CS ARCHITETTURA ciclo 8 maggio- giugno 2015
Transcript
CS ARCHITETTURA ciclo 8 maggio- giugno 2015
LEZIONI DI ARCHITETTURA TRE MAESTRI A PALAZZO DUCALE 8 maggio – giugno 2015 a cura di Benedetto Besio con Clelia Tuscano Genova Palazzo Ducale Fondazione per la Cultura e la Fondazione Ordine degli Architetti di Genova propongono un ciclo di tre lezioni alla ricerca dei fondamenti dell’architettura contemporanea. Si apre con Albert de Pineda il nuovo ciclo dedicato all’architettura contemporanea, che vedrà alternarsi a Palazzo Ducale tre grandi nomi di fama internazionale. Nel mondo globale, dove molto spesso il gigantismo e lo strapotere delle grandi concentrazioni finanziarie sovrastano l’individuo e le piccole comunità, e dove la tecnologia si riduce molte volte da utile strumento a mero e costoso spettacolo, l’architettura appare sempre più alla ricerca di una nuova identità. In Italia - e nella nostra città - l’attività degli architetti oscilla prevalentemente tra due poli: da un lato, pochi grandi interventi, non sempre felici, caratterizzati dalla spasmodica ricerca di una forte identità mediatica e spettacolare; dall’altro, le trasformazioni minute che costituiscono in realtà il carattere dominante dell’ambiente e del paesaggio, realizzate con grande difficoltà, per via di un complesso di regole tanto asfissiante quanto miope. Il giusto obiettivo di conservazione del patrimonio architettonico e ambientale affidatoci dai nostri padri si è trasformato in una dilagante sfiducia nella modernità che si traduce in avversità ad ogni cambiamento: quantomeno, come dicono gli inglesi, not in my back yard, non nel mio cortile. Ma una società matura, capace di crescere e produrre spazi che la rappresentino, non può rinunciare all’architettura. La vera cura di una eredità culturale è infatti determinata non dalla semplice museificazione dei suoi manufatti, ma dalla capacità di governarne le trasformazioni, indispensabili alla sua stessa sopravvivenza, nel confronto inevitabile con le altre culture. E’ interessante perciò focalizzare l’attenzione su esempi in cui il progetto di architettura, pubblico o privato, ha meglio dispiegato le sue capacità, contribuendo a creare migliori condizioni per la vita dei singoli e delle comunità e, conseguentemente, a rinnovare l’identità culturale. Lo scopo del ciclo di conferenze , rivolte alla città non meno che agli architetti, è creare occasioni di conoscenza e dibattito sull’architettura, ritrovandone i caratteri fondanti: lo studio dello spazio come luogo delle relazioni umane, la dimensione poetica, l’attenzione al contesto e alla storia, l’interesse alla piccola scala, l’uso dei materiali per le loro qualità tecniche ed espressive. Genova Palazzo Ducale Fondazione per la Cultura e Fondazione Ordine degli Architetti di Genova hanno invitato tre architetti di diversa provenienza – Spagna, Giappone, Portogallo - riconosciuti a livello internazionale, che indicheranno differenti approcci al progetto: Albert de Pineda, barcellonese, progettista prevalentemente di edifici ospedalieri attenti alla complessità dell’organizzazione, e che non dimentica la qualità degli spazi per gli utenti; Kengo Kuma, di Tokyo, i cui progetti valorizzano la tradizione costruttiva giapponese portando con naturalezza la storia nella modernità; Eduardo Souto de Moura, Pritzker Prize 2011, autore di realizzazioni che hanno forti legami con il paesaggio, il sito, e la più ampia conoscenza della storia dell’’architettura. Programma 8 maggio 2015, ore 17.45 Albert de Pineda fonda nel 1988 l’Estudio de arquitectura PINEARQ, che ha progettato ospedali, residenze, centri di ricerca, scuole, mercati in Europa, America Latina, Africa e Asia. “Uno degli obiettivi dell’architettura è rendere più emozionante la vita delle persone, far sì che lo stare, il lavorare , il vivere , siano ricchi di sensazioni. L’architettura è un fatto fisico, è fare esperienza dei dati materiali e dare ordine alle cose.” Albert de Pineda è considerato uno dei massimi esperti di progettazione ospedaliera. I primi progetti sono in Spagna, come l’Hospital del Mar a Barcellona, seguiti da altri in Germania, Portogallo, Italia. Lo studio Pinearq è nato con l’obiettivo di coordinare le diverse specializzazioni che intervengono nel processo progettuale e nello sviluppo costruttivo, consolidando una organizzazione che consente di affrontare temi di grande complessità. In un epoca in cui la medicina va trasformandosi da curativa a preventiva, grazie alle nuove conoscenze della genetica e della diagnostica, Pineda concepisce edifici che devono consentire un’evoluzione senza traumi: edifici flessibili, con strutture aperte per consentire cambi di funzione e sviluppo di nuove tecnologie. L’organizzazione dello spazio e delle funzioni e il controllo dei materiali si traducono in una forma che è un passo avanti al mero funzionalismo; gli edifici si integrano con il contesto e gli spazi interni hanno, per chi li usa, un carattere confortevole e domestico. Questo l’ obiettivo complessivo: umanizzare le infrastrutture sanitarie, di ricerca e di insegnamento, per moltiplicare le possibilità di recupero e guarigione, di risultati scientifici e di apprendimento. Albert de Pineda i Álvarez è nato a Barcellona nel 1953. Laureato alla Escuela Técnica Superior de Arquitectura de Barcelona nel 1980, nel 1988 fonda l’Estudio de arquitectura PINEARQ, che nel tempo ha progettato ospedali, residenze, centri di ricerca, scuole, mercati in Europa, America Latina, Africa e Asia. Il suo metodo progettuale ha conseguito una qualità di disegno e di costruzione riconosciuta a livello internazionale. 