferito?
Non seguo particolarmente il cinema, ma un film
che ho apprezzato è “’900” di Bertolucci.
Come è cominciata la sua carriera lavorativa?
Dopo la laurea sono stato precario per un lungo
periodo a causa di un concorso di filosofia durato
sette anni, durante i quali non ho potuto lavorare
come insegnante di ruolo. Successivamente per
cinque anni ho insegnato filosofia e psicologia all’
ITIS di Gubbio; sono stato vice preside per un anno
all’istituto “Pieralli”; infine preside per quindici
anni al “Giordano Bruno”.
Quali sono state le esperienze più importanti
per la sua vita?
Principalmente due. La prima è stata la mia partecipazione attiva nel sindacato della scuola, esperienza che mi ha permesso di venire a contatto
con scuole e ambienti diversi. In secondo luogo
come segretario dell’IRRSAE (Istituto Regionale
Ricerca Sperimentazione e Aggiornamento Educativo).
Ora parliamo del presente. Qual è stata la sua
prima impressione entrando in questo liceo?
Innanzitutto puntualizzo che venire qua è stata
una mia scelta. La mia prima impressione è stata
positiva, anche per il basso numero di bocciati.
L’aspetto negativo è la struttura dell’edificio da
me non condivisa e l’aspetto di alcuni ambienti.
Quali sono esattamente le problematiche più
urgenti da risolvere?
La questione su cui stiamo lavorando ora è come
rendere più agevoli le comunicazioni con la succursale: abbiamo già trasferito un laboratorio di
informatica al “Capitini”, e progettiamo di avere
in sede, dopo Natale, un laboratorio informatico e
linguistico più avanzato. Inoltre dal cinque novembre è attivo il nuovo sito con l’obbiettivo di migliorare le comunicazioni con le famiglie, inserendoci
le novità della nostra vita scolastica.
È ancora aperto un vivo dibattito sulla riforma
Fioroni. Lei che ne pensa?
Penso che un intervento era necessario ma forse
non è questo il sistema migliore. Basterebbe prendere come esempio le realtà estere. Sono poco
favorevole agli esami di riparazione a settembre
perché privano gli studenti e gli insegnanti del diritto al riposo estivo. Inoltre non so quanto sia positivo affidare i corsi di recupero a docenti sconosciuti. Ritengo che la soluzione migliore potrebbe
essere stabilire un tempo medio nel corso dell’anno scolastico entro il quale sanare il debito. Infine
penso che sia assolutamente giusto valorizzare gli
studenti che rappresentano le eccellenze, al fine
di superare l’appiattimento degli alunni.
Se vuole dire qualcosa agli alunni questo è il momento giusto.
Prima di tutto vorrei scusarmi poiché mi ero imposto di sfruttare un’ora al giorno per venirvi a trovare nelle classi, ma ulteriori impegni mi trattengono in ufficio. Anche se vedete la porta chiusa
venite a trovarmi , per ogni esigenza, la porta è in
realtà sempre aperta, perché ritengo che l’insegnamento non passa solo dai libri o dai fogli delle
circolari, ma soprattutto dai rapporti umani.
[Giada Binella, Chiara Chiurla, Agnese Piselli]
Ale∫∫i
3
NUMERO 8 — DICEMBRE 2007
Direttamente da Ministero dell’Istruzione
Il decreto mandato alla Corte dei Conti in data 03/10/07 e incluso nella Finanziaria 2008
La Redazione ha deciso di pubblicare rimanderà la decisione di promuoalcuni punti del decreto a scopo in- verli a dopo il 31 agosto, quando ci
sarà la verifica finale del superaformativo.
mento dei debiti.
Le scuole dovranno organizzare, subito dopo gli scrutini intermedi, in- Dopo lo scrutinio finale la scuola
terventi didattico-educativi di recu- organizzerà ulteriori corsi di recupepero per gli studenti che abbiano ro, che si terranno durante l’estate,
per gli studenti che non hanno ottepresentato insufficienze.
nuto la sufficienza in una o più disciI Consigli di classe decideranno come
pline.
organizzare i corsi di recupero, che
potranno essere tenuti dagli inse- Entro il 31 agosto di ogni anno si
gnanti della scuola o con la collabo- dovranno concludere le iniziative di
recupero e subito dopo, ma non olrazione di soggetti esterni.
tre la data di inizio delle lezioni delDopo i corsi di recupero, che si terl’anno successivo, si effettueranno
ranno nel corso dell’anno scolastico,
le verifiche finali sulla base delle
gli studenti dovranno affrontare delquali si conclude lo scrutinio con il
le verifiche intermedie per dimogiudizio definitivo: promozione o
strare di aver superato il debito.
bocciatura. All’inizio delle lezioni
Alla fine dell’anno scolastico, il Con- tutti entreranno in classe senza desiglio di classe avviserà le famiglie biti e i docenti potranno sviluppare
degli studenti che prenderanno voti il programma dell’anno regolarmeninsufficienti in una o più materie, e te.
I genitori potranno decidere se far
seguire ai propri figli i corsi di recupero, sia quelli intermedi che quelli
estivi, oppure se avvalersi di altre
modalità di recupero comunicandolo
sempre alla scuola. Anche in quest’ultimo caso i docenti della classe
mantengono la responsabilità didattica nell’individuare la natura delle
carenze, nell’indicare gli obiettivi
del recupero e nel verificare l’esito.
L’importante è che alla fine i ragazzi passino le verifiche e dimostrino
quindi di aver superato il debito
(art.3).
Per i candidati all’esame di maturità
per quest’anno si continuano ad applicare le disposizioni vigenti.
Alla fine del terz’ultimo e del penultimo anno di corso agli studenti che
supereranno la verifica finale saranno attribuiti crediti scolastici.
Chi ci rappresenta...
Continua a pagina 14
in luogo da definire), con cadenza di circa due mesi. D'attualità e d'interesse saranno gli argomenti
Un saluto a tutti i lettori del nostro sempre più im- trattati; verranno convocati anche esperti eccelportante giornalino!..al quale vorrei rubare un pic- lentemente preparati in materia.
colo spazio per presentarmi; sono Federico GiulietCome seconda cosa c’è l’introduzione dei “giorni di
ti, rappresentante d’istituto per quest’anno, freflessibilità” che, per coloro non lo sapessero, sono
a
quento la classe 5 G e in questi anni all’Alessi, ho
delle giornate autogestite, nelle quali vengono
sempre desiderato muovermi attivamente per rensvolte diverse attività come il recupero mirato di
dere la vita scolastica di noi studenti il più piacealcune materie,cineforum o meeting con personale
vole possibile. Grazie a le quasi trecento persone
qualificato approfondire argomenti vari (sono grache mi hanno votato ora posso farlo e, in questi
diti suggerimenti). Inoltre, il mio impegno sarà volmiei ultimi nove mesi di scuola, mi impegnerò fino
to anche alla realizzazione di un’aula autogestita,
in fondo per realizzare tutte le promesse da noi
dove poter far affluire tutti i ragazzi che non fanno
(con “noi” intendo i componenti della Specialista)
religione o che rimangono a scuola il pomeriggio. In
fatte nel programma elettorale.
questo spazio verranno messi a nostra disposizione
Federico Giulietti
In particolare io curerò tre aspetti molto importanti che sono: l’organizzazione delle assemblee d’istituto, che ,d’accordo col preside, saranno divise
per classi (tranne una che è prevista tutti assieme
anche dei computer. Per concludere vi ricordo il
nostro indirizzo e-mail [email protected] per qualsiasi domanda,suggerimento
o contestazione... contattateci!
attualità
4
LA SIRINGA
Dov’è andato a finire Grillo?
Eravamo rimasti all’8 settembre… sembrava che qualcosa dovesse cambiare...
“Una via di mezzo tra il D-day
dello sbarco in Normandia e V come vendetta. Si terrà sabato 8
Settembre nelle piazze d'Italia,
per ricordare che dal 1943 non è
cambiato niente. Ieri il re in fuga
e la nazione allo sbando, oggi politici blindati nei palazzi immersi
in problemi “culturali”. Il V-day
sarà un giorno d'informazione e di
partecipazione popolare ”, queste
le parole con cui Beppe Grillo,
l'organizzatore commenta l'evento.
8 Settembre 2007: le piazze d'Italia sono stracolme, la gente ha
raccolto l'invito a scendere in
piazza per firmare una legge d'iniziativa popolare; tre sono i punti:
no alla candidatura in parlamento
di cittadini condannati in via definitiva o in primo e secondo grado;
no all'elezione di membri del parlamento per non più di due legislature; no ai parlamentari scelti
dai segretari di partito, ma si
chiedono elezioni dove si possa
esprimere la preferenza diretta.
300.000 firme hanno riempito tutti i moduli della petizione dopo
poche ore dall'inizio della manifestazione; l'adesione è stata molto
più ampia (alcune stime parlano
di oltre un milione di persone).
Dalla piazza centrale di Bologna
Grillo ha lanciato la sua crociata
dell'anti-politica. Al centro del
dibattito l'eccessivo costo e la
scarsa moralità della politica italiana.
Oggi, a più di tre mesi da quell'evento, i mezzi d'informazione
(telegiornali e giornali) non parla-
no più di tutte le problematiche e
le istanze che sono state raccolte
dal basso.
Il clima che si avverte in questo
periodo in Italia è di completa
sfiducia nei confronti della classecasta politica (quasi a prescindere); in molti si interrogano; altri,
come Grillo, se ne fanno portavoce, sollevando grida e spirito di
partecipazione; il rischio però è
quello di ridurre le tante facce
della disaffezione verso la politica
ad un “vaf*****lo urbi et orbi”.
Da tutte le giustificate critiche
del comico genovese non arriva
nessun suggerimento propositivo...c'è però un evidente appello
allo spirito civico e al buonsenso
dei cittadini, ma soprattutto della
politica. [Leonardo Caproni]
Perugia città aperta...
