Gli occhi pieni di mondo

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Gli occhi pieni di mondo
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by Nad
ia Afra
Andrea Bosca
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“Gli occhi pieni di mondo”
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ndrea Bosca, rimane impresso per
quei suoi occhi azzurri. Un bello
che nasce attore di teatro per poi
passare al cinema e alla televisione, senza
mai rinunciare al primo amore. Un bello, capace negli anni, di guadagnarsi il rispetto di
colleghi e di un pubblico che inizia a seguirlo
sempre di più.
Presto lo vedremo in televisione in “Romeo e
Giulietta”, del regista torinese Riccardo Donna, e nel film “A testa alta, i martiri di Fiesole”,
diretto da Maurizio Zaccaro. Ferzan Özpetek lo scelse nel 2012 per Magnifica presenza
e Abel Ferrara gli fa la corte tra una ripresa
e l’altra del suo prossimo film. Si racconta in
viaggio, su un treno che da Roma lo porta a
Venezia. La recitazione è la sua strada da sempre. Lei
si destreggia tra cinema, teatro e televisione.
Cosa cambia nell’approccio verso il pubblico?
Negli anni ho capito che recitare a teatro,
davanti a 300 persone, o di fronte ad una
troupe di 15 persone cambia poco. Cambia
dal punto di vista umano, perché sei tu a decidere dov’è il tuo pubblico, sei tu che devi
essere bravo anche a capire come ti vede
il tuo pubblico. A teatro il montaggio lo fa il
pubblico.
Nella miniserie per Canale 5 diretta da Riccardo Donna è Paride, il corteggiatore di
Giulietta e torna a recitare in inglese. Com’è
stata questa esperienza?
Ho già fatto due film in lingua inglese, Don
Bosco nel 2004 e L’olimpiade Nascosta nel
2012. È stato divertente avere a che fare con
un cast internazionale, bravissimo lo spagnolo Martin Rivas che veste i panni di Romeo,
come anche il tedesco Ken Duken nei panni
di Mercuzio. Per certi versi recitare in inglese
è più facile, è una lingua che si presta maggiormente per la recitazione. Entusiasmante
anche il tempo passato a imparare a duellare, c’era il discorso amoroso ma c’era anche
il potere da gestire.
“Motore… Azione!”. Grazie al Moviemov Italian Film Festival arriva nelle Filippine dove
scrive e dirige “A tutto tondo”. Che effetto
le ha fatto stare per la prima volta dietro la
macchina da presa?
Il progetto nasce dopo un viaggio fatto per
promuovere Magnifica presenza di Özpetek
e servirà per raccogliere fondi da destinare
ai bambini. Divertente e significativa come
esperienza a livello umano. Ho scritto, diretto
e interpretato questa storia, semplicemente
perché sentivo il bisogno di raccontarla. Lo
abbiamo girato, ora siamo in fase di montaggio. Il tutto richiede una cerca cura. Al
Cortinametraggio è stato presentato un promo del lavoro.
Dopo il reading teatrale del 2010 “La Luna
e i Falò” continua il suo stretto rapporto con
quelle terre che le diedero i natali: sono così
difficili da dimenticare le Langhe?
Sono cresciuto lì e il legame con la terra e
con i prodotti è quanto di più naturale possa
esserci. La mia famiglia è ancora lì e teatralmente sono nato proprio a Canelli. “Come
vivo acciaio” nato sotto il segno di Fenoglio ne è la ovvia conseguenza. Dopo sono
passato ad Asti e infine allo Stabile. Roma è
bellissima, ma Torino è una città che mi appartiene, mi sento legato a lei da un grande
amore, se potessi ci vivrei.
Il regista Abel Ferrara non nasconde di apprezzare il suo talento e pare che nella sua
prossima produzione ci tenga ad averla nel
cast. Cosa risponde?
