Pesticidi e allattamento

Transcript

Pesticidi e allattamento
La Leche League
Pesticidi e allattamento
di Betty Crase pubblicato su Leaven vol 30 n. 3, pag 37-40 Maggio-Giugno 1994
Ormai pochissime persone mettono in dubbio la fondamentale superiorità sia fisiologica sia psicologica del latte materno e
dell'allattamento al seno.
Nel mondo inquinato in cui viviamo, però, alcuni si domandano se il latte materno e l'allattamento al seno possano essere
consigliati inequivocabilmente per ogni madre e bambino. E che cosa si può dire dell'alternativa, la formula artificiale?
Quali misure può prendere una donna durante la gravidanza e l'allattamento per ridurre gli effetti della propria
esposizione, e di conseguenza di quella del bambino che si sta sviluppando, ai pesticidi e alle altre tossine ambientali,
organoclorini come DDT, DDE, i PCB e le diossine e i furani associati, i metalli pesanti come piombo, cadmio, mercurio e
altri?
Cominciamo osservando quello che sappiamo già.
Un ricercatore molto noto e stimato nel campo dei contaminanti (inquinanti ambientali, ndr), il dott. Walter Rogan, lavora
per la sezione epidemiologica dell'Istituto Nazionale per le Scienze Ambientali (National Institute of Environmental
Sciences) presso il Research Triangle Park, North Carolina. Insieme con i suoi colleghi, il dott. Rogan per quindici anni
ha effettuato uno studio prospettivo continuo su madri del North Carolina e i sui loro bambini. È interessante osservare
come la ricerca sia avanzata e abbia cambiato il proprio punto di vista nel corso degli anni.
Nel 1980, sul New England Journal of Medicine, il dott. Rogan recensì tutto ciò che si conosceva fino a quel momento sui
"Fattori inquinanti nel latte materno", cioè sui PCB e i pesticidi DDT, dieldrina, heptachlor e clordane. Iniziò ripetendo che
questi pesticidi clorurati sono liposolubili, che si accumulano in modo graduale nel tessuto adiposo del popolazione, in
seguito ad una esposizione a lungo termine, e che si possono concentrare nei lipidi del latte materno. È un dato di fatto
che la lattazione sia la principale via di eliminazione di queste sostanze chimiche persistenti nel corpo femminile.
Il dott. Rogan fece anche notare che è molto difficile quantificare accuratamente le quantità di questi alogenuri organici nel
latte materno, poiché i livelli subiscono un'ampia variazione dall'inizio di una poppata alla fine, nonché durante tutta la
giornata, in un qualunque campione di latte materno di una qualsiasi donna. I risultati di varie ricerche sono anch'essi
difficili da confrontare poiché sono stati determinati usando o il latte intero o i grassi del latte, che potrebbero dare valori
sostanzialmente più alti.
Il dott. Rogan esaminò un gran numero di studi precedenti che rilevarono la presenza dei PCB e di DDT e dei loro derivati
praticamente in tutti i campioni di latte materno in tutto il mondo, nonostante fossero stati messi al bando negli USA
rispettivamente nel 1976 e nel 1972. Vengono ancora usati diffusamente in altre zone del mondo.
I PCB, usati per la maggior parte nell'industria elettrica come fluidi per l'isolamento dei trasformatori, alla fine degli anni
'60 e e negli anni '70 hanno contaminato con alte concentrazioni l'olio di riso in Giappone e a Taiwan. Le conseguenze
per la salute degli adulti comprendevano sfoghi cutanei simile all'acne, mal di testa, nausea e diarrea. I neonati
risultavano piccoli in rapporto all'età gestazionale, avevano una pigmentazione scura della pelle, congiuntivite e ittero. I
bambini allattati al seno avevano livelli di PCB nel sangue più elevati, e questi livelli aumentarono con l'aumento della
durata dell'allattamento.
Alcuni di questi bambini a circa nove anni, alle visite di controllo evidenziarono danni modesti ma clinicamente
significativi sia neurologici sia dello sviluppo. Si trattava però di una contaminazione eccezionale, non di un evento di tutti i
giorni.
Non ci sono stati rapporti di tossicità dovuti a DDT né nei lavoratori esposti sul lavoro, né nei volontari esposti a scopo
sperimentale, i quali hanno ricevuto dosi considerevolmente superiori a quelle della popolazione comune.
