Il Resto del Carlino 27.09.2012 Nicola Piovani

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Il Resto del Carlino 27.09.2012 Nicola Piovani
pressunE
il
Resto del Carlino
MODENA
Direttore Responsabile: Giovanni Morandi
27/09/2012
Periodicità: Quotidiano
Tiratura: n.d.
Diffusione: n.d.
«In ogni verso una colonna sonora
E la musica risveglia le emozioni»
Poesig esthwi, Nicola Piovani stasera al Fabbri di 1/ignota racconta Ulisse
di VALERIO GAGUARDELLI
le colonne sonore di oltre 150
film alle spalle di Nicola Piovani,
che stasera a Vignola apre di fatto il
Poesia Festiva! col suo 'Viaggi di
Ulisse'. E' lui, quest'anno, la stella
denttava kermesse dedicata ai versi.
CI SOP10
Musica e poesia, Piovani, hanno sempre avuto un legame molto stretto. Della sua musica si sa
quasi tutto, ma lei che tipo di
rapporto ha con la poesia? E quali autmi tiene sul comodino?
«Leggo più che altro poesia italiana. Faccio fatica con la poesia tradotta, perché, mentre leggo, sento
che sto perdendo molto della
musicalità originale: immagino
come si possa tradurre in una lin
gua straniera 'Dolce e chiara è la
notte e senza vento' e capisco
quanto si dilegui nel passaggio.
In questi giorni, però, sul mio tavolo staziona fissa l'antologia della grande Szymborska. Accanto a
Valerio Magreili, Umberto Piersanti, Patrizia Cavalli, l'amato
Gianni D'Elia; e l'immancabile
Caproni. Ma, guardi, non è certo
una graduatoria, è un'occasionale
combinazione; non sto qui a ricordare Belli o Saba o Gozzano...».
Leggendo una poesia, le capita
mai di immaginarne una sorta
di colonna sonora?
«No, mi lascio solo andare alla
musica che la sua metrica contiene. La poesia vera include in sé la
SUONI DELL'ODISSEA
«Sassofono e violoncello
ci comunicano L'attualità
del viaggio, del mito»
sua colonna sonora. Ma per mettere in musica l'opera ispirata
all'Odissea (quella di stasera, ndr),
prima di registrare le voci degli attori ho curato una versione italiana di quei versi, che provasse a restituirne una qualche musicalita
ricorrendo preferibilmente alla
potenza dell'endecasillabo nella
lingua italiana. L'endecasillabo
un verso adatto all'espressione
dantesca più sublime, Paradisiaca, ma nello stesso tempo è un verso che ricorre spesso nel linguaggio quotidiano, popolare. Spesso
pronunciamo endecasillabi senza
neanche accorgercene. Usiamo
endecasillabi ogni. giorno (e anche questo è un endecasillabo).
L'endecasillabo è un verso... che
coniuga il sublime e il quotidiano
(altro endecasillabo)».
Veniamo all'opera di stasera: come è nata l'idea di 'ripensare' le
vicende di Ulisse in chiave strumentale? In che modo la musica può raccontare il mito?
«La musica, naturalmente, non
può raccontare niente: per il racconto mi sono affidato ai versi dei
poeti e alle voci registrate di grandi attori. La musica si incarica di
materializzare in suoni le emozioni, le commozioni, il pathos che
questo grande racconto ci risveglia. La musica comunica, prova
a comunicare quello che non è
verbalizzabile. E' un linguaggio
molto adatto a farci sentire la
contemporaneità, l'attualità di
questi rapinosi e toccanti viaggi
di Ulisse. 11 sassofono, il violoncello ci comunicano aggettivi e avverbi su questo personaggio che
nessun discorso verbale sarebbe
in grado di comunicarci».
Lei ha lavorato con tanti grandi
registi e cantautori: tra loro anche Monicelli, Falliti e De Andrè, che non ci sono più. Nelle
loro opere, per ognuno di loro,
quali sembianze ha assunto la
poesia, nel senso più ampio del
termine?
«Beh, se parliamo di De André
parliamo di un poeta vero; attenzione però, un poeta della poesia
cantata, come forse un tempo erano gli aedi, i cantastorie. l magnifici versi di De André, se si sottrae loro la musica, perdono una
gamba fondamentale. L'arte del
poeta di canzoni ----- definizione
forse più bella di cantautore — è
proprio l'arte di coniugare i versi
con la linea musicale su cui vengono cantati. Fellini era un poeta di
immagini, ma aveva un rapporto
molto intenso con la poesia: ne ricordo l'ammirazione per Zanzotto, ma amava anche le filastroc-
LÀ MÀìNSONA
«Ho curato una versione
italiana dei versi detrOdissea
per restituirle musicatità»
che di Arcibaldo e Petronilla. Monicelli invece, da vero provocatore, si divertiva a dire che si teneva
alla larga dal cosiddetto poetico.
'Ricorro alla poesia — diceva —
quando non ho niente da raccontare'. Ma era, appunto, solo una
provocazione».
Chiudiamo, ovviamente, con
'La vita è bella', il film che le ha
portato l'Oscar: dove si cela il
'nocciolo poetico' di quella pellicola?
«Si è detto tanto, forse troppo su
quest'opera, ma secondo me il
suo 'nocciolo poetico' sta nel suo
coraggio. Ricordo che molti, moltissimi operatori — distributori,
produttori, esperti di 'marketing'
insomma — prevedevano catastrofi e consigliavano a Benigni
di preparare velocemente un film
comico per riparare all'inevitabile disastro al botteghino a cui stava andando incontro. Un comico
metteva in gioco la sua popolarità
per un progetto velleitario. in realtà era un progetto non conformista, rischioso. Una scommessa,
che poi per fortuna si è vinta. Grazie alla spericolata temerarietà di
un poeta come Benigni».
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