2004 Ottimizzazione essiccazione abete rosso - IVALSA
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2004 Ottimizzazione essiccazione abete rosso - IVALSA
Allegretti Valenti Pollini ELEMENTI PER LA OTTIMIZZAZIONE DEL PROCESSO DI ESSICCAZIONE ARTIFICIALE DELL’ABETE ROSSO Ottaviano Allegretti, Lorenzo Valenti, Claudio Pollini Riassunto L’articolo riporta i risultati di prove sperimentali di essiccazione artificiale di tavole di abete rosso di differente spessore effettuate applicando quattro tipologie di cicli di essiccazione, elaborati a partire dai cicli tradizionalmente usati in area alpina. Tempi di essiccazione, qualità (secondo le norme UNI) e consumi energetici sono stati analizzati, confrontati e discussi con il fine di verificare la possibilità tecnica e la convenienza economica di essiccare l’abete rosso più rapidamente di quanto normalmente si faccia in area produttiva alpina. I risultati evidenziano che una riduzione dei tempi incide positivamente sui costi energetici e logistici senza compromettere sensibilmente (entro certi limiti) la qualità del materiale essiccato anche se, tuttavia, ciò richiede impianti con potenze caloriche superiori a quelle normalmente installate. INTRODUZIONE “L’arte” della essiccazione artificiale del legno consiste nel percorrere la linea di equilibrio che sta fra il tempo di essiccazione e la qualità del materiale essiccato. Per fare ciò bisogna tenere conto di tutte le variabili in gioco: la specie, lo spessore, la variabilità delle caratteristiche della catasta, le potenzialità termiche e le caratteristiche dell’impianto di essiccazione. Di fatto, a causa di questa complessità, nonostante i progressi dell’informatica negli ultimi 20 anni, la conduzione del processo di essiccazione è oggigiorno affidata all’esperienza individuale anche se bisogna osservare che, nei paesi temperati e in particolare nelle aree produttive alpine, il numero di specie utilizzate è assai limitato e che quindi, nella maggior parte dei casi, la conoscenza empirica e la esperienza sono sufficienti per la conduzione di routine del processo. In questi casi si osserva spesso che la conduzione del processo viene impostata su condizioni di essiccazione “conservative” sopravvalutando la probabilità di rischio (di danneggiamento del materiale) e subordinando ad essa, tempi, produttività e consumi energetici. Diversi motivi spiegano questo approccio e tra questi: la carenza di informazioni tecniche e scientifiche se non quelle fornite dai costruttori di essiccatoi, le tradizioni e consuetudini, l’inadeguatezza degli impianti spesso vecchi e inefficienti o con moderate capacità termiche, i modesti flussi produttivi della maggior parte delle segherie alpine, di fatto non in competizione produttiva con nessuno dei paesi esportatori di semilavorati di conifera. L’allungamento dei tempi, che corrisponde alla imposizione di condizioni igrotermiche moderate durante le varie fasi del processo (basse temperature, elevate umidità relative…), assicura entro certi limiti una elevata qualità del materiale essiccato e richiede basse potenzialità termiche ma allo stesso tempo comporta una riduzione della produttività e un aumento dei consumi energetici totali. Il fattore “tempo di essiccazione” è un elemento progettuale quantitativo estremamente importante della fase decisionale relativa all’installazione di un impianto di essiccazione all’interno di un sistema produttivo. Da esso infatti conseguono la capienza dell’impianto, la potenza del gruppo termico e il fabbisogno di combustibile, la cui disponibilità è vincolata alla produttività della segheria nel caso esso sia costituito da scarti di lavorazione (segatura, cippato, corteccia). Questo articolo riporta in estrema sintesi parte dei risultati di un lavoro compiuto dal Laboratorio di essiccazione dell’IVALSA/CNR nell’ambito del progetto Leader II Pasubio Vigolana in collaborazione con il Servizio Parchi e Foreste Demaniali di Cavalese e Primiero della provincia Autonoma di Trento1. L’obiettivo principale del lavoro era quello di definire gli elementi progettuali per la realizzazione di un impianto pilota per la essiccazione di conifere basato su presupposti di innovazione