Negli studi sugli animali le cose andavano diversamente ma il dott. Rogan avvertì che non si potevano applicare
direttamente gli effetti osservati sugli animali agli esseri umani. I neonati degli animali, in particolare le scimmie,
posseggono meno grasso corporeo dei neonati umani, perciò i fattori inquinanti hanno più probabilità di attaccare gli organi
vitali.
Rogan riconobbe che c'era bisogno di fare ulteriori studi, e proseguì realizzandone uno più accurato.
Nel 1986, Rogan e altri studiosi pubblicarono il primo di una serie continua di rapporti sui campioni di latte ottenuti da
circa 900 donne nella Carolina del Nord e sullo sviluppo dei loro figli, nati fra il 1978 e il 1982. Questo studio del 1986,
pubblicato nell'American Journal of Public Health misurò in particolare i livelli dei PCB e del DDE nel latte materno, nel
sangue e negli altri tessuti del corpo: alla nascita, a sei settimane, a tre mesi e a sei mesi e per alcune madri anche a un
anno e a diciotto mesi.
http://www.lllitalia.org
Realizzata con Joomla!
Generata: 16 March, 2017, 16:25
La Leche League
Quasi tutti i campioni mostrarono livelli rilevabili sia dei PCB sia di DDE. I livelli più alti si rilevavano in donne di età
maggiore, donne nere, primipare, fumatrici e consumatrici di alcool. I PCB in particolare erano più elevati in donne che
consumavano pesce durante la gravidanza. Un'altra scoperta importante era il calo dei livelli di inquinanti nel latte in
relazione alla durata dell'allattamento e al numero di bambini che la donna aveva allattato al seno.
Un secondo studio realizzato durante il corso del 1986 e pubblicato nel Journal of Pediatrics fu il primo a riferire di circa
900 bambini nel North Carolina e gli "Effetti neonatali dell'esposizione transplacentale ai PCB e ai DDE". Non venivano
riferite associazioni fra i livelli dei PCB e DDE e il peso alla nascita, la circonferenza cranica e l'iperbilirubinemia.
Venivano utilizzati i Brazelton Neonatal Behavorial Assessment Scales dopo la nascita. La presenza di entrambe le
sostanze chimiche era associata all'iporeflessia (minore risposta dei riflessi). Livelli più elevati dei PCB erano associati a
ipotonicità (minore tono muscolare). In quel momento, Rogan aveva espresso la sua preoccupazione per quanto
riguardava la continua esposizione ai PCB e a DDE tramite l'allattamento al seno.
Nel 1987, il rapporto successivo ha seguito i bambini fino a un anno di età; venne pubblicato sull'American Journal of
Public Health. Lo scopo di questo studio era verificare se la presenza dei PCB e di DDE nel latte delle madri avesse
influito sulla crescita o sulla salute di questi bambini. Nessuna delle due sostanze dimostrò di aver causato effetti negativi
sul peso o sulla frequenza delle visite mediche, sebbene fossero state notate differenze fra i bambini allattati e quelli
nutriti artificialmente. I bambini nutriti artificialmente tendevano a pesare di più e soffrire più spesso di gastroenteriti e
otiti.
Nel 1988, il Journal of Pediatrics riferiva che questi bambini erano stati esaminati per conseguenze sullo sviluppo
mentale e psicomotorio a un anno d'età nel contesto di esposizione transplacentare ai PCB e a DDE. Livelli
transplacentari più elevati dei PCB erano associati a valori psicomotori inferiori sia a sei sia a dodici mesi d'età. La
principale scoperta fu che non vi era nessun rapporto fra l'esposizione a entrambe le sostanze tramite l'allattamento al
seno e i valori rilevati nella Scala Bayley. Nessun effetto negativo sulla crescita o sull'incidenza delle malattie nel primo
anno di vita era stato attribuito alla presenza di queste sostanze nel latte materno.
