Relazione Clinico Scientifica 2005-2006

Transcript

Relazione Clinico Scientifica 2005-2006
Istituto Tumori
Bari
Istituto di Ricovero
e Cura a Carattere
Scientifico
Relazione
Clinico-Scientifica
2005-2006
2
3
ISTITUTO DI RICOVERO E CURA A CARATTERE SCIENTIFICO
ISTITUTO TUMORI “GIOVANNI PAOLO II” - BARI
RELAZIONE CLINICO-SCIENTIFICA 2005
PROGETTI DI RICERCA 2006
Istituto Tumori “Giovanni Paolo II”
Istituto di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico
Via Samuel F. Hahnemann, 10 – 70126 BARI
Scientific Directorate
Tel.
+39 080 5555482
Fax.
+39 080 5555139
E-mail [email protected]
Web site
http://www.oncologico.bari.it
Direttore Scientifico
Angelo Paradiso
Direttore Generale
Angelo Domenico Colasanto
Direttore Sanitario Aziendale
Rosario Antonio Polizzi
Direttore Amministrativo
Vito Sasanelli
Comitato di indirizzo e verifica
Presidente
Componenti:
Emanuele Sannicandro
Michele Contino
Vincenzo D’Alessandro
Dorotea Dubois
Annalisa zonno
INDICE
Introduzione
Organigramma ed attività
9
13
Organigramma
14
Attività clinico-assistenziale
15
Revisore dei conti
17
Comitato Tecnico Scientifico
17
Comitato Etico (C.E)
18
Pianta organica
19
Direzione Scientifica
20
Direzione Sanitaria Aziendale
20
Direzione Sanitaria di Presidio
21
Dipartimento di Oncologia Sperimentale
22
Dipartimento di Oncologia Chirurgica
22
Dipartimento di Oncologia Medica
23
Dipartimento Donna
23
Dipartimento di Area Critica e Quartiere Operatorio
24
Dipartimento di Servizi e Diagnostica
24
Attività Formative
25
Educazine continua in medicina
26
Master e dottorati
28
Comparazione Crediti Formativi
30
Capacità di formare ricercatori
30
Pubblicazioni 2005
31
Andamento delle pubblicazioni 2001-2005
32
Andamento Impact Factor grezzo e normalizzato 20012005
32
Pubblicazioni su riviste recensite S.C.I.
33
Pubblicazioni su riviste non recensite S.C.I.
36
Libri e capitoli di libri
37
Comunicazioni a congressi nazionali ed esteri
37
La Ricerca
40
Ricerca Corrente 2001-2005 – Capacità di attrarre risorse
41
Finanziamento complessivo per attività sperimentali 20012005
41
Elenco progetti di Ricerca Finalizzata in corso nel 2005
42
linee di Ricerca e relative aree di attività
44
Elenco progetti di ricerca corrente 2006
45
Linea 1
53
Resoconto Attività 2005
54
Programma Attività 2006
66
Progetti di Ricerca dal n.1 al n.28
Linea 2
70-108
111
Resoconto Attività 2005
112
Programma Attività 2006
120
Progetti di Ricerca dal n.29 al n.55
Linea 3
122-156
158
Resoconto Attività 2005
159
Programma Attività 2006
165
Progetti di Ricerca dal n.56 al n.72
Linea 4
168-191
192
Resoconto Attività 2005
193
Programma Attività 2006
201
Progetti di Ricerca dal n.73 al n.87
Linea 5
203-223
226
Resoconto Attività 2005
227
Programma Attività 2006
229
Progetti di Ricerca dal n.88 al n.104
Progetti Alleanza contro il cancro
Elenco progetti
Elenco Ricercatori responsabili di
progetti di ricerca corrente 2006
232-251
253
254
270
Introduzione
9
Introduzione
Nel ruolo che rivesto di Presidente del Comitato di Indirizzo e Verifica, ho l’onore di
introdurre la relazione Tecnico-Scientifica 2005-2006 che sicuramente rappresenta per l’Istituto
Tumori di Bari un ulteriore contributo per la valorizzazione e la conoscenza al “pubblico” di quanto
l’Istituto, dal punto di vista scientifico ed assistenziale, sta realizzando.
Desidero esprimere tutta la mia soddisfazione per la mole quali e quantitativa delle attività
presentate che sono finalizzate ad un’efficace e migliore utilizzo dei laboratori scientifici e degli
strumenti multimediali a disposizione degli operatori. L’immagine che si ricava è quella di un
Istituto che, in un contesto scientifico internazionale continua ad offrire il proprio importante
contributo per la ricerca nell’ambito della prevenzione e cura della patologia neoplastica su un
territorio ed una utenza sempre più vasti.
La legge di riordino di tutti gli IRCCS (n.288/2003) che finalmente ha permesso
l’insediamento di Organi di governo definitivi, quali il CIV ed il Direttore Generale, sicuramente, in
tale contesto, rappresenta una garanzia in termini di stabilità nella programmazione di obiettivi
futuri, primo fra tutti l’acquisizione della sede definitiva dell’Ospedale Cotugno.
Ancora un sincero augurio di buon lavoro a tutti gli operatori a cui garantisco il mio più totale
supporto.
IL PRESIDENTE DEL COMITATO
DI INDIRIZZO E VERIFICA
Emanuele Sannicandro
10
Introduzione
La pubblicazione della Relazione Tecnico-Scientifica relativa al resoconto delle attività del
2005 ed alla loro progettazione per il 2006 arriva, questa volta, con un leggero ma comprensibile
ritardo, dovuto alla riorganizzazione di una serie di processi gestionali che l’insediamento nelle
ultime settimane del 2006 ai vertici dell’Istituto del Comitato di Indirizzo e Verifica e del Direttore
Generale previsti dalla Legge di Riordino 288 del 2003, ha comportato.
Per lo svolgimento delle attività descritte, grandi meriti vanno quindi riconosciuti al Prof.
Rosario Antonio Polizzi per aver lavorato lungo quasi tutto il 2006 come Commissario Straordinario
ed al Direttore Amministrativo, avv. Vito Sasanelli. Scontato è il ringraziamento al Direttore
Scientifico, dott. Angelo Paradiso, che cura la pubblicazione della presente relazione per il
secondo anno consecutivo.
Credo si possa ora affermare con sufficiente serenità che, grazie all’assetto istituzionale
definitivo, l’Istituto debba ora guardare con un enorme sforzo di proiezione verso nuovi obiettivi, fra
i quali, primo fra tutti, il trasferimento verso la nuova e definitiva sede.
Questo è uno degli impegni prioritari della Direzione generale per il futuro, consapevole che
solo una sede definitiva possa garantire una programmazione delle attività cliniche e scientifiche a
medio e lungo termine, tale da garantire che l’Istituto svolga un ruolo decisivo per lo sviluppo di
moderne politiche territoriali nel settore della prevenzione, diagnosi e cura delle neoplasie.
Tutto questo, nel rispetto della programmazione e degli obiettivi del PSN e del Governo Regionale
che tanta attenzione e sostegno sta garantendo all’Istituto.
IL DIRETTORE GENERALE
Angelo Domenico Colasanto
11
Introduzione
Cari colleghi,
la relazione tecnico-scientifica di resoconto delle attività 2005 e di programmazione 2006 arriva
alla fine di un anno caratterizzato da importanti cambiamenti per l’Istituto.
L’avvenuto insediamento nelle ultime settimane del 2006 degli Organi Istituzionali definitivi di
competenza regionale previsti dalla Legge di Riordino degli IRCCS del 2003 costituisce infatti un
elemento importante destinato a garantire continuità della gestione e programmazione dell’Istituto
con importanti riflessi positivi anche nel settore sperimentale. In questa ottica, va quindi portato al
Comitato di Indirizzo e Verifica (CIV) ed al Direttore Generale un augurio di buon lavoro e di
incoraggiamento per le grandi problematiche dell’Istituto che si troveranno a gestire.
Dal punto di vista scientifico, il 2005 è risultato un anno di intensa attività scientifica, dimostrata da
una impennata (+101% di punti di Impact Factor rispetto al 2004) degli indici di produzione
scientifica che, sicuramente, comporterà un arduo impegno per i ricercatori, mantenere nel futuro.
Ancora più entusiasmante è risultata la programmazione delle attività del 2006 che hanno visto
delineare e sviluppare una serie di interventi che, ritengo, cruciali per il futuro dell’Istituto. Parlo
dell’attivazione in via sperimentale dell’Ufficio Studi Clinici Controllati, del Servizio di Psicooncologia, e di un Settore Multimediale della Biblioteca, attività che non mancheranno di dare nel
medio-lungo termine sicuri risultati.