tecnica e di standard qualitativi e produttivi a livello europeo. I risultati qui contenuti riguardano principalmente gli aspetti inerenti l’ottimizzazione del ciclo di essiccazione dell’abete rosso di vari spessori, specie la cui essiccazione è per così dire “un classico” e non presenta particolari difficoltà ma che, sulla base della comparazione di dati relativi ai cicli tradizionalmente utilizzati sul territorio delle province autonome di Trento e Bolzano e di quelli relativi a numerose prove di essiccazione compiute in laboratorio, risulta essere comunque suscettibile di miglioramento in quanto è possibile “spingere” il processo accorciando i tempi e ottenendo comunque un prodotto di elevata qualità. 1 Si ringrazia per la collaborazione il Dott. Francesco Dellagiacoma, il personale della stazione forestale di Caoria, il personale della stazione forestale di Latemar, il dott. Livio Travan della Nardi essiccatoi, LINEA ECOLOGICA n.2 ANNO XXXVI MARZO APRILE 2004 1 Allegretti Valenti Pollini METODI Sulla base di dati relativi a cicli di essiccazione raccolti presso segherie che effettuano essiccazione di abete rosso e presso alcuni produttori di essiccatoi, sono stati elaborati quattro diversi tipi di ciclo di essiccazione (compreso anche il ciclo tradizionalmente usato a livello locale), tra loro differenti per le condizioni di temperatura ed umidità imposte, e quindi per la velocità di essiccazione2. Ogni ciclo è stato quindi applicato a tavole di differenti spessori (25, 40, 55, 75 mm) tramite prove di essiccazione (4 spessori x 4 cicli = 16 prove) dallo stato fresco (contenuto di umidità variabile dal 30% fino al 140%) fino ad un contenuto di umidità del 15% impiegando l’ essiccatoio di derivazione industriale ad aria calda da 3 m3 circa presente in laboratorio (essiccatoio Incomac Icd Junior). I dati delle prove e in particolare le curve di variazione dell’U% in funzione del tempo, i parametri di essiccazione (vedi oltre) e i consumi energetici sono stati normalizzati ed elaborati e quindi confrontati con i dati relativi alla qualità del materiale essiccato misurata secondo la norma UNI 9030. Il ciclo A è il più “conservativo”, il ciclo B costituisce la riproposizione del ciclo normalmente utilizzato in Trentino, il C è un ciclo mediamente spinto mentre il ciclo D è spinto. I cicli A e D hanno uno scopo più che altro comparativo. In particolare nella realtà operativa sono pochi gli impianti di essiccazione tradizionali in grado di raggiungere le temperature utilizzate per il ciclo D. Cicli Ognuno dei cicli elaborati si articola nelle seguenti fasi: I riscaldamento; II essiccazione dal verde fino al U=35%; III essiccazione da 35% fino a 25%; IV essiccazione da 25% fino a 15%; V equalizzazione. Tali cicli costituiscono una necessaria semplificazione rispetto a quanto accade abitualmente, poiché nella pratica, vengono utilizzati cicli solitamente composti da più delle 5 fasi da noi adottate3. La prima (riscaldamento) e l’ultima fase (equalizzazione) sono fasi “accessorie” mentre le tre fasi centrali sono fasi di essiccazione vere e proprie. In tabella sono riportati i parametri di essiccazione adottati che caratterizzano i quattro cicli provati. Essi differiscono tra di loro per temperatura e umidità dell’aria, qui espressa in termini di umidità di equilibrio (Ue) e di differenza psicrometrica. 2 Altri fattori aero-termici influiscono sulla velocità di essiccazione e fra questi importante è la ventilazione. L’essiccatoio su cui sono state effettuate le prove ha una ventilazione di tipo orizzontale prodotta da un unico ventilatore dotato di inverter. E’ stata impostata una inversione della ventilazione ogni 2 ore e una velocità di 2,5 m/s nella I, II e V fase, una velocità di 1,5 m/s nella III e 1 m/s nella IV fase. 3 Benché le fasi siano prefissate, si usa suddividere il corso della essiccazione in tre momenti: una prima fase che va dallo stato fresco fino all’intorno del punto di saturazione delle fibre (U 30%), una seconda fase nell’intorno del punto di saturazione e una terza fase che si svolge interamente nel campo igroscopico e cioè dal 25- 30% fino al raggiungimento della umidità finale. Tale suddivisone rispecchia il diverso