La pratica della rievocazione storica in Italia

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La pratica della rievocazione storica in Italia
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Note: le foto allegate sono
di proprietà dell’associazione culturale Compagnia d’Arme Stratos, che
ne ha concesso l’utilizzo esclusivo per la realizzazione dell’elaborato al quale
sono allegate.
Questa definizione è tratta dal Regolamento
italiano per la rievocazione storica, noto tra i
rievocatori con l’acronimo Rirs. Questo codice deontologico è nato nel 2003 dall’accordo
tra varie associazioni italiane che, messi da
parte interessi e rancori personali, hanno lavorato insieme al fine di stabilire regole comuni per praticare tale attività al pari di altre
realtà europee che all’epoca erano ben più avanti rispetto a noi. Esso rappresenta un sentiero ragionevole da intraprendere, una presa
di responsabilità per coloro (associazioni o
singoli appassionati) che desiderano impegnarsi in tale attività che può essere considerata anche ludica3 – poiché è innegabile che i
rievocatori storici provino piacere nel pratica-
re tale attività – ma che alle spalle deve avere
solide ricerche e accorti metodi ricostruttivi.
Nelle intenzioni e nelle dichiarazioni di principio, dunque, la rievocazione dovrebbe essere
soprattutto un’attività dedita alla divulgazione storica e il rievocatore dovrebbe essere
considerato come un esperto di microstoria.
Occorre riconoscere che questi buoni propositi non si rispecchiano, purtroppo, nella realtà
dei fatti. Inoltre, è doveroso rilevare che – nonostante la meritoria opera del Consorzio europeo rievocazioni storiche (Cers)4 e di gruppi
di rievocatori che portano avanti in modo meticoloso progetti validi di ricostruzione – il panorama italiano non può essere considerato ai
massimi livelli europei5. Tuttavia, dovendo fare un bilancio sull’attività di settore italiana di
questi ultimi anni, c’è da notare una notevole
crescita di livello, dovuta da un lato alla maggior cultura degli operatori/ricostruttori e
dall’altra alla nascita e alla specializzazione di
diverse botteghe artigiane (anche italiane)
che lavorano in modo specifico per i reenactors. Ad aggravare la situazione italiana, si aggiunge l’ostilità verso questo genere di attività manifestata dall’intellighenzia italiana e
soprattutto da quella accademica, che non riesce a distinguere i buoni progetti dai tentativi
commerciali, e dunque gli eventi rievocativi e
ricostruttivi da quelli folkloristici e di spettacolo6. Una confusione alla quale danno indubbiamente il loro contributo quelle associazioni
folkloristiche che si spacciano per gruppi storici7 e abusano di termini come “archeologia
sperimentale”8 per giustificare pratiche che
nulla hanno a che vedere con la ricerca, la ricostruzione o la sperimentazione. Vi sono, infatti, gruppi di ricerca che si sforzano di realizzare le più attente ricostruzioni e propongono
un alto livello didattico e divulgativo; ma, accanto a questi, operano gruppi che, ancora fermi a modelli ormai superati da decenni, ci propongono spettacoli di piazza approssimativamente storicizzati, con cattura di streghe,
5. Con meritorie eccezioni, tra cui alcune associazioni italiane, distintesi
per la rievocazione di periodi storici (soprattutto
Quattrocento e Cinque-
storiche del Veneto. Definizione, valutazione, riqualificazione, Regione
del Veneto, Venezia 2007,
p. 23, n. 4.
7. Ivi, p. 24, n. 4c.
La pratica della
rievocazione
storica in Italia
Bilancio ed esempi
Gilda Depalo, Fabio Armenise
206
1. Oggi i rievocatori si
spingono in periodi storici
ancora più vicini a noi quali, ad esempio, la guerra
del Vietnam (1960-1975) o
addirittura la prima guerra
del Golfo (1990-1991), che
naturalmente diventano
teatro di accesi dibattiti.
2. Rirs, art 1.1.
3. Klaus Fabian (Università di Trieste), durante il
suo intervento Filologia
sulla punta delle lance
(Dscc, Università degli
studi di Bari “A. Moro”, 19
maggio 2011), ha definito
la rievocazione storica
“giochi moderni” o “giochi di guerra”, sottolineando come una buona
fetta di rievocatori sia impegnata in attività di ricostruzione militare, che solo ai meno accorti possono
sembrare dei war games
in abbigliamento storico.
