west papua dani, koroval e asmat

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west papua dani, koroval e asmat
WEST PAPUA
DANI, KOROVAL E ASMAT
ATTENZIONE: impossibile anche quest’anno realizzare questa spedizione extra-ordinaria ai confini
dell’immaginario e dell’immaginabile a causa dell’incresciosa situazione per cui tutte le compagnie
aeree che portano nella zona interessata sono purtroppo iscritte nella celebre “lista nera”.
L’Unione Europea prevede infatti cospicue ammende pecuniarie e penali agli operatori trasgressori
e nessuna assicurazione risponderà di eventuali incidenti.
Anche un’eventuale dichiarazione di scarico di responsabilità firmata dai passeggeri non
ovvierebbe al problema.
Per cui...aspettiamo tempi migliori!
Un mondo lunare, tormentato dalle nebbie, montagne nerastre dimenticate dal sole, capanne
abbarbicate a pendii instabili, paludi, piante da delirio, un’orgia equatoriale di pioggia, animali e
insetti in agguato. Uomini nudi e maliziosi, cacciatori con l’arco, gli ultimi sul nostro pianeta a
fabbricare e levigare ancora i loro utensili di pietra.
Questo è l’universo che andremo a scoprire, lungo sentieri muscosi, foreste silenziose e giungle
palpitanti, alla scoperta di questi uomini che sono “i più nobili degli alberi”.
Un migliaio di tribù, 700 lingue ed una straordinaria varietà di organizzazioni sociali marcano
l’originalità della Papuasia Occidentale. Ma qui, in valli nascoste e lontane, vivono poche migliaia di
esseri umani ancora completamente isolati dal resto del mondo. Nessun tracciato carrabile,
nessuna pista d’atterraggio.
Una vasta catena montagnosa attraversa longitudinalmente l’isola e culmina a 5000 metri.
A nord di questa formazione la valle di Baliem, le Alte Terre dei Dani, dove scarpate vertiginose e
picchi aguzzi proteggono piccole capanne dal tetto di paglia e uomini dal lungo astuccio penico.
A sud la foresta equatoriale e le paludi delle Basse Terre, dove un mondo impietoso è risucchiato
dall’acqua e le mangrovie pullulano di presenze. Dove i Korowai sospendono le loro case alle
nuvole, a 30 metri dal suolo.
Ancora più a sud fiumi, mangrovie e oceano, dove da millenni in un universo in preda agli spiriti
l’uomo ha dovuto imparare a giocare d’astuzia, a mostrare la sua forza e la sua presenza,
cacciando la testa del nemico per appropriarsi della sua potenza, offrendo a demoni e divinità
sontuose sculture, onnipresenti presso il popolo degli Asmat.
West Papua, un appuntamento ai confini dell’immaginario e dell’immaginabile.
1° giorno
Italia-Denpasar
Partenza con volo di linea e pernottamento in volo.
2° giorno
Denpasar-Jayapura
Arrivo a Singapore e coincidenza per Manado. Trasferimento in città per un po’ di relax in un
albergo e continuazione nella notte per Jayapura.
