VISITA A URBINO

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VISITA A URBINO
VISITA A URBINO
Martedì 17 Aprile 2012, noi
ragazzi della classe IIA della
Scuola Secondaria di I grado
abbiamo fatto una visita di
istruzione a Urbino con lo
scopo
di
approfondire
la
conoscenza
del
pittore
Raffaello Sanzio, del Duca
Federico
da
Montefeltro
e
dell’arte rinascimentale.
Alle 7:15 ci siamo recati davanti alla Scuola Secondaria di
Ripe ad aspettare il pullman.
Eravamo insieme alla 2°B, la 2°C, invece, è salita a
Monterado verso le 7:40.
Subito dopo ci siamo recati
a Marotta, all’imbocco
dell’autostrada, dove si è unita a noi la prof.ssa Maria
Maura Formica; in seguito siamo entrati nella superstrada
che ci ha portati a Urbino.
Il viaggio è durato circa un’ora e mezza .
Appena siamo scesi, abbiamo fatto merenda in Piazza della
Repubblica .
Successivamente ci siamo incamminati per andare a
visitare la casa di Raffaello dove ci aspettavano le guide.
I professori ci hanno divisi in due gruppi: il primo era
formato dalla 2°C e metà della 2°A, invece il secondo
dall’altra metà della 2°A e dalla 2°B.
CASA DI RAFFAELLO:
Raffaello nacque nel 1483, il 28 marzo o
il 6 aprile(non si sa tra le due date
quale sia quella giusta)a Urbino, un
venerdì Santo.
La casa era stata acquistata da suo
nonno Sante di Peruzzolo da Colbordolo,
vicino ad essa costruì una bottega per
dorare le tavole. Grazie al padre
Giovanni Santi la bottega divenne pittorica e vi vennero
assunti altri artisti.
Raffaello, già a 17anni, fu nominato “magister”, cioè
“maestro”, e compì la sua formazione artistica nella
bottega del Perugino.
Al primo piano troviamo un'ampia sala con soffitto a
cassettoni dove è conservata l’opera di Giovanni Santi l’
"Annunciazione", assieme a delle riproduzioni della
"Madonna della Seggiola" e la "Visione di Ezechiele" di
Raffaello.
Di particolare bellezza è la "Madonna col Bambino",
situata nella stanza in cui si ritiene sia nato il pittore,
attribuito dalla critica ora a Giovanni Santi, ora al
giovane Raffaello. Secondo alcuni critici
il quadro
riprodurrebbe la mamma di Raffello e lui da piccolo.
Nella seconda stanza della casa sono
conservati anche dei piatti istoriati,
cioè raffiguranti delle storie, come ad
esempio delle battaglie, delle guerre o
anche delle favole di quel tempo.
Erano dipinti solitamente con colori
molto vivaci, in prevalenza erano
utilizzati il
giallo, l’azzurro e il
verde.
I piatti istoriati erano
chiamati a quel tempo “ Piatti da
Pompa”, cioè piatti utilizzati solo per
l’esposizione e per il vanto.
Questi sono i piatti istoriati rimasti
ancora intatti da quel tempo
Nella terza stanza che abbiamo
visitato c’era la cucina ancora
arredata con un girarrosto antico
vicino al camino. Anche questa
casa, come tante di quel tempo, era
fornita di cortili pensili, con sotto
una
cisterna
per
raccogliere
l’acqua piovana.
Nel cortile della casa di Raffaello c’è anche un pozzo e un
attrezzo per creare i colori per dipingere(vedi foto a lato).
“Lo sposalizio della Vergine” è un dipinto che evidenzia la
bravura di Raffaello maggiore di quella del suo maestro, il
Perugino.
Nel dipinto si narra l’episodio in cui
Maria e Giuseppe si uniscono in
matrimonio di fronte al sommo
sacerdote. Sullo sfondo si nota un
grande tempio a sedici lati che
chiude idealmente la scena. Le
cornici delle finestre furono riprese
“Lo sposalizio della Vergine”
dal Palazzo Ducale e poi si diffusero in tutte le case di
quell’epoca.