comportamento del materiale sopra e sotto il FSP a cui corrisponde la imposizione di differenti condizioni di essiccazione. LINEA ECOLOGICA n.2 ANNO XXXVI MARZO APRILE 2004 2 Allegretti Valenti Pollini A B C D Ts °C Tu °C Ue% Ts °C Tu °C Ue% Ts °C Tu°C Ue% Ts °C Tu °C Ue% 50 49 >20 55 54 >20 70 69 >20 80 79 >20 riscaldamento 50 47 15,9 55 51 14,1 70 64 11,5 80 70 8,5 ≥ 35% 55 47 10,1 60 53 10,8 80 70 8,5 85 70 6,5 ≥ 25% 55 45 8,8 65 48 6,1 85 66 5,5 90 65 4,0 ≥ 16% 55 50 12,8 65 60 12,6 85 80,5 12,4 90 86 12,7 equalizzazione Tabella 1 - Cicli a temperatura secca (Ts) crescente e umidità di equilibrio (Ue) decrescenti (da A a D). Tu è la temperatura umida. Caratterizzazione del materiale Il materiale è stato caratterizzato in ingresso, durante il ciclo e in uscita. Di tutte le tavole in ingresso (da 100 a 200 tavole circa per prova a secondo dello spessore) per ogni prova sono state rilevate le dimensioni ed il peso. Sul 10 per cento delle tavole in ingresso sono stati ricavati provini per la misurazione dell’ umidità con metodo gravimetrico. Durante il ciclo è stata rilevata l’umidità del legno in continuo a varie profondità su 18 punti di misura con metodo elettrico (6 sonde di misurazione dell’essiccatoio + 12 sonde con sistema di acquisizione multicanale NARDI Elettronica). La variazione di U dell’intera catasta è stata inoltre misurata tramite pesatura in continuo della stessa con sistema di celle di carico a trazione su tre punti. Sempre durante il ciclo è stata inoltre misurata periodicamente la variazione di peso di un certo numero di tavole testimone4. Al termine di ogni prova sono state nuovamente rilevate le dimensioni e il peso di tutte le tavole dopodiché è stata compiuta una caratterizzazione qualitativa accurata secondo quanto descritto dalle norme UNI. In particolare sono stati rilevati i seguenti parametri qualitativi: 1. umidità finale; 2. gradienti di umidità (con metodo gravimetrico); 3. tensioni interne istantanee e differite (con prova del pettine); 4. fessurazioni superficiali, interne e di testa. Tutti i parametri qualitativi sono stati quindi elaborati al fine di ottenere la corrispondente classe qualitativa del lotto essiccato secondo le modalità riportate dalla UNI 9030. Anche in accordo con le norme utilizzate, altri tipi di difetti, come per esempio le deformazioni di svergolamento e arcuatura, seppur presenti, non sono stati considerati poiché essi dipendono da caratteristiche del legno e non dal processo di essiccazione. Elaborazioni Tramite operazione di fitting i dati sperimentali di variazione di umidità in funzione del tempo sono stati ricondotti a opportuna funzione analitica (funzione di decadimento esponenziale a tre parametri del tipo Uf(t) = (Ui-Uf)*expt*k +Uf dove Uf(t) = umidità al tempo t; Ui= U iniziale; Uf = U finale; t = tempo; k =costante di decadimento). Ciò permette di uniformare alcuni parametri come le U iniziali che nella realtà sperimentale mostrano una elevata variabilità. I Consumi energetici sono stati determinati con ENESIMES, un sistema di calcolo sviluppato presso IVALSA per la simulazione dei consumi energetici e delle dimensioni degli elementi aerotermici di un impianto di essiccazione ad aria calda. La versione attuale di ENESIMES è un applicativo Excel con interfaccia utente sviluppata in Visual Basic. E’ dotato di diverse funzionalità che permettono di calcolare i consumi a condizioni operative ed ambientali date ma anche, in fase di progettazione di impianto, di dimensionare gli elementi aero-termici e di simulare un ciclo di essiccazione sulla base di prestazioni date. Il sistema di calcolo dei consumi energetici è basato sul modello del triangolo di essiccazione descritto in Giordano. I dati di input di base sono costituiti da: • caratteristiche dell’aria (temperatura e umidità in ogni fase) sia esterne che interne all’essiccatoio (in entrata e in uscita dalla catasta); • caratteristiche del legno e della catasta; • parametri della curva di essiccazione; • caratteristiche relative all’impianto come le dimensioni, i coefficienti termici degli isolanti ecc. RISULTATI Tempi Come atteso il tempo di essiccazione totale diminuisce al diminuire dello spessore e passando da cicli meno spinti a cicli più spinti. Il ciclo C consente di ridurre il tempo rispetto al ciclo B di circa il 40%. 