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Campo de’ fiori
SOMMARIO
Editoriale:
Vacanze italiane... ma quali?................................3
Una selfie con Claudio
Saint Just ......................4
CURRICULUM VITAE:
“Peace Overture”, opera prima di Marco Valerio
Baldi...................................................................6
LA SELLA PIU’ LEGGERA DEL MONDO E’ FIRMATA AVIA.......................................................7
Roma che se n’è andata:
Andiamo a Villa Farnesina.................................8-9
SUONARE SUONARE:
Ian Anderson....................................................10
LETTERE D’AMORE:
Una storia d’amore spirituale al tempo della
guerra..............................................................12
A TU PER TU...................................................13
Narcolessia: la malattia del sonno................14
Alessandro Gavazzi........................................15
Ecologia e ambiente:
Parchi Nazionali d’Italia: quali e quanti sono?.......16
Lucia Maria Girelli. Ronciglione nel cuore......18
Un ‘700 di sesso, scandali e violenze a Bagnoregio................................................................19
Omicidio di Napoli - Secondigliano: un solo colpevole?............................................................20
Cine Parade:
La ragazza del dipinto - Belle..............................22
L’angolo del collezionista:
Super... Fumetti.................................................23
Olio di palma: separare il vero dal falso!......24
Questo è il periodo migliore per pensare al
nostro udito....................................................25
Le scuole a Civita Castellana nell‘800...........26
Saggio spettacolo di danza classico per Santinelli Dance Academy.......................................27
L’angolo del grafolo:
Storia della scrittura...........................................28
Come eravamo:
A proposito di... leggende “civitoniche”................29
Parliamo di funghi:
Genere Amanita........................................................30
LA STORIA DEL COMPLESSO MUSICALE THE
POKERS .....................................................32-33
Il Fumetto:
Eden.................................................................34
Fiera del Fumetto e Games:
Gardaland Cosplay e Eretvm Comics...................34
I tesori dell’Agro Falisco:
La Basilica di Sant’Elia........................................35
Dipendenza da internet: la nuova droga del
XXI secolo......................................................36
La zanzara impertinente................................36
“Le streghe di Benevento”.............................38
L’importanza della dote nel XVIII secolo.....39
Noi, prima “I Feudi”, poi “I Rosacroce”........40
NEWS ........................................................42,43
1915-2015: i 100 anni della 1° Guerra Mondiale................................................................44
DON CLAUDIO
MONARCA UNA VITA
DEDICATA AGLI
ALTRI....................46-47
Nel cuore........................................................48
I nostri amici..................................................49
La scienza da sola non è in grado di salvare il
mondo............................................................50
MESSAGGI......................................................51
L’angolo del poeta...........................................52
AGENDA..........................................................53
Roma com’era................................................54
Album dei ricordi..........................55-56-57-58-59
Annunci gratuiti........................................60-61
Oroscopo........................................................62
Selezione offerte immobiliari...................63-64
Foto di copertina di Susy Toma
Campo de fiori lo trovate nelle edicole ed in molte altre attività commerciali
SEDE OPERATIVA: PIAZZA DELLA LIBERAZIONE, 2
CIVITA CASTELLANA (VT)
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SEDE RAPPRESENTATIVA: VIALE MAZZINI, 140 - ROMA
INFO PUBBLICITA’: 0761.513117 - [email protected]
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Campo De Fiori Rivista
Campo de’ fiori
Vacanze italiane… ma quali?
S
i approssima il periodo delle ferie ed è notizia di questi giorni che il 68%
degli italiani si accinge ad andare in vacanza. Le immagini regalateci dalla
tv e dai rotocalchi, ci mostrano meravigliosi luoghi dove potersi beatamente
rilassare e dimenticare i soliti e ormai noti problemi di tutti i giorni. E, se è
vero che moltissimi potranno andare in vacanza, non ci dovrebbe essere finalmente più nulla di cui lamentarsi.
di Sandro Anselmi
Ma la diffusione delle notizie di cui sopra coincide, casualmente, con la ormai vicina
scadenza del 16 Giugno, nella quale siamo chiamati dal nostro “amato” Stato, ad
onorare gravose incombenze fiscali.
Sarà questa solo una semplice casualità o servirà invece ad edulcorare l’amaro piatto?
Andare in ferie presume una sicurezza economica, di cui molti non godono più e sono costretti a fare,
ahimè, i salti mortali per poter sbarcare il lunario. Il numero dei disoccupati rimane costantemente alto;
gli stipendi, per quei pochi che ancora hanno la possibilità di averli, sono comunque troppo bassi per affrontare le spese di ogni giorno e, perciò, difficilmente si riesce a risparmiare per andare in vacanza.
Non sarà mica che buona parte di quel 68% di vacanzieri si potrà permettere solo una gita fuori porta?
Forse, tutto sommato, alla maggioranza degli italiani basterebbe anche semplicemente non dover più continuare a stringere la cinghia, ma poter tirare un sospiro di sollievo. Già questo, non sarà certo paragonabile
ad una bella vacanza, ma aiuterebbe a tornare a guardare con ottimismo al futuro, sperando magari di
poter godere nuovamente delle belle, classiche, vecchie ferie!
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Campo de’ fiori
UN SELFIE CON
CLAUDIO SAINT JUST
Chiude la stagione Teatrale al Petrolini di Roma
L
a stagione del Teatro Petrolini a
Roma volge al termine con uno spettacolo che vede il ritorno, sul palco
dello storico teatro romano, di Claudio Saint Just, eclettico artista con
alle spalle numerosi spettacoli di successo. “Si
Selfie chi può“ scritto da G. Borrelli e V. Delle
Donne, storici autori del Puff, e diretto da Salvatore Scirè ci presenta un artista in grande
forma “In questo spettacolo sono più attore e
sono molto contento che al termine gli autori
hanno voluto che io dessi un piccolo assaggio
delle mie capacità canore e di intrattenimento; lo spettacolo è molto bello e parla di
tutto ciò che è oggi l’attualità ed internet compreso quindi il famoso selfie. Recito con due
attrici brave e belle come Laura di Mauro,
che ha terminato da poco il musical Cenerentola con la Compagnia della Rancia con Paolo
Rufini, e Simona D’Angelo, che è una
grande doppiatrice ed una bravissima attrice,
figlia d’arte, ed entrambe hanno lavorato al
Puff per tre anni con Lando Fiorini.“
Non tutti sanno che hai iniziato con Cino Tortorella nel 1974 nel cast dello Zecchino
D’Oro…
“E’ vero, ma ancor prima ho fatto tanta gavetta che una volta era il varietà, poi le feste
di piazza ed i villaggi dove facevo animazione.
Negli anni 70 ho fatto tante feste di piazza e
successivamente ho cominciato a fare radio
con Silvio Gigli che credette subito in me e
quindi arrivai a conoscere Cino Tortorella che
mi portò con lui nelle selezioni dello Zecchino
D’Oro, dove ho conosciuto anche Emanuela
Aureli che all’epoca aveva 6 anni“.
Il 1979 però ti porta grande notorietà al cinema con il film “La Liceale, Il Diavolo e l’
Acqua Santa“ con Gloria Guida.
“Si, interpretavo Ciclamino, un angelo buono
e paffutello che voleva aiutare in tutti i modi
la protagonista, e devo dire che li ho fatto una
grande sciocchezza; infatti successivamente
mi proposero Mani di
Velluto con Adriano
Celentano dove avrei
dovuto interpretare la
parte del commissario
ma non mi misi d’accordo con la produzione e non lo feci,
rinunciando ad un
certo tipo di carriera cinematografica. Ma io
ero fissato per fare la
televisione e le serate,
mi piaceva stare in
mezzo alla gente. Poi ho conosciuto Dino
Verde e con lui ho fatto il Gino Bramieri
Show su Rai uno, Domenica In con Pippo
Baudo, Fascination (Rete 4) con Maurizio
Costanzo. Ho iniziato la gavetta con l’imitazione di Renato Zero che io facevo come parodia poi radio con Gigi Marziale e Fiorenzo
Fiorentini in Edizione Straordinaria e poi
Bim Bum Bam (Italia1) con Bonolis, Arcobaleno con Marta Flavi e Tony Binarelli, Tandem e il Barattolo (Rai1) con Fabrizio
Frizzi e molti altri. Ad un certo punto la
vita mi ha riservato una tremenda sorpresa: la mia seconda figlia è morta a
soli tre anni per una brutta malattia e
questo fatto ha bloccato la mia carriera
e ne ho sofferto molto. Ho dovuto poi
rimboccare le maniche ed ho incontrato
Enrico Vaime che mi ha portato a fare
per 5 anni la trasmissione Il Programma lo fate Voi da dove sono partiti anche Fabio De Luigi, Paola Cortellesi
e Manuela Aureli. A quei tempi facevo
120 spettacoli all’anno, sono stato in
tournee con Gianni Morandi, Iva Zanicchi ed i Ricchi e Poveri negli Stati
Uniti, in Canada in Australia ed in altre
parti del mondo dove, oltre ad essere
attore ed imitatore facevo anche il cantante. Da qualche tempo sono arrivato
in teatro grazie al produttore Tom Del
Monaco, e questo è l’ottavo spettacolo
che faccio con lui dopo aver lavorato
con Nadia Rinaldi in Finalmente mi
sposo e in Sotto il Cielo di Roma
con Massimiliano Buzzanca e Francesca
Nunzi, e mi sono divertito anche a fare
delle cose che non rientrano nel mio
genere brillante come ne I Briganti al
Teatro Tirso firmato da Silvestro
Longo. Soddisfazione e batoste si incontrano nella vita ma fa parte del
gioco per cui sono molto contento perché spettacolo è di qualità anche se
presentato a fine stagione. Dopo
l’estate, a Settembre sarò al Teatro
Tirso con Anche le nuvole ridono
con l’accoppiata vincente Iovine &
Longo, una commedia brillante dove faccio il
generale Frigo un rimbambito che vive in una
casa di cura e si trova sempre in mezzo ai
guai“.
Staremmo ore a parlare con Claudio che riteniamo un grande artista e soprattutto un
grande uomo, ma siamo costretti a salutare
perché la prima sta per iniziare ma ci promettiamo un appuntamento per Settembre.
Sandro Alessi
Da sx: Sandro Alessi e Claudio Saint Just
durante l’intervista
Questo è il link per ascoltare lintervista integrale a Claudio Saint Just
http://www.spreaker.com/user/4565553/claudio-saint-just
Campo de’ fiori
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Curriculum vitae
“PEACE OVERTURE”, OPERA PRIMA DI MARCO VALERIO BALDI
stesso protagonista da giovane.
La colonna sonora, la fotografia e tutta la
sound design sono state curate da Marco
Valerio Baldi, e devo dire che la visione a
cui abbiamo assistito ci ha molto colpito
per l’accuratezza del prodotto.
Sicuramente un corto dovrebbe essere un
biglietto da visita per l’autore, e la speranza di catturare l’attenzione ed avere
prima o poi l’occasione di realizzare un lungometraggio che esca nelle sale.
Sandro Alessi
S
Da sx: Fabio Fiorini, Marco Valerio Baldi, Eleonora Albrecht e Claudio Nelli
iamo stati invitati all’anteprima,
presso la sala dell’Anica, della
proiezione di Peace Overture,
corto di 7 minuti circa scritto e
diretto dal giovane e promettente regista Marco Valerio Baldi, prodotto da Triafata.
Un corto così breve ha alle spalle un
enorme lavoro per la sua realizzazione, soprattutto in fase di post produzione che è
sicuramente la parte più importante del
progetto perché è stato girato tutto in
“green screen“, una tecnica dove gli attori
recitano in un teatro completamente verde
che successivamente in post produzione
viene eliminato e viene sostituito da una
scenografia virtuale. Alla fine il film viene
completato e sonorizzato.
E’ questo un viaggio emozionale nella vita
di un direttore d’orchestra che rivive il suo
passato da anziano interpretato da Fabio
Fiorini, il protagonista, Eleonora Albrecht, il fantasma e la sua moglie giovane e Claudio Nelli che interpreta lo
RONCIGLIONE: NOTTE INTERNAZIONALE
Dal 27 Giugno al 11 Luglio va in scena nella cittadina di Ronciglione, in
provincia di Viterbo, la Notte Internazionale.
Gli scopi a detta della Associazione 1728 Città di Ronciglione e della direzione artistica affidata a F. Troncarelli sono essenzialmente tre: - facilitare
l’incontro e l’accoglienza con tanti cittadini provenienti da Paesi stranieri
che vivono da anni nel Lazio; - promuovere la conoscenza delle diverse culture tramite l’esposizione di prodotti tipici, la degustazione di cibi insoliti; far conoscere la nostra cittadina e proporla come luogo aperto dove incontrarsi e stabilire nuove amicizie. Le quaranta nazioni partecipanti saranno
selezionate fra le tantissime che risponderanno all’invito.
Il programma prevede l’11 Luglio un’importante conferenza stampa sul
tema “Africa opportunità di lavoro”. Dal 27 giugno l’inizio di “Negozi
e Nazioni” tutte le attività commerciali del centro di Ronciglione adotteranno simbolicamente una nazione esponendo nelle vetrine o sopra dei tavoli, oggetti, bandiere, abiti, prodotti tipici, questo per tutta la durata della
manifestazione ed oltre.
Sabato 4 luglio dalle ore 14 alle 03:00 del 5 luglio si svolgerà la Festa
di Piazza con la partecipazione di diverse Nazioni, 6 gruppi etnici e l’allestimento di oltre 60 Stands, ricchi di prodotti artigianali, materiale informativo, e depliant turistici. Tra i gruppi etnici che parteciperanno a
manifestazioni di strada e ad lo spettacolo della sera di sabato 4 da non
perdere: “Los Rancheros” (Messico), la City of Roma Pipe Band (Scozia), Gruppo Brasil Maravilha (Brasile), Spettacolo Burlesque (Francia), Miss Mondo.
A Ronciglione, dal 27 giugno al 4 Luglio si fonderanno colori, danze, sapori,
suoni da tutto il mondo che porteranno le loro usanze e le condivideranno
con quelle dei ronciglionesi. L’intera cittadina che attende fremente l’evento,
si trasformerà in simbolo di unità, pace e fratellanza tra i popoli.
Da sx: Sandro Alessi e Marco Valerio Baldi,
dopo la presentazione del corto
Campo de’ fiori
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LA SELLA PIU’ LEGGERA DEL MONDO
E’ FIRMATA AVIA
Brevettata dal giovane Stefano De Santis diventerà ultratecnologica grazie ad una
App ideata da Ahmed Abdulla Mohd Majjan
T
utto ciò che di artificiale ci ruota
attorno è frutto della concretizzazione di una idea e le tantissime
idee realizzate in tutti questi secoli ci permettono oggi di poter
vivere circondati dalle comodità e attenti
alle nostre esigenze. Il giovane Stefano De
Santis, titolare dell’azienda Avia srl, con
sede a Formello (Roma), da oltre venti anni
nel settore dell’equitazione come responsabile FISE, arbitro internazionale e istruttore
federale, in particolare dell’ENDURACE, disciplina che si può definire “la maratona col
cavallo”, è proprio da qui che ha tratto ispirazione per la sua straordinaria idea di realizzare la sella più leggera al mondo. Si
tratta di una sella in carbonio che pesa
circa 700 gr, una novità assoluta a livello
mondiale, grande esempio di tecnologia
avanzata, che rappresenta anche il più elevato e approfondito studio del settore, sia
sotto l’aspetto medico che tecnologico, in rispetto con la salute del cavallo e del cavaliere. La bontà dell’invenzione è certificata
da studi di ortopedia e medicina legale, che
la descrivono tecnicamente come la migliore e valida, anche
nell’aspetto fisio-ortopedico. L’Avia è una
società che costruisce selle e finimenti
per
cavalli, tecnologicamente all’avanguardia per i suoi
prodotti
decisamente innovativi e
Stefano De Santis, il suo
direttore generale, maestro sellaio e inventore, che ha partecipato di recente anche
alla Fiera dell’inventore a Ginevra, ha ampiamente dimostrato di essere un bell’esempio di giovane talento, spingendosi
oltre Europa: è riuscito, infatti, a stringere
un accordo internazionale con il mondo
arabo, in particolare con una società che è
forse la più alta espressione tecnologica di
ABUDABI: la soc. MTS del sig. Ahmed Abdulla Mohd Majjan. L’accordo prevede la
Da sx: Ahmed Abdulla Mohd Majjan
titolare della MTS, Enrico e Stefano
De Santis della Avia srl
realizzazione della SELLA AVIA MTS
SMART, che applica al suo interno un nuovissimo sistema di telemetria il quale consente di monitorare, via internet su IPAD E
IPHONE, il cavaliere e il cavallo in qualsiasi
momento ed in tutto il percorso di gara o di
allenamento, rilevando
sul monitor costantemente la frequenza cardiaca,
la velocità, l’altimetria
del
suolo, la posizione
geografica, e tanti
altri parametri.
La sella Avia è il risultato di un lunghissimo studio operato dall’inventore, e di una
altrettanto lunga serie di esperimenti, modifiche, applicazioni, che tiene conto della
salute del cavaliere e del miglior benessere
per il cavallo. Si parte dallo studio dell’apparato scheletrico dell’animale, considerato,
per la conformazione ossea, in numerose
razze diverse, e dallo studio dell’apparato
scheletrico dell’uomo, soprattutto della postura e dell’impatto sulla sella, oltre che
delle differenze tra conformazione ossea
dell’uomo e della donna, che nel bacino presentano differenze di riguardo. La diversità
di monta rispetto al passato è decisamente
rivoluzionaria, poiché il cavaliere non sopporta più sforzi o traumi da distorsione, e,
oltretutto, con la giusta angolatura del
piatto sellare, conquista un risultato completamente innovativo e di pieno riposo.
Scompare, così, la stanchezza dopo un
lungo uso, e non si risente dello sforzo nelle
ossa dorsali e del bacino. La flessibilità e la
consistenza dei prodotti utilizzati fanno la
differenza con qualsiasi altro prodotto oggi
sul mercato, e certamente si può affermare
che la rivoluzione tecnico-scientifica nel
mondo dell’Endurance, che da troppo
tempo non vedeva novità o studi così particolareggiati, è iniziata.
Il numero elevato di quanti hanno avuto
modo di testarla e i loro giudizi positivi rendono merito all’inventore, alla sua lunga
esperienza ed al suo grande amore per questo sport, a cui ha dedicato moltissimo studio e passione da tanti anni di
frequentazione attiva e di ricerca delle innovazioni per una migliore utilità e possiamo affermare che ci sia riuscito
perfettamente.
Ermelinda Benedetti
Campo de’ fiori
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Roma che se n’è andata: luoghi, figure, personaggi
Andiamo a Villa
F
arnesina
Sede di rappresentanza dell’Accademia Nazionale dei Lincei
I
l ricco banchiere senese
Agostino
Chigi, nel periodo
più splendido della
sua vita, volendo
abbandonare la cupa dimora di Via dei Banchi
dove risiedeva, commisdi Riccardo
sionò al celebre architetto
Consoli
dassarre Peruzzi Villa Farnesina una splendida costruzione decorata,
oltre che dallo stesso Peruzzi, da Raffaello
e da Sebastiano del Piombo.
Agli inizi del cinquecento nella Villa, che si
sviluppava in fregio al Tevere, Agostino
Chigi detto “il magnifico”, viveva la sua
splendida vita di mecenate tra ricchezze e
onori; egli era protettore di numerosi artisti
oltre che amico di Principi e Cardinali che
amava ricevere nella sua dimora dove si
consumavano memorabili banchetti.
Dopo tanto splendore, alla morte del Chigi
avvenuta nel 1520, la Villa, durante il c.d.
Sacco di Roma, divenne bivacco dei Lanzichenecchi e alla fine del cinquecento fu acquistata dal Cardinale Alessandro Farnese,
da cui il nome di Villa Farnesina, per distinguerla da Palazzo Farnese posto sulla
sponda opposta del fiume e che, secondo
un progetto di Michelangelo, mai realizzato,
un ponte sul Tevere avrebbe dovuto colle-
gare le due proprietà dei Farnese.
La Villa passò successivamente ai Borbone
per essere alla fine acquistata dallo Stato
Italiano dove si insediò la Sede dell’Accademia d’Italia; oggi Villa Farnesina è la Sede di
rappresentanza dell’Accademia Nazionale
dei Lincei, mentre la Sede ufficiale si trova,
a Palazzo Corsini, in Via della Lungara.
Al piano terra della Villa insiste la “Loggia di
Psiche”, all’epoca della costruzione priva
delle vetrate protettive, affrescata dalla
scuola di Raffaello su disegni del maestro,
che racconta la leggenda di Amore e Psiche.
Nella c.d. “Sala del Fregio” piccole decorazioni di scene mitologiche e figure dipinte da
Baldassarre Peruzzi fra cui: le fatiche di Ercole, il ratto di Europa, Apollo e Marsia,
Orfeo e Euridice; quindi, la “Loggia di Galatea” comprendente il celebre “Trionfo di Galatea” di Raffaello dove si può ammirare la
ninfa, dai tratti del viso delicati, in contrasto
con il corpo rigoglioso, trasportata sull’acqua
in un cocchio formato da una conchiglia trainata da delfini.
Nei primi anni del 1500, Raffaello Sanzio e
Michelangelo Buonarroti erano considerati i
due più illustri pittori in circolazione a Roma.
La leggenda narra che Michelangelo, molto
curioso di esaminare come procedevano gli
affreschi di Raffaello a Villa Farnesina, visto
che quest’ultimo non permetteva a nessuno
di vedere il suo lavoro, riuscì ad eludere la
sorveglianza dei custodi travestendosi da
venditore e distraendo i guardiani con della
mercanzia.
Una volta entrato nel palazzo durante una
pausa dei lavori, egli si trovò di fronte alle
pareti parzialmente affrescate potendo finalmente ammirare il lavoro dell’artista rivale. Michelangelo non resistette alla
tentazione e, preso un pezzo di carbone,
prima di dileguarsi, disegnò, senza alcun
colore, una bellissima e gigantesca testa.
Quando Raffaello vide il disegno capì che
soltanto la mano di Michelangelo poteva
aver prodotto un’opera di tale maestria e,
sebbene indispettito per l’intrusione, non
ebbe il coraggio di cancellarla e ordinò che
nessuno la toccasse.
Campo de’ fiori
Un breve accenno al Parco di Villa Farnesina
valorizzato da uno splendido giardino all’italiana dove, in un marmo disposto lungo la
“Galleria dei lauri”, è inciso una sorta di
commiato per il visitatore:
QUISQUIS HUC ACCEDIS,
QUOD TIBI HORRIDUM VIDETUR, MIHI
AMOENUM EST;
SI PLACET, MANEAS, SI TAEDET ABEAS,
UTRUMQUE GRATUM
(Per te che vieni qui, quello che ti sembra
brutto, per me è bellissimo;
se ti piace, resta, se non ti piace vai pure
via; comunque grazie)
Occupiamoci adesso dell’Accademia dei Lincei. Correva l’anno 1603 quando, un sodalizio di quattro giovani: Federico Cesi, un
patrizio umbro - romano appassionato studioso di botanica, l’olandese Johannes Van
Heeck, successivamente italianizzato in Ecchio, il marchigiano Francesco Stelluti e
l’umbro Anastasio de Filiis, fondavano, per
iniziativa del primo, un sodalizio avente lo
scopo di costituire una sede di incontri dove
promuovere e coltivare studi diversi ma tutti
rivolti alle scienze.
Naturalmente si imponeva la scelta di un
nome e, in considerazione degli obiettivi da
raggiungere, si pensò all’emblema della
lince, animale dalla vista proverbiale, nome
scelto per significare l’acutezza dello
sguardo intellettuale che deve caratterizzare
lo scienziato. Nasceva così l’Accademia dei
Lincei.
Nell’idea di Federico Cesi e dei suoi giovani
amici, oggetto dello studio erano tutte le
scienze naturali da “indagarsi con libera osservazione”, libera, soprattutto da ogni vincolo di tradizione e fu proprio questa la
peculiare caratteristica che contraddistinse
i Lincei fin dalla loro nascita, infatti, fra la
moltitudine di Accademia Letterarie che fiorirono in Italia nel cinquecento e nel seicento, i Lincei
concentrarono il loro
interesse essenzialmente sugli studi naturalistici.
Federico Cesi, discendeva da una nobile famiglia che aveva annoverato tra i propri
membri ben cinque Cardinali tutti originari
del piccolo Borgo di Cesi in provincia di
Terni; era nato a Roma nel Palazzo Gaddi Cesi di Via della Maschera d’Oro costruito
nel primo cinquecento per i Gaddi, una ricca
famiglia di mercanti toscani trasferitisi a
Roma nel quattrocento. Questi lo vendettero ai Rossi di San Secondo che, a loro
volta, lo cedettero ad Angelo di Giangiacomo Cesi.
Roma. Palazzo Gaddi – Cesi
Nel 1872 il Comune di Roma, sul Palazzo
Gaddi - Cesi Via della Maschera d’Oro appose questa lapide:
IL PRINCIPE FEDERICO CESI ROMANO
CHE STRETTO DA PERSECUZIONI MALIGNE
MANTENNE L’ARDORE DELLA SCIENZA
INVESTIGATORE ILLUSTRE DELLA NATURA
DELL’ACCADEMIA DE LINCEI FONDATORE
IN QUESTO PALAZZO DI SUA FAMIGLIA
ACCOLSE LE DOTTE ADUNANZE
E L’AMICO SUO GALILEI
Tra i feudi e le proprietà che la nobile famiglia acquisì nel Lazio e in Umbria risalta, per
importanza, la residenza di Acquasparta.
Nel 1540 Gian Giacomo Cesi e la moglie Isabella di Alviano ottengono da Pier Luigi Farnese il feudo di Acquasparta e nel volger
di un decennio, pur disponendo di una
importante dimora, progettano di trasformare l’esistente costruzione in un prestigioso palazzo verosimilmente ultimato
intorno all’anno 1579, quando Federico
Cesi nipote di Gian Giacomo, primo Duca
di Acquasparta e padre del futuro fondatore
dell’Accademia dei Lincei sposa Olimpia Orsini; ma è proprio Federico Cesi, secondo
Duca di Acquasparta, a dare ancora lustro
al palazzo fondandovi, appunto, l’Accademia dei Lincei, la più antica Accademia
Scientifica del mondo che ospitò, più volte,
Galileo Galilei.
Acquasparta. Palazzo Cesi
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La prematura scomparsa di Cesi, avvenuta
nel 1630, determinò l’interruzione dell’attività dei Lincei che, nel corso del XVIII secolo conobbe due distinte riprese: dal 1745
al 1755, a Rimini, per iniziativa del naturalista e antiquario Giovanni Bianchi e dal
1795 a Roma, con il nome di Accademia Fisico - Matematica istituita dall’Abate Feliciano Scarpellini estintasi nel 1840 con la
sua morte.
In epoca più recente, Caduto il Regime Fascista, su suggerimento di Benedetto Croce,
venne ricostruita l’Accademia Nazionale dei
Lincei.
Scopo precipuo
dell’ Accademia
che, come sopra
detto, annoverò
fra i primi soci
Galileo Galilei, è
quello di promuovere, coordinare, integrare e
diffondere le conoscenze scientifiche nelle loro
più elevate espressioni. L’Accademia organizza congressi, conferenze, convegni e seminari nazionali e internazionali; partecipa
con i propri Soci ad analoghe manifestazioni
italiane e straniere avendo facoltà di assumere la rappresentanza, anche internazionale, di altre Istituzioni Culturali.
Manoscritto dell’Archivio Linceo
Sottoscrizione dei primi Lincei con firma di
Galileo Galilei
Campo de’ fiori
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di Carlo
Cattani
Ian Anderson
20 Aprile 2015  Auditorium della Conciliazione  Roma
M
Sitting on a park bench ...
aglietta bianca sotto un gilet
nero, dei pantaloni di tela
chiari e un paio di occhiali
dalla montatura sottile …sono
questi gli occorrenti minimi e
comodi di Jan Anderson per salire sul
palco dell’Auditorium Della Conciliazione e
“avvolgerci”, ancora una volta, con la sua
musica! Ma, il nostro, non è solo: ad affiancarlo sulla scena, ridotta
all’essenziale, c’è un’affiatatissima band di cinque elementi e …il suo
scintillante flauto traverso, compagno di una
vita musicale! A poco dal
compiere 68 anni e con
mezzo secolo di un poderoso fardello musicale
sulle spalle, il nostro IAN,
“vecchietto” o “dinosauro”
del rock che dir si voglia, si
dimostra gagliardo e tosto,
vibrante e strascinatore,
agitandosi da un estremo
all’altro del palcoscenico, riuscendo ancora
a torcersi su di una gamba, nell’estasi dell’esecuzione al flauto, in quella sua tipica
posizione detta
“del fenicottero”, una
posa che, nell’immaginario rock, sta a IAN
ANDERSON come la “linguaccia“ più famosa del rock sta ai Rolling Stones! Anderson, di origine Scozzese, storico fondatore
e leader dell’arcinota band Inglese “ Jethro
Tull”, è una vera e propria icona della musica rock; con la sua band, fondata nel
1967, ha venduto
decine e decine di milioni di dischi e rappresentato migliaia di concerti; schiere di fedeli
sostenitori in tante parti del mondo hanno
costituito fans club e fanzines dedicate al
“pianeta Jethro Tull e i suoi derivati”. Una
lunga discografia alle spalle che prende
avvio nel 1967 con la pubblicazione del lp
“This was”, dalle forti tinte blues, e li
rende indelebili nelle
menti di ogni vero appassionato di musica rock
con la realizzazione di
“Aqualung” nel 1971.
