Giocherellare... con il capezzolo

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Giocherellare... con il capezzolo
La Leche League
Giocherellare... con il capezzolo
Su New Beginnings Maggio-Giugno 1996
La domanda
Mia figlia di venti mesi ha sempre amato mettere la sua guancia sulla mia pancia o sul seno. Il mio problema è che, ora,
il suo contatto preferito è la sua mano sul capezzolo. Quando sposto la sua manina, è ovvio che io le sto negando il suo
tesoro più prezioso. È molto insistente, al punto di voler continuare per tutta la notte. Di solito ci vogliono almeno tre quarti
d'ora prima che smetta di giocherellare con il capezzolo e si addormenti abbastanza profondamente da poterle spostare
la mano. Altre mamme che hanno vissuto un simile problema mi dicono che non hanno potuto far altro che conviverci,
qualche volta per anni. Io spero che questo non sia il mio caso, dal momento che trovo tutto ciò molto irritante e
fisicamente sgradevole. Potete aiutarmi?
Le risposte e i suggerimenti di altre mamme
Ho anch’io una bimba che ama pizzicare e giocherellare con i capezzoli. Anch'io trovo questa sua abitudine
irritante. Abbiamo scoperto due cose che ci aiutano senza provocare un confronto diretto e, di conseguenza, sofferenza.
Se io mi limito a spostarle solo la manina lei si sconvolge, ma se le sposto la manina e gliela poso sul suo ombelico lei
accetta, in sostituzione, di giocherellare con quest'ultimo. Di notte quando la allatto stesa sul fianco le offro il seno posto
in alto (ad esempio, seno destro se sono stesa sul fianco sinistro, e viceversa). In questa posizione l'altro seno è difficile
da raggiungere. Sebbene capisca che non sia facile dire a tua figlia che non le è permesso fare qualcosa che lei
ovviamente ama fare, credo anche che non sia giusto permetterle di fare qualcosa che sia per te spiacevole. Ciò potrebbe
portarti a nutrire risentimento nei confronti della tua esperienza di allattamento. Puoi essere comprensiva verso i suoi
sentimenti ed al tempo stesso porle dei limiti. Nel libro de La Leche League Allatti ancora? si parla di questa situazione.
L'autrice, Norma Jane Bumgarner, suggerisce che tu non debba permettere tale comportamento se ti dà fastidio, e dice
che è molto importante essere coerenti. Se non riesci a trovare un modo semplice per spostarle la manina, spiegale
gentilmente che il suo giocherellare con il capezzolo è fastidioso per la mamma, e sii costante nel non permettere tale
comportamento. Buona fortuna. (M J A)
I miei figli più grandi, ora di undici e nove anni, hanno sempre giocherellato mentre poppavano. Tiravano i capelli,
pizzicavano i capezzoli, facevano il solletico, graffiavano, accarezzavano e si divertivano, fino a che io non resistevo più
e li fermavo. Facevo questo tenendogli le manine, distraendoli e spiegando loro che mi disturbavano. Qualche volta
funzionava e qualche altra no.
Li ho allattati in tandem, così, per quasi due anni. Dovevo difendermi da due paia di manine! I miei capezzoli sono molto
sensibili, non posso tollerare nessun tipo di contatto (eccetto l'allattamento). Così quando nacque nostra figlia, sapevo
che il "giocherellare" avrebbe potuto verificarsi nuovamente e decisi di fare qualcosa al riguardo. Iniziammo quando lei
aveva due o tre settimane. Ogni volta che la allattavo, dolcemente, posavo la sua manina sul suo ombelico (era già
completamente cicatrizzato). Dopo sole poche settimane, imparò a farlo da sola. Ogni volta! L'unico intoppo era che i suoi
vestitini dovevano essere aperti sul davanti perché lei potesse trovare il suo ombelico! Come diciamo noi in spagnolo:
"Santo rimedio!"
Con la crescita di Rachel, abbiamo avuto modo di notare ed apprezzare altri benefici di questo nuovo modo di
"giocherellare". A casa nostra, la vista di Rachel che viene verso di me, toccandosi il suo ombelico, è un vero ed
attendibile segno che la sua prevedibile richiesta di essere allattata corrisponda ad un sincero ed urgente bisogno. I miei
genitori, che in passato erano disturbati dalla vista dei miei due bambini che mi toccavano il seno, ora sorridono con
approvazione e fanno notare quanto sia graziosa Rachel quando poppa!
