Padroneggiare al meglio la tecnologia

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Padroneggiare al meglio la tecnologia
Nella borsa del professionista
Padroneggiare
al meglio la tecnologia
Ritratti come in studio,
grazie al sistema
multiflash.
Lorenzo Ceva Valla
sa unire l’esperienza
di ripresa ad una
raffinata tecnica:
è questo il suo segreto
per realizzare
immagini
d’alta qualità
in uno stile
assolutamente
personale.
Edoardo Lombardi Vicepresidente Gruppo Mediolanum. Foto realizzata
con uno zoom 28-70mm.
La luce principale che cade sul soggetto è data da un flash SB-800 riflesso in un ombrello da 80 cm di diametro. Due altri SB-800, senza ombrello
o diffusore servono per la luce dello sfondo. La sincronizzazione flash è
nella modalità lenta, per consentire la visibilità della luce al tungsteno del
soffitto.
Amministratore delegato (CEO) di Symantec WorldWide.
La luce che illumina il soggetto è data da un SB-800 riflesso nell’ombrello bianco da 80cm, con
due SB800 che illuminano lo sfondo sulla destra, altrimenti troppo buio. Ottica zoom 17-55mm.
Lo squilibrio cromatico è voluto per sfruttare l’effetto della luce calda del tungsteno dietro la vetrata alle spalle del soggetto. Si sarebbe potuto filtrare il flash con delle gelatine Ambra per correggere la dominante, ma l’immagine avrebbe perso profondità.
“Faccio un lavoro che mi piace e che mi diverte. E mi pagano pure.”…Per Lorenzo Ceva Valla il bicchiere è sempre mezzo pieno.
Ha l’entusiasmo dei vent’anni, anche se
vent’anni non ha più. Nato nel 1967, s’iscrisse giovanissimo nella categoria dei fotografi. C’è chi, da bambino, vuole fare l’aviatore, chi l’uomo ragno. Lui voleva fare il
fotografo. E l’ha fatto.
A tredici anni non stravedeva per il motorino,
ma per la sua Yashica FX. Con obiettivo grandangolare, precisa. I grandangoli sono la sua
focale preferita. Appena può, li usa. Il suo curriculum è del fotografo che sa dove vuole arrivare. Diplomato alla scuola di fotografia Riccardo Bauer, inizia la professione nel più classico dei modi: assistente di un professionista,
Cesare Colombo.
Poi, una decina d’anni fa, si mette in proprio
e si dedica soprattutto al reportage industriale,
all’architettura, al ritratto. Realizza, come
leggiamo nel suo sito web, anche servizi di
teatro e di set cinematografici. Fotografo, con
una solida preparazione alla spalle, entusiasta del suo lavoro. Non poteva restare indifferente alla rivoluzione digitale della foto-
grafia.
“…..ho iniziato nel ’99 con la Nikon Coolpix 950, poi ho provato la Nikon D1 e, da allora ho lasciato nel cassetto le Nikon F5 dice con entusiasmo, mentre nello schermo
di un Barco da 21 pollici mi fa vedere i suoi
ultimi scatti. Li ha realizzati nella mattinata
con il suo nuovo strumento di lavoro, una
fiammante Nikon D2x. Si è anche alzato alle sette del mattino, in questa fredda giornata di marzo, per approfittare di quel cielo di
Lombardia, come diceva Manzoni, così bello quando è bello.
E’ entusiasta, della nuova fotocamera e del
digitale. Della fotocamera apprezza la capacità di distinguere i particolari più fini, di ridare le ombre nei controluce più sparati. Del
digitale la meravigliosa semplicità dei numeri. “Finalmente il sogno di Daguerre si è
avverato – afferma – la matrice per la stampa, che lui cercava, è stata finalmente trovata. Grazie alle immagini trasformate in numeri”.
Nel film di Tornatore, Nuovo Cinema Paradiso, il proiezionista trasmetteva il suo entusiasmo per la valvola a farfalla al piccolo pro-
tagonista. E’ quel semplice meccanismo che
oscura, per una frazione di secondo lo schermo, nel passaggio tra un fotogramma e l’altro, e consente al nostro occhio di avere l’impressione delle immagini in movimento. Senza l’adozione della valvola a farfalla non sarebbe esistito il cinema. Senza la trasformazione delle immagini in numeri non esisterebbe la fotografia digitale e le sue possibilità.