Tanti avvicendamenti di
organico
ma
due
“perni” fondamentali, elementi costanti della vita
del gruppo: Ian Anderson e…il suo flauto!
Per Ian Anderson l’età
non è da intralcio ai suoi
giri per il mondo e,
quindi, ancora una volta
è sulla ribalta con un
lungo tour internazionale che interessa il
nostro Paese con 4 date (Roma–CesenaMilano-Padova), proponendosi in uno show
distinto in due tempi: il primo è l’ occasione
per l’esecuzione integrale della sua personale e più recente produzione discografica,
“Homo Erraticus”, edita nell’aprile del 2014
e, una seconda parte dedicata ad un “best
of “ dei Jethro Tull con la proposta, appunto, di alcuni tra i brani più rappresentativi dalla cospicua discografia della band. In
entrambe le sezioni dello spettacolo
scorrono, su di uno schermo posto
alle spalle del gruppo, delle immagini che supportano il brano in esecuzione e, nel caso della parte
dedicata ai “Tull” l’inizio di ogni
pezzo è preceduto da un introduzione verbale di Ian e da proiezioni
che scandiscono la cronologia e
la collocazione del brano nella discografia. Si apprezza così tanto
l’impegno profuso da Ian nella
sua performance che gli si perdonano gli acciacchi della sua
voce che, nei passaggi più impegnativi sulle note alte è in-
ghiottita dalla base
strumentale e lo porta, letteralmente, a tirare il collo! Per ovviare a questo problema
così come per irrobustire, articolare al meglio la parte vocale, teatralizzare la scena,
si ricorre alla bravura del 33enne Ryan O’Donnell, che sul palco si muove e porge la
voce come un tipico performer da “musical”
come, del resto, è. Il concerto scorre piacevolmente tra l’alternanza, tipica nel
repertorio dei Jethro Tull, di brani rock a
pezzi acustici, sonorità ispirate dalla
tradizione folk Britannica, influenze jazzate
e frammenti classicheggianti. La conclusione definitiva del concerto, dopo circa
due ore di inteso, sudato spettacolo da
parte di tutti i musicisti, è affidata agli
sbuffi di “Locomotive breathe” che, accolta
da una grande ovazione, fa gioire tutti noi
che …abbiamo preso questo treno stasera!
CarloCattani
©Words&Pics-giugno2015
12
Campo de’ fiori
Una storia d’amore spirituale al tempo della guerra:
un miracolo dopo il turbinìo bellico 1944-45.
Da Via Domenico Tardini , quartiere Boccea di Roma , a Viale card. Domenico Tardini a Vetralla.
C
ome sempre, la
storia comincia
da lontano nel
tempo e nello
spazio.
E quella del Monastero
“Monte Carmelo” di Vetralla
d iBruna Ferrini inizia nel 1669 ad opera di
Don Benedetto Baldi sacerdote vetrallese. Ubicato nel castello medievale
dell’antica Rocca dei Di Vico, il Carmelo apre
le porte alle “carmelitane” ovvero alle giovani
suore che hanno scelto la vita monacale da
trascorrere per sempre tra quelle mura cariche
di silenzi e di ovattate atmosfere. Saranno monache di clausura che dalle cellette primitive
sapranno salmodiare canti e nenie da emozionare per secoli quanti, a valle, ascoltano e pregano con loro. Saranno fortunate e felici
morendo in pace per 265 anni. Le loro storie,
dirà un vescovo dell’epoca, “ hanno profumato
di virtù il sagro asilo di angeli” mettendo in
atto l’apostolato della vita contemplativa che
riempie gli spazi ed i secoli. Fino al maggio
del 1934 quando comincia un’altra storia:
quella di Suor Maria Angelica di Gesù, nata a
Napoli dalla nobile famiglia Pignatelli di Montecalvo che giunge al Carmelo della Rocca
con l’incarico di Priora. La sua guida sarà all’insegna del miglioramento della vita comunitaria e di attenzione anche allo stato di salute
delle consorelle visto che all’epoca anche la tubercolosi mieteva vittime. Nelle sue memorie
si legge un commento illuminante: ”Le grandi
opere di Dio per lo più cominciano nell’ombra,
nell’umiltà, nel nascondimento … Così è stato
per il nostro Carmelo”. La spiritualità e l’armonia del loro stile di vita nulla possono, purtroppo, sulle guerre degli uomini mentre i loro
silenzi vengono sopraffatti dai rimbombanti cicloni che s’inabissano da quel cielo che più
non le protegge. E’ il 1944: il monastero è distrutto, ventuno suore rimangono senza un
tetto, coinvolte in un dramma sconosciuto e
disperato. I concittadini di Vetralla, sorpresi
anche loro, guardano in alto, al castello ferito,
alle castellane in fuga. E’ un film mai realizzato ma che oggi potrebbe immortalare quelle
vesti bianche che annaspano nel vuoto, quegli
occhi che non vedono più le familiari mura,
tutto non c’è più, tra le macerie qualche
sedia, un nulla che la violenza del tuono di
guerra ha risparmiato.
Le
disorientate
professe escono in
gruppo dalle macerie nei loro abiti
eleganti ma non
adatti alla situazione, vanno nelle
case dove sono accolte secondo le
possibilità dei luoghi e delle persone. Il Comune fa la sua parte
ma lo spazio e le risorse sono poche: dormono
distese su materassi arrotolati di giorno, mangiano quando e come possono insieme agli
altri, corrono sotto le bombe, rincorrono l’acqua dove si trova, il freddo penetra nelle ossa,
si ammalano, pregano a tutte le ore del giorno
e della notte, aiutano il prossimo con amore.
Finalmente, ma siamo ancora all’inverno del
1945, qualcuno risponde al disperato richiamo
di Madre Angelica: si decide di andare tutte a
Sutri, ospiti del Monastero che non ha subìto
danni. Ci sono altre profughe, altri dolori da
lenire, altre distruzioni da dimenticare, ma si
stringeranno, faranno posto. Protette di
nuovo, si arriva al caldo del mese di agosto ed
insieme al sollievo dal freddo arrivano due
colpi bussati alla porta del Monastero. Qui, la
storia si congiunge al monsignor Tardini di cui
la citazione sopra. E’ proprio il caso delle vie
infinite del Signore, auspicate con forza da chi
si dispera, perché, è vero, il prelato bussa a
quell’uscio a mani vuote, ma nell’auto lasciata
fuori della porta reca due sacchi di lana da filare!! Ha saputo che nel monastero di Sutri ci
sono delle brave suore che svolgono quel lavoro per pochi soldi. No, non è una favola:
deve pensare ai poveri, per loro deve riportarla indietro “filata” per farne maglie e mantelle. Bussa due volte, la seconda viene ad
aprire la Priora profuga di Vetralla! E’ l’incontro
che porterà il nuovo Carmelo nella cittadina
atterrita, è l’intesa spirituale che darà nuove
speranze all’intera comunità, è il miracolo sognato. Si fila la lana e si parla: Madre Angelica
implora, il prelato torna a Roma pensando.
Anche lui non sa da dove cominciare, tutto rotola intorno alla ricostruzione. I vetrallesi,
come gli altri, si muovono in cerca di case,
qualcuno adocchia Villa Canonica del senatore
Pietro, noto scultore che vive e lavora
spesso fuori ma torna poi a Vetralla, in
quella residenza che l’architetto Marcello
Piacentini ha realizzato negli anni giovanili
per la famiglia Piatti. Perchè no? Potrebbe
essere una soluzione per le povere sorelle
che pregano e filano la lana. Ora, Tardini
parli a Roma con qualcuno importante, lui
è in Vaticano, c’è la segreteria di Stato…
Madre Angelica trema, qualcuno informa
che non sarà facile convincere lo scultore,
ma quella villa sarebbe l’ideale, è vicina
al paese e lui vive spesso lontano, potrebbe
fare qualcosa per Vetralla che pure ama, non
per nulla le ha donato il Monumento ai Caduti
della Grande Guerra che è in Piazza! Poi, il ricordo di un miracolo del passato, quando sulla
porta del convento della Rocca comparve un
cittadino con una mucca da latte in regalo fu una festa- la convince che il monsignore
della lana potrebbe farne un altro di miracolo!
E prega, parte per Roma con una consorella,
parla, incontra lo scultore, forse sogna già la
nuova chiesina con il quadro spodestato dalla
guerra, quella Madonna del Monte Carmelo
che attende nelle rovine una nuova sistemazione. Anche il prelato è convinto che quell’edificio potrebbe accogliere nella bellezza e
nel silenzio le anime elette. Pregano tutti, lui
trova le risorse, il miracolo avviene. Il contratto è firmato nel 1946, il 29 del mese di
maggio, il mese delle rose che madre Angelica
ama tanto. Iniziano i restauri, il monsignore
diviene cardinale, segue da vicino la formazione spirituale delle suore, scrive alla priora:
“ Ho costruito per grazia di Dio il Carmelo materiale; ora voglio concorrere, sempre con la
grazia di Dio, a edificare il Carmelo spirituale…
il nuovo Carmelo di Vetralla dovrà essere
un’accolita di anime elette e veramente contemplative... quello che più conta e che il Signore più aspetta è l’edificio spirituale che
dovrà essere più bello e più prezioso della costruzione materiale ”.
Torna a Vetralla più volte, guarda sorgere la
nuova cappella, sa che potrebbe accoglierlo un
giorno in un coro di preghiere e di canti. Non
vorrebbe più tornare a Roma ed infatti non ci
tornerà: il 3 agosto del 1961 si fermerà lì, per
sempre, mentre anche papa Giovanni XXIII
gli porgerà il suo saluto affidandolo a quelle
buone suorine che continuano ad essere educate, serene ed istruite.
“Mi raccomando - diceva sempre il monsignore
- anche istruite, è importante”! Madre M. Angelica di Gesù il 19 dicembre dell’anno mariano 1987 l’ha raggiunto. L’amore spirituale
va oltre la morte? Si direbbe di sì, come viene
da pensare ogni volta che si imbocca il viale
alberato che, dalla Via Cassia, porta al Carmelo.
Nella capitale resterà Via Domenico Tardini,
strada di grande traffico nel quartiere alle
porte del Vaticano.
Campo de’ fiori
A TU PER TU
13
Rubrica di Psicologia e Psicoterapia
“La mia ragazza soffre di disturbo bipolare”.
“Sono un neolaureato e ho problemi con i miei datori di lavoro”.
“Cara Dottoressa,
sono un ragazzo di 33 anni
ed ho una relazione stabile
con la mia compagna da
oltre cinque anni. Siamo
una coppia felice ed appagata sotto ogni profilo. Da
qualche mese però ho nodella Dott.ssa
tato nella mia fidanzata dei
Alessia Pagani
comportamenti che, da
Psicoterapeuta
quanto ho sentito dire, potrebbero essere riconducibili al cosiddetto disturbo bipolare. Mi può
dire bene in cosa consiste?”
Salve,
il disturbo bipolare o maniaco-depressivo è caratterizzato da evidenti alterazioni dell’umore,
dei pensieri e dei comportamenti. In particolar
modo se ne distinguono due tipologie:
Disturbo Bipolare di I Tipo, in cui si alternano episodi depressivi e maniacali
Disturbo Bipolare di II Tipo, dove le fasi
depressive lasciano il posto a quelle ipomaniacali, meno eclatanti.
Per essere più chiari, durante le fasi maniacali
il soggetto è particolarmente euforico ed ha la
sensazione di avere enormi potenzialità personali: tutto appare possibile e fattibile, tanto
da commette azioni impulsive o pericolose per
se o/e per gli altri. L’ accelerazione ideica, tipica di questi periodi, fa sì che l’individuo non
riesca focalizzare la propria attenzione in maniera adeguata sui compiti che effettua, a tal
punto da non a portare a termine alcun progetto: non si fa in tempo ad iniziare un’attività,
che la si lascia a metà per passare ad altro o
si fanno più cose contemporaneamente senza
completarne alcuna. Inoltre nella fase di
mania acuta l’entusiasmo e l’euforia inibiscono
i bisogni fisiologici di mangiare e dormire.
Come, invece, è più noto, la depressione è caratterizzata da apatia, afasia stanchezza, affaticamento,
mancanza
di
energie
e
demotivazione.
E’ possibile individuare dei criteri, che se sod-
1.
2.
disfatti, rappresentano
un campanello di allarme d’insorgenza del
Disturbo Bipolare:
- Aver vissuto episodi ripetuti di depressione
maggiore, di cui il primo
prima dei 25 anni.
- Familiarità diretta di disturbo bipolare.
- Quando non sì è depressi, l’umore e le
energie sono superiori
alla media delle persone.
- Gli episodi di depressione maggiore durano
poco (meno di 3 mesi).
- Aver sviluppato mania o ipomania a seguito
dell’assunzione di antidepressivi.
- Gli antidepressivi non fanno più effetto dopo
alcuni mesi.
E’ bene, però, precisare che episodi di depressione o di ipo-mania, sono, a volte, conseguenti a sintomatologie organiche (disturbi
tiroidei, disturbi al sistema adrenergico e neurologici) o a cure mediche (corticosteroidi, farmaci per il Morbo di Parkinson, carenza di
vitamina B12), perciò prima di parlare di Disturbo Dipolare è necessario effettuare un accurato check-up medico.
Eliminate possibili cause organiche, è necessario rivolgersi a specialisti del settore (psicologi e psichiatri) per una valutazione ed una
cura mirate.
“Salve,
sono un giovane neolaureato in economia e
commercio. Sto facendo uno stage presso un
importante studio di commercialisti e nel relazionarmi con i miei titolari, nonostante
siano persone estremamente educate e disponibili, ho scoperto di essere comunque a
disagio, un disagio che si manifesta con un
eccesso di sudorazione e tachicardia.
Sono all’inizio della mia carriera e non vorrei
dover convivere con questo problema per
tutta la vita, anche in altre situazioni simili a
questa che sto vivendo ora.
Cosa posso fare? Grazie! Federico”.
Ciao Federico,
dalle poche parole che scrivi mi
sembra che ci troviamo difronte
ad Ansia da Prestazione, spesso
data dal desiderio di voler raggiungere un traguardo considerato più arduo delle proprie
possibilità o con alta probabilità
di insuccesso. Tale giudizio non
è realistico, ma influenzato dalle convinzioni
che si hanno riguardo all’obiettivo ed alle proprie capacità. Ritengo, però, sia opportuno
precisare che non tutte le forme di ansia sono
negative; in termini tecnici, si è soliti distinguere ansia di tratto ed ansia di stato: la
prima, più patologica ed invasiva, caratteristica
della personalità dell’individuo; la seconda legata al tipo di situazione che si sta vivendo
(esami, test, colloqui…). Quest’ultima, piuttosto che avere ripercussioni negative nella vita
sociale, lavorativa e affettiva del soggetto, è
indispensabile in quanto, agendo sui livelli di
concentrazione e attenzione, ne garantisce
buoni risultati. Infine l’ autostima condiziona
molto il nostro giudizio e quindi il livello di
ansia che si accompagna alle circostanze. Perciò, per affrontare i disagi causati dall’ansia di
prestazione, oltre all’acquisizione di tecniche
di rilassamento (come il TRAINING AUTOGENO), sarebbe molto utile affrontare le proprie
convinzioni,
i
veri
fattori
di
condizionamento del proprio agire e del percepire le proprie abilità: una volta individuate
ed affrontate, si riescirà a recuperare fiducia
in sé, sostituendo le convinzioni “critiche”,
con convinzioni più vere, realistiche e serene.
Inviate i vostri quesiti a cui verrà
risposto dalla nostra esperta.
Gli indirizzi ai quali scrivere sono
i segueti: [email protected] o
[email protected]
14
Campo de’ fiori
Narcolessia:
la malattia del sonno
V
i capita spesso sono perdere le forze
di addormenfino a non essere più
tarvi durante la
in grado di rimanere
giornata, menin piedi, questa conditre qualcuno vi
zione si verifica imparla, mentre aspettate
mediatamente dopo il
l’autobus, in classe durisveglio o con l’insordi Fabiana
rante una lezione o addigenza della sonnoPoleggi
rittura alla guida dell’auto?
lenza.
Fate attenzione, potreste
Di solito la narcolessia
soffrire di Narcolessia, una malattia neunon viene diagnostirologica cronica che altera la capacità del
cata in tempo perché
cervello di regolare la veglia ed il sonno, a
si ritiene che le percausa della mancanza di una sostanza (oresone affette siano
xina) che non viene più prodotta.
semplicemente svoChi è affetto da narcolessia subisce attacgliate o indolenti. In
chi di sonno improvviso durante il
Europa il tempo
giorno, di solito preceduti da sonnolenza e
medio per arrivare ad una diagnosi corretta
può essere difficile per un ammalato rimaè ancora oggi di oltre sette anni, durante i
nere sveglio durante gli orari di scuola o di
quali il malato subisce gravi conseguenze
lavoro. Gli improvvisi attacchi di sonno di
nella vita familiare, sociale, nello studio e
solito accadono dopo aver mangiato, ma
nel lavoro. Spesso è sottoposto a cure inappossono arrivare in qualsiasi momento della
propriate con gravi, ulteriori rischi per la
giornata, ad esempio durante conversazioni
propria salute.
telefoniche, ovviamente più spesso quando
La narcolessia è una patologia non molto
ci si trova in situazioni di calma o relax, ma
comune, negli Stati Uniti ha una frequenza
possono
succedere
di circa 3-16 per
anche in situazioni più
10.000 e colpisce uoCirca 10 persone su 10.000
movimentate, come alla
mini e donne con
soffrono di narcolessia.
guida dell’auto, durante
uguale
frequenza,
un esame o un colloquio
mentre in Giappone
Ne soffre
di lavoro. Gli attacchi di
l’incidenza è di circa 1
per esempio
sonno durano all’insu 600 (16 per
l’attrice
circa 10-15 minuti e
10.000). Tipicamente
Nastassjia
possono essere assosi manifesta durante la
Kinsky,
ciati anche ad una impubertà con un’età di
provvisa perdita di tono
esordio compresa tra i
ma di esempi
muscolare e debolezza,
15 e i 30 anni. Viene
ve ne sono
chiamata cataplessia
considerata come una
anche nel
che di solito viene caureazione contro sé
passato, come
sata da forti emozioni e
stessi, come tante altre
può essere associata a
malattie dei giorni
il grande
reazioni emotive come
d’oggi. Ne soffre per
pittore
rabbia o risate e dà una
esempio l’attrice NaToulouse temporanea incapacità
stassjia Kinsky, ma
Lautrec.
di usare i muscoli (paradi esempi ve ne sono
lisi del sonno); si posanche nel passato,
come il grande pittore Toulouse-Lautrec.
Non sono noti metodi per la prevenzione
della narcolessia e tantomeno per la cura:
è una malattia cronica, che dura tutta la
vita. Non si tratta di una malattia mortale,
ma può essere pericolosa se gli episodi si
verificano durante situazioni pericolose,
l’uso di macchinari o attività simili, la terapia
può solo ridurre il numero di attacchi.
C’è sempre da ricordare che la cataplessia
è caratterizzata da una repentina perdita
del tono muscolare in seguito ad una forte
emozione, può essere causata dalle risate,
da una rabbia improvvisa, da uno sforzo fisico o da una attività sessuale, l’importante
quindi è evitare situazioni compromettenti
per non ritrovarsi poi, come successe qualche anno fa ad Augusta (Siracusa), nell’imbarazzante situazione in cui una notte il
proprietario di una boutique avvisò la Polizia
perché l’allarme del suo negozio stava suonando, gli agenti accorsi, trovarono all’interno del locale un 26enne profondamente
addormentato, il ragazzo affetto da cataplessia era sprofondato nel sonno per
l’emozione di aver effettuato quello che poi
risultò essere il suo primo furto!
Campo de’ fiori
15
I patrioti che hanno fatto la storia del Risorgimento italiano
ALESSANDRO GAVAZZI
P
roseguendo il filone degli eroi
meno conosciuti,
ma non per questo motivo meno
importanti, del Risorgimento italiano, parleremo
di Giuseppe
questa volta di Alessandro
Ferone
Gavazzi, patriota nonchè
predicatore cristiano dell’Italia risorgimentale. Fu il cappellano di
Giuseppe Garibaldi. Nato a Bologna, Gavazzi vive a Roma durante il periodo rivoluzionario della Repubblica Romana. Di idee
liberali e libertarie. Di famiglia agiata: il
padre fu magistrato, professore universitario e avvocato dello Stato Pontificio. I nonni
erano stati, uno, vice cancelliere del Portogallo e l’altro presidente della Corte D’Appello di Bologna. In giovinezza si distinse
per la sua cultura ed intelligenza: a vent’anni era già professore di lettere in un collegio di Napoli. Le sue idee liberali lo
portano a scontrarsi spesso con suoi colleghi cattolici e con le autorità religiose. Critico contro la politica dell’allora pontefice
Gregorio XVI fu costretto a lasciare la città
ed il posto di lavoro. A 25 anni abbandona
così il mondo della letteratura e si dà alla
predicazione come prete cattolico senza rinunciare però ai suoi ideali libertari che decide di mettere al servizio della predicazione
cristiana. Decide di partire per andare a predicare in Piemonte e riesce, con la sua dialettica e oratoria, a farsi numerosi seguaci
finchè non si conquista, anche lì, l’ostilità
dei gesuiti che lo espellono dalla regione.
Si reca quindi in diverse città italiane per
continuare a predicare. La sua fama cresce
di città in città. Parla di valori cristiani ma
anche di patriottismo, finchè questi argomenti, pericolosi per la chiesa di allora, non
arrivano anche alle orecchie del nuovo pontefice Pio IX il quale lo costringe a smettere
di esercitare il suo ministero confinandolo
in carcere a Parma. Predicando in carcere,
tuttavia, riesce a convertire moltissimi detenuti. Successivamente, liberato, si reca ad
Ancona dove in seguito ad un lungo discorso pubblico, in cui fece una violenta critica al papato, venne di nuovo messo in
carcere.
La sua fama di rivoluzionario la conquista
nella città eterna dove, recatosi lì sempre
Alessandro Gavazzi
per fini di predicazione, i suoi discorsi sul
patriottismo e sull’idea di nazione galvanizzano le folle rivoluzionarie della capitale. Fu
lui che celebrò l’orazione funebre in favore
dei patrioti caduti a Milano durante l’insurrezione. A Roma divenne ben presto un
simbolo: celebre la sua immagine con la tunica nera da prete e la coccarda tricolore sul
petto. Inizialmente piacque tanto anche al
papa Pio IX il quale lo incitò perchè continuasse a tenere discorsi ed arringhe a favore dei patrioti italiani contro gli invasori
austriaci. Ben presto divenne invece un personaggio molto scomodo per la chiesa. Parlava spesso, ed anche molto chiaramente,
della corruzione nel clero romano. Venne
arrestato in segreto a Roma e condotto a
Corneto, una prigione ecclesiastica. L’intera
città di Roma scese in piazza contro l’arresto
di padre Gavazzi ed il papa fu così costretto
ad ordinarne la scarcerazione e fuggire da
Roma per scampare alla folla inferocita. Era
il periodo della Repubblica Romana e Gavazzi fu riconfermato dallo stesso Garibaldi
cappellano del “Battaglione italiano della
morte”. In quel periodo Gavazzi lottò al
fianco del generale Giuseppe Garibaldi con-
tro le truppe francesi che volevano insediarsi a Roma. I francesi ebbero la meglio
ed il generale Oudinot gli concesse di espatriare all’estero.
Tornò in Italia nel ‘59 per seguire di nuovo
Garibaldi, e stavolta nell’impresa dei Mille.
Intanto all’estero entrò in contatto con le
altre realtà cristiane e si avvicinò a quella
evangelica anche se la sua conversione ufficiale al protestantesimo ebbe luogo in Italia: fondò infatti a Firenze nel 1870 la
Chiesa libera evangelica italiana.
Oggi Alessandro Gavazzi è sepolto nel cimitero protestante di Roma.
In una delle sue conferenze in America,
quasi tutte contro il papato, affermò: “Ritengo di aver avuto tutto ciò che può desiderare un uomo prima di morire. Ho visto
tante delle mie speranze realizzate: l’indipendenza dell’Italia, l’unità d’Italia, la libertà
di Roma. Mi è stato permesso di ritornare
nella città eterna e predicarvi il libero Evangelo nelle sue strade. Così tanti dei miei
sogni si sono realizzati che non dispero più
di nulla“.
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Campo de’ fiori
16
Ecologia e Ambiente
Parchi Nazionali d’Italia: quali e quanti sono?
C
di Giovanni
Francola
hi di noi nel periodo della scuola
o in qualunque
altra
occasione
non ha visitato un parco
nazionale, o tanto meno
ha sentito parlare di queste aree naturali protette?
I parchi nazionali italiani sono 24, e sono
iscritti nell’elenco ufficiale delle aree protette (EUAP). Per essere riconosciuti tali,
però, devono avere delle caratteristiche ben
precise: contenere una o più ecosistemi intatti, o formazioni biologiche, geologiche,
geomorfologiche, d’interesse nazionale ed
internazionale; devono racchiudere dei valori culturali, naturalistici, scientifici, ecc, da
giustificare l’intervento anche dello Stato
per la loro conservazione.
Possiamo elencarli in quattro ordini: al
primo i parchi storici, al secondo i parchi
istituiti negli anni ottanta, al terzo i
parchi istituiti negli anni novanta e infine quelli istituiti negli anni duemila.
Il primo parco storico d’Italia è stato il parco
nazionale del Gran Paradiso (anno 1922),
a seguire: parco nazionale d’Abruzzo,
Lazio e Molise ((fino al 2001 nominato
Parco nazionale d’Abruzzo), parco nazionale
del Circeo (1934), parco nazionale dello
Stelvio (1935), dopo di che il parco nazionale della Calabria (1968), per poi diventare parco nazionale della Sila, e poi ancora
parco nazionale dell’Aspromonte.
L’unico parco istituito negli anni
ottanta è il parco nazionale
dell’Aspromonte (1989), mentre i parchi istituiti negli anni
novanta sono: parco nazionale
delle Dolomiti, parco nazionale
del Gran Sasso e monti della
Laga, il parco nazionale del Cilento, il parco nazionale della
Majella, parco nazionale del
Gargano (1991), parco nazionale della Val Grande, parco
nazionale del Pollino (uno dei
più estesi d’Italia), parco nazionale delle foreste Casentinesi,
il parco nazionale dei Monti Sibillini, parco nazionale Arcipelago di La Maddalena, parco
nazionale del Vesuvio, parco
nazionale Arcipelago Toscano,
parco nazionale dell’Asinara
(1997), parco nazionale del
Golfo di Orosei e del Gennargentu, parco nazionale delle
Cinque Terre (1999).
Infine ci sono quelli istituiti più recentemente negli anni duemila: il parco nazionale dell’Appennino Tosco Emiliano, il
parco nazionale della Sila, parco nazionale
dell’Alta Murgia, per concludere il parco
nazionale dell’Appennino Lucano- Val
d’Agri- Lagonegrese (2007).
In queste aree così particolari e naturali che
coprono circa una superficie di 1.500.000
ettari pari al 6% del territorio nazio-
nale, sono racchiusi appunto dei valori così
educativi e ricreativi che fanno ben pensare
di quanta tutela abbiano bisogno. Occorre
custodire equilibri e unicità territoriali.
Credo quindi che sta ad ogni uno di noi, cittadini, visitatori, o semplicemente amanti di
questi luoghi, conoscerli e condividerli e soprattutto conservarli integralmente per garantire alle prossime generazioni questo
immenso valore.
Campo de’ fiori
18
LUCIA MARIA GIRELLI
RONCIGLIONE NEL CUORE
F
elicemente in pensione, dopo una
vita trascorsa fra i
banchi del liceo
come maestra di
vita, Lucia Maria Girelli è
stata di recente invitata dal
sindaco di Caprarola a ridi Roberto
presentare il suo ‘Perdèco e
Ragone
Agnese’ al Palazzo della
Cultura. Ho voluto incontrarla per perfezionare la conoscenza di questa elegante signora che a Ronciglione, e non solo, è un
punto di riferimento per chi ama la cultura.
“Perdèco e Agnese… questo soggetto era
stato già messo in cantiere ed eravamo arrivati ad una buona fase di studio preliminare.
