L`ARCHEOLOGIA SUBACQUEA
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L`ARCHEOLOGIA SUBACQUEA
Latinitas or Europa: from present to past, from past to present L’ARCHEOLOGIA SUBACQUEA INDICE 1. 2. 3. 4. 5. 6. 7. INTRODUZIONE FASI DI UNA RICERCA SUBACQUEA 2.a Schematizzazione delle fasi di una ricerca subacquea COMPOSIZIONE DI UNA SQUADRA DI RICERCA SUBACQUEA ATTREZZATURA NECESSARIA PER L’IMMERSIONE SUBACQUEA DELIMITAZIONE DELL’AREA DI SCAVO METODI DI INVESTIGAZIONE IL RECUPERO 1. INTRODUZIONE L’archeologia subacquea è un ramo particolare dell’archeologia, che si occupa del ritrovamento di reperti archeologici sommersi dalle acque. Le fasi di una ricerca subacquea sono molto simili a quelli della normale archeologia, ma ci sono comunque alcune differenze. Queste si riscontrano soprattutto nell’equipaggiamento, negli strumenti usati per la ricerca di reperti, nel recupero e nel restauro. Questa disciplina infatti deve tenere conto della pericolosa impresa che è un’immersione subacquea, della difcile operazione che è lo scavo sott’acqua e dell’ardua prova che è il restauro di un oggetto rimasto in balia del mare per secoli. 2. FASI DI UNA RICERCA SUBACQUEA 1. RICOGNIZIONE SUL FONDALE La prima fase di una ricerca subacquea è un’immersione di ricognizione. Inizialmente si faceva solamente tramite subacquei esperti, più tardi vennero introdotte come supporto per immersioni particolarmente lunghe anche campane batiscopiche, camere di decompressione e vari veicoli subacquei. Se la ricognizione si svolge in acque poco profonde l’archeologo si serve anche della fotograa aerea, tecnica utilizzata nell’archeologia terrestre. 2. METODI DI INVESTIGAZIONE Una volta individuata e delimitata l’area di interesse, si procede alla ricerca dei reperti tramite l’uso di speciali apparecchi: sonar e magnetometro. 3. TECNICHE DI OSSERVAZIONE Trovati dei reperti, devono essere fotografati sul luogo del ritrovamento per permetterne un’analisi generale. Un’altra tecnica usata è la fotogrammetria, che permette di determinare, in base a misurazioni prospettiche, le dimensioni dell’oggetto trovato. 4. DATAZIONE La tecnica di datazione più diffusa, che tiene conto del livello di radioattività, è il C14 (Carbonio 14), utilizzato anche nell’ambito dell’archeologia terrestre. Esistono tuttavia altri due metodi di datazione, che si basano l’uno sulla quantità di potassio-argon presente nel reperto, l’altro sullo squilibrio esistente tra i minerali notoriamente radioattivi (uranio e ionio). 5. RECUPERO Dopo aver effettuato le necessarie indagini preliminari, si procede, se possibile, al recupero. 6. METODI DI PRESERVAZIONE Il reperto, secondo il materiale di cui è fatto, deve essere sottoposto ad adeguati procedimenti di conservazione e restauro. Il reperto, secondo il materiale di cui è fatto, deve essere sottoposto ad adeguati procedimenti di conservazione e restauro. FASI DI UNA RICERCA SUBACQUEA 2. a. Schematizzazione delle fasi di una ricerca subacquea Veicoli subacquei RICOGNIZIONE SUL FONDALE Fotografia aerea Sonar METODI DI INVESTIGAZIONE Magnetometro Fotografia TECNICHE DI OSSERVAZIONE Fotogrammetria DATAZIONE Carbonio 14 RECUPERO METODI DI PRESERVAZIONE 3. COMPOSIZIONE DI UNA SQUADRA DI RICERCA SUBACQUEA 3. COMPOSIZIONE DI UNA SQUADRA DI RICERCA SUBACQUEA 1. Un archeologo 2. Sei o sette sommozzatori 3. Un oceanografo 4. Due disegnatori-sub Battello di almeno due o trecento tonnellate corredato di: § gru idraulica (per effettuare il recupero di reperti pesanti) § laboratorio di conservazione e preservazione (per attuare i procedimenti di conservazione più urgenti) § laboratorio fotograco (per sviluppare le fotograe fatte nelle prime ricognizioni) 4. ATTREZZATURA NECESSARIA PER L’IMMERSIONE SUBACQUEA Fig. 1 - L’attrezzatura per le immerisoni subacquee MUTA = Indumento costituito da neoprene celluloso espanso, che protegge il corpo del subacqueo dal freddo. Lo spessore della muta varia dai due ai nove millimetri a seconda della profondità. MASCHERA = Per proteggere gli occhi, gli zigomi e il naso il sommozzatore si serve di una maschera di gomma e vetro. AUTORESPIRATORE = l’autorespiratore è costituito da una o due bombole contenenti l’aria compressa necessaria alla respirazione in immersione. L’alta pressione dell’aria nelle bombole viene ridotta alla pressione ambiente mediante i due stadi dell’erogatore: di questi il primo riduce l’alta pressione in media pressione, il secondo riduce la media pressione a quella ambiente. Se lo scavo avviene in fondali poco profondi, è preferibile usare il narghilè, un tubo essibile che collega l’erogatore alle bombole lasciate sull’imbarcazione. GIUBETTO EQUILIBRATORE CON SISTEMA DI ZAVORRA INTEGRATO (G.A.V.