3.5. Pelli e calzature

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3.5. Pelli e calzature
PELLI E CALZATURE
3.5. Pelli e calzature
Il 2003 si è confermato un anno difficile per l’industria italiana della pelle e dei prodotti in pelle. La
produzione ha infatti mostrato una flessione pari al
4% (a prezzi costanti), prolungando una fase negativa avviatasi, con la sola eccezione dell’anno 2000, nel
1997 e riportando i volumi prodotti su livelli prossimi a quelli dei primi anni Novanta. Tale evoluzione
appare condizionata dalle crescenti pressioni competitive apportate dai produttori emergenti, che hanno
registrato rilevanti progressi nei settori della lavorazione della pelle, grazie anche ai processi di delocalizzazione produttiva delle imprese occidentali. I produttori emergenti — avvantaggiati dal loro basso costo del lavoro, fattore competitivo assai importante
per settori labour intensive quali quelli della lavorazione della pelle, in particolare nei segmenti d’offerta a maggiore standardizzazione- hanno conquistato rilevanti quote sui mercati internazionali nell’ultimo decennio. Il processo di ristrutturazione delle filiere produttive a livello internazionale che ne è
conseguito ha portato ad un aumento del grado di
apertura commerciale del settore, consentendo però
solo alle imprese in grado di governare questo processo e/o agli operatori che hanno saputo riposizionarsi su nicchie di mercato ad elevato valore ag-
giunto di conseguire buoni risultati di vendita. Nel
2003, lo scivolamento del dollaro, valuta a cui molti
paesi emergenti sono agganciati, ha peraltro acuito le
pressioni sull’industria italiana, rendendo più evidenti i problemi di posizionamento competitivo delle
imprese che operano senza un marchio consolidato ed
in assenza di un presidio dei canali di vendita. La caduta delle vendite all’estero, data la rilevante quota
di fatturato esportata, ha condizionato fortemente
l’evoluzione produttiva dell’industria della pelle e dei
prodotti in pelle nel corso del 2003. Le esportazioni
hanno mostrato una flessione superiore al 6% (a
prezzi costanti), scontando le penalizzazioni imposte
dal cambio forte e da un quadro dei consumi mondiali di prodotti in pelle poco favorevole alle specificità del prodotto made in Italy. I dati relativi all’evoluzione delle esportazioni per area di sbocco (fig.
3.5.3) evidenziano come l’industria italiana sia stata in grado di mantenere il fatturato in crescita, a ritmi peraltro sensibilmente inferiori a quelli degli ultimi anni, solo sui mercati dell’Europa centro-orientale, grazie anche alle forniture destinate agli stabilimenti esteri di imprese italiane attive nei comparti a
valle della filiera produttiva. Il contributo più rilevante alla flessione dell’export settoriale è venuto
Tab. 3.5.1 - Pelli e calzature: Principali indicatori
Variabili
Dinamica del mercato
Produzione
Esportazioni
Importazioni
Disponibilità interna
1996-2001
Valori 2003 (a)
29.926
12.381
6.133
23.678
Capacità produttiva
Livello della capacità produttiva (1990=100)
Variazione % del grado di utilizzo
– 2,7
2,4
9,2
– 3,0
2002
Variazioni % (b)
– 6,1
– 6,6
0,1
– 4,3
2003
–
–
–
–
4,0
6,3
2,0
2,2
104,4
– 0,9
95,9
– 3,7
93,4
– 1,5
3,0
2,6
– 1,0
– 1,1
0,0
– 1,0
Scambi con l’estero
Saldo commerciale (milioni di euro correnti)
Saldo commerciale normalizzato (%) (b) (c)
Quota della produzione esportata (%) (b)
Propensione dell'importazione (%) (b) (d)
7.407
45,6
35,5
17,2
7.037
35,5
42,5
26,0
6.248
33,5
41,4
26,1
Numero di addetti (migliaia)
220,7
197,9
195,8
Costi e prezzi
Costi operativi
Prezzi alla produzione
(a) Milioni di euro.
(b) A prezzi costanti.
(c) (Esportazioni-Importazioni)/(Esportazioni+Importazioni).
(d) Importazioni/(Produzione+Importazioni-Esportazioni).
Fonte: Elaborazioni Prometeia su dati Istat e Associazioni di categoria.
223
PELLI E CALZATURE
Fig. 3.5.1 - Pelli e calzature:
Produzione e grado di copertura della domanda interna
(Prezzi 1995)
P
P/D
35
1,31
34
33
1,29
32
31
1,27
30
1,25
29
28
1,23
27
1,21
26
92 93 94 95 96 97 98 99 00 01 02 03
Produzione (P, miliardi di euro)
Fig. 3.5.2 - Pelli e calzature:
Tassi di crescita della produzione
5
0
-5
-10
-15
-20
5
0
-5
-10
-15
-20
5
0
-5
-10
-15
-20
media
1996-2001
Ue
Fra
Ger
Spa
Uk
2002
Ue
Fra
Ger
Spa
Uk
2003
Ue
Fra
Ger
Spa
Uk
Produzione/Disponibilità (P/D)
Fonte: Elaborazioni Prometeia su dati Istat.
Fonte: Elaborazioni CSC su dati Eurostat.
Fig. 3.5.3 - Pelli e calzature:
Contributo % alla variazione delle esportazioni per area
geografica (a)
Fig. 3.5.4 - Pelli e calzature:
Contributo % alla variazione delle importazioni per area
geografica (a)
Europa
occidentale
Europa
occidentale
Europa
centro-orientale
Europa
centro-orientale
Mediterraneo e
M. Oriente
Mediterraneo e
M. Oriente
Nord America
Nord America
America Latina
America Latina
Asia
Asia
Resto
del mondo
Resto
del mondo
-5
-4
-3
2002
-2
-1
0
1
2003
(a) Per l’elenco dei paesi inclusi nelle singole aree cfr. Appendice metodologica (par. 5.1).
Fonte: Elaborazioni Prometeia su dati Istat.
224
-2
-1
2002
0
1
2
3
2003
(a) Per l’elenco dei paesi inclusi nelle singole aree cfr. Appendice metodologica (par. 5.1).
Fonte: Elaborazioni Prometeia su dati Istat.