“La qualità che offre – continua Ceva Valla
- è superiore alle necessità pratiche. Già con
un sensore da 6 milioni di pixel hai qualità
sovrabbondante per le foto da stampare nei
giornali, nei libri, da appendere in mostra”.
Ogni nuova tecnologia porta con sé una piccola/grande rivoluzione. Quella digitale, applicata alla fotografia, non fa eccezione.
“Due sono i settori principali che interessano il mio lavoro: reportage industriale e concerti musicali, in modo particolare quelli di
Battiato, che seguo da anni. Il digitale ha cambiato la mia vita professionale. L’attrezzatura per riprendere i concerti mi sta tutta nel
giubbotto fotografico: lo zoom 17-55mm in
una tasca, quello 70-200mm VR nell’altra,
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Sergio Crescimanno, responsabile direzione e organizzazione della Regione Piemonte.
La luce principale, che illumina il soggetto dalla sua sinistra è data da un SB800 riflesso nell’ombrello posto lateralmente. Due SB-800 illuminano lo sfondo.
Sono stati volutamente introdotti nella ripresa, dal basso, degli elementi per dare profondità all’immagine,
in questo caso la spalliera delle sedie. Obiettivo zoom 80-200mm.
Nella borsa di Lorenzo Ceva Valla
Un’occhiata nella sua borsa fa scoprire un’attrezzatura leggera e versatile. Gli obiettivi sono zoom 12-24mm, 17-55mm, 70-200mm VR ed
un moltiplicatore di focale 1,4. Non troviamo supertele. Quando ha bisogno di una focale lunga la ottiene ingrandendo una parte del file. La
qualità della Nikon D2x lo permette.
Accanto agli zoom c’è anche un fish eye. Lo usa per rendere meno monotone certe riprese di uffici e di open space, tutti uguali e assai poco
entusiasmanti.
Per le foto di still-life, in studio, usa molto anche il Nikkor 85mm basculabile.
Completano l’attrezzatura da ripresa sei flash SB800, un ombrello bianco da 80cm di diametro, con manico retraibile, che occupa poco spazio nella borsa; un paio di piccoli stativi Manfrotto, per reggere i flash
ausiliari, quando non li può appoggiare sopra un qualsiasi ripiano.
La sua camera oscura digitale, è basata su piattaforma Mac e comprende
un Mac G5 a doppio processore, un Mac G4, un Mac PowerBook con
schermo da 15”, un monitor Barco da 21” e un monitor Lacie da 19.
Photoshop e Nikon Capture i software più usati.
Amministratore delegato Software AG Italia.
Da sinistra arriva la luce di un SB-800 riflesso in un ombrello
bianco di diametro 80cm. Due flash SB-800 illuminano lo sfondo. La foto, come molte di Ceva Valla è ripresa dal basso e l’andamento delle linee dell’immagine è in diagonale, per dare dinamismo alla composizione. Il braccio del soggetto posa sul tavolo, che si vede in primo piano e che risulta in parte illuminato dal basso dalla luce dei flash usati per rischiarare lo sfondo.
Obiettivo zoom 17-55mm.
Si tratta di un fotomontaggio; il fondo è una foto realizzata in esterno con lo
zoom 12-24mm, mentre il
soggetto è stato fotografato con lo zoom 17-55mm all’interno degli uffici, su fondo bianco.
La luce sul soggetto è data
da un flash SB-800 riflesso
nell’ombrello bianco da
80cm e con un altro lampeggiatore posto su uno stativo in posizione rialzata per
la luce d’effetto. Altri 2 lampeggiatori sono stati utilizzati per illuminare, uniformemente, lo sfondo in modo da facilitare lo scontorno della figura, eseguito con
Photoshop.
una manciata di schede di memoria in un taschino e una batteria di ricambio in un altro;
al collo la macchina fotografica. Equipaggiato in modo così leggero riesco anche a fotografare di più. A studiare meglio la composizione dell’immagine, a costruire la foto
che voglio.
E che dire del reportage industriale! Grazie
al digitale e al sistema di flash Nikon non ho
più bisogno dell’assistente, quello che mi aiutava a portare l’attrezzatura”.