= Giubbetto ad Assetto Variabile)= giubbetto di recente diffusione, che consente all’operatore di stabilirsi in assetto neutro a qualsiasi profondità, eliminando tutti i problemi di instabilità dovuti alla cintura zavorrata. PROFONDIMETRO = apparecchio per misurare la profondità di immersione. MANOMETRO = apparecchio per misurare la pressione di un uido, la differenza di pressione fra due uidi o fra due punti del medesimo uido. 5. DELIMITAZIONE DELL’AREA DI SCAVO Un passaggio fondamentale in una ricerca subacquea è la delimitazione dell’aria di interesse. A questo scopo gli archeologi si servono di due tipi di attrezzature: quella necessaria per la segnalazione e la delimitazione, e quella per la misurazione. L’attrezzatura di segnalazione e delimitazione è costituita dai galleggianti, dai reticoli, dalle sagole e dai picchetti. I galleggianti servono a delimitare in supercie l’area di scavo oppure a evidenziare reperti signicativi. I reticoli e le sagole sono cavi particolari, che servono a suddividere la zona di lavoro: i reticoli sono costituiti da materiali amagnetici ( per non inuenzare bussole o magnetometri), mentre le sagole sono semplici cavi di nylon. I picchetti sono utilizzati per tendere e bloccare reticoli e sagole. L’attrezzatura per misurazioni è invece formata da cordelle metriche, livelle a bolla d’aria e goniometri. Le cordelle metriche e i goniometri servono per misurare rispettivamente superci e angoli; le livelle a bolla d’aria servono a garantire l’orizzontalità delle strutture. Possiamo sintetizzare quanto detto nel seguente schema: DELIMITAZIONE DELL’AREA DI SCAVO Strumenti per delimitare l’area di scavo Attrezzature di segnalazione e delimitazione Attrezzature per misurazioni Galleggianti = delimitano in superficie l’area di scavo o evidenziano reperti significativi. Cordelle metriche = possono essere di lunghezza variabile, le migliori sono quelle in plastica Reticoli = sono costituiti da materiali amagnetici (per non influenzare bussole o magnetometri) e suddividono l’area di scavo. Livelle a bolla d’aria = servono per assicurare l’orizzontalità di strutture. Sagole = sono cavi di nylon che delimitano i saggi di lavoro Goniometri = servono per la misurazione di angoli Picchetti = tendono e bloccano i reticoli e le sagole. 6. METODI DI INVESTIGAZIONE L’archeologo si serve di strumenti che lo aiutano nell’individuazione di oggetti non visibili a occhio nudo. I più usati sono il magnetometro e il sonar. IL MAGNETOMETRO = Il magnetometro permette di scoprire gli oggetti che turbano il campo magnetico terrestre, quindi possono essere rivelate tutte le masse di metalli ferrosi sui fondali, sepolte o sommerse. Esistono molti tipi di magnetometro, i principali sono tre: quello a uxgate, quello a vapori di caesium e rubidio e quello a protoni. Il primo veniva usato durante la II° guerra mondiale ma ora è in completo disuso; il secondo è il più sensibile e il più potente ma proprio per questo nota anche le più piccole anomalie magnetiche e ha un costo troppo elevato; il più usato è dunque quello a protoni. IL SONAR = Acronimo per SOund Navigation And Ranging, letteralmente “navigazione e localizzazione per mezzo del suono”. Il sonar è una sonda che usa il fenomeno della riessione delle onde sonore in acqua. Si usa per individuare oggetti non metallici o in generale per delineare la forma del fondale marino. Esistono due tipi di sonar: quello laterale e quello verticale. Il loro funzionamento è lo stesso, ma cambia l’utilizzo: quello laterale si usa quando la zona da sondare è più vasta, quello verticale per ricerche più precise ma meno estese. 7. IL RECUPERO I reperti archeologici subacquei devono essere riportati in supercie cautamente, in quanto i materiali che li compongono, a contatto con l’acqua, con il passare del tempo si alterano e diventano meno resistenti. Il recupero degli oggetti deve essere effettuato da personale specializzato e ogni tipologia di materiale richiede l’uso di attrezzi che mantengano inalterate le condizioni dei reperti. Gli oggetti metallici e i materiali organici (ad esempio cuoio e semi), devono essere portati in supercie con l’ausilio di contenitori di plastica opaca o in contenitori stagni, poiché i raggi solari potrebbero danneggiarli. Il vasellame viene recuperato più semplicemente attraverso dei cesti rigidi forati che vengono trasportati a mano no in supercie. Per il recupero di oggetti di grandi dimensioni (ad esempio colonne, ancore e sarcofagi), si utilizza un telaio rigido a cui vengono applicati dei palloni di sollevamento o una gru posta sull’imbarcazione che effettua il recupero (g. 2). Gli oggetti possono essere recuperati anche attraverso delle speciali imbracature e portati in supercie mediante un pallone di sollevamento (g. 3). I reperti archeologici di minore dimensione prima di essere portati a galla devono essere sigillati all’interno di buste o recipienti di plastica. Nel caso in cui gli oggetti da recuperare siano particolarmente fragili, possono essere trasportati da più palloni di sollevamento collegati ad una fune di traino.(g. 4): questa tecnica è molto efcace, perché permette il recupero del materiale lentamente, diminuendo il rischio di rotture dovute al trasporto. Fig. 2 (in alto a sinistra)- Recupero tramite telaio rigido Fig. 3 (in basso a sinsitra) - Recupero mediante pallone di sollevamento Fig. 4 (sotto) - Recupero tramite più palloni di sollevamento Fig. 3. Recupero tramite più palloni di sollevamento Fig. 3. Recupero tramite più palloni di sollevamento