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2 Campo de’ fiori SOMMARIO Editoriale: Vacanze italiane... ma quali?................................3 Una selfie con Claudio Saint Just ......................4 CURRICULUM VITAE: “Peace Overture”, opera prima di Marco Valerio Baldi...................................................................6 LA SELLA PIU’ LEGGERA DEL MONDO E’ FIRMATA AVIA.......................................................7 Roma che se n’è andata: Andiamo a Villa Farnesina.................................8-9 SUONARE SUONARE: Ian Anderson....................................................10 LETTERE D’AMORE: Una storia d’amore spirituale al tempo della guerra..............................................................12 A TU PER TU...................................................13 Narcolessia: la malattia del sonno................14 Alessandro Gavazzi........................................15 Ecologia e ambiente: Parchi Nazionali d’Italia: quali e quanti sono?.......16 Lucia Maria Girelli. Ronciglione nel cuore......18 Un ‘700 di sesso, scandali e violenze a Bagnoregio................................................................19 Omicidio di Napoli - Secondigliano: un solo colpevole?............................................................20 Cine Parade: La ragazza del dipinto - Belle..............................22 L’angolo del collezionista: Super... Fumetti.................................................23 Olio di palma: separare il vero dal falso!......24 Questo è il periodo migliore per pensare al nostro udito....................................................25 Le scuole a Civita Castellana nell‘800...........26 Saggio spettacolo di danza classico per Santinelli Dance Academy.......................................27 L’angolo del grafolo: Storia della scrittura...........................................28 Come eravamo: A proposito di... leggende “civitoniche”................29 Parliamo di funghi: Genere Amanita........................................................30 LA STORIA DEL COMPLESSO MUSICALE THE POKERS .....................................................32-33 Il Fumetto: Eden.................................................................34 Fiera del Fumetto e Games: Gardaland Cosplay e Eretvm Comics...................34 I tesori dell’Agro Falisco: La Basilica di Sant’Elia........................................35 Dipendenza da internet: la nuova droga del XXI secolo......................................................36 La zanzara impertinente................................36 “Le streghe di Benevento”.............................38 L’importanza della dote nel XVIII secolo.....39 Noi, prima “I Feudi”, poi “I Rosacroce”........40 NEWS ........................................................42,43 1915-2015: i 100 anni della 1° Guerra Mondiale................................................................44 DON CLAUDIO MONARCA UNA VITA DEDICATA AGLI ALTRI....................46-47 Nel cuore........................................................48 I nostri amici..................................................49 La scienza da sola non è in grado di salvare il mondo............................................................50 MESSAGGI......................................................51 L’angolo del poeta...........................................52 AGENDA..........................................................53 Roma com’era................................................54 Album dei ricordi..........................55-56-57-58-59 Annunci gratuiti........................................60-61 Oroscopo........................................................62 Selezione offerte immobiliari...................63-64 Foto di copertina di Susy Toma Campo de fiori lo trovate nelle edicole ed in molte altre attività commerciali SEDE OPERATIVA: PIAZZA DELLA LIBERAZIONE, 2 CIVITA CASTELLANA (VT) TEL/FAX 0761.513117 - [email protected] SEDE RAPPRESENTATIVA: VIALE MAZZINI, 140 - ROMA INFO PUBBLICITA’: 0761.513117 - [email protected] www.campodefiori.biz - Campo De Fiori Rivista Campo de’ fiori Vacanze italiane… ma quali? S i approssima il periodo delle ferie ed è notizia di questi giorni che il 68% degli italiani si accinge ad andare in vacanza. Le immagini regalateci dalla tv e dai rotocalchi, ci mostrano meravigliosi luoghi dove potersi beatamente rilassare e dimenticare i soliti e ormai noti problemi di tutti i giorni. E, se è vero che moltissimi potranno andare in vacanza, non ci dovrebbe essere finalmente più nulla di cui lamentarsi. di Sandro Anselmi Ma la diffusione delle notizie di cui sopra coincide, casualmente, con la ormai vicina scadenza del 16 Giugno, nella quale siamo chiamati dal nostro “amato” Stato, ad onorare gravose incombenze fiscali. Sarà questa solo una semplice casualità o servirà invece ad edulcorare l’amaro piatto? Andare in ferie presume una sicurezza economica, di cui molti non godono più e sono costretti a fare, ahimè, i salti mortali per poter sbarcare il lunario. Il numero dei disoccupati rimane costantemente alto; gli stipendi, per quei pochi che ancora hanno la possibilità di averli, sono comunque troppo bassi per affrontare le spese di ogni giorno e, perciò, difficilmente si riesce a risparmiare per andare in vacanza. Non sarà mica che buona parte di quel 68% di vacanzieri si potrà permettere solo una gita fuori porta? Forse, tutto sommato, alla maggioranza degli italiani basterebbe anche semplicemente non dover più continuare a stringere la cinghia, ma poter tirare un sospiro di sollievo. Già questo, non sarà certo paragonabile ad una bella vacanza, ma aiuterebbe a tornare a guardare con ottimismo al futuro, sperando magari di poter godere nuovamente delle belle, classiche, vecchie ferie! 3 4 Campo de’ fiori UN SELFIE CON CLAUDIO SAINT JUST Chiude la stagione Teatrale al Petrolini di Roma L a stagione del Teatro Petrolini a Roma volge al termine con uno spettacolo che vede il ritorno, sul palco dello storico teatro romano, di Claudio Saint Just, eclettico artista con alle spalle numerosi spettacoli di successo. “Si Selfie chi può“ scritto da G. Borrelli e V. Delle Donne, storici autori del Puff, e diretto da Salvatore Scirè ci presenta un artista in grande forma “In questo spettacolo sono più attore e sono molto contento che al termine gli autori hanno voluto che io dessi un piccolo assaggio delle mie capacità canore e di intrattenimento; lo spettacolo è molto bello e parla di tutto ciò che è oggi l’attualità ed internet compreso quindi il famoso selfie. Recito con due attrici brave e belle come Laura di Mauro, che ha terminato da poco il musical Cenerentola con la Compagnia della Rancia con Paolo Rufini, e Simona D’Angelo, che è una grande doppiatrice ed una bravissima attrice, figlia d’arte, ed entrambe hanno lavorato al Puff per tre anni con Lando Fiorini.“ Non tutti sanno che hai iniziato con Cino Tortorella nel 1974 nel cast dello Zecchino D’Oro… “E’ vero, ma ancor prima ho fatto tanta gavetta che una volta era il varietà, poi le feste di piazza ed i villaggi dove facevo animazione. Negli anni 70 ho fatto tante feste di piazza e successivamente ho cominciato a fare radio con Silvio Gigli che credette subito in me e quindi arrivai a conoscere Cino Tortorella che mi portò con lui nelle selezioni dello Zecchino D’Oro, dove ho conosciuto anche Emanuela Aureli che all’epoca aveva 6 anni“. Il 1979 però ti porta grande notorietà al cinema con il film “La Liceale, Il Diavolo e l’ Acqua Santa“ con Gloria Guida. “Si, interpretavo Ciclamino, un angelo buono e paffutello che voleva aiutare in tutti i modi la protagonista, e devo dire che li ho fatto una grande sciocchezza; infatti successivamente mi proposero Mani di Velluto con Adriano Celentano dove avrei dovuto interpretare la parte del commissario ma non mi misi d’accordo con la produzione e non lo feci, rinunciando ad un certo tipo di carriera cinematografica. Ma io ero fissato per fare la televisione e le serate, mi piaceva stare in mezzo alla gente. Poi ho conosciuto Dino Verde e con lui ho fatto il Gino Bramieri Show su Rai uno, Domenica In con Pippo Baudo, Fascination (Rete 4) con Maurizio Costanzo. Ho iniziato la gavetta con l’imitazione di Renato Zero che io facevo come parodia poi radio con Gigi Marziale e Fiorenzo Fiorentini in Edizione Straordinaria e poi Bim Bum Bam (Italia1) con Bonolis, Arcobaleno con Marta Flavi e Tony Binarelli, Tandem e il Barattolo (Rai1) con Fabrizio Frizzi e molti altri. Ad un certo punto la vita mi ha riservato una tremenda sorpresa: la mia seconda figlia è morta a soli tre anni per una brutta malattia e questo fatto ha bloccato la mia carriera e ne ho sofferto molto. Ho dovuto poi rimboccare le maniche ed ho incontrato Enrico Vaime che mi ha portato a fare per 5 anni la trasmissione Il Programma lo fate Voi da dove sono partiti anche Fabio De Luigi, Paola Cortellesi e Manuela Aureli. A quei tempi facevo 120 spettacoli all’anno, sono stato in tournee con Gianni Morandi, Iva Zanicchi ed i Ricchi e Poveri negli Stati Uniti, in Canada in Australia ed in altre parti del mondo dove, oltre ad essere attore ed imitatore facevo anche il cantante. Da qualche tempo sono arrivato in teatro grazie al produttore Tom Del Monaco, e questo è l’ottavo spettacolo che faccio con lui dopo aver lavorato con Nadia Rinaldi in Finalmente mi sposo e in Sotto il Cielo di Roma con Massimiliano Buzzanca e Francesca Nunzi, e mi sono divertito anche a fare delle cose che non rientrano nel mio genere brillante come ne I Briganti al Teatro Tirso firmato da Silvestro Longo. Soddisfazione e batoste si incontrano nella vita ma fa parte del gioco per cui sono molto contento perché spettacolo è di qualità anche se presentato a fine stagione. Dopo l’estate, a Settembre sarò al Teatro Tirso con Anche le nuvole ridono con l’accoppiata vincente Iovine & Longo, una commedia brillante dove faccio il generale Frigo un rimbambito che vive in una casa di cura e si trova sempre in mezzo ai guai“. Staremmo ore a parlare con Claudio che riteniamo un grande artista e soprattutto un grande uomo, ma siamo costretti a salutare perché la prima sta per iniziare ma ci promettiamo un appuntamento per Settembre. Sandro Alessi Da sx: Sandro Alessi e Claudio Saint Just durante l’intervista Questo è il link per ascoltare lintervista integrale a Claudio Saint Just http://www.spreaker.com/user/4565553/claudio-saint-just Campo de’ fiori 6 Curriculum vitae “PEACE OVERTURE”, OPERA PRIMA DI MARCO VALERIO BALDI stesso protagonista da giovane. La colonna sonora, la fotografia e tutta la sound design sono state curate da Marco Valerio Baldi, e devo dire che la visione a cui abbiamo assistito ci ha molto colpito per l’accuratezza del prodotto. Sicuramente un corto dovrebbe essere un biglietto da visita per l’autore, e la speranza di catturare l’attenzione ed avere prima o poi l’occasione di realizzare un lungometraggio che esca nelle sale. Sandro Alessi S Da sx: Fabio Fiorini, Marco Valerio Baldi, Eleonora Albrecht e Claudio Nelli iamo stati invitati all’anteprima, presso la sala dell’Anica, della proiezione di Peace Overture, corto di 7 minuti circa scritto e diretto dal giovane e promettente regista Marco Valerio Baldi, prodotto da Triafata. Un corto così breve ha alle spalle un enorme lavoro per la sua realizzazione, soprattutto in fase di post produzione che è sicuramente la parte più importante del progetto perché è stato girato tutto in “green screen“, una tecnica dove gli attori recitano in un teatro completamente verde che successivamente in post produzione viene eliminato e viene sostituito da una scenografia virtuale. Alla fine il film viene completato e sonorizzato. E’ questo un viaggio emozionale nella vita di un direttore d’orchestra che rivive il suo passato da anziano interpretato da Fabio Fiorini, il protagonista, Eleonora Albrecht, il fantasma e la sua moglie giovane e Claudio Nelli che interpreta lo RONCIGLIONE: NOTTE INTERNAZIONALE Dal 27 Giugno al 11 Luglio va in scena nella cittadina di Ronciglione, in provincia di Viterbo, la Notte Internazionale. Gli scopi a detta della Associazione 1728 Città di Ronciglione e della direzione artistica affidata a F. Troncarelli sono essenzialmente tre: - facilitare l’incontro e l’accoglienza con tanti cittadini provenienti da Paesi stranieri che vivono da anni nel Lazio; - promuovere la conoscenza delle diverse culture tramite l’esposizione di prodotti tipici, la degustazione di cibi insoliti; far conoscere la nostra cittadina e proporla come luogo aperto dove incontrarsi e stabilire nuove amicizie. Le quaranta nazioni partecipanti saranno selezionate fra le tantissime che risponderanno all’invito. Il programma prevede l’11 Luglio un’importante conferenza stampa sul tema “Africa opportunità di lavoro”. Dal 27 giugno l’inizio di “Negozi e Nazioni” tutte le attività commerciali del centro di Ronciglione adotteranno simbolicamente una nazione esponendo nelle vetrine o sopra dei tavoli, oggetti, bandiere, abiti, prodotti tipici, questo per tutta la durata della manifestazione ed oltre. Sabato 4 luglio dalle ore 14 alle 03:00 del 5 luglio si svolgerà la Festa di Piazza con la partecipazione di diverse Nazioni, 6 gruppi etnici e l’allestimento di oltre 60 Stands, ricchi di prodotti artigianali, materiale informativo, e depliant turistici. Tra i gruppi etnici che parteciperanno a manifestazioni di strada e ad lo spettacolo della sera di sabato 4 da non perdere: “Los Rancheros” (Messico), la City of Roma Pipe Band (Scozia), Gruppo Brasil Maravilha (Brasile), Spettacolo Burlesque (Francia), Miss Mondo. A Ronciglione, dal 27 giugno al 4 Luglio si fonderanno colori, danze, sapori, suoni da tutto il mondo che porteranno le loro usanze e le condivideranno con quelle dei ronciglionesi. L’intera cittadina che attende fremente l’evento, si trasformerà in simbolo di unità, pace e fratellanza tra i popoli. Da sx: Sandro Alessi e Marco Valerio Baldi, dopo la presentazione del corto Campo de’ fiori 7 LA SELLA PIU’ LEGGERA DEL MONDO E’ FIRMATA AVIA Brevettata dal giovane Stefano De Santis diventerà ultratecnologica grazie ad una App ideata da Ahmed Abdulla Mohd Majjan T utto ciò che di artificiale ci ruota attorno è frutto della concretizzazione di una idea e le tantissime idee realizzate in tutti questi secoli ci permettono oggi di poter vivere circondati dalle comodità e attenti alle nostre esigenze. Il giovane Stefano De Santis, titolare dell’azienda Avia srl, con sede a Formello (Roma), da oltre venti anni nel settore dell’equitazione come responsabile FISE, arbitro internazionale e istruttore federale, in particolare dell’ENDURACE, disciplina che si può definire “la maratona col cavallo”, è proprio da qui che ha tratto ispirazione per la sua straordinaria idea di realizzare la sella più leggera al mondo. Si tratta di una sella in carbonio che pesa circa 700 gr, una novità assoluta a livello mondiale, grande esempio di tecnologia avanzata, che rappresenta anche il più elevato e approfondito studio del settore, sia sotto l’aspetto medico che tecnologico, in rispetto con la salute del cavallo e del cavaliere. La bontà dell’invenzione è certificata da studi di ortopedia e medicina legale, che la descrivono tecnicamente come la migliore e valida, anche nell’aspetto fisio-ortopedico. L’Avia è una società che costruisce selle e finimenti per cavalli, tecnologicamente all’avanguardia per i suoi prodotti decisamente innovativi e Stefano De Santis, il suo direttore generale, maestro sellaio e inventore, che ha partecipato di recente anche alla Fiera dell’inventore a Ginevra, ha ampiamente dimostrato di essere un bell’esempio di giovane talento, spingendosi oltre Europa: è riuscito, infatti, a stringere un accordo internazionale con il mondo arabo, in particolare con una società che è forse la più alta espressione tecnologica di ABUDABI: la soc. MTS del sig. Ahmed Abdulla Mohd Majjan. L’accordo prevede la Da sx: Ahmed Abdulla Mohd Majjan titolare della MTS, Enrico e Stefano De Santis della Avia srl realizzazione della SELLA AVIA MTS SMART, che applica al suo interno un nuovissimo sistema di telemetria il quale consente di monitorare, via internet su IPAD E IPHONE, il cavaliere e il cavallo in qualsiasi momento ed in tutto il percorso di gara o di allenamento, rilevando sul monitor costantemente la frequenza cardiaca, la velocità, l’altimetria del suolo, la posizione geografica, e tanti altri parametri. La sella Avia è il risultato di un lunghissimo studio operato dall’inventore, e di una altrettanto lunga serie di esperimenti, modifiche, applicazioni, che tiene conto della salute del cavaliere e del miglior benessere per il cavallo. Si parte dallo studio dell’apparato scheletrico dell’animale, considerato, per la conformazione ossea, in numerose razze diverse, e dallo studio dell’apparato scheletrico dell’uomo, soprattutto della postura e dell’impatto sulla sella, oltre che delle differenze tra conformazione ossea dell’uomo e della donna, che nel bacino presentano differenze di riguardo. La diversità di monta rispetto al passato è decisamente rivoluzionaria, poiché il cavaliere non sopporta più sforzi o traumi da distorsione, e, oltretutto, con la giusta angolatura del piatto sellare, conquista un risultato completamente innovativo e di pieno riposo. Scompare, così, la stanchezza dopo un lungo uso, e non si risente dello sforzo nelle ossa dorsali e del bacino. La flessibilità e la consistenza dei prodotti utilizzati fanno la differenza con qualsiasi altro prodotto oggi sul mercato, e certamente si può affermare che la rivoluzione tecnico-scientifica nel mondo dell’Endurance, che da troppo tempo non vedeva novità o studi così particolareggiati, è iniziata. Il numero elevato di quanti hanno avuto modo di testarla e i loro giudizi positivi rendono merito all’inventore, alla sua lunga esperienza ed al suo grande amore per questo sport, a cui ha dedicato moltissimo studio e passione da tanti anni di frequentazione attiva e di ricerca delle innovazioni per una migliore utilità e possiamo affermare che ci sia riuscito perfettamente. Ermelinda Benedetti Campo de’ fiori 8 Roma che se n’è andata: luoghi, figure, personaggi Andiamo a Villa F arnesina Sede di rappresentanza dell’Accademia Nazionale dei Lincei I l ricco banchiere senese Agostino Chigi, nel periodo più splendido della sua vita, volendo abbandonare la cupa dimora di Via dei Banchi dove risiedeva, commisdi Riccardo sionò al celebre architetto Consoli dassarre Peruzzi Villa Farnesina una splendida costruzione decorata, oltre che dallo stesso Peruzzi, da Raffaello e da Sebastiano del Piombo. Agli inizi del cinquecento nella Villa, che si sviluppava in fregio al Tevere, Agostino Chigi detto “il magnifico”, viveva la sua splendida vita di mecenate tra ricchezze e onori; egli era protettore di numerosi artisti oltre che amico di Principi e Cardinali che amava ricevere nella sua dimora dove si consumavano memorabili banchetti. Dopo tanto splendore, alla morte del Chigi avvenuta nel 1520, la Villa, durante il c.d. Sacco di Roma, divenne bivacco dei Lanzichenecchi e alla fine del cinquecento fu acquistata dal Cardinale Alessandro Farnese, da cui il nome di Villa Farnesina, per distinguerla da Palazzo Farnese posto sulla sponda opposta del fiume e che, secondo un progetto di Michelangelo, mai realizzato, un ponte sul Tevere avrebbe dovuto colle- gare le due proprietà dei Farnese. La Villa passò successivamente ai Borbone per essere alla fine acquistata dallo Stato Italiano dove si insediò la Sede dell’Accademia d’Italia; oggi Villa Farnesina è la Sede di rappresentanza dell’Accademia Nazionale dei Lincei, mentre la Sede ufficiale si trova, a Palazzo Corsini, in Via della Lungara. Al piano terra della Villa insiste la “Loggia di Psiche”, all’epoca della costruzione priva delle vetrate protettive, affrescata dalla scuola di Raffaello su disegni del maestro, che racconta la leggenda di Amore e Psiche. Nella c.d. “Sala del Fregio” piccole decorazioni di scene mitologiche e figure dipinte da Baldassarre Peruzzi fra cui: le fatiche di Ercole, il ratto di Europa, Apollo e Marsia, Orfeo e Euridice; quindi, la “Loggia di Galatea” comprendente il celebre “Trionfo di Galatea” di Raffaello dove si può ammirare la ninfa, dai tratti del viso delicati, in contrasto con il corpo rigoglioso, trasportata sull’acqua in un cocchio formato da una conchiglia trainata da delfini. Nei primi anni del 1500, Raffaello Sanzio e Michelangelo Buonarroti erano considerati i due più illustri pittori in circolazione a Roma. La leggenda narra che Michelangelo, molto curioso di esaminare come procedevano gli affreschi di Raffaello a Villa Farnesina, visto che quest’ultimo non permetteva a nessuno di vedere il suo lavoro, riuscì ad eludere la sorveglianza dei custodi travestendosi da venditore e distraendo i guardiani con della mercanzia. Una volta entrato nel palazzo durante una pausa dei lavori, egli si trovò di fronte alle pareti parzialmente affrescate potendo finalmente ammirare il lavoro dell’artista rivale. Michelangelo non resistette alla tentazione e, preso un pezzo di carbone, prima di dileguarsi, disegnò, senza alcun colore, una bellissima e gigantesca testa. Quando Raffaello vide il disegno capì che soltanto la mano di Michelangelo poteva aver prodotto un’opera di tale maestria e, sebbene indispettito per l’intrusione, non ebbe il coraggio di cancellarla e ordinò che nessuno la toccasse. Campo de’ fiori Un breve accenno al Parco di Villa Farnesina valorizzato da uno splendido giardino all’italiana dove, in un marmo disposto lungo la “Galleria dei lauri”, è inciso una sorta di commiato per il visitatore: QUISQUIS HUC ACCEDIS, QUOD TIBI HORRIDUM VIDETUR, MIHI AMOENUM EST; SI PLACET, MANEAS, SI TAEDET ABEAS, UTRUMQUE GRATUM (Per te che vieni qui, quello che ti sembra brutto, per me è bellissimo; se ti piace, resta, se non ti piace vai pure via; comunque grazie) Occupiamoci adesso dell’Accademia dei Lincei. Correva l’anno 1603 quando, un sodalizio di quattro giovani: Federico Cesi, un patrizio umbro - romano appassionato studioso di botanica, l’olandese Johannes Van Heeck, successivamente italianizzato in Ecchio, il marchigiano Francesco Stelluti e l’umbro Anastasio de Filiis, fondavano, per iniziativa del primo, un sodalizio avente lo scopo di costituire una sede di incontri dove promuovere e coltivare studi diversi ma tutti rivolti alle scienze. Naturalmente si imponeva la scelta di un nome e, in considerazione degli obiettivi da raggiungere, si pensò all’emblema della lince, animale dalla vista proverbiale, nome scelto per significare l’acutezza dello sguardo intellettuale che deve caratterizzare lo scienziato. Nasceva così l’Accademia dei Lincei. Nell’idea di Federico Cesi e dei suoi giovani amici, oggetto dello studio erano tutte le scienze naturali da “indagarsi con libera osservazione”, libera, soprattutto da ogni vincolo di tradizione e fu proprio questa la peculiare caratteristica che contraddistinse i Lincei fin dalla loro nascita, infatti, fra la moltitudine di Accademia Letterarie che fiorirono in Italia nel cinquecento e nel seicento, i Lincei concentrarono il loro interesse essenzialmente sugli studi naturalistici. Federico Cesi, discendeva da una nobile famiglia che aveva annoverato tra i propri membri ben cinque Cardinali tutti originari del piccolo Borgo di Cesi in provincia di Terni; era nato a Roma nel Palazzo Gaddi Cesi di Via della Maschera d’Oro costruito nel primo cinquecento per i Gaddi, una ricca famiglia di mercanti toscani trasferitisi a Roma nel quattrocento. Questi lo vendettero ai Rossi di San Secondo che, a loro volta, lo cedettero ad Angelo di Giangiacomo Cesi. Roma. Palazzo Gaddi – Cesi Nel 1872 il Comune di Roma, sul Palazzo Gaddi - Cesi Via della Maschera d’Oro appose questa lapide: IL PRINCIPE FEDERICO CESI ROMANO CHE STRETTO DA PERSECUZIONI MALIGNE MANTENNE L’ARDORE DELLA SCIENZA INVESTIGATORE ILLUSTRE DELLA NATURA DELL’ACCADEMIA DE LINCEI FONDATORE IN QUESTO PALAZZO DI SUA FAMIGLIA ACCOLSE LE DOTTE ADUNANZE E L’AMICO SUO GALILEI Tra i feudi e le proprietà che la nobile famiglia acquisì nel Lazio e in Umbria risalta, per importanza, la residenza di Acquasparta. Nel 1540 Gian Giacomo Cesi e la moglie Isabella di Alviano ottengono da Pier Luigi Farnese il feudo di Acquasparta e nel volger di un decennio, pur disponendo di una importante dimora, progettano di trasformare l’esistente costruzione in un prestigioso palazzo verosimilmente ultimato intorno all’anno 1579, quando Federico Cesi nipote di Gian Giacomo, primo Duca di Acquasparta e padre del futuro fondatore dell’Accademia dei Lincei sposa Olimpia Orsini; ma è proprio Federico Cesi, secondo Duca di Acquasparta, a dare ancora lustro al palazzo fondandovi, appunto, l’Accademia dei Lincei, la più antica Accademia Scientifica del mondo che ospitò, più volte, Galileo Galilei. Acquasparta. Palazzo Cesi 9 La prematura scomparsa di Cesi, avvenuta nel 1630, determinò l’interruzione dell’attività dei Lincei che, nel corso del XVIII secolo conobbe due distinte riprese: dal 1745 al 1755, a Rimini, per iniziativa del naturalista e antiquario Giovanni Bianchi e dal 1795 a Roma, con il nome di Accademia Fisico - Matematica istituita dall’Abate Feliciano Scarpellini estintasi nel 1840 con la sua morte. In epoca più recente, Caduto il Regime Fascista, su suggerimento di Benedetto Croce, venne ricostruita l’Accademia Nazionale dei Lincei. Scopo precipuo dell’ Accademia che, come sopra detto, annoverò fra i primi soci Galileo Galilei, è quello di promuovere, coordinare, integrare e diffondere le conoscenze scientifiche nelle loro più elevate espressioni. L’Accademia organizza congressi, conferenze, convegni e seminari nazionali e internazionali; partecipa con i propri Soci ad analoghe manifestazioni italiane e straniere avendo facoltà di assumere la rappresentanza, anche internazionale, di altre Istituzioni Culturali. Manoscritto dell’Archivio Linceo Sottoscrizione dei primi Lincei con firma di Galileo Galilei Campo de’ fiori 10 di Carlo Cattani Ian Anderson 20 Aprile 2015 Auditorium della Conciliazione Roma M Sitting on a park bench ... aglietta bianca sotto un gilet nero, dei pantaloni di tela chiari e un paio di occhiali dalla montatura sottile …sono questi gli occorrenti minimi e comodi di Jan Anderson per salire sul palco dell’Auditorium Della Conciliazione e “avvolgerci”, ancora una volta, con la sua musica! Ma, il nostro, non è solo: ad affiancarlo sulla scena, ridotta all’essenziale, c’è un’affiatatissima band di cinque elementi e …il suo scintillante flauto traverso, compagno di una vita musicale! A poco dal compiere 68 anni e con mezzo secolo di un poderoso fardello musicale sulle spalle, il nostro IAN, “vecchietto” o “dinosauro” del rock che dir si voglia, si dimostra gagliardo e tosto, vibrante e strascinatore, agitandosi da un estremo all’altro del palcoscenico, riuscendo ancora a torcersi su di una gamba, nell’estasi dell’esecuzione al flauto, in quella sua tipica posizione detta “del fenicottero”, una posa che, nell’immaginario rock, sta a IAN ANDERSON come la “linguaccia“ più famosa del rock sta ai Rolling Stones! Anderson, di origine Scozzese, storico fondatore e leader dell’arcinota band Inglese “ Jethro Tull”, è una vera e propria icona della musica rock; con la sua band, fondata nel 1967, ha venduto decine e decine di milioni di dischi e rappresentato migliaia di concerti; schiere