La stampa sa rispondere ai gusti dell’opinione pubblica
L’Ibiza d’Italia. Cerchi sballo, droga, sesso? Vieni a
Perugia, c’è di tutto e di più.
Venti giorni dopo l’omicidio di Meredith Kercher è
questa l’immagine del nostro capoluogo che emerge
dai mass-media. Sono bastate qualche analisi della
polizia scientifica, una o due relazioni di periti, qualche pezzo di puzzle che non si incastra, ed ecco che
una città mediamente tranquilla, di quelle che di
solito passano “inosservate”, è diventata il palcoscenico su cui si sta inscenando l’ennesimo caso irrisolto: insomma, un giallo d’Italia. Certo, una giovane
vita innocente è stata troncata senza ragioni, in modo orribile e ingiusto. L’ennesima vittima di una società dove i colpevoli sono sempre gli ultimi a pagare. Se poi si pensa che si tratta di un'universitaria, da
poco in Italia, che magari frequentava giri “poco
chiari” agli inquirenti, cosa potrebbe allettare di più
giornalisti e l'opinione pubblica di un caso che spazia
tra traffico di droga, deposizioni contrastanti e probabile violenza sessuale? Nulla. Perché questi sono
tutti gli ingredienti necessari per ottenere un cocktail ad effetto. Di quelli che tirano e ti spingono a
volerne sempre di più. Di quelli che tra la gente comune spopolano. Di quelli che oggi sono diventati
indispensabili.
I giornalisti, le radio, le TV lo sanno e se ne approfittano. Qualche esempio? Ve ne sono troppi, purtroppo. E il copione si ripete. Mamma Franzoni a Cogne.
Innocente? Colpevole? Non si sa. Ma in fondo non importa. Roberto Stasi e Chiara Poggi. Un cadavere e
attualità
5
un ragazzo, che per alcuni è un fidanzato modello
distrutto dal dolore, per altri un crudele e spietato
assassino. La strage di Erba. I “protagonisti” sterminano un’intera famiglia, e poi? Ovviamente si dichiarano innocenti. Come definirli? Lampi di pazzia? Lucidi delitti pianificati da menti malate? Le opinioni sono tante, contraddittorie e, alla fine, non giungono a
nessuna conclusione che non sia quella di creare nella mente delle persone pregiudizi.
Come nel caso dell’omicidio di Perugia. Certo, irrilevante per le statistiche, ma che è riuscito, all’improvviso ed inaspettatamente, a mettere in dubbio
l’equilibrio di una città, a comprometterne l’immagine. Un’immagine che si è dissolta in tanti coriandoli
argentati ed è stata spazzata via da un gelido soffio
di vento di Corso Vannucci. Una tra le più prestigiose
università d’Italia si è scoperta essere in realtà base
organizzata di traffico di sostanze stupefacenti, tenuto, ovviamente dagli studenti stranieri, che di sicuro, pensano a tutto fuorché alla loro istruzione. È
un dato di fatto, a Perugia la componente “studenti”
è parte integrante della comunità. Ma questo non è
forse un bene? Tutti noi “perugini” abbiamo occasione di arricchirci venendo a contatto con abitudini,
idee, culture diverse; ma soprattutto possiamo metterci a confronto con persone motivate, che hanno
voglia di migliorare, imparare, studiare, anche a costo di allontanarsi da casa e amici. E invece? Beh,
invece, ci troviamo catapultati in una realtà distorta,
assetata di scandalo, dove troppo spesso si fa “di
tutta l’erba un fascio” tanto per avere qualcosa su
cui sparlare. Infatti è così che ora Perugia non solo è
sede onoraria dei giri di droga, ma anche culla di divertimenti estremi, sballi, “seratine”…
Sarà per questo che è annoverata tra le città più vivibili d’Italia? A questo punto il dubbio sorge. E in un
attimo non si sente più parlare di “cuore verde d'Italia”, di “città in cui storia antica e tecnologia moderna si mescolano”. Tutto svanisce.
Perché, d'altronde, sono solo le cose negative quelle
che si ricordano con facilità: gli scandali, gli omicidi,
i rapimenti, le ingiustizie. Solo attraverso questi fatti
si giunge alla ribalta, sotto le luci dei riflettori. Ma il
prezzo da pagare è molto alto. Compromettere in
pochi giorni secoli di prestigiosa tradizione. Vedere
dipinta sul volto di chi ci ascolta una smorfia quasi di
compassione mista a paura e disgusto, mentre ripen-
NUMERO 8 — DICEMBRE 2007
sa ai flash che i telegiornali lasciano intravedere sulla vita nella nostra città.
Ha senso tutto ciò? Ma soprattutto, perché accade?
Forse è colpa della nostra società, che non si accontenta più di storie “semplici”. Non bastano. Su ogni
fatto devono essere ricamate mille trame e sotterfugi, secondi scopi. Tutto deve essere portato all'estremo, oppure non interessa. La cosa più triste è che
ormai non ci si ferma davanti a nulla. Nemmeno al
dolore di una famiglia che non solo ha perso il figlio
diciottenne in un incidente di motorino, ma deve
anche sopportare di sentirselo descrivere come “uno
dei tanti sballati del sabato sera, che, di sicuro, tornava a casa dopo aver passato la notte a bere e fumare, ed ha accelerato, finendo sotto una macchina,
solo per farsi ammirare dagli amici”. Che l'incidente
sia avvenuto a trenta all'ora verso le undici di un sabato dopo una pizza con gli amici è irrilevante.
Irrilevante finché poi non ti capita. E allora cominci
a riflettere e pensi: “Perché ci remiamo contro? Cosa
ci si guadagna a gettare fango sul mondo in cui viviamo? Quelli che poi dovranno prendere gli stracci e
ripulire non siamo altri che noi!”.
Anche dopo Amanda Knox, Lumumba e Raffaele Sollecito, Perugia è rimasta la stessa città; abbastanza
tranquilla e sicura, con i suoi problemi come ve ne
sono ovunque, ma anche con i suoi cittadini che credono che migliorare è possibile, e che per questo si
impegnano per risolverli.
Resta però un interrogativo: per quanto tempo ancora questo episodio continuerà ad offuscare il nome
della nostra città agli occhi dell'opinione pubblica?
Tempo indeterminato. O meglio: finché non accadrà
qualcosa di più eclatante, drammatico, macabro.
Allora le troup di mezzo mondo se ne andranno dal
centro storico, la foto di Meredith scomparirà dalle
prime pagine di tutti i giornali e il fatto sarà gettato
nel dimenticatoio. Allora Perugia “tornerà” a essere
“tranquilla” e in punta di piedi se ne uscirà di scena.
Stanca, affaticata, ferita, ma tirando un sospiro di
sollievo, perché ancora una volta ne è uscita “viva”.
E a noi? Non resta altro da fare che incrociare le dita, sperando che il prossimo caso si verifichi il più
lontano possibile dalla nostra città, dai nostri interessi, ma soprattutto dal nostro cuore.
[Lisa Cardellini]
∫cienze
6
LA SIRINGA
Ecco a chi dobbiamo la classificazione dei viventi
L’uomo dei nomi
A trecento anni dalla nascita di Linneo,
Stoccolma celebra il suo anniversario
Ci sono persone che, con la loro vita e le loro opere, lasciano una traccia indelebile del loro passaggio , segnando la storia. Sicuramente Carlo Linneo
è una di queste. Infatti grazie a questo scienziato
svedese, quella che in italiano chiamiamo
“rondine”, in inglese “barn swallow”, in francese
“hirondelle rustique”, in tedesco “rauchschwalbe”, in svedese “landsvale” (e si potrebbe proseguire!) possiede anche un nome scientifico riconosciuto in tutto il mondo : “hirundo rustica”.
Nato nel 1707 a Rashult, Carl von Linné, intraprese la carriera di botanico, naturalista, medico,
maestro e letterato. Un uomo dalle mille risorse,
che si inserisce perfettamente nel contesto storico e culturale del Settecento. Secolo dei cavalieri
in parrucca e farsetto e degli svenevoli minuetti,
ma anche scenario dell’empirismo di Locke, di
Voltaire, degli enciclopedisti e dello scetticismo
di Hume.
Proprio a forte necessità di generalizzare, di trovare leggi e teorie per sostituire gli antichi sistemi
organici, ormai inadeguati, risponde tramite la
sua grande abilità di classificazione Carlo Linneo.
Nel corso della sua vita riuscì a descrivere 9000
specie di piante e 4400 di animali, tra cui 828
molluschi, 2100 insetti e 477 pesci), basti pensare
che sul suo lavoro si basavano molte delle attuali
conoscenze in campo naturalistico. Nella sua
“Opera Magna”, “Systema Naturae”, pubblicato
nel 1758, egli si pone come obbiettivo una classificazione “artificiale” dei viventi, che realizza
basandosi su caratteri esterni ed evidenti di questi ultimi, come ad esempio la disposizione dei
denti nei mammiferi, delle pinne nei pesci o il
tipo di becco e zampe negli uccelli. Raggruppa
così organismi che hanno almeno un carattere comune, facilmente visibile, pur differendo tra loro
per altri particolari. Questo metodo si affianca
poi all’ideazione della Nomenclatura Binomia,
merito dello stesso scienziato. Secondo il sistema
binomio, il nome scientifico di un organismo è costituito da due parti: il primo (nomen genericum)
si riferisce al genere di appartenenza dell’organismo, il secondo (nomen triviale) è un epiteto de-
scrittivo
che
caratterizza
e
distingue
una
determinata
specie dalle altre che appartengono a quel
genere. L’importanza di questo sistema deriva
quindi principalmente dalla sua semplicità e dal
suo uso esteso: lo stesso nome è valido in tutte le
lingue evitando le possibili difficoltà di transizione, e inoltre, tale metodo, può essere adottato
in botanica così come in zoologia e batteriologia.
In definitiva Carlo Linneo è un esempio ancora
attuale di come la scienza e la logica, mescolate
con un pizzico d’ingegno, possono risolvere molti
problemi, abbattendo perfino barriere imponenti
come la lingua.