dal 3° al 7° giorno
I Dani
A 1600 metri d’altezza la valle di Baliem è un mondo primitivo, intrigante e prodigioso. Lunga circa
60 chilometri e larga 15 e racchiusa tra picchi che raggiungono i 3000 metri, ospita il popolo dei
Dani. Qui la natura è grandiosa e padrona. Le brume spesse lasciano intravedere qua e là lembi di
paesaggio, sfilacci di cielo tra montagne di un pallido color malva. E all’imbrunire un altro universo
si anima, invisibile e vicino, in perpetuo agguato… grida d’animali, crepitio di foglie e rami secchi,
improvvisi, brevi battiti d’ali… I villaggi sono appollaiati su piccole creste, al riparo dalle frane. Gli orti
si sviluppano più sotto, lungo pendici ripide e scivolose, fino in fondo alle gole. I ponti sospesi
danzano sopra l’acqua turbinosa. In questo angolo senza pietà la sopravvivenza dipende dal
rispetto delle regole che determinano la ripartizione dei compiti e la contrapposizione tra “alto e
“basso”. Gli orti appartengono alle donne, custodi dei bimbi e del cibo, ed un sofisticato sistema di
rigagnoli permette l’irrigazione dei campi a terrazza. Tutto ciò che si trova in “alto” appartiene
invece agli uomini, territori di caccia e luoghi rituali dove affrontare le dure prove che aprono la via
all’iniziazione. I bimbi, raggiunta la pubertà, devono affrancarsi dalla tutela materna ed entrare nel
mondo degli adulti tramite un cerimoniale che consiste nel far sanguinare il pene: diventeranno veri
maschi quando il sangue non colerà più. Le bimbe invece entreranno nel consesso femminile alla
prima mestruazione. Fino a poco tempo fa un lutto prevedeva una bella spalmata di fango su tutto il
corpo e l’amputazione di una falange, presso le donne, per ogni caro scomparso… giusto per
calmare gli spiriti. Di conseguenza oggi, anche se il governo ha recentemente vietato questa
usanza, è piuttosto frequente incontrare mani mutilate. Gli indumenti invece sono rimasti quelli di
sempre… un astuccio penico per gli uomini e sottane di fili d’erba per le donne….e per le cerimonie
grandi piumaggi, conchiglie ed ogni sorta di frivolezze.
3° giorno – Jayapura-Wamena - Arrivo all’aeroporto Sentani di Jayapura e continuazione per
Wamena con volo Trigana Airlines. Sistemazione in albergo e pranzo in un ristorante locale. Nel
pomeriggio passeggiata al mercato e nei villaggi vicini per rilassarsi dopo il lungo viaggio e
familiarizzare con Wamena, porta d’entrata della valle di Baliem.
4° giorno – Wamena–Sogokmo-Seima-Hitugi - Partenza in macchina verso Kurima, piccola borgata
ad un’ora da Wamena, accompagnati dai portatori, dal cuoco e da tutto l’armamentario necessario.
La marcia inizia con una traversata del fiume Baliem su di un ponte sospeso, per poi risalire il fianco
della collina per godere di un panorama da mozzare il fiato sulla valle, le culture a terrazza ed i
villaggi. Notte al campo o presso la semplice guest-house tenuta dal capo villaggio, dopo 6/7 ore di
un cammino di media difficoltà.
5° giorno – Hitugi-Syokosimo-Hurema - Grande giornata immersi in una natura straordinaria, tra
foreste e corsi d’acqua tumultuosi. Dopo una salita ripida un bagno nel fiume Mugi rimetterà tutti in
forma prima di arrivare a Syokosimo. Quindi un sentiero tra gli orti e lungo il fiume permetterà di
raggiungere Hurema. Notte al campo o presso la gente del villaggio. Itinerario di media difficoltà
effettuabile in circa 5 ore di cammino.
6° giorno – Hurema-Kelise – 4 ore di marcia senza difficoltà maggiori portano ai fiumi Mugi e Beliem
e al villaggio di Kelise. Numerosi gli incontri, disseminati lungo paesaggi maestosi. Pomeriggio al
villaggio per un ultimo sguardo alle tradizioni e ai costumi Dani. Pernottamento nella guest-house
tenuta dal capo villaggio.
7° giorno – Kelise-Sogokmo-Wamena – Mattinata di relax in attesa di assistere alla festa delle
“pietre calde”, modo tradizionale di cucinare infilando il cibo tra due strati di pietre roventi. Per
quest’occasione i Dani del villaggio si mettono in ghingheri sfoggiando i loro più sgargianti
ornamenti. Poi 2 ore di cammino facile portano a Sogokmo dove aspettano i veicoli per rientrare a
Wamena. Pernottamento in albergo.
8° giorno
Intorno a Wamena
Oggi si raggiunge in macchina Jiwika, villaggio che deve la sua notorietà ad una mummia.
