Acqua minerale - Rizzoli Libri
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Acqua minerale - Rizzoli Libri
Piergiorgio Odifreddi DiziOnariO Della stuPiDità Fenomenologia del non-senso della vita Proprietà letteraria riservata © 2016 Rizzoli Libri S.p.A./Rizzoli ISBN 978-88-17-07576-3 Prima edizione: agosto 2016 Il contenuto di questo libro è frutto esclusivo delle opinioni personali dell’Autore. Dizionario della stupidità «Se ho dimenticato di insultare qualcuno, gli chiedo scusa.» Johannes Brahms (uscendo da una festa) Il Dizionario della stupidità non è un’enciclopedia: se no, si sarebbe chiamato Enciclopedia della stupidità. L’estensione spazio-temporale e la densità biologica degli stupidi l’avrebbe forse richiesto, ma le limitatezze dell’autore l’hanno impedito. Nessuno infatti domina completamente la stupidità, propria e altrui, e ciascuno ne ha solo una visione parziale, interna ed esterna: di quella ha dovuto accontentarsi l’autore, e dovrà accontentarsene anche il lettore. Il Dizionario della stupidità è appunto un dizionario: se no, si sarebbe chiamato in un altro modo. E poiché va trattato come tale, non va letto in sequenza dall’a alla z, o viceversa, ma sfogliato alla ricerca di voci che possono attirare l’attenzione o stimolare la curiosità. Anche se, fino a quando non se ne legge una, non si può sapere se dia un esempio o un controesempio di stupidità. E forse non lo si capisce neppure dopo, perché ciò o colui che appare stupido a qualcuno può non apparire stupido a qualcun altro, e viceversa. In ogni caso, nell’intenzione dell’autore gli esempi vorrebbero mo7 strare cosa o come la stupidità è, e i controesempi cosa o come non è. Ovviamente dal suo personale punto di vista, che forse gli permette di riconoscere la stupidità altrui, ma certo non la sua. Ed è appunto la certezza che gli stupidi sono sempre gli altri, a permettere a ciascuno di noi di convivere così bene con la propria stupidità. Nessuno si sogna di contestare l’affermazione che la quasi totalità della gente è stupida. Ma a nessuno passa per la testa che, allora, è quasi certo che uno di quegli stupidi sia lui: tanto meno all’autore di questo Dizionario. Il lettore lo scoprirà presto, così come scoprirà presto l’uso dei cunei. Svelarglielo a priori sarebbe trattarlo da stupido, ma chi non lo scoprisse a posteriori confermerebbe di esserlo. Anche se nessuno può mai dimostrare di non essere almeno un po’ stupido, perché qualche stupidaggine la pensiamo, la diciamo o la facciamo tutti, prima o poi: resta solo da determinare quante. L’autore sa di averne fatta qualcuna, spera di averne scritte molte e si scusa di non averne pensate di più. 8 A A bitudini Una delle Massime (1665) di La Rochefoucauld è che «ogni abitudine è una cattiva abitudine». E una delle massime della Prigioniera (1923) di Marcel Proust è che «la forza di un’abitudine è proporzionale alla sua stupidità». Il che spiega perché ci comportiamo così nella nostra vita individuale e sociale: appunto per la forza dell’abitudine a pensare e fare sempre le stesse cose. Tra le forti abitudini del pensiero ci sono le stupide credenze che professiamo senza pensare: l’ anima, le apparizioni, l’ astrologia, le coincidenze, i dogmi, gli esorcismi, gli extraterrestri, la magia, la metafisica, i miracoli, la numerologia, gli oroscopi, il paranormale, il politicamente corretto, la psicanalisi, le scienziaggini, le superstizioni, i vampiri… Tra le forti abitudini dell’azione ci sono invece le cose stupide che facciamo senza pensare: beviamo acqua minerale, abusiamo dell’ aria condizionata, ci tagliamo la barba, giochiamo in borsa, mangiamo carne, abusiamo dei cellulari, ci sottoponiamo ai controlli di sicurezza, usiamo la cravatta, sfogliamo i giornali, fumiamo tabacco, guardiamo la televisione, giriamo come trottole… 11 A b ra m o Le religioni degli Ebrei e degli Arabi considerano Abramo il proprio progenitore, il che lo rende a priori doppiamente sospetto di stupidità. Prima Antico Testamento descrive i grandiosi avvenidi lui l’ menti cosmici degli inizi del mondo. A partire da lui, in una rovinosa caduta «dalle stelle alle stalle», passa bruscamente alle piccole beghe comico-tragiche del Popolo Eletto lanciato alla conquista della Terra Promessa. La comicità inizia fin da subito. Dovendo andare in Egitto, e temendo che gli Egizi lo uccidano per prendersi la sua bella moglie, le ordina di dire che è sua sorella. Il faraone se ne invaghisce, benché ella fosse sulla settantina, e, per averla, colma Abramo di doni. Lui chiede aiuto a Jahvé, che invece di punire il vigliacco patriarca colpisce l’ignaro faraone con grandi calamità e «rende sterili tutte le donne della sua casa». La tragedia arriva quando Jahvé dapprima pratica una procreazione assistita sull’ormai novantenne moglie di Abramo, e poi gli chiede di sacrificare proprio quel figlio: cosa che lui farebbe, se non fosse fermato da un angelo. Discendere da un uomo di tal fatta non sembra un gran pedigree né per gli Ebrei né per gli Arabi, ma ognuno si contenta di quel che ha e ha quel che si merita. 12 A cqua m i n e ra l e Una delle più note e fortunate pubblicità degli anni ’80, inventata da Anna Maria Testa, recitava «Liscia, gassata o Ferrarelle?», era illustrata da una Gioconda con tre pettinature diverse e fu lanciata dall’omonima ditta, fondata nel 1893 per commercializzare l’acqua «acidula e leggermente frizzante» delle sorgenti di Riardo, già note ai Romani. In realtà il progresso tecnologico che ha portato ad avere l’acqua potabile in ogni casa permetterebbe di ottenere in maniera gratuita l’acqua «liscia», semplicemente aprendo il rubinetto. E infatti negli anni ’30 il consumo di acqua minerale era riservato agli usi terapeutici, anche se il boom economico degli anni ’60 l’ha diffuso in generale, facendolo diventare un lucrativo business: in particolare per Giuseppe Ciarrapico, proprietario delle sorgenti Fiuggi e «re delle acque minerali». Business troppo lucrativo, però. Almeno nei bar e nei ristoranti, molti dei quali rifiutano di servire acqua potabile «per motivi igienici», e derubano gli stupidi avventori rincarando le bottigliette e le bottiglie di acqua minerale con aumenti fino al 1.000%, quando per le banche è già usura un tasso del 25%: secondo il Codice Penale, baristi e ristoratori meriterebbero multe di 10.000 euro e condanne a 10 anni di reclusione. 13