Forse dovremmo anche noi prendere esempio da
chi, come lui, invece che limitarsi ad accettare le
cose come sono, si è impegnato per cambiarle. Di
sicuro ne trarremmo non pochi vantaggi… non solo
nel campo scientifico. [Lisa Cardellini]
Stoccolma celebra Linneo (a cura di M. Viscardi)
–
“Linneo, lo scrittore di lettere”. La figura di
Linneo emergente dal corpus delle sue epistole.
Museo della Posta (Postmuseet). Fino al 14
gennaio 2008.
–
“Da Linneo al DNA”. Il contributo di Linneo nel
campo
della
diversità
classificazione
scientifica.
biologica
Museo
e
di
della
Storia
Naturale (Naturhistoriska Riksmuseet). Dal 13
marzo 2007.
–
“Caos
von
Linné”.
L’intimo legame tra
arte e scienza. Museo
di Antichità Nazionali.
Dal 7 giugno al 21
settembre 2008.
E tanti altri appuntamenti
da non perdere...
∫cienze
7
NUMERO 8 — DICEMBRE 2007
La Teoria del Tutto sognata da Einstein forse non è più una chimera
«Dio non suona violini»
Da un’intuizione di Veneziano è nata la teoria delle stringhe, capace
di accordare l’infinitamente grande con l’infinitamente piccolo
«Devo sembrare uno struzzo che
seppellisce la testa nella sabbia
relativistica per non far fronte
ai quanti demoniaci». Sono parole del grande fisico Albert Einstein (1879-1955), che rimase
sempre scettico nei confronti
della meccanica quantistica per
il suo probabilismo. È celebre la
risposta che diede al danese
Niels Bohr (1885-1962): «God
does not play dice».
Negli ultimi anni della sua vita
trascorsi a Princeton, Einstein si
dedicò alla ricerca della cosiddetta Teoria del Tutto, che
avrebbe permesso di unificare la
relatività generale, da lui fondata, e la meccanica quantistica,
fondata da Max Planck (18581947), per fornire una descrizione unitaria dei fenomeni naturali. La principale difficoltà nell’accordare le due teorie consisteva nel fatto che la prima riguardava il mondo macroscopico
(stelle, galassie, etc.), la seconda, invece, quello microscopico
(molecole, atomi, particelle subatomiche, etc.). Il tentativo di
Einstein, però, non ebbe successo.
A mezzo secolo dalla pubblicazione della teoria della relatività generale (1919) un nuovo scenario si apre per la scienza: il
fisico Gabriele Veneziano, ricercatore presso il Cern di Ginevra,
osserva che i dati sperimentali
sull’interazione nucleare forte si
accordano bene alla funzione
Beta, inventata dal matematico
svizzero Eulero (1707-1783) per
descrivere particolari curve geometriche. È la svolta. Dall’intui-
zione iniziale nasce una nuova
teoria basata su una concezione
delle particelle elementari totalmente diversa da quella del
vecchio Modello Standard: non
più particelle puntiformi alla
base della materia, ma piccolissime corde (in inglese strings)
vibranti.
Le corde sono entità unidimensionali: fili di spessore nullo e di
lunghezza non inferiore alla lunghezza di Planck, oltre la quale
la teoria perde il suo significato
fisico. Paragonare tale lunghezza alle dimensioni umane è un
po’ come rapportare il diametro
di un nucleo atomico a quello
della Via Lattea. Come le corde
di un violino, le stringhe sono
tese (ovviamente con forze estremamente grandi) e vibrano.
Come un violino può produrre
note diverse secondo la tensione
delle corde, così le stringhe
danno origine a tutte le particelle elementari dell’Universo.
I vantaggi della nuova teoria sono notevoli. Prima di tutto permette di ordinare il «grande zoo
delle particelle» (Veneziano),
che sono considerate come prodotti diversi della vibrazione di
una medesima corda. Inoltre
riesce a fornire un quadro unitario di tutte e quattro le interazioni fondamentali: quella nucleare forte, quella debole,
quella elettromagnetica e quella
gravitazionale. Ovviamente non
manca il rovescio della medaglia. La teoria delle stringhe
prevede un numero ben preciso
di dimensioni dell’Universo. È
stupefacente che tale numero
non sarebbe quattro, come sosteneva Einstein, ma almeno
dieci. Esistono ben cinque varianti della teoria delle stringhe:
una di queste prevede che le
dimensioni dell’Universo siano
addirittura ventisei!
Ovviamente Einstein non poteva
arrivare ad una ipotesi del genere, perché ai suoi tempi erano
note solo alcune particelle elementari e due sole interazioni
fondamentali. Possiamo però
immaginare quale potrebbe essere la reazione del grande fisico alla notizia di una potenziale
Teoria
del
Tutto:
«Probabilmente risponderebbe –
dice Veneziano in una conferenza tenuta a Genova in occasione
del Festival della Scienza 2005 –
God does not play strings».
[Marco Giampaolo]
Einstein alla Princeton University (1953)
∫cienze
8
LA SIRINGA
1957: inizia la conquista dello spazio
Dallo Sputnik alla sfida cinese
Il primo satellite artificiale innalza l’uomo alle stelle
Furono ben pochi coloro che compresero subito
che quella che all'apparenza pareva essere solo
una sfera di alluminio di modeste dimensioni aveva in realtà dato inizio ad una nuova era. E furono
forse gli Stati Uniti, costretti in piena guerra fredda all'indesiderato ruolo di spettatore, a riconoscere per primi la sua gigantesca importanza.
L'oggetto in questione nient'altri è che lo Sputnik
(in russo “compagno di viaggio”), il primo satellite
artificiale della storia, lanciato il 4 ottobre del
1957 dall'Unione Sovietica, la quale conquistò così
quella supremazia politico-militare che la grande
potenza americana aveva fatto propria anni prima
con la costruzione della bomba atomica: l'evento,
glorificato dal primo ministro Chruscev e da comunisti di tutto il mondo, dava di fatto inizio alla
corsa alla conquista e all'esplorazione dello spazio.
L'anno successivo, gli Stati Uniti cercarono di rispondere alla straordinaria impresa lanciando il
loro primo satellite, grazie soprattutto al genio
del tedesco Wernher von Braun (l'inventore del
missile balistico V-2, impiegato dalla Germania
nazista per bombardare l'Inghilterra) e dando inizio alla costituzione della National Aeronautics
and Space Administration (NASA). Ma fu ancora
l'Urss a stupire il mondo: dopo il lancio di un satellite con a bordo la cagnetta Laika (appena un
mese dopo quello dello Sputnik), nel 1961 i Sovietici riuscirono finalmente a portare in orbita un
uomo, il maggiore Yuri Gagarin, che fu definito il
primo cosmonauta della storia. Al riguardo hanno
tuttavia fatto recentemente sentire la loro voce i
fratelli italiani Judica Cordiglia, che intercettarono le trasmissioni radio delle missioni spaziali sovietiche: essi sostengono di aver udito i rantoli e
le suppliche di cosmonauti morenti per mancanza
di ossigeno, per l'eccessivo aumento di temperatura dovuto all'attrito della navicella con l'atmosfera al rientro o per altre cause, in missioni precedenti a quella di Yuri. Secondo questa versione
dei fatti, ancora da verificare, Gagarin sarebbe in
realtà il primo cosmonauta ad essere tornato vivo
sulla Terra.
Poco più di un mese dopo, il presidente america-
no John F. Kennedy sembrò rispondere a tale evento prefissando un ambizioso obiettivo per il
proprio Paese: lo sbarco di un uomo sulla Luna e il
suo successivo ritorno sulla Terra entro la fine del
decennio. La sua affermazione lasciò di stucco
soprattutto gli stessi scienziati della NASA, che
non avevano certo avuto l'occasione di dire la loro
al riguardo. Eppure, le richieste del presidente
furono sorprendentemente soddisfatte il 20 luglio
1969, quando Neil Armstrong e Buzz Aldrin misero
per primi piede sul suolo lunare durante l'undicesima missione del programma Apollo, battendo sul
tempo i rivali sovietici, che anche in futuro non
sarebbero mai arrivati a tanto. Da questo momento in poi, gli Stati Uniti mantennero sempre un
certo vantaggio nel campo delle esplorazioni spaziali, facendosi promotori di importantissimi progetti, come quello “Voyager” e quello “Pioneer”,
che prevedevano la costruzione di sonde destinate
allo studio dei pianeti esterni del Sistema Solare.
Nel 1975, con la fondazione dell'Agezia Spaziale
Europea (ESA), anche il Vecchio Continente poté
finalmente entrare in competizione per l'esplorazione dello spazio.
Oggi, 50 anni dopo il lancio che ha proiettato l'uomo verso il cosmo, si cerca una più stretta collaborazione fra i Paesi sviluppati del mondo, come
dimostra la recente costruzione della Stazione
Spaziale Internazionale, regolarmente attiva dal
∫cienze
9
NUMERO 8 — DICEMBRE 2007
2000. Gli USA, che tutto sommato mantengono ancora oggi incontrastati il dominio dei cieli, pensano ad una nuova missione sulla Luna che questa
volta abbia come scopo la costituzione di una base
spaziale permanente finalizzata alla realizzazione
di progetti molto più ambiziosi, primo fra tutti
quello che condurrebbe i primi uomini su Marte.
Ma mentre l'America sogna il pianeta rosso, un altro Paese lancia la sua sfida: si tratta della Cina,
che nel 2003 ha mandato in orbita il suo primo astronauta, Yang Liwei. Nonostante il programma
spaziale cinese abbia appena avuto inizio, esso
non ha ambizioni inferiori a quello statunitense,
ed include sia l'allunaggio, sia lo sbarco su Marte
entro il 2060. E non è escluso che sia davvero Pechino la prima a far sventolare la sua bandiera sul
suolo del pianeta. D'altronde, da un Paese come
questo, che assieme all'India sta subendo una crescita economica che fino a qualche decennio fa
era assolutamente inimmaginabile, tale da far
preoccupare il resto del mondo, non ci si possono
aspettare che grandi cose.