4. Il Cers ha promosso anche la creazione dell’unica
rivista di settore sulla rievocazione storica, “Ars
Historiae. Conoscere e ricostruire”. Si tratta di un
valido contributo per i ricostruttori, in quanto pubblica ricerche tematiche
precise e promuove la diffusione di diverse fonti.
“La ‘Rievocazione storica’ (nota anche con il
termine di Living History, storia vivente) è
quella disciplina, applicata alla ricostruzione
di situazioni e ambienti – chiusi, all’aperto, in
accampamenti o in borghi – con personaggi in
abiti storici di qualsiasi periodo, dalla preistoria al secondo conflitto mondiale1, che consente, attraverso un corretto modo di proporre la
storia, di esercitare un’importante azione didattica e divulgativa in modo qualificato e documentato”2.
cento), ottimamente considerate in Europa.
6. Per le definizioni di “evento rievocativo” ed “evento ricostruttivo” si veda AA.VV., Rievocazioni
8. F. Armenise, L’archeologia sperimentale e la rievocazione storica. Definizione e metodo, in corso di
stampa.
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Ricostruzione di uno spaccato di vita civile: il
Ricostruzione di uno spaccato di vita civile:
pellipario ripara una cinta mentre al suo fianco
due popolane approntano un piccolo telaio per
un fante normanno vigila sulla fiera in
la tessitura con tavolette.
ml
svolgimento.
combattimenti tra templari e briganti saraceni, personaggi che indossano costumi degni
di feste in maschera.
Attualmente il Cers sta portando avanti, insieme ad alcuni esponenti del governo e della Federazione italiana giochi storici (Figs), un progetto che prevede una proposta di legge (n.
3461, presentata alla Camera dei deputati il 15
marzo 2011)9 per il riconoscimento della pratica della rievocazione storica. Tale regolamentazione legislativa dovrebbe portare a un miglioramento della pratica, dal momento che
oggi molte delle attività previste dagli eventi
storici si effettuano grazie a deroghe sulle leggi in vigore. Giusto per fare qualche esempio:
per la legge attuale i nostri cortei storici10 sono
considerati al pari delle parate militari; se un
rievocatore ricostruisce una replica di una
mazza ferrata o mazza d’arme sta utilizzando
un’arma da guerra11.
Quindi, sia sul fronte legislativo sia su quello ricostruttivo12, l’Italia paga un ritardo di diversi
anni rispetto agli altri paesi europei (solo a titolo d’esempio, e soprattutto per brevità, citiamo il Regno Unito e la Francia): un’arretratezza
che ricade direttamente sulla qualità delle
stesse ricostruzioni, che spesso non risultano
all’altezza delle aspettative del pubblico più
accorto e preparato. Sembra che i disagi e i ritardi al livello ricostruttivo italiano siano oggi
da imputare in buona misura agli enti e alle as-
sociazioni organizzatori di eventi, al fatto che
operano in un terreno privo di controlli e di valutazioni, e che – troppo spesso – godono di finanziamenti da parte di enti pubblici incapaci
di valutare. Basti pensare ai “tour” di Federico
II, fondatore di chiese e castelli e deceduto in
decine di luoghi differenti, o alle innumerevoli
mansiones templari sparse in tutto il territorio
italiano; per non citare eventi direttamente politici, che vedono un leggendario Alberto da
Giussano nei panni di un William Wallace ante
litteram, liberatore della pianura padana.
Per offrire al lettore una panoramica concreta dei casi e delle pratiche meritevoli, raccolgo qui degli esempi tratti dall’interno del
mondo del Living History13, prendendo in esame l’evoluzione e le attività di un’associazione attualmente impegnata in ambito di
rievocazione storica.