PELLI E CALZATURE
Fig. 3.5.5 - Pelli e calzature:
Tasso di crescita della domanda mondiale e quota di
mercato dell’Italia
20
25
15
20
10
15
5
10
0
Domanda mondiale
-5
5
Quota Italia (scala destra)
-10
0
1990 1991 1992 1993 1994 1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003*
* Dato provvisorio.
Fonte: Elaborazioni Cespri su dati World Trade Analyzer (Statistics
Canada), 1990-1996 e su dati Ice (fonte Gti), 1997-2003.
Fig. 3.5.6 - Pelli e calzature:
Tasso di cambio effettivo, prezzi relativi e saldo
normalizzato
1,2
1,0
0,8
0,6
0,4
0,2
0,0
Saldo normalizzato
Tasso di cambio effettivo reale
Prezzi relativi
Cambio nominale
-0,2
-0,4
-0,6
85
86
87
88
89
90
91
92
93
94
95
96
97
98
99
00
01
02
03
Fonte: Elaborazioni Cespri su dati Ocse.
Fig. 3.5.7 - Pelli e calzature:
Quote di mercato dell’Italia verso le principali aree
50
45
40
35
30
25
20
15
10
5
0
1990 1991 1992 1993 1994 1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003*
Resto Africa
Europa Centro-Orientale
Sud America
Asia
Mediterraneo e Medio Oriente
Europa Occidentale
Nord America
* Dato provvisorio.
Fonte: Elaborazioni Cespri su dati World Trade Analyzer (Statistics
Canada), 1990-1996 e su dati Ice (fonte Gti), 1997-2003.
dall’Europa occidentale e dal Nord America, area alla quale le imprese italiane destinano circa il 15%
delle proprie esportazioni (dato sensibilmente superiore a quello del manifatturiero). Le forniture dall’estero, pur mostrandosi, nel complesso, in calo
(–2%, a prezzi costanti), sono però risultate in crescita dai paesi dell’Europa centro-orientale, dal Nord
America e dall’area asiatica, contribuendo a penalizzare il saldo commerciale. I conti con l’estero mantengono comunque un rilevante attivo, prossimo ai
6,2 miliardi di euro.
Il mercato interno ha sofferto della contrazione dei
consumi delle famiglie e della minore capacità di attivazione dei settori a valle della filiera, che più di
tutti si trovano a soffrire della pressione competitiva apportata dai concorrenti esteri. Le difficoltà dei
settori a valle hanno condizionato la domanda di
pelli conciate, impedendo peraltro l’avvio di un processo di riaccumulo di scorte, nonostante magazzini
ormai a livelli di minimo. Le elevate temperature
primaverili ed un clima economico poco favorevole
alla spesa hanno penalizzato i consumi di calzature,
risultati particolarmente deboli nell’ultima parte
dell’anno, risentendo della crescente tendenza degli
italiani ad attendere l’arrivo dei saldi. Una sostanziale stabilità ha invece caratterizzato il mercato della pelletteria, dove gli acquisti sono stati sostenuti
dall’attenzione riservata dalla moda agli accessori
in pelle.
Nel 2003 l’andamento relativo dei costi e dei prezzi
non è stato favorevole. La contrazione dei prezzi internazionali delle pelli grezze — indotta dalla maggiore offerta conseguente all’aumento delle macellazioni di ovini e bovini nel continente australe, a causa della siccità — ha consentito una sostanziale stabilità dei costi operativi. La debolezza della domanda e le maggiori pressioni competitive determinate
dal rafforzamento dell’euro hanno tuttavia imposto
alle imprese italiane una flessione dei listini di vendita, a discapito dei margini unitari.
La riduzione della produzione del settore europeo
delle pelli e delle calzature, iniziata sul finire degli
anni Novanta, è proseguita nel 2003: tutte le maggiori economie dell’Unione hanno subito un ridimensionamento dell’indice di produzione che è apparso particolarmente intenso per il Regno Unito.
Quest’ultimo è il paese che dal 1996 ha sperimentato la maggiore contrazione dei livelli di attività. Il solo grande paese che si è attestato nel 2003 su volumi
di produzione più alti di quelli del 1996 e che presenta un indice di produzione superiore alla media
Ue è la Spagna, che, al contrario delle altre principali economie, nel periodo 1996-2001 è cresciuta ad un
tasso medio annuo piuttosto elevato. Nel 2003, la
domanda mondiale di pelli e calzature ha evidenziato una ripresa. L’Italia ha mantenuto la sua quota
sulle esportazioni mondiali ai livelli del 2002
225
PELLI E CALZATURE
Mediterraneo e Medio Oriente —dove le esportazioni della Cina rappresentano ormai poco meno del
50% del mercato —; una stabilità (dopo il consistente aumento della seconda metà degli anni Novanta)
della penetrazione in Europa centro-orientale. In
quest’ultima area, l’Italia detiene una quota del 44%
ed ha migliorato la sua posizione anche a spese della Germania, che comunque mantiene una presenza
superiore alla media (con una quota dell’ 11%). Va
però sottolineato che la crescita delle quote di mercato italiane in questi paesi (e la presenza significativa
delle esportazioni tedesche) non è solo frutto di un
aumento della penetrazione dei mercati finali, ma riflette anche il crescente ricorso al decentramento produttivo attraverso l’esportazione di prodotti semi-lavorati che vengono perfezionati in stabilimenti localizzati in questa regione. Questa collocazione nell’ambito della divisione internazionale del lavoro del
(15,2%), anno che aveva segnato una leggera contrazione, contribuendo alla tendenziale diminuzione
della quota del nostro paese sui mercati internazionali. Ad ogni modo, l’Italia mantiene il primato tra
gli esportatori dei paesi avanzati. Gli altri produttori dell’area occupano infatti quote molto contenute
(tra l’1,5% del Regno Unito ed il 4% della Francia).
D’altra parte il settore vede sempre più saldamente
protagonisti i paesi emergenti, in particolare la Cina
che, primo esportatore mondiale, ha raggiunto nel
2003 una quota del 31% dell’export verso il mondo.