Va comunque sempre sottolineato che, i risultati raggiunti si basano fortemente su attività cliniche
di sempre maggiore complessità (di rilievo l’aumento del Case-mix per il 2005) a connotare un
Istituto che della Ricerca di tipo Traslazionale ne ha fatto una scelta basilare. Nuovi trattamenti
fisici locali, vaccini, nuovi farmaci e nuovi approcci chirurgici sono alla base di questa stimolante
produttività scientifica.
La considerazione conclusiva, infine, è doverosamente riferita ai fondi destinati ad attività
sperimentali, acquisiti dall’ Istituto nel corso del 2005.
Seguendo i trend nazionali di investimento per attività di R&S nel 2005, anche il nostro Istituto ha
registrato una modesta riduzione dei fondi disponibili ma, per la prima volta, si è resa visibile
un’inversione del rapporto tra entità dei Fondi di Ricerca Corrente rivenienti dal Ministero della
Salute e Fondi raccolti per la esecuzione di Progetti Finalizzati rivenienti da soggetti finanziatori
pubblici e privati, a tutto favore di quest’ultima voce. Dati preliminari danno questa tendenza
ulteriormente accentuata anche nel 2006.
Sono queste due indicazioni: riduzione dei fondi disponibili e aumento della produttività scientifica
che fanno guardare all’anno 2005 come ad un anno in cui l’Istituto ha sostanzialmente migliorato la
sua efficienza produttiva, grazie sicuramente alla entità ed al coordinamento degli sforzi dei
ricercatori ma, anche, e non ultimo, alla migliorata efficienza dei processi gestionali ed
amministrativi che ne regolano le attività.
IL DIRETTORE SCIENTIFICO
Dott.Angelo Paradiso
12
ORGANIGRAMMA ED ATTIVITÀ
13
Organigramma ed Attività
Organigramma
(dati aggiornati al 2005)
Commissario
Straordinario
Direzione
Aziendale
Organi di staff
Servizio integrato
di epidemiologia
e servizi
informativi sanitari
Resp.strutt.sempl.
Area
Controllo di Gestione
U.R.P. e
Controllo Qualità
Comitato Etico
Dirigente
1
Collab. Amm.vo1
1
Assist. Sanitario1
Direzione
Aziendale
Direzione
Scientifica
Direzione
Amministrativa
Direzione Sanitaria
Aziendale
Direzione Sanitaria
di Presidio
Vice Direzione
Area
Gestione Affari Generali,
Legali e Burocratici
Uffici Amministrativi
Area
Gestione Risorse
Umane
Area
Gestione Tecnica
Patrimonio,
Informatica, Ingegneria
clinica e sicurezza
sui luoghi di lavoro
Biblioteca
Aree
Dipartimentali
Servizio di Farmacia
Direttore Farm. Str. Compl.
Coad. Amm.vo
1
1
Area
Gestione Risorse
Finanziarie
CTS
Galenica clinica, nutrizione Parenterale,
Unità di Manipolazione farmaci Antiblastici
Resp. Farmacista str. Sempl.
1
Direzione
Amministrativa
Segreteria Dir. Amm.
Collab. Amm.v o
Assist. Amm.vo
1
1
Area Gestione
Risorse Umane
Dirigente
Collab. Amm.v o esp.
Assist. Amm.v o
Area Gestione
Affari Generali, Legali
e Burocratici
Dirigente
1
Collab. Amm.v o esp. 1
Assist. Amm.v o
2
Coad. Amm.v o
2
1
.3
3
Area Gestione
Risorse Finanziarie
Dirigente
Collab. Amm.v o esp.
Collab. Amm.vo
Assist. Amm.v o
1
1
1
3
Area Gestione Tecnica,
Patrimonio, Informatica,
Ingegneria Clinica
e sicurezza sui luoghi di lav.
Dirigente
Collab. Amm.vo esp.
Collab. Amm. vo
Assist. Amm.v o
Coad. Amm.v o esp.
Coad. Amm.v o
1
1
2
3
1
2
Ufficio Ticket
Assist. Amm.v o
OTA
2
1
Centralino e Servizi Generali
Oper-.spec. Cond. Cald.
Oper. spec. Centr.
Op.spec. Aut.
Commesso
1
7
1
1
14
Organigramma ed Attività
Attività clinico-assistenziale
Periodo 2001-2005
Nel corso dell’anno 2005, le scelte aziendali
dell’ Istituto, sono state orientate alla verifica del
livello di inappropriatezza delle prestazioni
erogate, sia nei confronti della mission dell’Istituto
(la cura e la ricerca clinica in campo oncologico),
che dell’efficienza organizzativa (modalità di
erogazione delle prestazioni: ricovero ordinario,
ricovero a ciclo diurno, prestazioni ambulatoriali).
La scelta,quindi, è stata quella di privilegiare, in
una prima fase di riorganizzazione del modello
assistenziale, la qualità delle prestazioni erogate,
anche a rischio di una riduzione del fatturato
complessivo.
Il dato complessivo delle attività assistenziali (vedi
allegato), così come riportato nella tabella
acclusa, evidenzia gli elementi più significativi
delle attività svolte e dell’impegno profuso per
erogare prestazioni con i livelli di appropriatezza,
propri di un Istituto di ricerca.
• Il case mix aumentato
• Le giornate di degenza diminuite
Entrambi sono parametri indicativi di un’attività
che si concentra su prestazioni per patologie di
alto- medio profilo in regime di ricovero ordinario
(il case- mix aumentato), che utilizza la risorsa
posto letto in maniera più appropriata (diminuita la
degenza media e l’indice di turn over, aumentato il
tasso di utilizzo e l’indice di rotazione per p. l.); che
sposta
sul
regime
a
ciclo
diurno
e
sull’ambulatoriale prestazioni di basso profilo
(aumento del file “F”), come le chemioterapie,
intesa come la semplice somministrazione ciclica
dei farmaci .Il DRG 410 o DRG di basso peso
come il DRG 266, il 284 e il 262, che rimangono
tra i primi nella casistica dei primi DRG di altri
Istituti
Oncologici,
sono,
attraverso
la
realizzazione dell’obiettivo dell’appropriatezza ,
notevolmente ridotti nella casistica dell’IRCCS
Oncologico di Bari, avendo utilizzato strumenti di
organizzazione diversa rispetto al ricovero
ordinario.
L’attività assistenziale dell’Istituto si è, con il 2005,
stabilizzata su valori che ne confermano la
capacità di rispondere alla “mission” che è propria
dell’Istituto e che, sul piano specificatamente delle
attività di natura assistenziale, gli è stata
assegnata dal Piano di Riordino della Rete
Ospedaliera Regionale.
L’ IRCCS di Bari viene individuato come Centro di
Riferimento Oncologico Regionale, con il compito
di supportare le autorità regionali nella
formulazione
dei
programmi,
nella
standardizzazione di metodiche diagnostico –
terapeutiche per la validazione dei protocolli”.
Nel corso del 2005, “l’appropriatezza”, sia rispetto
alla “mission” che alle modalità organizzative di
erogazione delle prestazioni, ha definito una
casistica assistenziale di ricoveri in regime
ordinario, caratterizzata dalla presenza di DRG di
medio- alto peso.
Di conseguenza il “case mix” dell’Istituto, quale
indice della complessità della casistica trattata, si
è stabilizzato per il 2005 sul valore di 1,39,
partendo dal valore di 1,08 del 2001.
Il dato assume particolare rilevanza sul piano
gestionale, in quanto pur avendo operato un
considerevole spostamento di attività in regimi
alternativi a quello ordinario e, quindi ridotto il
numero totale dei ricoveri ordinari, il valore
complessivo
del
fatturato
prodotto
è
progressivamente aumentato raggiungendo per il
2005, per la prima volta, il tetto di prestazioni
fissato dal DIEF.
Dalla lettura del dato sulla produttività
assistenziale del 2005 si evidenzia ulteriormente
che l’attività dell’Istituto, quale soggetto erogatore
di prestazioni assistenziali in campo oncologico,
continua ad essere indirizzata verso il
potenziamento della capacità di erogare
prestazioni appropriate, incentrate su una
tipologia
di
media
–
alta
complessità
assistenziale.