Nel 1991 vennero pubblicati altri tre studi:
Uno studio pubblicato nell'Annals of Epidemiology considerò "Lo sviluppo dei bambini dai diciotto ai ventiquattro mesi" nel
contesto dell'esposizione ai PCB e ai DDE. La tendenza verso punteggi psicomotori inferiori sulla scala Bayley era
ancora presente e la causa venne ancora attribuita all'esposizione transplacentare alle sostanze chimiche. Non c'era la
prova di alcun effetto dell'esposizione più massiccia ma più tardiva tramite il latte materno, ma in quel momento, Rogan
espresse la sua preoccupazione che questi effetti potessero manifestarsi quando i bambini raggiungevano un'età
superiore.
Un altro studio nel Journal of Pediatrics ha seguito i bambini, fra i cinque anni e mezzo e i dieci anni e mezzo,
misurandone l'abilità infantile con la scala Mc Carthy e controllandone i risultati, quando disponibili, per osservare se il
deficit psicomotorio registrato fino a due anni di età e dovuto all'esposizione transplacentare ai PCB ma non tramite il latte
materno, fosse ancora presente. Non erano più visibili i deficit, notati originalmente sulla Scala Bayley a due anni di età.
Il terzo studio del 1991, pubblicato in Regulatory Toxicology and Pharmacology era particolarmente significativo. Rogan
e colleghi svilupparono vari tipi di modelli matematici per rispondere alle diverse preoccupazioni in merito ai rischi
possibili di cancro durante la vita dovuti a contaminazione con sostanze chimiche tramite il latte materno. I pesticidi
considerati erano DDT, clordane, heptachlor, dieldrin, i prodotti del loro metabolismo, i prodotti industriali e i loro prodotti
secondari come i PCB e diossine.
All'inizio dell'articolo si affermava che i livelli dei fattori inquinanti presenti nel latte materno lo avrebbero reso invendibile
come alimento per i bambini, in base alle norme commerciali vigenti. Questo tipo di affermazione viene lanciata ogni
tanto in modo assolutamente arbitrario, senza avere riguardo per la preoccupazione che desta nelle madri che allattano.
L'OMS e la US Food and Drug Administration hanno stabilito alcune norme regolamentari per tentare di controllare i
livelli dei fattori inquinanti nei cibi. I livelli correnti "permessi" sono stati fissati a livelli piuttosto bassi per prevenire la
tossicità negli individui adulti dopo che per tutta una vita sono stati esposti ad essi. In realtà, c'è una variazione nella
concentrazione delle sostanze, alcune volte da 100 a 1000 volte superiore, sopra la quale nessuna reazione negativa è
mai stata riscontrata. È importante ricordare anche che il latte materno rappresenta una via molto limitata, anche nel
tempo, per quanto riguarda l'esposizione alle sostanze inquinanti durante tutta la vita di un individuo. In aggiunta, il
bambino in rapida crescita aumenta il suo tessuto adiposo e quindi il volume per immagazzinare i contaminanti, durante
il periodo in cui consuma latte materno.
Ciò significa che, anche se il latte materno può contenere livelli più elevati di fattori inquinanti, confrontandolo ad alcuni
alimenti in commercio, ci sono comunque ampi margini di sicurezza.
I metodi di Rogan analizzarono il rischio dal punto di vista di:
ESPOSIZIONE a queste sostanze nel latte materno durante il periodo dell'allattamento,
http://www.lllitalia.org
Realizzata con Joomla!
Generata: 16 March, 2017, 16:25
La Leche League
CANCEROGENEITÀ delle varie sostanze,
ASPETTATIVE DI VITA in base ai tassi di mortalità per cancro attribuibile alle sostanze,
MORTALITÀ POSTNEONATALE basandosi sulle differenze fra i bambini nutriti artificialmente e quelli allattati; tenuto
conto del ben documentato aumento del rischio di morte (due volte e mezzo) nei primi due anni di vita legato al fatto di
non essere allattati.
CAMBIAMENTO NELLE PROBABILITÀ DI VITA fra i bambini allattati e nutriti artificialmente, presumendo che i bambini
allattati avessero un aumentato rischio di cancro dovuto alle sostanze contaminanti.