Quando avremmo dovuto arrivare alla pubblicazione, c’è stato un cambio di amministrazione e la sovvenzione promessa non è stata
più elargita. La mia collega della scuola elementare aveva fatto insieme agli alunni un lavoro eccezionale di catalogazione e ricerca di
storia locale. Avevamo anche stampato i manifesti per una mostra al Castello, nella quale
parlavamo di un libro che non c’era. Quando
poi mi hanno voluta presidente dell’Istituzione Biblioteca ho deciso di riprendere il progetto e mettere in cantiere tutte le opere che
ruotano attorno a Ronciglione, creando una
collana editoriale, (Le Stamperie ndr), un
progetto ambizioso e culturalmente qualificante. Ho interpellato il prof. Mariti, che ha
collaborato subito. Ci ha fatto aspettare due
anni, forse più, poi l’opera è stata data alle
stampe ed è venuto fuori un gioiellino editoriale molto raffinato. (La Giudiata ndr). Nel
frattempo ho dovuto preparare la seconda
opera per la collana. Avevamo dei problemi
legati al denaro, bisognava stringere, stringere, stringere, ed è stata una cosa terribile.
Pensavamo di fare una copia anastatica e
non è stato possibile, perché il testo era tutto
macchiato e quindi sarebbe stato illeggibile.
Perciò con la santa pazienza l’ho dovuto ricopiare tutto, dalla a alla zeta. Bene o male
sono arrivata alla fine con un piacere e un divertimento insospettabili. Il problema è stato,
sembra assurdo dirlo, come sempre, reperire
i fondi. Qui c’è voluta la bravura di Silvano
Boldrini perché io non avrei concluso nulla
neanche questa volta. Devo ringraziare
Spada che ha fatto un preventivo eccezionale
perché bene o male lui ha
avuto un ritorno di immagine. Il grande Silvano ha
incominciato a bussare a
tutte le porte, lui sa anche
come si fa, e questo è fondamentale. Prima il Comune, poi la Pro Loco, poi la
mamma Cassa Rurale, perché se non ci fosse stato
questo Ente, per certi
aspetti benefico anche nei
confronti di tutto il territorio,
non avremmo fatto niente.
Devo dire che sono rammaricata nei confronti del Comune di Ronciglione, a cui abbiamo lasciato
un modesto numero di volumi, perché so che
ha speso una cifra considerevole per organizzare lo spettacolo musicale sui favolosi Anni
Sessanta. Lo spettacolo è costato parecchio,
il libro sarebbe costato la decima parte. Bisogna guardare alle scelte che vengono operate, purtroppo sulla cultura non punta
nessuno, e non ci si rende conto che un
testo, buono o cattivo che sia, rimarrà per
sempre, e qualcuno che verrà dopo di me
potrà dire: ”Guarda un po’ questa che aveva
fatto!” e si trova in mano un’opera scritta
centocinquant’anni prima. In giro ci sono
tante pessime cose, per carità, ma poi alla
fine ci sarà una selezione naturale. Ci sono
delle opere pubblicate in passato anche per
il Centro Ricerche e Studi che rivedendole
oggi sono un vero guazzabuglio; ciò non toglie che va ai loro autori il grande merito
d’aver conservato queste testimonianze. Il
libro più completo sulla storia locale l’ha fatto
un sacerdote di grande cultura, don Baduino
Bedini, perché lui ha avuto il coraggio di raccogliere tutto quello che è riuscito a trovare,
l’ha catalogato, l’ha sistemato, ha dato l’input
a tutti gli altri che sono venuti dopo di lui per
fare lavori analoghi, per ampliare, per approfondire, deviare, confutare; è stata un’opera
fondamentale. Ho pubblicato bene o male
questo libro, scoprendo in me un amore per
Ronciglione che non credevo di avere così
forte, dato che non ho mai partecipato tanto
alla vita del paese. Però, come ho già detto,
Ronciglione è uno strano paese, dove la
gente non si ama. All’inizio c’è questa accoglienza nei confronti del forestiero, questo
‘volemose bene’, seguita
poi da uno stacco, quasi
una presunta superiorità.
Siamo stati sempre all’avanguardia,
anni
avanti sugli altri, poi di
botto ci siamo svegliati e
abbiamo visto che gli altri
ci avevano di gran lunga
superati. Le dico una
cosa che non è un aneddoto. Quando i ragazzi di
Caprarola dovevano venire a Ronciglione, si
cambiavano d’abito. Ronciglione era una cittadina, c’erano negozi che da altre parti se li
sognavano. Qui c’era tutto, dalla stazione,
alla pretura, all’ospedale eccellentissimo; per
ogni cosa bisognava venire a Ronciglione.
Pian piano abbiamo incominciato ad abbandonare tutto, ci siamo crogiolati sul nostro
glorioso passato e abbiamo fatto la fine dell’Impero Romano. Comunque, anche in questi momenti di sofferenza economica
continuiamo a parlare di poesia, di letteratura. I miei programmi futuri comprendono
la continuazione di questa collana editoriale,
alla quale ormai ho preso gusto. Mi ha interpellata una signora di Ronciglione che fra
tutte le carabattole della casa materna ha
trovato una commedia di autore ronciglionese, di cui avevo già notizia da un diario del
notaio Natili, della fine dell’Ottocento, in cui
egli riferisce d’aver assistito alla commedia.
Quindi, analogamente a quanto è successo
con questa signora, cercare di reperire tutte
queste cose che circolano nelle nostre case
e, al di là del valore che possono avere, lavorarci sopra e riproporle. So che ci sono parecchie opere in circolazione, molto più
vetuste, però non so esattamente dove siano
i testi, per cui bisognerebbe fare un lavoro di
ricerca, andare a Roma, e per me diventa più
complicato. E poi, ho anche una famiglia, due
figlie, tre nipoti, un giardino, e poi, anche un
po’ di tempo per me, per leggere qualcosa
che mi piace.”
Un sincero grazie a Lucia Maria Girelli per il
tempo che mi ha dedicato, e ci auguriamo
tutti di poter presto salutare la nascita di una
nuova opera, con la passione e l’amore che
l’hanno già accompagnata. Buon lavoro, prof!
Campo de’ fiori
19
Interessante ricerca di Luca Pesante
UN ‘700 DI SESSO, SCANDALI E VIOLENZE A BAGNOREGIO
F
sono alcuni dei reati cosidetti di
misto foro, ovvero che potevano
essere giudicati in entrambi i tribunali… su di esse molto influisce
il contesto temporale e geografico
in cui si compiono i crimini, anche
se nel Lazio settentrionale è prevalentemente il tribunale vescovile
ad occuparsene”. E’ sorprendente
tuttavia scoprire come nel 20%
dei processi analizzati nella documentata ricerca di Luca Pesante, i
protagonisti siano canonici, diaconi e sacerdoti, sorpresi a peccare con donne, nell’ambito di
relazioni tutt’altro che occasionali
e dalla chiara fisionomia dell’adulterio e del concubinato. Fa rimanere basiti il cosidetto Sollicitatio
ad turpia “un delitto che più di altri
inquieta le autorità ecclesiastiche,
perché commesso durante la somministrazione d’un sacramento.
Per il sacerdote l’occasione principale di entrare in contatto con una
donna è difatti la confessione, mediante la quale si crea un rapporto
tanto intimo da andare oltre il
compito spirituale e cedere invece alle pulsioni sessuali”. Sarebbe comunque riduttivo
parlare soltanto dei reati commessi da
gente di chiesa, che il saggio considera
molti casi legati al mondo contadino e a quello che vede per protagonisti artigiani o piccoli
commercianti. I documenti presi
in esame dall’autore sono in numero di 38 e vanno dal 1701 al
1797. Ogni atto processuale aveva
ovviamente inizio con una denuncia, che poteva anche essere anonima, a cui seguiva l’iter della
convocazione dei testimoni logicamente all’insaputa dell’imputato
che solo in un secondo tempo veniva chiamato a rispondere dei
suoi reati al tribunale ecclesiastico. Tra i periti, gli esperti e i giudici, desta non poca meraviglia la
Adolf Ulrich Wertmuller (1751 – 1811).
presenza, se il caso lo richieda,
Danae And The Shower Of Gold
delle “mammane” convocate per
a quasi sensazione
scoprire
come nel Settecento, che è l’età
dei Lumi, cioè dei
Voltaire, dei Rousseau, dei
Diderot e, per parte itadi Secondiano
liana, dei Beccaria, dei
Zeroli
Verri e dei Filangieri, come
appunto in questo secolo
così prodigiosamente innovatore e “ moderno”, in una piccola realtà della Tuscia,
segnatamente a Bagnoregio, si compiano
tanti misfatti di natura sessuale, come stupri, sodomia, violenze sui minori. E’ quanto
si evince sfogliando la bella ricerca di Luca
Pesante, giovane storico del posto, che
avendo potuto accedere ai documenti dell’archivio della Curia di Bagnoregio, ha
estrapolato un materiale oltremodo interessante e che ci mostra come in quel secolo
fosse così facile trovare casi di malaffare legati alla sfera sessuale. Il titolo del volume
è: “AMOROSI COLPEVOLI – Sesso,
scandali e violenze in una comunità
rurale del Settecento”. L’autore, molto
opportunamente, mette subito in luce, il
frequente conflitto tra la giustizia secolare
(del Governo) e quella ecclesiastica e questo soprattutto nei casi in cui al centro della
vicenda sessuale si trovano preti o monaci.
“Stupro, adulterio, incesto e concubinato
accertare l’avvenuta deflorazione d’una vergine o una eventuale gravidanza. I documenti processuali sono scritti in un volgare
talvolta molto colorito e quasi mai si nota la
presenza d’un correttore; per rendersene
conto basta leggere la deposizione di
Chiara, una pastorella di appena otto anni,
stuprata nel 1767 da un bagnorese che risponde al nome di Domenico Leonardi: “mi
prese per un braccio e mi condusse dentro
ad una grotta, alla quale gionto, mi buttò
in terra e mi pose il sinale sopra la testa e
alzandomi la veste e camiscia si gittò sopra
il mio corpo e co gran forza e violenza, sciogliendosi i calzoni ... omissis (ndr non abbiamo ritenuto opportuno riportare parte
della testimonianza per la crudezza dei termini usati) sentendo io un gran dolore
stando sopra di me molto tempo, movendosi e rimenandosi sopra di me e io allora
piangevo”.
Uno stupro che più chiaro di così non si potrebbe descrivere!
20
Campo de’ fiori
OMICIDIO DI NAPOLI-SECONDIGLIANO:
UN SOLO COLPEVOLE?
del Prof.
Sergio
Funicello
e dell’Avv.
Margherita
Corriere
Ndr: Il 15 Maggio 2015 Giulio Murolo ha ucciso 4
persone e ferito altre 6 sparando dal balcone della
sua casa in via Napoli a Capodimonte, nel quartiere
Secondigliano. Duplice omicidio volontario è il reato
relativo alla morte di Luigi Murolo e Concetta Uliano,
rispettivamente il fratello di 52 anni e la cognata di
51 anni; il reato di strage riguarda gli altri due omicidi, il tenente della Polizia municipale Francesco
Bruner, 60 anni, e Luigi Cantone, 59 anni, colpito
mentre era in strada a bordo del suo scooter, e i 6
feriti. Oltre alle armi detenute legalmente, l’infermiere possedeva anche un Kalashnikov e due machete. Il 48enne ora dove rispondere anche di
detenzione illegale di arma e ricettazione. Il folle
gesto sembrerebbe essere scaturito da una vecchia
ruggine con i parenti, vicini di casa.
I
fatti accaduti a Napoli-Secondigliano, che
hanno portato alla morte per omicidio
di quattro persone e al ferimento di
altre sei, sono indicativi di un interesse
nullo da parte della politica per quanto alla
detenzione ed uso di armi.
Abbiamo persone in possesso di veri e propri
arsenali, anche se solo per diletto, la cui mente,
pur essendo malata, non è visibile come tale all’esterno. Abbiamo una legislazione permissiva a
riguardo che privilegia l’aspetto pecuniario: si
deve pagare un ticket (nel Lazio) di 14.46 euro
ed una marca da bollo se per uso sportivo o difesa personale e chiede di soddisfare aspetti base
quali un documento di riconoscimento. Da un
punto di vista di idoneità medica? Poco e niente.
Basterà infatti un certificato anamnestico redatto
dal medico curante che si limita a fare una cronistoria delle patologie a lui conosciute o a lui riferite dal soggetto in campo internistico,
psichiatrico. Ovviamente, ripeto, in base a quello
che sa e che il paziente gli ha permesso di sapere. Perché il caso di Napoli è importantissimo
e diverso da tutti gli altri?
La differenza è nella professione dell’assassino: INFERMIERE, cioè una categoria di lavoratori più che eccellenti, che dovrebbero essere
più che razionali e tolleranti. Ad una categoria
che, come intersecherò nell’articolo dell’avvocato
Corriere, è a contatto di medici e, forse, psichiatri
e neurologi anche quotidianamente. Affermo ciò
perché la valutazione psichiatrica non è semplice
e non può mai essere affidata ad un medico generico, e con questo termine comprendo tutte le
persone non specialiste in psichiatria, psicologia
clinica, neurologia (in parte) o psicoterapeutici
non medici, ma psicologi. Ad essere sinceri anche
le ultime categorie sono escludibili nei fatti di Napoli non perché non valide, ma perché per una
diagnosi psichiatrica deve esserci anche una congruità temporale che evidentemente non è presente nella sporadicità di incontri fatti di
buongiorno, buonasera et similia, mentre necessiterebbe di un tot numero di incontri e della
somministrazione di test importanti quali il Roscharc, capaci di evidenziare aspetti patologici a
volte sconosciuti allo stesso richiedente.
Qui non parliamo di medici ignoranti cui può essere addebitata una parte di colpa, ma di una legislazione stupida fatta da legislatori ciechi o
gravemente ipovedenti. Come leggerete, ve lo
farò notare, nella parte scritta dall’avvocato Margherita Corriere, che è una professionista di alto
spessore e non una opinionista buona per tutti
gli argomenti che vadano dalla cucina al terremoto, ci si affida a competenze dell’immediato
o dell’occasionale. Per cui l’autorizzazione si potrà
sospendere o togliere a soggetti che coinvolti in
fatti violenti abbiano dimostrato di non essere affidabili, insomma che abbiano fallito ai test della
vita e se la vittima dovesse essersela cavata tanto
meglio, se dovesse essere morta... una bella corona di fiori e la TV, in attesa che tutto venga dimenticato in una sorta di eduardiana “adda passà
a nuttata” e poi alla prossima ...si replica. Nel disquisire dei controlli medici ho scritto del certificato anamnestico, ma in realtà vi è anche quello
oculistico, per valutare il grado di rifrazione delle
lenti con visus normale e corretto. Finalità? Che
faccia centro a caccia o in altre occasioni.
La licenza di porto d’armi - è l’avvocato Corriere che scrive - non costituisce una mera autorizzazione di Polizia ma assume contenuto
permissivo in deroga al generale divieto di portare armi sancito dall’art. 699 c.p. e dall’art. 4 c.
1 Legge 110/1975. In particolare, il Consiglio di
Stato, sezione VI, con la sentenza n. 3758/2011
e sezione III con la sentenza n. 3819/2011 ha
confermato, rispettivamente, le pronunce dei Tribunali amministrativi della Sezione autonoma della Provincia
di Bolzano e della Sezione Puglia Bari. Con la prima decisione, il Consiglio di Stato, a
seguito del giudizio promosso
avverso il decreto del Tribunale
amministrativo della Provincia
Autonoma di Bolzano che confermava la revoca della licenza
di porto d’armi per uso caccia, enuncia sinteticamente gli indirizzi cui è giunta la giurisprudenza
riguardo al potere del Prefetto di vietare la detenzione di armi e munizioni e al potere del Questore di revocare la licenza del porto di fucile ad
uso caccia. Ecco quali sono gli indirizzi:il porto
d’armi non costituisce un diritto assoluto ma rappresenta un’eccezione al normale divieto di portararmi, consentita soltanto se vi è la completa
sicurezza del loro “buon uso”.
A questo proposito io, medico legale, devo
precisare una cosa: chi e come si decide la
completa sicurezza del loro buon uso?
Continua l’avvocato: l’autorità amministrativa
compie al riguardo un giudizio sintetico-valutativo
relativo al complesso della condotta di vita dell’interessato, concernente l’osservanza sia delle
comuni regole di convivenza sociale che dei precetti giuridici a salvaguardia dei valori fondamentali dell’ordinamento, così che non emergano
circostanze da cui si possa dedurre la pericolosità
di chi richiede l’autorizzazione e la possibilità di
abuso dell’arma.
Medico legale: ripeto e su quali basi? Neanche un sacerdote, i fatti recenti ce lo dimostrano, è garanzia assoluta e non
potrebbe essere diversamente.
Atteso il carattere preventivo della valutazione,
sussiste un’ampia discrezionalità dell’Amministrazione riguardo all’affidabilità del titolare della licenza, non ancorata alla sussistenza di un quadro
probatorio che richieda certezza o rilevante e
qualificata probabilità, essendo sufficiente l’esistenza di elementi indiziari sulla mera probabilità
di un abuso dell’arma o su un’insufficiente capacità di dominio dei propri impulsi ed emozioni.
Medico legale: gli elementi indiziari devono
essere collegati ad una sospetto di delitto
e la loro certezza a delitto avvenuto, ma
esiste sempre, ahimè, una prima volta
Spetta all’autorità di Pubblica Sicurezza una valutazione prognostica circa l’affidamento dato
dall’interessato sull’uso delle armi. Nel caso esaminato dal Consiglio Di Stato, il ricorrente aveva
aggredito una donna “prendendola per il collo,
sbattendola su un tavolo in legno e buttandola
per terra”. A nulla è valsa la remissione di querela, poiché sia il Tribunale di primo grado che il
Consiglio di Stato hanno ritenuto che, indipendentemente dalla remissione della querela, non
essendo affatto richiesto il grado di certezza proprio dell’accertamento penale, sussistevano elementi indiziari idonei alla revoca, poiché indicativi
di comportamenti incompatibili con la completa
sicurezza del “buon uso” dell’arma e invece significativi di una personalità incapace di controllare
i propri impulsi ed emozioni. Per uso personale, invece, da parte di Tizio, veniva richiesta
la licenza di porto d’armi; ricevuto il diniego, Tizio
proponeva ricorso. Nel confermare il diniego, il
Consiglio di Stato ribadisce “l’eccezionalità dell’autorizzazione in questione, giacché l’autotutela
non può essere consentita se non nei casi di
estrema necessità, in cui il bisogno prospettato
non possa essere altrimenti soddisfatto”. Il Consiglio di Stato puntualizza che la licenza non costituisce una mera autorizzazione di
polizia che rimuove il limite ad una
situazione giuridica soggettiva, ma
assume contenuto permissivo in
deroga al generale divieto di portare armi sancito dall’art. 699 c.p. e
dall’art. 4 c. 1 della Legge 110/75.
Pertanto, secondo la consolidata
giurisprudenza
amministrativa,
“l’atto autorizzatorio può intervenire
soltanto in presenza di condizioni di perfetta e
completa sicurezza ed a prevenzione di ogni possibile vulnus all’incolumità di terzi”.
Medico legale: “con questa legislazione mi
pare del tutto insufficiente l’affermazione”
completa sicurezza” anzi la definirei, a dir
poco, presuntuosa.
Non sussiste, dunque,“diritto” al porto d’armi, ma
solo un’autorizzazione “eccezionale”.
Medico legale: come la giri o come la volti
la valutazione è demenziale dall’inizio e
cerca di nascondere le sue falle in maniera
che non so se definire birbantesca o fanciullesca. Inutile anche scaricare le colpe
sulla magistratura che non ha nel suo DNA
la formazione delle leggi, ma la loro semplice applicazione o l’indicazione su come
impostate al potere politico (anche se un
grido di dolore potrebbe lanciarlo ogni
tanto). Il potere politico di una nazione, tra
i maggiori venditori d’armi al mondo, che
rinnega se stessa è di questa classe politica che, spesso, vende se stessa ed il suo
onore fregandosene dei cittadini per un
pugno di voti che poi tanto pugno non è e,
a volte, non solo voti.
D’altra parte le poltrone volano verso i
servi dei potenti e le leggi dimostrano
l’ignoranza degli stessi politici e dei loro
suddetti servi, che spesso si tramutano in
consiglieri o utili idioti.
Su questa gente dovrà calare le tenebre
prima o poi... o no?
MARGHERITA CORRIERE
[email protected]
SERGIO FUNICELLO
[email protected]
Campo de’ fiori
22
LA RAGAZZA DEL DIPINTO - BELLE
I
nghilterra
del XVIII
secolo:
Dido Elizabeth
Belle è la figlia
naturale che un
ammiraglio della
di Catello
Royal Navy ha
Masullo
avuto con una
schiava caraibica. Alla morte della
madre, il padre, la riconosce e la
porta a casa di suo zio, l’aristocratico Lord Mansfield, primo magistrato del regno. Belle è educata
secondo le regole dell’aristocrazia
inglese, ma il colore della pelle le
impone delle mortificanti limitazioni...
Ispirato alla vera storia di Dido
Elizabeth Belle. Opera seconda
della regista londinese di origini
ganesi, Amma Asante, dopo il
pluripremiato A Way of Life
(2004). Il suo punto di vista di
donna di colore di origini africane,
ma educata in Inghilterra, è prezioso nella costruzione del film.
Che racconta un periodo cruciale
per l’evoluzione della legislazione
della Gran Bretagna nei confronti
dello schiavismo. Come ci fa capire
(e scoprire) il racconto, in sotto
testo, del massacro della Zong,
nave negriera i cui membri dell’equipaggio, nel 1781, gettarono
in mare 142 schiavi incatenati per
ottenere il risarcimento dall’assicurazione. Il film analizza con attenzione e verosimiglianza anche i
pregiudizi razziali che pervadevano
la società inglese dell’epoca. Ben
evidenziati dal divieto a partecipare alle cene della famiglia
quando c’erano ospiti di riguardo.
E dal fatto che Belle diventa un
partito attraente solo quando riceve una lauta eredità. Il film è di
scuola inglese. Linguaggio classico. Grande cura della ricostruzione. Attori superlativi. Che ne
fanno un film avvincente, palpitante, coinvolgente.
TITOLO: LA RAGAZZA DEL DIPINTO – BELLE (BELLE)
REGIA: Amma Asante
SCENEGGIATURA: Misan Sagay
INTERPRETI PRINCIPALI:
PERSONAGGI
INTERPRETI
DOPPIATORI
DIDO ELIZABETH BELLE
Gugu Mbatha-Raw
ALESSIA AMENDOLA
WILLIAM MURRAY, LORD MANSFIELD
Tom Wilkinson
FRANCO ZUCCA
LADY MANSFIELD
Emily Watson
CHIARA COLIZZI
JOHN DAVINIER
Sam Reid
MASSIMILIANO MANFREDI
LADY ASHFORD
Miranda Richardson
LADY MARY MURRAY
Penelope Wilton
SIR JOHN LINDSAY
Matthew Goode
LADY ELIZABETH MURRAY
Sarah Gadon
JAMES ASHFORD
Tom Felton
LORD ASHFORD
Alex Jennings
OLIVER ASHFORD
James Norton
MR. VAUGHAN
James Northcote
MABEL
Bethan Mary-James
PRODUZIONE: DJ FILMS, FOX SEARCHLIGHT PICTURES, ISLE OF MAN FILM, PINEWOOD PICTURES, BFI, HEAD GEAR FILMS, METROL TECHNOLOGY
ORIGINE: GRAN BRETAGNA
DISTRIBUZIONE: 20TH CENTURY FOX ITALIA (2014)
DURATA: 104’
SOGGETTO: DRAMMATICO
FRASI DAL CINEMA
“Ragazze, vorreste smettere di
urlare?sembrate delle francesi!”.
(Penelope Wilton a Belle ed Elizabeth da piccole).
“Quindi aspirate alla magistratura?
Si, ambisco a poter fare le leggi
e ad applicarle. Solo così potrò
cambiare il mondo... voglio dire,
renderlo un posto migliore!”.
(Tom Wilkinson e Sam Reid).
“Giustizia sia fatta, dovesse cadere il paradiso!”. (Tom Wilkinson a Sam Reid).
“Non abbiamo alcuna speranza... nessuna possibilità di lavorare per mantenerci, siamo
proprietà degli uomini!”. (Sarah
Gadon a Gugu Mbatha-Raw).
“Io non ho mai rotto le regole!
Hai semplicemente acquisito il
potere di farne di nuove!”. (Tom
Wilkinson ed Emily Watson ).
VALUTAZIONE SINTETICA (in decimi): 7/7.5
Leggenda:
CAPOLAVORO: 10
DA NON PERDERE: 8
DISCRETO : 6
DA EVITARE: meno di 6 DA EVITARE: meno di 6
Campo de’ fiori
23
Langolo del Collezionista
Super… Fumetti!!
H
o imparato a
leggere grazie
ai fumetti, ma
uno dei primi
ricordi più nitidi della mia infanzia è legato all’odore degli albi, il
di
profumo della carta, delLetizia Chilelli l’inchiostro mi accompagna da sempre, sebbene,
ad essere sincera, anche il buon odore dei
fumetti non è più quello di una volta!
Ricordo ancora i vecchi almanacchi di Paperino, dove le pagine erano in bianco e nero
alternate a quelle colorate...i colori erano
pastello acceso, la carta non era patinata e
il suono frusciante delle pagine accompagnava ritmicamente il movimento del viso
immerso nella lettura, ma la cosa che più
mi catturava era, appunto, l’odore inebriante della carta appena stampata che sapeva di inchiostro, cartoncino asciugato al
sole, colori e infanzia... a pensarci bene, parafrasando le parole di Carlos Ruiz Zafón
potrei dire che leggere un fumetto, per me
è come entrare nella libreria e aspirare
quel profumo di carta e magia che inspiegabilmente a nessuno è ancora venuto in
mente di imbottigliare.
I primi fumetti moderni vengono stampati
tra il 1827 e il 1829 quando a Rudolphe
Töpffer venne l’idea di due volumi, il primo,
quello del 1827 intitolato Historie de Mr.
Vieux-Bois e il secondo edito due anni dopo,
il De Festus.
Ma il vero ideatore di quella che poi diventerà la vera e propria industria del fumetto
fu uno statunitense Richard Felton Outcault
che nel 1894 divenne il “papà” di un bambino vestito di giallo: “Yellow Kid” (in realtà
il debutto del “piccolino” avvenne in bianco
e nero, la maglia diventò gialla appena un
anno dopo). Le battute pronunciate dal protagonista non erano inserite nelle classiche
nuvolette, in gergo fumettistico
balloon, ma “stampate”sulla
sua esagerata maglia gialla. Si
adottò l’uso della nuvoletta intorno al 1896.
Di tempo ne è passato molto,
ed i fumetti hanno fatto tanta
strada: dalle famose “strisce”
sui giornali nei giorni feriali, alla
comparsa su quelli festivi, dai
fumetti a puntate agli albi, dalle
serie fino alle più moderne graphic novel (una sorta di romanzo a fumetti con un inizio
ed una fine e non necessariamente legata
ad una serie).
In Italia la nascita del primo fumetto Italiano per eccellenza si festeggia il 27 Dicembre del 1908, in questa data esce il primo
numero del Corriere dei Piccoli, supplemento domenicale del Corriere della Sera,
non sono presenti le già citate nuvolette,
ma delle strofe poste sotto le vignette, di
ottonari a rima baciata, i più ricorderanno
“Qui comincia l’avventura del Signor Bonaventura”, che verranno stampate fino alla
fine degli anni Settanta.
Il primo personaggio italiano, nasce dalla
fantasia di Attilio Mussino, nel 1908, ed è il
negretto Bilbolbul, mentre nel 1910 si assiste alla comparsa di Quadratino creato da
Antonio Rubino, non possiamo non citare
(ma solo per indicare i più famosi, visto la
lunga serie), nel 1948, il famosissimo Tex
Willer di Gianluigi Bonelli; nel 1962 Diabolik
delle meravigliose sorelle Giussani; nel
1967, creati da Bonvi, al secolo Franco Bonvicini, gli Sturmtruppen; nel 1973 Lupo Alberto di Silver; nel 1982 il Detective
dell’impossibile: Martin Mystére e nel 1986
dalla mente di Tiziano Sclavi, la nascita di
uno dei personaggi più amati in assoluto:
Dylan Dog
Ma parlando di collezionismo non posso non
elencare i tre fumetti più costosi e rari
del mondo:
1. al primo posto troviamo l’Action Comics # 1, ovvero il primo albo di avventure
di Superman, che venne pubblicato negli
anni del Secondo Conflitto Mondiale. Il valore di questo “tesoro” si attesta intorno al
1.000.000/1.200.000 euro, nel 2011 è stato
battuto all’asta per 2,16 milioni di dollari. E’
in assoluto il fumetto Dr Comics più raro e
più costoso del pianeta;
2. il secondo posto con un valore che varia
dai 900.000 al 1.000.000 di euro è per un
fumetto sul quale ha debuttato un altro supereroe: Detective Comics # 27 meglio
conosciuto come Batman, anche questo
pubblicato durante la Seconda Guerra Mondiale;
3. al terzo posto si piazza il primo fumetto
dedicato ad un solo personaggio, ed è proprio questo che lo rende raro e costoso, è
Superman # 1, edito nel 1939, il valore
oscilla tra i 500.000 e i 650.000 euro.