15
Organigramma ed Attività
Attività clinico-assistenziale
Periodo 2001-2005
INDICATORI DI ATTIVITÀ
2001
2002
2003
2004
2005
150
122
122
118
118
Ricoveri
5.717
4.848
4.523
4.583
4.352
Giornate di degenza
30.402
25.994
26.015
23.946
23.517
Degenza media
5,32
5,36
5,75
5,22
5,40
Ricoveri in Day Hospital
1298
1961
1934
2.035
2.223
Tasso di occupazione posti letto
60,80%
65,27%
66,61%
63,68%
63,01%
Visite ambulatoriali
40.103
45.467
44.540
46.541
53.514
Interventi Chirurgici
2.610
2.556
3.339
2.380
2311
Esami di laboratorio
333.426
416.538
430.635
348.795
325.068
Esami istologici
21.052
27.713
26.124
5.123*
4.739
Esami citologici
7.179
9.643
9.149
8843
Esami radiologici
37.715
21.529
23.642
31.989
36.894
Esami cardiologici
18.804
18.792
18.189
10.766
10.067
Esami endoscopici
1.498
2.485
2.185
2.102
1.970
Applicazioni di Radioterapia
54.630
23.270
23.570
13.869
19.695
1,08
1,19
1,32
1,37
1,39
Posti letto funzionanti
Case mix
Dati aggiornati al 2005
*Per l’anno 2004 gli esami istologici sono stati computati per numero di pazienti e non per numero di preparati
allestiti
16
Organigramma ed Attività
Revisori dei Conti
Giacomo Zona
Presidente
Michele De Nicotera
Componente
Achille Guglielmi
Componente
Ministero dell’Economia e Finanze
Ministero della Salute
Regione Puglia
Comitato Tecnico Scientifico (C.T.S.)
Presidente
Angelo Paradiso
Direttore Scientifico
Componenti
Dora Casamassima
Biologo Coadiutore
Pietro Calabrese
Direttore U.O.C.
Enza Carioggia
Direttore U.O.C.
Giuseppe Colucci
Direttore Dipartimento
Angelo Domenico Colasanto
Direttore Sanitario
Giangiuseppe Console
Direttore U.O.C.
Cosimo D’Amico
Dirigente II livello
Cosmo Gadaleta
Dirigente II livello
Francesco Giotta
Dirigente II livello
Luciano Grammatica
Direttore Dipartimento
Franco Lorusso
Capo Tecnico
Vito Lorusso
Direttore U.O.C.
Vittorio Mattioli
Direttore Dipartimento
Antonio Mazzei
Dirigente II livello
Severino Montemurro
Direttore U.O.C.
Antonio Pellecchia
Direttore Dipartimento
Stella Petroni
Biologo Collaboratore
Michele Quaranta
Direttore Dipartimento
Vito Sasanelli
Direttore Amministrativo
Francesco Schittulli
Direttore Dipartimento
Giovanni Simone
Dirigente II livello
Artur Timurian
Direttore U.O.C.
Michele Traversa
Dirigente II livello
Francesco Zito
Dirigente II livello
Dati aggiornati al 2005
17
Organigramma ed Attività
Comitato Etico (C.E.)
(Del. Comm. Str. n. 309 del 06/09/2005)
PRESIDENTE
VICE-PRESIDENTE
COMPONENTI
SEGRETERIA
SCIENTIFICA
SEGRETERIA
ORGANIZZATIVA
Giacinto De Marco
Presidente della Corte di Appello di Bari
Gabriella Serio
Prof. Ordinario Statistica Medica
Facoltà di Medicina e Chirurgia - Università degli Studi
di Bari
Maria Rosaria Carratù
Prof. Associato di Farmacologia
Settore Disciplnare 14 –
Facoltà di Medicina e Chirurgia – Università degli Studi
di Bari
Massimo Castellano
Consigliere Nazionale dell’AiSTOM e Responsabile del
Centro AiSTOM di Bari
A. Domenico Colasanto
Direttore Sanitario
IRCCS Ospedale Oncologico di Bari
Giangiuseppe Console
Dirigente di Struttura Complessa di Farmacia
IRCCS Ospedale Oncologico di Bari
Tommasi Berardi
Prof. Associato di Chirurgia Oncologica
Facoltà di Medicina e Chirurgia - Università degli Studi
di Bari
Lino Larocca
Vice Presidente del Tribunale Ecclesiastico Pugliese
Angelo Paradiso
Direttore Scientifico f.f.
IRCCS Ospedale Oncologico di Bari
Francesco Silvestris
Prof. Ordinario di Medicina Interna
Facoltà di Medicina e Chirurgia - Università degli Studi
di Bari
Patrizia Nardulli
Dirigente Farmacista
U.O. di Farmacia - IRCCS Ospedale Oncologico di Bari
Alessandro Lanetti
Assistente Amministrativo
Direzione Scientifica - IRCCS Ospedale Oncologico di
Bari
Protocolli Approvati dal Comitato Etico nel periodo 20012005
25
Finanziamenti da società farmaceutiche
periodo 2001-2005
600.000
500.000
20
400.000
15
300.000
10
200.000
5
0
Protocolli approvati
100.000
-
2001
21
2002
13
2003
20
2004
23
2005
10
2001
2002
2003
2004
2005
Finanziamenti 178.70 244.20 198.62 365.00 551.00
18
Organigramma ed Attività
Pianta Organica
RUOLO SANITARIO
-
Tecnico
elettronico
sanitario
-
Fisiocinesiterapista
2
-
Operatore prof.le di II
categoria- Infermiere
generico
19
1
Dirigenza Area medica
Direttore (str. compl) con
incarico
Direttore di Dipartimento
6
Direttore (str. compl.)
6
Responsabile (str. sempl)
22
Dirigente medico
39
RUOLO PROFESSIONALE
Direttore
(Str.compl.)
Ingegnere
Assistente
(Conv.)
Religioso
Dirigenza Ruolo sanitario
Direttore Farmacista (str.
compl.)
Responsabile
(str. sempl.)
Direttore
compl.)
Dirigente Fisico
1
Responsabile Biologo (str.
sempl)
2
Dirigente Biologo
8
1
Fisico
(str.
1
1
1
RUOLO TECNICO
Farmacista
1
Collaboratore
professionale
sociale
Operatore
specializzato
Assistente
1
tecnico
-
Autista
5
-
Centralinista
7
-
Operatore
tecnico
specializzato addetto
all’assistenza
5
Ausiliario specializzato
3
Altro personale ruolo sanitario
Collaboratore
professionale
esperto
sanitario
1
Collaboratore
professionale sanitario
RUOLO AMMINISTRATIVO
Dirigente amministrativo
3+1(con
incarico)
Collaboratore
amministrativo
professionale esperto
6
Collaboratore
amministrativo profess.
6
-
Infermiere
105
-
Colposcopista
1
-
Dietista
2
-
Assistente sanitario
2
Assistente amministrativo
22
-
Tecnico sanitario di
laboratorio biomedico
15
Coadiutore amministrativo
9
Commesso
1
-
Tecnico sanitario
radiologia medica
di
21
19
Organigramma ed Attività
Direzione amministrativa
AREA CONTROLLO DI GESTIONE
SEGRETERIA
collaboratore amministrativo
esperto
1
AREA GESTIONE AFFARI GENERALI, LEGALI
E BUROCRATICI
dirigente
collaboratore
esperto
assistente amministrativo
2
coadiutore amministrativo
2
1
amministrativo
1
AREA GESTIONE RISORSE UMANE
dirigente
1
collaboratore amministrativo
esperto
2
assistente amministrativo
4
AREA
GESTIONE
TECNICA
E
DEL
PATRIMONIO, INFORMATICA, INGEGNERIA
CLINICA E SICUREZZA SUI LUOGI DI LAVORO
dirigente
1
Gestione Tecnica e del Patrimonio, Informatca,
Ingegneria clinica e Sicurezza sui luoghi di
lavoro
Dirigente
1
Coudut. Amm.vo
1
Coll. Amm.vo
1
Direzione Scientifica
DIREZIONE SCIENTIFICA
collaboratore amministrativo
1
assistente amministrativo
1
BIBLIOTECA
assistente amministrativo
1
ausiliario
1
Direzione Sanitaria Aziendale
CENTRO UNICO PRENOTAZIONI
Piano 0
personale infermieristico
3
personale infermieristico
3
Piano 3
Piano -2
assistente amministrativo
1
collaboratore
esperto
collaboratore amministrativo
2
assistente sanitario
1
assistente amministrativo
4
personale infermieristico
1
coadiutore amministrativo
1
amministrativo
1
Centralino e servizi generali
operaio spec.centralinista
7
operaio. spec.autista
1
AREA GESTIONE RISORSE FINANZIARIE
dirigente
1
Gestione risorse finanziarie
collaboratore
esperto
collaboratore amministrativo
1
assistente amministrativo
3
amministrativo
1
ACCETTAZIONE MALATI
SERVIZIO INTEGR. DI EPIDEMIOLOGIA E
SERVIZI INFORMATIVI SANITARI
assistente amministrativo
1
coadiutore amministrativo
1
OTA
1
FRONT OFFICE
personale infermieristico
1
OTA
2
ausiliario
1
Ufficio riscossione ticket
assistente amministrativo
2
OTA
1
20
Organigramma ed Attività
Direzione Sanitaria di Presidio
SEGRETERIA
UFFICIO INFERMIERISTICO
collaboratore prof.sanit.esperto
2
personale infermieristico
1
dietiste
2
assistente sociale
1
CARTELLE CLINICHE
personale infermieristico
coadiutore amministrativo
1
assistente amministrativo
1
ARCHIVIO
coadiutore amministrativo
2
SALA MORTUARIA
ASSISTENZA SOCIALE
2
ausiliario
2
assistente amministrativo
1
assistente sanitario
1
U.R.P.