Il bisogno di giocherellare con le dita sembra essere innato, universale ed irrefrenabile. Con una piccola
programmazione anticipata e pochissima fatica, è possibile andare incontro ai bisogni al seno dei nostri figli in modo
tenero ed affettuoso. Nella nostra esperienza famigliare, è stato più facile prevenire quello spiacevole giocherellare con
le dita piuttosto che porvi rimedio quando ormai era diventato un'abitudine irritante e radicata. (D S)
Ho vissuto una situazione simile con mio figlio di due anni e mezzo. Lo lasciavo giocherellare con i miei capezzoli,
poiché si sarebbe lamentato o avrebbe pianto se io gli avessi spostato la manina. Quando insisteva nel farlo in pubblico,
mi sentivo irritata ed imbarazzata. Alla fine, incinta per la seconda volta ed in preda a terribili nausee, sentii la necessità di
insistere per ottenere più spazio personale, così posi dei limiti al suo comportamento. Nonostante la mia esitazione, è
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stato interessante scoprire che se io ero chiara nel fargli capire che il suo comportamento non era corretto, lui accettava
la mia decisione.
Gli feci capire fermamente ma anche affettuosamente che non era più accettabile che giocherellasse con i capezzoli. Di
notte gli dicevo che non potevo dormire se mi toccava i capezzoli. In sostituzione poteva fare una di queste cose:
a) toccarmi la pancia
b) toccare o tenere in mano il suo animale di pezza preferito
c) toccare il suo corpicino
In alternativa, mi sono anche offerta di massaggiarlo; spesso dopo una breve poppata, desiderava ricevere un
massaggio.
Non sono mai stata arrabbiata né dura. Invece sono stata molto chiara e ben ferma nella mia decisione ed ho fornito al
mio bambino parecchie alternative positive. Non gli ho mai offerto "solo un minuto per giocherellare" o qualsiasi altra
opzione che, in realtà, fosse inaccettabile per me. Una volta che stabilimmo una nuova routine e che Gabriel si fu adattato
alle sue nuove possibilità di scelta, ritornò ad essere un bimbo felice. Parecchi mesi dopo, Gabriel è tuttora un bimbo
soddisfatto. (M A)
Entrambe le mie bambine, di quattro anni e mezzo e di diciotto mesi, amavano giocherellare con i miei capezzoli. Io,
invece, non l'ho mai sopportato. La mia bimba più grande attraversò una lunga fase in cui non poteva fare a meno di
toccare e stuzzicare ogni neo che vedeva sulla mia pelle (essendo di pelle chiara ne ho parecchi), cosa che mi faceva
desiderare di strisciare fuori dalla mia pelle ed arrampicarmi sui muri. Come te, io avevo amiche cui questo tipo di tocco
non dava nessun fastidio o che addirittura non ci facevano caso. Che sollievo fu scoprire che esiste un termine per la mia
reazione - sensibilità tattile. Il fatto che c'era un nome per il mio problema significava che c'erano altre mamme come me!
Ci volle molto tempo per realizzare che il mio benessere fisico è importante tanto quanto quello delle mie bambine e che
loro si possono confortare giocando con le mie dita o con un altro contatto che sia per me meno fastidioso. Feci questo
comportandomi come quando venni morsa, dalle mie bimbe, mentre allattavo: un fermo, calmo "no" mentre toglievo la
mano, spiegando loro che quel tipo di tocco faceva male alla mamma (per amore di semplicità definii il mio disagio come
dolore). Entrambe le mie bimbe protestavano, qualche volta con tristezza, qualche volta con rabbia. Una cosa che
sembrava soddisfare per entrambe il bisogno di contatto manuale mentre le allattavo o le coccolavo era se sfioravo con
le dita il palmo delle loro manine.