4 Le tavole testimone sono inserite a varie profondità della catasta in maniera tale che possano essere estratte, pesate e rimesse nella catasta. Le variazioni di peso sono facilmente traducibili in variazione di contenuto di umidità medio. La misurazione del contenuto di umidità tramite pesate è un sistema sicuramente più affidabile e preciso rispetto al sistema elettrico, soprattutto quando l’U è superiore al 30%. LINEA ECOLOGICA n.2 ANNO XXXVI MARZO APRILE 2004 3 MC % Allegretti Valenti Pollini 25mm (f) 40 mm (f) 55 mm (f) 75 mm (f) MC media Co.V.% 25mm 40 mm 55 mm 70 mm 180 165 150 135 120 105 90 75 60 45 30 15 0 0 48 96 144 192 240 288 336 384 432 tempo [ore] tempo [ore] Figura 1 - (a sinistra) Tempi necessari (in ore) per raggiungere il 15% di U per i differenti spessori in funzione del ciclo adottato. La barra rossa rappresenta (per ogni tipologia di ciclo) il tempo a cui si ha il massimo coefficiente di variazione di U fra tavole di diverso spessore. 800 750 700 650 600 550 500 450 400 350 300 250 200 150 100 50 0 zione per i differenti spessori in funzione del ciclo adottato, suddivisa in quattro classi secondo la UNI 9030 (I: qualità migliore; II: intermedia; III qualità inferiore; out: qualità del materiale essiccato al di sotto dei requisiti minimi di accettabilità e quindi non ammesso). I difetti da essiccazione riscontrati che hanno influenzato maggiormente la qualità sono stati le tensioni interne istantanee e differite (misurate con la “prova del pettine”), la dispersione di umidità fra tavole dello stesso spessore e la presenza di gradienti di umidità lungo lo spessore5. Mai sono state osservate fessurazioni di testa e fessurazioni alveolari. Tipo di ciclo Qualità delle tavole (UNI 9030) 25 mm 40 mm 55 mm 75 mm A I I I II B I I II III C II II III III D III III out out 25 mm 40 mm 55 mm 75 mm max Co. V. % Tabella 2 - Qualità del materiale essiccato secondo la UNI 9030. A B C D tipo di ciclo Figura 2 - (a destra) U in funzione del tempo per vari spessori relativa al ciclo B. I punti rappresentano i dati sperimentali mentre le linee continue la curva analitica. Si evidenzia inoltre che: • più rapido è il ciclo minore è la differenza di tempo tra i diversi spessori, necessaria per raggiungere U=15%. • il coefficiente di variazione della U fra differenti spessori (linea rossa fig. 2) raggiunge un valore massimo (pressoché costante) dopo un certo numero di ore (circa a metà del tempo di essiccazione) dopodiché comincia a decrescere. Queste due osservazioni sono fra di loro connesse e sono particolarmente significative in quei casi (non infrequenti) in cui, per motivi vari e malgrado le buone regole lo sconsiglino, si deve riempire l’essiccatoio con segati di differenti spessori. In questo caso infatti uno dei problemi principali è dato dalla dispersione dell’ U finale che influenza la qualità finale e pone dei problemi di impostazione del ciclo. Anche se la equalizzazione (fase da noi considerata solo marginalmente) può ridurre significativamente la dispersione dell’U finale, i dati sopra riportati forniscono informazioni importanti sulle “strategie “ da applicare durante il processo (per esempio non conviene mai arrestare la essiccazione prima del raggiungimento del valore di massima dispersione). Qualità Nella tabella sottostante viene riassunta la qualità del materiale al termine del processo di essicca- I risultati evidenziano chiaramente che la qualità varia con il tipo di ciclo adottato e con lo spessore. Le prove compiute permettono di concludere che il ciclo tipo C fornisce ancora materiale con una qualità accettabile per tutti gli spessori e per molti tipi di utilizzazioni finali. Quando la qualità richiesta deve essere elevata è comunque opportuno rimanere sul ciclo tradizionale (tipo B). Si deve comunque osservare che i requisiti qualitativi delle classi delle norme UNI utilizzate sono piuttosto severi e poco utilizzabili nella pratica soprattutto per materiale di grosse dimensioni per usi strutturali dove l’entità delle tensioni interne o dei gradienti di umidità è secondaria rispetto ad altri aspetti qualitativi. Consumi energetici I consumi energetici sono stati calcolati simulando condizioni dell’aria esterna costanti (Ts 20 °C, Tu 15 °C) e una efficienza di scambio aria-legno media e normalizzati per un impianto di 50 m3 con caratteristiche “ordinarie”. 