Mi fa molto piacere, chiaramente è un lavoro di cui so ancora molto poco: racconterà
gli ultimi giorni di vita del grande autore e
cineasta Pasolini e Dafoe ne vestirà i panni.
Le riprese sono già iniziate e verrà girato tra
Roma e Torino.
Nella fiction per Rai Uno “I segreti di San Leonardo” vestie i panni di un cattivo dalla doppia anima. Andrea Bosca sul set preferisce
vestire i panni del buono o del cattivo?
Credo esistano solo personaggi buoni, anche quando ricoprono le vesti del cattivo
di turno. Devono emozionare me per primo:
quando provo a interpretare un ruolo, per la
prima volta, deve tremarmi quasi la voce e
inevitabilmente le scelte dei ruoli, con il tempo, si allineano con quello che ogni attore
cerca nella sua vita in quel preciso momento. Sto vivendo un cambiamento, soprattutto interiore e questo si rispecchia nei miei
personaggi.
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Le riprese sono terminate a dicembre. Ora
siamo in fase di montaggio. Vesto i panni
di un uomo molto cattivo. È stato stupendo
passare intere giornate a cavalcare. È stato
bello lavorare con Miriam, con Lino Guanciale, con Luciano Virgilio, fresco di Oscar
ottenuto con La grande bellezza”.
Qual è la differenza tra un film in costume
e uno contemporaneo?
Cambia il modo di fare recitazione?
Cambia lo stile, la preparazione è più lunga nel caso
del film di costume e cambia anche la postura: alcune cose non devi vederle,
altre toccarle, i vestiti ti
obbligano a un comportamento che nella realtà non
avresti. È tutto molto bello
perché stimola la fantasia.
Il successo cambia le persone. Riesce a negarlo?
Ho visto persone cambiare
perché è umano non per
altro. Il successo? O ti collassa o lo affronti con un
sorriso e ti prepari al prossimo lavoro. Io sono cambiato nel corso degli anni
e sto cambiando ancora
ma non per un successo di
qualche tipo: è ogni singolo personaggio interpretato a rendermi una persona
nuova.
È diventato famoso per il tuo sguardo. Quale
consiglio può dare ai giovani che sognano
di fare il suo stesso lavoro?
Laura Luchetti mi disse che ho gli occhi pieni di mondo. Ognuno di noi ha a che fare
con due mondi, quello da vedere, quello
che è fuori e poi quello che ognuno si porta
dentro, fatto di sogni e di fantasie. Va nutrito
anche quello. Oggi ci sono mezzi tecnici tali
da poter produrre video con estrema facilità, anche se sei un attore alle prime armi. A
volte però manca il vissuto semplicemente
perché non si ha il coraggio di raccontare
quello che si è: l’obiettivo di ogni attore è
quello in fin dei conti di sentire una cosa così
forte dentro da riuscire a farla ascoltare anche agli altri.
Gli sfiorati
Il regista Maurizio Zaccaro firma “A testa
alta”, uno dei film di punta di Rai 1 per il 2014,
anche per i 200 anni dell’arma dei Carabinieri. Nel film si rivive un tragico evento della
seconda guerra mondiale. Com’è stato vestire i panni del partigiano ostaggio dei nazisti?
Vesto i panni di un carabiniere, proprio
come mio nonno paterno. Ho rivissuto i suoi
racconti e anche se ora lui non c’è più li ho
resi vivi unendoli a quelle chiacchiere con
mio padre che solo dopo aver compiuto i
trent’anni riesci a fare da figlio. Sono film in
cui interpreti fatti di storia realmente accaduti e devi farlo con immenso rispetto perché magari di fronte hai la famiglia di quel
carabiniere che oggi non c’è più. Devi essere all’altezza di rappresentare i loro cari non
dimenticando che la pellicola è molto cara
all’arma, da sempre piena di gente pronta
a identificarsi.
Nei prossimi mesi sarà su Rai Uno nella fiction
in costume “La Dama Velata” al fianco di
Miriam Leone. Che panni vestirà?
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