La ripresa ci sarà, ma si apre il dramma occupazione!
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La ripresa ci sarà, ma si apre il dramma occupazione!
Bergamo febbraio - marzo 2010 La ripresa ci sarà, ma si apre il dramma occupazione! a situazione produttiva nella nostra Provincia sembra sia giunta ad un’inversione di tendenza rispetto al 2009. Ci sono segnali, per la verità molto deboli, che sembrerebbero indicare che la pesante crisi che ha messo in grave difficoltà tutti i settori industriali ed economici a livello mondiale ed in Italia, stia rallentando i suoi effetti ed, in alcuni casi, si sia fermata. Naturalmente, ciò non significa che da adesso in avanti, nelle fabbriche si riprenderà a produrre come prima della crisi. Anzi, adesso si cominceranno a sentire maggiormente gli effetti, soprattutto dal punto di vista occupazionale. Le aziende, grandi e piccole, cominciano a fare i conti, ad analizzare la situazione ed a fare proiezioni sull’andamento dei mercati. Tutti concordano nel sostenere (sarebbe difficile affermare il contrario) che sembra inizi un periodo di ripresa, ma potrebbe essere un fuoco di paglia generato da limitate richieste del mercato, magari propiziate dagli incentivi governativi. L’altro dato sicuro è che, viste le pesanti perdite subite da tutte le aziende (quelle che sono riuscite a sopravvivere) prima di arrivare e se si arriverà, ad una situazione di carichi produttivi come quella del 2008 (poco prima della crisi), trascorreranno sicuramente parecchi anni. A Bergamo, la situazione non è molto diversa rispetto ad altre Province, le aziende che sono rimaste in piedi stanno cercando di mettersi nella condizione di conquistare quote di mercato per ricominciare a produrre. L L’accordo del 22 gennaio 2009 compie un anno! Il 22 gennaio ha compiuto un anno l’accordo che definisce le nuove regole per la contrattazione fortemente voluto da Uilm e Cisl. Da tempo il sindacato sosteneva che bisognasse intervenire per modificare l’accordo del luglio 1993 (compresa la Cgil), accordo che allora aveva come principale obiettivo la lotta all’inflazione che in quegli anni galoppava a due cifre! continua a pagina 2 continua a pagina 3 In questo numero: ™ • La ripresa ci sarà, ma si apre il dramma occupazione £ • L’accordo del 22 gennaio 2009 compie un anno ¢ ∞ ACCORDO FATTO ALLA SYSTEM PLAST • Accordo fatto alla System Plast Dopo 5 mesi di difficili trattative, il 20/01 in Confindustria Bergamo si è raggiunta un’intesa fra sindacato e System Plast, ma prima di spiegare i termini dell’accordo è bene raccontarne gli antefatti. • Contratti di solidarietà • Un piccolo contributo sul “lavoro” di delegato § • Aiutare migliaia di stranieri irregolari ad uscire dall’inferno della clandestinità ¶ • Haiti, il paese più povero del continente americano • • Notizie utili continua a pagina 4 1 segue da pagina 1 La ripresa ci sarà, ma si apre il dramma occupazione! Purtroppo anche nella nostra Provincia, si comincia a parlare di esuberi di personale. I numeri del mercato sono bassi, bisogna essere produttivi, quindi bisogna produrre con il minor numero di addetti possibile, così da essere competitivi sui costi. Stiamo gestendo come sindacato le prime situazioni di questo genere. Ricordiamo la vicenda della Tenaris (presente nella nostra Provincia con due siti produttivi, Dalmine e Costa Volpino), che aveva annunciato più di mille esuberi in Italia, legati ad un piano di rilancio che prevede importanti investimenti. Uilm, Fim, Fiom e Rsu, hanno raggiunto un’ipotesi di accordo dopo una lunga e complessa trattativa e alcune ore di sciopero. Ipotesi di accordo che sancisce che nessuno uscirà da quell’Azienda se non per andare in pensione o per scelta volontaria, inoltre per evitare esuberi di personale nei prossimi anni, si attiveranno gli ammortizzatori sociali della cassa integrazione straordinaria e dei contratti di solidarietà. Altra azienda con cui stiamo discutendo una situazione simile è la Same di Treviglio. L’azienda, per recuperare sui costi e sulla competitività ha annunciato 160 esuberi, indicando la mobilità quale strumento di gestione. Con la Same probabilmente si troverà una soluzione simile a quella di Tenaris, ovvero uscirà solo personale che aggancerà la pensione o che volontariamente deciderà di dimettersi. Quasi certamente, verranno messi in campo i contratti di solidarietà per la gestione futura. La Abb ha illustrato al sindacato