Generalmente i defunti sono cremati. Ma Mabel Mimintok fu un grande capo e per questo ricevette
gli onori della mummificazione. Immortalato in un’espressione di estremo terrore ha portato con sè
il mistero che lo avvolge. Difficile stabilire l’età della mummia, forse 300 anni. Il disseccamento della
carne si ottiene appendendo il corpo in modo da drenare il sangue che se ne esce dai numerosi
tagli e poi affumicandolo accendendo un fuoco ai suoi piedi. Tutta l’operazione dura un paio di mesi
ed alla fine si festeggia con un’allegra cerimonia. Un modo per tenersi vicino il caro antenato.
Ritorno a Wamena e pernottamento in albergo.
dal 9° al 14° giorno
i Korowai
Stimato di circa 3000 individui, il popolo Korowai vive ritirato in un’impossibile giungla paludosa. Il
primo contatto col mondo esterno avvenne negli anni 70 grazie ai missionari protestanti che
comunque non riuscirono a fare proseliti. Ed oggi questi uomini sembrano rappresentare gli ultimi
cannibali del nostro pianeta. Agricoltori, ma soprattutto cacciatori e pescatori, trattano i maiali
addomesticati come membri della famiglia, alla stessa tregua dei figli. La tradizione orale è ricca e
singolare, infarcita di leggende, miti, incantesimi e sortilegi. Una volta le spoglie di un personaggio
importante venivano guardate a vista fin che la testa non si staccava da sola dal corpo, e ciò poteva
durare anche tre settimane. Poi si lasciava decomporre la carne che rivestiva il cranio per un
periodo di 3 mesi in modo da recuperare le ossa e porle dentro un recipiente scolpito: ecco dunque
pronto l’oggetto principe di cure e meditazioni, cui rivolgersi per domandare consiglio agli spiriti. Per
i Korowai la morte non è mai naturale, ma opera di khakhoua, che consuma le viscere che sono la
sede dei sentimenti e dei pensieri, e tira frecce dalla sua magia nera. Sarà lo sciamano a ripianare
le cose, inviando il malocchio ai nemici. Ma l’aspetto più bizzarro ed immediatamente
impressionante del mondo korowai sono le dimore, appollaiate da 10 a 30 metri d’altezza, sulla
chioma della foresta, tra 3 o 4 alberi longilinei ed ovviamente immuni da cattivi spiriti. Modo unico e
straordinario per salvarsi dagli insetti molesti e dai nemici bellicosi e nello stesso tempo ottimo posto
di vedetta per controllare ogni minimo movimento nel territorio. Si tratta di piattaforme che sfidano le
leggi dell’equilibrio su cui sorgono ripari tripartiti alle cui pareti sono appesi archi e frecce, ossa di
animali cacciati, carapaci di tartarughe, teste di pappagallo e mascelle di cinghiale… Scale e tronchi
intagliati, mobili, ne permettono e ne impediscono l’accesso. Il tutto è costruito senza un chiodo,
con elementi e legami vegetali spesso ancora vivi, che dunque continuano a germogliare e a
crescere fornendo ombra e a volte anche nutrimento. Habitat perfetto, ma adeguato solo ai Korowai
che non pesano più di 50 kg…
9° giorno – Wamena-Yaniruma – Un’ora sull’aereo noleggiato ai missionari permette di
raggiungere Yaniruma, il più grosso insediamento del paese korowai. Messa in moto la logistica con
i materiali ed i portatori necessari, si attraversa in piroga il fiume Dairam, punto di partenza del
trekking che in 3/4 ore porterà attraverso un terreno paludoso e piatto al contatto con questo popolo.
Campo
10°, 11°, 12° e 13° giorno – Trekking nella giungla dei Korowai – 4/5 ore di marcia al giorno su
terreno piatto ma umido daranno l’opportunità unica di seguire questo popolo di semi-nomadi nelle
sue attività quotidiane, caccia, pesca e navigazione. Numerosi i tronchi d’albero per attraversare i
corsi d’acqua… ma i portatori sono degli aiuti impareggiabili e forniscono tutta l’assistenza
necessaria. Pernottamento in tenda o nelle case dei clan… giù, per terra!