[Edoardo Paglialunga]
L’angolo delle curiosità
a cura di Lisa Cardellini
Perché il mare è blu… se l’acqua è trasparente?
La luce del sole è formata da tante onde di lunghezza e colore diversi (tutte insieme formano il colore bianco) che formano nel loro
complesso lo spettro elettromagnetico solare. Quando parte di queste onde attraversa l’acqua del mare, vengono assorbite (alcune più
velocemente, altre meno) e i colori, poco alla volta, si perdono.
Prima scompaiono il rosso e il giallo, che hanno minore energia, poi
il verde e il viola. La luce blu, invece, resiste, perché ha una maggior capacità di penetrazione: ecco perché il mare ha questo colore.
Per i più romantici, poi, c’è anche un’altra spiegazione: sarebbe
infatti la luminosità del cielo, che si riflette nell’acqua, ad influenzarne, in parte, il colore. Infatti quest’ultimo ha effettivamente
tonalità diverse a seconda che il cielo sia nuvoloso o limpido.
È nato prima l’uovo o la gallina?
È nato prima l’uovo. Le prime uova infatti risalgono ai rettili, circa
350 milioni di anni fa: questi ultimi, a differenza degli anfibi da cui
sono derivati, deponevano le uova
fuori dall'acqua e il loro guscio,
rigido e poroso, serviva per proteggerle dal disseccamento. Inoltre, secondo alcuni scienziati, siccome i primi esseri viventi erano
organismi estremamente semplici,
formati da una sola cellula da cui
poi si sarebbero sviluppate le altre
forme viventi, fatte da tante cellule… anche l’uovo, che è una sola
cellula, è nato prima della gallina!
Cucinare fa bene al cervello!
Una notizia che farà la gioia di aspiranti chef e cuoche di tutto il mondo:
è ancora il Giappone a proporre una rivelazione sensazionale. Gli scienziati della Tohoku University hanno scoperto che un’intensa attività ai
fornelli migliora l’afflusso di sangue nella corteccia prefrontale, una zona del cervello con funzione di controllo del processo decisionale e della
capacità di calcolo. L’esperimento, condotto su 15 donne tra i 35 e i 55
anni, con tecniche super sofisticate, come la tomografia ottica, ha evidenziato che dedicarsi all’arte della cucina richiede complesse azioni
cerebrali, tali da mantenere il cervello vitale e attivo. L’effetto è positivo anche sugli uomini: con un corso di cucina di 3 mesi, seguito per almeno 15 minuti al giorno, l’attività della corteccia prefrontale si fa ben
evidente. Aumentano così le capacità previsionali e di calcolo. Ecco dunque un modo semplice, divertente e sicuramente alternativo per mantenere in forma una delle aree più importanti del cervello per le attività
cognitive. Quindi, prima di impazzirvi a fare gli esercizi per il prossimo
compito di mate… che ne dite di una buona crostata?
curio∫ità
10
LA SIRINGA
Una leggenda d’oltreoceano...
Inipi, sauna indiana
La mitica origine della capanna essudatoria nel culto degli indiani nativi d’America
Il rito della capanna del
sudore, che in lingua
nativa prende il nome di
“inipi”, è tuttora considerato e praticato come
una delle più importanti
ed antiche cerimonie
della tradizione
del
Grande Mistero (“Wakan
Tanka”), il culto animistico degli indiani nativi
d’America. Esso precede
ogni altro rituale religioso, come una guarigione
importante, la Danza
del Sole o una Ricerca di
Visione, e ha la funzione
di purificare l’uomo che
vi partecipa, rendendo il
suo spirito degno di entrare in comunione con
quello della natura.
La cerimonia ha inizio
con la raccolta dei materiali per la costruzione
di una capanna semi interrata, al centro della
quale viene posto un
certo numero di pietre
ardenti. Tutto viene fatto con oggetti donati
spontaneamente
dalla
natura, che, per l’offerta gentile, viene ringraziata con un tributo in
tabacco e con belle parole. Nella capanna si
raccolgono poi indifferentemente uomini e
donne e, senza vergogna
per il corpo che viene
lasciato nudo, si sistemano in un circolo attorno alle pietre, mentre l’entrata viene co-
perta con
un pesante
panno
di
pelle. Il rito
viene diretto da un
uomomedicina,
meglio conosciuto
nella nostra
cultura con
il nome di
“sciamano”
o, secondo
la
lingua
nativa, di
“Wichasha
Wakan”. Questi, quando tutto è stato predisposto, inizia a versare
acqua fredda sulle pietre, liberando nel piccolo spazio vitale una
gran quantità di fumi e
vapori bollenti. L’operazione, che, alternata
a canti e preghiere, si
ripete per quattro volte, causa la morte”
delle pietre, che possono così liberare il loro
spirito tra gli uomini
presenti.
Una leggenda molto
particolare ricorda il
modo in cui i nativi
hanno iniziato a praticare questo rito.
Si narra che, in una
vecchia capanna al limitar del bosco, vivessero quattro fratelli
insieme con la sorella e
che, mentre questi u-
scivano in cerca di selvaggina per provvedere
al sostentamento quotidiano, quella restasse
a casa, per occuparsi
delle faccende domestiche. Capitò però un
giorno, che uno dei fratelli non fece ritorno
dalla solita caccia e
che, il giorno seguente,
mancasse
all’appello
anche il secondo, e così quello dopo il terzo e
infine il quarto. La
donna dunque, trovatasi sola, senza la consolazione dei fratelli e
senza alcunché di cui
nutrirsi e mangiare,
cominciò a non curarsi
affatto di sé e del proprio bene, e a lasciare
che piano piano tutte
le forze l’abbandonassero. Così giorno dopo
giorno, misera e sola
derelitta al proprio destino, le forze l’abbandonarono davvero, e si
trovò accasciata a terra, la gola secca ed arida, il ventre desolato.
In tale situazione, assalita più che mai da fame e sete, persino un
sasso parve in grado di
soddisfare il suo desiderio e così, presolo e coltolo da terra, iniziò a
succhiarlo avidamente.
Ma fu proprio in mezzo
a tanta foga, che pure
in nessun modo l’appagava, che accadde l’evento prodigioso, che
fece tornare alla sorella
i suoi fratelli.
Quella finì infatti per
ingoiare il sasso e, quasi soffocandosi, per perdere i sensi. Al risveglio
però, passata la fame,
la sete e la stanchezza,
curio∫ità
11
scoprì la sorprendente
novità: che, dall’incontro con quella pietra,
era rimasta incinta. Gli
eventi che seguirono la
nascita del figlioletto,
furono però ancor più
incredibili.
Infatti, quando nacque il
“ragazzo di pietra”, così
è ricordato dai nativi,
subito fu abbandonato
dalla madre, che non
credeva di poter provvedere alla sua sopravvivenza, ma subito, procedendo carponi, si ripresentò da lei. Ora non
era più un neonato, ma
un tenero fanciulletto
dell’età di quasi due
anni. Tuttavia la donna,
presolo di nuovo in braccio e riportatolo fuori,
ve lo lasciò abbandonato. Ancora il ragazzo
tornò alla porta, e questa volta poteva già reggersi in piedi sulle sue
gambe, ma di nuovo fu
lasciato solo. La terza
volta, la prima peluria
già compariva sul petto
e sul viso, e la madre
dovette faticare, per
trascinarlo fuori. Ma
NUMERO 8 — DICEMBRE 2007
quando la quarta volta se lo
trovò davanti,
non era più un
neonato, né un
bambino, né un
ragazzino, ma
un uomo forte
e vigoroso, e le
sue
membra
erano coperte
da pelli d’orso
e di cervo, e
portava con sé
un arco robusto
e frecce numerose: poté così andare
a caccia.
La donna e Ragazzo di
Pietra vissero per un
certo tempo come una
volta era stato possibile con i fratelli ma,
non appena questi venne a conoscenza di
quello che a loro era
accaduto, le preghiere
della madre non riuscirono a smuoverlo dal
proposito di andarli a
cercare. Si inoltrò così
nella foresta profonda,
e non dovette camminare molto che trovò
lungo la strada un piccolo e vecchio tipì. Di
fronte ad esso giacevano immobili quattro
fagotti, che per la dimensione parevano invero quattro uomini in
atto di dormire, e a
loro andava avvicinandosi una cupa ed ombrosa vecchiettina. Ragazzo di pietra ascoltò
la sua richiesta di farle
un massaggio, per certi
dolori alla schiena che
la facevano soffrire, e
non poté rifiutarlo.
Tuttavia, quando fu in
procinto di camminarle
sulla schiena, secondo
il suo desiderio, comprese la sorte cui sarebbe andato
in contro, se
mai
l’avesse
fatto. Le ossa
della vecchia
infatti
erano
acuminate
a
tal punto, che
se ci avesse
camminato sopra
avrebbe
senz’altro potuto
morire.
Comprese altresì che quella
doveva essere
stata la fine
che aveva atteso i fratelli e così, piegate le
ginocchia e distesole in
un alto balzo, piombò
sulla schiena della vecchia maligna, che si
ruppe, trovando infine
la morte.
Ragazzo di Pietra si fece così portatore di giustizia, ma gli spiriti lo
vollero portatore di salvezza, confidandogli il
modo in cui avrebbe
potuto riportare in vita
gli uomini defunti. Seguendo le attese istruzioni, costruì così una
capanna di salici e dispose le pietre secondo
l’ordine richiesto, versò
su di esse l’acqua e,
cantando, liberò fumi e
vapori. Così, restituita
la vita, disse: “Le pietre mi hanno dato la
vita e hanno riportato
voi in vita. Da questo
giorno in avanti, la nostra gente avrà questo
inipi, questa capanna
del sudore, ed essa li
purificherà e li manterrà in salute”.