La caduta complessiva della quota di mercato italiana è il risultato di dinamiche differenziate nelle diverse aree di sbocco: una progressiva e costante contrazione nei mercati dell’Europa occidentale (con una
quota nel 2003 del 17,6%); una tendenza alla stabilità, ma con quote limitate (tra il 7 e l’8%), in Nord
America e Asia; un indebolimento nel bacino del
Tab. 3.5.2 - Pelli e calzature: Quote di mercato sulle importazioni mondiali
Aree
1997-2001
2002
2003 (a)
15,6
3,4
3,2
1,9
2,8
0,3
21,3
51,5
15,2
3,8
3,4
1,6
2,4
0,2
20,1
53,2
15,2
4,1
3,5
1,5
2,7
0,2
20,0
52,8
Italia
Francia
Germania
Regno Unito
Stati Uniti
Giappone
Altre economie avanzate
Resto del mondo
(a) Gennaio-novembre.
Fonte: Elaborazioni Cespri su dati Ice (fonte Gti).
Tab. 3.5.3 - Pelli e calzature:
Quote di mercato dei principali concorrenti dell’Italia nelle diverse aree, 1997 e 2003 (a)
Paesi
Europa
occidentale
97
Italia
Francia
Germania
Regno Unito
Resto Ue
Nord America
Sud America
Giappone
Cina
Est Asia
03
Europa
Meditercentroraneo e
orientale Medio Oriente
97
97
03
97
03
Sud
America
97
03
Asia
e
Oceania
97
03
Resto
Africa
97
03
23,2 17,6 40,0 43,9 26,2 19,9 8,6 8,3 2,8 3,9 6,8 7,4 8,8 6,4
4,1 4,4 1,8 2,2 10,2 11,1 1,2 1,8 0,4 0,7 3,0 4,8 4,1 3,5
4,8 5,2 14,8 11,8 2,4 2,7 0,8 1,0 0,5 0,6 0,9 0,8 0,9 1,9
3,2 2,4 1,1 1,3 2,7 2,2 1,7 0,4 0,4 0,2 1,1 0,8 4,4 1,0
23,7 24,3 13,4 13,5 7,8 7,3 3,2 1,9 2,5 3,1 1,1 1,2 5,8 3,3
1,1 0,9 0,4 0,2 1,9 1,6 2,9 2,5 20,9 21,0 3,5 3,5 3,1 2,1
2,7 0,6 1,1 0,4 0,6 1,3 11,2 8,6 16,7 16,9 2,2 2,8 2,1 3,3
0,1 0,0 0,0 0,0 0,1 0,0 0,0 0,0 0,1 0,0 1,0 0,7 0,1 0,0
14,8 13,5 22,1 21,5 37,7 47,7 56,1 51,0 38,3 26,9 21,7 29,4 61,3 67,4
1,4 0,6 0,6 0,2 4,1 0,8 3,8 0,8 2,7 1,8 24,4 21,1 2,0 0,5
(a) Dato provvisorio.
Fonte: Elaborazioni Cespri su dati Ice (fonte Gti).
226
03
Nord
America
PELLI E CALZATURE
settore, rende i paesi dell’Europa centro-orientale potenzialmente protagonisti anche dal lato delle esportazioni, come fornitori internazionali di prodotti
«perfezionati» o finiti. Ne è un esempio la Romania
che nel 2003 ha raggiunto il tredecisimo posto della
graduatoria dei maggiori esportatori con una quota
ancora contenuta (1,9%), ma mostrando un tasso di
crescita dell’export tra i più elevati (+19%). A livello mondiale, l’Italia si colloca saldamente al secondo
posto della graduatoria dei principali esportatori di
pelli e calzature, dopo la Cina (che detiene una quota del 31%). I primi paesi europei che seguono sono
la Francia (terza posizione), la Germania (quarta posizione) e la Spagna (settima posizione). Circa la metà dei primi venti esportatori mondiali è composta da
paesi emergenti. Oltre alla Cina, si distinguono con
quote attorno al 3% il Vietnam (che è diventato il
quinto esportatore mondiale), Hong Kong (al sesto
posto) e il Brasile (all’ottavo posto). Il Vietnam e la
Romania mostrano i tassi di crescita più elevati,
mentre alcuni concorrenti asiatici e la stessa Cina
evidenziano dinamiche particolarmente contenute ed
in alcuni casi tassi di crescita negativi (specificamente Corea del Sud, Indonesia,Taiwan e Tailandia).
Dal lato delle importazioni, gli Stati Uniti si collocano stabilmente al primo posto della graduatoria con
una quota del 29% circa. Segue Hong Kong, la cui
collocazione sia all’import che all’export deriva prin-
cipalmente dall’esistenza di flussi di solo transito di
merci del settore e non rispecchia una effettiva realtà produttiva. L’Italia è all’ottavo posto della classifica degli importatori, con una quota del 7,5%, che
riflette, almeno in parte, l’attività di decentramento
produttivo internazionale attuata dalle imprese italiane.
Guardando ai singoli comparti che compongono il
settore, emerge chiaramente la specializzazione
dell’Italia nel comparto delle calzature classiche,
prevalentemente in cuoio. Questo comparto rappresenta infatti quasi il 50% dell’export totale del settore. L’Italia è il secondo esportatore dopo la Cina ed
è seguita a distanza da Spagna, Vietnam e Brasile,
mostra però un tendenziale declino della sua quota.
Nel corso degli anni Novanta, l’erosione più accentuata rispetto agli altri concorrenti dei paesi avanzati subita dalla quota dell’Italia nel settore, è derivata principalmente dalla forte specializzazione nel
comparto del cuoio, dove più forte è emersa la concorrenza dei produttori emergenti. Nel settore calzaturiero convivono infatti un comparto più tradizionale e labour-intensive (quello delle calzature in
cuoio appunto), dove i paesi emergenti godono di
vantaggi comparati, e un comparto più «tecnologico» (quello delle calzature in gomma, soprattutto
sportive), dove i paesi avanzati mantengono ancora
una posizione di vantaggio.