14° giorno – Dalla giungla a Basman – In 4/5 ore ritorno verso Basman, situata sulle rive del fiume
Dairam, e notte in tenda o nel villaggio.
15° e 16° giorno
In canoa verso il paese Asmat
Due giornate in canoa motorizzata, grosso tronco scavato senza sedili ma con assi che fungono da
schienale, e si entra in terra asmat. Un universo sconosciuto, fatto di silenzi, corsi d’acqua dalle
acque nere, angoscianti, piroghe che scivolano furtivamente tra le fronde, abitazioni che appena si
indovinano tra il fogliame denso e compatto… Poi una sensazione nuova colpisce i nostri sensi,
sottilmente: è il Mar d’Arafura che s’avvicina, coi suoi flutti che lambiscono gli onnipresenti tentacoli
della mangrovia, fonte di legno, pesce, crostacei, miele. Essenziale per la sopravvivenza di
numerose specie animali e vegetali. Qui vivono gli Asmat, tra fiume e oceano.
15° giorno – Basman-Tiau-Senggo – 6/7 ore di navigazione portano a Senggo, grossa comunità
dell’etnia Citak Mitak. Qui si potrà ritrovare un po’ d’animazione, bibite fresche e l’opportunità di
lavaggi approfonditi e rilassanti. Pernottamento nella guest-house Kasim.
16° giorno – Senggo-Atsy – oggi 5 ore di navigazione menano ad Atsy, seconda cittadina per
importanza del territorio asmat, carina e dinamica. Qui sono numerosi i “capelli dritti”, cioè gli
individui di origine malese immigrati dalle altre isole, in confronto ai “capelli crespi”, cioè i Papua.
Pernottamento alla guest-house Marannu Jaya.
dal 17° al 20° giorno
gli Asmat
Il popolo Asmat conta circa 70.000 soggetti divisi in un centinaio di comunità sparpagliate su di una
superficie più grande dell’Olanda. Isolati a nord dai Monti Jayawijaya e a sud dal Mar d’Arafura,
non potevano certo immaginare l’esistenza di un altro mondo al di là di questi confini naturali. Le
lunghe case, chiamate jeu, sono nascoste tra i meandri dei fiumi e dei canali, interamente costruite
con materie vegetali ed appollaiate su palafitte di 2 metri, ed ospitano più capifamiglia che
rappresentano il clan ed hanno ognuno il loro particolare accesso ed il proprio focolare. Altre
abitazioni dedicate ai singoli nuclei familiari accolgono donne e bambini. Le case jeu oltre che ad
amministrare gli affari della comunità servono anche come luogo di culto: qui vengono scolpiti i
simulacri e qui si entra in contatto col mondo dei morti. Per la religione tradizionale degli Asmat tutto
è abitato da uno spirito: uomini, animali, piante e fenomeni naturali. L’universo è diviso in due: il
mondo visibile degli uomini e quello invisibile dei “respiri”. Un’assenza d’equilibrio tra i due, dovuta
a spiriti instabili, porta inevitabilmente a disgrazie, malattie e morte. Era in quest’ottica che veniva
effettuata la caccia alle teste dei nemici, per ristabilire l’equilibrio, oltre che per onorare nel modo
più appropriato lo spirito degli antenati ed assicurarsi la loro protezione. I crani erano decorati con
piume, le orbite riempite di cera d’api su cui venivano fissati semi colorati, il cervello della vittima
estratto veniva gustato mescolandolo a vermi di sagù… oggi ci si accontenta solo dei vermi… Le
preziose sculture che hanno decorato canoe, scudi e tamburi, e che oggi rappresentano la più bella
arte primitiva che si possa ammirare, sono pure state eseguite per mantenere vivo il legame tra il
mondo dei defunti ed il mondo dei vivi. Inimmaginabile in questo contesto una facile coabitazione
coi missionari… salvo scendere a taciti e più meno accettati compromessi più. Bisogna sottolineare
però che è grazie alla missione cattolica e all’impegno dei preti che oggi si possono ancora
ammirare certi capolavori che sarebbero altrimenti andati distrutti dalla smania di “civilizzare” gli
Asmat da parte di ufficiali troppo zelanti, quando l’Irian Jaya divenne provincia indonesiana.