Prima di chiudere, una piccola considerazione, come avrete letto tutti i Super fumetti
di cui abbiamo parlato si riferiscono a Supereroi, perché? Beh, la risposta è molto semplice e ce la fornisce nel film Spider-Man 2
la zia del mio Supereroe preferito, zia May
e l’eroe in questione è l’Uomo Ragno:
“Le persone acclamano gli eroi, gridano i
loro nomi e anni dopo racconteranno di
come sono stati per ore e ore sotto la pioggia solo per dare una fuggevole occhiata a
colui che gli insegnò a tener duro solo un
attimo di più. A questo servono gli eroi”.
(Sitografia: Wikipedia, Siti internet sui Fumetti)
Campo de’ fiori
24
OLIO DI PALMA: separare il vero dal falso!
Una “guerra” ecologica o una caccia alle streghe “voluta”?
I
medici sono più preoccupati dal tabacco
o dall’eccesso di zuccheri nella nostra alim e n t a z i o n e
quotidiana nella quale l’olio
di palma è praticamente
onnipresente.
di Josiane
Prodotto principalmente in
Marchand
Malesia e in Indonesia
(90% della produzione
Naturopata
mondiale), è considerato il
meno caro sul mercato. Dal 1981 al 2012, la
sua produzione è passata da 7,6 milioni di tonnelate all’anno a più di 53 milioni.
Ricco in acidi grassi saturi, è accusato di far
aumentare il colesterolo LDL, il colesterolo “cattivo” e di diminuire il colesterolo
HDL, quello “buono” e di aumentare, così, i rischi di incidenti cardio-vascolari. Pare non sia
così “certo”!!! Non vi sono studi endemiologici
che permettano di incriminare quest’olio piuttosto che un altro prodotto idrogenato. Forse
le cause dei problemi cardio-vascolari sono
anche altri: sedentarietà, eccesso di calorie,
consumo eccessivo di tabacco.
L’olio di palma viene consumato fin dall’Antichità in Africa e la “bacca” della palma è mangiata da uccelli e roditori (animali intelligenti
che non ne mangerebbero se fosse minimamente nociva!) e gli Africani non soffrono di
malattie legate a quest’olio (soprattuto cardiovascolari) e consumano regolarmente un
piatto tipico della lor cucina chiamato “Salsa
bacca” (sauce-graine). Allora, che cosa e a chi
credere davvero??? Pericolo o no? Cominciamo dall’inizio.
Dove troviamo l’olio di palma?
Principalmente in molti prodotti elaborati dall’industria agro alimentare, generalmente indicato come “olio vegetale”: chips, biscotti,
latte per lattanti, sardine in scatola, brodo di
pollo istantaneo, maionese, cereali, cioccolato,
gelati, formaggio grattugiato, piatti pronti,
fette biscottate, brioches, salatini... L’industria
agro-alimentare consuma più del 70% di olio
di palma prodotto nel mondo.
In cosmetica, l’olio di palma viene usato nella
composizione di saponi solidi unito alla soda
caustica, composto denominato “Sodium palmate”. Viene usato anche come agente idratante in certi tipi di creme e nella fabbricazione
del Sapone di Marsiglia (sic!).
L’industria cosmetica consuma il 23% dell’olio
di plama prodotto nel mondo.
L’olio di palma viene inoltre e infine utilizzato
nella produzione di un carburante: il “Bio Diesel” ma non viene molto diffuso poiché di
bassa qualità.
Da dove proviene?
Da un albero, la Palma da olio che dà frutti 2
volte al mese, tutto l’anno, per 25-35 anni. Nei
paesi tropicali il rendimento arriva fino a 7.250
kg di olio a ettaro all’anno. E’ la principale
causa del boom di produzione unita al debole
costo della mano d‘opera: + 8% all’anno da
10 anni a questa parte e continua ad aumentare!
OLIO DI PALMA= CATASTROFE
ECOLOGICA?
Ricchi indonesiani e malesi, con la complicità
dei propri governi, hanno comprato a basso
costo (oppure addirittura “rubato”) centinaia
di migliaia di ettari di foresta tropicale primaria
che sono stati semplicemente e letteralmente
messi a fuoco per piantare poi palme da olio.
Ma la coltura della palma da olio non è l’unica
responsabile della deforestazione: una gran
parte è dovuta alla produzione del legno, delle
pasta da carta o di carbone di legno.
A parte l’aggravamento dei rigetti di gas ad effetto serra, questa deforestazione riduce l’ambiente di vita di numerose specie tra cui
l’orango. Sono 5.000 le grandi scimmie vittime
ogni anni di questo sfruttamento. Se non si
dovesse intervenire, il 98% delle foreste
umide indonesiane, habitat naturale degli
orango, sparirà definitivamente nel 2022.
Ma... ricordiamoci che non può essere tutto
nero o tutto bianco: la coltivazione dell’olio di
palma possiede infatti alcuni aspetti positivi.
Per piccoli piantatori, ragruppati in cooperative, fornendo il 60% della produzione, questa
è un’agricoltura come un’altra e permette loro
semplicemente di vivere. 5 milioni di persone
dipendono oggi dalla coltura della palma da
olio!
Torniamo all’alimentazione e ai pericoli creati
dal consumo di olio di palma. L’olio di
palma è pericoloso per la salute? Non è
così semplice. Gli oli vegetali grezzi o raffinati,
come l’olio di palma, non sono “veleni”. Sul
piano nutrizionale, l’olio di palma grezzo è
anche di buona qualità. Contiene 50,1% di
acidi grassi saturi(acido plamitico, più acido
stearico, più acidi laurico e miristico) , 41% di
acidi grassi monoinsaturi (acido oleico praticamente quello dell’olio d’oliva), 11% di acidi
grassi polinsaturi (acido linoleico), Vitamina A
(10 volte più alto che nella carota) e Vitamina
E.
Subito dietro all’olio di germe di grano, l’olio
di palma contiene la più grande quantità di
tocoferoli, antiossidanti contro i radicali
liberi. E’ dal momento in cui l’industria agro
alimentare comincia a usare l’olio dei palma e
a transformarla drasticamente che nascono i
fraintendimenti. Nuove abitudini alimentari
hanno costretto
l’industria ad
adattarsi. La
materia grassa
alimentare
ideale
deve
avere una consistenza solida a
temperatura ambiente. Quest’ultima
conferisce una migliore tenuta degli alimenti. Senza questa, le barrette
di cioccolato fonderebbero in un baleno e i
dolcetti non scrocchierebbero... La materia
grassa ideale deve anche contribuire a una
buona conservazione dell’alimento impedendogli di prendere un odore acre e un sapore
sgradevole a contatto con l’aria. Occorre dunque sostituire i buoni acidi grassi insaturi contenuti negli oli vegetali raffinati con acidi grassi
saturi.
E’ qui che casca l’olio di palma. Ricco in grassi
saturi ha molti vantaggi tecnologici, ma ricco
in grassi saturi vuol dire anche nefasto per la
salute (aumento del colesterolo LDL quando
viene consumato in eccesso)!
Non demonizziamo però l’olio di palma: ha le
proprie qualità, ha i suoi difetti, ha i suoi vantaggi, ha i suoi usi. La conoscenza nutrizionale
evolve. Le vecchie idee devono essere riviste
e corrette.
Vi possono essere molte motivazioni alla stigmatizzazione di quest’olio:
- aspetti politici: protezionismo verso altre
fonti di olio;
- aspetti economici: l’augurio di tassare alimenti ricchi in grassi saturi;
- aspetti ecologici: la deforestazione a favore delle piantagioni di palme da olio (ma si
potrebbe allora parlare della stessa cosa per
la coltivazione della soja o ancora problemi di
uso dell’acqua con la coltura del mais);
- aspetti commerciali e di marketing da
parte di alcuni distributori che hanno voluto
staccarsi dalla massa.
L’amplificazione delle voci che girano sull’olio
di palma ha spinto un certo numero di industriali-di cui non farò i nomi ma sono apparsi
in TV recentemente- che non avrebbero voluto
sostituire l’olio di palma a doverlo fare, e ciò
ha convinto il consumatore che questo fosse
nocivissimo!
Sfortunatamente, le idee preconcette sono
dure a morire: forse ci vorranno decenni per
far sparire i pregiudizi. Ripeto: in fatto di alimentazione, il quadro non è mai completamente nero o completamente bianco!
State solo un po’ pù attenti, leggete bene le
etichette e non fate un consumo eccessivo e
smodato di molti...troppi alimenti.
Abbiate cura di Voi!
A PROPOSITO DELLA RODIOLA...
Facendo seguito all’articolo pubblicato sul precedente numero di Campo de’ fiori, la nostra naturopata ci
tiene a sottolineare che: per una reale efficacia dell'integratore, controllare bene sulla confezione
che venga specificato che l'estratto secco della radice di RODIOLA sia titolato almeno al 3%
in rosavin. Se non fosse specificato, è probabile che l'integratore non abbia nessuna utilità.
Campo de’ fiori
25
Questo è il periodo migliore
per pensare al nostro udito.
C
del Dott.
Stefano
Tomassetti
on l’avvicinarsi
dell’estate si è
tutti più propensi a stare
fuori e ad incontrare le persone amiche. Ci si riunisce e si
scambiano opinioni, a
volte divertenti a volte più
nervose, sugli eventi che
riguardano la nostra vita
quotidiana.
Queste conversazioni con più persone sono
proprio quelle che mettono più in difficoltà
chi non sente molto bene.
Li si riconosce perché partecipano poco,
hanno espressioni in viso che denunciano
difficoltà a comprendere di cosa si parla e
si avvicinano per ascoltare un po’ di più.
Al recente Congresso di Otorinolaringoiatria
svoltosi a Roma, a cui hanno partecipato
più di 1.000 specialisti provenienti da tutta
Italia è stato dichiarato che: “il 20% degli
italiani soffre di qualche forma di sor-
dità. Un disturbo frequente, ma che oggi
si può affrontare con successo.”
Quindi, un problema che riguarda più persone di quello che normalmente si pensa.
Ma quello che rimane difficile è capire se ci
riguarda o meno.
Tutti a volte abbiamo la sensazione di non
capire correttamente ma la domanda è:
quando questo fenomeno è da prendere in
seria considerazione?
Si parlava al Congresso di come sarebbe
utile che già il medico generico chiedesse, meglio se con un preciso questionario, se il proprio paziente cominci ad avere
difficoltà di udito e che, dopo aver
scoperto chi inizia ad avere qualche problemino, lo avvii ad un
test dell’udito più approfondito.
Tra i problemi che si riscontrano infatti vi è il troppo
tempo che intercorre prima
che una persona con difficoltà
di udito venga per risolverlo
quando è necessario.
Più il tempo passa e più il recupero
prenderà tempo. Più si avrà necessità di
una rieducazione con più fasi.
Oggi le soluzioni per udire bene sono
molteplici e ognuno, secondo la propria
necessità e stile di vita, può trovare soddisfazione.
Anche per chi ha abbassamenti di udito
molto rilevanti esistono oggi soluzioni fantastiche. Apparecchi piccoli e potenti che
agiscono come veri computer sono la realtà.
Soluzioni potenti che possono essere inserite anche all’interno del condotto uditivo
sono possibili con i nuovi strumenti che i
Centri Acustici dispongono.
Nuove metodologie di indagine permettono di pronosticare il risultato di un
adattamento acustico dal
quale si potrà partire per scegliere la soluzione più indicata.
Bisogna soltanto avere voglia di
stare meglio perché quando si
riacquista un buon udito la vita regala molti più sorrisi.
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GRATUITO o una visita senza impegno telefonate al numero verde 800.11.35.90 e
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ASL (invalidi civili) e INAIL (invalidi del lavoro).
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la richiesta per la fornitura degli apparecchi
acustici.
26
Campo de’ fiori
Le scuole a Civita Castellana
nell’800
I
Continua dal n. 123...
l 21 dicembre 1911
si discusse l’APPROVAZIONE DELLO STATUTO DELLA SCUOLA
D’ARTI E MESTIERI.
Erano presenti: ULDERICO
MIDOSSI, CIANCARINI EUGEdi Francesca
NIO, FEROLDI UGO DE ROSA,
Pelinga
CRESTONI GIROLAMO, TARQUINI DOMENICO, VASELLI TULLIO, FINESI
LUIGI, ENRICO FERRARI, GEMMA GIUSEPPE,
BELLONI GEREMIA, FINESI AMEDEO E BALDASSINI UGO. Presiedeva il sindaco ULDERICO MIDOSSI.
Il cons.re BALDASSINI chiese che la scuola fosse
di utilità per tutte le arti e non soltanto per la ceramica e chiese che nel consiglio di amministrazione della scuola ci fossero un componente
come rappresentante delle industrie ceramiche
e un secondo membro per le arti e mestieri. Il
cons. re FEROLDI chiese che fosse compreso
anche l’insegnamento del disegno industriale e
ornamentale applicato alla ceramica. Il cons.re
FINESI LUIGI chiese che la scuola fosse aperta
con ogni sollecitudine, limitando al primo anno
l’insegnamento dell’aritmetica, della geometria e
del disegno geometrico e ornamentale. Lo statuto fu approvato all’unanimità, aggiungendo all’art. 1 la dicitura “specialmente ogni arte”.
Il 17 febbraio 1912 il Presidente comunicò che
non poteva dare esecuzione alla delibera del
26/11/ 1910, con la quale era stato deciso di contrarre un mutuo con la Cassa Depositi e Prestiti
per l’esecuzione del nuovo edificio scolastico su
progetto dell’Ing. Guazzaroni, in base alla legge
n.383 del 19/07/1906, con la quale il Ministero
della P.I. avrebbe concorso con 1/3 della spesa
effettiva computata fino al tetto massimo di
£.100.000. La somma rimanente sarebbe stata
coperta dal comune con il mutuo citato al tasso
d’interesse di 1,90 %. Quanto deliberato non poteva attuarsi in quanto il Ministero P.I. aveva
esaurito i fondi a causa di precedenti impegni e
stanziamenti di bilancio e si rimandò all’esercizio
1913.
Dato che la costruzione del nuovo edificio non
poteva più essere rimandata la giunta propose di
rinunciare al contributo statale ed eseguire il progetto contraendo con la Cassa DD.PP. un mutuo
di £.200.000 senza interessi, in base alla legge
n.487 del 04.06.1911 da estinguersi in 30 annualità o rate annuali. Il cons.re FINESI approvò la
mozione. Si astennero il FERRARI e il FEROLDI,
quest’ultimo contrario perché la costruzione non
era necessaria poiché la scuola già esisteva e funzionava bene. Fu approvato comunque a maggioranza: 10 CONTRO 2.
Il 2 marzo 1912 si discussero in consiglio comunale gli stanziamenti per la scuola d’arte: £.1.500
il comune, £.5000 l’Amm. Prov. di Viterbo,
£.1000/2000 la Camera di Commercio di Viterbo,
£.10000 e £.5000 per le spese d’impianto erano
concesse, con enorme felicità del consiglio dal Ministero Comm. e Industria, alla nascente scuola.
L’intero consiglio si congratulò vivamente con
l’Avvocato Midossi per il felice risultato conseguito
e ringraziò sentitamente il Ministero per il generoso contributo concesso.
Il 24 gennaio 1914 si discussero e si approvarono due delibere:
- il sindaco Crestoni Girolamo diede lettura di una
lettera dell’Amministrazione della scuola d’arte
per ottenere in uso la soppressa Chiesa di San
Giorgio, essendo ormai insufficiente la sede di palazzo Andosilla. La direzione chiese, inoltre, che
il contributo annuo alla scuola venisse portato
dalle attuali £.1500 a £.2500, considerato il profitto che il comune avrebbe ricavato dall’affitto
degli appartamenti che potevano ricavarsi nel palazzo medesimo, la giunta accettò la domanda
della scuola. Lo stesso Midossi osservò che la
concessione di San Giorgio e dell’area annessa
serviva a bonificare la zona e a creare un quartiere detto “Città degli Studi”, considerando che
liberando palazzo Andosilla si potevano creare
case popolari di cui c’era urgente bisogno a Civita
Castellana. Il cons.re Feroldi si dichiarò favorevole perché cosi si arricchiva il patrimonio culturale della città, il C.C. deliberò all’unanimità la
concessione della Chiesa di San Giorgio e l’aumento di £.1000 dello stanziamento già concesso
alla stessa scuola.
- CIANCARINI EUGENIO, DEL PRIORE ISIDORO,
UGO FEROLDI DE ROSA, VASELLI TULLIO, FINESI LUIGI, ULDERICO MIDOSSI, GEMMA GIUSEPPE, MORICONI AMEDEO, BELLONI GEREMIA,
FINESI AMEDEO, BALDASSINI UGO. La giunta
viste le delibere consiliari del 22.11.1909
02.03.1910 – visto il R.D. n.9014 sull’istr. Professionale – vista la necessità di coordinare le delibere al detto regolamento approvò con voto
unanime che alle delibere citate fosse fatta la seguente aggiunta: “il comune inoltre si obbliga di
provvedere alla manutenzione della sede della
scuola ed alla fornitura di acqua, di illuminazione
e di riscaldamento per tutti i servizi della stessa”.
Il 23 Maggio 1914 furono deliberati gli espropri
dei terreni per la costruzione dell’edificio scolastico.
Sempre il 23 Maggio 1914 si discusse la controversia sorta tra Comune e Capitolo della Curia Vescovile circa la cessione all’Istituto d’Arte della
soppressa Chiesa di San Giorgio con apposito parere legale del Prof. Francesco ……. Professore di
diritto ecclesiastico alla Regia Università di Roma,
che riconobbe al comune il pieno diritto di cedere
alla scuola la detta chiesa per motivi culturali e
didattici. Comunque il comune pagò alla Curia
una rendita annua di £.80.
Nel 1914 il consiglio di amministrazione della
scuola fece compilare il progetto di ampliamento
della Chiesa di San Giorgio dagli Ing. Guazzaroni
e Finesi, quest’ultimo di Civita per una spesa prevista di £.50.000 così suddivisa: £.15.000 dai
fondi in dotazione alla scuola e £. 35.000 con
mutuo da contrarre da parte del comune con la
cassa depositi e prestiti per una durata di 35 anni
con rate annue, compresi gli interessi, di £.
1.388,45, stante la proprietà al comune dell’immobile. Si approvò all’unanimità.
Al 4 febbraio 1915 risale l’approvazione della variante solai edificio scolastico, per la scuola di arte
essendo insufficiente palazzo Andosilla vengono
utilizzate due navate del’ex chiesa S. Giorgio.
Vista la delibera n.2917 del 21.01.1914 e in seconda lettura la delibera n.04.02.1915 n.2918, il
comune aveva stipulato il mutuo di £.35.000 per
la costruzione del nuovo edificio dell’Istituto Statale d’Arte. Nel 1916 per l’aumento dei prezzi dovuti alla guerra in atto e alla conseguente
lievitazione dei prezzi, il costo dell’intervento
slittò da £. 50.000 a £. 69.800.
Il Midossi, esauriti i fondi della scuola per la realizzazione dei laboratori con lettera al comune del
10 febbraio 1916, chiese che il mutuo a carico del
comune venisse portato da £.35.000 a £.70.0000
alle stesse condizioni della precedenti delibere. Il
dibattito fu intenso con consiglieri favorevoli al
progetto e altri contrari, vista il clima di guerra
ed economicamente incerto. Il Conte Feroldi
chiese che venisse elaborato un nuovo progetto
che prevedeva fasi realizzative più lunghe e si
provvedesse soltanto alle immediate necessità.
Si respinse la domanda della scuola e si approvò
la mozione Feroldi.
Il 19 settembre 1916 il comune rivolge un plauso
di merito al Prof. Igino MONTINI, sostituto del
Prof. Enea ANTONELLI, per la sua breve permanenza nella scuola d’arte dal giugno 1916. Il 16
ottobre 1916, per disaccordi con il Midossi nella
conduzione della scuola d’arte, il sindaco Girolamo Crestoni presentò le sue dimissioni da rappresentante del comune nel consiglio di
amministrazione dell’I.S.A., ma vennero respinte.
Nella stessa seduta si discusse la mozione del
consigliere BALDASSINI sul funzionamento della
scuola, vista la conclusione dell’a.s. 1915-1916 e
su come finanziarla nell’ anno futuro.
Il sindaco rispose che non era in grado di dare risposte esaurienti, affermò soltanto che i laboratori non erano ancora pronti perché in corso di
costruzione. Il fatto positivo fu il ritorno del Prof.
Montini.
Il 7 dicembre 1916 il sindaco Crestoni presentò
nuovamente la sua richiesta di dimissioni: tenuta
contabile e amministrativa errata, lavori di trasformazione di San Giorgio ordinati dal Midossi
senza alcuna autorizzazione, e le trasformazioni
apportate dallo stesso sul progetto Finesi-Guazzaroni senza discussione preventiva e senza tener
conto del parere dei docenti dei laboratori: Montini e De Simone, appalto delle opere a una ditta
locale senza controlli e ispezioni causa ultima dei
ritardi, ammissione di alunni in possesso della 6^
elementare al 1° corso senza esame di ammissione, docenti nominati senza concorso, il direttore Finesi alle armi ma con lo stipendio della
scuola, fornace non ancora pronta, opera davvero meritoria del Montini nonostante le difficoltà
descritte, il Baldassini chiese ancora una ispezione ministeriale. Nel 1916 vi furono cinque
alunni diplomati ma solo due potevano esercitare
l’arte della ceramista: Crestoni Tommaso e Soli
Luigi, per avere giovani preparati bisognerà attendere ancora qualche anno.
Il 12 febbraio 1917 Guazzaroni presentò al consiglio un nuovo elenco prezzi per le opere edili, il
consiglio lo rigettò perché non completo di una
accurata relazione integrativa.
Il sindaco Crestoni riferì di un incontro avuto con
l’ispettore ministeriale dott. Zagarese del ministero della Pubblica Istruzione, responsabile nazionale delle scuole d’arte per la ceramica, al
quale erano state esposte le risultanze di cui alla
seduta del 7.12.1916 sulla tenuta della scuola
d’arte. Avute dall’ispettore rassicurazioni sulla immediata ispezione contabile e tecnica, il consigliere Ugo Baldassini fu nominato rappresentante
pro tempore del comune nel consiglio di amministrazione della scuola in attesa delle decisioni del
ministero. Il 10 maggio 1917, il sindaco Crestoni
informò che dopo l’incontro avuto con il funzionario ministeriale, il Ministero Commercio e Industria aveva inviato a Civita il Cav. Rag. Faccio
con il compito di accertare i fatti. In attesa delle
risultanze, il sindaco congelò le sua dimissioni. Il
12 ottobre 1917 fu nominata direttrice delle
scuole la maestra ANNA MARIA MARZULLO.
Continua sul prossimo numero….
Campo de’ fiori
27
SAGGIO SPETTACOLO DI DANZA CLASSICA
PER SANTINELLI DANCE ACADEMY
E’
il classico appuntamento di fine stagione della
Santinelli Dance Academy, la scuola diretta da
Paola e Stefania Santinelli nelle due sedi romane, quello che si è svolto al Teatro Orione di
Roma di fronte ad una platea gremita in tutti gli
ordini di posto.
Dopo la prima parte dedicata all’ accademica con musiche di
Strauss ed una eccezionale performance delle allieve di Antonella Perazzo, ecco l’appuntamento clou con una coreografia ispirata alla storia di Pinocchio, dove hanno preso parte
tutte le allieve di Chiara Chiaretti che ne ha curato i coloratissimi costumi, le musiche e le coreografie.
Gli applausi, meritatissimi, hanno dimostrato ampiamente l’apprrzzamento del pubblico. A chiudere lo spettacolo coreografie
di Acrodance a cura di Martina Chiriaco ed ospiti due gruppi
Hip Hop, giovanissimi premiati più volte quest’anno nelle varie
rassegne nazionali, quali “Jo Festival” e “Life Style” di Napoli,
guidati da Flavia Gianiorio.
Finale a sorpresa quando
si è esibito sul palco il capostipite della famiglia
Walter Santinelli, presidente FITD, ballando “In
the mood” con le figlie
Paola e Stefania.
Ancora una volta abbiamo assistito ad un esempio, seppur fuori dal
professionismo, di spettacolo meritevole e di alto
gradimento, con la partecipazione di allieve della
stessa scuola.
Sandro Alessi
PHOTOS BY
XPRESS.AGENCY.IT
Campo de’ fiori
28
L’angolo del grafologo
STORIA DELLA SCRITTURA. PRIMARIE FORME DI SCRITTURE
L
a prima forma di
“scrittura umana”,
detta pittografia
(da “pictus” = dipinto e “graphia”
= scrittura), risale a tempi
lontanissimi,
circa
a
35.000
anni
a.C.
Considel Prof.
steva in una serie d’immaPiero Mecocci
gini
rozze
incise
o
Grafologo
disegnate come le raffigurazioni parietali preistoriche che, col passare degli anni, diventarono
figure stilizzate con il solo obiettivo di comunicare qualche cosa. Così, per gli antichi
egizi, disegnare un uomo o un animale
equivaleva a pronunciarne il nome; ciò evidenzia che il senso era rappresentato in maniera figurata dal segno stesso. Si tratta di
disegni senza parole, il cui valore è a volte
simbolico e astratto. Per esempio: linee disposte a forma di pettine stavano a indicare
l’impronta di una mano; un cerchio indicava
il sole; uno zig-zag descriveva il tortuoso
cammino di un fiume. Un albero manifestava nient’altro che “albero”, un bue voleva
dire soltanto “bue”.
In un intervallo relativamente breve la standardizzazione dei significati divenne realtà:
il semplice abbozzo di un’alba poteva esprimere “il giorno”, l’arco e le frecce “la caccia”,
una forma umana “l’uomo”. I disegni di un
periodo successivo sono invece, comunemente, figure schematiche di persone, animali, oggetti, scene di caccia, cerimonie
religiose o funebri. Attraverso le immagini,
che riproducono sotto forma di disegno e
sempre con l’intenzione di trasmettere un
messaggio, riusciamo a conoscere gli usi e
i costumi di un popolo.
I pittogrammi più antichi erano incisi verticalmente, dall’alto verso il basso e da destra
a sinistra. Li scorgiamo un po’ dappertutto
e il loro significato può essere compreso da
tutti. L’uso dei segni pittografici è giunto
sino ai giorni nostri, per esempio nella segnaletica stradale.
Verso il 3000 a.C. nell’area della civiltà mediterranea, nacque una nuova scrittura.
Ogni segno, ideogramma, rappresentava un
concetto poiché il disegno era capace di suscitare un’idea. L’oggetto, l’azione, l’idea,
iniziavano ad essere rappresentati per
mezzo di simboli con funzioni d’ideogrammi.
Gli ideogrammi, inizialmente, erano numerosissimi
e descrivevano una o più idee riunite in un
solo disegno. Solo in un secondo tempo
molti segni ebbero una funzione anche fonetica, oltre che ideografica. Questa scrittura fu chiamata ideografica.
Se le parole avevano l’intento d’indicare oggetti concreti, il disegno era stilizzato. Per
La scrittura geroglifica egizia
La cuneiforme
usata in Mesopotamia
esempio un disco rappresentava il sole, il
vento era simboleggiato da una vela rigonfia, e con una brocca s’indicava l’acqua. Un
cerchio con un puntino centrale, come pittogramma voleva indicare il SOLE, come
ideogramma prendeva il significato di CALORE-LUCE.
Se indicavano idee astratte, erano tracciati
segni o immagini allusive convenzionali e
spesso, segni ed immagini, erano combinati
insieme. In seguito, alcuni simboli ideografici furono utilizzati per rappresentare non
interi concetti ma sillabe delle parole che
esprimevano tali pensieri. Il vantaggio era
enorme e costituì un’importante conquista
nella comunicazione umana. La scrittura acquisì un carattere fonetico. Si distinguono
cinque sistemi di scrittura ideografica e
soltanto tre sono state decifrate:
– La scrittura geroglifica egizia
– La cuneiforme usata in Mesopotamia
– La scrittura geroglifica usata in Messico
La scrittura geroglifica dell’antico Egitto, era
rimasta misteriosa sino al 1799, quando nel
corso delle campagne napoleoniche in
Egitto, alcuni archeologi francesi scoprirono
a Rosetta, un villaggio sulle rive del Nilo,
una pietra di basalto detta appunto “stele
di rosetta” conservata ora al British Museum. Le iscrizioni che ricoprivano la stele
ricordavano l’incoronazione del faraone Tolomeo V, avvenuta nel II secolo a.C.,
quando egli aveva solo cinque anni. L’iscrizione era ripetuta in tre lingue: in greco, in
demotico e in geroglifico. Fu così possibile
confrontare i geroglifici egizi con i caratteri
noti della lingua greca e svelare il segreto
della scrittura Egizia, che era composta da
ideogrammi, valori sillabici, alfabetici e determinativi (per determinativo s’intendeva
La scrittura geroglifica
usata in Messico
un ideogramma che era posto davanti ad un
altro ideogramma rappresentante un oggetto e indicava la classe tipologica alla
quale l’oggetto apparteneva).