Dopo aver visitato la casa di Raffaello, siamo andati al
Palazzo Ducale e, lungo la strada, la guida ci ha parlato
della cattedrale che si trova vicino. Al suo posto, prima c’era
una casa romana di cui ci rimane solamente un affresco e
poi venne costruita da un architetto la cattedrale. Alla fine
del 1700 sono crollate la cupola e la facciata a causa di un
forte terremoto. Andando avanti ci siamo ritrovati nella
piazza “Duca Federico” dove si trova una delle tante
entrate del palazzo. Intorno alle facciate ci sono delle
panchine di marmo e, nello schienale, delle formelle. Oggi
se ne possono vedere solamente alcune. Siamo passati per
questa entrata per accedere al Palazzo Ducale che fu
costruito da Maso di Bartolomeo, Luciano Laurana,
Francesco di Giorgio Martini
, e abbiamo sostato nel
Cortile
d’Onore
per
organizzarci.
Le
prime
7
stanze
appartengono
all’appartamento
“della
Iole”, dalla 8 alla 11 sono
dell’appartamento
“dei
Melaranci”, dalla 12 alla 15 sono dell’appartamento “degli
ospiti”, dalla 16 alla 20 sono dell’appartamento “del Duca”,
dalla 21 alla 23 sono delle “Sale Di Rappresentanza” e
dalla 24 alla 28 sono quelle “della Duchessa”.
Per entrare nel Palazzo abbiamo percorso lo Scalone
d’Onore che ci ha portati nel primo appartamento
denominato “della Jole” perché nella prima stanza c’è un
grande camino con ai lati due statue che raffigurano
Ercole e la sua compagna Jole.
All’interno di questa stanza troviamo il ritratto di Federico,
raffigurato di profilo perché la storia dice che nel mezzo di
una battaglia sia stato colpito da una lancia nel naso che
ha sfigurato la parte destra del viso. Oltre al suo ritratto si
possono ammirare anche quello di suo figlio Guidobaldo e
di Gentile Brancaleoni, la sua prima moglie, che gli era
stata scelta dal padre. Federico ebbe anche una seconda
moglie, Battista Sforza, che diede alla luce sette femmine e
un maschio, ma morì a ventisei anni. Abbiamo tralasciato
qualche stanza e ci siamo fermati alla “stanza degli eroi”.
Questa è l’unica stanza che ha degli affreschi, riportati alla
luce non molto tempo fa perché erano stati coperti da uno
strato di intonaco. Gli affreschi sono presenti su tutte le
pareti della stanza; i soggetti sono
diciassette uomini
armati, come se fossero pronti alla guerra e sotto ogni
personaggio è scritto il nome. Ai lati del soffitto c’è appeso
un tendaggio e, proprio nel mezzo, è raffigurato lo stemma
dei Montefeltro, cioè l’aquila nera.
In un’altra stanza c’è l’alcova di Federico, fatta di legno,
dove in passato era situato il letto.
Nella parete interna dell’alcova sono
dipinte le quattro stagioni che danno
un senso di spazialità, invece, ai lati
dell’entrata, è raffigurato lo stemma
della famiglia, l’aquila nera su sfondo
oro. Quando, però, Federico è diventato
Duca, cioè nel 1474, hanno messo la
corona all’aquila. Nell’Alcova sono state incise sia le lettere
F.C., cioè Federico Conte, sia le lettere F.D., cioè Federico
Duca. È l’unico pezzo di mobilio che è rimasto nella casa.
Dopo l’appartamento “della Jole”, abbiamo visitato quello
“dei melaranci”(o “degli ospiti”), chiamato così perché nel
giardino venivano coltivate queste piante .
È formato da quattro stanze.
Accoglie opere del Trecento: un polittico di G. Baronzio, un
Crocefisso dipinto dal Maestro di Verucchio, un trittico del
Maestro dell'Incoronazione di Urbino, una “Madonna col
Bambino” di A. Nuzi.
La guida ci ha portato, successivamente, in una stanza
degli ospiti .Fu decorata da Federico Brandani con stucchi
raffiguranti i simboli delle casate dei Montefeltro e dei
Della Rovere. Contiene sculture lignee del '400, una
raccolta di monete d'oro quattrocentesche trovate a
Mondavio, e vari dipinti, alcuni attribuiti a Crivelli, altri a
G. Bellini e a A. Vivarini.
Al centro è raffigurata in
formato
grande
l’aquila
nera e intorno una cornice
con
alternate
la
figure
dell’ermellino,
della
giarrettiera(negli
angoli),dell’unicorno,
un
pennello da barbiere, ecc..