una riorganizzazione produttiva che nello stabilimento di Dalmine genera circa 140 esuberi. La trattativa è in corso in questi giorni, anche se dopo alcuni incontri l’azienda ha dichiarato al sindacato di non voler licenziare nessuno che non abbia possibilità di arrivare alla pensione o sia volontario. Nei giorni scorsi abbiamo sottoscritto un accordo con la Mazzucconi per un ulteriore anno di cassa integrazione straordinaria dovuta alla scelta aziendale di chiedere il concordato preventivo. Anche in questa situazione la trattativa ha previsto che i circa 20 esuberi saranno gestiti con mobilità volontaria o ricollocazione all’interno degli stabilimenti se, come sembra, dovesse ripartire in modo importante il mercato. Questi sono alcuni esempi di aziende importanti che si stanno attrezzando per uscire dalla crisi. Il sindacato, con la trattativa e in alcuni casi mobilitando i lavoratori, è riuscito a modificare le posizioni iniziali che prevedevano esuberi di personale come unica ricetta per recuperare competitività. Purtroppo i dati di queste ultime settimane sembrano confermare i peggiori timori: le aziende stanno cominciando a studiare scelte che se confermate diventerebbero una tragedia per l’occupazione. La pesante crisi che ha investito l’economia, oggi sferra un terribile colpo all’occupazione, adesso infatti si rischia che arrivi il peggio. Diventa quindi fondamentale per il sindacato attivarsi a tutti i livelli per fermare la possibile escalation di una serie di ristrutturazioni pesanti che metterebbero in ginocchio molti lavoratori e ridurrebbero in modo irreversibile la capacità produttiva delle aziende rendendole sempre meno solide, esposte ancora di più alla crisi e rischiando di compromettere l’apparato industriale della nostra Provincia. La Uilm da molto tempo sostiene come sia sbagliato fare scelte senza ritorno. Pensiamo che le aziende debbano usare tutti gli ammortizzatori sociali previsti per tenere all’interno delle aziende i lavoratori per il più lungo tempo possibile. Questo permette di mantenere un importante bagaglio di professionalità, conoscenze e capacità che sarebbe impossibile ricostruire velocemente e che potrebbe permettere di cogliere velocemente le opportunità di mercato. In un momento così difficile, diventerebbe drammatico l’impatto sociale se si dovessero fare scelte traumatiche. Come Uilm, Fim e Fiom abbiamo sottoscritto importanti accordi in questo senso, ma si parla di aziende dove c’è un importante polmone di lavoratori vicini alla pensione. Finite queste possibilità, bisogna che anche le aziende facciano scelte tenendo conto di ciò. Gli ammortizzatori sociali attuali, secondo noi mostrano i propri limiti. Limiti sulla durata e nelle quantità economiche. Sono stati concepiti per situazioni di crisi temporanea ed oggi pur essendo stati adattati alla situazione, in molti casi dimostrano di essere inadeguati. Con un futuro che probabilmente vedrà situazioni di crisi molto altalenanti, bisognerà pensare a qualcosa di più strutturale ed economicamente adeguato che tuteli anche quei lavoratori che oggi ne sono esclusi (giovani e spesso le donne). Per quanto riguarda i contratti di solidarietà, si può tranquillamente affermare che potrebbero essere l’ammortizzatore sociale più idoneo a gestire situazioni difficili, sia per la durata, ma soprattutto per le quantità economiche erogate. Hanno forse un limite, sembra che la loro attuazione sia troppo rigida per le aziende, che hanno bisogno di maggiore flessibilità. Noi pensiamo che in una situazione di carichi di lavoro molto altalenante servano ammortizzatori sociali flessibili, che abbiano comunque tre caratteristiche garantiscano i posti di lavoro anche con tempi medio-lunghi eroghino prestazioni economiche dignitose possano beneficiarne il maggior numero di lavoratori possibile La pesante crisi che ha investito l’economia, oggi sferra un terribile colpo all’occupazione, adesso infatti si rischia che arrivi il peggio. Le posizioni della Uilm su questo tema sono note da tempo. Noi pensiamo che le soluzioni siano possibili, bisogna chiaramente coinvolgere la politica, ma anche le nostre controparti devono decidere se, di fronte a ristrutturazioni, scegliere la strada più semplice e meno impegnativa, oppure discutere con il sindacato, senza pregiudiziali da parte di nessuno, su come insieme ricercare soluzioni che, pur mantenendo competitive le aziende, evitino scelte