Scarica l`articolo in formato PDF

Transcript

Scarica l`articolo in formato PDF
Cagliaripad
Largo Carlo Felice, 18 - 09124 Cagliari
P.IVA 03382400921
www.cagliaripad.it
Scappati da guerra, ora coltivano terre in Sardegna
17 Giugno 2016 ore 17:55
Autore: Ansa News.
Categoria:
Storie / Storie
URL della pagina:
http://www.cagliaripad.it/news.php?page_id=30028&l=2
Data scaricamento: 16 Marzo 2017 ore 15:29
Lavoravano la terra in Somalia, Etiopia, Nigeria prima che le guerra e le requisizioni li costringessero a scappare dalla loro Africa per finire in Sardegna.
Lavoravano la terra in Somalia, Etiopia, Nigeria prima che le guerra e le requisizioni li costringessero a
scappare dalla loro Africa per finire in Sardegna. Ora hanno ritrovato il loro vecchio mestiere nelle
campagne di Muros: coltivano ortaggi, raccolgono olive e fra poco si cimenteranno anche con le
piantagioni di fragole. Sono una cinquantina e hanno formato una cooperativa chiamata Warwii.
Significato: terra da coltivare. Fanno parte del centro di accoglienza Janas e la loro attività fa parte del
progetto Movida che si occupa di integrazione di giovani extracomunitari. Un'iniziativa che ha coinvolto
enti e organizzazioni che nel loro territorio hanno un certo peso: artigiani, Camera di commercio e
Coldiretti.
E proprio durante il convegno-protesta organizzato dalla Coldiretti oggi a Cagliari, l'esempio dei giovani
che passano la giornata a lavorare è stato citato da chi parlava dal palco. E i metaforici riflettori sono
stati rivolti verso quei ragazzi seduti nelle prime file arrivati dal Sassarese per testimoniare come la
terra possa essere simbolo di lavoro e di integrazione. "Non vogliamo andare in giro a chiedere soldi o
elemosina - spiega all'ANSA il rappresentante della piccola comunità di immigrati contadini Cheikh
Diankha, presidente centro accoglienza Janas international Li lioni - sappiamo lavorare la terra e
quando ci è stata offerta questa possibilità l'abbiamo colta al volo".
Per loro - come spiega il presidente di Movida Luca Pintus- l'occasione è arrivata da un terreno
abbandonato nelle campagne di Muros e dato in comodato d'uso per sei anni proprio per questa
iniziativa. "Integrazione - spiega Diankha - ma per noi è anche un'occasione di acquisire nuove
tecniche ed esperienza in vista del ritorno a casa quando ci saranno le condizioni per rientrare". Ci
sono progetti simili anche per imparare e migliorare le competenze di calzolaio e di sarto. Sempre con
lo stesso obiettivo: sfruttare questa parentesi lontano dalla patria per poi poter lavorare meglio quando
si tratterà di ricostruire il futuro a casa.
Tutti soddisfatti: non solo agricoltura, presto quella terra che sta già dando ottimi frutti potrebbe ospitare
anche piccoli allevamenti di pollame. Terra che fa economia. Ma anche terra di pace e di integrazione.
Pagina 1 di 1