21
Organigramma ed Attività
Dipartimenti
Dipartimento di Oncologia Sperimentale
Direttore: Michele Quaranta
Dipartimento di Servizi e Diagnostica
Direttore: Antonio Pellecchia
Dipartimento di Oncologia Chirurgica
Direttore: Luciano Grammatica
Dipartimento di Oncologia Medica
Direttore: Giuseppe Colucci
Dipartimento Donna
Direttore: Francesco Schittulli
Dipartimento di Area Critica e quartiere
Operatorio
Direttore: Vittorio mattioli
Dipartimento di Oncologia Sperimentale
Direttore: Michele Quaranta
Dipartimento di Oncologia Chirurgica
Direttore: Luciano Grammatica
U.O. LABORATORIO DI ANALISI CHIMICOCLINICHE, MICROBIOLOGIA,
IMMUNOEMATOLOGIA E RADIOIMMUNOLOGIA
U.O. CHIRURGIA DELL’APPARATO DIGERENTE
•
dirigenti medici
2
•
dirigenti medici
5
•
dirigenti biologici
2
•
personale
infermieristico
*
•
personale
tecnico
9
•
OTA
2
S.S. Ematologia e coagulazione
•
Responsabile
biologo
1
S.S. Immunologia e protidologia
•
Responsabile
biologo
1
U.O. LABORATORIO DI ONCOLOGIA
SPERIMENTALE E CLINICA
•
dirigenti medici
1
•
Dirigenti biologi
2
•
Personale
tecnico
2
S.S. Chirurgia dello scavo pelvico e riabilitazione
del pavimento pelvico
•
Responsabile
medico
U.O. OTORINOLARINGOIATRIA E PATOLOGIA
CERVICO-FACCIALE
•
dirigenti medici
1
•
personale
infermieristico
*
S.S. Ecografia, diagnostica ed interventistica
testa-collo, attività amb. day hospital, controllo
SDO
•
Responsabile
medico
1
* il personale infermieristico, pari a n.21 unità di
ruolo e n.6 incaricati, viene gestito dal dipartimento
22
Organigramma ed Attività
Dipartimento di Oncologia Medica
Direttore: Giuseppe Colucci
Dipartimento Donna
Direttore: Francesco Schittulli
U.O. ONCOLOGIA MEDICA
U.O. GINECOLOGIA ONCOLOGICA
•
dirigenti medici
5
•
dirigenti medici
4
•
personale
infermieristico
13*
*+n.3 inferm. incaricati
•
personale
infermieristico
5
S.S. Controllo di qualità e SDO
•
responsabile
medico
1
U.O. ONCOLOGIA MEDICA E SPERIMENTALE
S.S. Ecografia diagnostica ed operativa
•
responsabile
medico
1
U.O. SENOLOGIA CHIRURGICA E PREVENTIVA
•
dirigenti medici
4
•
dirigenti medici
6*
*+n.1 dirigente medico
incaricato
•
personale
infermieristico
22*
*+n.3 inferm. incaricati
•
personale
infermieristico
16*
*+n.2 infer. incaricati
S.S. Attività ambulatoriale e day hospital del
dipartimento
•
Responsabile
medico
1
U.O. RADIOTERAPIA
S.S. Chirurgia mininvasiva, day surgery ambulat
•
Responsabile
medico
1
S.S. Follow up, controllo qualità. SDO
•
responsabile
medico
•
dirigenti medici
2
•
personale
infermieristico
2
•
personale
tecnico
2
•
Responsabile
medico
1
•
coad.amm.vo
1
•
dirigente medico
1
•
personale
infermieristico
1
•
Personale
tecnico
4
STRUTTURE SEMPLICI DIPARTIMENTALI
U.O. Radiodiagnostica Senologica
S.S. Trattamento del Ca. mammella, GOIP Dipart.
Donna
•
Responsabile
medico
1
1
U.O. Chirurgia Plastica
•
Responsabile
medico
1
U.O. Riabilitazione
•
Responsabile
medico
1
•
Fisioterapisti
4
23
Organigramma ed Attività
Dipartimento di Area Critica e Quartiere
Operatorio
Direttore: Vittorio mattioli
U.O ANESTESIA E TERAPIA INTENSIVA POSTCHIRURGICA
Dipartimento di Servizi e Diagnostica
Direttore: Antonio Pellecchia
U.O. DIAGNOSTICA PER IMMAGINI
•
dirigenti medici
3
•
dirigenti medici
4
•
personale
infermieristico
12
•
personale
infermieristico
3
•
personale
tecnico
9
•
Coad.amm.vo
1
S.S. Terapie del dolore e cure palliative
•
Responsabile
medico
1
S.S. Radiodiagnostica mediante macchine
pesanti (TAC, RMN)
U.O. CARDIOLOGIA
•
Dirigenti medici
1
•
personale
infermieristico
5
S.S. Ecocardiografia, acocolordoppler ed
ergometria
•
Responsabile
medico
1
STRUTTURE SEMPLICI DIPARTIMENTALI
U.O. Radiologia Interventistica
•
Responsabile
medico
1
•
dirigente medico
2
•
personale
infermieristico
9*
*+n.2 infermieri incaricati
•
Personale
tecnico
1
•
Responsabile
medico
1
U.O. ANATOMIA, ISTOPATOLOGIA E
BIOTECNOLOGIE AVANZATE
•
dirigenti medici
1
•
Dirigenti
biologici
4
•
Personale
tecnico
3*
*+n.2 tecnici di lab.