[Gianluca Perosino]
mu∫ica
12
LA SIRINGA
Underclass hero: ritorno al punk rock forte ed intenso
Sum 41: il Canada si infuoca!
Dopo 11 anni la band torna alla vetta delle classifiche con un nuovo album
Come annunciato, a luglio 2007
è uscito Underclass Hero, l’ultimo album dei Sum 41, che segna un ritorno alla musica
punk-rock.
I Sum 41 si formano nel 1996 ad
Ajax nei dintorni di Toronto
(Canada) dalla fusione di due
band liceali. Nel luglio dello
stesso anno Deryck Whibley (in
arte Bizzy D) Dave Baksh
(brownsound) Steve Jocz
(stevo32) e Jay McCaslin decidono di formare un unico gruppo che prende il nome dai 41
giorni d’estate (“summer” da
cui sum) prima dell’inizio del
nuovo anno scolastico.
I quattro ragazzi si ritrovano ad
affrontare esperienze live nei
pub e locali canadesi fino a
quando, sul finire del 1999,
vengono contattati dalla casa di
produzione Label Island che è
impressionata dall’energia punk
e dalle melodie delle loro canzoni. Così nel 2000 compongono
il loro primo LP “Half Hour of
Power” con relativo video
“Make No Difference”.
Il secondo passo nella scalata al
successo è il Vans Warped Tour
in cui si ritrovano a fianco ad
artisti già famosi ed affermati:
Offspring, Blink 182 e New
Found Glory. Al termine del
tour si mettono al lavoro nel
comporre il loro primo vero album che uscirà nel 2001: la forza dirompente del punk rock
del singolo “Fat Lip” sbanca
ogni classifica dell’estate seguita da “In too deep” e da
“Motivation” in cui prevalgono
sonorità rock e melodie orecchiabili pervase d’ironia.
L’anno successivo esce il secondo album “Does this look Infected?” anticipato dal potente
singolo “Still Waiting”. I testi
affrontano temi attuali come
l’Aids, e i brani scatenano una
forza eccezionale travolgendo
armoniosamente vari generi
musicali dal punk al metal dal
pop al hardcore senza sacrificare la melodia.
I Sum 41 sono conosciuti in tutto il mondo e, per questo, si
mettono a disposizione dell'associazione umanitaria “War
child” e, nel maggio del 2004,
accettano di realizzare un documentario sulle conseguenze
della guerra nel Congo. Il quartetto corre anche altissimi rischi, coinvolto in un conflitto a
fuoco e solo grazie al interven-
to di Chuck Pelletier, agente
dei caschi blu, riescono a salvarsi.
Tornati nel tranquillo Canada i
quattro creano un nuovo album, dedicato al loro salvatore
“Chuck”. Fra i singoli:
“Pieces”, “No reason”, entrambi fanno riflettere sugli errori
di questa società su uno sfondo
marcatamente melodico lontano anni luce dal punk rock del
primo periodo.
Nel 2007 però succede un evento che cambierà la vita al gruppo: l’abbandono dello storico
chitarrista Dave Baksh. Rimasti
orfani del chitarrista la band si
trasforma in un power trio e si
butta nella scrittura di un nuovo lavoro. “Underclass hero”
scritto e prodotto da Whibley
che esce nell’ estate del 2007.
Lo stile di questo album ricalca
il Punk rock che ha reso celebre
la band ai suoi esordi:il ritmo è
tagliente e veloce anche se meno metal.
I due singoli, l’omonimo
“Underclass hero” e anche il
brano “March of the dogs” sono
come un ritorno al passato: immutato il senso di libertà che
emanano ma manca la rabbia
vibrante della gioventù perché
ogni canzone è un momento di
vita, per loro ed anche per noi.
[Gabriele Finauri]
Inviate commenti, recensioni, consigli per l’ascolto
alla nostra redazione [email protected]
mu∫ica
13
NUMERO 8 — DICEMBRE 2007
A cura di Leonardo Caproni...
Novità discografiche
Ecco a voi i nuovi lavori di due grandi band italiane
MARLENE KUNTZ
“Marlene e Slow Food si sono
incontrati, con la voglia di scarabocchiare insieme una ricetta,
un piatto a più mani che fosse
un’armonica sinfonia delle rispettive spezie, ma anche una
terapia morbida, slow…”. È così
che Alessandro Monchiero presenta S-low, il nuovo capolavoro
live dei Marlene. In questa raccolta di pezzi dal vivo, i migliori
testi di Godano incontrano sonorità più delicate: sono molto più
chiari “gl’intrecci di chitarra”,
la sezione ritmica è già in parte
rivista e reinterpretata, ora, grazie anche alla partecipazione di
Gianni Maroccolo al basso (ex
Litfiba, CCCP, CSI), le cadenze
diventano più essenziali e tra-
sparenti.
La raccolta si apre con “Lieve”
e si chiude con “Nuotando nell’aria”, i due capolavori del
primo album dei Marlene, Catartica, che in questo caso
vanno a costruire una cornice
che racchiude una scelta di
pezzi originale, che spazia
completamente in tutto il repertorio della band.
Insomma S-low è un ottimo album: un buon approccio ai
Marlene è forse il primo passo
per cominciare ad apprezzare
una musica in genere poco conosciuta (perché non commerciale), ma che merita davvero
molte attenzioni.
Anno: 2007; Registrato dal vivo durante lo SlowTour; Artisti: Godano (voce e chitarra), Tesio
(chitarre), Bergia (percussioni), Broccolo (basso).,
GIUDIZIO „„„„†
VERDENA
Anno: 2007; Artisti: Alberto Ferrari (voce e chitarra), Luca Ferrari (batteria), Roberta Sammarelli (basso)
GIUDIZIO „„„††
Preceduto dal singolo "Muori Delay", Il 16 marzo del 2007, i Verdena danno alle stampe il loro
quarto album: "Requiem". Rispetto al suo predecessore questo nuovo lavoro, a primo impatto, mi sembra più aggressivo e
meno orecchiabile. Non che sia
un difetto, anzi… credo sia uscito fuori un album sporco e affascinante. Gia a partire dalla copertina decadente, che riporta
alla mente certe atmosfere visive dei Velvet Underground, ci
troviamo davanti ad un disco attraente e misterioso. E il contenuto non si discosterà di molto
dalla sua superficie. La sensazione si avverte subito nell’iniziale
“Don Calisto”, che arriva dopo
l’intro “Marti In The Sky” e dove le intenzioni sono subito
svelate: sound sporco e aggressivo, chitarre distorte sostenute da una base ritmica rumorosa e decisa. Dopo il successo
de "Il Suicidio del Samurai", i
Verdena non hanno virato verso qualcosa di più morbido e
accessibile, ma hanno rincarato la dose di chitarre elettriche
e hanno ripescato le suggestive
melodie di "Solo Un Grande
Sasso" (2001), per poter finalmente ricavarne qualcosa di
veramente interessante.
Ale∫∫i
14
LA SIRINGA
Segue da pagina 3
Alessandro Tassi
“Prima di tutto vorrei presentarmi, mi chiamo Alessandro Tassi,
frequento il quinto anno e sono
stato eletto sia come rappresentante d’ Istituto che della C.P.S.
(Consulta Provinciale degli Studenti).
Colgo l'occasione per ringraziare i
numerosissimi ragazzi che hanno
votato me e gli altri componenti
della mia lista (la Specialista), e
rassicurarvi dell’impegno con cui
affronteremo, io e gli altri rappresentanti, le questioni e le problematiche scolastiche.
Dopo questa breve presentazione, passo subito, senza indugi, al
pratico del mio discorso.
Vorrei rinfrescarvi alcuni obiettivi, i più importanti a mio avviso,
presenti nel nostro volantino informativo, e per nostro intendo
dire quello della Specialista: incrementare la durata della ricreazione di 5 minuti; istituire sul
sito della scuola un forum per noi
studenti, uno spazio totalmente
Dario Kholousi
Inizio presentandomi, mi chiamo
Dario Kholousi e faccio la 4° L.
In quest’anno scolastico sarò sia
rappresentante d’istituto, sia della consulta, insieme ad Alessandro Tassi e Federico Giulietti.
Inutile dirvi che i risultati ottenuti ci hanno resi increduli e sorpresi poiché non pensavamo di ricevere una tale quantità di voti;
quindi abbiamo il dovere di ringraziare tutti coloro che ci hanno
sostenuto credendo nella Specialista.
Nella campagna elettorale abbiamo evidenziato diversi punti, ma
indubbiamente come primo o-
dedicato a noi ed alle nostre problematiche; risolvere i problemi
strutturali del nostro edificio scolastico.
Per quanto riguarda l’ultimo punto ci siamo già mossi ed abbiamo
incontrato, in data 22/11/07, il
sig. Vasapollo, responsabile dell’edilizia scolastica alla Provincia
di Perugia, il quale ci ha promesso di interessarsi alla realtà del
liceo G.Alessi e fornirci una soluzione divisa in due momenti: durante le vacanze di natale una
squadra di operai della Provincia
imbiancherà i luoghi che più ne
hanno bisogno, risistemerà i bagni e farà lavori di piccola manutenzione; il secondo intervento
sarà meno tempestivo e inizierà
durante il prossimo anno scolastico.
Per quanto riguarda l’incremento
della durata della ricreazione il
Preside, che è a conoscenza della
cosa, ha esplicitamente detto che
è possibile, e sarà proposto in
uno dei prossimi consigli di Istituto; probabilmente prima dell’uscita di questo numero della Siringa sarà già stato proposto, o
quantomeno in procinto di propo-
sizione. Comunque con il Preside
abbiamo accordato che questa
proposta sarà sicuramente fatta
in Dicembre, di modo tale che, se
accettata, si inizi subito in Gennaio ad usufruirne.
L’altro obiettivo era quello di
creare un forum per noi studenti,
all’interno del sito della scuola.