Buona fortuna! Ricorda che sebbene la tua bimba sia molto importante, non è più importante di te. (A S)
Nostro figlio aveva dieci mesi quando iniziò a giocherellare con l'altro capezzolo mentre poppava. Tentai di scoraggiarlo
ma sembrava che il suo comportamento corrispondesse ad una reale necessità, così decisi di permettergli di continuare. I
miei capezzoli divennero per lui una grande fonte di conforto al punto da aprirmi il colletto della camicia e spingere giù la
manina! Questo non mi piaceva, come pure il "giocherellare", ma non c'era nulla che potessi fare per scoraggiare questo
suo comportamento. Di notte, tra le poppate, mio figlio dormiva stringendo tra le dita entrambi i capezzoli. Se cercavo di
girarmi, lui si svegliava e mi scavalcava per cercare i capezzoli. Qualche volta, dopo essere stata tenuta sveglia tutta la
notte e con i capezzoli ormai doloranti, mi dovevo mettere a pancia ingiù con i gomiti sistemati sotto le costole in modo
da non permettergli di spingere le manine sotto di me. Questo normalmente rendeva il bambino talmente furioso che
iniziava a graffiarmi la schiena, a pizzicarmi, a tirarmi i capelli. Il massimo avvenne quando aveva due anni e mezzo. Ci
trovavamo in un autobus affollato nel centro di Ottawa. Tirandomi freneticamente la giacca, iniziò ad urlare con tutto il fiato
che aveva in corpo: "Voglio Boooby, voglio Booooby!"
Immediatamente smisi di permettergli di tirarmi il colletto della camicia. Ne avevo avuto abbastanza. Non ho più
permesso a questo mio figlio dal carattere tanto forte di infilarsi sotto i miei vestiti in cerca del suo "booby". Ho cercato di
compensare con più coccole ed attenzione. Finalmente mio figlio ha smesso di giocherellare con i miei capezzoli durante
il giorno.
Otis smise di poppare durante la notte poco prima di compiere tre anni, ed ora riesce a capire che se tiene le manine sui
miei capezzoli io non riesco a dormire. Abbiamo parlato molto di questa sua abitudine e sono felice di dire che ora Otis
preferisce gli abbracci e le coccole al giocherellare con le manine. Ora dorme toccandomi solo il seno e non i capezzoli.
Dormiamo di più e spero che presto il mio bimbo si possa adattare all'idea di accontentarsi delle sole coccole mattutine.
E' stato un processo molto lungo e difficile per noi. È bello sapere che non siamo soli. (T L H)
È eccitante quando i nostri bambini iniziano ad esplorare il mondo e fanno nuove scoperte, ma come te rimasi
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sgomentata quando mio figlio scoprì i miei capezzoli.
All'inizio pensai fosse carino quando mi pizzicava il capezzolo come fosse qualcosa da strappare via e divorare.
M'immaginavo che questo suo giocherellare sarebbe cessato quando avesse scoperto che il capezzolo era attaccato.
Ma, ahimè, tirare il capezzolo libero mentre stava succhiando all'altro divenne parte del rituale di ogni poppata. Presto i
capezzoli mi si rovinarono, ed io capii che qualcosa doveva cambiare.
La soluzione fu abbastanza semplice. Quando il mio bimbo allungava la manina per trovare il suo giocattolo preferito io
mettevo la mano sul capezzolo e gli offrivo un succhiotto che tenevo in quella stessa mano.
Tenevo il succhiotto stretto con forza, così quando lui tirava la gomma il mio capezzolo rimaneva coperto. Dopo qualche
tempo fui in grado di fare a meno della mano protettiva e permettergli di tenere il succhiotto nella manina, dove può
strapazzarlo a suo piacimento. (K S)
Il mio bimbo di venti mesi ama toccarmi i capezzoli. Suo fratello maggiore si era affezionato al succhiotto, aveva iniziato
a portarselo sempre dietro come se fosse per lui fonte di sicurezza e questo durò fino al momento in cui non fu pronto a
rinunciarvi. Forse tua figlia non desidera sempre poppare ma solo toccarti i capezzoli per sentirsi rassicurata.
Spiegare che "alcune cose sono per la tua bocca ed altre sono per le tue mani" ci ha aiutato. Quando mio figlio morde un
pastello, io dico "Questo non è per la tua bocca, è per le tue manine"; allo stesso modo, i capezzoli sono per la tua
bocca, per "nummies", non per le manine. A volte è utile essere sciocchi. I bambini di questa età amano l'umorismo. Mio
figlio trova divertente sia quando indosso il suo cappello che quando infilo la sua mano dentro un calzino. Quando mi
agguanta il capezzolo, con una voce esageratamente buffa dico, "Non è per le tue mani, sciocchino!" Quando poi mi fa
capire che ha bisogno di sentirsi vicino a me, io lo allatto. (K H)
Tradotto da Roberta Pretelli
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