È tutta decorata in oro.
Il penultimo appartamento che
abbiamo visitato è stato quello “del
Duca “composto da quattro stanze.
La “Sala delle Udienze” ospita due
capolavori di Piero della Francesca:
la “Flagellazione “e la “Madonna
di Senigallia”.
La cappellina di Guidobaldo è
ornata da stucchi del Brandani, in una di queste stanze è
esposto il quadro di Pedro Berruguete che raffigura
Federico che sta leggendo un libro con il figlio Guidobaldo
lì vicino. Baccio Pontelli ha decorato le pareti dello
studiolo del Duca (vedi foto sotto)con le sue mirabili tarsie,
che raffigurano libri, armi, strumenti musicali, il ritratto
del duca, le tre Virtù teologali. Giusto di Gand ha dipinto i
ritratti di uomini illustri .
Dallo studio si accede ad una stanzetta minuscola (Stanza
del Guardaroba), nella quale c'è una piccola finestrella e
una porta di legno chiusa a chiave. Non si può entrare, ma
oltre quella porta c'è una scala a chiocciola che sale fino al
piano superiore e a una delle torri. Subito dopo ci siamo
recati nella sala “delle Rappresentanze”, dove venivano
organizzati i balli e tutte le feste, ma viene chiamata
anche sala “degli arazzi” perché ce ne sono molti appesi
alle pareti, infatti, un tempo servivano a riscaldare un po’
l’ambiente. Questa stanza è una delle più grandi del
palazzo: è alta 17m, larga 15m e lunga 33m. L’ultimo
appartamento che abbiamo visitato è stato quello “della
duchessa”, composto da quattro stanze e
collegato con i sotterranei attraverso un
montacarichi che portava i vestiti sporchi
alla lavanderia. In una delle stanze
“della Duchessa” sono esposti due quadri
molto famosi: “La Muta “e “Santa
Caterina”.
“La Muta” è un dipinto di Raffaello. La
donna ritratta è molto simile alla
“Gioconda” sia nell’espressione ma anche nella posizione:
era una dama del tempo vestita sobriamente e senza molti
gioielli. Si dice che possa essere Giovanna da Feltria, però
sotto questa figura c’è una donna ancora più giovane.
“Santa Caterina”, invece, è raffigurata sopra una ruota, lo
strumento del suo martirio.
Finita la visita al piano superiore, siamo passati ai
sotterranei dove Francesco di Giorgio Martini creò un
sistema per poter raccogliere l’acqua piovana, che passava
in alcuni canali.
Per arrivare nella stanza della lavanderia, c’è una piccola
scaletta e a fianco ci sono le cucine (una più grande e una
più piccola) e la
vasca da bagno del Duca. Nella
lavanderia si trovano vasche utilizzate per lavare i vestiti e
tingerli. Proprio a fianco della stanza, dove si trova la
vasca da bagno del Duca, ci sono delle fornaci che
servivano per asciugare i vestiti e riscaldare l’ambiente, chi
ci lavorava dormiva lì.
Dall’altra parte dei sotterranei si trovano le stalle e il
maneggio dove c’erano all’incirca venticinque cavalli che
venivano anche noleggiati.
Verso le 12,30 la visita si è conclusa e siamo andati a
riprendere gli zaini che precedentemente avevamo riposto
in una apposita stanza. Abbiamo pranzato tutti insieme nel
giardino “del Pasquino” e verso l’una e un quarto abbiamo
iniziato la salita di via Raffaello per
raggiungere la
fortezza Albornoz. Questo posto si trova su una collina, da
cui si può ammirare tutto il panorama di Urbino. Noi
ragazze ci siamo sedute sul grande prato e abbiamo
chiacchierato un po’ e fatto qualche foto, invece i ragazzi
hanno giocato a calcio. Verso le 14,30 siamo partiti dalla
fortezza
e ci siamo diretti nel parcheggio dove
precedentemente ci aveva lasciati la corriera.
Siamo saliti sul pullman e abbiamo preso la strada del
ritorno. Dopo aver fatto scendere la prof.ssa Maria Maura
Formica a Marotta, siamo ritornati a scuola dove ci
aspettavano i nostri genitori.
Questa gita è stata molto interessante e molto divertente,
ma soprattutto siamo riusciti a portare a termine il nostro
obbiettivo .
( classe IIA, Scuola
Secondaria di I grado)