Come probabilmente avrete constatato nel sito, che vi invito a
visitare, campeggia la voce
“spazio per gli studenti”, e vi assicuro che non appena ci saranno
fornite le password, io e gli altri
rappresentanti ci impegneremo
subito a creare un forum per noi
studenti come promesso, quanto
più utile ed accessibile.
Spero che quest'anno si apra un
rapporto
studenterappresentante più diretto e
schietto; ciò può avvenire con lo
scambio di opinioni o comunicazioni tramite la mail della nostra
lista:
[email protected]. Spero altresì che
tutti i ragazzi facciamo richieste
e ci informino di problematiche
anche tramite il nostro indirizzo.
Un saluto a tutti.”
biettivo ci siamo preposti di attribuire senso, significato ed anche
una certa costanza alle assemblee d’istituto. In secondo luogo vorremmo che vi fosse un rapporto
diretto tra noi rappresentanti e
gli altri studenti del liceo, per
questo abbiamo creato un indirizzo di posta elettronica che potrà
essere usato da tutti coloro che
volessero, con lo scopo di esporci
le proprie problematiche, riflessioni e dubbi riguardanti il nostro
istituto.
Tornando alle assemblee, stiamo
discutendo con il preside A. Stella sul modo migliore in cui possano essere svolte e sinceramente
non vi sono molte soluzioni in
quanto non disponiamo di un luogo adatto a sostenere più di mille
persone. Per questo motivo abbiamo pensato di dividere le nostre assemblee in due parti, una
per gli alunni del biennio, l'altra
per quelli del triennio, e saremmo anche felici di sentire le vostre opinioni, magari tramite il
sito web che ho riportato sopra.
Un saluto ed un ringraziamento
speciale al nostro caro giornalino
La Siringa che da anni ha assunto
un’importanza rilevante all’interno della nostra scuola.
informatica
15
NUMERO 8 — DICEMBRE 2007
Il nuovo gioco di ruolo della Blizzard
World of Warcraft
World of Warcraft, chiamato più semplicemente
WoW, è un videogioco che ha fatto innamorare un'intera generazione di appassionati (solo in Europa ci
sono 9 milioni di giocatori). Questo gioco non è che il
quarto (e forse ultimo) episodio della saga di Warcraft.
La storia che sta dietro a questo gioco è tanto intricata quanto avvincente: la guerra tra i malvagi orchi,
controllati da esseri demoniaci, e i valorosi ma litigiosi umani sviluppatasi nei primi due videogiochi
della saga, sfocia nel terzo in una guerra di tutte le
razze (che risulteranno poi vincitrici) contro la Legione Infuocata dei demoni che, avendo perso il controllo sulla popolazione orchesca, si affida, per aprire il passaggio tra il suo mondo e quello di Azeroth,
alle truppe dei non-morti, guerrieri elfi, umani e orchi morti in battaglia, tramutati in esseri senza volontà al servizio del Re dei Lich, Nerzhul, e del suo
Cavaliere della Morte, una volta valoroso principe
umano, Arthas.
La guerra aveva riportato alla luce antichi dissapori,
portando la separazione tra gli elfi del sangue, e gli
umani. Non volendo tornare dai loro consanguinei, gli
elfi della notte, dai quali si erano separati per poter
praticare l'arte della magia senza restrizioni, questi
si alleano con Illidan, un elfo traditore al soldo della
Legione Infuocata, sconfitta, sì, ma non distrutta.
Promettendogli nuove terre Illidan riporta gli elfi alti
alla guerra,una guerra contro il Flagello dei nonmorti. La Legione era infatti preoccupata dall'eccessiva crescita del potere del Re dei Lich, che iniziava
a essere indipendente, e quindi a comportare un pericolo. Nonostante i suoi sforzi Illidan e le sue truppe
dovettero ripiegare, attraverso il portale oscuro, nel
semi-distrutto mondo di Draenor, non essendo riusciti a impedire il ricongiungimento tra Nerzhul e Arthas, ricongiunzione che porta alla nascita di un nuovo e ancora più terribile Signore dei Non-morti.
Su questo scenario World of Warcraft fa la sua comparsa sulla scena mondiale: il legame creato durante
la guerra contro la Legione e il Flagello inizia a sciogliersi, e piccoli gruppi dell'Alleanza (formata da Elfi
della Notte, Umani, Nani, Gnomi e Draenei) e dell'Orda (composta invece da Orchi, Troll, Tauren,
Non-morti ribelli ed Elfi del Sangue) tornano a lottare tra di loro in piccole ma frequenti battaglie. La
minaccia del Flagello è più grande che mai e l'ombra
di una nuova guerra si staglia oscura e imponente sui
valorosi guerrieri delle varie razze. Ogni giocatore
all'inizio del gioco può scegliere fazione, razza, classe, sesso, fattezze e nome del personaggio che userà
per tutta la durata del videogioco. Le classi disponi-
bili sono: guerriero, prete, mago, stregone,cacciatore, ladro, sciamano, druido e paladino,
tutte diverse per magie, statistiche e capacità.
Fatte queste scelte si può iniziare il gioco. Il mondo
di Warcraft è diviso in due pianeti messi in comunicazione dal portale oscuro: Azeroth e Draenor. Azeroth è divisa in due continenti, divisi a loro volta in
varie regioni, che ospitano il giocatore dal primo al
sessantesimo livello. A questo livello i giocatori possono attraversare il portale(aperto solo alcuni mesi
fa) ed entrare nel più inospitale mondo di Draenor,
dove potranno arrivare fino al settantesimo livello.
Non credete però che questo sia un gioco completabile in poche settimane. Per arrivare al livello settanta ci vogliono mesi di gioco e anche quando arriverete a questo risultato il gioco saprà ancora sorprendervi, regalandovi sempre nuove cose da scoprire e nuove battaglie da combattere.
La Blizzard ha creato WoW come gioco in linea a pagamento (12 euro al mese) e per renderlo all'altezza
di tale costo lo perfeziona ogni settimana e fa uscire
sempre nuove espansioni (la prossima è prevista per
Aprile 2008 e dovrebbe aprire l'ingresso al Northrend,
la terra dei non-morti, e la possibilità di arrivare fino
all'ottantesimo livello). World of Warcraft ha ancora
moltissime qualità e funzioni delle quali non ho parlato e non parlerò. Ci vorrebbero ore per spiegarvele
tutte in dettaglio: i lavori che ogni giocatore può
scegliere di imparare, debolezze e punti di forza delle varie classi, le città, le capitali, le magie, le case
d'asta, le armature,le armi e chi più ne ha più ne
metta. Queste e moltissime altre cose imparerete a
conoscere ed amare se entrerete nel magico mondo
di World Of Warcraft.
[Paolo Filippucci]
letteratura
16
LA SIRINGA
La vita è un palcoscenico da attraversare
Diario di un anno di guerra di una giornalista
La domanda di una bambina che rispecchia il dubbio esistenziale del pensiero filosofico
Avrei voglia di consigliarvi un libro, ma ho qualche
remora. L’ho letto quest’estate e ne sono rimasto
alquanto colpito: è un libro doloroso, angosciante, e
non sono entusiasta di invitarvi a fare i conti con le
cupezze della vita e del futuro anche soltanto attraverso un racconto. E pure, se alla fine ho deciso di
parlarvene, è perché questo libro è sì bello in sé per
originalità e scrittura, ma soprattutto insegna ad amare la vita.
Tra battaglie, offensive, carestie e guerriglia urbana
Niente e così sia non è solo la testimonianza di un
anno passato in Vietnam. Raccontandoci cosa successe tra il 1967 e il 1968, in quello scontro che vide
protagonisti gli Stati Uniti, Oriana Fallaci insegue
anche una risposta intorno al significato della vita.
“La vita, cos’è?” — le aveva chiesto la sua sorellina
la notte prima che partisse per il Vietnam; e lei, che
in quel momento non aveva saputo risponderle, per
un anno, riempiendo “quei dannati quaderni”, giorno
per giorno, tra la morte sempre in agguato, va alla
ricerca di una risposta quasi impossibile e annota
tutto ciò che vede e che ascolta insieme alla sua
paura, alla sua pietà, alla sua rabbia. Ne nasce un
racconto che assume contorni di un romanzo ma i
personaggi non sono inventati come non è l’assurdo
spettacolo della guerra.
L’autrice si avvicina a quel dramma come un medico
affronta una malattia: studia la guerra come un fenomeno del quale si conosce l’inevitabilità, cercando
di sezionare in tanti piccoli pezzetti un pericolo mortale, per conoscerlo in ogni sua minima sfumatura e
sapere meglio come evitarlo.
La guerra, vista da
lontano, appare solo
come un incubo. Si
stenta a credere che
possano esistere veramente simili massacri. Forse neppure si
riesce a immaginarli.
È solo la lontananza
che la rende accettabile. Per questo, prima nemica della pace
è l’ignoranza intorno
a ciò che veramente
accada in un campo
di battaglia.
È la vigilia dello sbarco sulla luna e sulla
terra si continua ad ammazzarci come diecimila
anni fa e c’è che si affanna
nell’inventare una pallottola che squarci meglio la
carne del nemico. Con un
tacito grido l’autrice fa emergere dalle sue pagine
l’interrogativo: perché dobbiamo sprecare tante energie per ucciderci? Perché
c’è chi continua a produrre
armi? Domande che ci appaiono forse banali, magari
inutili e retoriche. Ma, dice
la Fallaci, se si è stati testimoni della brutalità di un fronte, tali interrogativi
riacquistano tutta la loro forza.
Da millenni le guerre straziano le popolazioni. Schiere infinite di ragazzi si sono maciullate in interminabili trincee spesso senza nemmeno sapere il perché.
Un amore, una famiglia li aspettavano a casa. Una
vita da riempire spezzata nell’indifferenza generale.
“La vita, cos’è?”. La risposta che la donna cerca verrà solo in ultimo: la vita è una condanna a morte,
per questo “bisogna attraversarla bene, riempirla
senza sprecare un passo, senza addormentarci un
secondo, senza temere di sbagliare, di romperci…”.