L’associazione culturale Compagnia d’Arme
Stratos, oggetto di questa ricerca, ha subito
nel tempo, così come accade per molte associazioni, un cambiamento interno che l’ha portata a modificare i suoi intenti culturali. Quando è sorta, essa si occupava esclusivamente
dello studio della scherma storica, una sorta di
accademia d’arme, riservata esclusivamente
agli iscritti, che difficilmente si apriva all’esterno con dimostrazioni o “spettacoli di tipo
storico”14. Tutta l’attività era basata sullo studio dei trattati di scherma storica noti e sulla
9. Il testo di questa proposta si trova in “Ars Historiae. Conoscere e ricostruire”, n. 26, aprile-giugno 2011, pp. 34-35.
10. Spesso i cortei storici i-
rici corretti e con accessori
caratterizzanti inquadrati
con rigore all’interno di un
preciso focus temporale.
Purtroppo dobbiamo registrare che nei cortei (o co-
taliani sono solo delle sfilate in costume fantasy o
pseudo medievale. Un
buon corteo dovrebbe invece presentare rievocatori con abbigliamenti sto-
me li definisce qualcuno
“corteggi”) del Centrosud non vi partecipano
“gruppi storici” ma solo
“figuranti in costume”.
11. Regolamenti militari
risalenti al primo conflitto
mondiale
prevedevano
che i fanti impiegati nelle
trincee dovessero dotarsi
di armi contundenti (mazze ferrate o d’arme) per il
combattimento corpo a
corpo. Secondo i regolamenti austriaci le pale in
dotazione ai militari dovevano essere affilate per il
medesimo motivo.
12. Come fa notare anche
Elena Musci in Il paesaggio storico per il grande
pubblico – tre studi di caso
e alcune riflessioni, in Il
paesaggio agrario italiano
medievale. Storia e didattica. Atti della Summer
School Emilio Sereni, II
ed., 24-29 agosto 2010,
Quaderno n. 7, Edizioni Istituto Alcide Cervi, 2011.
13. Entrambi gli scriventi
fanno parte della Compagnia d’Arme Stratos, associazione barese, sorta nel
1998, che si occupa di studiare e approfondire diversi temi di carattere storico attraverso progetti
specifici che spaziano dalla ricerca all’archeologia
sperimentale alla ricostruzione storica.
14. I canoni vigenti fino a
qualche decina di anni fa
non ci consentono di parlare, per quel periodo, di
ricostruzione storica.
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4 La pratica della rievocazione storica in Italia. Bilancio ed esempi
pratica sperimentale delle tecniche desunte
da essi. Col tempo però, anche grazie all’affiliazione di nuovi appassionati, mossi dalla voglia di approfondire temi nuovi rispetto a quelli consolidati negli studi sull’arte militare, l’associazione ha operato un primo mutamento.
Dal dibattito interno è emersa la consapevolezza che per comprendere a pieno determinate questioni, si doveva necessariamente ricostruirne il “contesto”. Sempre considerando al centro dell’attività la pratica schermistico-ricostruttiva, per comprenderne pienamente i principi fondamentali (tempo, velocità e misura) risultava imprescindibile affiancare all’attività filologica di studio dei trattati,
e alla pratica sperimentale (pratico-schermistica) da sala d’arme, quella ricostruttiva, utilizzando riproduzioni di abiti, armamenti e soprattutto calzature del periodo storico preso
in esame. Da tale assunto è scaturita una prima fondamentale evoluzione che ha spostato
l’attenzione su altri ambiti di ricerca, più vicini
al tema della ricostruzione. Tuttavia bisogna
tenere in considerazione che in quel periodo,
circa dieci anni or sono, si lamentava una quasi totale assenza di artigiani specializzati. Se
da un lato ciò ha implicato dei ritardi nella qualità delle ricostruzioni, tale assenza ha avuto
anche degli effetti positivi che hanno portato
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Ricostruzione
di uno spaccato
di vita civile:
preparazione
di una pietanza
medievale durante
lo svolgimento
di un evento
rievocativo.
In primo piano parte
degli ingredienti
e suppellettili in uso.
alla sperimentazione di differenti tecniche artigianali con fini ricostruttivi (soprattutto per
la lavorazione della pelle e del legno). Oggi, ad
anni di distanza, la pratica e le competenze acquisite possono dirsi soddisfacenti perché
consentono all’associazione di essere completamente indipendente nell’approvvigionamento degli oggetti necessari.