di fedeli sostenitori in tante parti del mondo hanno costituito fans club e fanzines dedicate al “pianeta Jethro Tull e i suoi derivati”. Una lunga discografia alle spalle che prende avvio nel 1967 con la pubblicazione del lp “This was”, dalle forti tinte blues, e li rende indelebili nelle menti di ogni vero appassionato di musica rock con la realizzazione di “Aqualung” nel 1971. Tanti avvicendamenti di organico ma due “perni” fondamentali, elementi costanti della vita del gruppo: Ian Anderson e…il suo flauto! Per Ian Anderson l’età non è da intralcio ai suoi giri per il mondo e, quindi, ancora una volta è sulla ribalta con un lungo tour internazionale che interessa il nostro Paese con 4 date (Roma–CesenaMilano-Padova), proponendosi in uno show distinto in due tempi: il primo è l’ occasione per l’esecuzione integrale della sua personale e più recente produzione discografica, “Homo Erraticus”, edita nell’aprile del 2014 e, una seconda parte dedicata ad un “best of “ dei Jethro Tull con la proposta, appunto, di alcuni tra i brani più rappresentativi dalla cospicua discografia della band. In entrambe le sezioni dello spettacolo scorrono, su di uno schermo posto alle spalle del gruppo, delle immagini che supportano il brano in esecuzione e, nel caso della parte dedicata ai “Tull” l’inizio di ogni pezzo è preceduto da un introduzione verbale di Ian e da proiezioni che scandiscono la cronologia e la collocazione del brano nella discografia. Si apprezza così tanto l’impegno profuso da Ian nella sua performance che gli si perdonano gli acciacchi della sua voce che, nei passaggi più impegnativi sulle note alte è in- ghiottita dalla base strumentale e lo porta, letteralmente, a tirare il collo! Per ovviare a questo problema così come per irrobustire, articolare al meglio la parte vocale, teatralizzare la scena, si ricorre alla bravura del 33enne Ryan O’Donnell, che sul palco si muove e porge la voce come un tipico performer da “musical” come, del resto, è. Il concerto scorre piacevolmente tra l’alternanza, tipica nel repertorio dei Jethro Tull, di brani rock a pezzi acustici, sonorità ispirate dalla tradizione folk Britannica, influenze jazzate e frammenti classicheggianti. La conclusione definitiva del concerto, dopo circa due ore di inteso, sudato spettacolo da parte di tutti i musicisti, è affidata agli sbuffi di “Locomotive breathe” che, accolta da una grande ovazione, fa gioire tutti noi che …abbiamo preso questo treno stasera! CarloCattani ©Words&Pics-giugno2015 12 Campo de’ fiori Una storia d’amore spirituale al tempo della guerra: un miracolo dopo il turbinìo bellico 1944-45. Da Via Domenico Tardini , quartiere Boccea di Roma , a Viale card. Domenico Tardini a Vetralla. C ome sempre, la storia comincia da lontano nel tempo e nello spazio. E quella del Monastero “Monte Carmelo” di Vetralla d iBruna Ferrini inizia nel 1669 ad opera di Don Benedetto Baldi sacerdote vetrallese. Ubicato nel castello medievale dell’antica Rocca dei Di Vico, il Carmelo apre le porte alle “carmelitane” ovvero alle giovani suore che hanno scelto la vita monacale da trascorrere per sempre tra quelle mura cariche di silenzi e di ovattate atmosfere. Saranno monache di clausura che dalle cellette primitive sapranno salmodiare canti e nenie da emozionare per secoli quanti, a valle, ascoltano e pregano con loro. Saranno fortunate e felici morendo in pace per 265 anni. Le loro storie, dirà un vescovo dell’epoca, “ hanno profumato di virtù il sagro asilo di angeli” mettendo in atto l’apostolato della vita contemplativa che riempie gli spazi ed i secoli. Fino al maggio del 1934 quando comincia un’altra storia: quella di Suor Maria Angelica di Gesù, nata a Napoli dalla nobile famiglia Pignatelli di Montecalvo che giunge al Carmelo della Rocca con l’incarico di Priora. La sua guida sarà all’insegna del miglioramento della vita comunitaria e di attenzione anche allo stato di salute delle consorelle visto che all’epoca anche la tubercolosi mieteva vittime. Nelle sue memorie si legge un commento illuminante: ”Le grandi opere di Dio per lo più cominciano nell’ombra, nell’umiltà, nel nascondimento … Così è stato per il nostro Carmelo”. La spiritualità e l’armonia del loro stile di vita nulla possono, purtroppo, sulle guerre degli uomini mentre i loro silenzi vengono sopraffatti dai rimbombanti cicloni che s’inabissano da quel cielo che più non le protegge. E’ il 1944: il monastero è distrutto, ventuno suore rimangono senza un tetto, coinvolte in un dramma sconosciuto e disperato. I concittadini di Vetralla, sorpresi anche loro, guardano in alto, al castello ferito, alle castellane in fuga. E’ un film mai realizzato ma che oggi potrebbe immortalare quelle vesti bianche che annaspano nel vuoto, quegli occhi che non vedono più le familiari mura, tutto non c’è più, tra le macerie qualche sedia, un nulla che la violenza del tuono di guerra ha risparmiato. Le disorientate professe escono in gruppo dalle macerie nei loro abiti eleganti ma non adatti alla situazione, vanno nelle case dove sono accolte secondo le possibilità dei luoghi e delle persone. Il Comune fa la sua parte ma lo spazio e le risorse sono poche: dormono distese su materassi arrotolati di giorno, mangiano quando e come possono insieme agli altri, corrono sotto le bombe, rincorrono l’acqua dove si trova, il freddo penetra nelle ossa, si ammalano, pregano a tutte le ore del giorno e della notte, aiutano il prossimo con amore. Finalmente, ma siamo ancora all’inverno del 1945, qualcuno risponde al disperato richiamo di Madre Angelica: si decide di andare tutte a Sutri, ospiti del Monastero che non ha subìto danni. Ci sono altre profughe, altri dolori da lenire, altre distruzioni da dimenticare, ma si stringeranno, faranno posto. Protette di nuovo, si arriva al caldo del mese di agosto ed insieme al sollievo dal freddo arrivano due colpi bussati alla porta del Monastero. Qui, la storia si congiunge al monsignor Tardini di cui la citazione sopra. E’ proprio il caso delle vie infinite del Signore, auspicate con forza da chi si dispera, perché, è vero, il prelato bussa a quell’uscio a mani vuote, ma nell’auto lasciata fuori della porta reca due sacchi di lana da filare!! Ha saputo che nel monastero di Sutri ci sono delle brave suore che svolgono quel lavoro per pochi soldi. No, non è una favola: deve pensare ai poveri, per loro deve riportarla indietro “filata” per farne maglie e mantelle. Bussa due volte, la seconda viene ad aprire la Priora profuga di Vetralla! E’ l’incontro che porterà il nuovo Carmelo nella cittadina atterrita, è l’intesa spirituale che darà nuove speranze all’intera comunità, è il miracolo sognato. Si fila la lana e si parla: Madre Angelica implora, il prelato torna a Roma pensando. Anche lui non sa da dove cominciare, tutto rotola intorno alla ricostruzione. I vetrallesi, come gli altri, si muovono in cerca di case, qualcuno adocchia Villa Canonica del senatore Pietro, noto scultore che vive e lavora spesso fuori ma torna poi a Vetralla, in quella residenza che l’architetto Marcello Piacentini ha realizzato negli anni giovanili per la famiglia Piatti. Perchè no? Potrebbe essere una soluzione per le povere sorelle che pregano e filano la lana. Ora, Tardini parli a Roma con qualcuno importante, lui è in Vaticano, c’è la segreteria di Stato… Madre Angelica trema, qualcuno informa che non sarà facile convincere lo scultore, ma quella villa sarebbe l’ideale, è vicina al paese e lui vive spesso lontano, potrebbe fare qualcosa per Vetralla che pure ama, non per nulla le ha donato il Monumento ai Caduti della Grande Guerra che è in Piazza! Poi, il ricordo di un miracolo del passato, quando sulla porta del convento della Rocca comparve un cittadino con una mucca da latte in regalo fu una festa- la convince che il monsignore della lana potrebbe farne un altro di miracolo! E prega, parte per Roma con una consorella, parla, incontra lo scultore, forse sogna già la nuova chiesina con il quadro spodestato dalla guerra, quella Madonna del Monte Carmelo che attende nelle rovine una nuova sistemazione. Anche il prelato è convinto che quell’edificio potrebbe accogliere nella bellezza e nel silenzio le anime elette. Pregano tutti, lui trova le risorse, il miracolo avviene. Il contratto è firmato nel 1946, il 29 del mese di maggio, il mese delle rose che madre Angelica ama tanto. Iniziano i restauri, il monsignore diviene cardinale, segue da vicino la formazione spirituale delle suore, scrive alla priora: “ Ho costruito per grazia di Dio il Carmelo materiale; ora voglio concorrere, sempre con la grazia di Dio, a edificare il Carmelo spirituale… il nuovo Carmelo di Vetralla dovrà essere un’accolita di anime elette e veramente contemplative... quello che più conta e che il Signore più aspetta è l’edificio spirituale che dovrà essere più bello e più prezioso della costruzione materiale ”. Torna a Vetralla più volte, guarda sorgere la nuova cappella, sa che potrebbe accoglierlo un giorno in un coro di preghiere e di canti. Non vorrebbe più tornare a Roma ed infatti non ci tornerà: il 3 agosto del 1961 si fermerà lì, per sempre, mentre anche papa Giovanni XXIII gli porgerà il suo saluto affidandolo a quelle buone suorine che continuano ad essere educate, serene ed istruite. “Mi raccomando - diceva sempre il monsignore - anche istruite, è importante”! Madre M. Angelica di Gesù il 19 dicembre dell’anno mariano 1987 l’ha raggiunto. L’amore spirituale va oltre la morte? Si direbbe di sì, come viene da pensare ogni volta che si imbocca il viale alberato che, dalla Via Cassia, porta al Carmelo. Nella capitale resterà Via Domenico Tardini, strada di grande traffico nel quartiere alle porte del Vaticano. Campo de’ fiori A TU PER TU 13 Rubrica di Psicologia e Psicoterapia “La mia ragazza soffre di disturbo bipolare”. “Sono un neolaureato e ho problemi con i miei datori di lavoro”. “Cara Dottoressa, sono un ragazzo di 33 anni ed ho una relazione stabile con la mia compagna da oltre cinque anni. Siamo una coppia felice ed appagata sotto ogni profilo. Da qualche mese però ho nodella Dott.ssa tato nella mia fidanzata dei Alessia Pagani comportamenti che, da Psicoterapeuta quanto ho sentito dire, potrebbero essere riconducibili al cosiddetto disturbo bipolare. Mi può dire bene in cosa consiste?” Salve, il disturbo bipolare o maniaco-depressivo è caratterizzato da evidenti alterazioni dell’umore, dei pensieri e dei comportamenti. In particolar modo se ne distinguono due tipologie: Disturbo Bipolare di I Tipo, in cui si alternano episodi depressivi e maniacali Disturbo Bipolare di II Tipo, dove le fasi depressive lasciano il posto a quelle ipomaniacali, meno eclatanti. Per essere più chiari, durante le fasi maniacali il soggetto è particolarmente euforico ed ha la sensazione di avere enormi potenzialità personali: tutto appare possibile e fattibile, tanto da commette azioni impulsive o pericolose per se o/e per gli altri. L’ accelerazione ideica, tipica di questi periodi, fa sì che l’individuo non riesca focalizzare la propria attenzione in maniera adeguata sui compiti che effettua, a tal punto da non a portare a termine alcun progetto: non si fa in tempo ad iniziare un’attività, che la si lascia a metà per passare ad altro o si fanno più cose contemporaneamente senza completarne alcuna. Inoltre nella fase di mania acuta l’entusiasmo e l’euforia inibiscono i bisogni fisiologici di mangiare e dormire. Come, invece, è più noto, la depressione è caratterizzata da apatia, afasia stanchezza, affaticamento, mancanza di energie e demotivazione. E’ possibile individuare dei criteri, che se sod- 1. 2. disfatti, rappresentano un campanello di allarme d’insorgenza del Disturbo Bipolare: - Aver vissuto episodi ripetuti di depressione maggiore, di cui il primo prima dei 25 anni. - Familiarità diretta di disturbo bipolare. - Quando non sì è depressi, l’umore e le energie sono superiori alla media delle persone. - Gli episodi di depressione maggiore durano poco (meno di 3 mesi). - Aver sviluppato mania o ipomania a seguito dell’assunzione di antidepressivi. - Gli antidepressivi non fanno più effetto dopo alcuni mesi. E’ bene, però, precisare che episodi di depressione o di ipo-mania, sono, a volte, conseguenti a sintomatologie organiche (disturbi tiroidei, disturbi al sistema adrenergico e neurologici) o a cure mediche (corticosteroidi, farmaci per il Morbo di Parkinson, carenza di vitamina B12), perciò prima di parlare di Disturbo Dipolare è necessario effettuare un accurato check-up medico. Eliminate possibili cause organiche, è necessario rivolgersi a specialisti del settore (psicologi e psichiatri) per una valutazione ed una cura mirate. “Salve, sono un giovane neolaureato in economia e commercio. Sto facendo uno stage presso un importante studio di commercialisti e nel relazionarmi con i miei titolari, nonostante siano persone estremamente educate e disponibili, ho scoperto di essere comunque a disagio, un disagio che si manifesta con un eccesso di sudorazione e tachicardia. Sono all’inizio della mia carriera e non vorrei dover convivere con questo problema per tutta la vita, anche in altre situazioni simili a questa che sto vivendo ora. Cosa posso fare? Grazie! Federico”. Ciao Federico, dalle poche parole che scrivi mi sembra che ci troviamo difronte ad Ansia da Prestazione, spesso data dal desiderio di voler raggiungere un traguardo considerato più arduo delle proprie possibilità o con alta probabilità di insuccesso. Tale giudizio non è realistico, ma influenzato dalle convinzioni che si hanno riguardo all’obiettivo ed alle proprie capacità. Ritengo, però, sia opportuno precisare che non tutte le forme di ansia sono negative; in termini tecnici, si è soliti distinguere ansia di tratto ed ansia di stato: la prima, più patologica ed invasiva, caratteristica della personalità dell’individuo; la seconda legata al tipo di situazione che si sta vivendo (esami, test, colloqui…). Quest’ultima, piuttosto che avere ripercussioni negative nella vita sociale, lavorativa e affettiva del soggetto, è indispensabile in quanto, agendo sui livelli di concentrazione e attenzione, ne garantisce buoni risultati. Infine l’ autostima condiziona molto il nostro giudizio e quindi il livello di ansia che si accompagna alle circostanze. Perciò, per affrontare i disagi causati dall’ansia di prestazione, oltre all’acquisizione di tecniche di rilassamento (come il TRAINING AUTOGENO), sarebbe molto utile affrontare le proprie convinzioni, i veri fattori di condizionamento del proprio agire e del percepire le proprie abilità: una volta individuate ed affrontate, si riescirà a recuperare fiducia in sé, sostituendo le convinzioni “critiche”, con convinzioni più vere, realistiche e serene. Inviate i vostri quesiti a cui verrà risposto dalla nostra esperta. Gli indirizzi ai quali scrivere sono i segueti: [email protected] o [email protected] 14 Campo de’ fiori Narcolessia: la malattia del sonno V i capita spesso sono perdere le forze di addormenfino a non essere più tarvi durante la in grado di rimanere giornata, menin piedi, questa conditre qualcuno vi zione si verifica imparla, mentre aspettate mediatamente dopo il l’autobus, in classe durisveglio o con l’insordi Fabiana rante una lezione o addigenza della sonnoPoleggi rittura alla guida dell’auto? lenza. Fate attenzione, potreste Di solito la narcolessia soffrire di Narcolessia, una malattia neunon viene diagnostirologica cronica che altera la capacità del cata in tempo perché cervello di regolare la veglia ed il sonno, a si ritiene che le percausa della mancanza di una sostanza (oresone affette siano xina) che non viene più prodotta. semplicemente svoChi è affetto da narcolessia subisce attacgliate o indolenti. In chi di sonno improvviso durante il Europa il tempo giorno, di solito preceduti da sonnolenza e medio per arrivare ad una diagnosi corretta può essere difficile per un ammalato rimaè ancora oggi di oltre sette anni, durante i nere sveglio durante gli orari di scuola o di quali il malato subisce gravi conseguenze lavoro. Gli improvvisi attacchi di sonno di nella vita familiare, sociale, nello studio e solito accadono dopo aver mangiato, ma nel lavoro. Spesso è sottoposto a cure inappossono arrivare in qualsiasi momento della propriate con gravi, ulteriori rischi per la giornata, ad esempio durante conversazioni propria salute. telefoniche, ovviamente più spesso quando La narcolessia è una patologia non molto ci si trova in situazioni di calma o relax, ma comune, negli Stati Uniti ha una frequenza possono succedere di circa 3-16 per anche in situazioni più 10.000 e colpisce uoCirca 10 persone su 10.000 movimentate, come alla mini e donne con soffrono di narcolessia. guida dell’auto, durante uguale frequenza, un esame o un colloquio mentre in Giappone Ne soffre di lavoro. Gli attacchi di l’incidenza è di circa 1 per esempio sonno durano all’insu 600 (16 per l’attrice circa 10-15 minuti e 10.000). Tipicamente Nastassjia possono essere assosi manifesta durante la Kinsky, ciati anche ad una impubertà con un’età di provvisa perdita di tono esordio compresa tra i ma di esempi muscolare e debolezza, 15 e i 30 anni. Viene ve ne sono chiamata cataplessia considerata come una anche nel che di solito viene caureazione contro sé passato, come sata da forti emozioni e stessi, come tante altre può essere associata a malattie dei giorni il grande reazioni emotive come d’oggi. Ne soffre per pittore rabbia o risate e dà una esempio l’attrice NaToulouse temporanea incapacità stassjia Kinsky, ma Lautrec. di usare i muscoli (paradi esempi ve ne sono lisi del sonno); si posanche nel passato, come il grande pittore Toulouse-Lautrec. Non sono noti metodi per la prevenzione della narcolessia e tantomeno per la cura: è una malattia cronica, che dura tutta la vita. Non si tratta di una malattia mortale, ma può essere pericolosa se gli episodi si verificano durante situazioni pericolose, l’uso di macchinari o attività simili, la terapia può solo ridurre il numero di attacchi. C’è sempre da ricordare che la cataplessia è caratterizzata da una repentina perdita del tono muscolare in seguito ad una forte emozione, può essere causata dalle risate, da una rabbia improvvisa, da uno sforzo fisico o da una attività sessuale, l’importante quindi è evitare situazioni compromettenti per non ritrovarsi poi, come successe qualche anno fa ad Augusta (Siracusa), nell’imbarazzante situazione in cui una notte il proprietario di una boutique avvisò la Polizia perché l’allarme del suo negozio stava suonando, gli agenti accorsi, trovarono all’interno del locale un 26enne profondamente addormentato, il ragazzo affetto da cataplessia era sprofondato nel sonno per l’emozione di aver effettuato quello che poi risultò essere il suo primo furto! Campo de’ fiori 15 I patrioti che hanno fatto la storia del Risorgimento italiano ALESSANDRO GAVAZZI P roseguendo il filone degli eroi meno conosciuti, ma non per questo motivo meno importanti, del Risorgimento italiano, parleremo di Giuseppe questa volta di Alessandro Ferone Gavazzi, patriota nonchè predicatore cristiano dell’Italia risorgimentale. Fu il cappellano di Giuseppe Garibaldi. Nato a Bologna, Gavazzi vive a Roma durante il periodo rivoluzionario della Repubblica Romana. Di idee liberali e libertarie. Di famiglia agiata: il padre fu magistrato, professore universitario e avvocato dello Stato Pontificio. I nonni erano stati, uno, vice cancelliere del Portogallo e l’altro presidente della Corte D’Appello di Bologna. In giovinezza si distinse per la sua cultura ed intelligenza: a vent’anni era già professore di lettere in un collegio di Napoli. Le sue idee liberali lo portano a scontrarsi spesso con suoi colleghi cattolici e con le autorità religiose. Critico contro la politica dell’allora pontefice Gregorio XVI fu costretto a lasciare la città ed il posto di lavoro. A 25 anni abbandona così il mondo della letteratura e si dà alla predicazione come prete cattolico senza rinunciare però ai suoi ideali libertari che decide di mettere al servizio della predicazione cristiana. Decide di partire per andare a predicare in Piemonte e riesce, con la sua dialettica e oratoria, a farsi numerosi seguaci finchè non si conquista, anche lì, l’ostilità dei gesuiti che lo espellono dalla regione. Si reca quindi in diverse città italiane per continuare a predicare. La sua fama cresce di città in città. Parla di valori cristiani ma anche di patriottismo, finchè questi argomenti, pericolosi per la chiesa di allora, non arrivano anche alle orecchie del nuovo pontefice Pio IX il quale lo costringe a smettere di esercitare il suo ministero confinandolo in carcere a Parma. Predicando in carcere, tuttavia, riesce a convertire moltissimi detenuti. Successivamente, liberato, si reca ad Ancona dove in seguito ad un lungo discorso pubblico, in cui fece una violenta critica al papato, venne di nuovo messo in carcere. La sua fama di rivoluzionario la conquista nella città eterna dove, recatosi lì sempre Alessandro Gavazzi per fini di predicazione, i suoi discorsi sul patriottismo e sull’idea di nazione galvanizzano le folle rivoluzionarie della capitale. Fu lui che celebrò l’orazione funebre in favore dei patrioti caduti a Milano durante l’insurrezione. A Roma divenne ben presto un simbolo: celebre la sua immagine con la tunica nera da prete e la coccarda tricolore sul petto. Inizialmente piacque tanto anche al papa Pio IX il quale lo incitò perchè continuasse a tenere discorsi ed arringhe a favore dei patrioti italiani contro gli invasori austriaci. Ben presto divenne invece un personaggio molto scomodo per la chiesa. Parlava spesso, ed anche molto chiaramente, della corruzione nel clero romano. Venne arrestato in segreto a Roma e condotto a Corneto, una prigione ecclesiastica. L’intera città di Roma scese in piazza contro l’arresto di padre Gavazzi ed il papa fu così costretto ad ordinarne la scarcerazione e fuggire da Roma per scampare alla folla inferocita. Era il periodo della Repubblica Romana e Gavazzi fu riconfermato dallo stesso Garibaldi cappellano del “Battaglione italiano della morte”. In quel periodo Gavazzi lottò al fianco del generale Giuseppe Garibaldi con- tro le truppe francesi che volevano insediarsi a Roma. I francesi ebbero la meglio ed il generale Oudinot gli concesse di espatriare all’estero. Tornò in Italia nel ‘59 per seguire di nuovo Garibaldi, e stavolta nell’impresa dei Mille. Intanto all’estero entrò in contatto con le altre realtà cristiane e si avvicinò a quella evangelica anche se la sua conversione ufficiale al protestantesimo ebbe luogo in Italia: fondò infatti a Firenze nel 1870 la Chiesa libera evangelica italiana. Oggi Alessandro Gavazzi è sepolto nel cimitero protestante di Roma. In una delle sue conferenze in America, quasi tutte contro il papato, affermò: “Ritengo di aver avuto tutto ciò che può desiderare un uomo prima di morire. Ho visto tante delle mie speranze realizzate: l’indipendenza dell’Italia, l’unità d’Italia, la libertà di Roma. Mi è stato permesso di ritornare nella città eterna e predicarvi il libero Evangelo nelle sue strade. Così tanti dei miei sogni si sono realizzati che non dispero più di nulla“. CAMPO DE FIORI E SU FACEBOOK Tieniti aggiornato su tutte le novità e le iniziative della rivista che ami di più!!! Richiedi la nostra amicizia...anche dal nostro sito www.campodefiori.biz Campo de’ fiori 16 Ecologia e Ambiente Parchi Nazionali d’Italia: quali e quanti sono? C di Giovanni Francola hi di noi nel periodo della scuola o in qualunque altra occasione non ha visitato un parco nazionale, o tanto meno ha sentito parlare di queste aree naturali protette? I parchi nazionali italiani sono 24, e sono iscritti nell’elenco ufficiale delle aree protette (EUAP). Per essere riconosciuti tali, però, devono avere delle caratteristiche ben precise: contenere una o più ecosistemi intatti, o formazioni biologiche, geologiche, geomorfologiche, d’interesse nazionale ed internazionale; devono racchiudere dei valori culturali, naturalistici, scientifici, ecc, da giustificare l’intervento anche dello Stato per la loro conservazione. Possiamo elencarli in quattro ordini: al primo i parchi storici, al secondo i parchi istituiti negli anni ottanta, al terzo i parchi istituiti negli anni novanta e infine quelli istituiti negli anni duemila. Il primo parco storico d’Italia è stato il parco nazionale del Gran Paradiso (anno 1922), a seguire: parco nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise ((fino al 2001 nominato Parco nazionale d’Abruzzo), parco nazionale del Circeo (1934), parco nazionale dello Stelvio (1935), dopo di che il parco nazionale della Calabria (1968), per poi diventare parco nazionale della Sila, e poi ancora parco nazionale dell’Aspromonte. L’unico parco istituito negli anni ottanta è il parco nazionale dell’Aspromonte (1989), mentre i parchi istituiti negli anni novanta sono: parco nazionale delle Dolomiti, parco nazionale del Gran Sasso e monti della Laga, il parco nazionale del Cilento, il parco nazionale della Majella, parco nazionale del Gargano (1991), parco nazionale della Val Grande, parco nazionale del Pollino (uno dei più estesi d’Italia), parco nazionale delle foreste Casentinesi, il parco nazionale dei Monti Sibillini, parco nazionale Arcipelago di La Maddalena, parco nazionale del Vesuvio, parco nazionale Arcipelago Toscano, parco nazionale dell’Asinara (1997), parco nazionale del Golfo di Orosei e del Gennargentu, parco nazionale delle Cinque Terre (1999). Infine ci sono quelli istituiti più recentemente negli anni duemila: il parco nazionale dell’Appennino Tosco Emiliano, il parco nazionale della Sila, parco nazionale dell’Alta Murgia, per concludere il parco nazionale dell’Appennino Lucano- Val d’Agri- Lagonegrese (2007). In queste aree così particolari e naturali che coprono circa una superficie di 1.500.000 ettari pari al 6% del territorio nazio- nale, sono racchiusi appunto dei valori così educativi e ricreativi che fanno ben pensare di quanta tutela abbiano bisogno. Occorre custodire equilibri e unicità territoriali. Credo quindi che sta ad ogni uno di noi, cittadini, visitatori, o semplicemente amanti di questi luoghi, conoscerli e condividerli e soprattutto conservarli integralmente per garantire alle prossime generazioni questo immenso valore. Campo de’ fiori 18 LUCIA MARIA GIRELLI RONCIGLIONE NEL CUORE F elicemente in pensione, dopo una vita trascorsa fra i banchi del liceo come maestra di vita, Lucia Maria Girelli è stata di recente invitata dal sindaco di Caprarola a ridi Roberto presentare il suo ‘Perdèco e Ragone Agnese’ al Palazzo della Cultura. Ho voluto incontrarla per perfezionare la conoscenza di questa elegante signora che a Ronciglione, e non solo, è un punto di riferimento per chi ama la cultura. “Perdèco e Agnese… questo soggetto era stato già messo in cantiere ed eravamo arrivati ad una buona fase di studio preliminare. Quando avremmo dovuto arrivare alla pubblicazione, c’è stato un cambio di amministrazione e la sovvenzione promessa non è stata più elargita. La mia collega della scuola elementare aveva fatto insieme agli alunni un lavoro eccezionale di catalogazione e ricerca di storia locale. Avevamo anche stampato i manifesti per una mostra al Castello, nella quale parlavamo di un libro che non c’era. Quando poi mi hanno voluta presidente dell’Istituzione Biblioteca ho deciso di riprendere il progetto e mettere in cantiere tutte