È come attraversare un palcoscenico: non conta
quanto ci metti ma come lo attraversi. Poi esci di
scena e muori.
«… Io volevo soltanto raccontare la guerra a chi non
la conosce” » scrive la Fallaci. Il fascino dell’esasperazione, l’aprire campi inesplorati, gli eroismi, scoprire se stessi esplorando i propri limiti: essere in un
conflitto porta a tutto questo. E se la risposta che
l’autrice dà su cosa sia la vita può essere insoddisfacente, al termine della lettura di questo suo diario,
resta un senso di nausea verso qualunque tipo di violenza e l’amara consapevolezza che il Vietnam è in
tutto il mondo: una guerra che finisce solo per ricominciare dopo qualche tempo.
Dietro il pessimismo di una storia fatta solo dagli assassini sta, però, l’obbligo per tutti noi di attraversare il palcoscenico della vita nel migliore modo possibile, di riempire bene questa scatola vuota, senza
perdere tempo. Ed è l’unica cosa che possiamo fare
visto che la nostra esistenza, una volta cessata, non
serve più a niente. Niente e così sia.
[Gabriele Finauri]
letteratura
17
NUMERO 8 — DICEMBRE 2007
L’angolo lettura
I L D I AV O L O E L A S I G N O R I N A P RY M
Immaginate un piccolo paesino sperduto tra i monti e dimenticato dal
mondo, un vecchio locale pieno di
grigie persone, tanti sogni chiusi in
un cassetto che non aprirete mai;
adesso immaginate che questa sia la
vostra vita, la vostra routine quotidiana. Immaginate ora di poter cambiare tutto, immaginate di poter ottenere in un attimo ciò che avete
sempre sognato, di lasciarvi indietro
tutto e tutti e di ricominciare da ze-
ro...ad una condizione: dovete scegliere di mettere in gioco la vita di
un’altra persona! È questo il bivio che
dovrà affrontare la protagonista de “Il
diavolo e la signorina Prym”. Quale
strada sceglierà di percorrere? Seguite
pure i passi di questa storia tanto strana quanto, in fondo, comune a tutti
noi. Un bellissimo viaggio spirituale
firmato Paulo Cohelo.
[Francesco Tordo]
M O O N PA L A C E
Paul Auster crea, con il suo “Moon
Palace”, una moltitudine di mondi
dentro i quali perdersi, seguendo le
orme di un protagonista affascinante
ed ambiguo. É la storia di un giovane,
all’interno di una New York caotica
fino ad arrivare agli immensi deserti
dell’Utah, ma non si tratta di un
viaggio fisico, quanto di un viaggio
all’interno dell’animo umano. Infatti,
la vicenda, gli eventi, diventano solo
uno strumento nelle mani dello scrittore per analizzare quella che è la
vita interiore del protagonista: la materia non vale nulla in confronto a ciò
che può la mente umana, la materia
non diviene altro che la proiezione
esterna di ciò che l’animo umano rappresenta. È un continuo processo di
cambiamento, un ciclo eterno di morte e rinascita, un continuo evolversi,
un processo in cui, come scrive lo
stesso Paul Auster “è la mente che
vince sulla materia”.
[Elena Sportolari]
I L C O D I C E D E L Q U AT T R O
Immaginate di desiderare veramente
di raggiungere qualcosa; pensate che
la realizzazione di questo vostro desiderio sia l’unica cosa a cui puntate
nella vita e che fareste di tutto per
poter superare ciò che si pone fra voi
e il vostro sogno. Il vostro obbiettivo
è qualcosa che vi rapisce, costruisce
intorno a voi un mondo parallelo; basterebbe aprire una porta per tornare
al mondo reale, ma voi non volete,
non ci riuscite; la vostra realtà, ora,
è questo nuovo mondo.
In quest’ottica si pone Il codice del
quattro, un libro di Thomason Dustin
e Ian Caldwell, che pone il lettore
nella stessa condizione psicologica dei
protagonisti. Tom Sallivan e Paul Harris non possono smettere, pur venendo sconvolta la loro vita, di dedicarsi
all’interpretazione dell’Hypnerotomachia Polyphili, un libro scritto molti
secoli prima (all’epoca di Savonarola)
da un personaggio ambiguo che, scrivendo in diverse lingue e nascondendo tra le righe del testo alcuni indovinelli, permette di arrivare ad un grande tesoro artistico, sottratto alla pazzia di Savonarola. Nello stesso modo il
lettore non può smettere di leggere
questo libro.
[Serena Fagioli]
Progetti
18
LA SIRINGA
Da anni l’Alessi offre ai suoi studenti un laboratorio teatrale
Progetto Liminalia
Abbiamo intervistato Silvia e Francesco
Teatro; teatro come forma d'arte,
teatro come mezzo di comunicazione, teatro come nuovo modo di relazionarsi con noi stessi e con gli altri.
Anche quest'anno il liceo Alessi offre
ai suoi studenti l'opportunità di avvicinarsi a questo mondo tramite i
corsi tenuti da Silvia Bevilacqua e
Francesco Torchia. Gli studenti sono
stati divisi in due gruppi, Silvia si
occupa di quello composto dagli alunni del biennio, e parte del terzo,
che si incontra ogni martedì dalle
14.30 alle 16.30, mentre Francesco
gestisce il gruppo composto dal
triennio, che si incontra ogni venerdì dalle 14.30 alle 16.30. I due esperti possono
contare anche sull'aiuto delle professoresse Tommasoni e Pessoni per il primo gruppo, e Minciaroni
e Regni per il secondo. Per saperne di più a proposito del progetto, abbiamo intervistato Silvia Bevilacqua.
Com'è nata quest'attività?
È nata nell'anno scolastico 1990/1991, già eravamo
una compagnia teatrale e siamo stati contattati
dal preside dell'Alessi. Abbiamo quindi dato il via
al progetto.
Quali sono gli obiettivi che vi siete preposti?
Portare gli studenti sulla cattiva strada. No, sto
scherzando. Vogliamo educare al teatro, il che non
significa soltanto solcare i palcoscenici e rapire
l'attenzione di tutti, ma svolgere l'intenso lavoro
che c'è dietro. Teatro significa conoscere gli altri e
noi stessi, essere in grado di utilizzare testi comprendendoli, coinvolgendo il corpo e la voce.
Il bilancio degli anni passati?
Dal mio punto di vista sono stati molto positivi, sia
per come è stato svolto il lavoro, sia per i risultati
ottenuti a fine anno.
Qual'è stata la risposta da parte degli studenti?
Eccellente, a parte alcuni problemi riguardanti il
numero delle persone che non sempre era suffi-
ciente. Molti ragazzi, inoltre, hanno poi proseguito
recitando in compagnie più grandi al di fuori dell'ambiente scolastico.
Sarà introdotta qualche novità quest'anno?
Ancora è presto per dirlo, perché abbiamo appena
iniziato. Naturalmente come ogni anno c'è una
presenza femminile maggiore in quanto i ragazzi
preferiscono occuparsi d'altro (faccia sconcertata).
Perché consiglieresti questo progetto agli studenti?
Beh, per tanti motivi, come gli obiettivi di cui parlavo prima. Si ha la possibilità di incontrare nuovi
compagni di viaggio, di avere risultati molto diversi rispetto a quelli scolastici, dove molte parti di
noi stessi restano imprigionate nello zaino, invece
a teatro c'è la possibilità di scoprire una nuova
parte di sé, più vicina all'interiorità. Tiriamo fuori
sentimenti ed emozioni che tra i banchi restano
magari un pò nascosti. Inoltre teatro significa anche imparare ad utilizzare in modo corretto il linguaggio, a guardare gli altri negli occhi e ad avere
una visione diversa del proprio corpo.
[Francesca Gargaglia, Federica Uccello, Elena
Sportolari]
Pensieri
19
NUMERO 8 — DICEMBRE 2007
Riflessioni raccolte dai blog nella rete
Avere diciotto anni...
Delusione, frustrazione, inadeguatezza. Secondo gli psicologi
queste parole rappresentano
perfettamente l'interiorità della
nostra generazione.
Ma noi siamo semplicemente
questo? Essere adolescenti si
limita veramente a ciò?
Noi crediamo di no. Crediamo
che essere adolescenti significhi
avere piccoli e grandi problemi.
Quelli che poi, inevitabilmente,
dobbiamo affrontare ogni giorno; uno dei primi è proprio la
scuola. Continuamente incontriamo persone diverse da noi e
questi rapporti ci portano a
mettere in discussione la nostra
personalità, tanto da giungere
inevitabilmente a dei conflitti,
con noi stessi e con gli altri,
proprio quelli che ci portano a
crescere. È questo ciò che ci fa
paura: crescere. Ci sentiamo
invincibili, forse immortali. Come se niente possa esserci
strappato via.
Poi a volte il mondo ci cade addosso, perché capiamo che ciò
che può sfuggirci dalle mani è la
vita stessa; non c'è rimedio, non
c'è uscita. Una porta chiusa. Non
esiste nessuna formula matematica che possa ridarci qualcuno.
A 18 anni senti di poter spaccare
il mondo, ti svegli una mattina
con la certezza di poter affrontare ogni situazione contraria
come una sfida e di poterla vincere.
Ma adolescenza significa anche
aggrapparsi a delle persone e
vivere per loro, sapendo che prima o poi ti tradiranno. Significa
andare avanti per la propria
strada per poi girarsi un attimo
e, all’improvviso, capire di aver
perso tutto. Non sappiamo cosa
ci riserverà il futuro, ma una
certezza c’è: qualsiasi cosa succederà, ovunque andremo, ci
sono cose, momenti, emozioni,
profumi, sguardi, sapori, che non
dimenticheremo mai! Qualunque
cosa accada, rimarranno per
sempre custoditi nel nostro cuore, quasi con egoismo. L’adolescente è alla ricerca di un’isola
di speranza in questo mare di
uniformità. Ha bisogno di ponti
su cui contare, di persone su sui
fare affidamento. Ma, quando
quei pilastri verranno meno, sarà
arrivato il momento di lottare…
Lottare, per quel piccolo frammento di speranza, per quell’accenno di sorriso che ci illumina il
viso quando ci svegliamo una
mattina e capiamo di avercela
fatta. Lottare per la musica, la
nostra, quella che ci accompagna sempre; perché le canzoni in
fondo non ci tradiranno mai. Le
persone possono farlo, persino
chi c’è le dedica, ma loro no, le
canzoni che per te hanno voluto
dire qualcosa le troverai sempre
lì, pronte a farti rivivere quelle
emozioni.