Si è giunti così alla creazione di una sezione
specifica, definita “gruppo di studio e ricerca”15, che ha preceduto la creazione di un primo serio “progetto ricostruttivo”. In conformità con i precetti del Rirs, si è stabilito quale
focus del progetto l’arco temporale inquadrato
tra il 1085 (morte di Roberto il Guiscardo) e il
1130 (incoronazione di Ruggero II)16. Tale focus
temporale è stato scelto per sottolineare e approfondire un importante periodo storico della
città di Bari e dell’Apulia, che vide l’avvicendamento al potere di bizantini e normanni17.
Con il tempo vi è stata una maturazione sia
degli intenti, oggi sempre più aderenti alla
divulgazione storico-archeologica, sia della
metodologia di ricerca. Le competenze acquisite nei diversi percorsi formativi accademici hanno contribuito alla fondamentale conoscenza di fonti e di studi storici, altrimenti
poco diffusi (o fruibili) tra i semplici appassionati. Tutto ciò ha favorito la creazione di
un modello di lavoro che possa mettere in relazione efficace i momenti della ricerca, della
ricostruzione e della divulgazione storiche.
Schematizzo così le fasi di questo percorso:
1. Idea
2. Ricerca
3. Ricostruzione
15. Settore interno aperto anche a collaborazioni esterne
temporanee con studiosi o esperti di settore.
16. Il Rirs ci imponeva un arco temporale pari a circa 50
anni, ma con il progredire delle nostre ricerche e dal confronto con le tematiche archeologiche e storico-artistiche ci siamo resi conto che, per il periodo storico preso in
esame, il nostro focus dettato dal regolamento era troppo
stringente e oggi, pur mantenendo quelle date di riferimento, in realtà lavoriamo su circa due secoli: l’XI e il XII
secolo, utilizzando come data cardine finale il 1196, datazione del Liber ad honorem Augusti sive de rebus Siculis, importante fonte iconografica da noi utilizzata.
17. Le prime rivolte popolari contro il potere bizantino iniziarono nel 1009-10, con le vicende legate al longobardo
Melo da Bari.
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Ricostruzione
di uno spaccato
di vita militare:
fanteria normanna
schierata in rassegna
ai lati della
ricostruzione
di un mangano
tratto dal Liber
ad honorem Augusti
(fine XII secolo).
4. Valutazione
5. Divulgazione
6. Aggiornamento
Il fine che dovrebbe essere sempre posto alla
base di ogni progetto ricostruttivo e rievocativo è quello della divulgazione. Assunta
questa premessa, risulta fondamentale la focalizzazione di un tema (l’idea) legato a un
periodo storico ben preciso. Il passo successivo riguarda la ricerca e lo studio di tutte le
fonti disponibili (storiche, archivistiche, archeologiche e iconografiche18). La terza fase
è quella della ricostruzione vera e propria (abiti, accessori, suppellettili ecc). In seguito
vi è la valutazione delle ricostruzioni per
constatare l’aderenza di queste ultime ai risultati delle ricerche effettuate. Solo dopo aver seguito i primi quattro punti dovrebbe
avvenire la fase di divulgazione, quando anche i soci-rievocatori vengono preparati sugli argomenti affrontati nel progetto. Infine,
un’importante fase del programma è la messa in discussione del lavoro svolto, che deve
sempre essere suscettibile di aggiornamenti o revisioni, proseguendo le ricerche su più
fronti, dando spazio anche al confronto con
altre associazioni, enti o esperti di settore.
Seguendo tale impostazione l’associazione
ha inaugurato diversi progetti ricostruttivi
paralleli. Oltre al Progetto Normanni. Militia
Barensis, i normanni del Sud Italia19, il primo
in ordine di tempo, negli ultimi anni sono
stati avviati: Progetto XIII secolo. Ordine di
San Giovanni di Gerusalemme e pellegrini;
Progetto XVII secolo. Quei “Bravi” ragazzi20.
Infine, grazie a un più accurato approccio
all’archeologia sperimentale e ricostruttiva
e grazie all’esperienza svolta nelle scuole
con progetti didattici mirati, l’associazione
ha intrapreso un ulteriore programma rievocativo: il mercato storico-didattico.
