Dal trilite all`arco - Istituto di Istruzione Superiore "25 Aprile"

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Dal trilite all`arco - Istituto di Istruzione Superiore "25 Aprile"
Dal trilite all’arco I Romani e la nuova concezione dello spazio. Se i greci basano le proprie tecniche costru9ve sul sistema trili.co, i romani basano i propri schemi costru9vi sull’arco. Arco e volte permisero ai romani di realizzare coperture di spazi immensi. Il sistema architrave-­‐colonna dei greci, offriva poche possibilità di ar>colazione dello spazio interno: gli archite9 romani a@ribuiscono, invece, grande rilievo alla parete, e all’impiego dell’arco a tu5o sesto: vengono quindi elaborate volte, cupole e abisidi, tu9 elemen> realizza> con l’impiego del calcestruzzo, una miscela di sabbia, pietrisco e ghiaia di fiume, acqua e calce, versata dentro forme di legno e fa@a asciugare. Volte Cupola Abside Tecnica edilizia…. I Romani mostrarono la maggior originalità nell’arte dell’archite@ura, considerata, infa9, la più ada@a alla realizzazione di opere u.li (u.lità pubblica): per i Romani l’interesse della comunità precede sempre quello del singolo e su tu9 si pone lo Stato. Assumono importanza sopra@u@o le grandi opere pubbliche di u>lità comune e poli>co-­‐militare: strade, pon>, acquedo9, fognature. Per ognuna di queste opere i R. crearono una >pologia. A Roma, dapprima si preferisce, secondo l’uso greco ed etrusco, l’erezione di muri mediante grosse pietre tagliate a forma di parallelepipedo e disposte secondo filari di uguale altezza e spessore, la cui giunzione cade a metà della pietra inferiore. Questo sistema l’opus quadratum, in uso fin dal VI sec. a.C. l’opus quadratum l’opus latericium (I sec a.C.-­‐ I d.C) l’opus re1cularum Tecnica edilizia…. L’ Opus Quadratum è so>tuito dall’opus cemen.cium una muratura a sacco, cos>tuita esternamente da pietre o laterizio e riempita con calcestruzzo, un materiale che, dopo l ’ e v a p o r a z i o n e d e l l ’ a c q u a , s i trasformava in un unico blocco, avente la stessa consistenza e resistenza della pietra. Le par> esterne del muro era cos>tuite da conci, e a seconda del materiale impiegato o al disegno a cui davano luogo, ci perme@ono di a@ribuire un differente nome al >po di muro: nell’ opus incertum (vedi immagini) il rives>mento è cos>tuito da pietre piccole di svariate forme; nell’opus latericium il rives>mento è rappresentato da ma@oni o altre forme regolari in laterizio. Tecnica edilizia…. Nell’età di Augusto (I sec. a.C.)ha inizio l’uso del laterizio: il ma@one di argilla (co@o in fornace). Esso è poco costoso, maneggevole e leggero, e può assumere differen> forme, mo>vo per il quale viene impiegato nella costruzione di archi, volte e cupole. Il >po di muro a secco che possiede come rives>mento esterno il laterizio si chiama opus latericium. L’arco perme@e ai romani di costruire in altezza, scaricando i pesi grazie le spinte laterali, dando così origine ad un >po di archite@ura curvilinea. In questo senso le due massime opere sono il Colosseo ed il Pantheon. La stru5ura urbana. La maggior parte delle ci@à di fondazione romana, nasce dalla stru@ura dell’accampamento militare, il castrum: accampamento re@angolare, limitato da un fossato, una palizzata ed un terrapieno. All’interno del perimetro, un re>colo a scacchiera delimitava gli isola> dove erano montate le tende. Questa organizzazione riprendeva lo schema urbano di origine etrusca, dove erano presen> due vie principali: quella che andava da nord a sud, il cardo maximus, e quella che andata da est a ovest, il decumano maximo La stru5ura urbana: Augusta Taurinorum La fondazione di una ci@à romana seguiva un par>colare rituale che consisteva nell'osservazione del volo degli uccelli, da cui derivava il tracciamento del perimetro della ci@à fa@o arando un solco nella terra. I sacerdo. pra.cavano la divinazione individuando una immagine terrestre del templum celeste degli dei, definito da un ordine e secondo un dato orientamento: le ci@à romane venivano generalmente orientate secondo la direzione est-­‐ovest, ossia la direzione Sole che sorge – Sole che tramonta, ben visibile dalle loro strade principali, i decumani (per Torino via Garibaldi). Il tempio romano I primi templi romani, riprendono forma e stru@ura dei templi estruschi, rela>vamente differen> dai templi greci: il primo grande edificio templare romano fu costruito sul Campidoglio nel 509 a.C.: è il Tempio della Triade Capitolina (dedicato a Giove, Giunone, Minerva, divinità equivalen> a Zeus, Hera e Athena). Si elevava su un podio con ampie scale, sul quale si sviluppavano tre celle, una per ogni Divinità. Il tempio era esas>lo e circondato da una fila di colonne, e l’ampio pronao aveva colonne disposte su tre file. Il Frontone e le decorazione erano eseguite in terraco@a, così come nei i templi etruschi. Il Pantheon (tempio dedicato a tuS gli dei pan: tu5o, theos: divinità) La costruzione di edifici des>na> al culto subì notevoli cambiamen>, a par>re dalla seconda metà del I sec. a.C. : Il