La verità è che abbiamo un grosso vuoto dentro e questa consapevolezza spesso fa male. L’unica medicina? Vivere; anche se a
volte ci sembra tutto che nella
vita piova, che sia tutto nero. Un
po’ come se fossero una serie di
ostacoli, quelli che ogni giorno ci
tormentano impedendoci di ve-
dere il sole. È dura accettare
una giornata grigia. È dura vivere.
Ma, spesso, c’è una cosa che
non facciamo mai: durante il
tragitto non ci voltiamo mai indietro a chi c’è. Continuiamo a
correre, incuranti del nostro
passato e delle persone che ne
hanno fatto parte.
E poi c’è l’amore. L’amore in
tutte le sue forme, in tutte le
sue sfaccettature. Ti accorgi di
amare quando una persona ti
entra nell’anima provocando il
dolore più dolce che tu abbia
mai provato. Allo stesso tempo,
però, avremo paura… paura di
far entrare qualcun altro nella
nostra vita, di donare a qualcuno il nostro cuore su un piatto
d’argento; paura di dare fiducia… per paura di essere pugnalati. Quando ciò accade, subentra quel senso di vuoto. Quello
che poi provoca i crampi allo
stomaco. No, non è delusione,
non è fame, è rabbia. Allora,
forse, non è più così vuoto.
L’unica differenza fra noi adolescenti e gli altri è che noi viviamo di emozioni… noi siamo emozioni.
Forse un giorno ci sveglieremo e
non avremo più paura di sbagliare, di avere battaglie da vincere. Magari ci accorgeremo che
quello che abbiamo per una volta ci basta. Che quello che abbiamo costruito, può essere veramente la nostra felicità.
[Francesca Gargaglia, Federica
Uccello]
Scrivete alla nostra redazione [email protected]
Poe∫ia
20
LA SIRINGA
Parole… pensieri...
Perchè 'n pens n'att che n' se 'n puntino?
Perchè 'n pens n'att che n' se 'n puntino,
quand che girando in su la luna attorno,
fass'il di notte o a la prim or del giorno,
lancian' de li occhi a tutte parti il mondo.
Fecìl d'Ariosto 'l vecchi'Astolfo in luna,
ch'al suo di ricercar puntino il lume,
fecesi n'inventòr di tant'acume.
Ma già di brutt'antico era coperto e piume,
di chi immolossi in ciel tra tutte bave e spume.
Ché vecchia e sdetta l'idea già era matta,
già risentita, già rifatta e sfatta;
e 'ntanto quel puntin, Pantagruel di latta,
puntin se n' resta, e, puntin, se n' gì.
[Gianluca Perosino]
Paura
Fuochi, sangue, violenza e demenza... non posso
non essere percorso da un brivido.
Sono spaventato da quello che succede per le
strade: il malcontento e l'ignoranza nuovamente
incanalate dall'altro.
Pensate di essere furbi, pensate di essere forti…
siete solo pedine. Possibile che non capiate che
fate il loro interesse e che i veri problemi non
sono quelli che vi propinano 24 ore al giorno?
Sono un sognatore, il sognatore di John Lennon... illuso. Pretendo ancora che la storia insegni qualcosa.
Quando l'irruenza irrazionale nel distruggere è
più grande del desiderio di costruire alla luce di
ideali personali e frutto della propria esperienza
di vita, sono le idee di pochi str***i ad avere il
sopravvento. E mentre loro si godranno la scena,
sarete voi a versare il sangue a ritmo di slogan e
motti di cui vi illudete di comprendere il significato.
[Dario Biscarini]
Profumo
(dedicato a ed ispirato da C Baudelaire)
Navigando nelle piaghe profonde della mia anima,
affondando negli abissi oscuri del mio io...
giunge al mio naso, come una freccia che trafigge il petto,
gelido come i brividi del mistero,
forte come l'acquavite,
atroce come la tortura
e immortale come l'amore;
un profumo di veleno. La Morte
l'ha partorito e la vita è la sua tomba,
giace sepolto nel nostro spirito e
nessun Dio, nessuno sciamano, nessun alchimista,
può risvegliarlo dal suo sonno.
Solo l'Odio, che lo fa bollire, è capace
di far salire la sua essenza, il suo vapore,
il suo profumo...
profumo di veleno.
[F.F.]
Vorrei in un ventoso pomeriggio di novembre trovarmi
in un parco colorato dalle foglie che danzando cadono
dagli alberi, colori che si perdono nel cielo grigio. Essere lì, sola, con una gonna mossa dai respiri degli spiriti
che mi circondano, con i miei ricordi impressi in fogli,
ricordi stampati lì e cancellati dalla mente. E con un
fiammifero dare fuoco a una di quelle emozioni e lasciare che il vento dolcemente porti via con sé quella
cenere impregnata di vita, lacrime, sorrisi e sguardi,
parole, promesse, sudore, urla… amore. Lasciarli andare per sempre e ritrovarmi la mente sgombra dai fantasmi del passato che tuttora infestano il mio presente.
[S.M.]
Giochi
21
NUMERO 8 — DICEMBRE 2007
Sudoku...
Sudoku è facile da imparare. Per risolvere lo schema inserisci i numeri
nelle celle in modo tale che in ogni
colonna, riga, box 3x3 ogni numero
compaia una sola volta.
Mettiti alla prova...
Facile
DIfficile
Kakuro ha delle regole semplici ed è facile
da imparare a giocare e come tutti i giochi
di logica e non legati al linguaggio stanno
seguendo il successo mondiale che ha riscosso il Sudoku.
Kakuro è un “cruciverba coi numeri”. Si gioca allo stesso modo, con la differenza che al
posto delle parole ci sono dei numeri. I numeri nei cerchietti sono come le definizioni,
e i blocchi di caselle come le parole. Come
nei cruciverba, per risolvere un kakuro bisogna continuamente incrociare verticali e
orizzontali.
Le regole per giocare a Kakuro sono semplicissime: bisogna riempire i quadrati con numeri da 1 a 9 in modo che la somma di ogni
settore orizzontale dia il numero nel cerchio
sulla sua sinistra e la somma di ogni settore
verticale sia uguale al numero nel cerchietto in alto.
Ricordati che un numero può essere utilizzato nello stesso settore solo una volta.
...Kakuro
Ipse dixit
Critiche? Errori? Consigli?
Articoli? Scriveteci a
[email protected]
Chiama, chiama, chiama, alla fine se rompe la liana.
Meglio essere sei volte campione del mondo di surf
che inventare la bomba atomica.
Prof: “XXX don't speak!” Alunno: “Prof, ma io stavo
solo a ride, non ho detto niente! ”.
Al professor S., alla
Gabry, a Gino, a suor
Germana, alla dieta
mediterranea, al Tibe,
alla polaroid, al ragazzo con la gonna, alle
sorelle di Bismark, al Piccia, al Cikkin’s,
alla new English grammar by Pero, ai fasulli esametri, al búcolicámenté, al “è un
po’ prolisso!”, a De Meis vibrante, alla
patente del Bisca, alla macchina del Capro, alla gomma sui pantaloni e sul sedile
della macchina, all’affogato al triplo cioccolato, ai pomeriggi ad impaginare in caserma, al sole che splende, alla legge morale, alla smascellata, ai portatili del Capro e del Pero, a Mortal Kombat, all’analfabetismo di ritorno, alle virgole lasciate,
alla batteria scarica, alle cialde della
mamma, a Praga by night, ai ritardi all’entrata, al “Ti voglio aiutare…4!”, ai tir che
ci tagliano la strada alle rotonde, alle seghe mentali, alla corsa per la consegna e a
tutti quelli che ci hanno dato una mano
(Antonello e Gianluca)… ed anche all’esaurimento nervoso.
Thanks
Sul computer c'ho messo pure una busta (cartella).
Anche i santi mangiano i fagioli.
Prof: “sei migliorato rispetto all'anno scorso...hai
fatto due ragionamenti giusti!”.
Se la gallina non faceva le uova allora era un bue.
Ora vedete che il vostro compagno è uno struzzo carmelitano.
Scusate tanto, ma è un modo di ragionare un pochino
a pera.
Al bidello: “Abbia pazienza, quando bussa deve aspettare un momentino… potevo essere in mutande!”.
L'acqua bolle a 90°!
le cose lunghe diventano serpente.
Azzecca l'oceano sennò semo a bestia.
Tanto io so piccola, entro dappertutto.
È un po' stortignaccolo.
LA REDAZIONE
Rispetto all'anno scorso XXX migliorato. Prima non
seguiva...adesso dorme!
Direttore: Leonardo Caproni
Designer: Marco Giampaolo
Supervisione: Giada Binella, Massimiliano
Viscardi
Collaboratori: Dario Biscarini, Lisa
Cardellini, Chiara Chiurla, Andrea De Meis,
Serena Fagioli, Paolo Filippucci, Gabriele
Finauri, Francesca Gargaglia, Sara
Madotto, Gianluca Perosino, Agnese
Piselli, Elena Sportolari, Francesco Tordo,
Federica Uccello, Massimiliano Viscardi.
OGNUNO È RESPONSABILE DEL PROPRIO ARTICOLO.
IL GIORNALINO È STATO REALIZZATO SENZA SCOPO DI LUCRO.
OGNI RIFERIMENTO A FATTI E PERSONE È PURAMENTE CASUALE.