Questo progetto prevede l’approfondimento
di temi legati all’archeologia della produzione e, più in generale, alla cultura materiale e
alla vita quotidiana. Per necessità ha un inquadramento temporale piuttosto ampio,
che spazia dall’XI al XIII secolo, e prevede la
ricostruzione di alcune figure professionali
specifiche: speziale, sarto/venditore di tessuti, pellipario, armoraro, cerusico. Inoltre vi
sono altre postazioni divulgative basate su
ulteriori approfondimenti: alimentazione e
cucina, oplologia, metallurgia, falegnameria, giochi e passatempi21.
18. Il rievocatore dovrebbe
porre molta attenzione a
queste fonti, poiché da esse possono essere tratte
informazioni specifiche per
la riproduzione di oggetti
d’uso caratterizzanti un
certo periodo. Ad esempio,
per oltre un secolo, allora
abbiamo aggiunto un particolare che, insieme ad altri,
donerà alla ricostruzione una datazione più precisa.
Solo a titolo d’esempio citiamo alcune fonti iconografiche di consultazione:
gli abiti tra XI e XIII secolo
sono molto simili, quindi
poco caratterizzanti, ma se
vi aggiungiamo un accessorio o un capo d’abbigliamento come la guarnacca,
che compare dalla fine del
XII secolo e permane in uso
l’arazzo di Bayeux (10701077), il Liber ad honorem
Augusti (1196), la Bibbia di
Maciejowski (1250 ca), il
Codice Manesse (1314) o la
Cattedra di Elia e il Portale
dei Leoni presso la basilica
di San Nicola di Bari.
19. Progetto di studio e ricostruzione che ha come
focus l’XI e il XII secolo:
prevede la ricostruzione
di una compagine di armati e civili con annesso
attendamento didatticoricostruttivo, formato da
diverse postazioni tematiche legate ad aspetti della
vita civile e militare.
20. Progetto di studio e ricostruzione che ha come focus il cinquantennio centrale del Seicento. Il progetto
nasce dalla stretta collaborazione con l’associazione
Tabula Rasa di Jesi. L’obiettivo comune è quello di ricercare e ricostruire aspetti
civili e militari, con particolare attenzione alle influenze della dominazione spagnola. Il progetto prevede inoltre la collaborazione per
la creazione di un tercio
(termine utilizzato dall’esercito spagnolo per descrivere un tipo misto di fanteria, composto da picchieri e
moschettieri, utilizzato anche dalle fanterie italiane),
definito De nationes.
21. Al momento sono in fase di realizzazione altre
postazioni con approfondimenti sulla scrittura e
sulla diffusione libraria,
sulla pittura e sull’uso di
coloranti e leganti naturali. Infine, è stato avviato
un laboratorio per lo studio della musica.
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22. Rirs, art. 2.3.
23. Rirs, art. 2.1.
24. Certo, non tutti i rievocatori sono preparati allo
stesso modo, e nell’immensa costellazione di associazioni non ci si può aspettare che tutti lavorino
con la medesima serietà.
Sicuramente il rischio di ascoltare un rievocatore
impreparato è quello di
cadere nei luoghi comuni,
come il peso spropositato
delle armi o l’alimentazione medievale a base solo
di legumi o di carne di cinghiale mangiata con le
mani, “come Asterix e Obelix” (frase spesso citata
durante gli eventi).
25. http://www.pianadelleorme.com/.
26. Su questo si veda il bel
libro di P. Falteri, “Ho visto
i buoi fare il pane”: l’imma-
Punto fondamentale, al centro dei nostri interessi, è proprio l’interazione con i fruitori.
“Fare ‘storia vivente’ significa dare ‘volto’,
‘spessore’, ‘realismo’ e un’anima ai personaggi la cui vita quotidiana si intende ricreare”22 e tutto ciò serve a portare avanti
quell’“importante azione didattica e divulgativa”23 che viene citata nel Rirs quale definizione dell’attività rievocativa. A nostro avviso la rievocazione storica è un utile strumento
per avvicinare l’utente a temi particolari, poiché si entra a piccoli passi nella storia toccando con mano tanti piccoli aspetti della microstoria spesso tralasciati nel lavoro scolastico,
o relegati a piccole parentesi di approfondimento. Il rievocatore può essere un utile tramite per far nascere nel fruitore quei quesiti,
quelle curiosità che portano all’approfondimento o, nella peggiore delle ipotesi, per comunicare qualche conoscenza in più a coloro
che hanno ascoltato la sua spiegazione24.