15 maggio, ore 17.45 Kengo Kuma Rappresenta una nuova generazione di architetti che, pur senza regredire nella nostalgia del passato, tentano di rileggere e rivalorizzare il lascito della millenaria tradizione del costruire giapponese. “non ho l’esigenza di fare l’opera unica; lavoro, piuttosto, pensando che possa sparire; anche se non arrivo a cancellare completamente l’architettura, ritengo che un atteggiamento che rispetti la morbidezza, l’uomo, l’ambiente e la natura, abbia comunque esiti differenti.” In controtendenza rispetto all’attuale enfasi dell’high-tech, Kengo Kuma rappresenta una nuova generazione di architetti giapponesi che, pur senza regredire nella nostalgia del passato perduto, tentano di rileggere e rivalorizzare, in chiave moderna, il lascito della millenaria tradizione del costruire giapponese. Kengo Kuma viene generalmente considerato uno dei massimi esponenti dell’architettura contestuale. I suoi progetti hanno affrontato molteplici ambiti, dalla progettazione dei piccoli oggetti ai padiglioni per installazioni temporanee, dagli edifici ai piani urbanistici. “Il meno alla moda degli architetti giapponesi”, grazie alla sua profonda comprensione della cultura e tradizione giapponese, ha segnato una svolta nel discorso architettonico internazionale. Ogni suo atto progettuale si connota per quella caratteristica che già Frank Lloyd Wright apprezzava dell’architettura giapponese: «dove tutto è natura»: l’architetto giapponese agisce sulla costruzione senza eccedere in tecnicismi, esprime il valore della tradizione senza mai rischiare di cadere nel vernacolare, si appropria della storia e allo stesso tempo si addentra nella modernità con quella naturalezza che è specchio e sostanza della sua cultura. Nato a Yokohama nel 1954, studia all’Università di Tokyo. Kengo Kuma & Associates ha sede a Tokyo dal 1990 e nel 2008 apre anche un ufficio a Parigi. Attualmente Kuma è professore alla Graduate School of Architecture dell’Università di Tokyo, mentre in passato ha insegnato alla Keio University ed è stato visiting professor alla University of Illinois e alla Columbia University. Il suo lavoro è stato riconosciuto a livello internazionale ed ha ricevuto prestigiosi premi, come lo Spirit of Nature Wood Architecture Award (Finlandia), il Grand Prize for JCD Design Award 1995 Cultural / Public Institutions per l’ Osservatorio Kiro-san di Ehime, e il Minister of Education, Culture, Sports, Science and Technology’s Art Encouragement Prize per il Yusuhara Wooden Bridge Museum. Eduardo Souto de Moura giugno 2015 Dopo aver lavorato con Álvaro Siza, nel 1980 apre un proprio studio progettando inizialmente in Portogallo e, poi, in tutto il mondo. Premio Pritzker 2011. “Ho una sensazione: che l’architettura vada verso la materialità e che la virtualità non possa durare” A metà degli anni ‘80 irrompe sul palcoscenico architettonico internazionale l’architettura portoghese (la scuola di Oporto) rappresentata dai maestri di tre generazioni Fernando Tavora, Alvaro Siza ed Eduardo Souto de Moura. I loro progetti sono costruiti con gesti talvolta minimi, con disegni accuratissimi, misurando innovazione e tradizione, con inserti successivi. “….anche se i materiali si assottigliano sempre più c’è tuttavia un limite dettato dalla durevolezza, dalla permanenza fisica e mentale, dal confronto con la sicurezza e il confort: non posso arrivare stanco in una casa che è un cubo di vetro… L’architettura anonima è un tema che mi interessa molto, come l’architettura industriale, perché sono architetture prive di un messaggio diretto, capaci di atmosfere bellissime, personaggi che non parlano ma fanno capire tutto, senza autore e senza intenzionalità; si esprimono ma non per imposizione di un architetto. Nella architettura anonima, nei villaggi, in montagna, la gente costruisce cose e solo in un secondo momento interviene con dei segni: realizza una porta per entrare, una finestra per avere luce, un tetto per coprire, dispone il camino all’interno per riscaldarsi, e la forma è funzione della topografia. Cinque operazioni che non contengono intenzionalmente un messaggio per l’umanità. Poi si interviene con segni pittorici: le croci, le cornici, le effigi divine, che non contengono ancora messaggi diretti; solo l’intervento successivo sulla realtà sarà intenzionalmente comunicativo. E’ una questione di disciplina: voglio imparare dall’architettura anonima perché i rapporti tra topografia, tipologia e morfologia sono molto logici.” (da un’intervista a Eduardo Souto de Moura a cura di Monica Daniele). Nato nel 1952 a Porto, dove si laurea in architettura nel 1980. Dal 1974 al 1979 lavora presso lo studio di Álvaro Siza, e nel 1980 apre un proprio studio che opera inizialmente in Portogallo e poi con crescente successo internazionale. È visiting professor all’università di Belleville Parigi, Harvard, Dublino, Zurigo e Losanna. Tiene seminari nelle più importanti facoltà del mondo, i suoi lavori sono stati esposti in Portogallo, Francia, Italia e Stati Uniti. Premio Pritzker nel 2011. Ufficio Stampa Palazzo Ducale Fondazione per la Cultura Camilla Talfani – T. 010.8171612, cell. 3357316687 [email protected]