Incaricati
•
Assistente
amm.vo
1
S.S. Istocitopatologia, GOIP Dipartimento donna
•
responsabile
medico
1
S.S. Citodiagnostica
•
responsabile
medico
1
U.O. FISICA SANITARIA
•
Dirigente fisico
2
•
Personale
tecnico
2
U.O. GASTROENTEROLOGIA, ENDOSCOPIA
DIGESTIVA E LASER TERAPIA
•
Dirigenti medici
1
•
Personale
infermieristico
2
S.S. Laserterapia
•
Responsabile
1
24
ATTIVITA’ FORMATIVE ED EDUCAZIONE
25
Attività Formative ed Educazione
Educazione Continua in Medicina
Titolo
progetto/evento
formativo anno
2005:
Destinatari
n. crediti
Partecipanti
Accoglienza ed
umanizzazione
nel percorso
assistenziale del
paziente
oncologico
Infermieri,tecnici di
laboratorio e
radiologia,dietisti,fI
siote
rapisti, assistenti
sanitari
21
84
BLSD:il primo
intervento nelle
emergenze
cliniche
intraospedaliere
BLSD:il primo
intervento nelle
emergenze
cliniche
intraospedaliere
Comfort e
sicurezza negli
ambienti di
lavoro confinati
Corso di
chirurgia della
mammella
Gestione delle
complicanze
nelle chirurgie
del colon retto
Gestione delle
ferite chirurgiche
Il controllo di
gestione negli
Enti pubblici
Le emergenze in
Chirurgia
Oncologica
Le emergenze in
chirurgia
oncologica
Le radiazioni
ionizzanti nelle
attività sanitarie
Responsabile
E.Nigro
Area di
interesse
Direzione
Sanitaria
Area Critica e
quartiere
operatorio
Attività in ore
54
40
Infermiere
41
8
V. Mattioli
Medico chirurgo
38
7
V. Mattioli
Area Critica e
quartiere
operatorio
40
Tutte le professioni
5
100
G. Simeone
Dei Servizi e
di Diagnostica
16
Medico chirurgo
34
12
F. Schittulli
Senologia
33
Medico chirurgo
7
60
S. Montemurro
Chirurgia
apparato
digerente
9
infermiere medico
chirurgo
22
40
V. Mattioli
Area Critica e
Quartiere
Operatorio
58
4
80
R. Caporusso
Area Controllo
di Gestione
16
medico chirurgo
7
10
L. Grammatica
Oncologia
chirurgica
9
Infermiere
7
20
L. Grammatica
Oncologia
chirurgica
9
Medico chirurgo
10
40
E. Carrioggia
Dei Servizi e
di Diagnostica
28
Dirigenti di
azienda,
respons.controllo
di gestione del
bilancio e
approvvigiona
menti
26
Attività Formative ed Educazione
Titolo
progetto/evento
formativo anno
2005:
Le radiazioni
ionizzanti nelle
attività sanitarie
Le radiazioni
ionizzanti nelle
attività sanitarie
Metodi e
strumenti di
ricerca
bibliografica online per
l’informazione
biomedica
Metodi e
strumenti per
un’assistenza
infermieristica di
qualità
Onde
elettromagnetich
e, aspetti fisici e
biologici,
tipologia delle
sorgenti e
relative
esposizioni
Quality Control
in quantitative
PCR:
applixcation in
oncological
biomarkers study
Quality Control
in quantitative
PCR:
applixcation in
oncological
biomarkers study
Quality Control
in quantitative
PCR:
applixcation in
oncological
biomarkers study
Tumori e
trombosi
TOTALE
Area di
interesse
Attività in ore
E. Carrioggia
Dei Servizi e
di Diagnostica
28
16
E. Carrioggia
Dei Servizi e
di Diagnostica
28
13
40
P.De Cillis
Direzione
Scientifica
26
infermiere
37
120
V. Nigro
Direzione
Sanitaria
192
Tutte le professioni
9
100
G. Simeone
Dei servizi e di
diagnostica
24
17
Destinatari
n. crediti
Partecipanti
Tecnico sanitario
radiologia medica
11
64
Fisico sanitario
12
Tutte le professioni
Responsabile
Tecnico sanitario
biomedico
15
15
A. Paradiso
Laboratorio
Oncologia
Sperimentale
Clinica
biologi
14
15
A. Paradiso
Laboratorio
Oncologia
Sperimentale
Clinica
17
medico chirurgo
14
5
A. Paradiso
Laboratorio
Oncologia
Sperimentale
Clinica
17
Infermiere, medico
chirurgo
3
100
V. Lorusso
Oncologia
Medica
5
n. 324
n. 936
n. 666
27
Attività Formative ed Educazione
MASTER E DOTTORATI
Anno
Titolo
1) 2005
Chimica del Farmaco – Dip. Farmaco chimico - Università di Bari – ciclo XX
2) 2005
Economia Aziendale- Università di Lecce
3) 2005
Oncologia ed Endocrinologia Molecolare - Università di Napoli “Federico II”– ciclo XXI
4) 2005
Scuola di Specializzazione Farmacia Ospedaliera- Università Bari
5) 2005
1) Anno
Tecnologie cellulari e molecolari in fisiologia-– Dip. Farmaco chimico - Univ Bari – ciclo
XVIII
2005
Titolo Chimica del Farmaco – Dip. Farmaco chimico – Università di Bari – ciclo XX
Descrizione Dott.ssa Letizia Porcelli
Dottorato di ricerca in Chimica del Farmaco – Dip. Farmaco chimico – Università di
Bari – ciclo XX
Titolo tesi: “Studio dell’attività antitumorale di composti correlati ai PPARs e alle
metalloproteinasi”
Sede di svolgimento: Laboratorio di Oncologia Sperimentale Clinica, IRCCS Istituto
Tumori Giovanni Paolo II di Bari
Numero partecipanti 1
2) Anno
2005
Titolo Economia Aziendale- Università di Lecce
Descrizione Il dottorato è stato sponsorizzato dall’IRCCS Istituto Tumori Giovanni Paolo II di Bari
e ha riguardato gli aspetti economici delle prestazioni sanitarie dell’Istituto.
Numero partecipanti 1
28
Attività Formative ed Educazione
3) Anno
2005
Titolo Oncologia ed Endocrinologia Molecolare – Università di Napoli “Federico II”– ciclo
XXI
Descrizione Dott. Sinto Sebastian (India)
Dottorato di ricerca in Oncologia ed Endocrinologia Molecolare –- Università di Napoli
“Federico II”– ciclo XXI
Sede di svolgimento: Laboratorio Oncologia Sperimentale Clinica, IRCCS Istituto
Tumori di Bari
Numero partecipanti 1
4) Anno
2005
Titolo Scuola di Specializzazione Farmacia Ospedaliera- Università Bari
Descrizione Sede di svolgimento: Farmacia, IRCCS Istituto Tumori Giovanni Paolo II di Bari.
I n.3 specializzandi, si sono occupati di sperimentazioni cliniche, attività di
manipolazione chemioterapici antiblastici, comitato etico, ecc.
Presenti in Istituto, tutti i gg per n.6 ore giornaliere.
Numero partecipanti 3
5) Anno
2005
Titolo Tecnologie cellulari e molecolari in fisiologia-– Dip. Farmaco chimico - Univ Bari –
ciclo XVIII
Descrizione DOTTORATO DI RICERCA IN
TECNOLOGIE CELLULARI E MOLECOLARI IN FISIOLOGIA
XVIII CICLO- Università degli Studi di Bari.
Finanziato dall'IRCCS Istituto Tumori Giovanni Paolo II di Bari
Titolo del progetto:“RUOLO DELL’ESPRESSIONE DI NHE1, NHERF1 E RhoA
NELLA TUMORIGENESI E NELLA PROGRESSIONE NEOPLASTICA DI PAZIENTI
AFFETTI DA CARCINOMA MAMMARIO”.
Dottoranda: dr.ssa Antonia Bellizzi
Coordinatore: Prof.ssa MARIA SVELTO
Supervisori: Dott. ANGELO PARADISO, Prof. STEPHAN J. RESHKIN
Numero partecipanti 1
29
Attività Formative ed Educazione
Comparazione Crediti Formativi
Periodo 2002-2005
2000
1800
1600
1400
1200
1000
800
600
400
200
0
Eventi/Progetti
2002
2003
2004
2005
6
26
22
20
Crediti
116
264
430
320
Partecipanti
380
1805
1345
1236
Capacità di formare ricercatori
Periodo 2001-2005
60
50
40
30
20
10
0
Contratti
Borse
di
studio
2001
2002
2003
2004
Medici/Biologi
19
24
21
25
2005
55
Tecnici
5
3
3
7
19
area economica-giuridica
7
18
26
27
41
Medici/Biologi
13
17
14
17
8
area economica-giuridica
4
3
1
3
0
area economica-giuridica
7
0
0
0
0
30
PUBBLICAZIONI 2005
31
Pubblicazioni
Andamento delle pubblicazioni
Periodo 2001-2005
Anno
Pubblicazioni per extenso
Libri e Capitoli di libro
Abstracts
Totale
Recensite
Non recensite
2001
17
23
4
28
74
2002
30
6
2
10
48
2003
26
22
4
41
93
2004
35
7
4
67
113
2005
47
20
2
38
107
Totale
172
89
22
247
532
300
6
250
5
200
4
IF punti 150
3
100
2
50
1
0
2001
2002
2003
2004
2005
17
30
26
42
47
47,15
120,39
99,202
101,68
227,662
I.F. normalizzato
72
168
113
153
255
I.F. medio
2,8
4,0
3,8
2,4
4,8
numero Pubblicazioni
I.F. grezzo
IF medio
Andamento IMPACT FACTOR
Grezzo e normalizzato 2001-2005
0
32
Pubblicazioni
Pubblicazioni 2005
Lavori pubblicati su riviste recensite da Science Citation Index
ISI I.F. 2004
N.
Grezzo
Lavori per extenso
1.
4,335
BAZAN V, AGNESE V, CORSALE S, CALO V, VALERIO MR, LATTERI MA, VIENI S, GRASSI N,
CICERO G, DARDANONI G, TOMASINO RM, COLUCCI G, GEBBIA N, RUSSO A: Specific TP53
and/or Ki-ras mutations as independent predictors of clinical outcome in sporadic colorectal
adenocarcinomas: results of a 5-year Gruppo Oncologico dell'Italia Meridionale (G.O.I.M.) prospective
study. Ann Oncol 16 (suppl. 4): iv50-iv55, 2005.
2.