I risultati furono abbastanza rilevanti. Le stime della ridotta probabilità di vita dovuto al cancro in seguito all'esposizione ai
contaminanti contenuti nel latte materno era meno di tre giorni; per contro, la diminuzione delle aspettative di vita
causata dalla elevata mortalità postneonatale dei bambini non allattati, confrontata con l'aumento delle aspettative di vita
per i bambini allattati è di circa settanta giorni. Non solo non si rilevava nessun vantaggio nell'evitare l'allattamento,
esisteva addirittura uno svantaggio. I bambini allattati, anche quelli esposti ai limiti massimi di contaminanti ritenuti
presenti nel latte materno, avevano un tasso netto di rischio di morte inferiore e una probabilità di vita maggiore.
Rogan concluse che ai livelli correnti, le stime dei rischi di cancro associati con i contaminanti nel latte materno non
superano i benefici dell'allattamento al seno. Alla luce di questi risultati, egli si domandò quale fosse l'utilità di analizzare la
presenza di contaminanti nel latte materno nella popolazione in generale, sebbene lo considerasse ancora utile
individualmente per le donne che potessero avere avuto un contatto per lavoro o accidentalmente, in particolare con i
PCB.
Nel 1991 sulla rivista Neurotoxicology, Rogan ripeté ancora ciò che era stato scoperto negli anni precedenti per quanto
riguardava la neurotossicità dei PCB e delle altre sostanze associate ad essi. Le informazioni sui bambini allattati si
conclusero affermando che nonostante la presenza dei PCB nel latte materno, non è stata osservata nessuna altra
associazione fra l'esposizione tramite il latte materno e i risultati misurabili, tranne i livelli di attività inferiori all'età di quattro
anni fra bambini allattati a lungo in presenza di livelli più elevati di PCB.
E, finalmente, nel 1993 sulla rivista Early Human Development, Rogan fece un esame del rapporto fra l'allattamento e lo
sviluppo cognitivo nei bambini che aveva così a lungo seguito. Quello che scoprì era che i bambini allattati, nonostante
fossero stati esposti a carichi maggiori di contaminanti tramite il latte materno in confronto ai bambini che erano stati
nutriti artificialmente dalla nascita, avevano punteggi maggiori sulla scale Bayley e McCarthy di sviluppo mentale e
psicomotorio in tutti i rilevamenti, dai due anni ai cinque anni di età e avevano voti più elevati nella lingua inglese sulle
pagelle dalla terza classe elementare in poi. C'era anche una tendenza verso punteggi più alti con l'aumento della durata
dell'allattamento. Rogan concluse che l'allattamento materno, anche con i fattori inquinanti conosciuti presenti nel latte
materno, offre il potenziale per rafforzare lo sviluppo dei bambini all'interno della popolazione senza rischi e a poco
costo.
Così, in risposta a una delle domande originali - si può ancora consigliare l'allattamento materno per i bambini in questo
mondo inquinato? - la risposta è sì, e c'è la ricerca per confermare la risposta.
Ma che cosa si può dire a proposito del metodo alternativo di alimentazione infantile: il latte artificiale in commercio?
Gli studi appena citati realizzati da Rogan analizzarono anche il latte vaccino e il latte artificiale che veniva somministrato
ai neonati e ai bambini che non venivano allattati al seno. Non sono stati trovati livelli medi significativi di pesticidi e
derivati organici del cloruro, però i livelli individuali potrebbero essere maggiori.
Sebbene le norme della lavorazione e i limiti delle sostanze inquinanti siano stati stabiliti negli USA, occorre ricordare
che le mucche fanno parte dell'ambiente contaminato, mangiando erba, cereali e altri mangimi potenzialmente trattati
con pesticidi e bevendo acqua potenzialmente contaminata da molte varietà di sostanze chimiche. Le mucche da latte
devono essere anche curate con farmaci, compresi gli antibiotici, che possono concentrarsi quindi nel latte e
potenzialmente anche nei latti artificiali che sono derivati per la maggior parte dal latte vaccino.
Un gruppo di sostanze non ancora discusso sono i metalli pesanti come il piombo, il cadmio e il mercurio. Questi metalli
pesanti si legano più facilmente alle proteine del latte a differenza dei pesticidi e dei cloruri organici che si legano ai
grassi.