le opere che ruotano attorno a Ronciglione, creando una collana editoriale, (Le Stamperie ndr), un progetto ambizioso e culturalmente qualificante. Ho interpellato il prof. Mariti, che ha collaborato subito. Ci ha fatto aspettare due anni, forse più, poi l’opera è stata data alle stampe ed è venuto fuori un gioiellino editoriale molto raffinato. (La Giudiata ndr). Nel frattempo ho dovuto preparare la seconda opera per la collana. Avevamo dei problemi legati al denaro, bisognava stringere, stringere, stringere, ed è stata una cosa terribile. Pensavamo di fare una copia anastatica e non è stato possibile, perché il testo era tutto macchiato e quindi sarebbe stato illeggibile. Perciò con la santa pazienza l’ho dovuto ricopiare tutto, dalla a alla zeta. Bene o male sono arrivata alla fine con un piacere e un divertimento insospettabili. Il problema è stato, sembra assurdo dirlo, come sempre, reperire i fondi. Qui c’è voluta la bravura di Silvano Boldrini perché io non avrei concluso nulla neanche questa volta. Devo ringraziare Spada che ha fatto un preventivo eccezionale perché bene o male lui ha avuto un ritorno di immagine. Il grande Silvano ha incominciato a bussare a tutte le porte, lui sa anche come si fa, e questo è fondamentale. Prima il Comune, poi la Pro Loco, poi la mamma Cassa Rurale, perché se non ci fosse stato questo Ente, per certi aspetti benefico anche nei confronti di tutto il territorio, non avremmo fatto niente. Devo dire che sono rammaricata nei confronti del Comune di Ronciglione, a cui abbiamo lasciato un modesto numero di volumi, perché so che ha speso una cifra considerevole per organizzare lo spettacolo musicale sui favolosi Anni Sessanta. Lo spettacolo è costato parecchio, il libro sarebbe costato la decima parte. Bisogna guardare alle scelte che vengono operate, purtroppo sulla cultura non punta nessuno, e non ci si rende conto che un testo, buono o cattivo che sia, rimarrà per sempre, e qualcuno che verrà dopo di me potrà dire: ”Guarda un po’ questa che aveva fatto!” e si trova in mano un’opera scritta centocinquant’anni prima. In giro ci sono tante pessime cose, per carità, ma poi alla fine ci sarà una selezione naturale. Ci sono delle opere pubblicate in passato anche per il Centro Ricerche e Studi che rivedendole oggi sono un vero guazzabuglio; ciò non toglie che va ai loro autori il grande merito d’aver conservato queste testimonianze. Il libro più completo sulla storia locale l’ha fatto un sacerdote di grande cultura, don Baduino Bedini, perché lui ha avuto il coraggio di raccogliere tutto quello che è riuscito a trovare, l’ha catalogato, l’ha sistemato, ha dato l’input a tutti gli altri che sono venuti dopo di lui per fare lavori analoghi, per ampliare, per approfondire, deviare, confutare; è stata un’opera fondamentale. Ho pubblicato bene o male questo libro, scoprendo in me un amore per Ronciglione che non credevo di avere così forte, dato che non ho mai partecipato tanto alla vita del paese. Però, come ho già detto, Ronciglione è uno strano paese, dove la gente non si ama. All’inizio c’è questa accoglienza nei confronti del forestiero, questo ‘volemose bene’, seguita poi da uno stacco, quasi una presunta superiorità. Siamo stati sempre all’avanguardia, anni avanti sugli altri, poi di botto ci siamo svegliati e abbiamo visto che gli altri ci avevano di gran lunga superati. Le dico una cosa che non è un aneddoto. Quando i ragazzi di Caprarola dovevano venire a Ronciglione, si cambiavano d’abito. Ronciglione era una cittadina, c’erano negozi che da altre parti se li sognavano. Qui c’era tutto, dalla stazione, alla pretura, all’ospedale eccellentissimo; per ogni cosa bisognava venire a Ronciglione. Pian piano abbiamo incominciato ad abbandonare tutto, ci siamo crogiolati sul nostro glorioso passato e abbiamo fatto la fine dell’Impero Romano. Comunque, anche in questi momenti di sofferenza economica continuiamo a parlare di poesia, di letteratura. I miei programmi futuri comprendono la continuazione di questa collana editoriale, alla quale ormai ho preso gusto. Mi ha interpellata una signora di Ronciglione che fra tutte le carabattole della casa materna ha trovato una commedia di autore ronciglionese, di cui avevo già notizia da un diario del notaio Natili, della fine dell’Ottocento, in cui egli riferisce d’aver assistito alla commedia. Quindi, analogamente a quanto è successo con questa signora, cercare di reperire tutte queste cose che circolano nelle nostre case e, al di là del valore che possono avere, lavorarci sopra e riproporle. So che ci sono parecchie opere in circolazione, molto più vetuste, però non so esattamente dove siano i testi, per cui bisognerebbe fare un lavoro di ricerca, andare a Roma, e per me diventa più complicato. E poi, ho anche una famiglia, due figlie, tre nipoti, un giardino, e poi, anche un po’ di tempo per me, per leggere qualcosa che mi piace.” Un sincero grazie a Lucia Maria Girelli per il tempo che mi ha dedicato, e ci auguriamo tutti di poter presto salutare la nascita di una nuova opera, con la passione e l’amore che l’hanno già accompagnata. Buon lavoro, prof! Campo de’ fiori 19 Interessante ricerca di Luca Pesante UN ‘700 DI SESSO, SCANDALI E VIOLENZE A BAGNOREGIO F sono alcuni dei reati cosidetti di misto foro, ovvero che potevano essere giudicati in entrambi i tribunali… su di esse molto influisce il contesto temporale e geografico in cui si compiono i crimini, anche se nel Lazio settentrionale è prevalentemente il tribunale vescovile ad occuparsene”. E’ sorprendente tuttavia scoprire come nel 20% dei processi analizzati nella documentata ricerca di Luca Pesante, i protagonisti siano canonici, diaconi e sacerdoti, sorpresi a peccare con donne, nell’ambito di relazioni tutt’altro che occasionali e dalla chiara fisionomia dell’adulterio e del concubinato. Fa rimanere basiti il cosidetto Sollicitatio ad turpia “un delitto che più di altri inquieta le autorità ecclesiastiche, perché commesso durante la somministrazione d’un sacramento. Per il sacerdote l’occasione principale di entrare in contatto con una donna è difatti la confessione, mediante la quale si crea un rapporto tanto intimo da andare oltre il compito spirituale e cedere invece alle pulsioni sessuali”. Sarebbe comunque riduttivo parlare soltanto dei reati commessi da gente di chiesa, che il saggio considera molti casi legati al mondo contadino e a quello che vede per protagonisti artigiani o piccoli commercianti. I documenti presi in esame dall’autore sono in numero di 38 e vanno dal 1701 al 1797. Ogni atto processuale aveva ovviamente inizio con una denuncia, che poteva anche essere anonima, a cui seguiva l’iter della convocazione dei testimoni logicamente all’insaputa dell’imputato che solo in un secondo tempo veniva chiamato a rispondere dei suoi reati al tribunale ecclesiastico. Tra i periti, gli esperti e i giudici, desta non poca meraviglia la Adolf Ulrich Wertmuller (1751 – 1811). presenza, se il caso lo richieda, Danae And The Shower Of Gold delle “mammane” convocate per a quasi sensazione scoprire come nel Settecento, che è l’età dei Lumi, cioè dei Voltaire, dei Rousseau, dei Diderot e, per parte itadi Secondiano liana, dei Beccaria, dei Zeroli Verri e dei Filangieri, come appunto in questo secolo così prodigiosamente innovatore e “ moderno”, in una piccola realtà della Tuscia, segnatamente a Bagnoregio, si compiano tanti misfatti di natura sessuale, come stupri, sodomia, violenze sui minori. E’ quanto si evince sfogliando la bella ricerca di Luca Pesante, giovane storico del posto, che avendo potuto accedere ai documenti dell’archivio della Curia di Bagnoregio, ha estrapolato un materiale oltremodo interessante e che ci mostra come in quel secolo fosse così facile trovare casi di malaffare legati alla sfera sessuale. Il titolo del volume è: “AMOROSI COLPEVOLI – Sesso, scandali e violenze in una comunità rurale del Settecento”. L’autore, molto opportunamente, mette subito in luce, il frequente conflitto tra la giustizia secolare (del Governo) e quella ecclesiastica e questo soprattutto nei casi in cui al centro della vicenda sessuale si trovano preti o monaci. “Stupro, adulterio, incesto e concubinato accertare l’avvenuta deflorazione d’una vergine o una eventuale gravidanza. I documenti processuali sono scritti in un volgare talvolta molto colorito e quasi mai si nota la presenza d’un correttore; per rendersene conto basta leggere la deposizione di Chiara, una pastorella di appena otto anni, stuprata nel 1767 da un bagnorese che risponde al nome di Domenico Leonardi: “mi prese per un braccio e mi condusse dentro ad una grotta, alla quale gionto, mi buttò in terra e mi pose il sinale sopra la testa e alzandomi la veste e camiscia si gittò sopra il mio corpo e co gran forza e violenza, sciogliendosi i calzoni ... omissis (ndr non abbiamo ritenuto opportuno riportare parte della testimonianza per la crudezza dei termini usati) sentendo io un gran dolore stando sopra di me molto tempo, movendosi e rimenandosi sopra di me e io allora piangevo”. Uno stupro che più chiaro di così non si potrebbe descrivere! 20 Campo de’ fiori OMICIDIO DI NAPOLI-SECONDIGLIANO: UN SOLO COLPEVOLE? del Prof. Sergio Funicello e dell’Avv. Margherita Corriere Ndr: Il 15 Maggio 2015 Giulio Murolo ha ucciso 4 persone e ferito altre 6 sparando dal balcone della sua casa in via Napoli a Capodimonte, nel quartiere Secondigliano. Duplice omicidio volontario è il reato relativo alla morte di Luigi Murolo e Concetta Uliano, rispettivamente il fratello di 52 anni e la cognata di 51 anni; il reato di strage riguarda gli altri due omicidi, il tenente della Polizia municipale Francesco Bruner, 60 anni, e Luigi Cantone, 59 anni, colpito mentre era in strada a bordo del suo scooter, e i 6 feriti. Oltre alle armi detenute legalmente, l’infermiere possedeva anche un Kalashnikov e due machete. Il 48enne ora dove rispondere anche di detenzione illegale di arma e ricettazione. Il folle gesto sembrerebbe essere scaturito da una vecchia ruggine con i parenti, vicini di casa. I fatti accaduti a Napoli-Secondigliano, che hanno portato alla morte per omicidio di quattro persone e al ferimento di altre sei, sono indicativi di un interesse nullo da parte della politica per quanto alla detenzione ed uso di armi. Abbiamo persone in possesso di veri e propri arsenali, anche se solo per diletto, la cui mente, pur essendo malata, non è visibile come tale all’esterno. Abbiamo una legislazione permissiva a riguardo che privilegia l’aspetto pecuniario: si deve pagare un ticket (nel Lazio) di 14.46 euro ed una marca da bollo se per uso sportivo o difesa personale e chiede di soddisfare aspetti base quali un documento di riconoscimento. Da un punto di vista di idoneità medica? Poco e niente. Basterà infatti un certificato anamnestico redatto dal medico curante che si limita a fare una cronistoria delle patologie a lui conosciute o a lui riferite dal soggetto in campo internistico, psichiatrico. Ovviamente, ripeto, in base a quello che sa e che il paziente gli ha permesso di sapere. Perché il caso di Napoli è importantissimo e diverso da tutti gli altri? La differenza è nella professione dell’assassino: INFERMIERE, cioè una categoria di lavoratori più che eccellenti, che dovrebbero essere più che razionali e tolleranti. Ad una categoria che, come intersecherò nell’articolo dell’avvocato Corriere, è a contatto di medici e, forse, psichiatri e neurologi anche quotidianamente. Affermo ciò perché la valutazione psichiatrica non è semplice e non può mai essere affidata ad un medico generico, e con questo termine comprendo tutte le persone non specialiste in psichiatria, psicologia clinica, neurologia (in parte) o psicoterapeutici non medici, ma psicologi. Ad essere sinceri anche le ultime categorie sono escludibili nei fatti di Napoli non perché non valide, ma perché per una diagnosi psichiatrica deve esserci anche una congruità temporale che evidentemente non è presente nella sporadicità di incontri fatti di buongiorno, buonasera et similia, mentre necessiterebbe di un tot numero di incontri e della somministrazione di test importanti quali il Roscharc, capaci di evidenziare aspetti patologici a volte sconosciuti allo stesso richiedente. Qui non parliamo di medici ignoranti cui può essere addebitata una parte di colpa, ma di una legislazione stupida fatta da legislatori ciechi o gravemente ipovedenti. Come leggerete, ve lo farò notare, nella parte scritta dall’avvocato Margherita Corriere, che è una professionista di alto spessore e non una opinionista buona per tutti gli argomenti che vadano dalla cucina al terremoto, ci si affida a competenze dell’immediato o dell’occasionale. Per cui l’autorizzazione si potrà sospendere o togliere a soggetti che coinvolti in fatti violenti abbiano dimostrato di non essere affidabili, insomma che abbiano fallito ai test della vita e se la vittima dovesse essersela cavata tanto meglio, se dovesse essere morta... una bella corona di fiori e la TV, in attesa che tutto venga dimenticato in una sorta di eduardiana “adda passà a nuttata” e poi alla prossima ...si replica. Nel disquisire dei controlli medici ho scritto del certificato anamnestico, ma in realtà vi è anche quello oculistico, per valutare il grado di rifrazione delle lenti con visus normale e corretto. Finalità? Che faccia centro a caccia o in altre occasioni. La licenza di porto d’armi - è l’avvocato Corriere che scrive - non costituisce una mera autorizzazione di Polizia ma assume contenuto permissivo in deroga al generale divieto di portare armi sancito dall’art. 699 c.p. e dall’art. 4 c. 1 Legge 110/1975. In particolare, il Consiglio di Stato, sezione VI, con la sentenza n. 3758/2011 e sezione III con la sentenza n. 3819/2011 ha confermato, rispettivamente, le pronunce dei Tribunali amministrativi della Sezione autonoma della Provincia di Bolzano e della Sezione Puglia Bari. Con la prima decisione, il Consiglio di Stato, a seguito del giudizio promosso avverso il decreto del Tribunale amministrativo della Provincia Autonoma di Bolzano che confermava la revoca della licenza di porto d’armi per uso caccia, enuncia sinteticamente gli indirizzi cui è giunta la giurisprudenza riguardo al potere del Prefetto di vietare la detenzione di armi e munizioni e al potere del Questore di revocare la licenza del porto di fucile ad uso caccia. Ecco quali sono gli indirizzi:il porto d’armi non costituisce un diritto assoluto ma rappresenta un’eccezione al normale divieto di portararmi, consentita soltanto se vi è la completa sicurezza del loro “buon uso”. A questo proposito io, medico legale, devo precisare una cosa: chi e come si decide la completa sicurezza del loro buon uso? Continua l’avvocato: l’autorità amministrativa compie al riguardo un giudizio sintetico-valutativo relativo al complesso della condotta di vita dell’interessato, concernente l’osservanza sia delle comuni regole di convivenza sociale che dei precetti giuridici a salvaguardia dei valori fondamentali dell’ordinamento, così che non emergano circostanze da cui si possa dedurre la pericolosità di chi richiede l’autorizzazione e la possibilità di abuso dell’arma. Medico legale: ripeto e su quali basi? Neanche un sacerdote, i fatti recenti ce lo dimostrano, è garanzia assoluta e non potrebbe essere diversamente. Atteso il carattere preventivo della valutazione, sussiste un’ampia discrezionalità dell’Amministrazione riguardo all’affidabilità del titolare della licenza, non ancorata alla sussistenza di un quadro probatorio che richieda certezza o rilevante e qualificata probabilità, essendo sufficiente l’esistenza di elementi indiziari sulla mera probabilità di un abuso dell’arma o su un’insufficiente capacità di dominio dei propri impulsi ed emozioni. Medico legale: gli elementi indiziari devono essere collegati ad una sospetto di delitto e la loro certezza a delitto avvenuto, ma esiste sempre, ahimè, una prima volta Spetta all’autorità di Pubblica Sicurezza una valutazione prognostica circa l’affidamento dato dall’interessato sull’uso delle armi. Nel caso esaminato dal Consiglio Di Stato, il ricorrente aveva aggredito una donna “prendendola per il collo, sbattendola su un tavolo in legno e buttandola per terra”. A nulla è valsa la remissione di querela, poiché sia il Tribunale di primo grado che il Consiglio di Stato hanno ritenuto che, indipendentemente dalla remissione della querela, non essendo affatto richiesto il grado di certezza proprio dell’accertamento penale, sussistevano elementi indiziari idonei alla revoca, poiché indicativi di comportamenti incompatibili con la completa sicurezza del “buon uso” dell’arma e invece significativi di una personalità incapace di controllare i propri impulsi ed emozioni. Per uso personale, invece, da parte di Tizio, veniva richiesta la licenza di porto d’armi; ricevuto il diniego, Tizio proponeva ricorso. Nel confermare il diniego, il Consiglio di Stato ribadisce “l’eccezionalità dell’autorizzazione in questione, giacché l’autotutela non può essere consentita se non nei casi di estrema necessità, in cui il bisogno prospettato non possa essere altrimenti soddisfatto”. Il Consiglio di Stato puntualizza che la licenza non costituisce una mera autorizzazione di polizia che rimuove il limite ad una situazione giuridica soggettiva, ma assume contenuto permissivo in deroga al generale divieto di portare armi sancito dall’art. 699 c.p. e dall’art. 4 c. 1 della Legge 110/75. Pertanto, secondo la consolidata giurisprudenza amministrativa, “l’atto autorizzatorio può intervenire soltanto in presenza di condizioni di perfetta e completa sicurezza ed a prevenzione di ogni possibile vulnus all’incolumità di terzi”. Medico legale: “con questa legislazione mi pare del tutto insufficiente l’affermazione” completa sicurezza” anzi la definirei, a dir poco, presuntuosa. Non sussiste, dunque,“diritto” al porto d’armi, ma solo un’autorizzazione “eccezionale”. Medico legale: come la giri o come la volti la valutazione è demenziale dall’inizio e cerca di nascondere le sue falle in maniera che non so se definire birbantesca o fanciullesca. Inutile anche scaricare le colpe sulla magistratura che non ha nel suo DNA la formazione delle leggi, ma la loro semplice applicazione o l’indicazione su come impostate al potere politico (anche se un grido di dolore potrebbe lanciarlo ogni tanto). Il potere politico di una nazione, tra i maggiori venditori d’armi al mondo, che rinnega se stessa è di questa classe politica che, spesso, vende se stessa ed il suo onore fregandosene dei cittadini per un pugno di voti che poi tanto pugno non è e, a volte, non solo voti. D’altra parte le poltrone volano verso i servi dei potenti e le leggi dimostrano l’ignoranza degli stessi politici e dei loro suddetti servi, che spesso si tramutano in consiglieri o utili idioti. Su questa gente dovrà calare le tenebre prima o poi... o no? MARGHERITA CORRIERE [email protected] SERGIO FUNICELLO [email protected] Campo de’ fiori 22 LA RAGAZZA DEL DIPINTO - BELLE I nghilterra del XVIII secolo: Dido Elizabeth Belle è la figlia naturale che un ammiraglio della di Catello Royal Navy ha Masullo avuto con una schiava caraibica. Alla morte della madre, il padre, la riconosce e la porta a casa di suo zio, l’aristocratico Lord Mansfield, primo magistrato del regno. Belle è educata secondo le regole dell’aristocrazia inglese, ma il colore della pelle le impone delle mortificanti limitazioni... Ispirato alla vera storia di Dido Elizabeth Belle. Opera seconda della regista londinese di origini ganesi, Amma Asante, dopo il pluripremiato A Way of Life (2004). Il suo punto di vista di donna di colore di origini africane, ma educata in Inghilterra, è prezioso nella costruzione del film. Che racconta un periodo cruciale per l’evoluzione della legislazione della Gran Bretagna nei confronti dello schiavismo. Come ci fa capire (e scoprire) il racconto, in sotto testo, del massacro della Zong, nave negriera i cui membri dell’equipaggio, nel 1781, gettarono in mare 142 schiavi incatenati per ottenere il risarcimento dall’assicurazione. Il film analizza con attenzione e verosimiglianza anche i pregiudizi razziali che pervadevano la società inglese dell’epoca. Ben evidenziati dal divieto a partecipare alle cene della famiglia quando c’erano ospiti di riguardo. E dal fatto che Belle diventa un partito attraente solo quando riceve una lauta eredità. Il film è di scuola inglese. Linguaggio classico. Grande cura della ricostruzione. Attori superlativi. Che ne fanno un film avvincente, palpitante, coinvolgente. TITOLO: LA RAGAZZA DEL DIPINTO – BELLE (BELLE) REGIA: Amma Asante SCENEGGIATURA: Misan Sagay INTERPRETI PRINCIPALI: PERSONAGGI INTERPRETI DOPPIATORI DIDO ELIZABETH BELLE Gugu Mbatha-Raw ALESSIA AMENDOLA WILLIAM MURRAY, LORD MANSFIELD Tom Wilkinson FRANCO ZUCCA LADY MANSFIELD Emily Watson CHIARA COLIZZI JOHN DAVINIER Sam Reid MASSIMILIANO MANFREDI LADY ASHFORD Miranda Richardson LADY MARY MURRAY Penelope Wilton SIR JOHN LINDSAY Matthew Goode LADY ELIZABETH MURRAY Sarah Gadon JAMES ASHFORD Tom Felton LORD ASHFORD Alex Jennings OLIVER ASHFORD James Norton MR. VAUGHAN James Northcote MABEL Bethan Mary-James PRODUZIONE: DJ FILMS, FOX SEARCHLIGHT PICTURES, ISLE OF MAN FILM, PINEWOOD PICTURES, BFI, HEAD GEAR FILMS, METROL TECHNOLOGY ORIGINE: GRAN BRETAGNA DISTRIBUZIONE: 20TH CENTURY FOX ITALIA (2014) DURATA: 104’ SOGGETTO: DRAMMATICO FRASI DAL CINEMA “Ragazze, vorreste smettere di urlare?sembrate delle francesi!”. (Penelope Wilton a Belle ed Elizabeth da piccole). “Quindi aspirate alla magistratura? Si, ambisco a poter fare le leggi e ad applicarle. Solo così potrò cambiare il mondo... voglio dire, renderlo un posto migliore!”. (Tom Wilkinson e Sam Reid). “Giustizia sia fatta, dovesse cadere il paradiso!”. (Tom Wilkinson a Sam Reid). “Non abbiamo alcuna speranza... nessuna possibilità di lavorare per mantenerci, siamo proprietà degli uomini!”. (Sarah Gadon a Gugu Mbatha-Raw). “Io non ho mai rotto le regole! Hai semplicemente acquisito il potere di farne di nuove!”. (Tom Wilkinson ed Emily Watson ). VALUTAZIONE SINTETICA (in decimi): 7/7.5 Leggenda: CAPOLAVORO: 10 DA NON PERDERE: 8 DISCRETO : 6 DA EVITARE: meno di 6 DA EVITARE: meno di 6 Campo de’ fiori 23 Langolo del Collezionista Super… Fumetti!! H o imparato a leggere grazie ai fumetti, ma uno dei primi ricordi più nitidi della mia infanzia è legato all’odore degli albi, il di profumo della carta, delLetizia Chilelli l’inchiostro mi accompagna da sempre, sebbene, ad essere sincera, anche il buon odore dei fumetti non è più quello di una volta! Ricordo ancora i vecchi almanacchi di Paperino, dove le pagine erano in bianco e nero alternate a quelle colorate...i colori erano pastello acceso, la carta non era patinata e il suono frusciante delle pagine accompagnava ritmicamente il movimento del viso immerso nella lettura, ma la cosa che più mi catturava era, appunto, l’odore inebriante della carta appena stampata che sapeva di inchiostro, cartoncino asciugato al sole, colori e infanzia... a pensarci bene, parafrasando le parole di Carlos Ruiz Zafón potrei dire che leggere un fumetto, per me è come entrare nella libreria e aspirare quel profumo di carta e magia che inspiegabilmente a nessuno è ancora venuto in mente di imbottigliare. I primi fumetti moderni vengono stampati tra il 1827 e il 1829 quando a Rudolphe Töpffer venne l’idea di due volumi, il primo, quello del 1827 intitolato Historie de Mr. Vieux-Bois e il secondo edito due anni dopo, il De Festus. Ma il vero ideatore di quella che poi diventerà la vera e propria industria del fumetto fu uno statunitense Richard Felton Outcault che nel 1894 divenne il “papà” di un bambino vestito di giallo: “Yellow Kid” (in realtà il debutto del “piccolino” avvenne in bianco e nero, la maglia diventò gialla appena un anno dopo). Le battute pronunciate dal protagonista non erano inserite nelle classiche nuvolette, in gergo fumettistico balloon, ma “stampate”sulla sua esagerata maglia gialla. Si adottò l’uso della nuvoletta intorno al 1896. Di tempo ne è passato molto, ed i fumetti hanno fatto tanta strada: dalle famose “strisce” sui giornali nei giorni feriali, alla comparsa su quelli festivi, dai fumetti a puntate agli albi, dalle serie fino alle più moderne graphic novel (una sorta di romanzo a fumetti con un inizio ed una fine e non necessariamente legata ad una serie). In Italia la nascita del primo fumetto Italiano per eccellenza si festeggia il 27 Dicembre del 1908, in questa data esce il primo numero del Corriere dei Piccoli, supplemento domenicale del Corriere della Sera, non sono presenti le già citate nuvolette, ma delle strofe poste sotto le vignette, di ottonari a rima baciata, i più ricorderanno “Qui comincia l’avventura del Signor Bonaventura”, che verranno stampate fino alla fine degli anni Settanta. Il primo personaggio italiano, nasce dalla fantasia di Attilio Mussino, nel 1908, ed è il negretto Bilbolbul, mentre nel 1910 si assiste alla comparsa di Quadratino creato da Antonio Rubino, non possiamo non citare (ma solo per indicare i più famosi, visto la lunga serie), nel 1948, il famosissimo Tex Willer di Gianluigi Bonelli; nel 1962 Diabolik delle meravigliose sorelle Giussani; nel 1967, creati da Bonvi, al secolo Franco Bonvicini, gli Sturmtruppen; nel 1973 Lupo Alberto di Silver; nel 1982 il Detective dell’impossibile: Martin Mystére e nel 1986 dalla mente di Tiziano Sclavi, la nascita di uno dei personaggi più amati in assoluto: Dylan Dog Ma parlando di collezionismo non posso non elencare i tre fumetti più costosi e rari del mondo: 1. al primo posto troviamo l’Action Comics # 1, ovvero il primo albo di avventure di Superman, che venne pubblicato negli anni del Secondo Conflitto Mondiale. Il valore di questo “tesoro” si attesta intorno al 1.000.000/1.200.000 euro, nel 2011 è stato battuto all’asta per 2,16 milioni di dollari. E’ in assoluto il fumetto Dr Comics più raro e più costoso del pianeta; 2. il secondo posto con un valore che varia dai 900.000 al 1.000.000 di euro è per un fumetto sul quale ha debuttato un altro supereroe: Detective Comics # 27 meglio conosciuto come Batman, anche questo pubblicato durante la Seconda Guerra Mondiale; 3. al terzo posto si piazza il primo fumetto dedicato ad un solo personaggio, ed è proprio questo che lo rende raro e costoso, è Superman # 1, edito nel 1939, il valore oscilla tra i 500.000 e i 650.000 euro. Prima di chiudere, una piccola considerazione, come avrete letto tutti i Super fumetti di cui abbiamo parlato si riferiscono a Supereroi, perché? Beh, la risposta è molto semplice e ce la fornisce nel film Spider-Man 2 la zia del mio Supereroe preferito, zia May e l’eroe in questione è l’Uomo Ragno: “Le persone acclamano gli eroi, gridano i loro nomi e anni dopo racconteranno di come sono stati per ore e ore sotto la pioggia solo per dare una fuggevole occhiata a colui che gli insegnò a tener duro solo un attimo di più. A questo servono gli eroi”. (Sitografia: Wikipedia, Siti internet sui Fumetti) Campo de’ fiori 24 OLIO DI PALMA: separare il vero dal falso! Una “guerra” ecologica o una caccia alle streghe “voluta”? I medici sono più preoccupati dal tabacco o dall’eccesso di zuccheri nella nostra alim e n t a z i o n e quotidiana nella quale l’olio di palma è praticamente onnipresente. di Josiane Prodotto principalmente in Marchand Malesia e in Indonesia (90% della produzione Naturopata mondiale), è considerato il meno caro sul mercato. Dal 1981 al 2012, la sua produzione è passata da 7,6 milioni di tonnelate all’anno a più di 53 milioni. Ricco in acidi grassi saturi, è accusato di far aumentare il colesterolo LDL, il colesterolo “cattivo” e di diminuire il colesterolo HDL, quello “buono” e di aumentare, così, i rischi di incidenti cardio-vascolari. Pare non sia così “certo”!!! Non vi sono studi endemiologici che permettano di incriminare quest’olio piuttosto che un altro prodotto idrogenato. Forse le cause dei problemi cardio-vascolari sono anche altri: sedentarietà, eccesso di calorie, consumo eccessivo di tabacco. L’olio di palma viene consumato fin dall’Antichità in Africa e la “bacca” della palma è mangiata da uccelli e roditori (animali intelligenti che non ne mangerebbero se fosse minimamente nociva!) e gli Africani non soffrono di malattie legate a quest’olio (soprattuto cardiovascolari) e consumano regolarmente un piatto tipico della lor cucina chiamato “Salsa bacca” (sauce-graine). Allora, che cosa e a chi credere davvero??? Pericolo o no? Cominciamo dall’inizio. Dove troviamo l’olio di palma? Principalmente in molti prodotti elaborati dall’industria agro alimentare, generalmente indicato come “olio vegetale”: chips, biscotti, latte per lattanti, sardine in scatola, brodo di pollo istantaneo, maionese, cereali, cioccolato, gelati, formaggio grattugiato, piatti pronti, fette biscottate, brioches, salatini... L’industria agro-alimentare consuma più del 70% di olio di palma prodotto nel mondo. In cosmetica, l’olio di palma viene usato nella composizione di saponi solidi unito alla soda caustica, composto denominato “Sodium palmate”. Viene usato anche come agente idratante in certi tipi di creme e nella fabbricazione del Sapone di Marsiglia (sic!). L’industria cosmetica consuma il 23% dell’olio di plama prodotto nel mondo. L’olio di palma viene inoltre e infine utilizzato nella produzione di un carburante: il “Bio Diesel” ma non viene molto diffuso poiché di bassa qualità. Da dove proviene? Da un albero, la Palma da olio che dà frutti 2 volte al mese, tutto l’anno, per 25-35 anni. Nei paesi tropicali il rendimento arriva fino a 7.250 kg di olio a ettaro all’anno. E’ la principale causa del boom di produzione unita al debole costo della mano d‘opera: + 8% all’anno da 10 anni a questa parte e continua ad aumentare! OLIO DI PALMA= CATASTROFE ECOLOGICA? Ricchi indonesiani e malesi, con la complicità dei propri governi, hanno comprato a basso costo (oppure addirittura “rubato”) centinaia di migliaia di ettari di foresta tropicale primaria che sono stati semplicemente e letteralmente messi a fuoco per piantare poi palme da olio. Ma la coltura della palma da olio non è l’unica responsabile della deforestazione: una gran parte è dovuta alla produzione del legno, delle pasta da carta o di carbone di legno. A parte l’aggravamento dei rigetti di gas ad effetto serra, questa deforestazione riduce l’ambiente di vita di numerose specie tra cui l’orango. Sono 5.000 le grandi scimmie vittime ogni anni di questo sfruttamento. Se non si dovesse intervenire, il 98% delle foreste umide indonesiane, habitat naturale degli orango, sparirà definitivamente nel 2022. Ma... ricordiamoci che non può essere tutto nero o tutto bianco: la coltivazione dell’olio di palma possiede infatti alcuni aspetti positivi. Per piccoli piantatori, ragruppati in cooperative, fornendo il 60% della produzione, questa è un’agricoltura come un’altra e permette loro semplicemente di vivere. 