3,742
BERRUTI A, BITOSSI R, GORZEGNO G, BOTTINI A, GENERALI D, MILANI M, KATSAROS D,
RIGAULT DE LA LONGRAIS IA, BELLINO R, DONADIO M, ARDINE M, BERTETTO O, DANESE S,
SAROBBA MG, FARRIS A, LORUSSO V, DOGLIOTTI L: Paclitaxel, vinorelbine and 5-fluorouracil in
breast cancer patients pretreated with adjuvant anthracyclines. Br J Cancer 92 (4): 634-38, 2005.
3.
0,631
CALABRESE P, OLIVA S, GAGLIONE A: Coronary artery stenosis following mediastinal radiation
therapy. Case report and review of the literature. Tumori 91 (4): 369-72, 2005.
4.
3,742
CAPPUZZO F, NOVELLO S, DE MARINIS F, FRANCIOSI V, MAUR M, CERIBELLI A, LORUSSO V,
BARBIERI F, CASTALDINI L, CRUCITTA E, MARINI L, BARTOLINI S, SCAGLIOTTI GV, CRINO L:
Phase II study of gemcitabine plus oxaliplatin as first-line chemotherapy for advanced non-small-cell
lung cancer. Br J Cancer 93 (1): 29-34, 2005.
5.
7,517
CARDONE RA, BAGORDA A, BELLIZZI A, BUSCO G, GUERRA L, PARADISO A, CASAVOLA V,
ZACCOLO M, RESHKIN SJ: Protein Kinase A gating of a pseudopodial-located
RhoA/ROCK/p38/NHE1 signal module regulates invasion in breast cancer cell lines. Mol Biol Cell 16
(7): 3117-27, 2005.
6.
8,123
CARPAGNANO GE, FOSCHINO-BARBARO MP, MULE G, RESTA O, TOMMASI S, MANGIA A,
CARPAGNANO F, STEA G, SUSCA A, DI GIOIA G, DE LENA M, PARADISO A: 3p Microsatellite
alterations in exhaled breath condensate from non-small cell lung cancer patients. Am J Respir Crit
Care Med 172 (6): 738-44, 2005.
7.
3,713
CASAMASSIMA A, PICCIARIELLO M, QUARANTA M, BERARDINO R, RANIERI C, PARADISO A,
LORUSSO V, GUIDA M: C-creative protein: a biomarker of survival in patients with metastatic renal
cell carcinoma treated with subcutaneous interleukin-2-based immunotherapy. J Urol 173 (1): 52-55,
2005.
8.
3,302
CAVALLINI A, NOTARNICOLA M, GIANNINI R, MONTEMURRO S, LORUSSO D, VISCONTI A,
MINERVINI F, CARUSO MG: Oestrogen receptor-related receptor alpha (ERRalpha) and oestrogen
receptors (ERalpha and ERbeta) exhibit different gene expression in human colorectal tumour
progression. Eur J Cancer 41 (10): 1487-94, 2005.
9.
9,835
COLUCCI G, GEBBIA V, PAOLETTI G, GIULIANI F, CARUSO M, GEBBIA N, CARTENI G,
AGOSTARA B, PEZZELLA G, MANZIONE L, BORSELLINO N, MISINO A, ROMITO S, DURINI E,
CORDIO S, DI SERI M, LOPEZ M, MAIELLO E, MONTEMURRO S, CRAMAROSSA A, LORUSSO
V, DI BISCEGLIE M, CHIARENZA M, VALERIO MR, GUIDA T, LEONARDI V, PISCONTI S, ROSATI
G, CARROZZA F, NETTIS G, VALDESI M, FILIPPELLI G, FORTUNATO S, MANCARELLA S,
BRUNETTI C; Gruppo Oncologico dell'Italia Meridionale: Phase III randomized trial of FOLFIRI versus
FOLFOX4 in the treatment of advanced colorectal cancer: a multicenter study of the Gruppo
Oncologico dell'Italia Meridionale. J Clin Oncol 23 (22): 4866-75, 2005.
10.
2,667
COMELLA P, GAMBARDELLA A, FARRIS A, MAIORINO L, NATALE D, MASSIDDA B, CASARETTI
R, TAFUTO S, LORUSSO V, LEO S: A tailored regimen including capecitabine and oxaliplatin for
treating elderly patients with metastatic colorectal carcinoma Southern Italy Cooperative Oncology
Group trial 0108. Crit Rev Oncol Hematol 53 (2): 133-39, 2005.
11.
4,335
COMELLA P, MASSIDDA B, FILIPPELLI G, PALMERI S, NATALE D, FARRIS A, DE VITA F, BUZZI
F, TAFUTO S, MAIORINO L, MANCARELLA S, LEO S, LORUSSO V, DE LUCIA L, ROSELLI M:
Oxaliplatin plus high-dose folinic acid and 5-fluorouracil i.v. bolus (OXAFAFU) versus irinotecan plus
high-dose folinic acid and 5-fluorouracil i.v. bolus (IRIFAFU) in patients with metastatic colorectal
carcinoma: a Southern Italy Cooperative Oncology Group phase III trial. Ann Oncol 16 (6): 878-86,
2005.
33
Pubblicazioni
12.
4,434
COMELLA P, NATALE D, FARRIS A, GAMBARDELLA A, MAIORINO L, MASSIDDA B, CASARETTI
R, TAFUTO S, LORUSSO V, LEO S, CANNONE M: Capecitabine plus oxaliplatin for the first-line
treatment of elderly patients with metastatic colorectal carcinoma: final results of the Southern Italy
Cooperative Oncology Group Trial 0108. Cancer 104 (2): 282-89, 2005.
13.
1,427
DE CEGLIE A, GATTESCHI B, BLANCHI S, SCOTTO F, PELLECCHIA A, CONIO M: Esophageal
granular cell tumor treated by endoscopic mucosal resection. A case report and review of the
literature. Dig Dis Sci 50 (10): 1875-79, 2005.
14.
2,914
DE LENA M, RAMLAU R, HANSEN O, LORUSSO V, WAGNER L, BARNI S, CRISTOVAO MM,
HUBER R, ALBEROLA V, MITROVIC M, COLIN C, GASMI J: Phase II trial of oral vinorelbine in
combination with cisplatin followed by consolidation therapy with oral vinorelbine in advanced NSCLC.
Lung Cancer 48 (1): 129-35, 2005.
15.
3,742
DE PLACIDO S, DE LAURENTIIS M, DE LENA M, LORUSSO V, PARADISO A, D’APRILE M,
PISTILLUCCI G, FARRIS A, SAROBBA MG, PALAZZO S, MANZIONE L, ADAMO V, PALMERI S,
FERRAU F, LAURIA R, PAGLIARULO C, PETRELLA G, LIMITE G, COSTANZO R, BIANCO AR;
GOCSI Cooperative Group: A randomised factorial trial of sequential doxorubicin and CMF vs CMF
and chemotherapy alone vs chemotherapy followed by goserelin plus tamoxifen as adjuvant treatment
of node-positive breast cancer. Br J Cancer 92 (3): 467-74, 2005.
16.
21,713
EARLY BREAST CANCER TRIALISTS’ COLLABORATIVE GROUP (EBCTCG) PARADISO A, DE
LENA M, SCHITTULLI F: Effects of chemotherapy and hormonal therapy for early breast cancer on
recurrence and 15-year survival: an overview of the randomised trials. Lancet 365 (9472): 1687-717,
2005.
17.
21,713
EARLY BREAST CANCER TRIALISTS’ COLLABORATIVE GROUP (EBCTCG) PARADISO A, DE
LENA M, SCHITTULLI F: Effects of radiotherapy and of differences in the extent of surgery for early
breast cancer on local recurrence and 15-year survival: an overview of the randomised trials. Lancet
366 (9503): 2087-106, 2005
18.
1,395
GALETTA D, GIOTTA F, ROSATI G, GEBBIA V, MANZIONE L, DI BISCEGLIE M, BORSELLINO N,
COLUCCI G: Carboplatin in combination with raltitrexed in recurrent and metastatic head and neck
squamous cell carcinoma: A multicentre phase II study of the Gruppo Oncologico dell’Italia
Meridionale (G.O.I.M.). Anticancer Res 25 (6C): 4445-9, 2005.
19.
4,335
GEBBIA V, GALETTA D, DEMARINIS F: Non small cell lung cancer patients with ECOG PS2:
unsolved questions and lessons from clinical trials. Ann Oncol 16 (suppl. 4): iv123-31, 2005.
20.
4,416
GIANNELLI G, MARINOSCI F, TREROTOLI P, VOLPE A, QUARANTA M, DENTICO P, ANTONACI
S: SCCA antigen combined with alpha-fetoprotein as serologic markers of HCC. Int J Cancer 117 (3):
506-9, 2005.
21.