Tab. 3.5.4 - Pelli e calzature: Principali esportatori e importatori
Esportatori
Classifica
Tasso medio
annuo di crescita
1997-2003
Cina
Italia
Francia
Germania
Vietnam
Hong Kong
Spagna
Brasile
Belgio-Lussemburgo
Stati Uniti
Paesi Bassi
India
Romania
Corea del Sud
Portogallo
Indonesia
Austria
Regno Unito
Taiwan
Thailandia
2,4
1,2
6,6
4,3
14,2
3,3
1,2
2,7
4,9
1,4
11,0
4,6
19,1
– 9,7
– 2,9
– 7,7
6,5
– 4,3
– 9,8
– 4,1
Importatori
Quota
2003 (a)
Saldo 2003
(milioni
di dollari)
30,8
15,2
4,1
3,5
3,5
3,2
3,1
2,9
2,7
2,7
2,1
1,9
1,9
1,8
1,8
1,7
1,5
1,5
1,4
1,3
23.228
6.612
– 1.815
– 3.075
2.430
– 7.478
488
2.307
201
–17.741
–
41
1.459
403
305
684
1.177
– 107
– 3.793
468
774
Classifica
Tasso medio
annuo di crescita
1997-2003
Stati Uniti
Hong Kong
Germania
Cina
Giappone
Regno Unito
Francia
Italia
Messico
Belgio-Lussemburgo
Spagna
Canada
Corea del Sud
Paesi Bassi
Polonia
Romania
Austria
Vietnam
Svizzera
Portogallo
8,0
– 2,3
– 0,6
2,3
– 0,3
– 0,9
1,9
2,2
11,8
0,3
8,1
0,7
0,5
– 2,1
0,2
12,9
1,5
10,1
0
– 1,1
Quota
2003 (a)
29,5
15,3
13,2
13,2
9,3
8,7
8,5
7,5
5,6
4,4
4,3
4,0
3,4
3,1
2,5
2,4
2,3
2,2
2,2
1,9
(a) Dato provvisorio.
Fonte: Elaborazioni Cespri su dati Ice (fonte Gti).
227
PELLI E CALZATURE
L’industria conciaria nel 2003 ha risentito del clima economico generale poco favorevole ed ha registrato un forte calo del fatturato. Per quanto riguarda le esportazioni,
che pesano per una parte molto consistente del fatturato complessivo, l’Italia ha sofferto per l’aggressiva concorrenza da parte dei concorrenti esteri. L’andamento negativo
della domanda nei paesi europei ha fatto registrare al settore una forte perdita. Le esportazioni sono diminuite, nel 2003, del 12,6% in valore, e molto meno in quantità, rispetto al 2002. La maggiore riduzione delle esportazioni in valore in confronto a quelle in
quantità, è indicativa dell’effetto negativo del cambio dell’euro contro il dollaro, che ha
penalizzato l’industria ed ha costretto gli imprenditori italiani a ridurre i margini per
mantenere quote di mercato.
Anche l’andamento della produzione è stato negativo, ma più contenuto rispetto a
quello del fatturato.
Industria
conciaria
(Ateco 19.1)
Tab. 3.5.5 - Industria conciaria: Quadro di sintesi
Variabili
Unità di misura
2002
2003
Esportazioni
Importazioni
Saldo commerciale
Produzione (quantità)
Milioni di euro
Milioni di euro
Milioni di euro
Variazioni %
3.792
2.249
1.543
– 8,9
3.212
1.910
1.302
– 5,0
Fonte: Unic; Istat.
Tab. 3.5.6 - Industria conciaria: Scambi con l’estero dell’Italia con i principali paesi
2002
Paesi
2003
Quota % (a)
Paesi
Quota % (a)
Principali paesi di provenienza
Brasile
Australia
India
Nigeria
Stati Uniti
16,8
6,4
4,4
4,2
4,1
Brasile
Australia
Stati Uniti
Russia
India
16,5
6,8
6,2
4,8
4,6
Principali paesi di destinazione
Hong Kong
Romania
Stati Uniti
Germania
Spagna
11,7
10,1
8,6
7,2
5,5
Hong Kong
Romania
Stati Uniti
Germania
Spagna
12,4
11,5
7,8
5,9
5,7
(a) Quote calcolate su dati in valore.
Fonte: Elaborazioni Unic su dati Istat.
Nel 2003, il settore ha evidenziato un profilo negativo, sia con riferimento al mercato interno che a quelli esteri. L’acuirsi della concorrenza internazionale, il rafforzamento dell’euro e la conseguente scarsa appetibilità dei nostri prodotti, la tendenza del
consumo finale a dare sempre più rilievo ad altri ambiti di spesa e l’inadeguatezza della struttura distributiva sono all’origine di una crisi perdurante da qualche anno e di difficile soluzione, almeno nel breve periodo. Le aspettative di ripresa dei consumi finali
interni — di una certa consistenza ad inizio d’anno — sono andate affievolendosi col
trascorrere dei mesi; la guerra in Iraq, l’appesantirsi della recessione in Europa e le diffuse conflittualità sociali hanno agito da deterrente sulle intenzioni di spesa delle fami-
228
Industria della
pelletteria
(Ateco 19.2)
PELLI E CALZATURE
Tab. 3.5.7 - Industria della pelletteria: Quadro di sintesi
Variabili
Unità di misura
Fatturato
Esportazioni
Importazioni
Saldo commerciale
Milioni
Milioni
Milioni
Milioni
di
di
di
di
euro
euro
euro
euro
2002
2003
2.540
1.841
829
1.012
2.445
1.850
862
988
Fonte: Aimpes; Istat.
Tab. 3.5.8 - Industria della pelletteria: Scambi con l’estero
Importazioni
Esportazioni
Prodotti
2002
2003 Variaz. %
2002
2003 Variaz. %
Valori (milioni di euro)
Valigie e articoli da viaggio
Cartelle sottobracci e
portadocumenti
Borse
Piccola pelletteria
Cinture
Contenitori per strumenti
musicali
Altri lavori
Totale
205,2
230,5
+12,3
131,5
119,3
– 9,3
66,4
261,7
264,4
12,6
68,0
317,6
211,2
12,5
+ 2,4
+21,4
–20,1
– 0,4
56,8
1.036,7
355,6
202,8
56,5
1.084,8
346,6
177,9
– 0,6
+ 4,6
– 2,5
–12,3
0,5
18,5
0,4
21,9
–22,9
+18,1
1,2
56,7
0,8
63,8
–33,4
+12,5
829,4
862,2
+ 4,0
1.841,3
1.849,7
+ 0,5
57.531
48.697
–15,4
37.450
38.228
158.755 151.900
68.718
71.460
34.934
29.203
+ 2,1
– 4,3
+ 4,0
–16,4
Quantità (tonnellate)
Valigie e articoli da viaggio
Cartelle sottobracci e
portadocumenti
Borse
Piccola pelletteria
Cinture
Contenitori per strumenti
musicali
Altri lavori
Totale
307.312
421.276
+37,1
111.637
182.662
229.398
5.572
136.777
300.963
220.942
8.298
+22,5
+64,8
– 3,7
+48,9
648
9.166
513
8.298
–20,7
+22,8
846.398 1.097.071
+29,6
873
12.870
504
13.270
–42,3
+ 3,1
371.135 353.265
– 4,8
Fonte: Elaborazioni Aimpes su dati Istat.