5 La formazione di tensioni interne è causata da gradienti di umidità che inevitabilmente si formano durante la essiccazione (in un certo senso si può dire che, nell’essiccazione ad aria calda, il gradiente di umidità è il “motore” del movimento dell’acqua dal cuore verso l’esterno). Le tensioni interne sono proporzionali ai gradienti che sono a loro volta proporzionali alla velocità di essiccazione. Se le tensioni interne superano la resistenza del materiale si formano fessure superficiali (durante la prima fase di essiccazione) e fessurazioni alveolari (durante la terza fase di essiccazione). Anche se non si arriva alla formazione di fessurazioni le tensioni interne producono deformazioni del materiale al momento della loro lavorazione. Le tensioni interne si misurano tramite prove distruttive. Classica è la prova del pettine prescritta dalle norme UNI o la prova di stratificazione prescritta dalla norma EDG (European Drying Group). LINEA ECOLOGICA n.2 ANNO XXXVI MARZO APRILE 2004 4 Allegretti Valenti Pollini In queste condizioni i fattori variabili sono spessore e tipo di ciclo e l’energia necessaria alla essiccazione è data da: 14000 12000 25 mm 40 mm 55 mm 75 mm 10000 kcal/h/m3 ETOT= ER+EV+ED ETOT= energia totale ER = energia per il riscaldamento del legno e della cella (aria + pareti) EV = energia per la evaporazione dell’acqua dal legno ED = energia necessaria per compensare le dispersioni termiche 8000 6000 4000 2000 A B C D tipo ciclo Sebbene in disaccordo con il sistema S.I. che vuole l’energia espressa in J (Joule) e la potenza in kW, per praticità abbiamo utilizzato la caloria che è ancora l’unità di misura più adottata in quest’ambito. In tabella 3 si riporta una sintesi dei risultati ottenuti. Tipo ciclo A Spessore (mm) kcal/kg H2O 3 kg segatura/m 25 40 B 55 75 25 40 55 1105 1225 1320 1459 965 1045 1106 189 208 174 181 200 3 kcal/h*m (max) 3113 3066 Tabella 3 - Consumi energetici. 220 186 3035 3018 4585 3102 3068 Le prime due voci della tabella sono tutte espressione del consumo totale di energia ovvero del fabbisogno energetico (kcal/kg di acqua estratta) e del fabbisogno di combustibile (kg di segatura asciutta x m3 di legno essiccato) mentre l’ultima voce è la potenza calorica massima necessaria, dato che permette di stabilire la potenza della caldaia da installare per ottenere le prestazioni (in termini di tempo) verificate sperimentalmente. 480 25 mm 40 mm 55 mm 75 mm 460 440 420 Mcal/m3 Figura 4 - (destra) Potenze caloriche massime in funzione del ciclo adottato. 400 380 360 340 320 300 A B C D tipo di ciclo Figura 3 - (sinistra) Consumi totali in funzione del ciclo adottato. Il consumo totale in Mcal/m3 in funzione del ciclo e dello spessore adottato è riportato in figura 3. Si osserva che i principali fattori che determinano i consumi totali sono lo spessore e il tipo di ciclo adottato. In altre parole ciò significa che è il tempo ad influire maggiormente sui consumi C D totali e che quindi, praticamente ed entro certi limiti, aumen75 25 40 55 75 25 40 55 75 tando la temperatura diminuiscono i costi energe1194 1041 peraltro 1127 820 891 944 1013 retici 895 totali.977 Bisogna osservare che nella 194altà166 173 178 185 162 di 167essiccazione 171 177 ril’accelerazione dei tempi chiede successiva applicazione trattamenti 3048 7516 la4309 3173 3144 12759 6735di 4582 3274 di equalizzazione (e condizionamento) più lunghi di quelli da noi provati con conseguente aumento dei consumi totali nei cicli brevi rispetto a quanto determinato sperimentalmente. D’altra parte è ovvio che una riduzione dei tempi richiede potenze caloriche crescenti (tabella 3 e figura 4). Nell’ambito di uno stesso ciclo spicca l’elevata influenza dello spessore, soprattutto per cicli rapidi. Questo dato è apparentemente sorprendente se si considera che al diminuire dello spessore diminuisce anche il coefficiente di riempimento della cella e con esso il volume totale del