traumatiche dal punto di vista occupazionale. L’accordo fatto con Tenaris dimostra che il tutto sindacato è pronto a fare queste discussioni, lo sono anche tutti gli imprenditori? angelo nozza 2 DIBATTITO segue da pagina 1 L’accordo del 22 gennaio 2009 compie un anno! utto il sindacato già con il governo driennio contrattuale, quindi con un rinnoProdi aveva intrapreso un tavolo di di- vo del solo biennio economico. scussione, arrivando quasi alla con- In pratica, non era possibile una conclusioclusione, poi per effetto della caduta del go- ne diversa! Le altre categorie invece si sono poste su verno non se ne fece più nulla! Con il governo Berlusconi si è poi ripresa la un piano del tutto differente, privo di ideodiscussione che ha portato ad un risultato da logie, ponendosi solo l’obiettivo di proceparecchio tempo auspicato: un nuovo siste- dere o almeno arrivare ad un punto unitama di regole per una maggiore difesa del po- rio. tere d’acquisto dei salari, venuta meno ne- E così è stato per tutti gli altri contratti rinnovati l’anno scorso. gli ultimi anni per tutta una serie di cause. Tra queste anche il non controllo dei prez- In qualche caso ci sono state anche piatzi con l’avvento dell’euro, ha avuto un peso taforme separate, ma sempre l’intesa finale ha trovato la condivisione di tutte le parnon indifferente. ti sindacali, con giudizi Una scelta obbligata e naturalmente diversi necessaria, ma forse Pragmatismo, perché ciascuna parte gestita con un po’ di attenzione alla realtà ha teso a sottolineare leggerezza da parte del che le proprie tesi eragoverno. della condizione di risultate vincenti. Ora, a distanza di un lavoro, fermezza nella no Anche nelle trattative anno, quali considerain corso nelle prime zioni possiamo fare sul conduzione dei settimane del 2010, lo nuovo modello contratnegoziati: questa è sforzo è sempre lo stestuale? so, superare senza clastata la ricetta Sicuramente è stato un le distanze tra le anno lungo e difficile, vincente, questa deve mori diverse posizioni per costellato di problemi essere la linea da arrivare ad accordi conche per lo più avevano divisi. origine nel dissenso seguire anche nei Senza cioè arrogarsi il della Cgil nei confronti prossimi mesi! diritto di affermare che di quell’accordo, che l’altra parte aveva sbanon ha sottoscritto. Rinnovare i contratti è stata all’inizio un’o- gliato. Non come è accaduto nelle assemperazione molto difficile, perché ciascuna blee dei metalmeccanici, dove la fiom ha teparte era ferma sulle proprie posizioni e nuto un atteggiamento di denigrazione non si riusciva a trovare il modo per supe- senza portare alcun contributo. rare queste diversità e approdare ad un’in- Pragmatismo, attenzione alla realtà della condizione di lavoro, fermezza nella condutesa unitaria. La scorciatoia era quella alla quale sono sta- zione dei negoziati: questa è stata la ricetti costretti i metalmeccanici, un accordo se- ta vincente, questa deve essere la linea da seguire anche nei prossimi mesi! parato senza il consenso della Fiom. Dico costretti perché la posizione della Tra tre anni comunque, a ciclo contrattuale Fiom non dava alcun appiglio per un ap- scaduto, si potranno fare verifiche sugli effetti del nuovo modello contrattuale ed prodo comune. Non solo le parti sindacali erano in disac- eventualmente intervenire con correttivi, cordo sulla richiesta salariale, ma addirittu- magari condivisi da tutti. claudio betelli ra la Cgil ha chiesto la conclusione del qua- T 3 DALLE FABBRICHE segue da pagina 1 ACCORDO FATTO ALLA SYSTEM PLAST System Plast è un azienda di Telgate con 120 dipendenti , leader mondiale nella produzione di componenti in plastica per nastri trasportatori e per il settore alimentare, di proprietà di un industriale della zona fino a novembre del 2008, quando viene poi venduta alla multinazionale americana Emerson: un gigante industriale che fattura qualcosa come 23 mld di dollari, caratterizzata da realtà produttive sparse in tutta Europa oltre che in America e con un organico di circa 140.000 dipendenti. Qualche mese dopo la vendita arriva repentina la decisione di spostare il reparto stampaggio in Germania e la cosa non sembra preoccupare più di tanto le maestranze perché i lavoratori coinvolti (circa 20 operai) non perdono il posto di lavoro, ma vengono ricollocati in altri reparti con mansioni compatibili con le proprie professionalità. Si profila in seguito un periodo di