glie, frenandone drasticamente la propensione al consumo. Il 2003 ha fatto registrare
una contrazione degli acquisti in quantità dell’1%, a fronte di un indice dei prezzi al consumo aumentato del 2,8%, che ha portato ad una variazione in positivo della spesa
(+1,8%), attestatasi a 1.506 milioni di euro. La flessione dei consumi ha riguardato tutti i segmenti merceologici del settore, con la sola eccezione degli articoli da lavoro e delle cinture, mentre per la valigeria e la piccola pelletteria si sono riscontrate le contrazioni più marcate.
Per quanto riguarda i canali distributivi, i negozi indipendenti si confermano la prima fonte di approvvigionamento per l’acquisto di borse da donna: nei negozi viene acquistato il 45% in volume ed il 51,7% in valore. Per questo prodotto vi è poi una frammentazione distributiva alquanto diversificata, nel cui ambito acquista rilevanza il ruolo dell’ambulantato, ove viene acquistato il 25,4% in quantità di borse da donna e poco
meno del 10% del totale mercato in valore. Per la valigeria invece svolgono un ruolo pri-
229
PELLI E CALZATURE
Tab. 3.5.9 - Industria della pelletteria: Scambi con l’estero dell’Italia con i principali paesi
2002
Paesi
2003
Quota % (a)
Paesi
Quota % (a)
Principali paesi di provenienza
Cina
Francia
Romania
Belgio
Ungheria
48,7
13,3
5,8
5,0
2,4
Cina
Francia
Belgio
Romania
Svizzera
47,0
13,9
5,4
5,3
4,0
Principali paesi di destinazione
Stati Uniti
Giappone
Svizzera
Francia
Germania
14,9
14,6
13,4
12,3
7,6
Svizzera
Giappone
Stati Uniti
Francia
Germania
16,9
14,6
14,6
11,3
6,6
(a) Quote calcolate su dati in valore.
Fonte: Elaborazioni Aimpes su dati Istat.
mario, dopo i negozi indipendenti, gli acquisti presso gli iper e supermercati ( quasi il
20% del mercato totale in quantità ed il 9% del totale mercato in valore).
Il valore della produzione è stato, nel 2003, di 2.445 milioni di euro, con una flessione del 3,7% sull’anno precedente; la contrazione ha riguardato in particolare il macro-segmento della pelletteria (–7,4%); per la valigeria essa è risultata più contenuta
(–2,1%) mentre la piccola pelletteria si è mantenuta stabile.
Proseguendo le dinamiche mostrate nella prima parte dell’anno, le esportazioni del
settore hanno evidenziato una contrazione superiore al 4%. Particolarmente penalizzate sono risultate la valigeria, che ha ceduto quasi il 15%, e le cinture, in flessione del 13%.
Per le borse e gli articoli da lavoro il calo è stato meno evidente, rispettivamente –3,7%
e –1,1%. In generale la frenata delle vendite nei mercati esteri ha riguardato sia i prodotti in pelle (–5%) sia quelli in materiali sintetici (–4%); tra i primi sono state le borse
da donna a registrare l’andamento peggiore (–6%), mentre la valigeria ha segnato la
contrazione più marcata (–18%) nell’ambito dei prodotti in sintetico. Le esportazioni in
valore sono aumentate del 3,4% nel periodo considerato, dopo il consistente arretramento dell’anno precedente, ma la crescita, più che ad una reale ripresa della domanda
internazionale, è ascrivibile al lievitare del prezzo medio dei prodotti, aumentato
dell’8%. La dinamica delle esportazioni ha privilegiato gli articoli in pelle, cresciuti del
4,3%, rispetto a quelli in sintetico, che registrano un incremento più contenuto, intorno
all’1%; tra i primi, le borse da donna , con oltre 680 milioni di euro venduti all’estero,
hanno rappresentato il 60% del fatturato complessivo realizzato nei mercati internazionali. Confermando la tendenza già evidenziata in corso d’anno, la Svizzera si è posizionata al primo posto tra i principali destinatari dei prodotti italiani, con un incremento in
valore del 33,6%; va peraltro notato che, da questo mercato, affluisce verso l’Italia un
discreto flusso di merci che ha mostrato un profilo di sviluppo (+115%) in forte espansione.
In Europa si è registrata una situazione diffusamente negativa che riguarda, in misura diversa, Germania, Francia, Grecia, Austria, Belgio e Paesi Bassi; uniche eccezioni il
Regno Unito e la Russia, mentre la Spagna si è attestata sui medesimi valori del 2002.
In Asia si sono avute contrazioni a Hong Kong e Taiwan (–2,2% e –2,3%), mentre Corea
e Singapore sono cresciute rispettivamente del 5,9% e del 6,5%.
Le importazioni in volume sono aumentate del 27%, trascinate da una forte progressione dei prodotti in sintetico (+30%), a fronte di una sostanziale stabilità di quelli
in pelle (+0,3%). Nella segmentazione merceologica degli acquisti dall’estero, le valigie
e gli articoli da viaggio in sintetico hanno mostrato la spinta propulsiva più consistente
230
PELLI E CALZATURE
(+39%), ma anche le borse da donna sono cresciute considerevolmente. Il valore complessivo dei prodotti importati è stato di 743 milioni di euro con un aumento del 3%; in
frenata solo la piccola pelletteria, che ha perso il 22% sull’anno precedente, mentre si
sono registrati aumenti più o meno importanti per tutti gli altri segmenti, con un picco
massimo per le borse da donna che hanno guadagnato quasi il 19%. Tra i primi mercati di approvvigionamento, mantiene incontrastata la sua leadership la Cina, con vendite per oltre 362 milioni di euro all’Italia, ma senza evidenziare – come in passato – forti progressioni del fatturato verso il nostro paese. In rilievo, pur con valori molto distanti da quello cinese, la crescita dell’import proveniente dalla Tunisia (+82%) e
dall’Indonesia (+40,3%). In Europa si è assistito ad un aumento delle importazioni dalla Francia, dal Belgio, dalla Bulgaria e, pur con valori esigui, ma con un andamento in
espansione, dalla Spagna.