La specializzazione fotografica per la quale
è, forse, più conosciuto ed apprezzato è il reportage industriale. E’ il fotografo di Data
Manager, la rivista professionale dell’information & communication technology, come
recita il sottotitolo. Riprendere manager e uffici, e portare a casa foto che non siano le so-
lite banali “testine” o tristissimi open space,
non è facile. I manager, si sa, non sono modelle. Tengono benissimo in pugno un’assemblea di azionisti, ma sono impacciati davanti all’obiettivo. Inoltre non hanno mai
tempo e li devi fotografare nei pochi minuti
che ti concedono. Per il fotografo è sempre
un triplo salto mortale, carpiato e senza rete.
Se non vuoi la banalità della “testina” devi
escogitare trucchi, inventare un tuo stile. Lo
stile di Lorenzo Ceva Valla è ricco e sontuoso. Guardi le foto dei manager e pensi siano
realizzate in uno studio, con bank e fondali.
Invece, spiega, sono fatte in ditta, negli uffici dei vari personaggi. Il trucco sta da un'altra parte. Il cielo in una stanza era una canzone di Mina, lo studio, fotografico, in una
borsa è il suo trucco.
“…con le attrezzature di oggi è possibile avere uno studio completo, o quasi, tutto dentro
la borsa fotografica. Il mio è basato su sei flash SB800, una reflex digitale Nikon D1x o
D2x, un ombrello bianco da 80 centimetri e
un paio di stativi Manfrotto. L’ombrello, che
diffonde il lampo di un SB800 mi serve per
dare l’illuminazione principale, morbida. Gli
altri SB800, sparsi sulla scena, talvolta ricorrendo anche a gelatine colorate, servono per
dare le luci d’effetto, o per rischiarare settori
che, altrimenti, resterebbero in ombra”. Un
vero e proprio set, che ha poco da invidiare a
quelli da studio. Un set che, grazie alla tecnologia attuale è di agevole gestione.
“…posso controllare la potenza di tutti i flash, direttamente dal display di quello che ho
montato sulla macchina e che pilota tutti gli
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altri. Ma il controllo della potenza in tempo
reale servirebbe a poco, se non potessi controllare il risultato appena scattata la foto. E
qui mi viene in aiuto il digitale. Scatto e vedo immediatamente com’è venuta l’immagine del display della fotocamera. Se qualcosa
non mi soddisfa, senza muovermi dal punto
di ripresa, imposto nuovi valori di emissione
sui flash.”
Il “trucco” delle foto di Lorenzo Ceva Valla
è tutto qua: usare al meglio quanto offrono
gli strumenti di oggi. Tuttavia la tecnica da
sola non basterebbe, se dietro non ci fossero
anni di professione e una solida cultura dell’immagine. Ma, questo, è un altro discorso.
Sono trucchi che non puoi scegliere nel catalogo Nikon. Solida cultura dell’immagine
che ti fa comunque apprezzare la tecnologia
e usarla per la tua creatività.
Al tempo dell’analogico il fotografo seguiva anche la stampa delle proprie foto. Quando non la eseguiva personalmente, aveva un
assistente che stampava per lui seguendo le
sue indicazioni. Oppure si valeva di uno stampatore di fiducia (il mestiere di Ceva Valla
quando era assistente), che sapeva le sue preferenze e si adeguava. Sia l’assistente, sia lo
stampatore esterno erano professionisti, che
conoscevano a fondo il mestiere. Oggi è facile mettere mano ai file d’immagine. Tutti
hanno Photoshop.
“..non basta avere Photoshop – afferma Ceva Valla – il risultato finale dipende da tutti
gli anelli della catena di lavorazione che portano dal clic alla stampa finale, su carta fotografica o sul giornale, sul depliant, sulla
monografia aziendale. Non ci deve essere un
anello debole. Altrimenti, anche se hai una
fotocamera super, i risultati saranno scarsi.
Se non usi bene Photoshop, rischi di rovinare una buona ripresa.
Io acquisisco le immagini sempre in Raw,
cioè nel formato nativo, prima ancora che il
file sia elaborato dal software della fotocamera per essere trasformato in Jpeg o Tiff.
Solo i Raw sono gli originali, che archivio,
che trasformo, secondo le esigenze, in Jpeg
o Tiff da consegnare al cliente.
Per la conversione uso il programma Nikon
Capture, che trovo molto valido. Poi, per ulteriori lavorazioni, quali interventi creativi o
altro, adopero Photoshop. E’ un programma
dalle possibilità fantastiche, una volta che lo
Il chitarrista Chicco Gussoni.