Nell’antico Egitto esistevano tre tipi di scritture: la geroglifica, che significa “simbolo
sacro”. Era la scrittura ufficiale, solenne, incisa su pietra, con numerosi segni tracciati
in senso verticale, o in orizzontale, ed era
priva di spazi. La scrittura geroglifica egizia,
le cui prime testimonianze risalgono al 3000
a.C., fu soppiantata da quella greca e, dal
IV secolo d.C. in poi, non se ne hanno più
tracce. Era lo scriba a decidere il verso della
scrittura secondo le necessità estetiche, per
motivi ornamentali e per ragioni di simmetria. Di conseguenza, i geroglifici potevano
essere scritti da sinistra verso destra o da
destra verso sinistra, in verticale o in orizzontale, disposti in modo tale da evitare
spazi vuoti.
Come capire allora il verso della scrittura (o
della lettura)? Era sufficiente osservare in
che direzione “guardavano” i geroglifici rappresentanti figure animate (persone, animali): questi grafemi, infatti, erano sempre
rivolti verso l’inizio della scrittura esaminata.
Furono i Greci a denominare quel tipo di
scrittura “geroglifica” (hieros, sacro; glyphein, scrivere). Era una particolare tipologia d’incisione con unici requisiti di sacralità
e per questo era solo ad appannaggio dei
sacerdoti.
Dalla prima dinastia egiziana (terzo millennio a.C.) fino all’estinzione della civiltà detta
“faraonica” (trascrizione moderna del termine egiziano designante l’istituzione monarchica e i sovrani stessi), e per circa
cinquemila anni, i geroglifici furono la lingua
dei templi utilizzata dai depositari del “sapere”.
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grafia, contattateci ai seguenti indirizzi e-mail:
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Campo de’ fiori
29
Come eravamo
A proposito di … leggende “civitoniche”
“N
assarèno
ma
valà
guarda chi è
morto, Poccòni Affelenàti, non lo conosco,
defèssere un leccese”.
Parlava così nel primo dopoguerra Pietro Lanzi, credi Alessandro
monese
di
nascita
Soli
trapiantato qui a Civita Castellana, dove era sceso a cercar fortuna e
lavoro. Era un vero e proprio personaggio,
che appunto nel conservare il suo intercalare lombardo, riusciva a mostrare il suo carattere semplice, schietto e curioso, che
negli anni, con battute, fatti e situazioni particolari lo hanno fatto entrare di diritto nella
leggenda della nostra cittadina. Io ho avuto
la fortuna di conoscerlo e di averlo frequentato in quanto cognato di Nazzareno Ricci
(amico di mio padre), di cui aveva sposato
la sorella Giovannina imparentandosi di fatto
col clan dei Ricci, altri personaggi “molto
particolari”. Ma torniamo alla frase iniziale,
quando appunto salendo dal ponte Clementino verso Piazza Matteotti insieme al cognato Nazzareno Ricci si fermò davanti ad
un manifesto mortuario, che invitava la cittadinanza ed in modo particolare i cacciatori
possessori di cani, a prestare attenzione,
perché in campagna erano stati posti dei
Pietro Lanzi tra i piccioni... senza fucile!
Civita Castellana. Anni ‘70. Ristorante Le Ruote - Sassacci. Pietro Lanzi con 4 dei suoi 6 figli.
Da sinistra: Luigino, Eraldo, Pietro, Palmiro e Franco.
bocconi avvelenati, esche per gli animali nocivi. Nella parte conclusiva della frase, il riferimento a quelli che allora civitonici non
erano, cioè i “Leccesi”, saliti da noi per la coltivazione del tabacco nelle aziende agricole
locali e che sarebbero divenuti poi, con gli
anni, parte integrante nel tessuto sociale
della nostra industriosa cittadina. Pietro
aveva una famiglia numerosa, infatti Giovannina gli aveva “regalato” ben 6 figli maschi,
che da soli avrebbero costituito una piccola
impresa di costruzioni a livello familiare.
Erano nell’ordine Eraldo, Franco, Peppe, Sergio, Palmiro e Luigino. La passione per la
caccia accomunava tutta la famiglia Lanzi,
unitamente alla flamiglia Ricci, e proprio un
fatto di caccia mi porta a ricordare un’altra
piccola leggenda, tramandata e risentita raccontare più volte nelle osterie, tra un bicchiere di vino, stornellate, briscola e tresette
a tavolino, tra fave e pecorino (azz.. pure co’
a rima). Piani del Tevere, da noi chiamati “ I
salètti”, Pietro è a caccia col figlio Sergio;
hanno appena visto una punta di pavoncelle
planare su di un prato (per chi non è caccia-
tore, la pavoncella è un uccello migratore invernale riconoscibile dal ciuffetto nero dietro
la testa, piumaggio scuro, tranne il petto
completamente bianco), sono tante. Ai due
non pare vero l’essere arrivati carponi in
zona tiro, sicuramente oggi si farà caccia. –
Papà, mi raccomando, hai due tiri come me,
il primo, sulla punta a terra, il secondo a
volo. Le vedi? Sono molte, tu ne devi mirare
una sola, poi la “rosata” dei pallini farà il
resto.- Pietro spara, la punta si alza in volo.
In mezzo al prato si intravede qualcosa di
bianco. “Va là Sergio, vàlla a prendere,
ll’ò fatta ssecca come ‘n’òsso“. Sergio si
precipita, poi da lontano: -A papà, ma questo è un’osso di vaccìna!-.
Questi due episodi, sicuramente bastano e
avanzano per inquadrare il nostro personaggio. Posso solo aggiungere rapportando il
tutto ai nostri giorni, che si sono perse specialmente nei paesi, figure come questa, che
con il loro modo di vivere e agire hanno
creato quell’alone di leggenda che mi permetto di tenere viva nei miei scritti.
30
Campo de’ fiori
Parliamo di Funghi
con Giampietro CACCHIOLI, micologo
I
Genere Amanita
l Genere Amanita è presente in ogni parte
del mondo, ne sono state descritte specie
in tutti i continenti, nelle tundre artiche,
nelle foreste pluviali tropicali, in riva al mare e
nelle montagne più elevate; in Europa ne sono
presenti circa 50 specie. La diversità delle
forme e dei colori delle specie che è possibile
osservate nel genere Amanita è sorprendente
tanto che la combinazione di bellezza, fascino
e pericolosità le rende uniche tra tutti i funghi
e il più importante genere tra i funghi muniti
di lamelle. Le Amanite presentano la totalità dei caratteri morfologici costanti
che si possono osservare tra i funghi a lamelle;
hanno infatti cappello con decorazioni di
vario tipo, gambo, spesso decorato, che presenta anello e volva (il residuo dell’involucro
posto alla base del gambo, in cui era racchiuso
il fungo quando aveva ancora la forma “a
uovo”). L’anello e la volva sono i segni distintivi
che in molti casi facilitano il riconoscimento del
Genere Amanita. In assenza dell’anello (ma
con ampia volva) siamo in presenza di un
gruppo particolare di specie: le Amanita sez.
Vaginatae, che presentano tutte il bordo del
cappello marcatamente striato. L’interesse che
le Amanite destano nel mondo scientifico deriva dalla loro estrema pericolosità per la salute umana perché alcune specie presentano
un gran numero di principi attivi tossici,
resistenti alla cottura e alla essiccazione, per i
quali non esistono antidoti, che distruggono le cellule del fegato e possono causare
decessi (Sindrome Falloidea). Basti pensare
che in Europa il 90% dei decessi causati
da avvelenamento da funghi è attribuito
all’Amanita phalloides la cui dose letale è
di ca. 0,1 mg./kg. di peso corporeo, per un
adulto sano, corrispondenti, a circa 50 gr.
di fungo fresco (un cappello di fungo al
massimo sviluppo) che si riduce notevolmente per bambini e anziani. L’Italia, nell’areale mediterraneo, è il “paradiso delle
Amanita”, specialmente il centro-sud, dove,
un notevole numero di specie, sono diffuse in
vari tipi di boschi ma sempre con latifoglie
(specialmente quercie, castagno, nocciolo, betulla, faggio, eucalyptus in Sardegna) presenti già dalla primavera sino al tardo
autunno. In Italia sono presenti le tre specie
più pericolose al mondo (A. phalloides, A.
virosa , A. verna) che in ogni paese europeo
e in ogni epoca hanno causato il maggior numero di vittime. Per la prima volta, nell’autunno del 1998, se ne è aggiunta una quarta
(A. porrinensis) rinvenuta nella pineta di Volano (Comacchio – FE) e fino a quel momento
raccolta solo in Spagna dal 1984. Paradossalmente al genere Amanita appartiene anche il
fungo a lamelle che all’unanimità viene considerato il più pregiato: l’Amanita caesarea,
diffusamente presente nel nostro territorio
(nome dialettale ovolo, ovo, cocco, coccola,
coccone). Parliamo quindi dell’Amanita caesarea e dell’Amanita phalloides per distinguerle e riconoscerle visto che, nel nostro
territorio, trovano uno dei loro habitat ideali.
Amanita caesarea inizialmente racchiuso in
un involucro bianco (velo generale), che ricorda un uovo (da cui il nome popolare), con
la parte che spunta dalla
terra più grande di quella
inferiore. A sviluppo completo può raggiungere i
15 cm di altezza con un
cappello di 20 cm. Cresce
specialmente in presenza di castagno ma
anche in boschi di querce con sottobosco di
nocciolo, erica, cisto, viburno, ligustro.
Cappello: rosso arancio,
arancione, nudo ma che
può presentare placche
bianche (lembi residui del
velo generale) con il margine (bordo) striato.
Lamelle: fitte che non
raggiungono il gambo, intensamente gialle, giallo
oro.
Gambo: giallo uovo
senza decorazioni, con
anello giallo e volva
bianca
Anello: giallo, giallo dorato, ampio, a gonnellino,
striato sulla pagina superiore.
Volva: bianca, ampia, a
sacco, libera al gambo,
membranacea.
Carne: bianca, assume
tonalità giallognole più o
meno cariche sotto la pellicola del cappello e
nella zona perimetrale del gambo sezionato.
Amanita phalloides in principio è racchiuso
in un ovolo bianco
con la parte che
sporge dalla terra
più stretta di quella
inferiore, è molto
frequente nel nostro
territorio fino al tardo autunno specialmente
in boschi con presenza di querce, castagno e
nocciolo. Raggiunge anche cm 15 di altezza,
con un cappello di cm 12.
Cappello: con colorazioni
spesso
molto
pallide
bruno oliva, verdastro,
giallo limone a volte con
placche bianche. La cuticola (pellicola) presenta
fibrille (decorazioni) innate, fini, sericee, disposte radialmente
(se asportiamo la cuticola asporteremo anche
le
fibrille).
Margine
(bordo) senza striature.
Lamelle: bianche, fitte,
che non raggiungono il
gambo, a volte con riflessi
verdastri.
Gambo: bianco con zebrature dello stesso colore
del cappello.
Anello: bianco a forma di gonnellino.
Volva: bianca, a sacco, membranacea, libera al gambo.
Se confrontiamo i due funghi
sono nettamente distinguibili e
non ci si spiega come possano
essere confusi. Da noi però si usa raccogliere
l’Amanita caesarea allo stadio di “ovolo
chiuso” (vietato dall’art.3, punto 4 ,della
L.R. 05 agosto 1998 n.32 sulla raccolta dei
funghi).
Il rischio nasce forse da questa consuetudine
quando non si e capaci di distinguere la sezione degli ovoli chiusi delle due specie.
Amanita
caesarea
Amanita
phalloides
A ciò si aggiunga che, per riconoscere “l’ovolo
buono“, alcuni si limitano a sbucciare una piccola porzione dell’ ”ovolo chiuso” (in corrispondenza
della
sommità del cappello) non consapevoli che ciò non
basta per identificare l’amanita contenuta all’interno.
E’ possibile inoltre
che chi pulisce e cuoce i funghi sia spesso persona diversa dal raccoglitore e si presume
abbia conoscenze molto sommarie delle specie
che cucina. Formulate queste ipotesi ho ritenuto opportuno illustrare le differenze fra le
due amanite mettendole a confronto. Da noi,
a primavera, nasce una amanita mortale completamente bianca
nel cappello, lamelle,
gambo,
anello e volva:
l’Amanita verna
(Amanita di primavera).
L’ Amanita virosa,
mortale,
completamente bianca, nasce
dall’estate ma in presenza di betulla, abete,
faggio.
Solo per curiosità
l’Amanita porrinensis, mortale. Per
questo raccogliete solo
i funghi che conoscete
e mai funghi completamente bianchi. Infine consiglio di non mettere nel cesto dei funghi,che conoscete e
raccogliete per mangiare, funghi diversi che
volete portate a casa per far vedere o studiare.
Campo de’ fiori
32
LA STORIA DEL COMPLESSO MUSICALE
THE POKERS (1965 - 2015)
C
onobbi Sandro
Bannetta
il
primo giorno di
scuola, 1° ottobre 1963; eravamo
al
1°
anno
dell’istituto professionale
di Arnaldo Ricci Guglielmo Marconi di [email protected] terbo
specializzazione
Radioelettronica. Quando
dico al 1° anno, voglio far notare che quello
era il 1° anno di funzionamento dell’Istituto
scolastico diretto dall’integerrimo e abbastanza noto, tra gli addetti ai lavori, Preside
Prof. De Pari. Quella scuola nacque con noi.
Sandro, per tutto il ciclo di studi, fu un compagno di classe come tutti gli altri; un’amicizia legata al semplice rapporto scolastico
ma niente di più. Arrivati al diploma,
ognuno di noi prese la sua strada: chi proseguì gli studi, chi entrò nelle forze armate
per la carriera militare, chi all’Enel, chi alla
SIP (come si chiamava allora la Telecom Italia ), chi in Banca, chi nel pubblico impiego,
altri nell’industria elettronica. Ci ritrovammo, dopo una laboriosa, per non dire
certosina, indagine sia telefonica che di
passa parola, tutti o quasi, nel 1989, a Caprarola per un pranzo da “Zi Catofio”. Erano
trascorsi ben 23 anni da quando ci eravamo
persi, chi più e chi meno, di vista. Quel
giorno non fu facile ritrovarsi; alcuni li riconobbi a prima vista: non erano assolutamente cambiati. Altri, per riconoscerli fui
aiutato dal timbro della voce; da quella
data non ci siamo più persi di vista. A parte
i vari contatti telefonici, ci riuniamo due
volte all’anno. Attualmente siamo tutti in
pensione, compreso Sandro Bannetta, che
è stato l’ultimo a decidersi, a luglio 2014.
Dopo l’incontro del 1989, è nata una sincera
amicizia, personale e di famiglia con Sandro
con il quale ci frequentiamo più che settimanalmente. E’ ovvio che nei 23 anni che
ci separano dalla fine della scuola (1966) al
primo incontro del 1989, sia io che lui, abbiamo avuto le nostre personali vicende di
vita lavorativa e non, come tutti gli altri
compagni di scuola. Nel ricordare questo
periodo, Sandro mi ha messo a conoscenza,
tra l’altro, delle sue esperienze musicali che
io non conoscevo. Ho scoperto, con piacere,
che lui è stato, ed è anche, pur se a livello
amatoriale, un compositore di canzoni.
Pochi giorni fa, mi ha invitato a casa sua e
dopo la cena mi ha fatto ascoltare una canzone scritta e musicata da lui.
Da tale ascolto è scaturita l’idea di pubblicare, con il suo consenso, le sue vicende artistico-musicali sulla nostra rivista; anche
perché esse sono comuni a quelle di tanti
altri ragazzi degli anni ‘60/70 della nostra
Italia…………insomma è la nostra storia!
Sandro mi ha raccontato le sua storia che
Nepi 1965. The Pokers – da sin: Eugenio, Antonio, Gioacchino e Sandro
io riporto integralmente di seguito come lui
l’ha scritta di suo pugno LA STORIA DEL
COMPLESSO MUSICALE: THE POKERS” di Nepi – VT.
“H
o avuto la fortuna di vivere gli anni
’60 nel pieno della mia giovinezza essendo nato alla fine degli anni ’40 (esattamente fine 1949). L’Italia veniva da una
guerra disastrosa che l’aveva ridotta un cumulo di rovine e che, con l’aiuto del piano
Marshall, messo in piedi dagli americani, indiscussi vincitori del conflitto mondiale, cercava in tutti i modi di risollevarsi dalle
macerie. C’era un entusiasmo decisamente
palpabile in tutti i settori. In pochissimi anni
il Paese riuscì a contendere, con alterne fortune, al Regno Unito, il quinto posto tra i
paesi più industrializzati al mondo.
In questo contesto anche i giovani erano
pervasi da una gran voglia di fare, magari
criticando e rimettendo in discussione l’operato dei propri genitori anche se, con il
senno di poi, si finiva per riconoscere e dare
merito a quanto da loro fatto.
Ma veniamo all’argomento principe di questa storia.
Intorno al 1963 e successivi, forse per emulazione dei complessi musicali famosi all’estero (The Beatles, Rolling Stones, Beach
Boys e tantissimi altri che non basterebbe
un volume per elencarli tutti), nascevano un
po’ in tutta Italia, quindi anche nei piccoli
paesi, numerosi gruppi musicali di quattro,
massimo cinque componenti.
Una chitarra solista, una di accompagnamento, un basso ed una batteria. Il classico
complesso tipo. Molto spesso il bassista era
anche il cantante del gruppo. Questo è
quello che è successo a noi. Il gruppo iniziò,
con alterne vicende, a prendere corpo nell’anno 1965 e assunse la formazione definitiva l’anno successivo.
Bacchiocchi Gioacchino, leader indiscusso,
chitarra solista; Finelli Antonio, chitarra ritmica; Bacchiocchi Eugenio, batterista. Il
sottoscritto, Bannetta Sandro, bassista e
cantante del gruppo.
All’inizio ci si arrangiava con un’amplificazione, che chiamarla tale era puro eufemismo, formata da un amplificatore “Geloso”
di pochi watt e una cassa che in effetti era
una tromba metallica a cono sempre marca
“Geloso”. Ci rendemmo subito conto che
con quell’attrezzatura non saremmo andati
da nessuna parte; quindi ci armammo di coraggio, che è una prerogativa simile all’incoscienza che accomuna un po’ tutti i
giovani, e, contattati due rivenditori del settore, di zona, che si fecero garanti commerciali, ci recammo a Ciampino dove,
all’epoca, esisteva un negozio molto ben
fornito di amplificazioni per complessi musicali e procedemmo all’acquisto di quello
che per noi era sempre stato solo un sogno.
Non vi dico che entrando in tale struttura e
vedendo tutto quel ben di Dio eravamo letteralmente impazziti. Dopo un’accurata selezione e prove sia acustiche che di
potenza, la scelta cadde su un’amplificazione super moderna (marca Davoli-Krundaal) tutta a valvole, il cui suono è
inimmaginabile per i circuiti a transistors
(non per niente c’è un ritorno massiccio al
valvolare), che sviluppava una potenza
complessiva, per l’epoca stratosferica, di
quasi 500 watt. Naturalmente, dopo
un’estenuante opera di convincimento, i nostri genitori si accollarono la firma di ben
due cambialoni da 500.000 lire ciascuna.
Campo de’ fiori
Nepi 2015. The Pokers 50 anni dopo – da sin: Gioacchino, Eugenio, Sandro e Antonio
Per puro paragone un operaio, all’epoca,
guadagnava, mensilmente, circa 60/70.000
lire quindi si può ben capire in quale avventura c’eravamo cacciati.
Tornati a casa con il furgone stracolmo di
tutto e di più non vedevamo l’ora di metterlo in funzione. Era notte fonda e ancora
eravamo lì a regolare i toni, i volumi, i vari
effetti e tutto quello che riuscivamo a sviscerare da tali apparecchiature, aturalmente
sempre con una pezza in mano pronti a rimuovere qualsiasi granello di polvere. Subito ordinammo ad un sarto del posto, di
nome Franco Fantini, purtroppo ora deceduto, nostro grande amico e fan, le custodie
di tessuto sia per gli amplificatori che per i
microfoni oltre a ben due costumi da spettacolo.
Affittato un locale al centro del paese lo utilizzammo sia per le prove che, la domenica,
quale sala da ballo pubblica. Ricordo ancora
che il parroco ci criticò, apertamente dall’altare, perché ci permettemmo, anche durante la quaresima, di aprire la sala pubblica
da ballo (all’epoca era un mezzo sacrilegio,
ma noi non potevamo andare tanto per il
sottile dovendo assolutamente soddisfare la
rata d’acquisto dell’amplificazione).
Non sto a raccontare quanti giri settimanali
facemmo per i paesi limitrofi per affiggere
le locandine che pubblicizzavano tali pomeriggi danzanti (normalmente dalle ore sedici
alle venti). I genitori non transigevano sull’orario; le loro figlie alle venti dovevano rincasare (immaginate che dopo soli tre anni
sono andato a lavorare a Torino e le ragazze
lassù rincasavano tranquillamente all’alba o
giù di lì). Questi giri vennero ampiamente
ricompensati dalla presenza di numerosi ragazzi. Alcuni di loro poi si sono sposati con
ragazze di Nepi conosciute nel nostro locale.
Dopo sei mesi e tanti sacrifici, eravamo riusciti, al netto delle spese, a racimolare i
soldi per pagare il primo cambialone.
Quando le cose sembravano avere imboccato la strada giusta il proprietario ci tolse
il locale avendo ottenuto un’offerta ben più
allettante. Doveva essere aperta una farmacia, che naturalmente avrebbe garantito un
affitto sicuro nel tempo e questo si prestava
perfettamente allo scopo. Quindi, esclusi da
questa fonte praticamente certa di approv-
vigionamento, fu una corsa contro il tempo
per rimediare la somma necessaria per onorare il secondo cambialone.
Andavamo a suonare ovunque capitasse; in
qualsiasi sala pubblica ci chiamassero. A
Corchiano, sia nel ristorante “Le Rupi”
(dove, tra l’altro, abbiamo accompagnato il
cantante Edoardo Vianello) che, varie volte,
nella sala pubblica gestita dall’associazione
calcistica del paese, oltre che nella piazza
principale (praticamente ci avevano adottati), Sette Bagni (sulla Salaria), Campagnano di Roma (ristorante “Da Righetto”),
Soriano nel Cimino (Hotel-ristorante, mi
sembra, Oderisi, nel quale ci esibimmo tutto
il mese di agosto del 1968, dalle ore 21,00
alle ore 04,00), ex-ristorante-motel di Settevene sulla Cassia, dove fummo chiamati
sia per il veglione di Capodanno che per le
tre serate finali di carnevale (da tener presente che all’epoca non era come adesso
che, volendo, si balla tutti i giorni; quindi le
serate finali di carnevale erano una cosa
speciale e tutti i ragazzi e specialmente le
ragazze le aspettavano con ansia, anche se
accompagnati dai genitori), inoltre un paese
nell’alto viterbese, di cui non ricordo il nome
nel quale, in occasione della festa patronale, accompagnammo il cantante Achille
Togliani e tante altre località che al momento, dopo tanti anni, non mi sovvengono.
A forza di rinvii e pagando i dovuti interessi
alla fine riuscimmo nell’impresa. Partecipammo nel 1967 ad una gara tra complessi
indetta dalla Davoli nello stadio di Viterbo e
conquistammo, tra circa 30/40 complessi
partecipanti, la seconda posizione. Venimmo, successivamente, chiamati ad un
provino alla “Taverna degli Artisti”, noto locale dell’epoca con sede a Roma, in via Margutta e, favorevolmente impressionati, ci
proposero un contratto notturno della durata di un mese, ma ormai qualcuno dei
componenti entrava nel mondo del lavoro e
fummo costretti a rinunciare.
Ci fu anche proposta una stagione estiva di
tre mesi sulla riviera adriatica alla quale, per
lo stesso motivo, dovemmo dire di no. Infine la proposta più allettante: partecipare
al famoso Cantagiro, ma la tassa di iscrizione era decisamente al di sopra delle no-
33
stre possibilità e, nonostante l’entusiasmo
iniziale, anche qui, con grande rammarico,
non potemmo tuffarci nell’avventura che insperatamente si era presentata.
Purtroppo, questa è un’attività nella quale
o ti butti a tempo pieno con tutti i rischi che
comporta o abbandoni sul nascere. La nostra è stata, non senza rimpianti, la seconda
scelta. Non sono mancate le esibizioni nella
piazza principale del nostro paese in occasione delle festività patronali o nella sala
consiliare del Municipio per le serate di carnevale, anzi una volta, l’organizzazione si
vide costretta a chiudere l’ingresso al pubblico, che ancora premeva all’ingresso, per
paura che crollasse il pavimento per il sovraccarico. All’inizio della primavera del
1970, dovendomi trasferire per lavoro a Torino, il complesso si sciolse.
Quante volte, in tutti questi anni, ho ripensato a quel periodo; a volte parlandone con
amici o conoscenti occasionali, a volte con
gli stessi componenti. Poi un giorno, ormai
in pensione, mi sono deciso e, ricontattatili,
non ho ottenuto, tentennamenti di sorta.
Ora, a distanza di oltre 40 anni, l’antica passione ci ha nuovamente riuniti. Abbiamo ricomperato un po’ di strumentazione e, con
enorme fatica, ma accomunati da quella
passione per la musica che mai ci ha abbandonati, cerchiamo di rivivere quelle emozioni che ci accompagnarono in quei
magnifici anni ’60. La notizia del nostro ricongiungimento sta pian piano diffondendosi nel paese e non mancano persone
della nostra età o giovani curiosi di verificare se è vero quello che gli hanno raccontato i loro genitori, che ci fermano per
chiederci quando ci esibiremo nuovamente
in pubblico. Vedremo”.
Sandro Bannetta
Nepi, maggio 2015
Vienna 2013, residenza di Francesco Giuseppe.
Da sx: Arnaldo Ricci e Sandro Bannetta
Sicuramente molti della nostra età si riconosceranno in esperienze simili…penso ai
Falisci di Civita, agli Adelfi, a Max e i Grandi
Naufraghi di Fabrica e tanti altri…… ed ovviamente anche ai Beatles, a cui tutti si
sono ispirati, segnando con indelebile traccia, la storia musicale ed il modo di essere
della nostra generazione, nella seconda
metà del XX secolo.
34
Campo de’ fiori
“Il Fumetto”
LETTERATURA PER IMMAGINI CHE EMOZIONA
EDEN di Hiroki Endo - edito da Panini Comics
“D
18 volumi, concluso
io creò l’uomo, ma ha decisamente fallito”, sembra essere la pa
rola d’ordine di questo affascinante fumetto. Sulla Terra del futuro
prossimo un misterioso virus ha sterminato la maggior parte della
popolazione mondiale, le città sono semidistrutte, i collegamenti
difficili, i sopravvissuti cercano di produrre autonomamente il cibo di cui hanno
bisogno. Le nazioni esistono ancora, ma purtroppo le vecchie tensioni si sono
acutizzate invece che diminuire. In Asia e Africa i problemi razziali sono diventati
di
critici e i profughi sono aumentati. L’Onu non sembra in grado di far fronte alDaniele Vessella l’emergenza. Nonostante il mondo sia disseminato di cadaveri, i militari cercano
ancora di rafforzare i propri armamentari e la propria posizione, mentre gli scienziati studiano il virus (trama tratta dal sito dell’editore).
Entusiasmante e coinvolgente. L’autore pesca a piene mani dalle opere dei mangaka più noti del
nostro secolo, ma lo fa in maniera originale ed irripetibile, creando un piccolo gioiello. C’è di tutto
in questo manga: la mafia, la droga, la prostituzione, la ricchezza dell’Occidente, la pulizia etnica,
la politica, l’amore, il sesso, la morte, la crescita, i sogni... tutto in un’unica storia. Tutto compattato
magistralmente dalla morale che impregna tutta l’opera: la ricerca della felicità... la ricerca del
proprio Eden. Ma in un mondo dove i soprusi la fanno da padrone, dove la legge non tutela mai
i più deboli, dove pace e giustizia sono pura utopia, esiste un proprio Eden? Il manga ci pone
questo quesito, per conoscere la risposta… leggetelo, ne vale la pena.