Industria delle
calzature
(Ateco 19.3)
Il 2003 è stato un anno in larga parte insoddisfacente per il settore calzaturiero. La
domanda internazionale continua a presentare una dinamica negativa, che incide in misura significativa sui volumi produttivi e sulle politiche di prezzo delle aziende del settore. Nel 2003 anche il trend dei consumi interni è risultato negativo e ha contribuito a
peggiorare il quadro già difficile delineatosi a causa della congiuntura economica generale negativa, dell’inasprimento della concorrenza dalla Cina e dai paesi asiatici in generale, e dall’evoluzione sfavorevole del cambio dell’euro.
Tab. 3.5.10 - Industria delle calzature: Quadro di sintesi
Variabili
Unità di misura
Fatturato
Esportazioni
Importazioni
Saldo commerciale
Produzione
Numero di addetti
Milioni
Milioni
Milioni
Milioni
Milioni
Unità
di
di
di
di
di
euro
euro
euro
euro
paia
2002
2003
8.171
6.781
2.242
4.539
335
107.008
7.582
6.320
2.432
3.888
303
103.275
Fonte: Anci; Istat.
Tab. 3.5.11 - Industria delle calzature: Produzioni
Prodotti
2002
2003
Variaz. %
6.223
727
202
67
362
7.582
– 7,0
– 8,8
+ 1,2
–10,7
–10,8
– 7,2
206
42
26
9
21
303
– 9,3
–11,6
–12,1
+ 3,0
– 7,9
– 9,5
Valori (milioni di euro)
Calzature in
Calzature in
Pantofole
Calzature in
Calzature in
Totale
pelle e cuoio
sintetico
gomma
tessuto o altro materiale
6.692
797
200
76
406
8.171
Quantità (milioni di paia)
Calzature in
Calzature in
Pantofole
Calzature in
Calzature in
Totale
pelle e cuoio
sintetico
gomma
tessuto o altro materiale
227
48
29
8
23
335
Fonte: Anci.
231
PELLI E CALZATURE
La dinamica dei volumi prodotti è l’indicatore che maggiormente testimonia la
congiuntura negativa che sta attraversando il settore calzaturiero da parecchi mesi. Il
primo semestre 2003 si è chiuso con un arretramento del 4,5% e i primi dati di consuntivo per la seconda parte dell’anno indicano una situazione altrettanto negativa; a consuntivo la produzione nazionale ha subito un calo del 9,5% in volume e del 7,2% circa
in valore. Complessivamente sono stati prodotti 303,4 milioni di paia di calzature, per
un valore di 7.582 milioni di euro.
Con riferimento alla dinamica dei prezzi nel 2003, il versante interno ha evidenziato un andamento più sostenuto (+3,2%) rispetto a quello estero (+1,2%). Dato il quadro congiunturale negativo diffuso, le politiche di prezzo sembrano indicare che i maggiori sacrifici si siano realizzati prevalentemente sui mercati esteri per cercare di mantenere le quote.
Anche il grado di utilizzo degli impianti, malgrado si mantenga su livelli elevati in
senso assoluto, sottolinea il quadro di difficoltà congiunturale; a fine dicembre 2003 i valori medi dello sfruttamento della capacità produttiva erano inferiori all’80%.
Il commercio internazionale è sempre stata una variabile strategica nel settore calzaturiero e, in una situazione come quella attuale, la dinamica dell’interscambio commerciale influenza in misura significativa il panorama congiunturale, purtroppo in chiave negativa. Le esportazioni del 2003 hanno segnato un’ulteriore erosione dei flussi
commerciali realizzati dalle imprese italiane, che si sono ridotti del 7,7% circa in quantità e del 6,8% in valore, con una crescita molto contenuta dei prezzi medi (+0,9%). Nel
2003 sono stati esportati 298 milioni di paia di calzature (quasi 25 milioni di paia in meno rispetto al 2002), per un valore di 6.320 milioni di euro.
In termini di categorie merceologiche, ad eccezione del comparto piuttosto marginale delle calzature in gomma, che ha registrato un aumento del 31,6% in quantità e del
23,3% in valore, e delle calzature in tessuto, che si sono mantenute pressoché stabili,
tutti gli altri segmenti dell’offerta, compresi quelli a maggior valore aggiunto, hanno segnato decise flessioni nei flussi in uscita. La domanda di calzature in pelle e cuoio è scesa del 9,1% in volume e del 7,5% in valore.
Tab. 3.5.12 - Industria delle calzature: Scambi con l’estero
Importazioni
Esportazioni
Prodotti
2002
2003 Variaz. %
2002
2003 Variaz. %
Valori (milioni di euro)
Calzature in pelle e cuoio
Calzature in sintetico
Pantofole
Calzature in gomma
Calzature in tessuto o
altro materiale
Totale
1.440
327
61
14
1.531
351
60
19
+ 6,3
+ 7,4
– 2,8
+36,7
5.623
615
90
30
5.201
578
86
38
– 7,5
– 6,0
– 4,8
+23,3
400
472
+17,9
423
418
– 1,3
2.242
2.432
+ 8,4
6.781
6.320
– 6,8
Quantità (milioni di paia)
Calzature in pelle e cuoio
Calzature in sintetico
Pantofole
Calzature in gomma
Calzature in tessuto o
altro materiale
Totale
Fonte: Elaborazioni Anci su dati Istat.