tranquillità, nonostante l’attuale crisi economica colpisca sensibilmente anche System Plast, causando una contrazione del fatturato come avviene anche per le aziende concorrenti; tranquillità che viene meno nello scorso mese di settembre quando l’azienda comunica alle R.S.U. e ai rappresentanti delle OO.SS. di UILM-UIL e FIM-CISL, che la multinazionale ha deciso di razionalizzare la produzione trasferendo il reparto delle lavorazioni meccaniche e dell’assemblaggio a Dohna in Germania, con l’intento di migliorare il flusso logistico e realizzare importanti economie e conseguente taglio dei costi. La scelta viene supportata con la presentazione a metà ottobre di un piano industriale nel quale si evidenziano le operazioni e i correttivi da mettere in atto per far fronte alla crisi: riduzione costi generalizzata, riduzione degli stock a magazzino, attacco di nuovi mercati, sviluppo di attività strategiche, riduzione della capacità produttiva e “dulcis in fundo” investimenti nell’automazione nello stabilimento di Dhona con la concentrazione in quel sito di parte della produzione fatta oggi a Telgate. La conseguenza di questa operazione è l’esubero di più o meno una sessantina di lavoratori, anche se l’azienda ha subito rimarcato la volontà di voler rendere la cosa il meno traumatica possibile per gli interessati, dichiarandosi disponibile a ragionare da subito su incentivi all’esodo e trasferimento in Germania qualora si trovassero dei volontari per 26 posizioni lavorative. Oltre alla comprensibile preoccupazione per i 60 “esuberi”, non ci tranquillizzava nemmeno l’idea di mantenere in Italia il Quartier Generale, ovvero tutti gli uffici tranne i reparti produttivi sopra citati, in quanto i dubbi circa la reale intenzione di avere in futuro una continuità aziendale a Telgate, erano legittimati dai precedenti poco rassicuranti della vendita alla multinazionale e dal trasferimento dello stampaggio avvenuti nell’arco temporale di nemmeno un anno prima. Sono quindi cominciate le mobilitazioni e le iniziative finalizzate a far desistere l’azienda sul trasferimento in Germania e in successione si è dato vita a scioperi e manifestazioni per le vie del paese, a incontri con le istituzioni ai vari livelli (Comune di Telgate, assemblea pubblica con la presenza di parlamentari e consiglieri regionali, incontro in provincia,audizione in Regione Lombardia,interrogazione parlamentare), al coinvolgimento dei media locali e a trattative sindacali serrate protratte ad oltranza. Dopo la prima serie di incontri abbiamo capito che non c’erano spazi per bloccare il trasferimento perché la decisione era irrevocabile, ma siamo riusciti a ridurre il numero degli “esuberi” a 41 unità e a definire il trattamento economico per i 26 lavoratori (perché tali erano i posti disponibili) che avessero accettato di trasferirsi in Germania: 20.000 euro a titolo di incentivo e contributo per gli affitti, aumento dello stipendio lordo del 10% che equivale ad un netto superiore al 15% per effetto di una minore tassazione rispetto agli stipendi italiani, corso di lingua gratuito e assistenza legale per tutte le pratiche burocratiche . Nel corso delle trattative siamo poi riusciti a definire l’assunzione di tutti i lavoratori della Ttarget Mold (azienda artigiana che esegue lavori di stampaggio per conto della ditta stessa)in System Plast senza soluzione di continuità e mantenendo l’anzianità acquisita; abbiamo ottenuto la garanzia circa l’impegno della società ad operare per favorire la ricollocazione sul territorio dei lavoratori rimasti senza lavoro mediante i contatti con altre realtà produttive, ma soprattutto siamo riusciti a convincere l’azienda ad utilizzare lo strumento della cassa integrazione straordinaria della durata di un anno con un impianto impostato anche sulla mobilità volontaria incentivata in base all’anzianità aziendale così strutturato: 25.000 €fino a 5 anni, 30.000 €da 5 a 10 anni, 35.000 €da 10 a 15 anni e 40.000 €oltre i 15 anni. È chiaro che tutti gli ammortizzatori sociali e gli incentivi erogati dall’azienda, non bastano a risolvere il dramma personale di chi perde il posto di lavoro perché gli aspetti emotivi e psicologici che scattano in queste situazioni non sono certo allegri. Queste però erano le migliori condizioni che si potevano ottenere e del resto si sa che il potere politico (e a volte anche quello sindacale) è minimo rispetto allo strapotere economico delle