1,703
GIULIANI F, MOLICA S, MAIELLO E, BATTAGLIA C, GEBBIA V, DI BISCEGLIE M, VINCIARELLI
G, GEBBIA N, COLUCCI G; Gruppo Oncologico dell’Italia Meridionale (prot. 2106): Irinotecan (CPT11) and mitomycin-C (MMC) as second-line therapy in advanced gastric cancer: a phase II study of
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2.
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sedazione nella PAT (percutaneous ablation therapy) dei tumori epatici con guida angiografica. Minerva Anestesiol
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3.
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4.
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Analisi della variabilità dei costi dell’assistenza: il caso della spesa per farmaci e presidi nel DRG 410. Mecosan 55:
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COMELLA P, MASSIDDA B, FILIPPELLI G, NATALE D, FARRIS A, BUZZI F, TAFUTO S, MAIORINO L, PALMERI
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9.
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Pubblicazioni
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One lung ventilation close-chest with CMV and low level CPAP in radiofrequency ablation (RFA) of lung tumors: our
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14. MATTIOLI V, MONTANARO R, ANCHISI R, GAMBOTTO M: Valutazione dello stress nel quartiere operatorio:
lavori in corso. Minerva Anestesiol 71 (1 suppl. 10): 285-87, 2005.
15. NARDUCCI AV, GRAMMATICA L: L’organizzazione del modello della ricerca in un IRCCS. Tuttosanità Anno XIV
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16. RANIERI G, RIA R, ROCCARO AM, VACCA A, RIBATTI D: Development of vasculature targeting strategies for the
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17. SILVESTRIS N, FABIETTI P, NUMICO G, D’APRILE M, SOSCIA F, TIMURIAN A, LORUSSO V: Complicanze
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18. SILVESTRIS N, LOCOPO N, DI COSIMO S, SCIACCA V, D’APRILE M, LORUSSO V: Ruolo della gemcitabina nel
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2005.
19. URSI A, SZOST P, NARDUCCI AV: Comunicazione interna all’azienda ospedaliera pubblica: l’analisi dei flussi
informativi attraverso l’utilizzo di un modello specifico. Tuttosanità Anno XIV n. 75: 44-50, 2005.
20. XU JM, ZHU BD, MANGIA A, SIMONE G, MONTEMURRO S, GIULIANI F, MAIELLO E, COLUCCI G, PARADISO
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Libri e Capitoli di libri
1.
2.
LORUSSO V, SILVESTRIS N: Tumori dell’anziano. In: Massimo Lopez. Oncologia medica pratica. II Edizione.
Società Editrice Universo, pp. 2033-47, 2005.
LORUSSO V, CINIERI S, COVA D, SILVESTRIS N: Nuovi farmaci biomolecolari in Oncologia Medica - Un
manuale per il clinico – Volume I. Ragusa Grafica Moderna Modugno (BA), 2005.
Comunicazioni a congressi nazionali ed esteri, abstracts
1.
ACHILLE G, BESOZZI G, BUONO A, PATIERNO G, GRAMMATICA L, SIMONE G, ABBATE I: La diagnosi della
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28-30 ottobre 2005, pag. 133.
2.
ACHILLE G, BESOZZI G, MASTROSIMINI F, GRAMMATICA L, BUONO A, PATIERNO G: La misurazione di
TGfnab e di Cfnab nella tiroide e di linfonodi del collo per la diagnosi di neoplasie tiroidee primarie e secondarie.
Giornale Italiano Ecografia 8 (4): 37-38, 2005.
3.
ACHILLE G, BESOZZI G, MASTROSIMINI F, GRAMMATICA L, BUONO A, PATIERNO G: Sensibilità e specificità
dell’esame citologico su FNAB della tiroide. Nostra esperienza. Giornale Italiano Ecografia 8 (4): 40-41, 2005.
4.
ALOÈ F, MONTANARO R, CALABRESE R, LORUSSO V, CHIUMARULO F, MATTIOLI V: Buprenorfina TDS nel
dolore da cancro. Minerva Anestesiol 71 (1 suppl. 10): 138, 2005.
5.
ALOÈ F, MONTANARO R, CHIUMARULO F, D’ALUISIO L, CANNIELLO E, ARMENISE F, MATTIOLI V:
Valutazione dei fattori psicosociali nel trattamento antalgico del paziente anziano con dolore da cancro. Minerva
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AZZARITI A, COLABUFO NA, BERARDI F, PORCELLI L, NISO M, SIMONE MG, PERRONE R, PARADISO A:
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7.
AZZARITI A, COLABUFO NA, BERARDI F, PORCELLI L, NISO M, SIMONE MG, PERRONE R, PARADISO A: A
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18. GIANNELLI G, AZZARITI A, SGARRA C, PORCELLI L, ANTONACI S, PARADISO A: Laminin-5 protects ZD6474
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19. LUPI R, FALCHETTI M, ZANNA I, MANCINI B, CECCARELLI K, RIZZOLO P, BIANCHI S, SAIEVA C, MASALA G,
PARADISO A, PALLI D, OTTINI L: Analysis of CHEk2 variants and protein expression in an italian series of male
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20. MANGIA A, CHIRIATTI A, SIMONE GM, ZITO A, PACIOLLA N, PELAGIO G, STEA B, SCHITTULLI F, PARADISO
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21. PARADISO A, AZZARITI A, PORCELLI L, SIMONE GM, FRANSVEA E, ANTONACI S, GIANNELLI G: Laminin-5
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22. PARADISO A, MAIER S, NIMMRICH I, MARX A, EPPENBERGER-CASTORI S, JÄNICKE F, SPYRATOS F,
FOEKENS J, SCHMITT M, HARBECK N: DNA methylation profile predicts risk of recurrence in tamoxifen-treated,
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23. PARADISO A, MANGIA A, CHIRIATTI A, XU JM, SIMONE G, ZITO A, MONTEMURRO S, MALLAMCI R, GIULIANI
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24. PARADISO A, TOMMASI S, FOSCHINO-BARBARO MP, MULÈ G, RESTA O, MANGIA A, CARPAGNANO F,
STEA G, SUSCA A, DI GIOIA G, DE LENA M, CARPAGNANO GE: Microsatellite instability in exhaled breath
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25. PARADISO A, NIMMRICH I, KOENIG T, EPPENBERGER-CASTORI S, BOHLMANN I, SPYRATOS F, JÄNICKE F,
MULLER V, THOMSSEN C, HOFLER H, NAHRING J, MANGIA A, SCHITTULLI F, EPPENBERGER U, MODEL F,
MARTENS J, FOEKENS J, LESCHE R, SCHWOPE I, KLUTH A, MARX A, SCHMITT M, HARBECK N, MAIER S:
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Tumori (Supplementi) 4 (4): 77, 2005.
26. PARRELLA P, POETA ML, GALLO AP, PRENCIPE M, APICELLA A, ROSSIELLO R, LIGUORO G, SERIPA D,
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FAZIO VM: Non-random distribution of aberrant promoter methylation of cancer related genes in sporadic breast
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Pubblicazioni
27. PARRELLA P, SCINTU M, PRENCIPE M, POETA ML, GALLO AP, RABITTI C, RINALDI M, TOMMASI S,
PARADISO A, SCHITTULLI F, VALORI VM, TOMA S, ALTOMARE V, FAZIO VM: HIC1 promoter hypermethylation
and 17P13.3 allelic loss in breast ductal carcinomas. Tumori (Supplementi) 4 (2): 49, 2005.
28. PATRUNO R, PASSANTINO L, RIBAUD MR, PELLECCHIA V, SAVINO E, COVIELLO M, QUARANTA M,
RANIERI G: Plasma activated platelet rich VEGF level as a surrogates markers of angiogenesis and malignany in
spontaneous mast cells tumour model. Tumori (Supplementi) 4 (4): 77-78, 2005.
29. PORCELLI L, AZZARITI A, SEBASTIAN S, SIMONE GM, GATTI G, NICOLIN A, PARADISO A: Enhanced and
schedale-dependent antitumour activity of the combination gefitinib (ZD1839; “Iressa”) and the mTor inhibitor
rapamycin in a panel of pancreas cancer cell lines. Tumori (Supplementi) 4 (4): 81, 2005.
30. PORCELLI L, AZZARITI A, SIMONE GM, PARADISO A: Molecular targets and chemosensitivity of human
pancreatic cell lines. Tumori (Supplementi) 4 (2): 33, 2005.
31. PRENCIPE M, GALLO AP, VALORI V, APICELLA A, ROSSIELLO R, PARADISO A, TOMMASI S, ZITO FA, FAZIO
VM, PAOLA P: Methylation status changes in cancer related genes durino ductal breast carcinoma progression.