Nella popolazione, i livelli di piombo nel latte materno sono normalmente inferiori dei livelli di piombo nei latti artificiali
derivati da latte vaccino. Questo è ancor più vero quando le formulazioni concentrate di latte artificiale vengono diluite
con acqua che contiene livelli elevati di piombo o confezionati in lattine saldate con il piombo. Anche i livelli sanguigni di
piombo sono generalmente più elevati nei bambini allattati con latte artificiale. Nel 1994 la rivista Pediatrics considerava
la sindrome da piombo nei bambini in generale, tenuto conto della continua controversia a proposito dei nuovi valori più
bassi per la concentrazione sanguigna del piombo recentemente stabilito.
I livelli di cadmio nel latte materno sono pressappoco uguali a quelli nel latte vaccino. I livelli di cadmio e di DDT sono più
elevati nel latte materno delle fumatrici.
http://www.lllitalia.org
Realizzata con Joomla!
Generata: 16 March, 2017, 16:25
La Leche League
I livelli di mercurio nel latte materno sono tipicamente più bassi rispetto a quelli di piombo e di cadmio. I livelli maggiori
sono stati rilevati nel latte di mangiatrici di pesce. Ogni tanto si parla con preoccupazione dell'apporto di mercurio
dall'amalgama con l'argento nelle otturazioni dentarie. Questo aspetto dovrebbe essere approfondito con studi
appropriati.
Molte fra le informazioni precedenti provengono da un testo di riferimento autorevole intitolato Chemical Compounds in
Human Milk (Sostanze chimiche contenute nel latte materno), redatto da due ricercatori di fama mondiale in questo
campo, Allan A. Jensen del Danish Institute of Technology, Department of Environmental Technology, e Stuart A.
Slorach del Food Research Department alla Swedish National Food Administration. Questo testo dà una panoramica
retrospettiva alla situazione globale dei contaminanti e del loro impatto su latte materno fino al 1991 della popolazione
esposta sul lavoro.
Fra gli altri, i fatti interessanti riferiti in questo libro sono:
Il consumo alimentare dei contaminanti durante l'allattamento non è una fonte significativa di contaminazione nel latte
materno; le sostanze contaminanti provengono dalla mobilizzazione del tessuto adiposo verso i grassi nel latte materno.
Durante la gravidanza, però, la dieta può assumere un effetto significativo sui livelli dei contaminanti conseguente
all'aumento del tessuto adiposo, associata all'aumento del peso, nonché allo sviluppo del sistema degli organi vitali nello
feto stesso.
I livelli dei contaminanti dipendono anche dalla situazione personale di esposizione derivante dalla collocazione di una
donna nell'ambiente. Sono presenti livelli maggiori di cloruri organici persistenti nelle donne che vivono in zone marine,
presumibilmente in conseguenza alla maggiore facilità di mangiare pesce. Ma anche le donne che consumano grandi
quantità di carne bovina e latticini dovrebbero essere coscienti che questo desta preoccupazione.
Ci sono livelli inferiori di DDT e di DDE nel latte delle madri vegetariane, ma i livelli stabili di PCB indicano che altre fonti
oltre a quelle alimentari sono coinvolte, per esempio l'inquinamento dell'aria sia in ambiente chiuso sia all'aperto.
La seguente citazione trae le conclusioni in merito alle considerazioni dei rischi e dei vantaggi:
"Le voci divulgate dai mass media riguardanti la presenza di sostanze tossiche nel latte materno spesso causano
allarme nelle madri che allattano, le quali si domandano che cosa dovrebbero fare per far analizzare il proprio latte e, se i
livelli sono relativamente alti, se sarebbe opportuno smettere di allattare. Virtualmente tutti i comitati nazionali e
internazionali di esperti hanno finora concluso - sulla base delle informazioni disponibili - che i benefici dell'allattamento
superano i rischi possibili dovuti alle sostanze inquinanti presenti nel latte materno a livelli normali. Non c'è motivo di
analizzare il latte delle singole madri preoccupate, a meno che non ci siano indicazioni di esposizione eccessive
anormali, per esempio sul posto di lavoro in seguito a incidenti di avvelenamento".