Lascio l’indirizzo del mio blog: http://danielevessella.blogspot.com/
Fiera del Fumetto e Games
S
Gardaland cosplay e Eretvm Comics
i è concluso con successo la
seconda edizione del Gardaland in Cosplay che quest'anno voleva far entrare il
Cosplay italiano nel guinness
dei primati! E il tanto atteso Record è
stato raggiunto con ben 694 Cosplayer
che si sono riuniti, srotolando per tutta
la lunghezza del Parco una catena
umana di cosplayer di oltre un 1km
(1.041metri)!
L'impresa è stata documentata e filmata in diretta dal TGcom 24, e ufficializzata e interamente ripresa per consentire
la sua presenza negli annali del mondo del
Cosplay! Il record sarà festeggiato il 13 e 14
Giugno, in compagnia di Prezzemolo, alla
Gardaland Cosplay 2015
Sagra dei Fumetti, nel castello scaligero di
Villafranca (Verona).
La Eretvm Comics, con il patrocinio del Comune di Monterotondo, ha organizzato la 1°
Fiera del Fumetto che si è svolta il 6 e 7 Giugno 2015, presso lo Stadio Fausto Cecconi
Di Monterotondo (RM). C’erano gli Stand
dei fumettisti, collezionisti di fumetti e gadget vari, in più zone dedicate per il fotoset;
si poteva gustare il famoso piatto giapponenese, il Ramen, considerato in Giappone
"cibo spazzatura" ma che però è molto apprezzato da loro, tanto da vederlo spesso
mangiare nei manga e cartoni animati giapponesi. Quel piatto è simile ai nostri spaghetti, ma è in pasta di riso con un brodo a
Eretvm Comics 2015
base di pollo, cipolle e moltissimi altri ingrdienti, che richiedono 24 ore di preparazione prima che il Ramen possa essere
mangiato (ovviamente i ristoranti che lo
servono preparano il brodo il giorno prima
e gli "spaghetti" di riso, vengono preparati
al momento)!
Inoltre Tornei di Videogiochi, Tornei GDR e
di carte magiche, Doppiatori dei cartoni animati, Band Musicali e, ovviamente non poteva mancare il Concorso cosplay!
Una giornata davvero emozionante ed all’insegna di tanto divertimento!
Emilio Matteucci
Campo de’ fiori
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LA BASILICA DI SANT’ELIA
T
ra le profondi
valli che caratterizzano il pittoresco borgo di
Castel Sant’Elia,
antico vicus dell’Agro Falisco, la più suggestiva è
senz’altro la valle Suppendella Dott.ssa
tonia, che oltre ad offrire
Chiara
un meraviglioso spettacolo
Castriota
naturalistico è altresì ricca
Scanderbeg
di storia, essendo nota
come uno degli antichi centri anacoreti dei
primi anni della cristianità. E’ proprio qui che
si colloca la basilica di sant’Elia, nel sito in
cui prima si ergeva un antico tempio dedicato a Diana, commissionato dall’imperatore
Nerone. Il primitivo edificio annesso al convento fu fondato intorno al 520 dal notaio
della curia romana sant’Anastasio. L’attuale
basilica, in stile romanico, fu fatta edificare
al di sopra della cripta dall’abate Elia nell’XI
secolo. Le notizie successive della storia
dell’edificio riguardano la costruzione di un
campanile in tufo, eretto nel 1256 per volere
dei canonici di Santo Spirito in Saxia. Alcuni
documenti ne restituiscono l’immagine: esso
si ergeva dalla navata destra, presentando
una successione monofora-bifora su ogni
lato. Dopo l’abbandono del monastero, venuto meno l’interesse per la basilica, iniziò
un periodo di decadenza che causò il conseguente crollo del campanile nel 1855. Grazie
all’intervento di Papa Pio IX, l’anno successivo fu eseguito un restauro dalla
commissione romana di archeologia
sacra, diretta dall’architetto Vespignani.
La facciata ci appare oggi austera,
semplice nelle forme. E’ caratterizzata
da un maestoso portale centrale e
due laterali di dimensioni minori decorati con ornamenti, mentre in alto
sono visibili due monofore sottolineate da cornici marmoree.
L’interno è suddiviso in tre navate
da colonne di marmo cipollino, un
monumentale arco trionfale fa da cornice a un meraviglioso ciborio cosma-
tesco situato nel transetto, al
centro del quale si trova un altare a cassone, anch’esso ad
opera dei Cosmati. Alla nota famiglia di marmorari sono stati attribuiti anche la chiusura del
presbiterio con lastre marmoree,
l’ambone e il pavimento lungo la
navata centrale, definito da disegni geometrici realizzati mediante l’uso di tasselli di marmo
colorati.
L’apparato scultoreo risulta essere di vari
stili e diverse epoche, materiale di recupero
antecedente e/o coevo alla basilica.
Per mezzo di una scala nella navata destra si
accede ad un ambiente sotterraneo, probabilmente si tratta dell’antico oratorio del monastero, sorto agli inizi del VI secolo. A
seguire la cripta, anch’essa di epoca precedente all’attuale basilica, presenta volte a
crociera munite di sottarchi. All’interno vi
sono custodite le tombe dei due abati del
monastero sant’Anastasio e san Nonnoso.
Di grande valore sono gli affreschi che possono essere suddivisi in tre gruppi. Il primo
riguarda la conca absidale dove si staglia
l’imponente figura del Cristo, un’iscrizione
sottostante si rivolge ai fedeli: “o voi che entrate, guardate me per primo”. Ai lati si collocano i santi Pietro e Paolo in dimensioni
minori dietro ai quali campeggiano sant’Elia
e una figura poco leggibile, interpretata dalla
maggior parte degli studiosi come la figura
di Mosè. Secondo alcuni potrebbe essere san
Silvestro, altri pensano si tratti di Eliseo o di
san Nonnoso. Nella zona mediana dodici
agnelli rappresentanti i dodici apostoli si rivolgono verso la figura mistica di un agnello
posta al centro, simbolo della chiesa di Cristo, dal cui petto sgorga sangue raccolto in
un calice. Nell’ultimo registro è presente una
processione di vergini, abbigliate come principesse bizantine, che porgono la corona ad
una figura centrale in trono, fiancheggiata
dagli arcangeli Michele e Raffaele, oggi purtroppo quasi completamente scomparsa,
probabilmente una Madonna Regina con il
Bambino sulle ginocchia o la figura di Cristo
Re. Il secondo gruppo collocato sulle pareti
del transetto, è costituito dalle illustrazioni di
alcune visioni apocalittiche e la narrazione
della morte di sant’Anastasio mentre il terzo
si riferisce al registro più alto sottotetto della
parete centrale, dove si stagliano diciannove
figure di profeti, alcune completamente
scomparse, così come le iscrizioni identificatrici e quelle dei cartigli, specie nel tratto
di sinistra. Ciò si deve al crollo di un masso
dalla rupe nel 1607 che danneggiò il lato sinistro dell’edificio, successivamente restaurato dai Farnese, possessori in quegli anni
della basilica.
La datazione della decorazione pittorica va
collocata in un arco di tempo che va dal 1080
al 1145.
In conclusione si può considerare la basilica,
oltre che una preziosa testimonianza storica,
un monumento di fede. Immersa nel verde,
circondata da pareti rocciose, la sua spiritualità si coglie in un’atmosfera irreale di pace e
di quiete.
Campo de’ fiori
36
Dipendenza da Internet:
la nuova droga del XXI secolo…
O
rmai Internet
è
entrato
nella nostra
vita
quotidiana in modo
ossessivo e compulsivo.
Siamo iper connessi e guai
se entriamo in una zona
di Patrizia
dove non c’è campo, dove
Caprioli
non riusciamo a vedere le
pagine di Facebook o andare su You Tube,
andiamo letteralmente in crisi di astinenza.
Perché è proprio questo il nocciolo della
questione: abbiamo generato nel tempo
una vera e propria dipendenza patologica
da Internet.
Non vogliamo demonizzare ciò che questa
nuova tecnologia ci ha messo a disposizione: un fiume in piena di informazioni che
possono istruirci senza andare a scuola,
possono informarci su diritti e doveri, possono metterci in contatto con persone in
tutte le lingue del mondo. La condivisione
ha unito l’umanità ma nello stesso tempo
l’eccessivo uso della Rete ci ha resi come
assuefatti da questo mondo.
I segnali d’allarme che fanno presagire una
vera e propria dipendenza da Internet sono
chiari e precisi e li riconosciamo nei seguenti comportamenti del singolo quando si
trova davanti ad un Pc o smartphone:
•
il tempo trascorso davanti ad
uno schermo sembra essere liquefatto,
si passano ore online e vi sembrano
pochi minuti, e vi irritate se qualcuno
vi interrompe;
•
non riuscite a portare a termine un
lavoro o un’attività, sia in casa che fuori
casa perché magari avete trascorso troppo
tempo connessi;
•
si passa meno tempo con gli amici
e la famiglia, pensate che solo i vostri interlocutori online siano le uniche persone che
vi capiscano pienamente e quindi decidete
di frequentare solo loro;
•
vi vengono i sensi di colpa quando
siete troppo connessi ma vi irritate se qualcuno vi dice di smettere;
•
provate un senso di euforia
quando siete connessi, usate la Rete come
valvola di sfogo quando siete tristi, arrabbiati, stressati e frustrati.
Tutti questi stati d’animo non sono altro che
la risposta a problematiche già presenti
nella persona stessa. Lo stress, l’ansia, la
depressione, l’irritabilità già presenti con
questo mezzo si amplificano maggiormente
sfociando in una patologia definita da tutti
come una vera e propria dipendenza.
Molti studiosi non criminalizzando la Rete,
consigliano di effettuare una vera e propria
disintossicazione graduale: la mattina
ZZ
Z
Z
Z
Z
Z
Z
ZZZZZ
...
.
Z
Z
Z
Z
Z
ZZZZ
RA
A
Z
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A
Z
LA
TE
N
E
N
I
T
R
IMPE
appena svegli non controllate subito la
posta o le pagine Facebook, fate colazione
con calma e dopo dedicate 5 minuti alla
consultazione della Rete, casomai mettete
una piccola sveglia per cronometrare i vostri
5 minuti; se dovete fare gli auguri ad un
caro amico non scrivete sul suo profilo,
mandategli un sms, non su whatapps ma
un vero e proprio messaggio; fate qualche
passeggiata; andate a pretendere un caffè
anche se non ne siete in vena per una giornata storta; comprate un giornale invece di
leggere le news sullo smarthphone, create
delle zone in casa dove è assolutamente
vietato avere la connessione a internet o
utilizzare strumenti tecnologici: soprattutto
nelle camere da letto o nel soggiorno; disattivare, di tanto in tanto, le notifiche dei
social network; lasciate a casa qualunque
dispositivo collegato a internet quando
uscite con gli amici.
Internet è facile da usare ed è portata di
mano 24 su 24, ma per la vostra salute psicologica ricominciare a parlare con gli altri
non è poi tanto male.Buona passeggiata a
tutti!
Campo de’ fiori
38
“LE
STREGHETTE DI BENEVENTO”:
UN BEL SUCCESSO DEL TEATRO D’AVANGUARDIA
E’
un gustoso spettacolo di teatro sperimentale, ma non per questo noioso, della Compagnia “Il Cerchio
quadrato” magistralmente diretto da Stefano Maria Palmitessa dove gli attori si
trasformano in burattini, queste Streghette
di Benevento. Scritto dal drammaturgo
Gennaro Francione, valente magistrato,
che ha un’idea del teatro simile a quello
semplice dei burattini dove lo portava il
papà da bambino e dove potevano vedersi le gesta eroiche e ridicole di burattini come Pulcinella
Citrulo (con cui s’identifica l’autore) che mostravano nella loro
assurdità, la verità della vita più di
tante sofisticate rappresentazioni
che il drammaturgo ha visto in seguito.
Da ciò è nata l’idea dello spettacolo, adattato da Francesca e Natale Barreca, a cui prendono parte
dei bravi attori che vogliamo citare. Si tratta di Vincenzo Comitale, Mariagrazia Casagrande,
Clara D’Afflitto Morlino, Filippo Di Lorenzo, Alessandro
Laureti, Milly Magliozzi, Nicoletta Martuccio, Sabrina Meuti
e Federico Troncanelli. L’assistente alla regia è Sabrina Meuti
e la musica è di Dario Troiani.
L’Accademia di Trucco Professionale ha truccato gli attori che
devono avere in questo frangente la valenza
di maschere.
Le streghette di Benevento, magistralmente
diretto dal regista Stefano Maria Palmitessa,
che ha debuttato a Ostia nel mese di aprile
e che poi è stato a Roma nel mese di maggio e girerà anche in provincia con tappe a
Civitavecchia, Morlupo e Canale Monterano,
visto che è stato gradito da pubblico e critica.
La storia è quella antica napoletana delle
donne eversive che disturbavano e quindi
venivano considerate delle streghe di cui ci
si doveva disfare appiccicandole una comoda etichetta e allontanandole dal consorzio civile. Si trattava della prostituta( a
‘zucculara) la contadina (che raccoglieva le
erbe magiche ) l’attrice (da sempre sinonimo di connubio diabolico) e la filosofa
(non dimentichiamo l’ostilità sempre esistita
e forse non del tutto sparita, verso le donne
che studiavano).
S’imbastisce una sorta di processo con un
giudice in canottiera sudicia e con un vaso
da notte in testa, che deve giudicare le presunte streghe. Il capo d’imputazione del
connubio diabolico delle donne sembra essere respinto all’inizio ma poi le streghe
confessano con le più sorprendenti punizioni. La giustizia viene rappresentata come
la più inaffidabile delle istituzioni che l’uomo
non può assolutamente capire e che deve
subire.
Gli attori, sotto la guida del regista, sono
bravissimi nel rappresentare i loro personaggi come abili burattini che esprimono
con movenze meccaniche il loro vissuto. Il
trucco da maschera è così intenso che s’intuiscono appena gli uomini sotto la pesante
truccatura e questo rende ancora più forte
lo straniamento da quanto rappresentato
che perciò risulta ancora più vero. Insomma
uno spettacolo da vedere.
Maddalena Menza
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Campo de’ fiori
39
L’importanza della dote nel XVIII secolo
Da Fabrica di Roma un viaggio nel ruolo femminile di subalternità
I
rinvenimento
l
nell’Archivio Storico di Viterbo di
un’importante dichiarazione notarile del 1733
con la
quale Gio Antonio Pacelli, capofamiglia all’inizio del 1700, ricevuta la
dote per il matrimonio di
suo figlio Andrea con
Barbara projetta adottata da Nicola Bedini, dà
l’emancipazione al figlio
e dà evidenza formale e
notarile all’utilizzo della
stessa dote per l’estinzione di un censo perpetuo posto sulla sua abitazione, ed inoltre
dichiara che su questa abitazione è stata
posta un’ipoteca a favore del figlio Andrea
e sua moglie Barbara. Quest’abitazione rimasta nei secoli di proprietà della famiglia Pacelli (casa madre dei Pacelli da
quattro secoli) si trova in Fabrica di Roma
in Via della pace n° civico 17 (Buciò)
ed è ora di proprietà di Letizia Giacobbe
che l’ha ricevuta in eredità.
Questo atto, legato alla dote di Barbara, mi
ha offerto lo spunto per dare una breve e
non esauriente “descrizione” della posizione
sociale che le donne hanno avuto nel corso
dei secoli scorsi e della loro subalternità nei
confronti degli uomini. In questo caso ed in
generale la dote ha rappresentato un atto
economico e burocratico che ha avuto sia il
“pregio” di aiutare la nuova famiglia, sia
anche la consegna formale del controllo
economico e sociale dei beni della famiglia
al partner maschile.
La dote aveva un lungo e diffuso retaggio
culturale le cui radici affondavano nelle antiche culture greca e latina. In Italia e non
solo è stata fino a poco tempo fa una legale
consuetudine della cultura popolare, fondata sulla trasmissione di beni, non generalmente monetari, da parte capo famiglia
della sposa all’atto del matrimonio. La dote
veniva consegnata al padre dello sposo e
non allo sposo con lo scopo di fornire una
rendita nella formazione del nuovo nucleo
familiare. La scelta del suocero come garante della dote non era certo casuale. Essa
rispecchiava la convinzione che le “cose
serie” erano di pertinenza dei “pater familias”, così come è scritto sull’atto: per maggiore sicurezza.
E’ doveroso fare, prima di vedere più in dettaglio l’importanza dello strumento dotale,
un brevissimo accenno all’evoluzione storica
del matrimonio e della famiglia e del ruolo
sociale della donna di cui la dota rappresenta il più importante indicatore.
La soppressione dell’istituzione della dote,
introdotta dalla riforma
del diritto di famiglia
del 1975, ha finalmente sancito la parità
formale e sostanziale
fra uomo e donna all’atto del matrimonio.
Il sistema dotale si affermò con il Diritto Romano e resistette fino
all’avvento del Diritto
Longobardo che lo sopprovvisoriapiantò
mente. Ritornò però ad
essere usato durante
l’età dei Comuni. Decadde nei primi dell’ottocento con il codice
civile napoleonico ma venne restaurato
dopo Napoleone e terminò definitivamente
nel 1975. Precedentemente al 1975 la vita
della donna, pur apparendo tutelata da una
porzione dell’eredità della famiglia di provenienza, era in realtà condizionata da questo
espediente che la escludeva dall’ulteriore
successione familiare (eredità). Si comprende la sua natura specificatamente economica che consentiva l’alleanza fra le due
famiglie dove le scelte affettive della donna
rimanevano del tutto prive di validità.
Il matrimonio, nato con il fine di una procreazione regolare passò nel Medioevo con
l’essere uno strumento utile a sancire alleanze familiari per concentrare ricchezza e
forza politica. Il carattere di contratto tra famiglie, deciso con
largo anticipo, porta che,
nella scelta dello sposo, i
sentimenti e l’opinione
della sposa non avessero
mai alcun peso. Ci si
amava perché si era sposati piuttosto che sposarsi
perché ci si amava. Esso
era una trattativa privata
fra due uomini che esercitavano un ampio e vessatorio diritto di patria potestà e che
decidevano delle sorti delle loro famiglie
secondo logiche di convenienza. Il diritto di
patria potestà sui figli e sui beni era molto
rigido e poneva il padre come soggetto dominante e solo con la sua morte si aveva il
processo di emancipazione dei figli maschi.
La diversità del ruolo sociale tra uomo e
donna è manifesta nel ruolo che l’uomo ricopre nell’amministrazione della dote che,
solo in teoria, rimaneva di proprietà della
moglie. In realtà la moglie esercitava sulla
dote, solo se autorizzata dal marito, una
mini gestione attraverso lo “spillatico”, una
somma corrisposta per le minute spese personali e stabilita per contratto.
Le nozze diventavano un pretesto per sta-
bilire alleanze tra parentati omogenei e
nelle comunità contadine la prospettiva era
quella della procreazione di una numerosa
prole, quale forza lavoro per l’agricoltura.
Nel complesso “mercato” matrimoniale gli
interessi economici, seppure molto importanti, passavano in secondo piano rispetto
al prestigio e all’onore che le famiglie speravano di poter ricavare dalle nozze.
L’istituto della dote, condicio sine qua non
per una donna che si voleva sposare, si è
mantenuta sin quando la sposa, moglie e
madre, si è trovata ridotta nella sua storica
condizione di inferiorità che, pur rendendola
il perno della famiglia e caricandola di doveri ed incombenze, non ebbe in egual misura diritti ed autonomia.
Il “matrimonium” era il fine per la procreazione e questo è insito nell’etimologia
della parola con l’unione dei termini “mater
(generatrice)” e “munus (dovere)”.
L’etimologia della parola patrimonio invece
deriva da “pater” e “munus” e giustifica
l’esercizio esclusivo maschile sui beni e la
successione in linea maschile degli stessi.
Di conseguenza alla Chiesa fu riconosciuto
il compito di orientare la vita della sposa secondo i rigidi canoni religiosi, i precetti dell’onore, del rispetto verso il marito ed i
suoceri, della sottomissione e di essere irreprensibile agli occhi del paese, oltre a
quelli di saper filare, tessere, ricamare e
fare il pane.
La Chiesa, dopo il Concilio di Trento del
1653, aveva, tra gli altri, l’obbligo di
accertare gli eventuali comportamenti sessuali prematrimoniali
delle donne garantendosi
così un controllo diretto
sulla società. Al tempo
stesso quest’austera disciplina religiosa porterà con
il tempo al declino dell’autorità paterna e del suo
controllo sulle alleanze matrimoniali.
L’avvento del progresso industriale nell’800 creò le condizioni
per un maggiore benessere e maggiore libertà per i giovani e quindi il definitivo tracollo del matrimonio combinato a favore di
quello fondato sull’amore.
Ereditata dalla concezione medievale e mediata dalla cultura ecclesiastica la figura
della donna era “negativa” perché fonte di
concupiscenza e peccato e simbolo di perdizione (Eva). Come tale l’uomo era legittimato a subordinarla ed estraniarla dal
potere sociale ed economico. Di conseguenza la famiglia si andava ad impoverire
e si frantumava alla morte del “pater familias”.
Enrico Giacobbe
... continua sul prossimo numero
Campo de’ fiori
40
Noi , prima “ I Feudi ” , poi “ I Rosacroce ”
Il gruppo beat di Castel Sant’Elia nei mitici anni ‘60
R
...continua dal numero 123
icordate? Nel precedente numero
di Campo de’ fiori, vi raccontavo
di come è nato il nostro gruppo
musicale nel lontano 1965, composta de me Silverio Dei, alla chitarra d’accompagnamento, Pietro Bartolacci,
al basso, Gino Graziosi, alla batteria, Randolfo Dei, alla chitarra solista, Cesare Concordia, al sassofono e la voce calda ed
intonata di Adelio Bannetta. Dopo tanti anni
mi tornano in mente tanti bellissimi ricordi
ed aneddoti che continuerò a raccontarvi.
Per un certo periodo abbiamo fatto le prove
in una stanza sotto casa dei fratelli Bannetta.
Un pomeriggio venne a farci visita Giuseppe,
detto Peppe, nostro amico, il quale spesso ci
faceva un po’ da manager. Era venuto a sapere che a Cisterna di Latina si sarebbe organizzata una gara di gruppi musicali,
provenienti dai paesi vicini. Peppe non ci
pensò due volte e iscrisse anche noi. Quando
ci comunicò la notizia fummo strafelici ma
allo stesso tempo assaliti da una frenetica
agitazione. Allora iniziammo subito a preparare alcune canzoni, scelte tra le più note
del momento. Arrivato il giorno, fu lui ad accompagnarci alla gara con la sua Fiat Spider
2300. La nostra esibizione riuscì talmente
bene che vincemmo la gara. Addirittura un
giornalista scrisse su di noi un bell’articolo
che venne pubblicato su un quotidiano nazionale. Tornammo a casa con la gioia nel
cuore, molto fieri di noi stessi.
Poi improvvisamente, da un momento all’altro, il nostro cantante, per motivi personali,
decise di ritirarsi dal gruppo. Fummo molto
dispiaciuti ed inizialmente ci sentimmo persi,
ma iniziammo subito a cercare un sostituto.
Lo trovammo proprio tra i nostri amici più
stretti. Lo invitammo alle nostre prove e lo
sentimmo subito intonato, cantava piuttosto
bene e così scattò la proposta
di entrare a far parte del
gruppo. Lui accettò di buon
grado ed è così che Ubaldo De
Stefani entrò nella storia dei
Rosacroce. Con lui iniziammo
a cantare anche canzoni famose in inglese, un inglese, lo
ammetto, un po’ casareccio…
che per noi, però, era un inglese perfetto!
Partecipammo e vincemmo
ancora in molti altri concorsi,
tra cui, lo ricordo con molto
piacere, quello organizzato a
Nepi una sera di fine agosto,
con la canzone di Fausto Leali
“A chi”. Ricordo anche che in
quel periodo il nostro bravo
sassofonista Cesare studiava a
Roma e venne a sapere dai
suoi compagni che alcuni studenti stavano organizzando
una serata di fine anno scolastico e che stavano cercando
un gruppo musicale per poter
1967 . Dei Rodolfo, Graziosi Gino, De Stefani Ubaldo,
animare la festa. Cesare racBartolacci Pietro, Dei Silverio, Concordia Cesare.
contò loro del nostro gruppo e
gomito e dunque cominciammo la serata
questi, entusiasti, ci invitarono. La festa era
piuttosto allegri, con pezzi molto rocchettari.
stata organizzata ad Abbadia San Salvatore
In un baleno il capannone si riempì di stusul Monte Amiata, in Toscana. Partimmo con
denti che si divertivano, ballando e cantando
il nostro solito pulmino Fiata 850 familiare,
insieme a noi fino al mattino. Tutto, per forcolor verde e nero, di Rodolfo Monti.
tuna, andò bene. Fu bellissimo ed indimenQuando arrivammo a destinazione, ci portaticabile.
rono prima a cena, poi in un enorme capanCercherò ancora di scavare nella mia memonone, dove non era stato allestito il classico
ria, alla ricerca di altri ricordi lontani di quei
parco, ma al centro si innalzavano delle alte
mitici, straordinari, unici anni ’60. “Ricordi
e larghe colonne, illuminate da grandi fari
lontani” che so a molti appassionati lettori di
colorati. Ognuno di noi ne scelse una e ci si
Campo de’ fiori ha fatto piacere di leggere.
sistemò sopra con il proprio strumento. Era
una scenografia stravagante, mai vista
Silverio Dei
prima. A cena avevamo alzato tutti un po’ il
42
Campo de’ fiori
EWS NEWS NEWS NEWS NEWS NEWS NEWS NEWS NEWS NEWS NEWS NEWS NEWS NEWS NEWS NEW
ARCHITETTURA E DECORAZIONI BAROCCHE. CONFERENZA
DEL PROF. ANSELMI A RONCIGLIONE
Sabato 23 maggio alle ore 17, presso la chiesa di S. Sebastiano a Ronciglione, organizzata dal Centro Ricerche e Studi, il prof. Enrico Anselmi,
dell’Università della Tuscia, ha tenuto un’interessantissima conferenza
di Storia dell’Arte su ‘Architettura e decorazioni barocche’, dedicata particolarmente alle vicende costruttive e di decorazione della chiesa di S.
Sebastiano a Ronciglione, la cui fondazione è avvenuta in età romanica.
Particolare attenzione è stata posta nella trattazione delle addizioni
quattrocentesche dei portali di accesso, con accento su quello maggiore, attribuito a Marco di Iacobuccio, alla realizzazione degli altari laterali – quello dedicato ai santi Cosma e Damiano, 1623-1625,
commissionato dal cardinale Odoardo Farnese - , nonché alla ridefinizione barocca della parete di fondo del presbiterio. Evidenziate anche
analogie strutturali e pertinenti all’apparato plastico con i prospetti della chiesa di S. Giovanni degli Almadiani a Viterbo e con la chiesa
di S. Giovanni Battista a Firenze. Certamente, asserisce il prof. Anselmi, la facciata di S. Sebastiano ha costituito anche un precedente
per la Collegiata di S. Clemente a Latera e per la Collegiata di S. Maria del Suffragio a Grotte di Castro, realizzata da Girolamo Rainaldi.
Il prof. Anselmi ha inoltre messo in luce le linee di continuità con l’architettura tardo-manierista – altari della cappella della Madonna
della Strada del Vignola e della cappella del Sacro Cuore di Gesù di Giacomo della Porta, entrambi presenti nella chiesa del Gesù di Roma
– e le analogie, nella chiesa di Ronciglione, tra i rifacimenti barocchi al presbiterio - dove le preesistenti immagini pittoriche di S. Sebastiano, Santa Caterina e S. Rocco sono state inserite all’interno di una esuberante ornamentazione in stucco - con l’apparato decorativo
della facciata di Santa Maria Maddalena di Giuseppe Sardi.
Salvatore Enrico Anselmi è dottore di ricerca in Memoria e materia delle opere d’arte, Università degli Studi della Tuscia. Studioso delle
committenze nobiliari di età barocca in area centro-italiana, con particolare riferimento alle famiglie Giustiniani, Farnese e MaidalchiniPamphilj, collabora con il Centro di Studi sulla Cultura e l’Immagine di Roma, diretto da Marcello Fagioloe presieduto da Paolo
Portoghesi.Ha tenuto insegnamenti di Storia dell’arte Moderna presso il corso di laurea in Conservazione e restauro dei beni culturali dell’Università della Calabria, presso l’Università di Bari-Ssis Puglia, presso il Tirocinio Formativo Attivo, moduli di Storia dell’Arte Moderna,
Arte e TerritorioUniversità degli Studi della Tuscia e presso il Dipartimento di Studi dei Beni Culturali e la Scuola di Specializzazione in
Conservazione e Tutela dei Beni culturali dello stesso ateneo dove attualmente svolge attività di ricerca in collaborazione con la cattedra
di Storia dell’Arte Moderna. Ha preso parte, in qualità di relatore, a numerosi convegni nazionali ed internazionali, tra gli altri, presso
l’Accademia dei Lincei nel 2002 e nel 2007. È intervenuto anche al Primo Corso internazionale di Studi superiori su Vignola (2007, Roma).