Tempio cominciò a dotarsi di un abside, cioè di uno spazio semicircolare che si colloca sul lato opposto all’ingresso, e che rappresenta una “dilatazione” della cella. Tale ambiente è pensato per accogliere la statua di culto e so@olinea l’assialità della stru@ura. Il più importante esempio di archite@ura templare romana verrà creato in epoca imperiale, so@o Adriano (117-­‐138 d.C.): venne infaS ricostruito il Pantheon (118-­‐128 d.C.) ad opera dell’archite5o Apollodoro di Damasco. Durante il percorso di avvicinamento è possibile scorgere solo il frontone, composto da un .mpano sorre5o da 8 colonne: l’aspe@o esteriore è quello di un tradizionale tempio octas>lo ma, al di là del pronao, formato da 3 file colonne corinzie monoli.che, non scanalate, si entra all’interno di un immenso spazio circolare coperto da una cupola. Il Pantheon La cupola ha diametro 43,44 m. E’ decorata all’interno da cinque ordini di 28 casse5oni di misura decrescente verso l’alto, tranne che nell’ampia fascia vicino all’oculo centrale (di 8,9 m di diametro). Tali casse@oni hanno lo scopo di alleggerire la stru@ura, essendo degli incavi. L’oculo è un elemento circolare che dà luce alla cupola. La realizzazione fu resa possibile grazie all'alleggerimento della stru@ura : casse@oni e uso di materiali via via più leggeri verso l'alto: nello strato più vicino al tamburo cilindrico abbiamo stra> di calcestruzzo con scaglie di ma@oni e salendo troviamo calcestruzzo con scaglie di tufo. Il P. è formato da tre fondamentali volumi: il pronao, l’avancorpo a forma di parallelepipedo e la rotonda. L’altezza del tamburo cilindrico è uguale a quella della semisfera inscri@a nello spazio interno. Allo stesso modo, la distanza tra la cornice dell’ordine inferiore (quello delle colonne interne più basse di quelle esterne del pronao) e la sommità della cupola è pari al lato del quadrato inscri@o nella circonferenza che definisce lo spazio interno (quella gialla nell’immagine affianco). Inoltre la forma della cupola e le proporzioni dello spazio interno che può essere immaginato occupato da una sfera, inscri@a all’interno della stru@ura, cos>tuiscono un’allusione all’eccellenza poiché la sfera è considerata un solido geometrico perfe@o. La rotonda è la denominazione dello spazio interno, e definisce u n o s p a z i o d i d i m e n s i o n i sovrannaturali. Il portale di a c c e s s o a l a r o t o n d a è sormontato da una volta a bo@e. Il cilindro o tamburo ha uno spessore di 6 metri ed è scavato internamente da 7 nicchie alterna>vamente quadrangolari e semicircolari. L’edificio venne consacrato alla Vergine nel 609 e per questa ragione è pervenuto quasi integro. La copertura in tegole di bronzo e le decorazioni dei casse5oni f u r o n o a s p o r t a > , m a i l pavimento ed il rives.mento parietale sono originali. Dall’arco trionfale al teatro o anfiteatro L o s c h e m a d e l l ’ a r c o t r i o n f a l e cos>tuito da semicolonne addossate ai pilastri e sormontate da una trabeazione diventerà >pico di tu@a l’archite@ura romana. Ritroviamo tale schema nel Teatro Marcello del 13 a.C. (solo a par>re dalla seconda metà del I sec. Questo >po di costruzione, prima considerata nociva dal punto di vista morale, ebbe la possibilità di esistere. A differenza del teatro Greco, in quello Romano si riduce l’area d e l l ’ o r c h e s t r a c h e p e r d e d’importanza. Lo spazio raddoppia definendo l’anfiteatro (sia esso circolare o elli9co). La più nota costruzione di questo >po è l’Anfiteatro Flavio a Roma, de@o Colosseo (termine con il quale lo si designa dal Medioevo) Arco di Augusto-­‐ Rimini Dall’arco trionfale al teatro o anfiteatro La costruzione venne cominciata nel 69 d.C. e conclusa nel 96. Dimensioni massime 188x156 metri con un’altezza di 50 metri e 50000 pos> a sedere. E’ rives>to in Traver>no (marmo bianco) e cos>tuito di tufo e laterizi, ma e volte sono in opus cemen*cium. G l i o r d i n i a r c h i t e @ o n i c i s i sovrappongono con la solita scansione: dorico (tuscanico) ionico e corinzio. Gli ordini definiscono tre livelli di archi sormonta> da un a9vo (livello 4) in muratura con>nua. Dall’arco trionfale al teatro o anfiteatro Rappresentazione del 1776 Dall’arco trionfale al teatro o anfiteatro Dall’arco trionfale al teatro o anfiteatro Dall’arco trionfale al teatro o anfiteatro Le mensole sporgen> a due terzi dell’altezza dell’a9co superiore avevano la funzione di sorreggere le antenne lignee che a loro volta dovevano sorreggere il velario (la copertura superiore). Il pubblico accedeva a@raverso degli ingressi che accedevano ai corridoi anulari e la cavea era divisa in 3 gallerie sovrapposte. Mentre nei teatri si svolgevano recite (commedie, tragedie, sa>re) negli anfiteatri avevano luogo spe@acoli “grandiosi”, della durata di mol> giorni e anche molto violen> : comba9men> tra gladiatori ed animali. Dall’arco trionfale al teatro o anfiteatro Dall’arco trionfale al teatro o anfiteatro Dall’arco trionfale al teatro o anfiteatro Dall’arco trionfale al teatro o anfiteatro