232
95,3
54,9
27,3
2,1
106,2
74,9
29,6
2,5
+11,4
+36,6
+ 8,4
+20,9
207,7
53,3
21,1
4,0
188,8
49,5
18,3
5,3
– 9,1
– 7,2
–13,3
+31,6
45,1
224,7
55,4
268,7
+22,8
+19,6
36,2
322,3
35,8
297,6
– 1,0
– 7,7
PELLI E CALZATURE
La situazione sui mercati di sbocco è abbastanza omogenea e, purtroppo, poco favorevole, i quattro più importanti paesi di destinazione delle nostre esportazioni registrano, infatti, andamenti negativi, la Germania segna una flessione del 2,7% in quantità, la Francia del 2,6%, gli Stati Uniti del 16,3% e il Regno Unito del 13,3%.
Le esportazioni verso l’Unione europea (a 15 paesi) sono scese nel complesso del
5,2% in quantità e del 4,1% in valore. Se si eccettuano le dinamiche registrate in
Spagna (+7,7%), Austria (+3,2%) e Svezia (+5,7%), in tutti gli altri paesi membri le
esportazioni italiane si sono ridotte, anche in modo brusco, come in Regno Unito,
Benelux, Grecia e Portogallo. Anche per quanto concerne i paesi dell’Est Europa, il
trend rimane negativo, sia in volume (–7,1%) che in termini di valore (–2,4%), ad eccezione della Russia, che risulta in controtendenza (+3% in quantità, pur con un calo
del 2,4% in valore). Il mercato nordamericano si è mostrato poco ricettivo nei confronti dell’offerta italiana per il 2003, registrando una flessione del 16,3% in volume e del
15,5% in valore rispetto al 2002, anche se queste dinamiche sono influenzate in misura significativa dal tasso di cambio dell’euro sul dollaro. Per i paesi del Centro e Sud
America, il trend delle esportazioni è decisamente positivo, ma solo in quantità. I dati
provenienti dal continente asiatico non sono favorevoli, sia per quanto riguarda l’area
mediorientale, che fa segnare un calo del 41,5% in quantità, sia per i paesi del Far East
(–8,2% in volume). Uniche eccezioni in questo quadro sono il Giappone (–0,4%) e la
Corea del Sud, che evidenziano dinamiche di sostanziale stabilità o di lieve crescita.
Trend decisamente negativi caratterizzano anche il continente africano (–23,6% in
quantità e –0,5% in valore).
Le importazioni di calzature continuano ad evidenziare tendenze di forte crescita
che, da qualche tempo, contribuiscono a peggiorare la bilancia commerciale del settore,
pur se, nell’interpretazione dei dati complessivi, non va dimenticata la non trascurabile
presenza di fenomeni di traffico di perfezionamento e contoterzismo. Le importazioni
sono cresciute nel 2003 del 19,6% in quantità e dell’8,4% in valore, con una riduzione
dei prezzi medi di 9,3 punti percentuali. Ciò testimonia, da un lato, la pressione concorrenziale che proviene dalle produzioni estere, spesso abbinata a pratiche commerciali illecite, dall’altro, la separazione degli ambiti competitivi fra le produzioni ad elevato valore aggiunto, che riguardano i segmenti di mercato più tipici della realtà italiana, e la rilevante quota delle calzature importate, che si posiziona invece su segmenti di
mercato più poveri (il prezzo medio delle calzature importate, 9,05 euro, è ben inferiore alla metà di quello delle calzature esportate).
Nel 2003 sono entrati in Italia 269 milioni di paia di calzature (44 milioni di paia in
più rispetto all’anno precedente), per un valore di circa 2.432 milioni di euro. Le importazioni presentano le dinamiche più sostenute nelle calzature con tomaia sintetica
(+36,6% in quantità), anche se tutti i comparti mostrano aumenti in volume. Le importazioni di calzature in pelle e cuoio sono cresciute dell’11,4% in quantità.
Analizzando la distribuzione geografica, si può osservare che le importazioni dai
paesi dell’Unione europea si sono ridotte in volume (–3,1%), ma sono aumentate in valore grazie alla crescita dei prezzi medi. Sensibili incrementi hanno registrato le importazioni dai Paesi Bassi, tradizionalmente legati a fenomeni di triangolazione (+62,7% in
volume). Con riferimento alle aree dell’Est Europa, da sempre zone privilegiate di pratiche di delocalizzazione, le importazioni di calzature sono aumentate del 4,8% in quantità e del 7,3% in valore; tutti i principali paesi di provenienza (Romania, Bulgaria,
Ucraina) hanno evidenziato saggi di crescita positivi. Per quanto riguarda l’Africa del
Nord, altra area privilegiata per il decentramento produttivo, l’andamento è invece moderatamente negativo in quantità (–2,6%), ma positivo in valore (+2,1%). Probabilmente
favorito dalle dinamiche valutarie, l’interscambio in entrata dall’America settentrionale
risulta in aumento (+27% in quantità), ma decisamente più sostenuto è l’incremento nei
flussi di importazioni provenienti dai paesi del Centro e del Sud America (ben +86,6%
in volume). In entrambi i casi non vanno però dimenticati i bassi livelli di partenza.
Infine, nel continente asiatico, le importazioni, nel 2003, sono cresciute in misura sensibile, i paesi del Medio Oriente hanno registrato un aumento del 514% in quantità (325
mila paia). Ancora più significativi in termini assoluti sono i saggi di crescita dei paesi
dell’Estremo Oriente che segnano un aumento del 37,2% in quantità e del 16,3 in valore, con 148,6 milioni di paia importate, di cui 26 milioni di paia in pelle e cuoio (+44,4%
in quantità); la presenza di questi paesi sui mercati inizia a farsi sentire in misura mol-
233
PELLI E CALZATURE
to significativa. Le importazioni dalla Cina hanno superato i 100 milioni di paia (+49%),
33 milioni di paia in più rispetto al 2002.
Il saldo commerciale settoriale, pur rimanendo largamente in attivo (3.888 milioni
di euro), ha subito nel 2003 una flessione del 14,3% rispetto all’anno precedente, con
una contrazione ancor più preoccupante in quantità (–70,4%).
Le statistiche riguardanti il portafoglio ordini del 2003 si innestano nel quadro congiunturale poco favorevole già descritto. In un tale contesto, il mercato interno si presenta con una situazione ordini piatta (+0,1%), che testimonia le difficoltà di presidio
anche sul mercato domestico.