multinazionali. Eravamo consapevoli infatti delle difficoltà incontrate per far tornare Emerson sui propri passi e sapevamo anche che i costi pagati sul territorio in termini di occupazione, per le decisioni prese a migliaia di km di distanza e ragionate solo sulla logica dei profitti, sarebbero stata una vera batosta se non avessimo messo in campo tutti gli ammortizzatori sociali previsti dal nostro ordinamento. Nonostante la loro riluttanza alla cigs siamo riusciti ad ottenerla e ad alzare considerevolmente la cifra degli incentivi per chi va in mobilità e questo non è cosa da poco conto. È noto a tutti che in questi casi è meglio avere come interlocutore un imprenditore “nostrano”, non solo perché ci mette i propri soldi e la propria faccia, ma perché essendo legato alla fabbrica è inevitabilmente legato alla sorte dei dipendenti, mentre le multinazionali, le finanziarie o i fondi di private equity rispondono principalmente a logiche riconducibili più all’aspetto economico che a quello umano e il loro mandato è solo quello di far rendere i soldi che altri gli hanno affidato. Nella mentalità Yankee poi, tutto deve essere sbrigativo e risolutivo e non bisogna perdere tempo e risorse in mille fronzoli: nel mondo anglosassone non ci sono quelle forme di tutela sociale tipiche delle grandi socialdemocrazie europee come la cassa integrazione, infatti esistono solo i sussidi di disoccupazione a supportare la gente che da un giorno all’altro si ritrova senza lavoro. Ironia della sorte vuole che proprio gli Usa, patria di quel liberismo sfrenato che ha fatto precipitare il mondo nella più grave recessione dagli anni trenta è anche la nazione dove ha sede la multinazionale che adesso viene a dire ai nostri lavoratori di sacrificarsi alla causa della competitività e del profitto. Dietro a questi lavoratori però ci sono le loro famiglie e i loro problemi quotidiani e per questo sarebbe utile che il governo intervenisse a tutela di tutti riportando il tema del lavoro al centro del dibattito politico, promulgando leggi ad hoc per abbassare il costo del lavoro in Italia riducendo così il gap con i paesi come la Germania dove per effetto di incentivi regionali (i Land) e di una minor tassazione c’è uno spostamento di competitività; oppure aumentando gli oneri per i grossi gruppi che fanno shopping da noi sulla testa dei lavoratori in modo da poter affrontare il problema a monte e non quando i buoi sono già scappati dalla stalla. Potrebbe intervenire magari detassando gli incentivi riconosciuti dalle aziende ai lavoratori licenziati o abbassando l’aliquota del Tfr. Obama in un certo senso, sembra averlo capito visto che ha deciso di aumentare le tasse per quelle banche che pur avendo fatto largo uso di soldi pubblici per evitare il fallimento, continuano ad elargire bonus stratosferici al loro management. Per dirla a modo suo anche noi “Yes, we can” anzi “Yes, we must” nel senso che dovrebbe diventare un dovere per ognuno di noi adoperarci nel rispetto delle proprie responsabilità e competenze per mettere un freno al ripetersi di situazioni simili che fanno male non solo ai singoli lavoratori ma al tessuto sociale di un’intera nazione. Noi, grazie anche all’apporto della rsu e della nostra delegata Soumia El Kanthouri sempre presente e propositiva, l’abbiamo fatto. Ci siamo spesi e abbiamo costruito un accordo che permette ai lavoratori di uscire dalla fabbrica in modo meno doloroso perchè permette di utilizzare un anno di cigs in aggiunta alla mobilità e con dei discreti incentivi economici che considerato il periodo di magra non sono da sottovalutare. damiano bettoni 4 DIBATTITO CONTRATTI DI SOLIDARIETÀ di solidarietà sono un ammortizzatore sociale fiIcontratti nalizzato ad evitare i licenziamenti: si lavora tutti meno ore! In attesa che la ripresa economica inizi a risalire la china, pensiamo sia indispensabile sviluppare un approccio concertativi tra le parti al fine di utilizzare appieno le potenzialità presenti nel vigente sistema degli ammortizzatori sociali. È chiaro che in attesa di una riforma generale dei trattamenti di integrazione salariale, da tempo oggetto di esame politico a livello nazionale, occorre infatti utilizzare quanto la legge già adesso mette a disposizione per la tutela dei lavoratori. Nei prossimi mesi potrebbero sorgere situazioni di forte tensione presso le aziende della nostra Provincia per l’impatto occupazionale prodotto dalla