5 milioni di persone dipendono oggi dalla coltura della palma da olio! Torniamo all’alimentazione e ai pericoli creati dal consumo di olio di palma. L’olio di palma è pericoloso per la salute? Non è così semplice. Gli oli vegetali grezzi o raffinati, come l’olio di palma, non sono “veleni”. Sul piano nutrizionale, l’olio di palma grezzo è anche di buona qualità. Contiene 50,1% di acidi grassi saturi(acido plamitico, più acido stearico, più acidi laurico e miristico) , 41% di acidi grassi monoinsaturi (acido oleico praticamente quello dell’olio d’oliva), 11% di acidi grassi polinsaturi (acido linoleico), Vitamina A (10 volte più alto che nella carota) e Vitamina E. Subito dietro all’olio di germe di grano, l’olio di palma contiene la più grande quantità di tocoferoli, antiossidanti contro i radicali liberi. E’ dal momento in cui l’industria agro alimentare comincia a usare l’olio dei palma e a transformarla drasticamente che nascono i fraintendimenti. Nuove abitudini alimentari hanno costretto l’industria ad adattarsi. La materia grassa alimentare ideale deve avere una consistenza solida a temperatura ambiente. Quest’ultima conferisce una migliore tenuta degli alimenti. Senza questa, le barrette di cioccolato fonderebbero in un baleno e i dolcetti non scrocchierebbero... La materia grassa ideale deve anche contribuire a una buona conservazione dell’alimento impedendogli di prendere un odore acre e un sapore sgradevole a contatto con l’aria. Occorre dunque sostituire i buoni acidi grassi insaturi contenuti negli oli vegetali raffinati con acidi grassi saturi. E’ qui che casca l’olio di palma. Ricco in grassi saturi ha molti vantaggi tecnologici, ma ricco in grassi saturi vuol dire anche nefasto per la salute (aumento del colesterolo LDL quando viene consumato in eccesso)! Non demonizziamo però l’olio di palma: ha le proprie qualità, ha i suoi difetti, ha i suoi vantaggi, ha i suoi usi. La conoscenza nutrizionale evolve. Le vecchie idee devono essere riviste e corrette. Vi possono essere molte motivazioni alla stigmatizzazione di quest’olio: - aspetti politici: protezionismo verso altre fonti di olio; - aspetti economici: l’augurio di tassare alimenti ricchi in grassi saturi; - aspetti ecologici: la deforestazione a favore delle piantagioni di palme da olio (ma si potrebbe allora parlare della stessa cosa per la coltivazione della soja o ancora problemi di uso dell’acqua con la coltura del mais); - aspetti commerciali e di marketing da parte di alcuni distributori che hanno voluto staccarsi dalla massa. L’amplificazione delle voci che girano sull’olio di palma ha spinto un certo numero di industriali-di cui non farò i nomi ma sono apparsi in TV recentemente- che non avrebbero voluto sostituire l’olio di palma a doverlo fare, e ciò ha convinto il consumatore che questo fosse nocivissimo! Sfortunatamente, le idee preconcette sono dure a morire: forse ci vorranno decenni per far sparire i pregiudizi. Ripeto: in fatto di alimentazione, il quadro non è mai completamente nero o completamente bianco! State solo un po’ pù attenti, leggete bene le etichette e non fate un consumo eccessivo e smodato di molti...troppi alimenti. Abbiate cura di Voi! A PROPOSITO DELLA RODIOLA... Facendo seguito all’articolo pubblicato sul precedente numero di Campo de’ fiori, la nostra naturopata ci tiene a sottolineare che: per una reale efficacia dell'integratore, controllare bene sulla confezione che venga specificato che l'estratto secco della radice di RODIOLA sia titolato almeno al 3% in rosavin. Se non fosse specificato, è probabile che l'integratore non abbia nessuna utilità. Campo de’ fiori 25 Questo è il periodo migliore per pensare al nostro udito. C del Dott. Stefano Tomassetti on l’avvicinarsi dell’estate si è tutti più propensi a stare fuori e ad incontrare le persone amiche. Ci si riunisce e si scambiano opinioni, a volte divertenti a volte più nervose, sugli eventi che riguardano la nostra vita quotidiana. Queste conversazioni con più persone sono proprio quelle che mettono più in difficoltà chi non sente molto bene. Li si riconosce perché partecipano poco, hanno espressioni in viso che denunciano difficoltà a comprendere di cosa si parla e si avvicinano per ascoltare un po’ di più. Al recente Congresso di Otorinolaringoiatria svoltosi a Roma, a cui hanno partecipato più di 1.000 specialisti provenienti da tutta Italia è stato dichiarato che: “il 20% degli italiani soffre di qualche forma di sor- dità. Un disturbo frequente, ma che oggi si può affrontare con successo.” Quindi, un problema che riguarda più persone di quello che normalmente si pensa. Ma quello che rimane difficile è capire se ci riguarda o meno. Tutti a volte abbiamo la sensazione di non capire correttamente ma la domanda è: quando questo fenomeno è da prendere in seria considerazione? Si parlava al Congresso di come sarebbe utile che già il medico generico chiedesse, meglio se con un preciso questionario, se il proprio paziente cominci ad avere difficoltà di udito e che, dopo aver scoperto chi inizia ad avere qualche problemino, lo avvii ad un test dell’udito più approfondito. Tra i problemi che si riscontrano infatti vi è il troppo tempo che intercorre prima che una persona con difficoltà di udito venga per risolverlo quando è necessario. Più il tempo passa e più il recupero prenderà tempo. Più si avrà necessità di una rieducazione con più fasi. Oggi le soluzioni per udire bene sono molteplici e ognuno, secondo la propria necessità e stile di vita, può trovare soddisfazione. Anche per chi ha abbassamenti di udito molto rilevanti esistono oggi soluzioni fantastiche. Apparecchi piccoli e potenti che agiscono come veri computer sono la realtà. Soluzioni potenti che possono essere inserite anche all’interno del condotto uditivo sono possibili con i nuovi strumenti che i Centri Acustici dispongono. Nuove metodologie di indagine permettono di pronosticare il risultato di un adattamento acustico dal quale si potrà partire per scegliere la soluzione più indicata. Bisogna soltanto avere voglia di stare meglio perché quando si riacquista un buon udito la vita regala molti più sorrisi. Per prenotare un TEST DELL’UDITO GRATUITO o una visita senza impegno telefonate al numero verde 800.11.35.90 e vi sarà indicato il centro a voi più vicino. I nostri centri per l’Udito SENTECH sono iscritti all’albo dei fornitori per le pratiche ASL (invalidi civili) e INAIL (invalidi del lavoro). Coloro che hanno diritto possono inoltrare la richiesta per la fornitura degli apparecchi acustici. 26 Campo de’ fiori Le scuole a Civita Castellana nell’800 I Continua dal n. 123... l 21 dicembre 1911 si discusse l’APPROVAZIONE DELLO STATUTO DELLA SCUOLA D’ARTI E MESTIERI. Erano presenti: ULDERICO MIDOSSI, CIANCARINI EUGEdi Francesca NIO, FEROLDI UGO DE ROSA, Pelinga CRESTONI GIROLAMO, TARQUINI DOMENICO, VASELLI TULLIO, FINESI LUIGI, ENRICO FERRARI, GEMMA GIUSEPPE, BELLONI GEREMIA, FINESI AMEDEO E BALDASSINI UGO. Presiedeva il sindaco ULDERICO MIDOSSI. Il cons.re BALDASSINI chiese che la scuola fosse di utilità per tutte le arti e non soltanto per la ceramica e chiese che nel consiglio di amministrazione della scuola ci fossero un componente come rappresentante delle industrie ceramiche e un secondo membro per le arti e mestieri. Il cons. re FEROLDI chiese che fosse compreso anche l’insegnamento del disegno industriale e ornamentale applicato alla ceramica. Il cons.re FINESI LUIGI chiese che la scuola fosse aperta con ogni sollecitudine, limitando al primo anno l’insegnamento dell’aritmetica, della geometria e del disegno geometrico e ornamentale. Lo statuto fu approvato all’unanimità, aggiungendo all’art. 1 la dicitura “specialmente ogni arte”. Il 17 febbraio 1912 il Presidente comunicò che non poteva dare esecuzione alla delibera del 26/11/ 1910, con la quale era stato deciso di contrarre un mutuo con la Cassa Depositi e Prestiti per l’esecuzione del nuovo edificio scolastico su progetto dell’Ing. Guazzaroni, in base alla legge n.383 del 19/07/1906, con la quale il Ministero della P.I. avrebbe concorso con 1/3 della spesa effettiva computata fino al tetto massimo di £.100.000. La somma rimanente sarebbe stata coperta dal comune con il mutuo citato al tasso d’interesse di 1,90 %. Quanto deliberato non poteva attuarsi in quanto il Ministero P.I. aveva esaurito i fondi a causa di precedenti impegni e stanziamenti di bilancio e si rimandò all’esercizio 1913. Dato che la costruzione del nuovo edificio non poteva più essere rimandata la giunta propose di rinunciare al contributo statale ed eseguire il progetto contraendo con la Cassa DD.PP. un mutuo di £.200.000 senza interessi, in base alla legge n.487 del 04.06.1911 da estinguersi in 30 annualità o rate annuali. Il cons.re FINESI approvò la mozione. Si astennero il FERRARI e il FEROLDI, quest’ultimo contrario perché la costruzione non era necessaria poiché la scuola già esisteva e funzionava bene. Fu approvato comunque a maggioranza: 10 CONTRO 2. Il 2 marzo 1912 si discussero in consiglio comunale gli stanziamenti per la scuola d’arte: £.1.500 il comune, £.5000 l’Amm. Prov. di Viterbo, £.1000/2000 la Camera di Commercio di Viterbo, £.10000 e £.5000 per le spese d’impianto erano concesse, con enorme felicità del consiglio dal Ministero Comm. e Industria, alla nascente scuola. L’intero consiglio si congratulò vivamente con l’Avvocato Midossi per il felice risultato conseguito e ringraziò sentitamente il Ministero per il generoso contributo concesso. Il 24 gennaio 1914 si discussero e si approvarono due delibere: - il sindaco Crestoni Girolamo diede lettura di una lettera dell’Amministrazione della scuola d’arte per ottenere in uso la soppressa Chiesa di San Giorgio, essendo ormai insufficiente la sede di palazzo Andosilla. La direzione chiese, inoltre, che il contributo annuo alla scuola venisse portato dalle attuali £.1500 a £.2500, considerato il profitto che il comune avrebbe ricavato dall’affitto degli appartamenti che potevano ricavarsi nel palazzo medesimo, la giunta accettò la domanda della scuola. Lo stesso Midossi osservò che la concessione di San Giorgio e dell’area annessa serviva a bonificare la zona e a creare un quartiere detto “Città degli Studi”, considerando che liberando palazzo Andosilla si potevano creare case popolari di cui c’era urgente bisogno a Civita Castellana. Il cons.re Feroldi si dichiarò favorevole perché cosi si arricchiva il patrimonio culturale della città, il C.C. deliberò all’unanimità la concessione della Chiesa di San Giorgio e l’aumento di £.1000 dello stanziamento già concesso alla stessa scuola. - CIANCARINI EUGENIO, DEL PRIORE ISIDORO, UGO FEROLDI DE ROSA, VASELLI TULLIO, FINESI LUIGI, ULDERICO MIDOSSI, GEMMA GIUSEPPE, MORICONI AMEDEO, BELLONI GEREMIA, FINESI AMEDEO, BALDASSINI UGO. La giunta viste le delibere consiliari del 22.11.1909 02.03.1910 – visto il R.D. n.9014 sull’istr. Professionale – vista la necessità di coordinare le delibere al detto regolamento approvò con voto unanime che alle delibere citate fosse fatta la seguente aggiunta: “il comune inoltre si obbliga di provvedere alla manutenzione della sede della scuola ed alla fornitura di acqua, di illuminazione e di riscaldamento per tutti i servizi della stessa”. Il 23 Maggio 1914 furono deliberati gli espropri dei terreni per la costruzione dell’edificio scolastico. Sempre il 23 Maggio 1914 si discusse la controversia sorta tra Comune e Capitolo della Curia Vescovile circa la cessione all’Istituto d’Arte della soppressa Chiesa di San Giorgio con apposito parere legale del Prof. Francesco ……. Professore di diritto ecclesiastico alla Regia Università di Roma, che riconobbe al comune il pieno diritto di cedere alla scuola la detta chiesa per motivi culturali e didattici. Comunque il comune pagò alla Curia una rendita annua di £.80. Nel 1914 il consiglio di amministrazione della scuola fece compilare il progetto di ampliamento della Chiesa di San Giorgio dagli Ing. Guazzaroni e Finesi, quest’ultimo di Civita per una spesa prevista di £.50.000 così suddivisa: £.15.000 dai fondi in dotazione alla scuola e £. 35.000 con mutuo da contrarre da parte del comune con la cassa depositi e prestiti per una durata di 35 anni con rate annue, compresi gli interessi, di £. 1.388,45, stante la proprietà al comune dell’immobile. Si approvò all’unanimità. Al 4 febbraio 1915 risale l’approvazione della variante solai edificio scolastico, per la scuola di arte essendo insufficiente palazzo Andosilla vengono utilizzate due navate del’ex chiesa S. Giorgio. Vista la delibera n.2917 del 21.01.1914 e in seconda lettura la delibera n.04.02.1915 n.2918, il comune aveva stipulato il mutuo di £.35.000 per la costruzione del nuovo edificio dell’Istituto Statale d’Arte. Nel 1916 per l’aumento dei prezzi dovuti alla guerra in atto e alla conseguente lievitazione dei prezzi, il costo dell’intervento slittò da £. 50.000 a £. 69.800. Il Midossi, esauriti i fondi della scuola per la realizzazione dei laboratori con lettera al comune del 10 febbraio 1916, chiese che il mutuo a carico del comune venisse portato da £.35.000 a £.70.0000 alle stesse condizioni della precedenti delibere. Il dibattito fu intenso con consiglieri favorevoli al progetto e altri contrari, vista il clima di guerra ed economicamente incerto. Il Conte Feroldi chiese che venisse elaborato un nuovo progetto che prevedeva fasi realizzative più lunghe e si provvedesse soltanto alle immediate necessità. Si respinse la domanda della scuola e si approvò la mozione Feroldi. Il 19 settembre 1916 il comune rivolge un plauso di merito al Prof. Igino MONTINI, sostituto del Prof. Enea ANTONELLI, per la sua breve permanenza nella scuola d’arte dal giugno 1916. Il 16 ottobre 1916, per disaccordi con il Midossi nella conduzione della scuola d’arte, il sindaco Girolamo Crestoni presentò le sue dimissioni da rappresentante del comune nel consiglio di amministrazione dell’I.S.A., ma vennero respinte. Nella stessa seduta si discusse la mozione del consigliere BALDASSINI sul funzionamento della scuola, vista la conclusione dell’a.s. 1915-1916 e su come finanziarla nell’ anno futuro. Il sindaco rispose che non era in grado di dare risposte esaurienti, affermò soltanto che i laboratori non erano ancora pronti perché in corso di costruzione. Il fatto positivo fu il ritorno del Prof. Montini. Il 7 dicembre 1916 il sindaco Crestoni presentò nuovamente la sua richiesta di dimissioni: tenuta contabile e amministrativa errata, lavori di trasformazione di San Giorgio ordinati dal Midossi senza alcuna autorizzazione, e le trasformazioni apportate dallo stesso sul progetto Finesi-Guazzaroni senza discussione preventiva e senza tener conto del parere dei docenti dei laboratori: Montini e De Simone, appalto delle opere a una ditta locale senza controlli e ispezioni causa ultima dei ritardi, ammissione di alunni in possesso della 6^ elementare al 1° corso senza esame di ammissione, docenti nominati senza concorso, il direttore Finesi alle armi ma con lo stipendio della scuola, fornace non ancora pronta, opera davvero meritoria del Montini nonostante le difficoltà descritte, il Baldassini chiese ancora una ispezione ministeriale. Nel 1916 vi furono cinque alunni diplomati ma solo due potevano esercitare l’arte della ceramista: Crestoni Tommaso e Soli Luigi, per avere giovani preparati bisognerà attendere ancora qualche anno. Il 12 febbraio 1917 Guazzaroni presentò al consiglio un nuovo elenco prezzi per le opere edili, il consiglio lo rigettò perché non completo di una accurata relazione integrativa. Il sindaco Crestoni riferì di un incontro avuto con l’ispettore ministeriale dott. Zagarese del ministero della Pubblica Istruzione, responsabile nazionale delle scuole d’arte per la ceramica, al quale erano state esposte le risultanze di cui alla seduta del 7.12.1916 sulla tenuta della scuola d’arte. Avute dall’ispettore rassicurazioni sulla immediata ispezione contabile e tecnica, il consigliere Ugo Baldassini fu nominato rappresentante pro tempore del comune nel consiglio di amministrazione della scuola in attesa delle decisioni del ministero. Il 10 maggio 1917, il sindaco Crestoni informò che dopo l’incontro avuto con il funzionario ministeriale, il Ministero Commercio e Industria aveva inviato a Civita il Cav. Rag. Faccio con il compito di accertare i fatti. In attesa delle risultanze, il sindaco congelò le sua dimissioni. Il 12 ottobre 1917 fu nominata direttrice delle scuole la maestra ANNA MARIA MARZULLO. Continua sul prossimo numero…. Campo de’ fiori 27 SAGGIO SPETTACOLO DI DANZA CLASSICA PER SANTINELLI DANCE ACADEMY E’ il classico appuntamento di fine stagione della Santinelli Dance Academy, la scuola diretta da Paola e Stefania Santinelli nelle due sedi romane, quello che si è svolto al Teatro Orione di Roma di fronte ad una platea gremita in tutti gli ordini di posto. Dopo la prima parte dedicata all’ accademica con musiche di Strauss ed una eccezionale performance delle allieve di Antonella Perazzo, ecco l’appuntamento clou con una coreografia ispirata alla storia di Pinocchio, dove hanno preso parte tutte le allieve di Chiara Chiaretti che ne ha curato i coloratissimi costumi, le musiche e le coreografie. Gli applausi, meritatissimi, hanno dimostrato ampiamente l’apprrzzamento del pubblico. A chiudere lo spettacolo coreografie di Acrodance a cura di Martina Chiriaco ed ospiti due gruppi Hip Hop, giovanissimi premiati più volte quest’anno nelle varie rassegne nazionali, quali “Jo Festival” e “Life Style” di Napoli, guidati da Flavia Gianiorio. Finale a sorpresa quando si è esibito sul palco il capostipite della famiglia Walter Santinelli, presidente FITD, ballando “In the mood” con le figlie Paola e Stefania. Ancora una volta abbiamo assistito ad un esempio, seppur fuori dal professionismo, di spettacolo meritevole e di alto gradimento, con la partecipazione di allieve della stessa scuola. Sandro Alessi PHOTOS BY XPRESS.AGENCY.IT Campo de’ fiori 28 L’angolo del grafologo STORIA DELLA SCRITTURA. PRIMARIE FORME DI SCRITTURE L a prima forma di “scrittura umana”, detta pittografia (da “pictus” = dipinto e “graphia” = scrittura), risale a tempi lontanissimi, circa a 35.000 anni a.C. Considel Prof. steva in una serie d’immaPiero Mecocci gini rozze incise o Grafologo disegnate come le raffigurazioni parietali preistoriche che, col passare degli anni, diventarono figure stilizzate con il solo obiettivo di comunicare qualche cosa. Così, per gli antichi egizi, disegnare un uomo o un animale equivaleva a pronunciarne il nome; ciò evidenzia che il senso era rappresentato in maniera figurata dal segno stesso. Si tratta di disegni senza parole, il cui valore è a volte simbolico e astratto. Per esempio: linee disposte a forma di pettine stavano a indicare l’impronta di una mano; un cerchio indicava il sole; uno zig-zag descriveva il tortuoso cammino di un fiume. Un albero manifestava nient’altro che “albero”, un bue voleva dire soltanto “bue”. In un intervallo relativamente breve la standardizzazione dei significati divenne realtà: il semplice abbozzo di un’alba poteva esprimere “il giorno”, l’arco e le frecce “la caccia”, una forma umana “l’uomo”. I disegni di un periodo successivo sono invece, comunemente, figure schematiche di persone, animali, oggetti, scene di caccia, cerimonie religiose o funebri. Attraverso le immagini, che riproducono sotto forma di disegno e sempre con l’intenzione di trasmettere un messaggio, riusciamo a conoscere gli usi e i costumi di un popolo. I pittogrammi più antichi erano incisi verticalmente, dall’alto verso il basso e da destra a sinistra. Li scorgiamo un po’ dappertutto e il loro significato può essere compreso da tutti. L’uso dei segni pittografici è giunto sino ai giorni nostri, per esempio nella segnaletica stradale. Verso il 3000 a.C. nell’area della civiltà mediterranea, nacque una nuova scrittura. Ogni segno, ideogramma, rappresentava un concetto poiché il disegno era capace di suscitare un’idea. L’oggetto, l’azione, l’idea, iniziavano ad essere rappresentati per mezzo di simboli con funzioni d’ideogrammi. Gli ideogrammi, inizialmente, erano numerosissimi e descrivevano una o più idee riunite in un solo disegno. Solo in un secondo tempo molti segni ebbero una funzione anche fonetica, oltre che ideografica. Questa scrittura fu chiamata ideografica. Se le parole avevano l’intento d’indicare oggetti concreti, il disegno era stilizzato. Per La scrittura geroglifica egizia La cuneiforme usata in Mesopotamia esempio un disco rappresentava il sole, il vento era simboleggiato da una vela rigonfia, e con una brocca s’indicava l’acqua. Un cerchio con un puntino centrale, come pittogramma voleva indicare il SOLE, come ideogramma prendeva il significato di CALORE-LUCE. Se indicavano idee astratte, erano tracciati segni o immagini allusive convenzionali e spesso, segni ed immagini, erano combinati insieme. In seguito, alcuni simboli ideografici furono utilizzati per rappresentare non interi concetti ma sillabe delle parole che esprimevano tali pensieri. Il vantaggio era enorme e costituì un’importante conquista nella comunicazione umana. La scrittura acquisì un carattere fonetico. Si distinguono cinque sistemi di scrittura ideografica e soltanto tre sono state decifrate: – La scrittura geroglifica egizia – La cuneiforme usata in Mesopotamia – La scrittura geroglifica usata in Messico La scrittura geroglifica dell’antico Egitto, era rimasta misteriosa sino al 1799, quando nel corso delle campagne napoleoniche in Egitto, alcuni archeologi francesi scoprirono a Rosetta, un villaggio sulle rive del Nilo, una pietra di basalto detta appunto “stele di rosetta” conservata ora al British Museum. Le iscrizioni che ricoprivano la stele ricordavano l’incoronazione del faraone Tolomeo V, avvenuta nel II secolo a.C., quando egli aveva solo cinque anni. L’iscrizione era ripetuta in tre lingue: in greco, in demotico e in geroglifico. Fu così possibile confrontare i geroglifici egizi con i caratteri noti della lingua greca e svelare il segreto della scrittura Egizia, che era composta da ideogrammi, valori sillabici, alfabetici e determinativi (per determinativo s’intendeva La scrittura geroglifica usata in Messico un ideogramma che era posto davanti ad un altro ideogramma rappresentante un oggetto e indicava la classe tipologica alla quale l’oggetto apparteneva). Nell’antico Egitto esistevano tre tipi di scritture: la geroglifica, che significa “simbolo sacro”. Era la scrittura ufficiale, solenne, incisa su pietra, con numerosi segni tracciati in senso verticale, o in orizzontale, ed era priva di spazi. La scrittura geroglifica egizia, le cui prime testimonianze risalgono al 3000 a.C., fu soppiantata da quella greca e, dal IV secolo d.C. in poi, non se ne hanno più tracce. Era lo scriba a decidere il verso della scrittura secondo le necessità estetiche, per motivi ornamentali e per ragioni di simmetria. Di conseguenza, i geroglifici potevano essere scritti da sinistra verso destra o da destra verso sinistra, in verticale o in orizzontale, disposti in modo tale da evitare spazi vuoti. Come capire allora il verso della scrittura (o della lettura)? Era sufficiente osservare in che direzione “guardavano” i geroglifici rappresentanti figure animate (persone, animali): questi grafemi, infatti, erano sempre rivolti verso l’inizio della scrittura esaminata. Furono i Greci a denominare quel tipo di scrittura “geroglifica” (hieros, sacro; glyphein, scrivere). Era una particolare tipologia d’incisione con unici requisiti di sacralità e per questo era solo ad appannaggio dei sacerdoti. Dalla prima dinastia egiziana (terzo millennio a.C.) fino all’estinzione della civiltà detta “faraonica” (trascrizione moderna del termine egiziano designante l’istituzione monarchica e i sovrani stessi), e per circa cinquemila anni, i geroglifici furono la lingua dei templi utilizzata dai depositari del “sapere”. Se desiderate conoscere la vostra personalità attraverso l’esame della vostra grafia, contattateci ai seguenti indirizzi e-mail: [email protected] - [email protected] La vostra perizia grafica verrà pubblicata gratuitamente e mantenendo l’anonimato, sulle pagine della nostra rivista. Campo de’ fiori 29 Come eravamo A proposito di … leggende “civitoniche” “N assarèno ma valà guarda chi è morto, Poccòni Affelenàti, non lo conosco, defèssere un leccese”. Parlava così nel primo dopoguerra Pietro Lanzi, credi Alessandro monese di nascita Soli trapiantato qui a Civita Castellana, dove era sceso a cercar fortuna e lavoro. Era un vero e proprio personaggio, che appunto nel conservare il suo intercalare lombardo, riusciva a mostrare il suo carattere semplice, schietto e curioso, che negli anni, con battute, fatti e situazioni particolari lo hanno fatto entrare di diritto nella leggenda della nostra cittadina. Io ho avuto la fortuna di conoscerlo e di averlo frequentato in quanto cognato di Nazzareno Ricci (amico di mio padre), di cui aveva sposato la sorella Giovannina imparentandosi di fatto col clan dei Ricci, altri personaggi “molto particolari”. Ma torniamo alla frase iniziale, quando appunto salendo dal ponte Clementino verso Piazza Matteotti insieme al cognato Nazzareno Ricci si fermò davanti ad un manifesto mortuario, che invitava la cittadinanza ed in modo particolare i cacciatori possessori di cani, a prestare attenzione, perché in campagna erano stati posti dei Pietro Lanzi tra i piccioni... senza fucile! Civita Castellana. Anni ‘70. Ristorante Le Ruote - Sassacci. Pietro Lanzi con 4 dei suoi 6 figli. Da sinistra: Luigino, Eraldo, Pietro, Palmiro e Franco. bocconi avvelenati, esche per gli animali nocivi. Nella parte conclusiva della frase, il riferimento a quelli che allora civitonici non erano, cioè i “Leccesi”, saliti da noi per la coltivazione del tabacco nelle aziende agricole locali e che sarebbero divenuti poi, con gli anni, parte integrante nel tessuto sociale della nostra industriosa cittadina. Pietro aveva una famiglia numerosa, infatti Giovannina gli aveva “regalato” ben 6 figli maschi, che da soli avrebbero costituito una piccola impresa di costruzioni a livello familiare. Erano nell’ordine Eraldo, Franco, Peppe, Sergio, Palmiro e Luigino. La passione per la caccia accomunava tutta la famiglia Lanzi, unitamente alla flamiglia Ricci, e proprio un fatto di caccia mi porta a ricordare un’altra piccola leggenda, tramandata e risentita raccontare più volte nelle osterie, tra un bicchiere di vino, stornellate, briscola e tresette a tavolino, tra fave e pecorino (azz.. pure co’ a rima). Piani del Tevere, da noi chiamati “ I salètti”, Pietro è a caccia col figlio Sergio; hanno appena visto una punta di pavoncelle planare su di un prato (per chi non è caccia- tore, la pavoncella è un uccello migratore invernale riconoscibile dal ciuffetto nero dietro la testa, piumaggio scuro, tranne il petto completamente bianco), sono tante. Ai due non pare vero l’essere arrivati carponi in zona tiro, sicuramente oggi si farà caccia. – Papà, mi raccomando, hai due tiri come me, il primo, sulla punta a terra, il secondo a volo. Le vedi? Sono molte, tu ne devi mirare una sola, poi la “rosata” dei pallini farà il resto.