Il portafoglio ordini generato dal mercato tedesco è da tempo in arretramento, a
causa delle difficoltà della domanda del paese. Altrettanto sfavorevole è la dinamica degli ordinativi raccolti dagli altri paesi dell’Unione europea, che denotano, in media, un
decremento del 4,2% in termini reali. Decisamente negativa è l’intonazione anche del
mercato americano, la cui raccolta ordini fa segnare un arretramento significativo (–7%);
tale dato è da abbinare alla sfavorevole dinamica del cambio dell’euro rispetto al dollaro. Gli ordinativi raccolti dal Giappone evidenziano un segno positivo (+3,3% in volume); l’andamento degli ordini dai mercati asiatici in genere è uno dei pochi elementi favorevoli dell’attuale quadro congiunturale. Il dato residuale relativo agli «Altri paesi» (tra
cui l’Est Europa) mostra una situazione del portafoglio ordini sostanzialmente stabile
(+0,7% in quantità). Nonostante la flessione complessiva, la consistenza del portafoglio
ordini si mantiene su livelli buoni, con un carnet medio che garantisce circa 3 mesi di
produzione.
Per quanto riguarda i consumi interni, nel 2003, l’andamento è negativo, i consumi
delle famiglie italiane sono, infatti, diminuiti dell’1,1% in quantità, crescendo lievemente solo in termini di spesa (+1,5%).
Con riferimento ai diversi comparti di consumo, nessuno dei segmenti evidenzia
segni positivi. Le situazioni maggiormente penalizzanti si registrano nel comparto bambini (–2,9% in volume e –0,4% in valore) e in quello delle calzature per uomo (–2,3% in
quantità). Le calzature per donna e quelle sportive hanno subito flessioni di entità minore, rispettivamente –0,3% e –0,7% in quantità, cresciuti del 2,5% circa in termini di
spesa.
I dati relativi al mercato del lavoro mostrano da tempo evidenti tensioni, dovuti al
quadro complessivo poco favorevole del settore. Il numero di addetti si stima sia sceso
nel 2003 a 103.275 unità. Benché le imprese si siano impegnate per evitare e contenere
gli effetti negativi sui livelli occupazionali, i dati di consuntivo della banca dati delle
Camere di Commercio mostrano una riduzione della forza lavoro impiegata nel settore
calzaturiero pari a 3.733 unità (–3,5%), che si somma alle riduzioni già evidenziate gli
anni precedenti.
L’analisi dei dati relativi all’impiego degli strumenti di integrazione salariale sembra apparentemente evidenziare segnali in controtendenza. Le ore di Cig richieste risultano infatti diminuite nel complesso dell’8,4% a consuntivo per il 2003. La media è
il risultato di una contrazione rilevante degli strumenti straordinari (scesi del 33,9%) e
di un lieve aumento (+0,3%) di quelli ordinari. La flessione nelle ore richieste è stata fortemente condizionata dalla marcata riduzione registrata per la regione Puglia rispetto al
2002 (–53%). In realtà il dato medio nasconde un sensibile aumento del ricorso alla
Cassa integrazione in tutte le altre principali aree calzaturiere italiane: Marche +64%,
Lombardia +35%, Veneto +14%, Toscana +8%, Emilia Romagna +67%, Campania
+25%.
Un altro segnale di difficoltà per l’industria proviene dai dati sull’evoluzione della
natalità e mortalità aziendale, che registrano un ulteriore arretramento nel numero totale delle imprese attive (industriali e artigianali) del settore, scese a 7.283 (–1,3%).
Relativamente al ciclo degli incassi e dei pagamenti per il 2003, nei rapporti con i
fornitori esteri è significativa la quota di coloro che ha dovuto allungare i termini di pagamento (39%), pur confermandosi maggioritaria la tendenza alla stabilità (58%); per
le forniture interne prevale una situazione di stabilità dei termini, rilevata dal 69% degli
interpellati. Il lieve allungamento dei termini di pagamento verso l’estero testimonia la
difficoltà congiunturale generale, nella quale diverse imprese chiedono di poter rinegoziare i termini di dilazione «a monte» per evitare crisi di liquidità, pur penalizzando i
conti economici attraverso l’aumento degli interessi passivi. Anche le dilazioni conces-
234
PELLI E CALZATURE
Tab. 3.5.13 - Industria delle calzature: Scambi con l’estero dell’Italia con i principali paesi
2002
Paesi
2003
Quota % (a)
Paesi
Quota % (a)
Principali paesi di provenienza
Romania
Cina
Belgio
Vietnam
Tunisia
Paesi Ue
24,7
9,6
9,5
8,6
4,8
26,3
Romania
Cina
Paesi Bassi
Vietnam
Belgio
Paesi Ue
25,1
10,9
8,2
8,2
6,7
25,1
Principali paesi di destinazione
Stati Uniti
Germania
Francia
Regno Unito
Svizzera
Paesi Ue
17,6
15,9
12,6
9,1
4,8
54,3
Germania
Stati Uniti
Francia
Regno Unito
Svizzera
Paesi Ue
16,0
16,0
13,6
8,7
5,2
55,9
(a) Quote calcolate su dati in valore.
Fonte: Elaborazioni Anci su dati Istat.
se ai clienti presentano delle tendenze di allungamento dei termini. Soprattutto sul mercato interno si rileva come il 58% degli interpellati indichi un allungamento dei periodi
di incasso, così come avviene per il 38% degli intervistati con riferimento ai termini di
incasso sui mercati esteri.
Il quadro negativo emerso a consuntivo per il 2003 non sembra destinato ad apprezzabili cambiamenti nel breve periodo. Alle tradizionali considerazioni sul livello della domanda, nazionale ed internazionale, che continua ad essere decisamente insoddisfacente, si sono aggiunti altri fattori, quali una crisi economica generalizzata, l’apprezzamento del tasso di cambio e la particolare insidia competitiva delle produzioni del Far
East, che hanno peggiorato il quadro attuale e prospettico.
Le manovre di prezzo hanno sinora consentito al massimo di difendere faticosamente le posizioni più importanti e le imprese più competitive, mentre in importanti fasce del settore le situazioni di difficoltà finanziarie, occupazionali e competitive iniziano a presentarsi in misura non più sporadica.
235