durata della crisi in atto. Il contratto di solidarietà è evidentemente un tema sul quale verteranno si spera i confronti sindacali pertanto potrebbe rappresentare, in vari casi una soluzione alle problematiche riscontrate ed evitare la messa in mobilità dei lavoratori. In una fase di questo tipo è fondamentale mantenere il più possibile i livelli occupazionali e permettere alle aziende di arrivare alla ripresa in uno stato di salute che permetta di mantenere il nostro tessuto produttivo. Il decreto ministeriale del 10 luglio 2009 ha valorizzato il contratto di solidarietà, introducendo alcune modalità applicative più elastiche, incrementando la durata e gli importi dei trattamenti economici che passano dal 60 all’80%. Si tratta di un provvedimento di particolare rilievo, in quanto il prossimo esaurimento al ricorso della Cig renderà necessario valutare, anche nella nostra provincia ed in molte imprese il ricorso ad altri ammortizzatori sociali previste dalla legge, tra i quali rientra questo istituto, fino ad ora poco utilizzato. Sulla necessità di non precludere la diffusione in provincia di Bergamo dei contratti di solidarietà e non perdere le opportunità che sono legate a questo strumento come Uil, Cgil, Cisl si è svolto un incontro il 20 gennaio con Confindustria di Bergamo. Le segreterie confederali hanno concordato con la rappresentanza dei datori di lavoro, l’attivazione di un gruppo di lavoro che ha il compito di redigere, entro tre mesi, un documento congiunto che riassuma le agevolazioni derivanti dall’applicazione del contratto di solidarietà e i limiti di utilizzo. Con questa azione congiunta si tratta di stabilire un approccio, mirato ad evitare fraintendimenti tra le parti,per favorire riscontri positivi nelle discussioni per quanto riguarda la normativa, ovviamente in presenza di crisi aziendali. amerigo cortinovis segretario organizzativo uil Un piccolo contributo sul “lavoro” di delegato aggiornata la lista dei tesserati UILM sul computer, secondo me ogni delegato dovrebbe avere sempre sotto controllo il tesseramento: gli iscritti, chi non lo è ancora, chi intende dare la disdetta. Ora finalmente come delegato non sono più solo, il prezioso lavoro di Francè ( Petraroli ) e quello di Raffaè ( Carrella ) ha semplificato e migliorato di non poco l’impegno sindacale e, quindi, non c’è vetrina migliore del giornalino della Uilm per ringraziarli, bravi! Noi delegati ci vediamo alla domenica mattina al bar e tra un caffè e quattro chiacchiere, cerchiamo di mettere a fuoco i problemi che ci sono in azienda e li trasformiamo in iniziative e proposte concrete, questo nostro appuntamento è per noi importante, anche perché non c’è niente di meglio che condividere con gli amici le gioie ed i dolori dell’impegno sindacale! Quando mi è stato chiesto di scrivere questo articolo, non volevo passare per “maestro” della serie so tutto io e faccio tutto io, spero che i colleghi della Uilm non si facciano un’idea sbagliata di Andrea Diotti anche perché ho ancora tanto da imparare da tutti voi, dalla vostra conoscenza, dal vostro modo di porvi ed il modo in cui esprimete le vostre argomentazioni. Grazie. Prima di tutto vorrei ringraziare la Uilm Bergamo per avermi dato la possibilità di poter scrivere un altro articolo sul giornalino, ma sopratutto, vorrei sottolineare che questo mio articolo non vuole essere una lezione su come si lavora “sindacalmente”, ma semplicemente vorrei raccontare la nostra esperienza come delegati alla Pilenga e come siamo organizzati in azienda. Per prima cosa abbiamo creato una mail facile da ricordare per gli iscritti e i lavoratori della nostra Azienda ([email protected] che sta per Diotti-Carrella), altra cosa, tutta la documentazione che la Uilm di Bergamo ci invia la trasmettiamo ai colleghi e, di conseguenza, alle maestranze dello stabilimento così da divulgare il più possibile le informazioni. La seconda scelta che abbiamo fatto, è stata quella di istituire uno “sportello Uilm” nella saletta adibita agli rsu, dove io e Raffaele abbiamo messo un computer assemblato ( nel vero senso della parola!) ed una stampante che funge anche da fotocopiatrice e scanner. Lo sportello Uilm ci vede presenti a disposizione degli iscritti e dei lavoratori un’ora il lunedì, mercoledì ed il venerdì subito dopo la fine dell’orario di lavoro. Naturalmente il tutto con il benestare dell’azienda, ovviamente. Terzo punto, che ritengo personalmente