Come minimizzare i rischi di contaminazione durante la gravidanza e l'allattamento
1. Lavare bene la frutta e la verdura per eliminare il pericolo di residui di pesticidi sulla buccia o sulla pelle;
2. Limitare il consumo dei latticini tenendo presente che minore è il contenuto di grasso nel latte e minore è il carico
potenziale di contaminanti liposolubili;
3. Diminuire il consumo di carni rosse, eliminando con cura il grasso in eccesso che contiene contaminanti;
4. Eliminare la pelle e il grasso in eccesso dal pollame;
5. Evitare di mangiare pesci d'acqua dolce e altri animali marini che provengano da acque riconosciute come inquinate
per evitare i PCB e il mercurio in particolare;
6. Preferire i cibi che sono in una posizione il più in basso possibile della catena alimentare, per esempio, cereali piuttosto
che carne bovina o di altri animali che siano stati alimentati con i cereali;
7. Evitare diete dimagranti eccessive e d'urto che immettano nel sangue all'improvviso maggiori quantità di fattori
inquinanti liposolubili, come i PCB;
8. Evitare di fumare sigarette e di bere alcool poiché i livelli dei fattori inquinanti più elevati sono stati rilevati nelle
persone che fumano e bevono alcoolici;
9. Limitare l'uso di pesticidi in casa, nel giardino e sull'erba poiché sono associati all'aumento dei livelli di DDT nel latte
materno; eliminare i contenitori dei pesticidi poiché sono fonti possibili di contaminazione diretta per i bambini curiosi;
http://www.lllitalia.org
Realizzata con Joomla!
Generata: 16 March, 2017, 16:25
La Leche League
10.Non utilizzare cosmetici realizzati con materie prime contaminate, come per esempio la lanolina ricavata dal grasso
della lana di pecore trattate con pesticidi persistenti; utilizzare soltanto lanolina di qualità medica per la terapia dei
capezzoli dolenti o delle ragadi durante l'allattamento;
11. Evitare il contatto con il fumo e la cenere degli inceneritori, il legno conservato, gli ortaggi cresciuti nelle vicinanze
degli inceneritori; le scorie degli inceneritori contengono quasi tutta la gamma completa delle sostanze tossiche e delle
tossine industriali, compresi i metalli pesanti;
12. Evitare il contatto sul lavoro con agenti chimici inquinanti; pretendere che sul lavoro siano fissati livelli di sicurezza
che considerino le donne gravide e allattanti come i modelli di riferimento;
Bibliografia
1. Gladen, B. C. et al. Development after exposure to dichloroethene polychlorinated biphenyls and dichlorophenyl
transplacentally and through human milk. J Pediatr 1988; 113 (6):991-95
2. Gladen, B. C. and W. J. Rogan. Effects of perinatal polychlorinated biphenyls and dichlorophenyl dichloroethene on
later development. J Pediatr 1991; 119 (1 pt 1):58:-63
3. Jensen, A.A., S.A. Slorach, Chemical Contaminants in Human Milk 1991; Boca Raton, Fla: CRC Press, Inc.
4. Rogan, W. J. et al. Pollutants in breast milk. N Engl J Med 1980; 302 (26): 1450-53
5. Rogan, W. J. et al. Polychlorinated biphenyls (PCBs) and dichlorophenyl dichloroethene (DDE) in human milk: effects
of maternal factors and previous lactation AJPH 1986; 76(2):172-77.
6. Rogan, W. J. et al. Neonatal effects of transplacental exposure to PCBs and DDE. J Pediatr 1986; 109 (2): 335-41
7. Rogan, W. J. et al. Polychlorinated biphenyls (PCBs) and dichlorophenyl dichloroethene (DDE) in human milk: effects
on growth, morbidity and duration of lactation. AJPH 1987; 77 (10): 1294-97
8. Rogan, W. J. and B. C. Gladen. PCBs, DDE, and child development at 18 and 24 months. Ann Epidemiol 1991; 1(5):
407-13.
9. Rogan, W. J. et al. Should the presence of carcinogens in breast milk discourage breast feeding? Reg Toxicol
Pharmacol 1991; 13: 228-40
10. Rogan, W. J. and B. C. Gladen. Neurotoxicology of PCBs and related compounds. Neurotoxicology 1992, 13:27-36.
11. Rogan, W. J. and B. C. Gladen. Breast-feeding and cognitive development. Early Human Dev 1993; 31: 181-93
12. Wolff, M.S. et al. Blood levels of organochlorine residues and risk of blood cancer. JNCI 1993; 85 (5): 648-52.
http://www.lllitalia.org
Realizzata con Joomla!
Generata: 16 March, 2017, 16:25