- Pietro spara, la punta si alza in volo. In mezzo al prato si intravede qualcosa di bianco. “Va là Sergio, vàlla a prendere, ll’ò fatta ssecca come ‘n’òsso“. Sergio si precipita, poi da lontano: -A papà, ma questo è un’osso di vaccìna!-. Questi due episodi, sicuramente bastano e avanzano per inquadrare il nostro personaggio. Posso solo aggiungere rapportando il tutto ai nostri giorni, che si sono perse specialmente nei paesi, figure come questa, che con il loro modo di vivere e agire hanno creato quell’alone di leggenda che mi permetto di tenere viva nei miei scritti. 30 Campo de’ fiori Parliamo di Funghi con Giampietro CACCHIOLI, micologo I Genere Amanita l Genere Amanita è presente in ogni parte del mondo, ne sono state descritte specie in tutti i continenti, nelle tundre artiche, nelle foreste pluviali tropicali, in riva al mare e nelle montagne più elevate; in Europa ne sono presenti circa 50 specie. La diversità delle forme e dei colori delle specie che è possibile osservate nel genere Amanita è sorprendente tanto che la combinazione di bellezza, fascino e pericolosità le rende uniche tra tutti i funghi e il più importante genere tra i funghi muniti di lamelle. Le Amanite presentano la totalità dei caratteri morfologici costanti che si possono osservare tra i funghi a lamelle; hanno infatti cappello con decorazioni di vario tipo, gambo, spesso decorato, che presenta anello e volva (il residuo dell’involucro posto alla base del gambo, in cui era racchiuso il fungo quando aveva ancora la forma “a uovo”). L’anello e la volva sono i segni distintivi che in molti casi facilitano il riconoscimento del Genere Amanita. In assenza dell’anello (ma con ampia volva) siamo in presenza di un gruppo particolare di specie: le Amanita sez. Vaginatae, che presentano tutte il bordo del cappello marcatamente striato. L’interesse che le Amanite destano nel mondo scientifico deriva dalla loro estrema pericolosità per la salute umana perché alcune specie presentano un gran numero di principi attivi tossici, resistenti alla cottura e alla essiccazione, per i quali non esistono antidoti, che distruggono le cellule del fegato e possono causare decessi (Sindrome Falloidea). Basti pensare che in Europa il 90% dei decessi causati da avvelenamento da funghi è attribuito all’Amanita phalloides la cui dose letale è di ca. 0,1 mg./kg. di peso corporeo, per un adulto sano, corrispondenti, a circa 50 gr. di fungo fresco (un cappello di fungo al massimo sviluppo) che si riduce notevolmente per bambini e anziani. L’Italia, nell’areale mediterraneo, è il “paradiso delle Amanita”, specialmente il centro-sud, dove, un notevole numero di specie, sono diffuse in vari tipi di boschi ma sempre con latifoglie (specialmente quercie, castagno, nocciolo, betulla, faggio, eucalyptus in Sardegna) presenti già dalla primavera sino al tardo autunno. In Italia sono presenti le tre specie più pericolose al mondo (A. phalloides, A. virosa , A. verna) che in ogni paese europeo e in ogni epoca hanno causato il maggior numero di vittime. Per la prima volta, nell’autunno del 1998, se ne è aggiunta una quarta (A. porrinensis) rinvenuta nella pineta di Volano (Comacchio – FE) e fino a quel momento raccolta solo in Spagna dal 1984. Paradossalmente al genere Amanita appartiene anche il fungo a lamelle che all’unanimità viene considerato il più pregiato: l’Amanita caesarea, diffusamente presente nel nostro territorio (nome dialettale ovolo, ovo, cocco, coccola, coccone). Parliamo quindi dell’Amanita caesarea e dell’Amanita phalloides per distinguerle e riconoscerle visto che, nel nostro territorio, trovano uno dei loro habitat ideali. Amanita caesarea inizialmente racchiuso in un involucro bianco (velo generale), che ricorda un uovo (da cui il nome popolare), con la parte che spunta dalla terra più grande di quella inferiore. A sviluppo completo può raggiungere i 15 cm di altezza con un cappello di 20 cm. Cresce specialmente in presenza di castagno ma anche in boschi di querce con sottobosco di nocciolo, erica, cisto, viburno, ligustro. Cappello: rosso arancio, arancione, nudo ma che può presentare placche bianche (lembi residui del velo generale) con il margine (bordo) striato. Lamelle: fitte che non raggiungono il gambo, intensamente gialle, giallo oro. Gambo: giallo uovo senza decorazioni, con anello giallo e volva bianca Anello: giallo, giallo dorato, ampio, a gonnellino, striato sulla pagina superiore. Volva: bianca, ampia, a sacco, libera al gambo, membranacea. Carne: bianca, assume tonalità giallognole più o meno cariche sotto la pellicola del cappello e nella zona perimetrale del gambo sezionato. Amanita phalloides in principio è racchiuso in un ovolo bianco con la parte che sporge dalla terra più stretta di quella inferiore, è molto frequente nel nostro territorio fino al tardo autunno specialmente in boschi con presenza di querce, castagno e nocciolo. Raggiunge anche cm 15 di altezza, con un cappello di cm 12. Cappello: con colorazioni spesso molto pallide bruno oliva, verdastro, giallo limone a volte con placche bianche. La cuticola (pellicola) presenta fibrille (decorazioni) innate, fini, sericee, disposte radialmente (se asportiamo la cuticola asporteremo anche le fibrille). Margine (bordo) senza striature. Lamelle: bianche, fitte, che non raggiungono il gambo, a volte con riflessi verdastri. Gambo: bianco con zebrature dello stesso colore del cappello. Anello: bianco a forma di gonnellino. Volva: bianca, a sacco, membranacea, libera al gambo. Se confrontiamo i due funghi sono nettamente distinguibili e non ci si spiega come possano essere confusi. Da noi però si usa raccogliere l’Amanita caesarea allo stadio di “ovolo chiuso” (vietato dall’art.3, punto 4 ,della L.R. 05 agosto 1998 n.32 sulla raccolta dei funghi). Il rischio nasce forse da questa consuetudine quando non si e capaci di distinguere la sezione degli ovoli chiusi delle due specie. Amanita caesarea Amanita phalloides A ciò si aggiunga che, per riconoscere “l’ovolo buono“, alcuni si limitano a sbucciare una piccola porzione dell’ ”ovolo chiuso” (in corrispondenza della sommità del cappello) non consapevoli che ciò non basta per identificare l’amanita contenuta all’interno. E’ possibile inoltre che chi pulisce e cuoce i funghi sia spesso persona diversa dal raccoglitore e si presume abbia conoscenze molto sommarie delle specie che cucina. Formulate queste ipotesi ho ritenuto opportuno illustrare le differenze fra le due amanite mettendole a confronto. Da noi, a primavera, nasce una amanita mortale completamente bianca nel cappello, lamelle, gambo, anello e volva: l’Amanita verna (Amanita di primavera). L’ Amanita virosa, mortale, completamente bianca, nasce dall’estate ma in presenza di betulla, abete, faggio. Solo per curiosità l’Amanita porrinensis, mortale. Per questo raccogliete solo i funghi che conoscete e mai funghi completamente bianchi. Infine consiglio di non mettere nel cesto dei funghi,che conoscete e raccogliete per mangiare, funghi diversi che volete portate a casa per far vedere o studiare. Campo de’ fiori 32 LA STORIA DEL COMPLESSO MUSICALE THE POKERS (1965 - 2015) C onobbi Sandro Bannetta il primo giorno di scuola, 1° ottobre 1963; eravamo al 1° anno dell’istituto professionale di Arnaldo Ricci Guglielmo Marconi di [email protected] terbo specializzazione Radioelettronica. Quando dico al 1° anno, voglio far notare che quello era il 1° anno di funzionamento dell’Istituto scolastico diretto dall’integerrimo e abbastanza noto, tra gli addetti ai lavori, Preside Prof. De Pari. Quella scuola nacque con noi. Sandro, per tutto il ciclo di studi, fu un compagno di classe come tutti gli altri; un’amicizia legata al semplice rapporto scolastico ma niente di più. Arrivati al diploma, ognuno di noi prese la sua strada: chi proseguì gli studi, chi entrò nelle forze armate per la carriera militare, chi all’Enel, chi alla SIP (come si chiamava allora la Telecom Italia ), chi in Banca, chi nel pubblico impiego, altri nell’industria elettronica. Ci ritrovammo, dopo una laboriosa, per non dire certosina, indagine sia telefonica che di passa parola, tutti o quasi, nel 1989, a Caprarola per un pranzo da “Zi Catofio”. Erano trascorsi ben 23 anni da quando ci eravamo persi, chi più e chi meno, di vista. Quel giorno non fu facile ritrovarsi; alcuni li riconobbi a prima vista: non erano assolutamente cambiati. Altri, per riconoscerli fui aiutato dal timbro della voce; da quella data non ci siamo più persi di vista. A parte i vari contatti telefonici, ci riuniamo due volte all’anno. Attualmente siamo tutti in pensione, compreso Sandro Bannetta, che è stato l’ultimo a decidersi, a luglio 2014. Dopo l’incontro del 1989, è nata una sincera amicizia, personale e di famiglia con Sandro con il quale ci frequentiamo più che settimanalmente. E’ ovvio che nei 23 anni che ci separano dalla fine della scuola (1966) al primo incontro del 1989, sia io che lui, abbiamo avuto le nostre personali vicende di vita lavorativa e non, come tutti gli altri compagni di scuola. Nel ricordare questo periodo, Sandro mi ha messo a conoscenza, tra l’altro, delle sue esperienze musicali che io non conoscevo. Ho scoperto, con piacere, che lui è stato, ed è anche, pur se a livello amatoriale, un compositore di canzoni. Pochi giorni fa, mi ha invitato a casa sua e dopo la cena mi ha fatto ascoltare una canzone scritta e musicata da lui. Da tale ascolto è scaturita l’idea di pubblicare, con il suo consenso, le sue vicende artistico-musicali sulla nostra rivista; anche perché esse sono comuni a quelle di tanti altri ragazzi degli anni ‘60/70 della nostra Italia…………insomma è la nostra storia! Sandro mi ha raccontato le sua storia che Nepi 1965. The Pokers – da sin: Eugenio, Antonio, Gioacchino e Sandro io riporto integralmente di seguito come lui l’ha scritta di suo pugno LA STORIA DEL COMPLESSO MUSICALE: THE POKERS” di Nepi – VT. “H o avuto la fortuna di vivere gli anni ’60 nel pieno della mia giovinezza essendo nato alla fine degli anni ’40 (esattamente fine 1949). L’Italia veniva da una guerra disastrosa che l’aveva ridotta un cumulo di rovine e che, con l’aiuto del piano Marshall, messo in piedi dagli americani, indiscussi vincitori del conflitto mondiale, cercava in tutti i modi di risollevarsi dalle macerie. C’era un entusiasmo decisamente palpabile in tutti i settori. In pochissimi anni il Paese riuscì a contendere, con alterne fortune, al Regno Unito, il quinto posto tra i paesi più industrializzati al mondo. In questo contesto anche i giovani erano pervasi da una gran voglia di fare, magari criticando e rimettendo in discussione l’operato dei propri genitori anche se, con il senno di poi, si finiva per riconoscere e dare merito a quanto da loro fatto. Ma veniamo all’argomento principe di questa storia. Intorno al 1963 e successivi, forse per emulazione dei complessi musicali famosi all’estero (The Beatles, Rolling Stones, Beach Boys e tantissimi altri che non basterebbe un volume per elencarli tutti), nascevano un po’ in tutta Italia, quindi anche nei piccoli paesi, numerosi gruppi musicali di quattro, massimo cinque componenti. Una chitarra solista, una di accompagnamento, un basso ed una batteria. Il classico complesso tipo. Molto spesso il bassista era anche il cantante del gruppo. Questo è quello che è successo a noi. Il gruppo iniziò, con alterne vicende, a prendere corpo nell’anno 1965 e assunse la formazione definitiva l’anno successivo. Bacchiocchi Gioacchino, leader indiscusso, chitarra solista; Finelli Antonio, chitarra ritmica; Bacchiocchi Eugenio, batterista. Il sottoscritto, Bannetta Sandro, bassista e cantante del gruppo. All’inizio ci si arrangiava con un’amplificazione, che chiamarla tale era puro eufemismo, formata da un amplificatore “Geloso” di pochi watt e una cassa che in effetti era una tromba metallica a cono sempre marca “Geloso”. Ci rendemmo subito conto che con quell’attrezzatura non saremmo andati da nessuna parte; quindi ci armammo di coraggio, che è una prerogativa simile all’incoscienza che accomuna un po’ tutti i giovani, e, contattati due rivenditori del settore, di zona, che si fecero garanti commerciali, ci recammo a Ciampino dove, all’epoca, esisteva un negozio molto ben fornito di amplificazioni per complessi musicali e procedemmo all’acquisto di quello che per noi era sempre stato solo un sogno. Non vi dico che entrando in tale struttura e vedendo tutto quel ben di Dio eravamo letteralmente impazziti. Dopo un’accurata selezione e prove sia acustiche che di potenza, la scelta cadde su un’amplificazione super moderna (marca Davoli-Krundaal) tutta a valvole, il cui suono è inimmaginabile per i circuiti a transistors (non per niente c’è un ritorno massiccio al valvolare), che sviluppava una potenza complessiva, per l’epoca stratosferica, di quasi 500 watt. Naturalmente, dopo un’estenuante opera di convincimento, i nostri genitori si accollarono la firma di ben due cambialoni da 500.000 lire ciascuna. Campo de’ fiori Nepi 2015. The Pokers 50 anni dopo – da sin: Gioacchino, Eugenio, Sandro e Antonio Per puro paragone un operaio, all’epoca, guadagnava, mensilmente, circa 60/70.000 lire quindi si può ben capire in quale avventura c’eravamo cacciati. Tornati a casa con il furgone stracolmo di tutto e di più non vedevamo l’ora di metterlo in funzione. Era notte fonda e ancora eravamo lì a regolare i toni, i volumi, i vari effetti e tutto quello che riuscivamo a sviscerare da tali apparecchiature, aturalmente sempre con una pezza in mano pronti a rimuovere qualsiasi granello di polvere. Subito ordinammo ad un sarto del posto, di nome Franco Fantini, purtroppo ora deceduto, nostro grande amico e fan, le custodie di tessuto sia per gli amplificatori che per i microfoni oltre a ben due costumi da spettacolo. Affittato un locale al centro del paese lo utilizzammo sia per le prove che, la domenica, quale sala da ballo pubblica. Ricordo ancora che il parroco ci criticò, apertamente dall’altare, perché ci permettemmo, anche durante la quaresima, di aprire la sala pubblica da ballo (all’epoca era un mezzo sacrilegio, ma noi non potevamo andare tanto per il sottile dovendo assolutamente soddisfare la rata d’acquisto dell’amplificazione). Non sto a raccontare quanti giri settimanali facemmo per i paesi limitrofi per affiggere le locandine che pubblicizzavano tali pomeriggi danzanti (normalmente dalle ore sedici alle venti). I genitori non transigevano sull’orario; le loro figlie alle venti dovevano rincasare (immaginate che dopo soli tre anni sono andato a lavorare a Torino e le ragazze lassù rincasavano tranquillamente all’alba o giù di lì). Questi giri vennero ampiamente ricompensati dalla presenza di numerosi ragazzi. Alcuni di loro poi si sono sposati con ragazze di Nepi conosciute nel nostro locale. Dopo sei mesi e tanti sacrifici, eravamo riusciti, al netto delle spese, a racimolare i soldi per pagare il primo cambialone. Quando le cose sembravano avere imboccato la strada giusta il proprietario ci tolse il locale avendo ottenuto un’offerta ben più allettante. Doveva essere aperta una farmacia, che naturalmente avrebbe garantito un affitto sicuro nel tempo e questo si prestava perfettamente allo scopo. Quindi, esclusi da questa fonte praticamente certa di approv- vigionamento, fu una corsa contro il tempo per rimediare la somma necessaria per onorare il secondo cambialone. Andavamo a suonare ovunque capitasse; in qualsiasi sala pubblica ci chiamassero. A Corchiano, sia nel ristorante “Le Rupi” (dove, tra l’altro, abbiamo accompagnato il cantante Edoardo Vianello) che, varie volte, nella sala pubblica gestita dall’associazione calcistica del paese, oltre che nella piazza principale (praticamente ci avevano adottati), Sette Bagni (sulla Salaria), Campagnano di Roma (ristorante “Da Righetto”), Soriano nel Cimino (Hotel-ristorante, mi sembra, Oderisi, nel quale ci esibimmo tutto il mese di agosto del 1968, dalle ore 21,00 alle ore 04,00), ex-ristorante-motel di Settevene sulla Cassia, dove fummo chiamati sia per il veglione di Capodanno che per le tre serate finali di carnevale (da tener presente che all’epoca non era come adesso che, volendo, si balla tutti i giorni; quindi le serate finali di carnevale erano una cosa speciale e tutti i ragazzi e specialmente le ragazze le aspettavano con ansia, anche se accompagnati dai genitori), inoltre un paese nell’alto viterbese, di cui non ricordo il nome nel quale, in occasione della festa patronale, accompagnammo il cantante Achille Togliani e tante altre località che al momento, dopo tanti anni, non mi sovvengono. A forza di rinvii e pagando i dovuti interessi alla fine riuscimmo nell’impresa. Partecipammo nel 1967 ad una gara tra complessi indetta dalla Davoli nello stadio di Viterbo e conquistammo, tra circa 30/40 complessi partecipanti, la seconda posizione. Venimmo, successivamente, chiamati ad un provino alla “Taverna degli Artisti”, noto locale dell’epoca con sede a Roma, in via Margutta e, favorevolmente impressionati, ci proposero un contratto notturno della durata di un mese, ma ormai qualcuno dei componenti entrava nel mondo del lavoro e fummo costretti a rinunciare. Ci fu anche proposta una stagione estiva di tre mesi sulla riviera adriatica alla quale, per lo stesso motivo, dovemmo dire di no. Infine la proposta più allettante: partecipare al famoso Cantagiro, ma la tassa di iscrizione era decisamente al di sopra delle no- 33 stre possibilità e, nonostante l’entusiasmo iniziale, anche qui, con grande rammarico, non potemmo tuffarci nell’avventura che insperatamente si era presentata. Purtroppo, questa è un’attività nella quale o ti butti a tempo pieno con tutti i rischi che comporta o abbandoni sul nascere. La nostra è stata, non senza rimpianti, la seconda scelta. Non sono mancate le esibizioni nella piazza principale del nostro paese in occasione delle festività patronali o nella sala consiliare del Municipio per le serate di carnevale, anzi una volta, l’organizzazione si vide costretta a chiudere l’ingresso al pubblico, che ancora premeva all’ingresso, per paura che crollasse il pavimento per il sovraccarico. All’inizio della primavera del 1970, dovendomi trasferire per lavoro a Torino, il complesso si sciolse. Quante volte, in tutti questi anni, ho ripensato a quel periodo; a volte parlandone con amici o conoscenti occasionali, a volte con gli stessi componenti. Poi un giorno, ormai in pensione, mi sono deciso e, ricontattatili, non ho ottenuto, tentennamenti di sorta. Ora, a distanza di oltre 40 anni, l’antica passione ci ha nuovamente riuniti. Abbiamo ricomperato un po’ di strumentazione e, con enorme fatica, ma accomunati da quella passione per la musica che mai ci ha abbandonati, cerchiamo di rivivere quelle emozioni che ci accompagnarono in quei magnifici anni ’60. La notizia del nostro ricongiungimento sta pian piano diffondendosi nel paese e non mancano persone della nostra età o giovani curiosi di verificare se è vero quello che gli hanno raccontato i loro genitori, che ci fermano per chiederci quando ci esibiremo nuovamente in pubblico. Vedremo”. Sandro Bannetta Nepi, maggio 2015 Vienna 2013, residenza di Francesco Giuseppe. Da sx: Arnaldo Ricci e Sandro Bannetta Sicuramente molti della nostra età si riconosceranno in esperienze simili…penso ai Falisci di Civita, agli Adelfi, a Max e i Grandi Naufraghi di Fabrica e tanti altri…… ed ovviamente anche ai Beatles, a cui tutti si sono ispirati, segnando con indelebile traccia, la storia musicale ed il modo di essere della nostra generazione, nella seconda metà del XX secolo. 34 Campo de’ fiori “Il Fumetto” LETTERATURA PER IMMAGINI CHE EMOZIONA EDEN di Hiroki Endo - edito da Panini Comics “D 18 volumi, concluso io creò l’uomo, ma ha decisamente fallito”, sembra essere la pa rola d’ordine di questo affascinante fumetto. Sulla Terra del futuro prossimo un misterioso virus ha sterminato la maggior parte della popolazione mondiale, le città sono semidistrutte, i collegamenti difficili, i sopravvissuti cercano di produrre autonomamente il cibo di cui hanno bisogno. Le nazioni esistono ancora, ma purtroppo le vecchie tensioni si sono acutizzate invece che diminuire. In Asia e Africa i problemi razziali sono diventati di critici e i profughi sono aumentati. L’Onu non sembra in grado di far fronte alDaniele Vessella l’emergenza. Nonostante il mondo sia disseminato di cadaveri, i militari cercano ancora di rafforzare i propri armamentari e la propria posizione, mentre gli scienziati studiano il virus (trama tratta dal sito dell’editore). Entusiasmante e coinvolgente. L’autore pesca a piene mani dalle opere dei mangaka più noti del nostro secolo, ma lo fa in maniera originale ed irripetibile, creando un piccolo gioiello. C’è di tutto in questo manga: la mafia, la droga, la prostituzione, la ricchezza dell’Occidente, la pulizia etnica, la politica, l’amore, il sesso, la morte, la crescita, i sogni... tutto in un’unica storia. Tutto compattato magistralmente dalla morale che impregna tutta l’opera: la ricerca della felicità... la ricerca del proprio Eden. Ma in un mondo dove i soprusi la fanno da padrone, dove la legge non tutela mai i più deboli, dove pace e giustizia sono pura utopia, esiste un proprio Eden? Il manga ci pone questo quesito, per conoscere la risposta… leggetelo, ne vale la pena. Lascio l’indirizzo del mio blog: http://danielevessella.blogspot.com/ Fiera del Fumetto e Games S Gardaland cosplay e Eretvm Comics i è concluso con successo la seconda edizione del Gardaland in Cosplay che quest'anno voleva far entrare il Cosplay italiano nel guinness dei primati! E il tanto atteso Record è stato raggiunto con ben 694 Cosplayer che si sono riuniti, srotolando per tutta la lunghezza del Parco una catena umana di cosplayer di oltre un 1km (1.041metri)! L'impresa è stata documentata e filmata in diretta dal TGcom 24, e ufficializzata e interamente ripresa per consentire la sua presenza negli annali del mondo del Cosplay! Il record sarà festeggiato il 13 e 14 Giugno, in compagnia di Prezzemolo, alla Gardaland Cosplay 2015 Sagra dei Fumetti, nel castello scaligero di Villafranca (Verona). La Eretvm Comics, con il patrocinio del Comune di Monterotondo, ha organizzato la 1° Fiera del Fumetto che si è svolta il 6 e 7 Giugno 2015, presso lo Stadio Fausto Cecconi Di Monterotondo (RM). C’erano gli Stand dei fumettisti, collezionisti di fumetti e gadget vari, in più zone dedicate per il fotoset; si poteva gustare il famoso piatto giapponenese, il Ramen, considerato in Giappone "cibo spazzatura" ma che però è molto apprezzato da loro, tanto da vederlo spesso mangiare nei manga e cartoni animati giapponesi. Quel piatto è simile ai nostri spaghetti, ma è in pasta di riso con un brodo a Eretvm Comics 2015 base di pollo, cipolle e moltissimi altri ingrdienti, che richiedono 24 ore di preparazione prima che il Ramen possa essere mangiato (ovviamente i ristoranti che lo servono preparano il brodo il giorno prima e gli "spaghetti" di riso, vengono preparati al momento)! Inoltre Tornei di Videogiochi, Tornei GDR e di carte magiche, Doppiatori dei cartoni animati, Band Musicali e, ovviamente non poteva mancare il Concorso cosplay! Una giornata davvero emozionante ed all’insegna di tanto divertimento! Emilio Matteucci Campo de’ fiori 35 LA BASILICA DI SANT’ELIA T ra le profondi valli che caratterizzano il pittoresco borgo di Castel Sant’Elia, antico vicus dell’Agro Falisco, la più suggestiva è senz’altro la valle Suppendella Dott.ssa tonia, che oltre ad offrire Chiara un meraviglioso spettacolo Castriota naturalistico è altresì ricca Scanderbeg di storia, essendo nota come uno degli antichi centri anacoreti dei primi anni della cristianità. E’ proprio qui che si colloca la basilica di sant’Elia, nel sito in cui prima si ergeva un antico tempio dedicato a Diana, commissionato dall’imperatore Nerone. Il primitivo edificio annesso al convento fu fondato intorno al 520 dal notaio della curia romana sant’Anastasio. L’attuale basilica, in stile romanico, fu fatta edificare al di sopra della cripta dall’abate Elia nell’XI secolo. Le notizie successive della storia dell’edificio riguardano la costruzione di un campanile in tufo, eretto