fondamentale, è la strategia delle posizioni di ognuno di noi, ogni delegato Uilm ha un incarico e un progetto da perseguire, di questo mi riprometto di parlarne al prossimo direttivo Quarto punto è la gestione tessere, infatti tengo sempre Andrea Diotti RSU/RLS UIL-UILM Della Fonderie Officine Pietro Pilenga s.p.a. 5 AIUTARE MIGLIAIA DI STRANIERI IRREGOLARI AD USCIRE DALL’INFERNO DELLA CLANDESTINITÀ! Riportiamo le dichiarazioni di Guglielmo Loy, Segretario confederale Uil e la posizione della Uil su questo tema Gli avvenimenti di Rosarno, con l’aggressione armata nei confronti di alcuni immigrati e la reazione generalizzata che ne è conseguita, con migliaia di cittadini stranieri in rivolta nelle strade e forme di protesta esasperata (certo non condivisibile), è comunque la spia, a parere della Uil, di una situazione ormai oltre il limite della sopportazione. Tutti sono a conoscenza della condizione di grave sfruttamento a cui sono costretti migliaia di lavoratori stranieri- in agricoltura, come in edilizia o nel settore dei servizi alla persona – obbligati a turni di lavoro e retribuzioni al di fuori di ogni regola contrattuale, quasi sempre in nero, spesso ricattati e minacciati dalle organizzazioni malavitose del caporalato. Una situazione che, in alcune aree del sud, appare di totale assenza del necessario controllo da parte dello Stato sul territorio e sulle condizioni di vita e di lavoro degli stranieri, colpevoli solo di non essere nati in Italia, di non avere un permesso di soggiorno in regola e di non essere in grado di uscire dalla trappola del lavoro nero e della clandestinità. Lo scorso settembre, la Uil ha chiesto che la regolarizzazione sia estesa a tutte le categorie produttive (non solo colf e badanti), per dare la possibilità allo straniero che ha un lavoro onesto di emergere da una condizione di grave sfruttamento ed assenza di futuro. Oggi torniamo a chiedere questo al Governo: diamo un futuro di legalità a chi lavora e vive onestamente nel nostro Paese. Il cancro che porta a situazioni così gravi di conflitto sociale è l’economia sommersa e lo sfruttamento del lavoro irregolare, soprattutto etnico. È tempo che lo Stato dimostri di saper imporre la propria autorità ed il rispetto delle leggi colpendo gli sfruttatori, non le loro vittime. È ora che ci si renda conto che il tol- lerare a lungo l’esistenza di ghetti e la discriminazione di questa fetta di società può solo provocare gravi fratture sociali. Oggi torniamo a chiedere questo al Governo: diamo un futuro di legalità a chi lavora e vive onestamente nel nostro Paese. Sfruttati, vessati, discriminati e spesso oggetto di razzismo. Il nostro Paese non si comporta bene con gli immigrati: non lo fa la politica di chi governa che ha scelto misure draconiane per rimediare alla propria incapacità di governare il fenomeno; non lo fanno molti esponenti politici dediti al “cattivismo” per meschine ragioni elettorali, incuranti dei danni alla convivenza civile che possono provocare alcune loro dichiarazioni; non lo fanno i mass media che spesso usano un 6 linguaggio ed un approccio alle notizie dispregiativo quando si tratta di immigrazione, cogliendo ed accentuando solo la cronaca nera; non lo fanno molti datori di lavoro che sfruttano la condizione di debolezza di chi è legato al rinnovo del permesso di soggiorno, per abbassare il loro salario ed alzare l’orario giornaliero di lavoro; abbiamo poi lo sfruttamento estremo dei caporali (non solo in agricoltura) che rasenta lo schiavismo e la violazione dei diritti fondamentali della persona, come è successo a Rosarno, ma come potrebbe succedere in molte altre parti d’Italia, al Sud come al Nord. Eppure i 5 milioni di cittadini non italiani che ormai vivono e lavorano con noi ci sono diventati indispensabili e non solo perché producono un decimo del nostro Pil e pagano in parte le pensioni degli italiani: ma soprattutto perché le nostre aziende, i nostri servizi smetterebbero in gran parte di funzionare e le nostre famiglie andrebbero subito nel caos se non potessero contare, anche solo per un giorno, dell’apporto indispensabile degli immigrati. una FINESTRA sul MONDO Haiti, il paese più povero del continente americano Reddito annuo pro-capite di 1.300 dollari, aspettativa di vita 50 anni! Haiti, il paese così duramente colpito dal terremoto è il paese più povero dell’intero continente americano. La Repubblica di Haiti ha 9 milioni di