Foto fatta in studio con zoom 80-200mm, utilizzando sia la luce di due flash
Elinchrom da studio, sia quella di un SB-800. La luce sul soggetto è fornita dal
flash Elinchrom con bank con griglia a nido d’ape, lo sfondo è illuminato con
un altro flash Elinchrom, mentre per creare l’effetto luminoso sulla chitarra è
stato utilizzato un SB-800, sfruttando la possibilità di regolare il fascio di luce sulla focale 105mm con un effetto spot. E’per questo motivo che la luce del
flash, pur essendo molto vicina alla testa del soggetto, non la “sporca”.
conosci bene e sai usarlo bene. Ma i migliori programmi non servono a niente, se non
guardi le immagini che lavori su di un monitor valido. Ci vogliono monitor professionali e questi vanno periodicamente calibrati
con una delle speciali sonde di calibrazione
prodotte o dal fabbricante del monitor, o da
fabbricanti indipendenti. La sola calibrazione percettiva del monitor non serve per avere la sicurezza della qualità dell’immagine.”
La qualità del monitor e il suo corretto uso è
lo scoglio contro il quale s’infrangono le ambizioni di molti fotografi, ma non certo le capacità di Ceva Valla. Nel suo studio occhieggia un monitor Barco da 21” e un Lacie da 19”,
periodicamente tarati. Oltre ad un certo numero di schermi LCD Benq “..che uso solamente – precisa- per visualizzare l’archivio, la
posta o le palette degli strumenti che uso per
gl’interventi sulle immagini.”
L’altro anello importante della catena è il profilo colore “… allo stampatore consegno solo file in Adobe RGB e i file che acquisisco
Chi è Lorenzo Ceva Valla - www.lorenzocevavalla.it
Lorenzo Ceva Valla è nato a Milano nel 1967. Diplomato alla scuola di fotografia CFP Riccardo Bauer, inizia la professione nel 1989 come assistente del fotografo Cesare Colombo.
Libero professionista dal 1993, opera soprattutto nel campo del reportage industriale, dell’architettura e del ritratto, per monografie aziendali e riviste del settore informatico; realizza anche servizi in teatro e set cinematografici. Conduce le
sue ricerche personali prevalentemente in esterni, indagando il paesaggio urbano
e i suoi abitanti.
Già nel 1997 si accosta alla tecnologia digitale utilizzando programmi di fotoritocco e oggi lavora esclusivamente con fotocamera digitale, approfondendo, oltre agli aspetti tecnici, anche la riflessione culturale sulle nuove tecnologie applicate all’immagine. Ha esposto in mostre personali e collettive in Italia e all’estero e pubblicato in numerose riviste ed edizioni librarie.
sono anch’essi in Adobe RGB, lo spazio colore nel quale lavoro in post produzione.”
Sembrano millenni, ed è solo ieri quando il fotografo doveva fare solamente le luci, premere il pulsante di scatto e portare il rullino in laboratorio. Oggi una parte della professionalità
dello stampatore è sulle sue spalle. “…in questo momento sì – aggiunge - però vedo l’attuale rimescolarsi di professionalità come una
opportunità per la nascita di nuove figure professionali. Come una volta esisteva lo stampatore di fiducia, nulla vieta che sorga uno
stampatore digitale di fiducia, il cui compito
non sarà più di produrre necessariamente delle stampe su carta ma di lavorare i tuoi file
grezzi, che potremmo definire negativi digitali, sicuro che li tratterà come vuoi tu.” L’idea è lanciata. C’è qualcuno che vuole raccoglierla? In attesa di risposta vediamo come
lavora un professionista come Ceva Valla.
“…. uso schede di memoria da 1Gigabyte,
dentro mi stanno un centinaio di scatti, visto
che lavoro per lo più in Raw. Tornato in studio scarico i file dalle schede nell’hard-disk
del computer e, contemporaneamente, in un
hard-disk esterno. Poi memorizzo gli stessi
file su due distinti DVD, che tengo in un archivio separato. In questo modo sono sicuro
che, qualsiasi cosa capiti, non perderò mai
un file di quelli che ho scattato. E’ un metodo che mi sento di consigliare. E che fa dormire sonni tranquilli. Praticamente impossibile perdere una immagine in questo modo,
ci vorrebbe una catastrofe atomica.” Ma, in
questo caso, l’archivio fotografico sarebbe
l’ultima delle preoccupazioni.
Edo Prando