legno caricato e quindi anche la quantità di acqua da estrarre. Ciò è almeno in parte spiegabile dal fatto che tavole sottili hanno, in rapporto al loro volume, una maggior superficie di scambio che ne aumenta il tasso di scambio di calore e di evaporazione. E’ inoltre importante osservare come le varie fasi di essiccazione (figura 5 e 6) influiscano in maniera molto differente sui consumi e sulle potenzialità energetiche necessarie. Più nello specifico si osserva che: • l’energia necessaria per quantità di acqua estratta cresce al diminuire del contenuto di umidità del legno; • la potenzialità energetica istantanea decresce al diminuire del contenuto di umidità del legno e ciò significa in pratica che la maggior parte della potenza della caldaia è necessaria solamente durante le prime fasi di essiccazione e durante il riscaldamento; • per la maggior parte delle combinazioni ciclospessore il riscaldamento è la fase che richie- LINEA ECOLOGICA n.2 ANNO XXXVI MARZO APRILE 2004 5 Allegretti Valenti Pollini de la massima potenza energetica e dunque su di essa va dimensionata la caldaia. Nelle prove effettuate è stata imposta una salita di temperatura di 5 °C/ora. Un risparmio in termini di dimensioni della caldaia può essere ottenuto riducendo la rampa di salita di temperatura durante il riscaldamento. 300 1200 250 1000 800 E/h kcal/kg H2O 150 100 600 E/kg H2O Mcal/h 200 400 dt° 50 200 5 0 0 risc. stasi f.1 f.2 f.3 f.4 f.5 f.6 equal cond Figura 5 - (sinistra) Ciclo B, 25 mm: consumi istantanei e totali per ogni fase. 250 1400 Con le limitazioni sopra esposte e nell’ambito dei cicli da noi provati, è emerso che si può ottenere un risparmio del 20-40% sui tempi totali di essiccazione e di circa il 5-10% sui consumi energetici. Queste conclusioni sono peraltro confermate dalla pratica corrente di molte realtà produttive industriali nord europee dove l’abete rosso è essiccato a temperature anche superiori ai 100 °C (alte temperature). Ci si può allora domandare perché nella realtà produttiva alpina non vengano quasi mai adottate strategie di essiccazione rapida. Si ritiene che tra le motivazioni generali elencate nella introduzione, i dati ottenuti evidenziano che per essiccazioni rapide gli aspetti impiantistici possono divenire critici in quanto: • i sistemi di trasferimento di calore ad acqua calda (i più comuni) raramente permettono di superare temperature di 70 °C in cella (sarebbe più opportuno utilizzare olio diatermico o vapore); • le potenze-caldaia normalmente installate, pari a 3-4 kcal/ora/m3, possono non essere sufficienti per ottenere le prestazioni descritte. 1200 200 kcal/kg H2O E/h 150 800 600 100 dt° 400 5 200 50 0 0 risc. stasi f.1 f.2 f.3 f.4 f.5 f.6 equal cond Figura 6 - (destra) Ciclo B, 40 mm: consumi istantanei e totali per ogni fase. Si noti che per il 40 mm, a differenza che per il 25 mm, il riscaldamento richiede una potenza maggiore della prima fase di essiccazione. BIBLIOGRAFIA: 1000 E/kg H2O Mcal/h GIORDANO G., 1984, Tecnologia del legno. UTET, Torino, II Vol. UNI 9030. 1987, Determinazione della qualità dell’essiccazione. UNI 8828. 1986, Determinazione delle tensioni interne. UNI 8829 1986, Determinazione del gradiente di umidità. MORE-CHEVALIER, 1980, Théorie, pratique & Economie du Sechage des Bois. H. VIAL, Dourdan. Conclusioni I dati riportati nel presente lavoro, hanno lo scopo di caratterizzare i rapporti tra qualità, tempi e consumi di essiccazione e di fornire elementi utili per compiere le scelte operative per la progettazione e gestione del processo di essiccazione dell’abete. Ulteriori verifiche si rendono necessarie per meglio evidenziare la singola influenza di temperatura e umidità dell’aria, in questo caso non distinguibile, nonché l’influenza non trascurabile di costi qui non considerati (energia per la ventilazione, costi di manutenzione, influenza delle fasi di condizionamento ed equalizzazione). Emerge chiaro comunque che adottare un ciclo di essiccazione meno moderato di quanto normalmente non venga fatto in area alpina può essere vantaggioso perché riduce tempi e consumi senza influire sensibilmente sulla qualità del prodotto essiccato. LINEA ECOLOGICA n.2 ANNO XXXVI MARZO APRILE 2004 6