Sicuramente un corteo storico non è il modo
più appropriato per fare didattica; ma lì dove
le ricostruzioni sono effettuate su base seriamente documentata, anch’esso potrebbe diventare un utile strumento per fornire una visione d’insieme su un determinato avvenimento o periodo storico. Tuttavia, a nostro avviso, le attività didattiche e divulgative sono
meglio esplicate all’interno di eventi o contenitori culturali, dove è possibile un contatto
più serrato tra lo studioso-ricostruttore e il
pubblico. Per quella che è la nostra esperienza, eventi multi-epoca, come i raduni, sviluppano al meglio tali attività, poiché il fruitore
può seguire anche un fil rouge cronologico all’interno dell’iniziativa. Un esempio su tutti è
l’evento Storia viva sulla Piana, raduno multiepoca organizzato dal Cers in collaborazione
e presso il museo storico di Piana delle Orme
a Latina25. Durante l’evento viene organizzato
un percorso tra vari attendamenti tematici, ordinati in base a una cronologia crescente che
va dal I secolo d.C. al XX secolo. Seguendo tale
linea temporale il visitatore (soprattutto fami-
gine del mondo agricolo
nei libri di testo della scuola primaria (si veda “Mundus”, 1, 2008, p. 230).
27. Un fenomeno che si riflette nella pubblicazione
di numerosissimi titoli
spazzatura sulla storia
glie con bambini) ha la possibilità di seguire
spiegazioni e dimostrazioni dei vari aspetti
della vita quotidiana e dell’arte bellica, grazie
all’opera dei rievocatori che si alternano all’interno di aree prestabilite. Il risultato è sempre
esaltante sia per il pubblico sia per i rievocatori stessi, che trovano in tali appuntamenti
l’occasione per confrontare le proprie ricerche
o per scambiarsi informazioni. In alcuni casi vi
è anche la collaborazione per la ricostruzione,
al momento stesso, di attrezzature. Né va trascurato il vantaggio di operare in grandi spazi
verdi, senza l’interferenza intensiva o soffocante di costruzioni moderne.
Gli eventi rievocativi e/o ricostruttivi, se organizzati con la partecipazione di gruppi
storici qualificati, aiutano, ancora, a sfatare
falsi miti e luoghi comuni diffusi da una cattiva divulgazione, della quale è indubbiamente responsabile il sistema mediatico, accompagnato talvolta anche dalla scuola. Durante questi eventi capita spesso di incontrare bambini e adolescenti che (oltre ad aver perso ogni contatto con la natura26) sono
spesso vittime di nozioni acquisite dai videogiochi o dalla televisione, tanto da non
riuscire a distinguere il fantasy dalla storia.
Quando si fa riferimento al Medioevo, moltissimi fanno solo due collegamenti: a Federico II (quando va bene: ma solo in Puglia) o
ai cavalieri templari (con tutte le ripercussioni esoteriche: e qui l’estensione è italiana)27.
Questa cattiva cultura è tipicamente diffusa
presso i giovani, i quali, per contro, sono
maggiormente propensi ad acquisire nuovi
dati, ma spesso è proprio tra gli adulti di cultura medio-alta che si trovano i luoghi comuni più difficili da rimuovere. Quando si prova
a far indossare una replica di armatura (come, ad esempio, un usbergo correttamente
ricostruito) a un adulto, la sua affermazione
tipica è: “Ma queste sono finte, gli antichi
portavano delle armature molto più pesanti!
E poi, queste non sono armature, sono solo
maglie di ferro!”. In alcuni casi è anche su-
dell’Ordine monastico cavalleresco dei cavalieri del
Tempio di Gerusalemme.
Senza dimenticare tra-
smissioni televisive, camuffate da format culturali, destinate alla divulgazione storica.