17° giorno – Atsy-Omandesep – 2/3 ore di piroga motorizzata permettono di raggiungere
Omandesep, sulla Costa Casuarina. La tradizione del villaggio impone che il tamburo rimbombi tutta
la notte per dare il benvenuto ai visitatori. Magnifiche sculture attendono gli ospiti. Pernottamento
nella scuola.
18° giorno – Omandesep – giornata consacrata al contatto col quotidiano del mondo asmat e
pernottamento nella scuola.
19° giorno – Omandesep-Biwar Laut – dopo aver assistito ad uno spettacolare festival di canoe
partenza in piroga per Biwar Laut, lungo la Costa Casuarina, celebre per i suoi manufatti in legno.
Pernottamento nella scuola o in tenda nella grande “casa lunga”.
20° giorno – Ancora l’universo asmat prima d’imbarcarsi per Agats, il capoluogo della regione
asmat, raggiungibile in un paio d’ore. La piccola cittadina vibra d’animazione ed il suo museo
nasconde straordinarie sculture, alcune offerte da Michael Rockfeller, antropologo ed avventuriero
scomparso nel 1961 lungo la Costa Casuarina. Pernottamento nella guest-house di Monsieur Alex.
21° giorno
Agats-Timika
Al mattino presto partenza in piroga da Agats per raggiungere l’aeroporto improbabile di Erwer… un
taglio nella foresta, qualche capanna ed una pista d’atterraggio ai bordi del fiume. Volo spettacolare
sopra la foresta vergine scolpita dai meandri dei fiumi e dei canali, uno degli ultimi angoli del pianeta
non devastato dalla mano dell’uomo. Trasferimento in albergo, in città, vicino al mercato, per le
ultime immagini. Cena e pernottamento in albergo.
22° giorno
Timika
Giornata libera di rilassamento, il ritorno alla civiltà… ma non mancherà la voglia di fare un salto al
porto o in periferia, per stupirsi della sede della compagnia Freeport McMoran Copper & Gold che
ha ricreato per i suoi dirigenti la sua “American Way of Life” nella giungla. La società sfrutta il più
grande giacimento al mondo di oro e rame che si trova a Grasberg, a 4000 metri d’altezza sulla
cordigliera centrale della Papuasia Occidentale. Cena e pernottamento in albergo.
23° giorno
Timika-Denpasar
Trasferimento all’aeroporto per il volo verso Denpasar e corrispondenza per Singapore e quindi
l’Italia.
24° giorno
Italia
Arrivo in Italia.
Prezzo per persona in camera doppia – partenza da Milano/Roma – a partire da 10
partecipanti con Giancarlo Salvador : da definire
La quota comprende:
• I voli a/r in classe economy
• Sistemazione in camere doppie, e in tende come da programma
• Trasferimenti da e per l’aeroporto
• Circuito a bordo di veicoli fuoristrada ed escursioni in battello
• Pensione completa in circuito
• Tutte le escursioni e le visite citate nel programma
La quota non comprende:
• L’assicurazione medico/bagaglio (€ 70,00)
• **Le tasse aeroportuali, security tax & fuel surcharge (da calcolare al momento della partenza)**
• Le bevande, le mance, gli extra di natura personale, quanto non espressamente citato
Supplementi:
• Sistemazione in singola
• Assicurazione annullamento facoltativa
** NOTA BENE: Data l’estrema, imprevedibile variabilità delle tasse aeroportuali, security tax e fuel
surcharge il loro importo definitivo sarà disponibile a 21 giorni dalla data di partenza.
HARMATTAN Srl - via Marignana, 98 - 31021 Mogliano V.to
Tel. 041 8122956/041 5420641 Fax 041 8122938
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