Oltre ad alcune monografie sulle committenze artistiche nobiliari in età moderna è autore di numerosi saggi, apparsi su atti di convegno
e riviste tra i quali: La prima committenza Giustiniani nel palazzo di Bassano Romano (1603-1606), in «Rivista dell’Istituto Nazionale di
Archeologia e Storia dell’Arte», XXVI, (2003) 2004, 58, pp. 159-187; Festa sacra e profana a Viterbo: l’entrata del vescovo Francesco
Maria Brancacci nel 1638, in Atlante tematico del Barocco in Italia. Le Capitali della festa. Italia centrale e meridionale, a cura di Marcello
Fagiolo, Roma, De Luca Editori d’arte, 2007, pp. 238-250 ; “Addenda” al percorso di Giovan Francesco Romanelli, in «Bollettino d’Arte»,
XCIV, (2009), 3, pp. 115-124; Sebastiano Gregorio Fani «Signore delle allegrezze per Santa Rosa da Viterbo» e committente di Giovanni
Battista Casella e Ventura Lamberti (1689-1693), in «Storia dell’arte», (2010), 125-126 (n.s. 25-26), pp. 124-150; L’umor satirico di un
cenacolo eccentrico del Seicento: Salvator Rosa, Antonio Abati e il cardinale Francesco Maria Brancacci, in La Festa delle arti. Scritti in
onore di Marcello Fagiolo per cinquant’anni di studi, a cura di V. Cazzato, S. Roberto, M. Bevilacqua, 2 voll., Gangemi Editore, Roma
2014, I vol., pp. 514-517; Addizioni barocche nella cattedrale di Narni; Giuseppe Paglia, Nicola Michetti e Girolamo Troppa, in in «Storia
dell’arte», (2014), 139, (n.s. 39), pp. 84-102.
Ha collaborato alla redazione delle voci biografiche dell’Atlante del giardino italiano (1750-1940), promosso dal Ministero per i Beni e le
Attività Culturali e alla redazione dell’Atlante del Barocco in Italia, volumi su Atlante tematico del Barocco, Residenze nobiliari, ele Capitali
della festa. Ha pubblicato le seguenti monografie: Committenze a Orte in età barocca. Cultura gesuita e influenza pozziana. Gli Alberti e
i Nuzzi (Roma 2006); In liliodecor. Committenze farnesiane in Tuscia tra XVI e XVII secolo (Roma 2009); Il genio di Apelle. Temi e protagonisti della pittura italiana in età moderna (1500-1650), Carocci editore, Roma 2012; Il Museo d’Arte sacra di Orte, Centro Studi del
Patrimonio di San Pietro in Tuscia, Perugia 2013.
Roberto Ragone
Orti urbani di Civita Castellana intitolati a Mattia Dusi
Decine di persone hanno partecipato alla festa di domenica 17 maggio, organizzata dall’amministrazione comunale insieme alla Coldiretti e a Rotary Club Flaminia Romana, presso gli orti urbani
di Civita Castellana, lungo la Via Flaminia. Prima del pranzo, organizzato con gli ortisti, è stata
scoperta la targa che intitola gli orti a Mattia Dusi, il ragazzo veneto trasferito a Civita Castellana
da alcuni anni, che pochi mesi fa ha perso la vita mentre era alla guida di un trattore, all’interno
dell’azienda agricola familiare.
“L’intitolazione degli orti urbani a Mattia Dusi sono un piccolo gesto per ricordare un ragazzo che
si era trasferito da noi per amore della sua famiglia, e aveva messo impegno e amore nel lavoro
che aveva scelto, cambiando completamente la
sua vita, passando dai computer all’agricoltura
biologica - ha ricordato il sindaco, Gianluca Angelelli -. Soltanto un piccolo gesto per dimostrare che la città di Civita Castellana non si dimentica di lui ed è vicina alla moglie Marina, che ringrazio per la sua presenza, e al figlio”.
All’intitolazione sono stati presenti, oltre alla moglie di Mattia, Marina Ercolini, molti suoi
amici, che lo hanno ricordato insieme alle tante persone che hanno iniziato a coltivare il
proprio orto, grazie al comodato gratuito concesso dal Comune, in collaborazione con Coldiretti e Rotary Club Flaminia Romana. Agli orti urbani sono ancora presenti degli appezzamenti liberi che potranno essere concessi a coloro che ne faranno richiesta. I moduli
sono reperibili in comune o sul sito dell’ente.
Campo de’ fiori
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WS NEWS NEWS NEWS NEWS NEWS NEWS NEWS NEWS NEWS NEWS NEWS NEWS NEWS NEWS NEW
NUOVE CINTURE NERE PER LA JUDO BUTOKUKAI
Venerdì 15 Maggio 2015, presso la palestra (dojo) Judo
Butokukai (scuola delle virtù guerriere), si sono svolti gli
esami di cintura nera 1° dan per l’atleta (judoka) Michele Moscioni. Gli eami sono stati diretti dal maestro
Silvano Avigliana e dal maestro Sergio Olivieri con gli associati della
Yuddu shaki
(colleggio
delle cinture
nere), usanza
che proviene
dal judo tradizionale, dove non contano federazioni... nè politiche federali. I più sinceri auguri a Michele Moscioni da parte dei suoi numerosi compagni, dagli insegnanti e da tutta la famiglia. La palestra
di Civita Castellana conta oggi circa cinquanta iscritti ed è diretta dal maestro Silvano Avigliana
5° dan. Nel 2016 festeggerà i suoi 35 anni di attività.
CORCHIANO. ESERCITAZIONE DELLA PROTEZIONE CIVILE FESCENIUM 5.1
Sabato 23 Maggio nel comune di Corchiano si è svolta
l’esercitazione “Niente paura. Fescennium 5.1”, organizzata dal Gruppo Comunale della Protezione Civile
di Corchiano, in collaborazione con la Croce Rossa
Italiana di Corchiano. L’obiettivo dell’iniziativa è stato
quello di formare prima di tutto i volontari che hanno
preso parte all’operazione, ma in realtà, poi, ad essere
coinvolta è stata tutta la cittadinanza, a partire dagli
alunni delle scuole medie ed elementari, che si sono calati nei panni di sfollati e vittime di una situazione di
emergenza, quale può essere quella di un terremoto o di
una alluvione. Oltre all’evacuazione, infatti, i ragazzi
sono stati truccati perfettamente come se avessero subito escoriazioni o fratture.
Un altro importante momento è stato quello relativo al recupero di beni culturali in situazioni di emergenza. Nel pomeriggio poi, prima della consegna degli attestati a tutti
i volontari partecipanti, si sono svolte le prove AIB Antincendio Boschivo, il montaggio
di tende ministeriali e le attività di intervento sanitario in emergenza svolte dalla C.R.I.
Nonostante il tempo non del tutto favorevole, che è stato però considerato da tutti
come una prova ulteriore da affrontare, l’esercitazione si è svolta in maniera più che
soddisfacente. Anche il Dott. Carlo Rosa dell’ Agenzia di Protezione Civile della Regione Lazio, accolto in Piazza del Bersagliere, cuore
dell’iniziativa, dal Sindaco Dott. Bengasi Battisti, da Renzo Ridolfi Coordinatore e Lorenzo Piergentili Responsabile Operativo del Gruppo
Comunale di Protezione Civile, da Alessandro Sacripanti presidente nazionale AEOPC Italia, da Cinzia Viglianti responsabile della sala
radio durante la simulazione e presidente Aeopc Favl Viterbo e da Antonio Gallo capo campo e presidente APC Marta, ha voluto ringraziare
i presenti e complimentarsi per l’ottima riuscita. Tutto questo è servito a dimostrare alla popolazione come funziona la catena operativa dei soccorsi in caso di calamità naturale, ma l’esercitazione è stata molto utile anche per migliorare la sinergia tra volontari di associazioni diverse,
che perseguono lo stesso scopo: il bene della popolazione, la difesa della natura e del patrimonio
culturale. Sono stati 120 i volontari delle 22 Associazioni di Protezione Civile presenti, che sono
giunti a Corchiano con ben 30 mezzi, cinque unità cinofile da soccorso, sala radio e comando
campo, tenda pneumatica, tenda epe, affiancati da 60 volontari della Croce Rossa Italiana. Per
Corchiano questa era la prima esperienza. Altre ne state fatte in diversi paesi della provincia di
Viterbo, sempre ottenendo ottimi risultati. Ci auguriamo, ovviamente, di non doverci mai trovare
in situazioni catastrofiche, ma è comunque bene essere sempre pronti a tutto, anche per poter
E.B.
prestare soccorso ed aiuto a chi, in altri luoghi d’Italia, dovesse averne bisogno.
I PUGILI DI CIVITA CASTELLANA ALLA FESTA DELLO SPORT
Mercoledì 3 Giugno, in seno alla Festa dello Sport, organizzata
presso il Campo da Rugby Angeletti di Civita Castellana, sono
stati invitati i pugili delle palestre della Polisportiva Maglianese di
Civita Castellana e Magliano Sabina. Il gruppo pugilistico è formato da una dozzina di atleti, allenati dai maestri Plinio Morresi,
Francesco Alessandrini e Davide Scucchia. Presidente della polisportiva è Palmiro Farina.
Nella foto, da sx: Edoardo Sorato (VC Regionale), Mattia Boncompagni (VC Regionale), Riccardo Finesi, Filippo Finucci, Francesco Pagani, Andrea Ciambella, Marco D’Agostini, Luca..., Plinio
Morresi, Palmiro Farina, Francesco Alessandrini e Nikki Lazzarini,
Federico Spettich, Marco Belfi.
Campo de’ fiori
44
1915-2015:
I
100 ANNI DELLA 1° GUERRA MONDIALE
Il 24 Maggio 2015 ricorre il centenario della prima guerra mondiale.
N
el 1914 nulla
poteva evitare
la guerra. A
causa di un
eccezionale
sviluppo industriale erano
a disposizione di quasi
di Sergio Piano tutte le nazioni europee
grandissime quantità di
armi micidiali e di flotte militari sempre più
agguerrite. Francia e Inghilterra volevano
bloccare l’espansionismo tedesco e la sua
crescente, inarrestabile egemonia industriale e scientifica. La Francia voleva la rivincita dopo i fatti d’ arme del 1870 e voleva
riprendersi l’ Alsazia e la Lorena. L’ Austria
e la Russia speravano di risolvere le loro difficoltà con una politica estera particolarmente aggressiva ed espansionistica.
La scintilla della guerra, scoccò il 28 Giugno
1914 a Sarajevo, la capitale Bosniaca.
In un attentato di matrice estremistica, persero la vita il Granduca Francesco Ferdinando, erede al trono d’ Austria e la sua
consorte. L’Austria decise unilateralmente di
considerare la Serbia responsabile dell’ attentato perchè essa dava rifugio agli indipendentisti slavi. Voleva cosi dare un
esempio di severità a tutti i popoli dell’ Impero e porre termine ai numerosi moti rivoluzionari e sovversivi della penisola
balcanica, riducendo praticamente al silenzio la Serbia. I generali Austriaci prevedevano una semplice campagna militare priva
di ostacoli significativi.
La Germania sognava la formazione di un
grande stato formato da tutte le nazioni di
lingua Tedesca.
L’ Impero Russo a sua volta, ambiva a riunire sotto di sè tutti i popoli di lingua slava,
quindi scese in campo in aiuto della Serbia
ordinando la mobilitazione del proprio esercito. Appena l’Austria dichiarò guerra alla
Serbia, fu messo in moto l’ automatismo
delle alleanze e delle mobilitazioni, cosi che
in pochi giorni ebbero luogo le dichiarazioni
di guerra. A fianco di Germania e Austria si
schierarono Turchia e Bulgaria, il Giappone
e la Romania si schierarono al fianco della
triplice intesa. Soltanto l’Italia di Giolitti
mantenne la calma (anche se faceva parte
della triplice intesa): perchè la triplice alleanza era un patto difensivo, e Austria e Germania non erano state aggredite, ma
avevano dichiarato guerra per prime. L’ Italia sostenne di non avere alcun obbligo di
schierarsi al loro fianco. Fin qui le motivazioni che portarono al primo conflitto mondiale.
L’Italia da parte sua era divisa sull’ entrare
o no in guerra. La maggior parte degli Italiani era per non entrare in guerra al fianco
degli Austriaci che occupavano ancora i territori di Trento e Trieste. Predominante in
Italia era il partito dei neutralisti,
ma la minoranza interventista era
comunque dell’ avviso di cambiare
alleanza e di schierarsi contro l’ Austria. I cattolici e buona parte dei
socialisti erano contro la guerra. I
socialisti sostenevano che la guerra
era un affare tra capitalisti che lottavano per il predominio imperialista dell’Europa, mentre i proletari di
tutto il mondo dovevano sentirsi
fratelli. Dal canto suo Giolitti, che
aveva lasciato la Presidenza del
Consiglio era sicuro che i territori
ancora occupati dagli Austriaci si
potessero ottenere mediante trattative diplomatiche. Le forze interne
ed esterne che spingevano l’ Italia
verso la guerra erano molto forti.
La grande industria vedeva nella
guerra un’occasione unica e grandiosa di espansione economica grazie alle forniture per l’ esercito. I
maggiori quotidiani Italiani cavalcavano le tesi dei nazionalisti e attaccavano in maniera violenta i
neutralisti fino a definire Giovanni
Giolitti un traditore.
Molti interventisti tra cui Gabriele D’ Annunzio pronunciavano infuocati discorsi patriottici nelle molte manifestazioni di piazza, e
anche all’ estero le spinte verso la guerra
non mancavano: l’ Italia importava il 90 %
del suo carbone dall’ Inghilterra e dipendeva da Inghilterra e Francia anche per
altre importanti materie prime, questo era
un formidabile strumento di pressione nelle
mani dell’ intesa Anglo / Francese. Nel mese
di Aprile 1915 il governo Italiano firmò un
patto segreto nel quale l’Italia si impegnava
ad entrare in guerra al fianco di Francia e
Inghilterra.
Il Re era decisamente favorevole alla
guerra. Il Parlamento ancora contrario, fu
praticamente OBBLIGATO ad approvare il
patto di Londra. E fu cosi che il 24 Maggio
1915 Anche l’ Italia entrò in guerra.
Il fronte Italiano costituiva una linea che
congiungeva il Lago di Garda con Gorizia attraverso l’Altopiano di Asiago, i monti del
Cadore e della Carnia fino all’ altipiano della
Bainsizza e ai monti Sabotino e San Michele.
Anche se mancavano i volontari la grandissima maggioranza dei militari fu costituita
dai richiamati provenienti soprattutto dalle
regioni meridionali. Alcune brigate divennero celebri come la brigata Sassari, la Trapani, Cosenza Catanzaro ecc. Anche gli
Italiani furono bloccati in una guerra di trincea contrassegnata da lunghe pause alternate ad assalti ferocissimi e inutili che
comportavano ogni volta migliaia di vittime.
Il solo risultato positivo si ebbe nel mese di
Agosto 1916 con la conquista di Gorizia av-
venuta dopo che i soldati Italiani avevano
respinto la cosiddetta “Spedizione Punitiva”
degli Austriaci sull’ altopiano di Asiago. Nel
solo primo anno di guerra gli italiani contarono 250.000 tra morti, feriti e dispersi.
Nella primavera del 1918 gli imperi centrali
fecero un ultimo disperato tentativo di rovesciare il destino della guerra. In Francia l’
esercito Tedesco riuscì a raggiungere nuovamente la Marna, ma fu respinto dalle
truppe Francesi e Americane oltre che da
cannoni, carri armati e aerei.
L’esercito italiano respinse gli attacchi Austriaci e ottenne la vittoria decisiva a Vittorio
Veneto. Proseguirono verso Trento e Trieste
dove entrarono il 3 Novembre 1918. Il 4 Novembre fu firmato l’ armistizio con l’ Austria.
L’11 novembre la Germania chiese la pace.
L’Imperatore Tedesco e quello Austriaco furono costretti ad abdicare da violente rivolte
popolari.
Questo come avrete letto è solo una parte
della storia, ma voglio chiuderla cosi, con il
tragico bilancio dei caduti di tutti gli eserciti:
Caduti Italiani 600.000, Caduti Francesi
1.400.000, caduti Tedeschi 1.800.000, caduti Austro - Ungarici 1.300.000, caduti
Russi 1.600.000. Comunque la maggior
parte dei caduti fu tra i combattenti. La Seconda Guerra Mondiale, sarà caratterizzata,
invece, dall’ enorme numero di vittime civili.
Inoltre la fine della Grande Guerra lascia irrisolti gravissimi problemi che saranno alla
radice della Seconda Guerra Mondiale.
Campo de’ fiori
46
DON CLAUDIO MONARCA
UNA VITA DEDICATA AGLI ALTRI
Parroco di Corchiano dal 2003, si è spento l11 Maggio 2015
Il primo giorno da Parroco di Corchiano
N
on sei riuscito a vedere l’alba di
quell’11 maggio, anche se già
da una decina di giorni non potevi vedere quasi più nulla, inchiodato a quel letto nel reparto
di rianimazione dell’ospedale Belcolle di Viterbo. Te ne sei andato in silenzio intorno
all’una di notte, l’ora in cui più o meno eri
solito andare a dormire, questa volta però
purtroppo ti sei addormentato per sempre,
per risvegliarti nella luce di Dio.
Con don Domenico ed alla famiglia, nel giorno dell’80° compleanno della mamma
dassi, volevo che tornassi a vivere. Tu provavi ad aprire gli occhi ma la debolezza ed
il dolore erano più forti di te. Quei tentativi
di reagire ai miei stimoli mi avevano dato la
speranza di poterti vedere nuovamente tra
noi. Non avrei mai creduto che proprio
quella notte ci avresti lasciato. Alle 2.00
circa, il telefono ha squillato, subito ho capito che il peggio era accaduto. Il cuore ha
iniziato a battere all’impazzata per paura di
sentir pronunciare proprio quelle parole:
“Don Claudio se n’è andato”. Non ho potuto
trattenere le lacrime , quelle lacrime che mi
hanno accompagnato anche nei giorni successivi e che ancora, al tuo pensiero, si ostinano a scendere.
Ricordi sovraffollano la mente, ripenso alle
tue risa, all’entusiasmo di realizzare nuovi
progetti, al tuo modo partecipato di celebrare la messa, alla tua precisione meticolosa, alla tua generosità smodata… non
doveva finire così! Appena il sabato prima
che la tua condizione si aggravasse, seduto
al tavolo della stanzetta d’ospedale al IV
Trentatrè giorni di calvario, avremmo potuto
piano, mi dicesti “Dovremmo contattare
fare di più per te? Chi lo sa! Ma
l’Opera Romana Pellegrinaggi per
forse questo era sempliceorganizzare una visita alla Sacra
mente il destino che il Signore
Sindone di Torino”, ed io, per
aveva scelto per te! Posso solo
tranquillizzarti e senza minimadire di aver avuto l’onore di esmente pensare a quel che sasere stata tra le ultime persone
rebbe accaduto, ti risposi di
ad averti visto in vita. Ero diepensare soltanto a rimetterti, così
tro il vetro, ma il mio cuore mi
poi avremmo potuto fare tutto.
diceva di entrare per provare a
Quel tutto ora non c’è più. Tu hai
spronarti, tutti volevamo vefatto tanto per noi: in questi doderti riprendere. Mi sono fatta
dici anni hai risvegliato una coforza e sono venuta accanto a
munità parrocchiale assopita dal
te. Tante volte ho provato a
peso degli anni di don Domenico,
chiamarti perché volevo che ti
che hai accudito fino alla fine
svegliassi, volevo che mi guarDon Claudio, amico di tutti, qui insieme a “Gli amici del Borgo”
come un padre. Ci hai fatto risco-
Campo de’ fiori
47
grado di capirti, di accettare le
tue scelte, di seguire le tue
iniziative; e poi, non preoccuparti, perché continueremo a
portare avanti tutto quello che
ti sei affannato ad insegnarci
in questi anni, te lo dobbiamo!
Grazie di essere stato con noi,
continua a seguirci dall’alto e
facci sentire la tua presenza.
Non ti vedremo più scorrazzare con la macchina in giro
per Corchiano, ma vogliamo
comunque sentire che ci sei!
Ermelinda Bendetti
Con Don Domenico ed il Cardinal Vallini
prire cosa significhi “oratorio”, quanto sia
importante la conoscenza della parola di Dio
per vivere in pace con chi ci è accanto. Tu
hai saputo ben testimoniarla, cercando
sempre di fare da paciere in tutte le situazioni e prodigandoti per chi ne aveva bisogno. Neanche dopo morto hai voluto
pensare a te stesso: la tua volontà,
infatti, è stata quella di donare gli organi, tutti
troppo compromessi
però. Solo i tuoi
occhi,
almeno
quelli, torneranno
a vedere. Ritieniti
soddisfatto!
Dicembre 2014. Nella Chiesa di Santa
Maria del Rosario,
in occasione della nuova corona
della Madonna Assunta
due indimenticabili celebrazioni,
con tutte le varie associazioni
Due funerali per
religiose e civili presenti, anidarti
l’estremo
mate da canti e musica, proprio
saluto. Corchiano
come piaceva a te, perché l’intutta si è stretta
contro con Dio è un momento di
attorno a te, in un
gioia, dicevi sempre tu. Sono stati i
dolore inconsolabile.
tuoi confratelli a portare la tua bara
Hai creato un vuoto che
fuori dalla piccola chiesa di Canale Monsarà difficile da colmare,
terano per dimostrarti un’ultima volta l’amperché il segno che hai lasciato
è indelebile. Tutti hanno In oratorio con i ragazzi del Grest mirazione e l’affetto.
speso almeno una lacrima
Potrei continuare a scrivere ancora e ancora, ma solo due
per te, a partire dai bambini che tanto
cose voglio dirti: scusaci se non sempre siamo stati in
amavi, in prima fila con i loro grembiulini.
Lunghi e spontanei applausi per ringraziarti
e salutarti. E poi Canale Monterano, il paese
che ti ha dato i natali, ti ha accolto con sofferenza, a braccia aperte. Il Cardinal Vallini
ed il Vescovo Rossi non si sono risparmiati
nel mettere in evidenza le tue grandi qualità. Tutti i sacerdoti della Diocesi di Civita
Castellana hanno voluto essere presenti alle
esequie, compreso il Vescovo emerito Divo
Zadi. Una grande attestazione di stima in
In pellegrinaggio alla chiesa della Madonna delle Grazie
NOTA BIOGRAFICA
Don Claudio Monarca è nato il
22 ottobre 1952 a Canale Monterano (RM), primo di cinque
figli. Viene ordinato sacerdote il
27 settembre 1980 e ha svolto il
suo ministero sacerdotale prima
come Vice Rettore e successivamente Rettore del Seminario Vescovile della Diocesi di Civita
Castellana. Per molti anni parroco a Vigna di Valle, amato da
tutti i parrocchiani e dal 2003
parroco a Corchiano, un piccolo
centro nel cuore della Tuscia. Il
suo è stato sempre un servizio
fedele e generoso, durante il
quale è riuscito, con il suo carattere gioioso e mite, a infondere
sempre in quanti lo hanno conosciuto tanta fiducia e semplicità
di vita. Uomo di grande sensibilità umana, era stimato da tutto
il presbiterio della diocesi di Civita Castellana. Fino all’ultimo
non si è mai risparmiato nel suo
servizio sacerdotale, spendendosi nell’amore a Dio e alla
Chiesa.Si è spento, presso
l’ospedale Belcolle di Viterbo,
l’11 Maggio 2015.
48
Nel cuore
Campo de’ fiori
A Duilio Romano (Lillo) 10.08.1946  06.04.2015
Lillo, amore mio dolcissimo, voglio dirti che ti ho amato immensamente e occupi
ancora il mio cuore in modo speciale.
La mia vita è cambiata totalmente quando ti ho conosciuto: ero una persona, come
dicevi tu, sempre con lo scudo alzato per paura di soffrire, e tu sapevi bene perché.
Poi un giorno bellissimo di Carnevale del 1973 tu stavi ballando ed io sono caduta.
Ti sei girato, hai preso le mie mani e da lì ti ho sempre seguito.
Ora, quel maledetto 6 Aprile, hai dovuto lasciare la mia mano, ma solo tempora
neamente perché per me non è un addio, è solo un arrivederci…
La tua guerriera Rosalba
OMAGGIO A CHRYSTELE MANIGLIO
Chrystele, mia cara amica di una vita…queste poche righe non possono, di certo, contenere la profondità della nostra
amicizia…abbiamo condiviso tutto insieme: gioie, lacrime, risate, nottate d’ospedale, c’eravamo sempre l’una per
l’altra… Mi dispiace, e molto, che il tempo ultimamente ci abbia tenute distanti, questo però non ha potuto tenere
separato il profondo bene che ci legava. È questo ciò che conta…ed è questo oggi che mi consola, il pensiero al
quale mi aggrappo per trovare conforto: sapere che la nostra amicizia non è finita, ma che continua, la tua presenza
c’è ancora, riesco a sentirla, quasi toccarla… E sono sicura, mia cara amica, che ci sarà un giorno in cui la nostra
amicizia sarà piena, dove nessuna distanza di tempo e di luogo potrà dividerci. E quel giorno, da quel momento in
poi, saremo: eternamente amiche.
Katiuscia
Chrystele, tutti ti ricordano al passato... alcuni vogliono ricordarti semplicemente da soli.. ma tutti ti ricordano con
la stessa parte che tu hai lasciato in loro di te. Ma IO voglio ricordarti in un futuro presente! E voglio ricordarti dedicandoti la canzone che più ti rappresenta, che ho adattato per te: “La Rondine” di Pino Mango. Visto che tu sei cresciuta nella nostra casa come
se fosse la tua seconda casa.. (un “NIDO” dove riponevi i tuoi sogni, la tua vita, le tue speranze..) Eravamo tutti e tre piccini, proprio come dei
pulcini di Rondini. E tu che sei sempre stata amica di tutti e di nessuno allo stesso tempo. Ma tu hai messo le ali molto prima di noi... e hai spiccato
il volo troppo presto, nonostante questo volo ti abbia ridato la possibilità di abbracciare i tuoi cari... a noi tutti ci hai lasciato alcune delle tue
piume... E io con la piuma che mi hai lasciato, ti scrivo questa dedica…
Ti VOGLIAMO, ti VOGLIAMO,
come sempre ti VOGLIAMO,
notte farà, CI PENSERAI,
ma tu che ne sai dei sogni,
quelli sono NOSTRI, e non li VENDIAMO,
Che ne sai, che ne sai,
chissà che ci scriverai,
forse un addio, o forse no,
ma tu che ne sai dei sogni...
Nonostante tu sia
la NOSTRA Rondine andata via,
sei il NOSTRO volo a metà,
sei il NOSTRO passo nel vuoto,
Dove sei, dove sei,
Dove sei, dove sei dove sei,
Unica AMICA che... rivivrei,
sai di vento del Nord,
sai di buono ma non di noi,
stessa luna a metà,
sei nel cielo sbagliato...
Non lo so, non lo so,
quanto tempo ammazzerò,
mio libro mio, non ti leggerò,
ABBRACCIANDOTI ANCORA...
lo scriverò LA PROSSIMA volta...
Non IMPORTA CHE tu sia
la NOSTRA Rondine VOLATA via,
SEI NEI NOSTRI CUORI LO SAI,
Un ricordo da una amico che ti ha tenuto sempre nel cuore anche se
non sapeva dimostrartelo.
Ciao Chrystele da Stefano, Anna Rita e Fernanda D’Amico
Ora inizia la tua avventura piccola guerriera: fare in modo che la vita
dei tuoi cari vada avanti nella maniera più leggera possibile!
Giusi De Novara
È difficile comprendere e accettare che te ne sei andata…e continuo ad
essere qui con la sensazione che tutto ciò non è mai accaduto…hai sofferto molto e preferisco pensare che finalmente ti stai riposando… che
finalmente non ci sarà più nulla e nessuno che ti farà soffrire… addio
Marco Marini
Chrystele…o forse arrivederci!
Ciao piccola Cry Cry… perché è così che ti chiamavo… anche se la vita
ci aveva portato a non vederci da quasi due anni non passava mai una
festa o un evento importante senza sentirci… Per me non sei morta, sei
solo ancora lontana come in questi ultimi tempi. Ti vedo dispettosa, a
nasconderti come facevi quando venivi a Magliano al mio negozio… Ti
nascondevi e poi vedevo spuntare la testa fuori dalla porta o dal bancone e pronta a dire una delle tue e subito scoppiavamo a ridere…
quanti giorni passati insieme a ridere, scherzare, piangere e farci forti
insieme… ti ricorderò sempre così, sorridente sempre con la battuta
pronta e soprattutto sincera. Ti ricorderanno sempre anche i miei e non
ti dimenticheranno mai… ricordo ancora quando papà ti diceva “Man-
stessa luna a metà,
ER NIDO VOTO, C’AI LLASCIATO,
Dove sei, dove sei,
Dove sei, dove sei dove sei,
Unica AMICA che... TU RIVIVRAI...