abitanti, dei quali solo il 3,4% ha speranza di superare i 64 anni di età. Il reddito annuale pro capite è di appena 1.300 dollari, dato che pone Haiti al 203° posto tra i 229 paesi del mondo. Alle sue spalle tre stati asiatici (Burma, Nepal, Afghanista), uno dell’Oceania (Tokelau) e 22 africani con lo Zimbabwe ultimo, con appena 200 dollari di reddito annuo pro capite. Haiti occupa la metà occidentale dell’isola di Hispaniola, dove Cristoforo Colombo attraccò al termine del suo primo viaggio, nel 1492. Il tasso di alfabetizzazione è del 45% e l’aspettativa di vita, circa 50 anni. La popolazione totale è per il 95% di neri e il 5% di mulatti e bianchi. Il Paese è spesso al centro di passaggio di uragani, che provocano morte e distruzione. Nel 2008, se ne sono abbattuti 4 (Fay, Gustav, Hanna e Ike), provocando 300 morti e molti dispersi in tutto il Paese: il passaggio dei quattro uragani nel giro di un mese è stato considerato dalle autorità la principale catastrofe degli ultimi anni, prima del tremendo terremoto. Il Paese, con una superficie pari a cir- ca 27 mila chilometri quadri, si trova a 80 km da Cuba. Oltre alla capitale Port-Au-Prince, le altre città principali sono Cap-Haitien e Gonaives. Nonostante le cospicue esportazioni di zucchero, caffè, banane e mango, Haiti rimane uno dei Paesi più poveri e arretrati del mondo. La disoccupazione colpisce oltre il 60% della popolazione. Fondata nel 1749 da coloni francesi piantatori di zucchero, la capitale si trova nella baia del golfo di La Gonade. Il Paese, inizialmente possedimento spagnolo, divenne colonia francese nel XVII° secolo e nel 1804 è stato la prima repubblica “nera” ad ottenere l’indipendenza. Gli haitiani sono cattolici per il 70% e protestanti per il 23%, ma molto praticato tra le classi popolari è anche il vudù, rituale magico semipagano. La mortalità infantile è di 74 morti per mille, l’80% della popolazione è sotto la soglia di povertà. Dopo il terribile sisma, la situazione è catastrofica. Si parla di 150.000 vittime! La gente lotta per sopravvivere, vi sono problemi per i soccorsi e per far arrivare gli aiuti, con l’aumento della disperazione si intensificano gli episodi di violenza e i saccheggi. Ora il problema immediato è quello dell’acqua e degli impianti igienici per evitare lo scoppio delle malattie. c.g. UIL-CISL E CGIL insieme a Confindustria, hanno aperto un conto corrente bancario n. 8000046 IBAN IT U 0103003201 000008000046 attivato presso il Monte dei Paschi di Siena intestato “Confindustria, Cgil, Cisl, Uil Fondo per popolazioni della Repubblica di Haiti” sul quale far confluire la raccolta, che costituirà un fondo da utilizzare per i gravi problemi relativi alla ricostruzione. 7 NOTIZIE UTILI DAL 1° GENNAIO 2010 L’AUMENTO DEL CONTRATTO NAZIONALE FIRMATO DA UILM E FIM IL 15 OTTOBRE 2009 TABELLA AUMENTI E NUOVA PAGA BASE Livelli 1° 2° 3° 4° 5° 5°s 6° 7° aumento dal gennaio 2010 17,50 20,48 24,15 25,55 28,00 30,98 33,25 36,75 nuova paga base 1154,98 1267,23 1395,44 1453,49 1552,56 1657,57 1778,89 1930,58 Controlla la tua retribuzione di dicembre 2009: in base all’accordo contrattuale del 20 gennaio 2008, sul capitolo parificazione operai e impiegati, ai lavoratori operai in forza, onde evitare che la retribuzione annua si riduca per effetto della mensilizzazione, saranno retribuite ulteriori 11 ore e 10 minuti all’anno in occasione del pagamento della retribuzione di dicembre di ciascun anno. COMPILAZIONE 730 RACCOLTA DAL 15 MARZO AL 31 MAGGIO NELLE SEDI E RECAPITI UIL VIAGGI ADA-UIL TURISMO SOCIALE Ischia dal 7 al 19 aprile Cattolica dal 28 agosto all’11 settembre quota di partecipazione € 550 Campofelice di Roccella (Palermo) dal 20 settembre al 2 ottobre quota di partecipazione € 750,00 Per informazioni Ada-Uil tel. 035-220190, oppure Michele cell. 340-5170964 SEDI di zona UIL Funzionari Uilm Clusone via Spinelli 21 Dalmine Via Chiesa Vecchia 5 - tel. 035-370567 Gazzaniga Via Dante 54 - tel. 035-720270 Ponte S. Pietro Via Lombardi 21 - tel. 035-618500 Treviglio Via Zenale 1 - tel 0363-48535 Villongo Via Diaz 57 - tel. 035-929545 Angelo Nozza Segretario responsabile Claudio Betelli Damiano Bettoni Emilio Lollio RAFFORZA IL SINDACATO SCEGLI LA UILM UILM BERGAMO - Via S.BERNARDINO 72/E - TEL. 035-224158 FAX 035-243325 E-mail: [email protected] - www.uilbergamo.it 8 Chiuso in tipografia il 27 gennaio 2010 - SUPPLEMENTO A UIL-INFORMAZIONE quota di partecipazione € 820,00