nel 1256 per volere dei canonici di Santo Spirito in Saxia. Alcuni documenti ne restituiscono l’immagine: esso si ergeva dalla navata destra, presentando una successione monofora-bifora su ogni lato. Dopo l’abbandono del monastero, venuto meno l’interesse per la basilica, iniziò un periodo di decadenza che causò il conseguente crollo del campanile nel 1855. Grazie all’intervento di Papa Pio IX, l’anno successivo fu eseguito un restauro dalla commissione romana di archeologia sacra, diretta dall’architetto Vespignani. La facciata ci appare oggi austera, semplice nelle forme. E’ caratterizzata da un maestoso portale centrale e due laterali di dimensioni minori decorati con ornamenti, mentre in alto sono visibili due monofore sottolineate da cornici marmoree. L’interno è suddiviso in tre navate da colonne di marmo cipollino, un monumentale arco trionfale fa da cornice a un meraviglioso ciborio cosma- tesco situato nel transetto, al centro del quale si trova un altare a cassone, anch’esso ad opera dei Cosmati. Alla nota famiglia di marmorari sono stati attribuiti anche la chiusura del presbiterio con lastre marmoree, l’ambone e il pavimento lungo la navata centrale, definito da disegni geometrici realizzati mediante l’uso di tasselli di marmo colorati. L’apparato scultoreo risulta essere di vari stili e diverse epoche, materiale di recupero antecedente e/o coevo alla basilica. Per mezzo di una scala nella navata destra si accede ad un ambiente sotterraneo, probabilmente si tratta dell’antico oratorio del monastero, sorto agli inizi del VI secolo. A seguire la cripta, anch’essa di epoca precedente all’attuale basilica, presenta volte a crociera munite di sottarchi. All’interno vi sono custodite le tombe dei due abati del monastero sant’Anastasio e san Nonnoso. Di grande valore sono gli affreschi che possono essere suddivisi in tre gruppi. Il primo riguarda la conca absidale dove si staglia l’imponente figura del Cristo, un’iscrizione sottostante si rivolge ai fedeli: “o voi che entrate, guardate me per primo”. Ai lati si collocano i santi Pietro e Paolo in dimensioni minori dietro ai quali campeggiano sant’Elia e una figura poco leggibile, interpretata dalla maggior parte degli studiosi come la figura di Mosè. Secondo alcuni potrebbe essere san Silvestro, altri pensano si tratti di Eliseo o di san Nonnoso. Nella zona mediana dodici agnelli rappresentanti i dodici apostoli si rivolgono verso la figura mistica di un agnello posta al centro, simbolo della chiesa di Cristo, dal cui petto sgorga sangue raccolto in un calice. Nell’ultimo registro è presente una processione di vergini, abbigliate come principesse bizantine, che porgono la corona ad una figura centrale in trono, fiancheggiata dagli arcangeli Michele e Raffaele, oggi purtroppo quasi completamente scomparsa, probabilmente una Madonna Regina con il Bambino sulle ginocchia o la figura di Cristo Re. Il secondo gruppo collocato sulle pareti del transetto, è costituito dalle illustrazioni di alcune visioni apocalittiche e la narrazione della morte di sant’Anastasio mentre il terzo si riferisce al registro più alto sottotetto della parete centrale, dove si stagliano diciannove figure di profeti, alcune completamente scomparse, così come le iscrizioni identificatrici e quelle dei cartigli, specie nel tratto di sinistra. Ciò si deve al crollo di un masso dalla rupe nel 1607 che danneggiò il lato sinistro dell’edificio, successivamente restaurato dai Farnese, possessori in quegli anni della basilica. La datazione della decorazione pittorica va collocata in un arco di tempo che va dal 1080 al 1145. In conclusione si può considerare la basilica, oltre che una preziosa testimonianza storica, un monumento di fede. Immersa nel verde, circondata da pareti rocciose, la sua spiritualità si coglie in un’atmosfera irreale di pace e di quiete. Campo de’ fiori 36 Dipendenza da Internet: la nuova droga del XXI secolo… O rmai Internet è entrato nella nostra vita quotidiana in modo ossessivo e compulsivo. Siamo iper connessi e guai se entriamo in una zona di Patrizia dove non c’è campo, dove Caprioli non riusciamo a vedere le pagine di Facebook o andare su You Tube, andiamo letteralmente in crisi di astinenza. Perché è proprio questo il nocciolo della questione: abbiamo generato nel tempo una vera e propria dipendenza patologica da Internet. Non vogliamo demonizzare ciò che questa nuova tecnologia ci ha messo a disposizione: un fiume in piena di informazioni che possono istruirci senza andare a scuola, possono informarci su diritti e doveri, possono metterci in contatto con persone in tutte le lingue del mondo. La condivisione ha unito l’umanità ma nello stesso tempo l’eccessivo uso della Rete ci ha resi come assuefatti da questo mondo. I segnali d’allarme che fanno presagire una vera e propria dipendenza da Internet sono chiari e precisi e li riconosciamo nei seguenti comportamenti del singolo quando si trova davanti ad un Pc o smartphone: • il tempo trascorso davanti ad uno schermo sembra essere liquefatto, si passano ore online e vi sembrano pochi minuti, e vi irritate se qualcuno vi interrompe; • non riuscite a portare a termine un lavoro o un’attività, sia in casa che fuori casa perché magari avete trascorso troppo tempo connessi; • si passa meno tempo con gli amici e la famiglia, pensate che solo i vostri interlocutori online siano le uniche persone che vi capiscano pienamente e quindi decidete di frequentare solo loro; • vi vengono i sensi di colpa quando siete troppo connessi ma vi irritate se qualcuno vi dice di smettere; • provate un senso di euforia quando siete connessi, usate la Rete come valvola di sfogo quando siete tristi, arrabbiati, stressati e frustrati. Tutti questi stati d’animo non sono altro che la risposta a problematiche già presenti nella persona stessa. Lo stress, l’ansia, la depressione, l’irritabilità già presenti con questo mezzo si amplificano maggiormente sfociando in una patologia definita da tutti come una vera e propria dipendenza. Molti studiosi non criminalizzando la Rete, consigliano di effettuare una vera e propria disintossicazione graduale: la mattina ZZ Z Z Z Z Z Z ZZZZZ ... . Z Z Z Z Z ZZZZ RA A Z N A Z LA TE N E N I T R IMPE appena svegli non controllate subito la posta o le pagine Facebook, fate colazione con calma e dopo dedicate 5 minuti alla consultazione della Rete, casomai mettete una piccola sveglia per cronometrare i vostri 5 minuti; se dovete fare gli auguri ad un caro amico non scrivete sul suo profilo, mandategli un sms, non su whatapps ma un vero e proprio messaggio; fate qualche passeggiata; andate a pretendere un caffè anche se non ne siete in vena per una giornata storta; comprate un giornale invece di leggere le news sullo smarthphone, create delle zone in casa dove è assolutamente vietato avere la connessione a internet o utilizzare strumenti tecnologici: soprattutto nelle camere da letto o nel soggiorno; disattivare, di tanto in tanto, le notifiche dei social network; lasciate a casa qualunque dispositivo collegato a internet quando uscite con gli amici. Internet è facile da usare ed è portata di mano 24 su 24, ma per la vostra salute psicologica ricominciare a parlare con gli altri non è poi tanto male.Buona passeggiata a tutti! Campo de’ fiori 38 “LE STREGHETTE DI BENEVENTO”: UN BEL SUCCESSO DEL TEATRO D’AVANGUARDIA E’ un gustoso spettacolo di teatro sperimentale, ma non per questo noioso, della Compagnia “Il Cerchio quadrato” magistralmente diretto da Stefano Maria Palmitessa dove gli attori si trasformano in burattini, queste Streghette di Benevento. Scritto dal drammaturgo Gennaro Francione, valente magistrato, che ha un’idea del teatro simile a quello semplice dei burattini dove lo portava il papà da bambino e dove potevano vedersi le gesta eroiche e ridicole di burattini come Pulcinella Citrulo (con cui s’identifica l’autore) che mostravano nella loro assurdità, la verità della vita più di tante sofisticate rappresentazioni che il drammaturgo ha visto in seguito. Da ciò è nata l’idea dello spettacolo, adattato da Francesca e Natale Barreca, a cui prendono parte dei bravi attori che vogliamo citare. Si tratta di Vincenzo Comitale, Mariagrazia Casagrande, Clara D’Afflitto Morlino, Filippo Di Lorenzo, Alessandro Laureti, Milly Magliozzi, Nicoletta Martuccio, Sabrina Meuti e Federico Troncanelli. L’assistente alla regia è Sabrina Meuti e la musica è di Dario Troiani. L’Accademia di Trucco Professionale ha truccato gli attori che devono avere in questo frangente la valenza di maschere. Le streghette di Benevento, magistralmente diretto dal regista Stefano Maria Palmitessa, che ha debuttato a Ostia nel mese di aprile e che poi è stato a Roma nel mese di maggio e girerà anche in provincia con tappe a Civitavecchia, Morlupo e Canale Monterano, visto che è stato gradito da pubblico e critica. La storia è quella antica napoletana delle donne eversive che disturbavano e quindi venivano considerate delle streghe di cui ci si doveva disfare appiccicandole una comoda etichetta e allontanandole dal consorzio civile. Si trattava della prostituta( a ‘zucculara) la contadina (che raccoglieva le erbe magiche ) l’attrice (da sempre sinonimo di connubio diabolico) e la filosofa (non dimentichiamo l’ostilità sempre esistita e forse non del tutto sparita, verso le donne che studiavano). S’imbastisce una sorta di processo con un giudice in canottiera sudicia e con un vaso da notte in testa, che deve giudicare le presunte streghe. Il capo d’imputazione del connubio diabolico delle donne sembra essere respinto all’inizio ma poi le streghe confessano con le più sorprendenti punizioni. La giustizia viene rappresentata come la più inaffidabile delle istituzioni che l’uomo non può assolutamente capire e che deve subire. Gli attori, sotto la guida del regista, sono bravissimi nel rappresentare i loro personaggi come abili burattini che esprimono con movenze meccaniche il loro vissuto. Il trucco da maschera è così intenso che s’intuiscono appena gli uomini sotto la pesante truccatura e questo rende ancora più forte lo straniamento da quanto rappresentato che perciò risulta ancora più vero. Insomma uno spettacolo da vedere. Maddalena Menza CARTOLINA DI ABBONAMENTO ANNUALE SI desidero abbonarmi a : Campo de’ fiori (12 numeri) a 25,00 I miei dati Nome___ ____ __________________________________ Cognome______________________________________________ data di nascita_______________________Città________________________________________________________Prov._______ ______________________________________________________________Telefono____________________________________ Desidero regalare l’abbonamento a: Campo de’ fiori (12 numeri) a 25,00 Il regalo è per: Nome_______________________________Cognome________________________________________________________________ _data di nascita_________________________Città____________________________________________________Prov.________ Via_________________________________________________________________Telefono________________________________ effettuerò il pagamento con c/c postale n. 42315580 intestato alla Associazione Accademia Internazionale D’Italia - P.za della Liberazione n. 2 - Civita Castellana Data______________Firma__________________________________ Autorizzo il trattamento dei miei dati personali secondo quanto disposto dalla legge n. 675 del 31.12.1996 in materia di “Tutela dei dati personali”. Titolare del trattamento dei dati è Campo de’ fiori - P.za della Liberazione,2 - 01033 Civita Castellana (VT) Data______________Firma__________________________________ Per abbonarti puoi spedire questa cartolina a Campo de’ fiori - P.za della Liberazione, 2 - 01033 Civita Castellana (VT) o puoi trasmetterla per fax allo 0761 . 513117 Campo de’ fiori 39 L’importanza della dote nel XVIII secolo Da Fabrica di Roma un viaggio nel ruolo femminile di subalternità I rinvenimento l nell’Archivio Storico di Viterbo di un’importante dichiarazione notarile del 1733 con la quale Gio Antonio Pacelli, capofamiglia all’inizio del 1700, ricevuta la dote per il matrimonio di suo figlio Andrea con Barbara projetta adottata da Nicola Bedini, dà l’emancipazione al figlio e dà evidenza formale e notarile all’utilizzo della stessa dote per l’estinzione di un censo perpetuo posto sulla sua abitazione, ed inoltre dichiara che su questa abitazione è stata posta un’ipoteca a favore del figlio Andrea e sua moglie Barbara. Quest’abitazione rimasta nei secoli di proprietà della famiglia Pacelli (casa madre dei Pacelli da quattro secoli) si trova in Fabrica di Roma in Via della pace n° civico 17 (Buciò) ed è ora di proprietà di Letizia Giacobbe che l’ha ricevuta in eredità. Questo atto, legato alla dote di Barbara, mi ha offerto lo spunto per dare una breve e non esauriente “descrizione” della posizione sociale che le donne hanno avuto nel corso dei secoli scorsi e della loro subalternità nei confronti degli uomini. In questo caso ed in generale la dote ha rappresentato un atto economico e burocratico che ha avuto sia il “pregio” di aiutare la nuova famiglia, sia anche la consegna formale del controllo economico e sociale dei beni della famiglia al partner maschile. La dote aveva un lungo e diffuso retaggio culturale le cui radici affondavano nelle antiche culture greca e latina. In Italia e non solo è stata fino a poco tempo fa una legale consuetudine della cultura popolare, fondata sulla trasmissione di beni, non generalmente monetari, da parte capo famiglia della sposa all’atto del matrimonio. La dote veniva consegnata al padre dello sposo e non allo sposo con lo scopo di fornire una rendita nella formazione del nuovo nucleo familiare. La scelta del suocero come garante della dote non era certo casuale. Essa rispecchiava la convinzione che le “cose serie” erano di pertinenza dei “pater familias”, così come è scritto sull’atto: per maggiore sicurezza. E’ doveroso fare, prima di vedere più in dettaglio l’importanza dello strumento dotale, un brevissimo accenno all’evoluzione storica del matrimonio e della famiglia e del ruolo sociale della donna di cui la dota rappresenta il più importante indicatore. La soppressione dell’istituzione della dote, introdotta dalla riforma del diritto di famiglia del 1975, ha finalmente sancito la parità formale e sostanziale fra uomo e donna all’atto del matrimonio. Il sistema dotale si affermò con il Diritto Romano e resistette fino all’avvento del Diritto Longobardo che lo sopprovvisoriapiantò mente. Ritornò però ad essere usato durante l’età dei Comuni. Decadde nei primi dell’ottocento con il codice civile napoleonico ma venne restaurato dopo Napoleone e terminò definitivamente nel 1975. Precedentemente al 1975 la vita della donna, pur apparendo tutelata da una porzione dell’eredità della famiglia di provenienza, era in realtà condizionata da questo espediente che la escludeva dall’ulteriore successione familiare (eredità). Si comprende la sua natura specificatamente economica che consentiva l’alleanza fra le due famiglie dove le scelte affettive della donna rimanevano del tutto prive di validità. Il matrimonio, nato con il fine di una procreazione regolare passò nel Medioevo con l’essere uno strumento utile a sancire alleanze familiari per concentrare ricchezza e forza politica. Il carattere di contratto tra famiglie, deciso con largo anticipo, porta che, nella scelta dello sposo, i sentimenti e l’opinione della sposa non avessero mai alcun peso. Ci si amava perché si era sposati piuttosto che sposarsi perché ci si amava. Esso era una trattativa privata fra due uomini che esercitavano un ampio e vessatorio diritto di patria potestà e che decidevano delle sorti delle loro famiglie secondo logiche di convenienza. Il diritto di patria potestà sui figli e sui beni era molto rigido e poneva il padre come soggetto dominante e solo con la sua morte si aveva il processo di emancipazione dei figli maschi. La diversità del ruolo sociale tra uomo e donna è manifesta nel ruolo che l’uomo ricopre nell’amministrazione della dote che, solo in teoria, rimaneva di proprietà della moglie. In realtà la moglie esercitava sulla dote, solo se autorizzata dal marito, una mini gestione attraverso lo “spillatico”, una somma corrisposta per le minute spese personali e stabilita per contratto. Le nozze diventavano un pretesto per sta- bilire alleanze tra parentati omogenei e nelle comunità contadine la prospettiva era quella della procreazione di una numerosa prole, quale forza lavoro per l’agricoltura. Nel complesso “mercato” matrimoniale gli interessi economici, seppure molto importanti, passavano in secondo piano rispetto al prestigio e all’onore che le famiglie speravano di poter ricavare dalle nozze. L’istituto della dote, condicio sine qua non per una donna che si voleva sposare, si è mantenuta sin quando la sposa, moglie e madre, si è trovata ridotta nella sua storica condizione di inferiorità che, pur rendendola il perno della famiglia e caricandola di doveri ed incombenze, non ebbe in egual misura diritti ed autonomia. Il “matrimonium” era il fine per la procreazione e questo è insito nell’etimologia della parola con l’unione dei termini “mater (generatrice)” e “munus (dovere)”. L’etimologia della parola patrimonio invece deriva da “pater” e “munus” e giustifica l’esercizio esclusivo maschile sui beni e la successione in linea maschile degli stessi. Di conseguenza alla Chiesa fu riconosciuto il compito di orientare la vita della sposa secondo i rigidi canoni religiosi, i precetti dell’onore, del rispetto verso il marito ed i suoceri, della sottomissione e di essere irreprensibile agli occhi del paese, oltre a quelli di saper filare, tessere, ricamare e fare il pane. La Chiesa, dopo il Concilio di Trento del 1653, aveva, tra gli altri, l’obbligo di accertare gli eventuali comportamenti sessuali prematrimoniali delle donne garantendosi così un controllo diretto sulla società. Al tempo stesso quest’austera disciplina religiosa porterà con il tempo al declino dell’autorità paterna e del suo controllo sulle alleanze matrimoniali. L’avvento del progresso industriale nell’800 creò le condizioni per un maggiore benessere e maggiore libertà per i giovani e quindi il definitivo tracollo del matrimonio combinato a favore di quello fondato sull’amore. Ereditata dalla concezione medievale e mediata dalla cultura ecclesiastica la figura della donna era “negativa” perché fonte di concupiscenza e peccato e simbolo di perdizione (Eva). Come tale l’uomo era legittimato a subordinarla ed estraniarla dal potere sociale ed economico. Di conseguenza la famiglia si andava ad impoverire e si frantumava alla morte del “pater familias”. Enrico Giacobbe ... continua sul prossimo numero Campo de’ fiori 40 Noi , prima “ I Feudi ” , poi “ I Rosacroce ” Il gruppo beat di Castel Sant’Elia nei mitici anni ‘60 R ...continua dal numero 123 icordate? Nel precedente numero di Campo de’ fiori, vi raccontavo di come è nato il nostro gruppo musicale nel lontano 1965, composta de me Silverio Dei, alla chitarra d’accompagnamento, Pietro Bartolacci, al basso, Gino Graziosi, alla batteria, Randolfo Dei, alla chitarra solista, Cesare Concordia, al sassofono e la voce calda ed intonata di Adelio Bannetta. Dopo tanti anni mi tornano in mente tanti bellissimi ricordi ed aneddoti che continuerò a raccontarvi. Per un certo periodo abbiamo fatto le prove in una stanza sotto casa dei fratelli Bannetta. Un pomeriggio venne a farci visita Giuseppe, detto Peppe, nostro amico, il quale spesso ci faceva un po’ da manager. Era venuto a sapere che a Cisterna di Latina si sarebbe organizzata una gara di gruppi musicali, provenienti dai paesi vicini. Peppe non ci pensò due volte e iscrisse anche noi. Quando ci comunicò la notizia fummo strafelici ma allo stesso tempo assaliti da una frenetica agitazione. Allora iniziammo subito a preparare alcune canzoni, scelte tra le più note del momento. Arrivato il giorno, fu lui ad accompagnarci alla gara con la sua Fiat Spider 2300. La nostra esibizione riuscì talmente bene che vincemmo la gara. Addirittura un giornalista scrisse su di noi un bell’articolo che venne pubblicato su un quotidiano nazionale. Tornammo a casa con la gioia nel cuore, molto fieri di noi stessi. Poi improvvisamente, da un momento all’altro, il nostro cantante, per motivi personali, decise di ritirarsi dal gruppo. Fummo molto dispiaciuti ed inizialmente ci sentimmo persi, ma iniziammo subito a cercare un sostituto. Lo trovammo proprio tra i nostri amici più stretti. Lo invitammo alle nostre prove e lo sentimmo subito intonato, cantava piuttosto bene e così scattò la proposta di entrare a far parte del gruppo. Lui accettò di buon grado ed è così che Ubaldo De Stefani entrò nella storia dei Rosacroce. Con lui iniziammo a cantare anche canzoni famose in inglese, un inglese, lo ammetto, un po’ casareccio… che per noi, però, era un inglese perfetto! Partecipammo e vincemmo ancora in molti altri concorsi, tra cui, lo ricordo con molto piacere, quello organizzato a Nepi una sera di fine agosto, con la canzone di Fausto Leali “A chi”. Ricordo anche che in quel periodo il nostro bravo sassofonista Cesare studiava a Roma e venne a sapere dai suoi compagni che alcuni studenti stavano organizzando una serata di fine anno scolastico e che stavano cercando un gruppo musicale per poter 1967 . Dei Rodolfo, Graziosi Gino, De Stefani Ubaldo, animare la festa. Cesare racBartolacci Pietro, Dei Silverio, Concordia Cesare. contò loro del nostro gruppo e gomito e dunque cominciammo la serata questi, entusiasti, ci invitarono. La festa era piuttosto allegri, con pezzi molto rocchettari. stata organizzata ad Abbadia San Salvatore In un baleno il capannone si riempì di stusul Monte Amiata, in Toscana. Partimmo con denti che si divertivano, ballando e cantando il nostro solito pulmino Fiata 850 familiare, insieme a noi fino al mattino. Tutto, per forcolor verde e nero, di Rodolfo Monti. tuna, andò bene. Fu bellissimo ed indimenQuando arrivammo a destinazione, ci portaticabile. rono prima a cena, poi in un enorme capanCercherò ancora di scavare nella mia memonone, dove non era stato allestito il classico ria, alla ricerca di altri ricordi lontani di quei parco, ma al centro si innalzavano delle alte mitici, straordinari, unici anni ’60. “Ricordi e larghe colonne, illuminate da grandi fari lontani” che so a molti appassionati lettori di colorati. Ognuno di noi ne scelse una e ci si Campo de’ fiori ha fatto piacere di leggere. sistemò sopra con il proprio strumento. Era una scenografia stravagante, mai vista Silverio Dei prima. A cena avevamo alzato tutti un po’ il 42 Campo de’ fiori EWS NEWS NEWS NEWS NEWS NEWS NEWS NEWS NEWS NEWS NEWS NEWS NEWS NEWS NEWS NEW ARCHITETTURA E DECORAZIONI BAROCCHE. CONFERENZA DEL PROF. ANSELMI A RONCIGLIONE Sabato 23 maggio alle ore 17, presso la chiesa di S. Sebastiano a Ronciglione, organizzata dal Centro Ricerche e Studi, il prof. Enrico Anselmi, dell’Università della Tuscia, ha tenuto un’interessantissima conferenza di Storia dell’Arte su ‘Architettura e decorazioni barocche’, dedicata particolarmente alle vicende costruttive e di decorazione della chiesa di S. Sebastiano a Ronciglione, la cui fondazione è avvenuta in età romanica. Particolare attenzione è stata posta nella trattazione delle addizioni quattrocentesche dei portali di accesso, con accento su quello maggiore, attribuito a Marco di Iacobuccio, alla realizzazione degli altari laterali – quello dedicato ai santi Cosma e Damiano, 1623-1625, commissionato dal cardinale Odoardo Farnese - , nonché alla ridefinizione barocca della parete di fondo del presbiterio. Evidenziate anche analogie strutturali e pertinenti all’apparato plastico con i prospetti della chiesa di S. Giovanni degli Almadiani a Viterbo e con la chiesa di S. Giovanni Battista a Firenze. Certamente, asserisce il prof. Anselmi, la facciata di S. Sebastiano ha costituito anche un precedente per la Collegiata di S. Clemente a Latera e per la Collegiata di S. Maria del Suffragio a Grotte di Castro, realizzata da Girolamo Rainaldi. Il prof. Anselmi ha inoltre messo in luce le linee di continuità con l’architettura tardo-manierista – altari della cappella della Madonna della Strada del Vignola e della cappella del Sacro Cuore di Gesù di Giacomo della Porta, entrambi presenti nella chiesa del Gesù di Roma – e le analogie, nella chiesa di Ronciglione, tra i rifacimenti barocchi al presbiterio - dove le preesistenti immagini pittoriche di S. Sebastiano, Santa Caterina e S. Rocco sono state inserite all’interno di una esuberante ornamentazione in stucco - con l’apparato decorativo della facciata di Santa Maria Maddalena di Giuseppe Sardi. Salvatore Enrico Anselmi è dottore di ricerca in Memoria e materia delle opere d’arte, Università degli Studi della Tuscia. Studioso delle committenze nobiliari di età barocca in area centro-italiana, con particolare riferimento alle famiglie Giustiniani, Farnese e MaidalchiniPamphilj, collabora con il Centro di Studi sulla Cultura e l’Immagine di Roma, diretto da Marcello Fagioloe presieduto da Paolo Portoghesi.Ha tenuto insegnamenti di Storia dell’arte Moderna presso il corso di laurea in Conservazione e restauro dei beni culturali dell’Università della Calabria, presso l’Università di Bari-Ssis Puglia, presso il Tirocinio Formativo Attivo, moduli di Storia dell’Arte Moderna, Arte e TerritorioUniversità degli Studi della Tuscia e presso il Dipartimento di Studi dei Beni Culturali e la Scuola di Specializzazione in Conservazione e Tutela dei Beni culturali dello stesso ateneo dove attualmente svolge attività di ricerca in collaborazione con la cattedra di Storia dell’Arte Moderna. Ha preso parte, in qualità di relatore, a numerosi convegni nazionali ed internazionali, tra gli altri, presso l’Accademia dei Lincei nel 2002 e nel 2007. È intervenuto anche al Primo Corso internazionale di Studi superiori su Vignola (2007, Roma). Oltre ad alcune monografie sulle committenze artistiche nobiliari in età moderna è autore di numerosi saggi, apparsi su atti di convegno e riviste tra i quali: La prima committenza Giustiniani nel palazzo di Bassano Romano (1603-1606), in «Rivista dell’Istituto Nazionale di Archeologia e Storia dell’Arte», XXVI, (2003) 2004, 58, pp. 159-187; Festa sacra e profana a Viterbo: l’entrata del vescovo Francesco Maria Brancacci nel 1638, in Atlante tematico del Barocco in Italia. Le Capitali della festa. Italia centrale e meridionale, a cura di Marcello Fagiolo, Roma, De Luca Editori d’arte, 2007, pp. 238-250 ; “Addenda” al percorso di Giovan Francesco Romanelli, in «Bollettino d’Arte», XCIV, (2009), 3, pp. 115-124; Sebastiano Gregorio Fani «Signore delle allegrezze per Santa Rosa da Viterbo» e committente di Giovanni Battista Casella e Ventura Lamberti (1689-1693), in «Storia dell’arte», (2010), 125-126 (n.s. 25-26), pp. 124-150; L’umor satirico di un cenacolo eccentrico del Seicento: Salvator Rosa, Antonio Abati e il cardinale Francesco Maria Brancacci, in La Festa delle arti. Scritti in onore di Marcello Fagiolo per cinquant’anni di studi, a cura di V. Cazzato, S. Roberto, M. Bevilacqua, 2 voll., Gangemi Editore, Roma 2014, I vol., pp. 514-517; Addizioni barocche nella cattedrale di Narni; Giuseppe Paglia, Nicola Michetti e Girolamo Troppa, in in «Storia dell’arte», (2014), 139, (n.s. 39), pp. 84-102. Ha collaborato alla redazione delle voci biografiche dell’Atlante del giardino italiano (1750-1940), promosso dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali e alla redazione dell’Atlante del Barocco in Italia, volumi su Atlante tematico del Barocco, Residenze nobiliari, ele Capitali della festa. Ha pubblicato le seguenti monografie: Committenze a Orte in età barocca. Cultura gesuita e influenza pozziana. Gli Alberti e i Nuzzi (Roma 2006); In liliodecor. Committenze farnesiane in Tuscia tra XVI e XVII secolo (Roma 2009); Il genio di Apelle. Temi e protagonisti della pittura italiana in età moderna (1500-1650), Carocci editore, Roma 2012; Il Museo d’Arte sacra di Orte, Centro Studi del Patrimonio di San Pietro in Tuscia, Perugia 2013. Roberto Ragone Orti urbani di Civita Castellana intitolati a Mattia Dusi Decine di persone hanno partecipato alla festa di domenica 17 maggio, organizzata dall’amministrazione comunale insieme alla Coldiretti e a Rotary Club Flaminia Romana, presso gli orti urbani di Civita Castellana, lungo la Via Flaminia. Prima del pranzo, organizzato con gli ortisti, è stata scoperta la targa che intitola gli orti a Mattia Dusi, il ragazzo veneto trasferito a Civita Castellana da alcuni anni, che pochi mesi fa ha perso la vita mentre era alla guida di un trattore, all’interno dell’azienda agricola familiare. “L’intitolazione degli orti urbani a Mattia Dusi sono un piccolo gesto per ricordare un ragazzo che si era trasferito da noi per amore della sua famiglia, e aveva messo impegno e amore nel lavoro che aveva scelto, cambiando completamente la sua vita, passando dai computer all’agricoltura biologica - ha ricordato il sindaco, Gianluca Angelelli -. Soltanto un piccolo gesto per dimostrare che la città di Civita Castellana non si dimentica di lui ed è vicina alla moglie Marina, che ringrazio per la sua presenza, e al figlio”. All’intitolazione sono stati presenti, oltre alla moglie di Mattia, Marina Ercolini, molti suoi amici, che lo hanno ricordato insieme alle tante persone che hanno iniziato a coltivare il proprio orto, grazie al comodato gratuito concesso dal Comune, in collaborazione con Coldiretti e Rotary Club Flaminia Romana. Agli orti urbani sono ancora presenti degli appezzamenti liberi che potranno essere concessi a coloro che ne faranno richiesta. I moduli sono reperibili in comune o sul sito dell’ente. Campo de’ fiori 43 WS NEWS NEWS NEWS NEWS NEWS NEWS NEWS NEWS NEWS NEWS NEWS NEWS NEWS NEWS NEW NUOVE CINTURE NERE PER LA JUDO BUTOKUKAI Venerdì 15 Maggio 2015, presso la palestra (dojo) Judo Butokukai (scuola delle virtù guerriere), si sono svolti gli esami di cintura nera 1° dan per l’atleta (judoka) Michele Moscioni. Gli eami sono stati diretti dal maestro Silvano Avigliana e dal maestro Sergio Olivieri con gli associati della Yuddu shaki (colleggio delle cinture nere), usanza che proviene dal judo tradizionale, dove non contano federazioni... nè politiche federali. I più sinceri auguri a Michele Moscioni da parte dei suoi numerosi compagni, dagli insegnanti e da tutta la famiglia. La palestra di Civita Castellana conta oggi circa cinquanta iscritti ed è diretta dal maestro Silvano Avigliana 5° dan. Nel 2016 festeggerà i suoi 35 anni di attività. CORCHIANO. ESERCITAZIONE DELLA PROTEZIONE CIVILE FESCENIUM 5.1 Sabato 23 Maggio nel comune di Corchiano si è svolta l’esercitazione “Niente paura. Fescennium 5.1”, organizzata dal Gruppo Comunale della Protezione Civile di Corchiano, in collaborazione con la Croce Rossa Italiana di Corchiano. L’obiettivo dell’iniziativa è stato quello di formare prima di tutto i volontari che hanno preso parte all’operazione, ma in realtà, poi, ad essere coinvolta è stata tutta la cittadinanza, a partire dagli alunni delle scuole medie ed elementari, che si sono calati nei panni di sfollati e vittime di una situazione di emergenza, quale può essere quella di un terremoto o di una alluvione. Oltre all’evacuazione, infatti, i ragazzi sono stati truccati perfettamente come se avessero subito escoriazioni o fratture. Un altro importante momento è stato quello relativo al recupero di beni culturali in situazioni di emergenza. Nel pomeriggio poi, prima della consegna degli attestati a tutti i volontari partecipanti, si sono svolte le prove AIB Antincendio Boschivo, il montaggio di tende ministeriali e le attività di intervento sanitario in emergenza svolte dalla C.R.I. Nonostante il tempo non del tutto favorevole, che è stato però considerato da tutti come una prova ulteriore da affrontare, l’esercitazione si è svolta in maniera più che soddisfacente. Anche il Dott. Carlo Rosa dell’ Agenzia di Protezione Civile della Regione Lazio, accolto in Piazza del Bersagliere, cuore dell’iniziativa, dal Sindaco Dott. Bengasi Battisti, da Renzo Ridolfi Coordinatore e Lorenzo Piergentili Responsabile Operativo del Gruppo Comunale di Protezione Civile, da Alessandro Sacripanti presidente nazionale AEOPC Italia, da Cinzia Viglianti responsabile della sala radio durante la simulazione e presidente Aeopc Favl Viterbo e da Antonio Gallo capo campo e presidente APC Marta, ha voluto ringraziare i presenti e complimentarsi per l’ottima riuscita. Tutto questo è servito a dimostrare alla popolazione come funziona la catena operativa dei soccorsi in caso di calamità naturale, ma l’esercitazione è stata molto utile anche per migliorare la sinergia tra volontari di associazioni diverse, che perseguono lo stesso scopo: il bene della popolazione, la difesa della natura e del patrimonio culturale. Sono stati 120 i volontari delle 22 Associazioni di Protezione Civile presenti, che sono giunti a Corchiano con ben 30 mezzi, cinque unità cinofile da soccorso, sala radio e comando campo, tenda pneumatica, tenda epe, affiancati da 60 volontari della Croce Rossa Italiana. Per Corchiano questa era la prima esperienza. Altre ne state fatte in diversi paesi della provincia di Viterbo, sempre ottenendo ottimi risultati. Ci auguriamo, ovviamente, di non doverci mai trovare in situazioni catastrofiche, ma è comunque bene essere sempre pronti a tutto, anche per poter E.B. prestare soccorso ed aiuto a chi, in altri luoghi d’Italia, dovesse averne bisogno. I PUGILI DI CIVITA CASTELLANA ALLA FESTA DELLO SPORT Mercoledì 3 Giugno, in seno alla Festa dello Sport, organizzata presso il Campo da Rugby Angeletti di Civita Castellana, sono stati invitati i pugili delle palestre della Polisportiva Maglianese di Civita Castellana e Magliano Sabina. Il gruppo pugilistico è formato da una dozzina di atleti, allenati dai maestri Plinio Morresi, Francesco Alessandrini e Davide Scucchia. Presidente della polisportiva è Palmiro Farina. Nella foto, da sx: Edoardo Sorato (VC Regionale), Mattia Boncompagni (VC Regionale), Riccardo Finesi, Filippo Finucci, Francesco Pagani, Andrea Ciambella, Marco D’Agostini, Luca..., Plinio Morresi, Palmiro Farina, Francesco Alessandrini e Nikki Lazzarini, Federico Spettich, Marco Belfi. Campo de’ fiori 44 1915-2015: I 100 ANNI DELLA 1° GUERRA MONDIALE Il 24 Maggio 2015 ricorre il centenario della prima guerra mondiale. N el 1914 nulla poteva evitare la guerra. A causa di un eccezionale sviluppo industriale erano a disposizione di quasi di Sergio Piano tutte le nazioni europee grandissime quantità di armi micidiali e di flotte militari sempre più agguerrite. Francia e Inghilterra volevano bloccare l’espansionismo tedesco e la sua crescente, inarrestabile egemonia industriale e scientifica. La Francia voleva la rivincita dopo i fatti d’ arme del 1870 e voleva riprendersi l’ Alsazia e la Lorena. L’ Austria e la Russia speravano di risolvere le loro difficoltà con una politica estera particolarmente aggressiva ed espansionistica. La scintilla della guerra, scoccò il 28 Giugno 1914 a Sarajevo, la capitale Bosniaca. In un attentato di matrice estremistica, persero la vita il Granduca Francesco Ferdinando, erede al trono d’ Austria e la sua consorte. L’Austria decise unilateralmente di considerare la Serbia responsabile dell’ attentato perchè essa dava rifugio agli indipendentisti slavi. Voleva cosi dare un esempio di severità a tutti i popoli dell’ Impero e porre termine ai numerosi moti rivoluzionari e sovversivi della penisola balcanica, riducendo praticamente al silenzio la Serbia. I generali Austriaci prevedevano una semplice campagna militare priva di ostacoli significativi. La Germania sognava la formazione di un grande stato formato da tutte le nazioni di lingua Tedesca. L’ Impero Russo a sua volta, ambiva a riunire sotto di sè tutti i popoli di lingua slava, quindi scese in campo in aiuto della Serbia ordinando la mobilitazione del proprio esercito. Appena l’Austria dichiarò guerra alla Serbia, fu messo in moto l’ automatismo delle alleanze e delle mobilitazioni, cosi che in pochi giorni ebbero luogo le dichiarazioni di guerra. A fianco di Germania e Austria si schierarono Turchia e Bulgaria, il Giappone e la Romania si schierarono al fianco della triplice intesa. Soltanto l’Italia di Giolitti mantenne la calma (anche se faceva parte della triplice intesa): perchè la triplice alleanza era un patto difensivo, e Austria e Germania non erano state aggredite, ma avevano dichiarato guerra per prime. L’ Italia sostenne di non avere alcun obbligo di schierarsi al loro fianco. Fin qui le motivazioni che portarono al primo conflitto mondiale. L’Italia da parte sua era divisa sull’ entrare o no in guerra. La maggior parte degli Italiani era per non entrare in guerra al fianco degli Austriaci che occupavano ancora i territori di Trento e Trieste. Predominante in Italia era il partito dei neutralisti, ma la minoranza interventista era comunque dell’ avviso di cambiare alleanza e di schierarsi contro l’ Austria. I cattolici e buona parte dei socialisti erano contro la guerra. I socialisti sostenevano che la guerra era un affare tra capitalisti che lottavano per il predominio imperialista dell’Europa, mentre i proletari di tutto il mondo dovevano sentirsi fratelli. Dal canto suo Giolitti, che aveva lasciato la Presidenza del Consiglio era sicuro che i territori ancora occupati dagli Austriaci si potessero ottenere mediante trattative diplomatiche. Le forze interne ed esterne che spingevano l’ Italia verso la guerra erano molto forti. La grande industria vedeva nella guerra un’occasione unica e grandiosa di espansione economica grazie alle forniture per l’ esercito. I maggiori quotidiani Italiani cavalcavano le tesi dei nazionalisti e attaccavano in maniera violenta i neutralisti fino a definire Giovanni Giolitti un traditore. Molti interventisti tra cui Gabriele D’ Annunzio pronunciavano infuocati discorsi patriottici nelle molte manifestazioni di piazza, e anche all’ estero le spinte verso la guerra non mancavano: l’ Italia importava il 90 % del suo carbone dall’ Inghilterra e dipendeva da Inghilterra e Francia anche per altre importanti materie prime, questo era un formidabile strumento di pressione nelle mani dell’ intesa Anglo / Francese. Nel mese di Aprile 1915 il governo Italiano firmò un patto segreto nel quale l’Italia si impegnava ad entrare in guerra al fianco di Francia e Inghilterra. Il Re era decisamente favorevole alla guerra. Il Parlamento ancora contrario, fu praticamente OBBLIGATO ad approvare il patto di Londra. E fu cosi che il 24 Maggio 1915 Anche l’ Italia entrò in guerra. Il fronte Italiano costituiva una linea che congiungeva il Lago di Garda con Gorizia attraverso l’Altopiano di Asiago, i monti del Cadore e della Carnia fino all’ altipiano della Bainsizza e ai monti Sabotino e San Michele. Anche se mancavano i volontari la grandissima maggioranza dei militari fu costituita dai richiamati provenienti soprattutto dalle regioni meridionali. Alcune brigate divennero celebri come la brigata Sassari, la Trapani, Cosenza Catanzaro ecc. Anche gli Italiani furono bloccati in una guerra di trincea contrassegnata da lunghe pause alternate ad assalti ferocissimi e inutili che comportavano ogni volta migliaia di vittime. Il solo risultato positivo si ebbe nel mese di Agosto 1916 con la conquista di Gorizia av- venuta dopo che i soldati Italiani avevano respinto la cosiddetta “Spedizione Punitiva” degli Austriaci sull’ altopiano di Asiago. Nel solo primo anno di guerra gli italiani contarono 250.000 tra morti, feriti e dispersi. Nella primavera del 1918 gli imperi centrali fecero un ultimo disperato tentativo di rovesciare il destino della guerra. In Francia l’ esercito Tedesco riuscì a raggiungere nuovamente la Marna, ma fu respinto dalle truppe Francesi e Americane oltre che da cannoni, carri armati e aerei. L’esercito italiano respinse gli attacchi Austriaci e ottenne la vittoria decisiva a Vittorio Veneto. Proseguirono verso Trento e Trieste dove entrarono il 3 Novembre 1918. Il 4 Novembre fu firmato l’ armistizio con l’ Austria. L’11 novembre la Germania chiese la pace. L’Imperatore Tedesco e quello Austriaco furono costretti ad abdicare da violente rivolte popolari. Questo come avrete letto è solo una parte della storia, ma voglio chiuderla cosi, con il tragico bilancio dei caduti di tutti gli eserciti: Caduti Italiani 600.000, Caduti Francesi 1.400.000, caduti Tedeschi 1.800.000, caduti Austro - Ungarici 1.300.000, caduti Russi 1.600.000. Comunque la maggior parte dei caduti fu tra i combattenti. La Seconda Guerra Mondiale, sarà caratterizzata, invece, dall’ enorme numero di vittime civili. Inoltre la fine della Grande Guerra lascia irrisolti gravissimi problemi che saranno alla radice della Seconda Guerra Mondiale. Campo de’ fiori 46 DON CLAUDIO MONARCA UNA VITA DEDICATA AGLI ALTRI Parroco di Corchiano dal 2003, si è spento l11 Maggio 2015 Il primo giorno da Parroco di Corchiano N on sei riuscito a vedere l’alba di quell’11 maggio, anche se già da una decina di giorni non potevi vedere quasi più nulla, inchiodato a quel letto nel reparto di rianimazione dell’ospedale Belcolle di Viterbo. Te ne sei andato in silenzio intorno all’una di notte, l’ora in cui più o meno eri solito andare a dormire, questa volta però purtroppo ti sei addormentato per sempre, per risvegliarti nella luce di Dio. Con don Domenico ed alla famiglia, nel giorno dell’80° compleanno della mamma dassi, volevo che tornassi a vivere. Tu provavi ad aprire gli occhi ma la debolezza ed il dolore erano più forti di te. Quei tentativi di reagire ai miei stimoli mi avevano dato la speranza di poterti vedere nuovamente tra noi. Non avrei mai creduto che proprio quella notte ci avresti lasciato. Alle 2.00 circa, il telefono ha squillato, subito ho capito che il peggio era accaduto. Il cuore ha iniziato a battere all’impazzata per paura di sentir pronunciare proprio quelle parole: “Don Claudio se n’è andato”. Non ho potuto trattenere le lacrime , quelle lacrime che mi hanno accompagnato anche nei giorni successivi e che ancora, al tuo pensiero, si ostinano a scendere. Ricordi sovraffollano la mente, ripenso alle tue risa, all’entusiasmo di realizzare nuovi progetti, al tuo modo partecipato di celebrare la messa, alla tua precisione meticolosa, alla tua generosità smodata… non doveva finire così! Appena il sabato prima che la tua condizione si aggravasse, seduto al tavolo della stanzetta d’ospedale al IV Trentatrè giorni di calvario, avremmo potuto piano, mi dicesti “Dovremmo contattare fare di più per te? Chi lo sa! Ma l’Opera Romana Pellegrinaggi per forse questo era sempliceorganizzare una visita alla Sacra mente il destino che il Signore Sindone di Torino”, ed io, per aveva scelto per te! Posso solo tranquillizzarti e senza minimadire di aver avuto l’onore di esmente pensare a quel che sasere stata tra le ultime persone rebbe accaduto, ti risposi di ad averti visto in vita. Ero diepensare soltanto a rimetterti, così tro il vetro, ma il mio cuore mi poi avremmo potuto fare tutto. diceva di entrare per provare a Quel tutto ora non c’è più. Tu hai spronarti, tutti volevamo vefatto tanto per noi: in questi doderti riprendere. Mi sono fatta dici anni hai risvegliato una coforza e sono venuta accanto a munità parrocchiale assopita dal te. Tante volte ho provato a peso degli anni di don Domenico, chiamarti perché volevo che ti che hai accudito fino alla fine svegliassi, volevo che mi guarDon Claudio, amico di tutti, qui insieme a “Gli amici del Borgo” come un padre. Ci hai fatto risco- Campo de’ fiori 47 grado di capirti, di accettare le tue scelte, di seguire le tue iniziative; e poi, non preoccuparti, perché continueremo a portare avanti tutto quello che ti sei affannato ad insegnarci in questi anni, te lo dobbiamo! Grazie di essere stato con noi, continua a seguirci dall’alto e facci sentire la tua presenza. Non ti vedremo più scorrazzare con la macchina in giro per Corchiano, ma vogliamo comunque sentire che ci sei! Ermelinda Bendetti Con Don Domenico ed il Cardinal Vallini prire cosa significhi “oratorio”, quanto sia importante la conoscenza della parola di Dio per vivere in pace con chi ci è accanto. Tu hai saputo ben testimoniarla, cercando sempre di fare da paciere in tutte le situazioni e prodigandoti per chi ne aveva bisogno. Neanche dopo morto hai voluto pensare a te stesso: la tua volontà, infatti, è stata quella di donare gli organi, tutti troppo compromessi però. Solo i tuoi occhi, almeno quelli, torneranno a vedere. Ritieniti soddisfatto! Dicembre 2014. Nella Chiesa di Santa Maria del Rosario, in occasione della nuova corona della Madonna Assunta due indimenticabili celebrazioni, con tutte le varie associazioni Due funerali per religiose e civili presenti, anidarti l’estremo mate da canti e musica, proprio saluto. Corchiano come piaceva a te, perché l’intutta si è stretta contro con Dio è un momento di attorno a te, in un gioia, dicevi sempre tu. Sono stati i dolore inconsolabile. tuoi confratelli a portare la tua bara Hai creato un vuoto che fuori dalla piccola chiesa di Canale Monsarà difficile da colmare, terano per dimostrarti un’ultima volta l’amperché il segno che hai lasciato è indelebile. Tutti hanno In oratorio con i ragazzi del Grest mirazione e l’affetto. speso almeno una lacrima Potrei continuare a scrivere ancora e ancora, ma solo due per te, a partire dai bambini che tanto cose voglio dirti: scusaci se non sempre siamo stati in amavi, in prima fila con i loro grembiulini. Lunghi e spontanei applausi per ringraziarti e salutarti. E poi Canale Monterano, il paese che ti ha dato i natali, ti ha accolto con sofferenza, a braccia aperte. Il Cardinal Vallini ed il Vescovo Rossi non si sono risparmiati nel mettere in evidenza le tue grandi qualità. Tutti i sacerdoti della Diocesi di Civita Castellana hanno voluto essere presenti alle esequie, compreso il Vescovo emerito Divo Zadi. Una grande attestazione di stima in In pellegrinaggio alla chiesa della Madonna delle Grazie NOTA BIOGRAFICA Don Claudio Monarca è nato il 22 ottobre 1952 a Canale Monterano (RM), primo di cinque figli. Viene ordinato sacerdote il 27 settembre 1980 e ha svolto il suo ministero sacerdotale prima come Vice Rettore e successivamente Rettore del Seminario Vescovile della Diocesi di Civita Castellana. Per molti anni parroco a Vigna di Valle, amato da tutti i parrocchiani e dal 2003 parroco a Corchiano, un piccolo centro nel cuore della Tuscia. Il suo è stato sempre un servizio fedele e generoso, durante il quale è riuscito, con il suo carattere gioioso e mite, a infondere sempre in quanti lo hanno conosciuto tanta fiducia e semplicità di vita. Uomo di grande sensibilità umana, era stimato da tutto il presbiterio della diocesi di Civita Castellana. Fino all’ultimo non si è mai risparmiato nel suo servizio sacerdotale, spendendosi nell’amore a Dio e alla Chiesa.Si è spento, presso l’ospedale Belcolle di Viterbo, l’11 Maggio 2015. 48 Nel cuore Campo de’ fiori A Duilio Romano (Lillo) 10.08.1946 06.04.2015 Lillo, amore mio dolcissimo, voglio dirti che ti ho amato immensamente e occupi ancora il mio cuore in modo speciale. La mia vita è cambiata totalmente quando ti ho conosciuto: ero una persona, come dicevi tu, sempre con lo scudo alzato per paura di soffrire, e tu sapevi bene perché. Poi un giorno bellissimo di Carnevale del 1973 tu stavi ballando ed io sono caduta. Ti sei girato, hai preso le mie mani e da lì ti ho sempre seguito. Ora, quel maledetto 6 Aprile, hai dovuto lasciare la mia mano, ma solo tempora neamente perché per me non è un addio, è solo un arrivederci… La tua guerriera Rosalba OMAGGIO A CHRYSTELE MANIGLIO Chrystele, mia cara amica di una vita…queste poche righe non possono, di certo, contenere la profondità della nostra amicizia…abbiamo condiviso tutto insieme: gioie, lacrime, risate, nottate d’ospedale, c’eravamo sempre l’una per l’altra… Mi dispiace, e molto, che il tempo ultimamente ci abbia tenute distanti, questo però non ha potuto tenere separato il profondo bene che ci legava. È questo ciò che conta…ed è questo oggi che mi consola, il pensiero al quale mi aggrappo per trovare conforto: sapere che la nostra amicizia non è finita, ma che continua, la tua presenza c’è ancora, riesco a sentirla, quasi toccarla… E sono sicura, mia cara amica, che ci sarà un giorno in cui la nostra amicizia sarà piena, dove nessuna distanza di tempo e di luogo potrà dividerci. E quel giorno, da quel momento in poi, saremo: eternamente amiche. Katiuscia Chrystele, tutti ti ricordano al passato... alcuni vogliono ricordarti semplicemente da soli.. ma tutti ti ricordano con la stessa parte che tu hai lasciato in loro di te. Ma IO voglio ricordarti in un futuro presente! E voglio ricordarti dedicandoti la canzone che più ti rappresenta, che ho adattato per te: “La Rondine” di Pino Mango. Visto che tu sei cresciuta nella nostra casa come se fosse la tua seconda casa.. (un “NIDO” dove riponevi i tuoi sogni, la tua vita, le tue speranze..) Eravamo tutti e tre piccini, proprio come dei pulcini di Rondini. E tu che sei sempre stata amica di tutti e di nessuno allo stesso tempo. Ma tu hai messo le ali molto prima di noi... e hai spiccato il volo troppo presto, nonostante questo volo ti abbia ridato la possibilità di abbracciare i tuoi cari... a noi tutti ci hai lasciato alcune delle tue piume... E io con la piuma che mi hai lasciato, ti scrivo questa dedica… Ti VOGLIAMO, ti VOGLIAMO, come sempre ti VOGLIAMO, notte farà, CI PENSERAI, ma tu che ne sai dei sogni, quelli sono NOSTRI, e non li VENDIAMO, Che ne sai, che ne sai, chissà che ci scriverai, forse un addio, o forse no, ma tu che ne sai dei sogni... Nonostante tu sia la NOSTRA Rondine andata via, sei il NOSTRO volo a metà, sei il NOSTRO passo nel vuoto, Dove sei, dove sei, Dove sei, dove sei dove sei, Unica AMICA che... rivivrei, sai di vento del Nord, sai di buono ma non di noi, stessa luna a metà, sei nel cielo sbagliato... Non lo so, non lo so, quanto tempo ammazzerò, mio libro mio, non ti leggerò, ABBRACCIANDOTI ANCORA... lo scriverò LA PROSSIMA volta... Non IMPORTA CHE tu sia la NOSTRA Rondine VOLATA via, SEI NEI NOSTRI CUORI LO SAI, Un ricordo da una amico che ti ha tenuto sempre nel cuore anche se non sapeva dimostrartelo. Ciao Chrystele da Stefano, Anna Rita e Fernanda D’Amico Ora inizia la tua avventura piccola guerriera: fare in modo che la vita dei tuoi cari vada avanti nella maniera più leggera possibile! Giusi De Novara È difficile comprendere e accettare che te ne sei andata…e continuo ad essere qui con la sensazione che tutto ciò non è mai accaduto…hai sofferto molto e preferisco pensare che finalmente ti stai riposando… che finalmente non ci sarà più nulla e nessuno che ti farà soffrire… addio Marco Marini Chrystele…o forse arrivederci! Ciao piccola Cry Cry… perché è così che ti chiamavo… anche se la vita ci aveva portato a non vederci da quasi due anni non passava mai una festa o un evento importante senza sentirci… Per me non sei morta, sei solo ancora lontana come in questi ultimi tempi. Ti vedo dispettosa, a nasconderti come facevi quando venivi a Magliano al mio negozio… Ti nascondevi e poi vedevo spuntare la testa fuori dalla porta o dal bancone e pronta a dire una delle tue e subito scoppiavamo a ridere… quanti giorni passati insieme a ridere, scherzare, piangere e farci forti insieme… ti ricorderò sempre così, sorridente sempre con la battuta pronta e soprattutto sincera. Ti ricorderanno sempre anche i miei e non ti dimenticheranno mai… ricordo ancora quando papà ti diceva “Man- stessa luna a metà, ER NIDO VOTO, C’AI LLASCIATO, Dove sei, dove sei, Dove sei, dove sei dove sei, Unica AMICA che... TU RIVIVRAI... Nonostante tu sia la NOSTRA Rondine andata via. sai di vento del Nord, sai di buono ma non di noi, sei nel cielo sbagliato... CIAO, PICCINA CRI CRI. Emilio Matteucci gia…mangia” e tu scoppiavi a ridere come una pazza e per farlo felice cercavi a fatica di finire tutto!!! Tutte le scorribande pazze fatte insieme a Francesco e ninnina Robby, che momenti di gioia… Grazie Cry… Grazie di aver fatto parte della mia vita… tvtttb piccola Cry Cry. Arianna Desideri Chrystele voglio ricordarti com’eri, pensare che ancora vivi, voglio pensare che ancora mi ascolti, che come allora sorridi. Letizia Castriota Ciao Chrystele, mi sono chiesta perché? La risposta è sempre stata la stessa, la vita non è solamente ingiusta, ma anche stupida, perché si è presa una persona migliore. Mi manchi tanto, mi sembra ieri che ci vedevamo e sentivamo. Ti cerco dappertutto ma purtroppo non ci sei, vorrei esserti stata vicino, ma purtroppo non sapevo niente. Ora posso dire una cosa: hai finito di soffrire, riposa in pace Chrystele e prenditi cura dei tuoi cari e anche di me. TVB mi manchi. Michela Pollastro Ti ricorderò per sempre con il tuo dolce sorriso... con la tua grande forza di andare avanti e con la tua tanta voglia di vivere. Non abbiamo avuto tempo di parlare meglio. Così lontane, ma allo stesso tempo così vicine. Piccolo angelo mi mancherai TVB. Deborah Giovarruscio Campo de’ fiori 49 Mi hanno trovato nelle campagne del Viterbese che andavo dietro a tutti, convinto che fossero i miei padroni, ma mi sembra che padroni NON NE HO! Ho meno di 6 mesi, taglia piccola, pelo ruvido, simil spinoncino/terrier, simpaticissimo e ....argento vivo: non mi fermo MAI! Con me non vi annoierete di sicuro! Sembro uscito da un cartone animato....Mi hanno chiamato DADO e a Dado rispondo (quasi!) Cerco una casa vera e persone che mi vogliano amare per quello che sono: un buon cane! Attualmente sono in stallo presso “amici” ma non potranno tenermi a lungo. Mi stanno curando tutti.... TEL. 333.5375465 ADOTTA DAL CANILE Nell’ordine: VispaTeresa William Matilde Nerone Chiamare 338.7357799 ROMA URGE ADOZIONE! TROVATA investita sullAppia Antica sabato sera 23 maggio. Chi potrebbe riconoscerla? No chip. 1 anno 1/2 circa. Effettuate lastre e visita di accertamento: STA BENE! Sa anche vivere in appartamento e NON abbaia. Facciamo presto chi lha soccorsa non la può tenere! Tel. 3387357799 Abbiamo circa 1 mese: siamo state abbandonate davanti al cancello della signora che sta scrivendo e che è riuscitagrazie a persone meravigliose- a farci crescere sane dopo appena circa 3 settimane di vita...Luisa e Francesca ci stanno tirando su ma ancora non mangiamo autonomamente....ci vorrà ancora qualche settimane. Se vi volete prenotare saremo felici di far parte della vostra famiglia...Intanto, noi cresciamo e vedremo poi se effettivamente siamo 3 femmine o 3 maschi!!!! (Ancora non si capisce...) 