Nonostante tu sia
la NOSTRA Rondine andata via.
sai di vento del Nord,
sai di buono ma non di noi,
sei nel cielo sbagliato...
CIAO, PICCINA CRI CRI.
Emilio Matteucci
gia…mangia” e tu scoppiavi a ridere come una pazza e per farlo felice
cercavi a fatica di finire tutto!!! Tutte le scorribande pazze fatte insieme
a Francesco e ninnina Robby, che momenti di gioia… Grazie Cry… Grazie
di aver fatto parte della mia vita… tvtttb piccola Cry Cry.
Arianna Desideri
Chrystele voglio ricordarti com’eri, pensare che ancora vivi, voglio pensare che ancora mi ascolti, che come allora sorridi.
Letizia Castriota
Ciao Chrystele, mi sono chiesta perché? La risposta è sempre stata la
stessa, la vita non è solamente ingiusta, ma anche stupida, perché si è
presa una persona migliore. Mi manchi tanto, mi sembra ieri che ci vedevamo e sentivamo. Ti cerco dappertutto ma purtroppo non ci sei, vorrei esserti stata vicino, ma purtroppo non sapevo niente. Ora posso dire
una cosa: hai finito di soffrire, riposa in pace Chrystele e prenditi cura
dei tuoi cari e anche di me. TVB mi manchi.
Michela Pollastro
Ti ricorderò per sempre con il tuo dolce sorriso... con la tua grande forza
di andare avanti e con la tua tanta voglia di vivere. Non abbiamo avuto
tempo di parlare meglio. Così lontane, ma allo stesso tempo così vicine.
Piccolo angelo mi mancherai TVB.
Deborah Giovarruscio
Campo de’ fiori
49
Mi hanno trovato nelle campagne del Viterbese che andavo dietro a tutti, convinto
che fossero i miei padroni,
ma mi sembra che padroni
NON NE HO! Ho meno di 6
mesi, taglia piccola, pelo ruvido, simil spinoncino/terrier,
simpaticissimo e ....argento
vivo: non mi fermo MAI! Con
me non vi annoierete di sicuro! Sembro uscito da un cartone animato....Mi
hanno chiamato DADO e a Dado rispondo (quasi!)
Cerco una casa vera e persone che mi vogliano
amare per quello che sono: un buon cane! Attualmente sono in stallo presso “amici” ma non potranno
tenermi a lungo. Mi stanno curando tutti....
TEL. 333.5375465
ADOTTA DAL CANILE
Nell’ordine: VispaTeresa
William
Matilde
Nerone
Chiamare 338.7357799
ROMA
URGE ADOZIONE!
TROVATA investita
sullAppia Antica sabato sera 23 maggio.
Chi potrebbe riconoscerla? No chip.
1 anno 1/2 circa. Effettuate lastre e visita di accertamento: STA BENE! Sa anche vivere in appartamento e NON abbaia. Facciamo presto chi
lha soccorsa non la può tenere!
Tel. 3387357799
Abbiamo circa 1 mese:
siamo state abbandonate
davanti al cancello della
signora che sta scrivendo e che è riuscitagrazie a persone
meravigliose- a farci crescere sane
dopo appena circa 3 settimane di vita...Luisa e
Francesca ci stanno tirando su ma ancora non
mangiamo autonomamente....ci vorrà ancora
qualche settimane. Se vi
volete prenotare saremo
felici di far parte della vostra famiglia...Intanto, noi
cresciamo e vedremo poi
se effettivamente siamo
3 femmine o 3 maschi!!!!
(Ancora non si capisce...)
3387357799
La nostra mamma,
sfinita, disidrata, magra, con
pulci e zecche è stata avvistata
da una Volontaria che non ci ha
pensato 2 volte: mettiamola a
riparo, sta in procinto di parto
rire!!!! E siamo nati noi, all’ini
zio del mese di maggio 2015.
Ora viviamo in un piccolo re
cinto che assicura la nostra sal
vaguardia...E’ stato e continua ad
essere un bel sacrificio per le 2 Vo
lontarie che OGNI GIORNO ven
gono a controllarci, a sfamare la
nostra Mamma almeno 2 volte al
dì...E siamo 10! Non ce la fa
più...ogni tanto scappa ma torna
sempre da noi! Siamo 4 maschi e 6
femmine, futura taglia medio
grande. Le prenotazioni sono
aperte...dai....dateci una
casa!!! Tel. 3387736902
Campo de’ fiori
50
La scienza da sola non è in grado di salvare il mondo
A
scanso di equivoci dirò, preliminarmente,
che io non sono
affatto contro la
scienza. Anzi, ne sono
sempre stato entusiasta.
del Prof.
Sono però contro l’idea
Massimo
relativista che la scienza
Marsicola
possa, da sola, far fronte
ad ogni problema ed evenienza. Basta guardare il mondo antropizzato, risultato della scienza e della tecnica,
per capire che subiamo una grave imposizione. Non è il mondo che volevamo; non è
il mondo felice che i cibernetici ci avevano
prospettato dove l’uomo è più libero. Tutti
quanti sentiamo il disagio di “non sapere
come uscirne”. Magari si potesse riporre
una giusta fiducia nella scienza. Magari si
riponesse fiducia in qualcosa che è alla portata di tutti. Significherebbe partecipare
tutti insieme alla costruzione del futuro ad
armi pari. Ma non è così. Il fatto è che la
scienza ha sviluppato in se stessa una
enorme quantità di linguaggi settoriali detti
“specialistici”, e per questi linguaggi si è
frantumata al suo interno al punto che ciascuno, nella migliore delle ipotesi, è padrone
del
proprio
settore
di
specializzazione. Proprio come è avvenuto
per le varie lingue parlate nel mondo. Ma
nello stesso tempo, è del tutto evidente che
è incapace di comunicare con gli altri(settori). Proprio per questo è diventato impossibile un discorrere ampio, alla portata di
tutti, in grado cioè di mettere tutti sullo
stesso piano quanto a responsabilità e decisione. Lo sviluppo dei linguaggi specialistici ha significato e significa divisione,
frantumazione, incomunicabilità; incapacità
di pervenire ad una sintesi. Anzi, le tecnologie
che derivano dai linguaggi specialistici sono,
a loro volta, all’origine di
ulteriori divisioni, tra chi
conosce quel linguaggio
e chi non lo conosce, tra
chi sa usare chi non sa
usare. Siamo dinanzi ad
una nuova forma di
schiavitù. Quella che
mette ciascuno dinanzi
al nulla o, che è lo
stesso, dinanzi ai propri
limiti. Limiti dei limiti e
non limiti rispetto a ciò
che è illimitato. Si, perché uno può conoscere
bene un settore, ma per
gli altri settori deve affidarsi agli altri. E la democrazia non prevede, per caso, che tutti si possa
partecipare pariteticamente alla vita civile
collettiva? Basta questo per mostrare che
avendo perduto l’uomo uno sguardo d’insieme sulla realtà, ha perduto la padronanza stessa del mondo. E’ come spaesato.
Il mondo incombe su di lui e viene percepito
come una minaccia. Ecco perché sempre
più spesso si rifugia nel gioco o in una attività. Lo fa per ritrovare una certa padronanza, per vincere lo spaesamento. Lo dico
chiaro: non è la scienza che potrà salvare il
mondo, ma la filosofia e la religione. Constatata la frantumazione ideale e ideologica,
culturale ed ambientale nella quale siamo
finiti, vi è la necessità di riguadagnare, pena
la scomparsa, una visione unitaria delle
cose. Nel caso della filosofia propongo il mio
pensiero filosofico che, come ho detto in
altre circostanze, è da considerarsi filosofia dell’unità.
Con questa filosofia si dovranno comunque fare i
conti; ad essa potranno guardare tutti coloro che sentono
la responsabilità verso il futuro. La mia filosofia non è
pura “ratio” contrapposta alla
fede, secondo un modello obsoleto di intendere le cose e
di ragionare. In essa fede e
ragione collaborano armonicamente e stanno in rapporto
tra loro come l’intero e la
parte. Il razionalismo ha “despiritualizzato” l’uomo togliendogli, di fatto, la
possibilità di agire nel rispetto
della sua vera natura. L’uomo
non è soltanto un “animal rationale”. Troppo riduttiva è questa definizione e troppo angusti gli spazi per starci
dentro. Termina l’epoca avviata con l’umanesimo ed il rinascimento e si avvia il
tempo dell’uomo nuovo che si spende, al di
là delle ideologie vissute e considerate
come un vero limite, per la costruzione di
una umanità nuova a partire dal singolo. La
religione è da considerarsi uno strumento
snello, di sintesi, immediato, che mette
nelle mani di tutti e di ciascuno la fede mediante la quale è possibile navigare in questo mondo complicato e spesso tumultuoso.
Essa accoglie ed esprime tutto il mistero del
quale l’uomo fa parte da sempre e che mai
potrà svelare appieno perchè tale opera inerisce alla storia della rivelazione dello spirito. Filosofia e religione dunque, insieme
per salvare l’uomo, con il contributo della
verità procurata dalla scienza.
E possibile trovare Campo de fiori nelle edicole ed in moltissime attività commerciali.
Questo è lelenco completo degli esercizi di Ronciglione nei quali reperire la rivista:
- Caffetteria ‘La Mossa’ - Piazza Principe di Piemonte, 15
- Rio Vicano - Via Cassia Cimina, Km. 19,100
- Le Cheval - Via dell’Ospedale, 1/a
- Bar Casani - Via della Resistenza, 4
- Bar Doppio - Via S. Giovanni Snc
- Caffè Gran Torino - Corso Umberto 1°, 44
- Edicola - Corso Umberto 1°, 18
- Cartoleria Teknica - Via Magenta, 34
- Bar Espressamente Saso - Via della Resistenza, Snc
- Antico Caffè Bellatreccia - Piazza Vittorio Emanuele, 21
- Bar Anitori - Piazza Vittorio Emanuele, 6/6a
- Caffè Nuovo - Corso Umberto 1°, 19
- Tabaccheria Centrale - Piazza Vittorio Emanuele, 19
- FESTIVALBAR - ingresso di Ronciglione via Cassia
- BAR QUATTRO A - via Roma, 56.
Campo de’ fiori
51
LA REDAZIONE DI CAMPO DE FIORI SI ASSOCIA A TUTTI GLI AUGURI!!!
Un
Tanti
augurio
auguri al
sincero a
piccolo
Paolo
Mirko
Brandi e
Costantini
Osvaldo
che il 26
Cherubini
maggio ha
di
compiuto
Soriano
4 anni. Un
abbraccio nel Cimino, inseparabili cugini,
e tanti baci da parte del che quest’anno festeggiano i
loro 60 anni, da tutti
fratellino Niccolò, dalle
i parenti!!!
zie Samantha e Patrizia,
dai nonni Michele e NaAuguri
talina, dalla nonna
vivissimi a
Floriana e da mamma
Sandro
e papà.
Mazzafoglia
e Antonella
Tantissimi
Contenti
auguri per
che il 23
il tuo
Giugno
complefesteganno, che
giano il loro 25° anniversario
hai fedi matrimonio! Auguri dai figli
steggiato
Alessio, Federica e Simone,
il 25 Maggio!!! Hai visto che qual- dalla sorella Anna e famiglia,
dal fratello Giorgio, dalle
cuno ti ci ha messo sul
mamme Menicuccia e Marisa.
giornale....??? Roby
Tanti
A Luigi
auguri a
Molinari che
Michele
compie gli
Moscioni
anni il 20 Giuche il 19
gno, con tanti
Giugno
auguri di Buon
festeggia
Compleanno
il suo compleanno, dalla
dai fratelli e dai cognati.
mamma, il papà, il fratello
Semre così ........in forma"
e da tutti i parenti e gli
Tantissimi
amici!!!
auguri a
INVIATE I VOSTRI
Francesco
MESSAGGI
Marchegiani
DAUGURI SPECIALI
che il 18
AL NOSTRO
giugno
compie 6
INDIRIZZO DI POSTA
anni, da
ELETTRONICA
tutta la famiglia!
[email protected]
Congratulazioni
vivissime ad Andrea
Fersini che ha
conseguito la Laurea
in Scienze Politiche
e Relazioni
Internazionali!!!
Auguri da tutta la
famiglia ed in particolar modo dai figli
Chiara e Lorenzo
Queste rime le voglio dedicare
ad un grande amico che c è sempre stato
gliele dedico per ricordare
il grande evento che é appena passato.
Di emozioni ne faccio un grande coro
per celebrare le sue nozze d’oro
con una donna a dir poco speciale
che per la sua vita è stata l’ essenziale.
Con Valentino ancor ricordo
fin da subito siamo andati d amore e d’accordo
grande uomo dall’ animo nobile
gran lavoratore in ogni mestiere abile.
Per me è stato come un fratello
ma non solo questo ha di bello
da tutti si fa voler bene
grazie alla simpatia che tiene.
Infatti grazie al suo essere sempre cortese
è amato da tutto il paese.
Da tanti anni lo conosco non poco
e sulla sua bontà lascerei la mano sul fuoco.
Non da meno è la sua sposa
brava donna e madre favolosa.
Adesso chiudo queste rime
piene di affetto e di stime
augurando al mio caro amico e alla sua sposa
di continuare sempreuna vita gioiosa!!
Franco Fochetti
dedica questa poesia
all’amico Valentino
Ippoliti e consorte,
che hanno festeggiato
50 anni di matrimonio.
52
Campo de’ fiori
L’angolo del poeta
Andrò ad esplorare
mondi nell’Universo
La passerotta dai molteplici voli
Viaggerò nello spazio siderale
salirò sulle vette delle stelle
colorerò il cielo,
fermerò i tempo
per godere del presente
e restare nel sogno.
Da quassù osservo il mondo
il piccolo mondo che gli umani
vivono ma non conoscono
perché non sanno quanto sia importante
preservarlo per le future generazioni.
Il sogno incantato della fantasia
che ci consente di andare oltre il conosciuto
di viaggiare nella fantasia.
Io viaggio e continuo accendendo le stelle
entrando nelle spirali dei buchi neri
uscendo dall’altra parte,
nel mondo incantato del domani
in un caleidoscopio di colori,
di forme geometriche,
di energia vivente d’Amore.
Mi perdo in quest’infinito
e trovo me stessa insieme alla mia bambina interiore
e a cavallo dell’arcobaleno,
nel caleidoscopio dei colori
ripongo i miei sogni
e tutti i miei pensieri.
Stavo in sosta davanti la stazione,
nella mia vecchia auto in quegli istanti;
ad un tratto attirò la mia attenznione
un paio di passerotti saltellanti.
Dicembre 2014
Stone 45
(Festa della donna 2015)
Si uniron in un balletto, direi ameno,
poi ognun di lor beccò tosto il terreno.
Luno, credo, solo il cibo lui cercava,
che poi se lo ingoiava in un baleno;
laltro invece col suo becco afferrava
dei sottilissimi fuscelli di fieno.
E poi per tre volte ha preso il volo,
con nel becco le pagliuzze.. ma lui solo!
Tra le fronde dun le lasciava,
per costruire il nido, è evidente;
laltro uccellin non si preoccupava:
sol si nutriva e pure avidamente.
Pei figli, anche io li lho capito:
lamore della madre è più sentito!
E il più sublime amore in questo mondo!
Tra gli esseri viventi tutti sanno
che il dolce affetto, più puro, più profondo,
è quello che le mamme ai figli danno.
AFORISMI
Da ragazzi si sogna di arrivare alle stelle (è umano).
Da adulti si è sulle stelle ma non ci si accorge.
Da anziani le stelle si vedono... ma per i vari dolori!
TomaX
Angelo Pastura
Orte, lì 9 Maggio 2015
PROFUMO DI VIOLE
Rimiro
nel viaggio boscoso
gli altissimi monti
sorgenti
fra verdi sentieri
lucenti,
fra picchi
che paion dorati.
Nei passi più ombrosi,
più amati,
di muri odorosi,
che vivon
tra venti noiosi,
mappaion
le ombre giganti,
son ferme
da sempre, pazienti,
altissimi monti sorgenti,
che gridano: Siamo innocenti!
Scoscese
di fronti terrosi,
declivi
dai passi cantati,
e limpidi azzurri
di cieli fra i cieli,
compagni beati.
Un rivo vicino
sinchina,
con fare furbino,
di tenero ascolto,
contendo suo dire
carino,
dun fiato protervo
mi sfida,
e al par dun monello
sussurra sicuro:
Io sono un ruscello.
Mi fuggo,
ma lavo i miei boschi
con fresca carezza,
preparo una festa
e al passo,
chormai pare stanco,
vè invito
alla siesta.
Rifugio io offro
ai passeri in volo,
che bagnano spesso
le piccole piume
e posano stanchi
sul suolo
laffanno del gioco
sui campi debbrezza.
Mi torna il pensiero
di tempi lontani,
dun sogno sperduto
di mia fanciullezza,
cal par duccellino
correvo col vento
nel discolo volo
dellesser bambino.
Mi lacrima il cuore
al passo damore.
Smarrita mi smuovo,
ringrazio,
rifiuto,
rimuovo linvito
con garbo e dolore,
e asciugo
la lacrima al sole.
Il viaggio riprendo
nel bosco incantato,
poi vago
in cerca di viole.
Ronciglione, marzo 2012
BRUNA REGINA
e-mail: [email protected]
Campo de’ fiori
AGENDA
Tutti gli appuntamenti più importanti
LIGHT SONG
CONTEST
I Jalisse cercano nuovi parolieri con
il concorso letterario musicale
per l’Anno Internazionale della Luce
2015 (IYL) patrocinato UNESCO
Nuovo concorso di poesie e testi, aperto
a tutti i maggiori di anni 18, senza esclusione alcuna di etnia, religione e credo,
rivolto ad autori e poeti, per realizzare un testo che sarà musicato e cantato dai
Jalisse. Il tema dovrà ispirarsi la luce in tutte le sue declinazioni poetiche, letterarie, tecnologiche, spirituali, scientifiche, riportanti all’Anno Internazionale
della Luce 2015 (International Year Lights 2015) che insieme all’ UNESCO
coordinano numerose iniziative sulla luce.
Il bando e l’iscrizione gratuita sono scaricabili dal sito
www.crescerecreativi.net e dal blog https://lightsongcontest.wordpress.com.
I testi (in lingua italiana, inglese o spagnolo) dovranno rientrare nelle specifiche
tecniche riportate sul sito stesso (quartine, ecc.) e dovranno essere inviati entro
le ore 23:00 del 30 Giugno 2015 all’indirizzo email [email protected].
Il testo migliore, scelto da una commissione artistica e tecnica, verrà musicato
e promosso come nuovo singolo del duo, in collaborazione con la Enterprise 8
Edizioni Musicali del manager Roberto Gasparini (produttore, già A&R di Ricordi/EMI/RCA/SONY).
LIGHT SONG CONTEST è uno dei progetti creativi che i Jalisse promuovono
per evidenziare la creatività attraverso la musica, come Cantautori nelle
Scuole, ideato per alunni ed artisti e che ha ottenuto prestigiosi premi e riconoscimenti da radio, stampa e associazioni musicali di categoria, oltre alla collaborazione di famosi artisti dello spettacolo e della musica.
Il concorso sarà promosso anche attraverso LOCALITOUR d’AUTORE, format
radiotelevisivo del duo.
Contatti:
Associazione Crescere Creativi: www.crescerecreativi.net
Email: [email protected]
IYL.: www.light2015.org/Home.html
Enterprise 8: www.enterprise8.net
Artisti nelle Scuole: www.artistinellescuole.it
Tregatti Produzioni ed Edizioni Musicali
Facebook: Jalisse Official
53
Campo de’ fiori
Roma, 1870 circa. Piazza Barberini.
Foto archivio Ercole Ottaviani.
54
Campo de’ fiori
Roma com’era
Combattenti volontari di Corchiano della Campagna d’Africa Orientale Italiana, combattuta durante la Seconda Guerra Mondiale. Foto della Sig.ra Rita Ridolfi
Campo de’ fiori
Album dei ricordi
Campo de’ fiori
55
Campo de’ fiori
56
Album dei r
Campo de’ fiori
Civitoniche in gita
ad Assisi.
Anno 1960.
In piedi da sx:
Gianna,
Ivana,
Maria,
...,
Carla.
In basso da sx:
...,
Marisa,
Ornella.
Campo de’ fiori
Roma. Liceo Giulio Cesare. Anno scolastico 1950/’51. Classe III E, con la Prof.ssa di Storia dell’arte Serena Madonna Setti.
Foto del Sig. Arch. Massimo Bandinelli (in alto a sx).
Campo de’ fiori
ricordi
Campo de’ fiori
Campo de’ fiori
Roma, Agosto 1941. Caserma della Polizia di Stato.
Da sx: ..., Paolo Carosi e Bernardino Alessi
Fabrica di Roma. Località “Riforta”. Anno 1948.
Nicola Malatesta, in barca e Giuseppe Vincenzi in acqua.
Foto del Sig. Giuseppe Vincenzi.
Le cinque
generazioni della
famiglia
Perazzoni.
In alto da sx:
Margherita,
Amedea,
Matutina, Lina,
Luciana, Martina
e Diletta.
Foto della Sig.ra
Lina Perazzoni.
Campo de’ fiori
Fabrica di
Roma.
Viale Iannoni
Sebastianini.
Anni ‘50.
Giovannino
Alessi ed
Assunta Cola,
sulla mitica
Lambretta 125.
Campo de’ fiori
58
Campo de’ fiori
Album d
Campo de’ fiori
Campo de’ fiori
Vetralla, 1923. Carolina Santinelli, Pietro Scirocchi
e la piccola Rosa
Carbognano. Metà anni ‘60. Da sx: Sandro Cosimi e Luca Carosi
Campo de’ fiori
Castel Sant’Elia. Asilo con suor Tolomea, una suora dal carattere forte che ha fatto rigare dritte molte generazioni. Anno 1954.
Fila di sx, al secondo banco Silverio Dei; fila centrale, al secondo banco Cesare Concordia. Chi altri si riconosce?
Inviateci i nomi a [email protected]
Campo de’ fiori
59
dei ricordi
Campo de’ fiori
Ronciglione,
Via Roma.
Anni ‘60.
Da sx:
Pacifico
Mecucci,
Mocavini detto
“Zazà”,
Filippo
Giovanforte
sul cavallo.
Ronciglione.
Anni ‘60.
Campo de’ fiori
Sodalizio
“I Borghi”.
Si riconoscono
da sx:
Enzo Lambiti,
Costanzo
Mascagna,
Luigi Carletti,
“Cosimina”,
Rinaldo Boni,
Otello Valeri,
Gigi,
“Carluccio”,
Lorenzo,
Angelo,
Angelo Iozzoli,
Luca Valeri,
Romeo
De Angelis,
Aurelio
Mecucci.
Ultimo a dx:
Generoso
Remoli.
60
LAVORO
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donne anziane, giorno e notte. Zona Civita Castellana e dintorni. Tel. 339.8238217.
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giardinaggio, piccoli lavori di manutenzione, pulizia camini. Tel. 320.8826073.
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Oroscopo di Giugno
Campo de’ fiori
by Cosmo
Ariete In amore basta litigi,
adesso dovrai chiarire molte
cose con la tua dolce metà.
Se sei single al momento
niente di nuovo ma basta
aspettare un po’ e vedrai...
Nella sfera lavorativa tutto fila liscio. Successivamente arriveranno dei cambiamenti molto
positivi. Presta attenzione però ai colleghi invidiosi. Tieni sempre bene a mente che la famiglia è molto importante. Non dovrai
metterla in secondo piano. Lo stesso vale
anche per gli amici.
Toro Ecco che arrivano
delle nuove amicizie, forse è
il momento che il tuo
gruppo si allarghi. È possibile che tra queste ci sia una
persona molto interessante
dal punto di vista affettivo. In amore sarebbe
meglio che ti impegnassi un po’ di più e stai
attento a non alzare troppo la voce. A lavoro ti
senti irrefrenabile, ma rilassati, la tua posizione è ormai assodata. Inoltre se ti capita un
piccolo investimento, potresti provare c’è aria
di fortuna.
Gemelli Sei pieno di energie e molto contagioso per
le persone che ti stanno accanto. A lavoro ti sembra
che le cose non vadano per
il verso giusto. Devi solo
avere pazienza e tutto si sistemerà.
In amore se sei single non strafare altrimenti
potresti trovare troppi ostacoli ad attenderti.
Se sei fidanzato concediti una bella vacanza
con la tua dolce metà, è il momento di provare nuove emozioni per entrambi.
Cancro
Nella
vita
privata tutto scorre molto
bene. Attenzione agli investimenti, non è un buon periodo. In amore sei molto
preoccupato perché non
trovi l’anima gemella, ma è più vicino di
quanto tu possa immaginare. Se sei fidanzato
è il momento che i suoi genitori ti conoscano.
A lavoro sembra che tutti siano scontrosi
verso di te. Non è così è molto probabile che
tu sia molto nervoso e interpreti male le situazioni. Cerca di goderti un po’ di più la vita.
Leone In amore è molto facile scottarsi, attento a non
prendere decisione affrettate. In ambito lavorativo
forse è il momento di cambiare aria, se hai a disposizione altre opportunità lavorative magari è il
momento di farci un pensierino. Nella vita privata ecco che arrivano delle buone notizie.
Dedicati anche un po’ di più alla tua famiglia,
in questo ultimo periodo non sei stato proprio
un esempio per loro.
Vergine Questo sarà un
periodo molto frenetico per
te, ma devi comunque restare il più tranquillo possibile. La salute è molto
importante è quindi non
devi strafare sempre. Inoltre forse è il momento che ti concedi una vacanza, magari
anche di due o tre giorni tanto per riprenderti.
In amore ecco che sei davanti a un bivio
molto importante. Decidi tu cosa fare. Nella
sfera lavorativa è il momento di capire bene
quale sia il tuo ruolo.
Bilancia Sei pronto a fare
molte conquiste. Divertiti
ma non esagerare. Se sei
già accompagnato cerca di
capire quali sono i tuoi errori, non puoi litigare tutti i
giorni. In ambito lavorativo è in arrivo una
promozione e tu potresti essere l’interessato.
Se ti capita di fare qualche ora in più a lavoro,
non tirarti indietro, proprio questo potrebbe
esserne il motivo. Inoltre cerca di avere più
fiducia verso i tuoi colleghi, non tutti sono
pessimi come credi.
Scorpione In amore ci
sono litigi continui, ovviamene tutto passerà presto,
ma cerca di non perdere la
pazienza. Nella sfera lavorativa tutto regolare, in
questo preciso periodo non vi sono grandi
cambiamenti o prospettive, ma neppure problemi. Senti suonare alla tua porta ma non
aspetti nessuno, chi potrà mai essere, una
vecchia fiamma? Non ti resta che aprire la
porta, sicuramente è qualcuno che conosci e
non vedi da molto tempo.
Sagittario
In
ambito
della vita privata, dovrai sistemare alcune situazioni di
vecchia data. In amore
anche se non lo sai, stai andando molto forte. Nel caso
tu fossi già felicemente fidanzato, goditi tutto
il tempo del mondo con la tua dolce metà.
Nuove prospettive molto positive ti attendono
a lavoro, finalmente si sono resi conto delle
tue capacità. Dovrai solamente goderti la gloria dato che te la sei meritata.
Capricorno Nella tua vita
privata stanno per arrivare
molti cambiamenti. Non devi
preoccuparti
comunque,
sembrerebbero tutte buone
notizie. Nella sfera sentimentale finalmente è arrivato il momento di impegnarsi seriamente. Mentre se tu fossi già
fidanzato, ricordati che la prudenza non è mai
troppa. A lavoro scorre tutto liscio niente di
nuovo, eccetto alcuni colleghi che sparlano di
te. Non devi preoccuparti, il tuo lavoro lo sai
fare bene.
Acquario Devi cercare di essere più altruista, sopratutto
con la tua famiglia. Se ti senti
abbandonato dagli amici
forse è perché si sono stancati di essere messi in disparte. In amore cerca di soddisfare almeno
la metà delle richieste del tuo partner e noterai molti cambiamenti e meno litigi. Se sei single guardati intorno. A lavoro non ti senti a
tuo agio. Non devi preoccuparti è solo questione di tempo. Comunque cerca di non darti
troppe arie.
Pesci In amore è in arrivo
un po’ di turbolenza, cerca
di rimanere al tuo posto e
tutto si placherà. Se sei single ti conviene attendere un
po’ di tempo, questo non è
un grande periodo per fidanzarsi. Nella vita
privata goditi di più il tuo tempo libero e cerca
di rilassarti, ne hai davvero bisogno. Per
quanto riguarda il lavoro è il momento di rimboccarsi le maniche. Con il tempo potrai vedere che ne è valsa la pena. Ma per adesso
lavora e non creare problemi.
Campo de’ fiori
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