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perfluo spiegare l’evoluzione delle armi difensive dal Medioevo all’Età Moderna. Anche quando si citano le pubblicazioni di
grandi studiosi (come Lionello G. Boccia),
tutto risulta inutile. Altro grande argomento
di dibattito in questi eventi è quello dell’alimentazione. Molti sono convinti che in mancanza del frigorifero si mangiasse tutti i giorni carne marcia, il cui sapore era coperto dal
massiccio uso di spezie (e questo nonostante le continue spiegazioni di Massimo Montanari); in altri casi i visitatori sono convinti
che nel Medioevo si consumassero solo legumi, o solo verdure, o solo carne; e, qualche
volta, c’è stato chi ha osservato: “Ma tanto
quelli mangiavano solo pane e acqua, per
questo morivano presto!”. Anche in questo
caso cerchiamo di spiegare i principi alla base dell’alimentazione, e che la stessa non è
solo un fatto di mera sopravvivenza ma un aspetto fondamentale della cultura di una data società28. Per concludere questa carrellata di luoghi comuni, vorrei accennare alle
convinzioni sulla situazione della donna nel
Medioevo. Per alcuni la stregoneria era assai
diffusa tra le donne; molti sono convinti che
la Santa Inquisizione29 fosse la piaga assoluta del genere femminile e che le donne indossassero la cintura di castità. In alcuni casi
la donna medievale è vista come lasciva, in
altri “deve” essere casta e timorata di Dio.
Tutti però si scandalizzano quando viene loro spiegato che le donne che seguivano gli eserciti in marcia erano in molti casi delle prostitute. Ma l’episodio che più ci ha colpito è
stato quello di una mamma che, accompagnando la figlia all’interno dell’accampamento storico-tematico, osservando alcune
rievocatrici intente a cucinare, l’ha ammonita con queste parole: “Vedi, figlia mia, non è
cambiato niente nella storia, donna schiava,
lava e chiava!”.
28. Una delle convinzioni
che spesso viene a galla
negli eventi e nei seminari
è quella secondo cui gli individui vissuti in tempi diversi dal nostro fossero
dei rozzi personaggi che
non avevano cognizione
di quelle che oggi definiamo buone maniere: il fatto
di mangiare con le mani
non era sintomo di una carenza culturale, ma espressione di una cultura
che poteva significare come il contatto diretto con il
Ricostruzione
di uno spaccato
di vita militare:
picchieri della metà
del Seicento durante
una pausa
dalle esercitazioni
militari.
211
Bibliografia
왘 AA.VV., Rievocazioni storiche del Veneto. Definizione, valutazione, riqualificazione, Regione del Veneto, Venezia 2007.
왘 F. Armenise, L’archeologia sperimentale e la rievocazione storica. Definizione e metodo, in corso di stampa.
왘 E. Musci, Paesaggio storico per il grande pubblico – tre studi di caso e alcune
riflessioni, in Il paesaggio agrario italiano medievale. Storia e didattica. Atti
della Summer School Emilio Sereni, II ed., 24-29 agosto 2010, Quaderno n. 7,
Edizioni Istituto Alcide Cervi, 2011.
Sitografia
왘 Consorzio europeo rievocazioni storiche (Cers): http://www.cersonweb.
org/webstart/
왘 Compagnia d’Arme Stratos: http://www.stratos bari.it/
왘 Federazione italiana giochi storici (Figs): http:// www.feditgiochistorici.it/
왘 Museo storico Piana delle Orme: http://www. pianadelleorme.com/
왘 Regolamento italiano per la rievocazione storica (Rirs): http://www.cersonweb.org/download/ Rirs.pdf
왘 Storia del Rirs: http://www.cersonweb.org/web it/news002.asp
cibo derivasse dal rispetto
per un dono ricevuto da
Dio. Inoltre, la pratica di
toccare il cibo con le mani
non era giudicata negativamente, perché il mangiare nel Medioevo prevedeva il soddisfacimento di
tutti i sensi, compreso il
tatto.
29. Tutti, quando parlano
di Inquisizione (o dei roghi
di streghe), si riferiscono
alla Congregazione della
sacra, romana e universale
Inquisizione del santo Offi-
zio, fondata da papa Paolo
III nel 1542. Difficilmente
citano con cognizione le diverse Inquisizioni medievali, quelle vescovili e territoriali, e quelle centralizzate del XIII secolo.