3387357799 La nostra mamma, sfinita, disidrata, magra, con pulci e zecche è stata avvistata da una Volontaria che non ci ha pensato 2 volte: mettiamola a riparo, sta in procinto di parto rire!!!! E siamo nati noi, all’ini zio del mese di maggio 2015. Ora viviamo in un piccolo re cinto che assicura la nostra sal vaguardia...E’ stato e continua ad essere un bel sacrificio per le 2 Vo lontarie che OGNI GIORNO ven gono a controllarci, a sfamare la nostra Mamma almeno 2 volte al dì...E siamo 10! Non ce la fa più...ogni tanto scappa ma torna sempre da noi! Siamo 4 maschi e 6 femmine, futura taglia medio grande. Le prenotazioni sono aperte...dai....dateci una casa!!! Tel. 3387736902 Campo de’ fiori 50 La scienza da sola non è in grado di salvare il mondo A scanso di equivoci dirò, preliminarmente, che io non sono affatto contro la scienza. Anzi, ne sono sempre stato entusiasta. del Prof. Sono però contro l’idea Massimo relativista che la scienza Marsicola possa, da sola, far fronte ad ogni problema ed evenienza. Basta guardare il mondo antropizzato, risultato della scienza e della tecnica, per capire che subiamo una grave imposizione. Non è il mondo che volevamo; non è il mondo felice che i cibernetici ci avevano prospettato dove l’uomo è più libero. Tutti quanti sentiamo il disagio di “non sapere come uscirne”. Magari si potesse riporre una giusta fiducia nella scienza. Magari si riponesse fiducia in qualcosa che è alla portata di tutti. Significherebbe partecipare tutti insieme alla costruzione del futuro ad armi pari. Ma non è così. Il fatto è che la scienza ha sviluppato in se stessa una enorme quantità di linguaggi settoriali detti “specialistici”, e per questi linguaggi si è frantumata al suo interno al punto che ciascuno, nella migliore delle ipotesi, è padrone del proprio settore di specializzazione. Proprio come è avvenuto per le varie lingue parlate nel mondo. Ma nello stesso tempo, è del tutto evidente che è incapace di comunicare con gli altri(settori). Proprio per questo è diventato impossibile un discorrere ampio, alla portata di tutti, in grado cioè di mettere tutti sullo stesso piano quanto a responsabilità e decisione. Lo sviluppo dei linguaggi specialistici ha significato e significa divisione, frantumazione, incomunicabilità; incapacità di pervenire ad una sintesi. Anzi, le tecnologie che derivano dai linguaggi specialistici sono, a loro volta, all’origine di ulteriori divisioni, tra chi conosce quel linguaggio e chi non lo conosce, tra chi sa usare chi non sa usare. Siamo dinanzi ad una nuova forma di schiavitù. Quella che mette ciascuno dinanzi al nulla o, che è lo stesso, dinanzi ai propri limiti. Limiti dei limiti e non limiti rispetto a ciò che è illimitato. Si, perché uno può conoscere bene un settore, ma per gli altri settori deve affidarsi agli altri. E la democrazia non prevede, per caso, che tutti si possa partecipare pariteticamente alla vita civile collettiva? Basta questo per mostrare che avendo perduto l’uomo uno sguardo d’insieme sulla realtà, ha perduto la padronanza stessa del mondo. E’ come spaesato. Il mondo incombe su di lui e viene percepito come una minaccia. Ecco perché sempre più spesso si rifugia nel gioco o in una attività. Lo fa per ritrovare una certa padronanza, per vincere lo spaesamento. Lo dico chiaro: non è la scienza che potrà salvare il mondo, ma la filosofia e la religione. Constatata la frantumazione ideale e ideologica, culturale ed ambientale nella quale siamo finiti, vi è la necessità di riguadagnare, pena la scomparsa, una visione unitaria delle cose. Nel caso della filosofia propongo il mio pensiero filosofico che, come ho detto in altre circostanze, è da considerarsi filosofia dell’unità. Con questa filosofia si dovranno comunque fare i conti; ad essa potranno guardare tutti coloro che sentono la responsabilità verso il futuro. La mia filosofia non è pura “ratio” contrapposta alla fede, secondo un modello obsoleto di intendere le cose e di ragionare. In essa fede e ragione collaborano armonicamente e stanno in rapporto tra loro come l’intero e la parte. Il razionalismo ha “despiritualizzato” l’uomo togliendogli, di fatto, la possibilità di agire nel rispetto della sua vera natura. L’uomo non è soltanto un “animal rationale”. Troppo riduttiva è questa definizione e troppo angusti gli spazi per starci dentro. Termina l’epoca avviata con l’umanesimo ed il rinascimento e si avvia il tempo dell’uomo nuovo che si spende, al di là delle ideologie vissute e considerate come un vero limite, per la costruzione di una umanità nuova a partire dal singolo. La religione è da considerarsi uno strumento snello, di sintesi, immediato, che mette nelle mani di tutti e di ciascuno la fede mediante la quale è possibile navigare in questo mondo complicato e spesso tumultuoso. Essa accoglie ed esprime tutto il mistero del quale l’uomo fa parte da sempre e che mai potrà svelare appieno perchè tale opera inerisce alla storia della rivelazione dello spirito. Filosofia e religione dunque, insieme per salvare l’uomo, con il contributo della verità procurata dalla scienza. E possibile trovare Campo de fiori nelle edicole ed in moltissime attività commerciali. Questo è lelenco completo degli esercizi di Ronciglione nei quali reperire la rivista: - Caffetteria ‘La Mossa’ - Piazza Principe di Piemonte, 15 - Rio Vicano - Via Cassia Cimina, Km. 19,100 - Le Cheval - Via dell’Ospedale, 1/a - Bar Casani - Via della Resistenza, 4 - Bar Doppio - Via S. Giovanni Snc - Caffè Gran Torino - Corso Umberto 1°, 44 - Edicola - Corso Umberto 1°, 18 - Cartoleria Teknica - Via Magenta, 34 - Bar Espressamente Saso - Via della Resistenza, Snc - Antico Caffè Bellatreccia - Piazza Vittorio Emanuele, 21 - Bar Anitori - Piazza Vittorio Emanuele, 6/6a - Caffè Nuovo - Corso Umberto 1°, 19 - Tabaccheria Centrale - Piazza Vittorio Emanuele, 19 - FESTIVALBAR - ingresso di Ronciglione via Cassia - BAR QUATTRO A - via Roma, 56. Campo de’ fiori 51 LA REDAZIONE DI CAMPO DE FIORI SI ASSOCIA A TUTTI GLI AUGURI!!! Un Tanti augurio auguri al sincero a piccolo Paolo Mirko Brandi e Costantini Osvaldo che il 26 Cherubini maggio ha di compiuto Soriano 4 anni. Un abbraccio nel Cimino, inseparabili cugini, e tanti baci da parte del che quest’anno festeggiano i loro 60 anni, da tutti fratellino Niccolò, dalle i parenti!!! zie Samantha e Patrizia, dai nonni Michele e NaAuguri talina, dalla nonna vivissimi a Floriana e da mamma Sandro e papà. Mazzafoglia e Antonella Tantissimi Contenti auguri per che il 23 il tuo Giugno complefesteganno, che giano il loro 25° anniversario hai fedi matrimonio! Auguri dai figli steggiato Alessio, Federica e Simone, il 25 Maggio!!! Hai visto che qual- dalla sorella Anna e famiglia, dal fratello Giorgio, dalle cuno ti ci ha messo sul mamme Menicuccia e Marisa. giornale....??? Roby Tanti A Luigi auguri a Molinari che Michele compie gli Moscioni anni il 20 Giuche il 19 gno, con tanti Giugno auguri di Buon festeggia Compleanno il suo compleanno, dalla dai fratelli e dai cognati. mamma, il papà, il fratello Semre così ........in forma" e da tutti i parenti e gli Tantissimi amici!!! auguri a INVIATE I VOSTRI Francesco MESSAGGI Marchegiani DAUGURI SPECIALI che il 18 AL NOSTRO giugno compie 6 INDIRIZZO DI POSTA anni, da ELETTRONICA tutta la famiglia! [email protected] Congratulazioni vivissime ad Andrea Fersini che ha conseguito la Laurea in Scienze Politiche e Relazioni Internazionali!!! Auguri da tutta la famiglia ed in particolar modo dai figli Chiara e Lorenzo Queste rime le voglio dedicare ad un grande amico che c è sempre stato gliele dedico per ricordare il grande evento che é appena passato. Di emozioni ne faccio un grande coro per celebrare le sue nozze d’oro con una donna a dir poco speciale che per la sua vita è stata l’ essenziale. Con Valentino ancor ricordo fin da subito siamo andati d amore e d’accordo grande uomo dall’ animo nobile gran lavoratore in ogni mestiere abile. Per me è stato come un fratello ma non solo questo ha di bello da tutti si fa voler bene grazie alla simpatia che tiene. Infatti grazie al suo essere sempre cortese è amato da tutto il paese. Da tanti anni lo conosco non poco e sulla sua bontà lascerei la mano sul fuoco. Non da meno è la sua sposa brava donna e madre favolosa. Adesso chiudo queste rime piene di affetto e di stime augurando al mio caro amico e alla sua sposa di continuare sempreuna vita gioiosa!! Franco Fochetti dedica questa poesia all’amico Valentino Ippoliti e consorte, che hanno festeggiato 50 anni di matrimonio. 52 Campo de’ fiori L’angolo del poeta Andrò ad esplorare mondi nell’Universo La passerotta dai molteplici voli Viaggerò nello spazio siderale salirò sulle vette delle stelle colorerò il cielo, fermerò i tempo per godere del presente e restare nel sogno. Da quassù osservo il mondo il piccolo mondo che gli umani vivono ma non conoscono perché non sanno quanto sia importante preservarlo per le future generazioni. Il sogno incantato della fantasia che ci consente di andare oltre il conosciuto di viaggiare nella fantasia. Io viaggio e continuo accendendo le stelle entrando nelle spirali dei buchi neri uscendo dall’altra parte, nel mondo incantato del domani in un caleidoscopio di colori, di forme geometriche, di energia vivente d’Amore. Mi perdo in quest’infinito e trovo me stessa insieme alla mia bambina interiore e a cavallo dell’arcobaleno, nel caleidoscopio dei colori ripongo i miei sogni e tutti i miei pensieri. Stavo in sosta davanti la stazione, nella mia vecchia auto in quegli istanti; ad un tratto attirò la mia attenznione un paio di passerotti saltellanti. Dicembre 2014 Stone 45 (Festa della donna 2015) Si uniron in un balletto, direi ameno, poi ognun di lor beccò tosto il terreno. Luno, credo, solo il cibo lui cercava, che poi se lo ingoiava in un baleno; laltro invece col suo becco afferrava dei sottilissimi fuscelli di fieno. E poi per tre volte ha preso il volo, con nel becco le pagliuzze.. ma lui solo! Tra le fronde dun le lasciava, per costruire il nido, è evidente; laltro uccellin non si preoccupava: sol si nutriva e pure avidamente. Pei figli, anche io li lho capito: lamore della madre è più sentito! E il più sublime amore in questo mondo! Tra gli esseri viventi tutti sanno che il dolce affetto, più puro, più profondo, è quello che le mamme ai figli danno. AFORISMI Da ragazzi si sogna di arrivare alle stelle (è umano). Da adulti si è sulle stelle ma non ci si accorge. Da anziani le stelle si vedono... ma per i vari dolori! TomaX Angelo Pastura Orte, lì 9 Maggio 2015 PROFUMO DI VIOLE Rimiro nel viaggio boscoso gli altissimi monti sorgenti fra verdi sentieri lucenti, fra picchi che paion dorati. Nei passi più ombrosi, più amati, di muri odorosi, che vivon tra venti noiosi, mappaion le ombre giganti, son ferme da sempre, pazienti, altissimi monti sorgenti, che gridano: Siamo innocenti! Scoscese di fronti terrosi, declivi dai passi cantati, e limpidi azzurri di cieli fra i cieli, compagni beati. Un rivo vicino sinchina, con fare furbino, di tenero ascolto, contendo suo dire carino, dun fiato protervo mi sfida, e al par dun monello sussurra sicuro: Io sono un ruscello. Mi fuggo, ma lavo i miei boschi con fresca carezza, preparo una festa e al passo, chormai pare stanco, vè invito alla siesta. Rifugio io offro ai passeri in volo, che bagnano spesso le piccole piume e posano stanchi sul suolo laffanno del gioco sui campi debbrezza. Mi torna il pensiero di tempi lontani, dun sogno sperduto di mia fanciullezza, cal par duccellino correvo col vento nel discolo volo dellesser bambino. Mi lacrima il cuore al passo damore. Smarrita mi smuovo, ringrazio, rifiuto, rimuovo linvito con garbo e dolore, e asciugo la lacrima al sole. Il viaggio riprendo nel bosco incantato, poi vago in cerca di viole. Ronciglione, marzo 2012 BRUNA REGINA e-mail: [email protected] Campo de’ fiori AGENDA Tutti gli appuntamenti più importanti LIGHT SONG CONTEST I Jalisse cercano nuovi parolieri con il concorso letterario musicale per l’Anno Internazionale della Luce 2015 (IYL) patrocinato UNESCO Nuovo concorso di poesie e testi, aperto a tutti i maggiori di anni 18, senza esclusione alcuna di etnia, religione e credo, rivolto ad autori e poeti, per realizzare un testo che sarà musicato e cantato dai Jalisse. Il tema dovrà ispirarsi la luce in tutte le sue declinazioni poetiche, letterarie, tecnologiche, spirituali, scientifiche, riportanti all’Anno Internazionale della Luce 2015 (International Year Lights 2015) che insieme all’ UNESCO coordinano numerose iniziative sulla luce. Il bando e l’iscrizione gratuita sono scaricabili dal sito www.crescerecreativi.net e dal blog https://lightsongcontest.wordpress.com. I testi (in lingua italiana, inglese o spagnolo) dovranno rientrare nelle specifiche tecniche riportate sul sito stesso (quartine, ecc.) e dovranno essere inviati entro le ore 23:00 del 30 Giugno 2015 all’indirizzo email [email protected]. Il testo migliore, scelto da una commissione artistica e tecnica, verrà musicato e promosso come nuovo singolo del duo, in collaborazione con la Enterprise 8 Edizioni Musicali del manager Roberto Gasparini (produttore, già A&R di Ricordi/EMI/RCA/SONY). LIGHT SONG CONTEST è uno dei progetti creativi che i Jalisse promuovono per evidenziare la creatività attraverso la musica, come Cantautori nelle Scuole, ideato per alunni ed artisti e che ha ottenuto prestigiosi premi e riconoscimenti da radio, stampa e associazioni musicali di categoria, oltre alla collaborazione di famosi artisti dello spettacolo e della musica. Il concorso sarà promosso anche attraverso LOCALITOUR d’AUTORE, format radiotelevisivo del duo. Contatti: Associazione Crescere Creativi: www.crescerecreativi.net Email: [email protected] IYL.: www.light2015.org/Home.html Enterprise 8: www.enterprise8.net Artisti nelle Scuole: www.artistinellescuole.it Tregatti Produzioni ed Edizioni Musicali Facebook: Jalisse Official 53 Campo de’ fiori Roma, 1870 circa. Piazza Barberini. Foto archivio Ercole Ottaviani. 54 Campo de’ fiori Roma com’era Combattenti volontari di Corchiano della Campagna d’Africa Orientale Italiana, combattuta durante la Seconda Guerra Mondiale. Foto della Sig.ra Rita Ridolfi Campo de’ fiori Album dei ricordi Campo de’ fiori 55 Campo de’ fiori 56 Album dei r Campo de’ fiori Civitoniche in gita ad Assisi. Anno 1960. In piedi da sx: Gianna, Ivana, Maria, ..., Carla. In basso da sx: ..., Marisa, Ornella. Campo de’ fiori Roma. Liceo Giulio Cesare. Anno scolastico 1950/’51. Classe III E, con la Prof.ssa di Storia dell’arte Serena Madonna Setti. Foto del Sig. Arch. Massimo Bandinelli (in alto a sx). Campo de’ fiori ricordi Campo de’ fiori Campo de’ fiori Roma, Agosto 1941. Caserma della Polizia di Stato. Da sx: ..., Paolo Carosi e Bernardino Alessi Fabrica di Roma. Località “Riforta”. Anno 1948. Nicola Malatesta, in barca e Giuseppe Vincenzi in acqua. Foto del Sig. Giuseppe Vincenzi. Le cinque generazioni della famiglia Perazzoni. In alto da sx: Margherita, Amedea, Matutina, Lina, Luciana, Martina e Diletta. Foto della Sig.ra Lina Perazzoni. Campo de’ fiori Fabrica di Roma. Viale Iannoni Sebastianini. Anni ‘50. Giovannino Alessi ed Assunta Cola, sulla mitica Lambretta 125. Campo de’ fiori 58 Campo de’ fiori Album d Campo de’ fiori Campo de’ fiori Vetralla, 1923. Carolina Santinelli, Pietro Scirocchi e la piccola Rosa Carbognano. Metà anni ‘60. Da sx: Sandro Cosimi e Luca Carosi Campo de’ fiori Castel Sant’Elia. Asilo con suor Tolomea, una suora dal carattere forte che ha fatto rigare dritte molte generazioni. Anno 1954. Fila di sx, al secondo banco Silverio Dei; fila centrale, al secondo banco Cesare Concordia. Chi altri si riconosce? Inviateci i nomi a [email protected] Campo de’ fiori 59 dei ricordi Campo de’ fiori Ronciglione, Via Roma. Anni ‘60. Da sx: Pacifico Mecucci, Mocavini detto “Zazà”, Filippo Giovanforte sul cavallo. Ronciglione. Anni ‘60. Campo de’ fiori Sodalizio “I Borghi”. Si riconoscono da sx: Enzo Lambiti, Costanzo Mascagna, Luigi Carletti, “Cosimina”, Rinaldo Boni, Otello Valeri, Gigi, “Carluccio”, Lorenzo, Angelo, Angelo Iozzoli, Luca Valeri, Romeo De Angelis, Aurelio Mecucci. Ultimo a dx: Generoso Remoli. 60 LAVORO CERCO - CERCO LAVORI di qualunque genere. Donna di 50 anni, serria e fidata, automunita, anche poche ore al giorno. Libera tutta la giornata. Massima urgenza.Tel. 339.8992603 FRANCESCA - RAGAZZO 22enne cerca lavoro come autista, commesso, cameriere o altri lavori, anche estero, serio e onesto. Zona Roma nord. Luca 393/5548562 -CERCO LAVORO come badante lungo orario, pulizie ad ore, lavapiatti e pulizie in ristoranti e negozi, pulizie scale. Tel. 388.9277412 - RAGAZZO 35ENNE laureato in ingegneria, cerca lavoro come manovale, imbianchino, giardiniere, riparazioni cellulari e computer, idraulico, autista, accompagnatore anziani. Tel. 393.4496196 - RAGAZZA 20ENNE cerca lavoro come baby sitter, pulizie, commessa, cameriera e barista. Zona Fabrica di Roma e dintorni. Tel. 366.7308272. - MEDICO CHIRURGO cerca lavoro qualificato in case di cura o di riposo. Zona Viterbo e limitrofi. 35 anni di esperienza in Italia. 6 lingue. Tel. 3244.8629175. - CERCO LAVORO COME BADANTE per donne anziane, giorno e notte. Anche pulizie ad ore. Zona Civita Castellana e dintorni. Automunita. Tel. 388.9314500. - CERCO LAVORO COME BADANTE per donne anziane, giorno e notte. Zona Civita Castellana e dintorni. Tel. 339.8238217. - UOMO 40ENNE cerca lavoro in campagna, giardinaggio, piccoli lavori di manutenzione, pulizia camini. Tel. 320.8826073. - SIGNORA GEORGIANA 30ENNE con permesso di soggiorno, cerca lavoro come badante giorno e notte. Referenziata. Tel. 389.8210370 - RAGAZZA 18 ANNI cerca lavoro pomeridiano (compagnia, baby sitter, commessa, estetista, ripetizioni etc.). Tel. 320.8485230 - AZIENDA cerca persone seriamente interessate a guadagnare un extra mensile part-time, full-time Cell. 3297354944. - CERCO LAVORO come baby sitter. Donna italiana, con esperienza da nonna, seria, patentata. Zona Civita Castellana e paesi limitrofi. Tel. 333.7972321 - CERCO LAVORO come badante anche giorno e notte. Tel. 388.6542895 - CERCO LAVORO come badante, baby sitter, ristoranti, pulizie, lungo orario, casa di cura. Con esperienza. Tel. 327.5925225 - CERCASI LAVORO INTERESSANTE come architetto. Tel. 06.8610227 - CERCASI LAVORO COME BABYSITTER: Studentessa italiana di Civita Castellana cerca lavoro come babysitter per una passione e amore infinito per i bambini. Se cercate una persona giovane,dinamica e soprattutto amorevole nei confronti dei vostri bambini non esitate a contattarmi! Sono automunita e disponibile dal lunedì alla domenica (escluso sabato pomeriggio) talvolta anche nei paesi limitrofi. Costo: 5 l'ora. Cell. 333-33 44 309 VANESSA - CERCO LAVORO come pulizie uffici, aiuto cuoco, pulizie in casa o bidella nelle scuole, cameriera hotel o alberghi. Tel. 389.4913578 - CERCO LAVORO come meccanico, giardiniere, muratore. Munito di Pat. B. Tel. 380.7656837 Campo de’ fiori Annunci - DONNA RUMENA cerca lavoro come badante con 10 anni di esperienza, collaboratrice domestica o baby sitter, preferibilmenet a Civita Castellan o dintornni. 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Città......................................................Tel...................................Firma................................................................ 62 Oroscopo di Giugno Campo de’ fiori by Cosmo Ariete In amore basta litigi, adesso dovrai chiarire molte cose con la tua dolce metà. Se sei single al momento niente di nuovo ma basta aspettare un po’ e vedrai... Nella sfera lavorativa tutto fila liscio. Successivamente arriveranno dei cambiamenti molto positivi. Presta attenzione però ai colleghi invidiosi. Tieni sempre bene a mente che la famiglia è molto importante. Non dovrai metterla in secondo piano. Lo stesso vale anche per gli amici. Toro Ecco che arrivano delle nuove amicizie, forse è il momento che il tuo gruppo si allarghi. È possibile che tra queste ci sia una persona molto interessante dal punto di vista affettivo. In amore sarebbe meglio che ti impegnassi un po’ di più e stai attento a non alzare troppo la voce. A lavoro ti senti irrefrenabile, ma rilassati, la tua posizione è ormai assodata. Inoltre se ti capita un piccolo investimento, potresti provare c’è aria di fortuna. Gemelli Sei pieno di energie e molto contagioso per le persone che ti stanno accanto. A lavoro ti sembra che le cose non vadano per il verso giusto. Devi solo avere pazienza e tutto si sistemerà. In amore se sei single non strafare altrimenti potresti trovare troppi ostacoli ad attenderti. Se sei fidanzato concediti una bella vacanza con la tua dolce metà, è il momento di provare nuove emozioni per entrambi. Cancro Nella vita privata tutto scorre molto bene. Attenzione agli investimenti, non è un buon periodo. In amore sei molto preoccupato perché non trovi l’anima gemella, ma è più vicino di quanto tu possa immaginare. Se sei fidanzato è il momento che i suoi genitori ti conoscano. A lavoro sembra che tutti siano scontrosi verso di te. Non è così è molto probabile che tu sia molto nervoso e interpreti male le situazioni. Cerca di goderti un po’ di più la vita. Leone In amore è molto facile scottarsi, attento a non prendere decisione affrettate. In ambito lavorativo forse è il momento di cambiare aria, se hai a disposizione altre opportunità lavorative magari è il momento di farci un pensierino. Nella vita privata ecco che arrivano delle buone notizie. Dedicati anche un po’ di più alla tua famiglia, in questo ultimo periodo non sei stato proprio un esempio per loro. Vergine Questo sarà un periodo molto frenetico per te, ma devi comunque restare il più tranquillo possibile. La salute è molto importante è quindi non devi strafare sempre. Inoltre forse è il momento che ti concedi una vacanza, magari anche di due o tre giorni tanto per riprenderti. In amore ecco che sei davanti a un bivio molto importante. Decidi tu cosa fare. Nella sfera lavorativa è il momento di capire bene quale sia il tuo ruolo. Bilancia Sei pronto a fare molte conquiste. Divertiti ma non esagerare. Se sei già accompagnato cerca di capire quali sono i tuoi errori, non puoi litigare tutti i giorni. In ambito lavorativo è in arrivo una promozione e tu potresti essere l’interessato. Se ti capita di fare qualche ora in più a lavoro, non tirarti indietro, proprio questo potrebbe esserne il motivo. Inoltre cerca di avere più fiducia verso i tuoi colleghi, non tutti sono pessimi come credi. Scorpione In amore ci sono litigi continui, ovviamene tutto passerà presto, ma cerca di non perdere la pazienza. Nella sfera lavorativa tutto regolare, in questo preciso periodo non vi sono grandi cambiamenti o prospettive, ma neppure problemi. Senti suonare alla tua porta ma non aspetti nessuno, chi potrà mai essere, una vecchia fiamma? Non ti resta che aprire la porta, sicuramente è qualcuno che conosci e non vedi da molto tempo. Sagittario In ambito della vita privata, dovrai sistemare alcune situazioni di vecchia data. In amore anche se non lo sai, stai andando molto forte. Nel caso tu fossi già felicemente fidanzato, goditi tutto il tempo del mondo con la tua dolce metà. Nuove prospettive molto positive ti attendono a lavoro, finalmente si sono resi conto delle tue capacità. Dovrai solamente goderti la gloria dato che te la sei meritata. Capricorno Nella tua vita privata stanno per arrivare molti cambiamenti. Non devi preoccuparti comunque, sembrerebbero tutte buone notizie. Nella sfera sentimentale finalmente è arrivato il momento di impegnarsi seriamente. Mentre se tu fossi già fidanzato, ricordati che la prudenza non è mai troppa. A lavoro scorre tutto liscio niente di nuovo, eccetto alcuni colleghi che sparlano di te. Non devi preoccuparti, il tuo lavoro lo sai fare bene. Acquario Devi cercare di essere più altruista, sopratutto con la tua famiglia. Se ti senti abbandonato dagli amici forse è perché si sono stancati di essere messi in disparte. In amore cerca di soddisfare almeno la metà delle richieste del tuo partner e noterai molti cambiamenti e meno litigi. Se sei single guardati intorno. A lavoro non ti senti a tuo agio. Non devi preoccuparti è solo questione di tempo. Comunque cerca di non darti troppe arie. Pesci In amore è in arrivo un po’ di turbolenza, cerca di rimanere al tuo posto e tutto si placherà. Se sei single ti conviene attendere un po’ di tempo, questo non è un grande periodo per fidanzarsi. Nella vita privata goditi di più il tuo tempo libero e cerca di rilassarti, ne hai davvero bisogno. Per quanto riguarda il lavoro è il momento di rimboccarsi le maniche. Con il tempo potrai vedere che ne è valsa la pena. Ma per adesso lavora e non creare problemi. Campo de’ fiori CEDO Fabrica di Roma VENDO Civita Castellana Località Faleri. Attivià di ristorazone (trattoria) già avviata, con 60 coperti. Affare! . Cod. At46 Nuda proprietà di appartamento di recente costruzione, zona residenziale. 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(C o up on a pa g. 38 ) Campo de’ fiori è distribuito a Civita Castellana, Corchiano, Fabrica di Roma, Vignanello, Vallerano, Canepina, Vasanello, Soriano Nel Cimino, Vitorchiano, Bagnaia, Viterbo, Montefiascone, Carbognano, Caprarola, Ronciglione, Sutri, Capranica, Cura di Vetralla, Blera, Monte Romano, Tarquinia, Civitavecchia, Orte, Gallese, Magliano Sabina, Collevecchio, Tarano, Torri in Sabina, Calvi nell’Umbria, Stimigliano, Poggio Mirteto, Otricoli, Narni, Terni, Amelia, Nepi, Castel Sant’Elia, Monterosi, Anguillara, Trevignano, Bracciano, Canale Monterano, Mazzano, Campagnano, Sacrofano, Olgiata, Faleria, Calcata, S.Oreste, Nazzano, Civitella San Paolo, Torrita Tiberina, Rignano Flaminio, Morlupo, Castelnuovo di Porto, Riano, Ostia, Nettuno, Anzio, Fregene. A Roma nei teatri, nei migliori alberghi e locali, sui taxi e in tutte le stazioni MET.RO. Spedito a tutti gli abbonati in Italia e all’estero, inviato ad Istituzioni Culturali e sedi Universitarie italiane e straniere, a personaggi politici, della cultura, dello sport e dello spettacolo. 63 Patrocinio Campo de’ fiori Periodico Sociale di Arte, Cultura, Spettacolo ed Attualità edito dall’ Associazione Accademia Internazionale D’Italia (A.I.D.I.) senza fini di lucro Reg.Trib. VT n. 351 del 2/6/89 Presidente Fondatore: Sandro Anselmi Direttore Editoriale: Sandro Anselmi Direttore Responsabile: Stefano De Santis Consulente Editoriale: Enrico De Santis Direzione Amministrazione Redazione Pubblicità ed Abbonamenti: Piazza della Liberazione, 2 01033 Civita Castellana (VT) Tel. e Fax 0761.513117 e-mail: [email protected] Redazione di Roma: Viale G. Mazzini 140 Abbonamenti Rimborso spese spedizione Italia: 12 numeri 25,00 Estero: 12 numeri 60,00 Caporedattore Ermelinda Benedetti Per il pagamento effettuare i versamenti sul c/c postale n. 42315580 Segreteria di intestato all’AssociaRedazione zione Coordinamento Accademia InternazioImpaginazione e nale D’Italia. Grafica: L’abbonamento andrà in corso dal primo nuCristina mero Evangelisti raggiungibile e può avere inizio in Sonia Bonamin qualsiasi momento dell’anno ed avrà, comunque, validità per WebMaster 12 numeri. www.brunosisti.it Garanzia di riservatezza per gli Stampa: abbonati La realizzazione di questo giornale e la stesura degli articoli sono liberi e gratuiti ed impegnano esclusivamente chi li firma. Testi, foto, lettere e disegni, anche se non pubblicati, non saranno restituiti se non dopo preventiva ed esplicita richiesta da parte di chi li fornisce. I diritti di riproduzione e di pubblicazione, anche parziale, sono riservati in tutti i paesi. 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