Tumori (Supplementi) 4 (4): 82, 2005.
32. RANIERI G, PATRUNO R, MARTINO D, VACCA F, SCHITTULLI F, RIBATTI D, VALERIO P: Mast cell density
positive to tryptase may play a role in human breast cancer angiogenesis. Tumori (Supplementi) 4 (4): 83, 2005.
33. SEBASTIAN S, AZZARITI A, PORCELLI L, SIMONE GM, TOMMASINO M, PARADISO A: Molecular
characterization and gefitinib sensitivity of a panel of 12 new HNSCC cell lines. Tumori (Supplementi) 4 (4): 93,
2005.
34. SIMONE GM, CHIRIATTI A, MANGIA A, BRUNO M, CICORIA O, DI GENNARO M, LONGO S, RINALDI M,
SCHITTULLI F, PARADISO A: Analysis of the reasons for accepting or declining blood sample. Partecipation in
genetic research breast cancer: a hospital-based population study. First ESH-EBMT Euroconference on
Biobanking. Saggart, Co Dublin, Ireland 28-31 january 2005, poster 24.
35. TOMMASI S, CRAPOLICCHIO A, LACALAMITA R, BRUNO M, MONACO A, SIMONE G, TRENTADUE A, PILATO
B, SCHITTULLI F, LONGO S, DIGENNARO M, MANGIA A, PARADISO A: BRCA1 alterations in a hospital-based
consecutive series of Puglia breast cancer patients with familial history. Atti Symposium Lynne Cohen Foundation
for Ovarian Cancer Research, New York april 15-16 2005.
36. TOMMASI S, FEDELE V, LACALAMITA R, BRUNO M, CRAPOLICCHIO A, SCHITTULLI F, GINZINGER D,
SCOTT G, EPPENBERGER-CASTORI S, EPPENBERGER U, CALISTRI D, CASADEI S, SEYMOUR I, LONGO S,
DE GENNARO M, SIMONE G, ZITO F, BENZ CC, PARADISO A: ERBB2 SNPs in familial breast cancer patients.
Atti Symposium Lynne Cohen Foundation for Ocarina Cancer Research, New York april 15-16 2005.
37. TOMMASI S, FEDELE V, LACALAMITA R, BRUNO M, MOORE D, CRAPOLICCHIO A, SCHITTULLI F,
GINZINGER D, SCOTT G, EPPENBERGER-CASTORI S, EPPENBERGER U, BENZ CC, PARADISO A: Role of
ERBB2 SNPS in the risk of familial breast cancer in caucasian women. Tumori (Supplementi) 4 (2): 75, 2005.
38. ZIZZO N, PATRUNO R, LIONETT A, DI SUMMA A, BUFO P, PELLECCHIA A, RIBATTI D, RANIERI G: Endothelial
area and microvascular density in a canine non-Hodgkin’s lymphoma: an interspecies model of tumor angiogenesis.
Eur J Lymphol 15 (Sp. No. 43): 3, 2005.
39
LA RICERCA
40
Ricerca
LA RICERCA
Come da fini istituzionali la ricerca dell’Istituto Oncologico di Bari è organizzata in Ricerca Corrente,
finanziata dal Ministero della Salute con appositi provvedimenti annuali, Ricerca Finalizzata, finanziata con i
fondi ex art. 12 bis, e progetti di ricerca finanziati da altri soggetti privati.
Di seguito, riassunto l’andamento nell’ultimo quadriennio delle voci di entrata per le attività di ricerca di cui
sopra
Ricerca Corrente 2001-2005 - Capacità di attrarre risorse
1.200.000
1.000.000
800.000
600.000
400.000
200.000
-
Ricerca Corrente
2001
2002
2003
2004
2005
1.012.256
1.062.883
1.026.499
934.000
880.000
Finanziamento complesivo per attività sperimentali 2001-2005
3.000.000
2.500.000
2.000.000
1.500.000
1.000.000
500.000
-
Totale Finanziamenti
2001
2002
2003
2004
2005
1.877.864
2.607.848
2.376.778
2.179.150
2.044.500
41
Ricerca
Elenco progetti di Ricerca Finalizzata in corso nel 2005
Anno di Finanziamento 2005
Ente finanziatore
Titolo
Responsabile
Ministero Salute
IOB Capolfila
Le Metalloproteasi e loro inibitori nel linfonodo
sentinella del carcinoma mammario
M. Quaranta
AIRC
Modern Chemotherapy in advanced colorectal
cancer: predictive factors and EGFR targeting
drugs
A. Paradiso
AIRC
Cancerogenesis
and
progression
of
hepatocellular carcinoma (HCC) HCV related:
preclinical and clinical models
A. Paradiso
s.r.l.
Proogetto SIRIO - Sistema di Inseguimento
Robotizzato Intra-Operatorio. Prot. MIUR 3528
V. Mattioli
C. Gadaleta
di
Programma
Italia-Usa
“Farmacogenomica
Oncologica” – Convezione n.527/B-A7 dal titolo:
“Contributo clinico-scientifico allo studio del
carcinoma della mammella, del colon, dell’ovaio
e del polmone
A. Paradiso
Ditta
Bari
Istituto
Sanità
MASMEC
Superiore
Anno di Finanziamento 2004
Ente finanziatore
Ministero Salute
IOB Coordinatore
AIRC
Cassa di Risparmio
Puglia
Istituto Superiore di
Sanità
Ministero della Salute
IOB Collaborante
Ministero della Salute
Progetto Finalizzato
Regionale
IOB Collaborante
Titolo
Responsabile
Progetto globale prostata
V. Lorusso
Network virtuale per una Bio Banca Oncologica
Nazionale
A. Paradiso
Modern chemoterapy in advanced colorectal
cancer: predictive factors end EGFR targenting
drugs
A. Paradiso
Cancerogenesis
and
progression
of
hepatocelular carcinoma (HCC) HCV-related:
preclinical and clinical models
A. Paradiso
Sistema informativo per la gestione della
diagnosi precoce, del trattamento, della
riabilitazione, per la second opinion e per la
ricerca scientifica relativamente ai tumori al seno
e della sfera genitale femminile
E. Colaiacomo
P. Milella
Programma
Italia-Usa
“Farmacogenomica
Oncologica” – Convezione n.527/B-A7 dal titolo:
“Contributo clinico-scientifico allo studio del
carcinoma della mammella, del colon, dell’ovaio
e del polmone
A. Paradiso
Il carcinoma colorettale: indicatori di diagnosi
precoce, di progressione e di risposta al
trattamento
A. Paradiso
Protocolli
di
assistenza
e
procedure
diagnostiche sulle malattie rare in Puglia
M. Guida
42
Ricerca
Anno di Finanziamento 2003
Ente finanziatore
Titolo
Responsabile
Ministero della Salute
IOB Capofila
Gli IRCCS oncologici come modello di centro di
eccellenza: implementazione di servizi gestionali
innovativi per la ricerca
R. Polizzi
IOB Capofila
Vaccino con cellule dendritiche pulsate con linea
cellulare tumorale o tumore autologo in pazienti
con carcinoma renale
D. Casamassima
IOB Capofila
Biomarcatori tumorali (BT) ed il medico di
medicina generale (MMG): efficienza ed
appropriatezza di utilizzo clinico
A. Paradiso
F. Schittulli
IOB Collaborante
Significato biomolecolare e clinico del bilancio
proteolitico
in
pazienti
con
carcinoma
mammario: ruolo prognostico e di attività di
malattia
S. Tommasi
A. Paradiso
Diagnosi precoce e caratterizzazione biologicomolecolare di carcinomi mammari sporadici e a
predisposizione geneticaù
A. Paradiso
IOB Collaborante
Il carcinoma pancreatico: indicatori di diagnosi
precoce, di progressione e di risposta al
trattamento
A. Paradiso
IOB Collaborante
Progettazione ed implementazione operativa del
Sistema Bibliotecario degli Enti dio Ricerca
Biomedici Italiani (Bibliosan)
A. Paradiso
IOB collaborante
IOB Collaborante
43
Ricerca
Linee di Ricerca e relative aree di Attività: triennio 2006-2008
LINEA 1- EPIDEMIOLOGIA, FATTORI DI RISCHIO GENETICO MOLECOLARI, ABITUDINI DI VITA E
PREVENZIONE TUMORALE.
Aree di attività:
1) Attivazione di Registri di patologia, 2) Agenti xenobiotici e rischio di cancro con individuazione di
marcatori di esposizione e danno al DNA, 3) Identificazione di soggetti a rischio per caratteristiche geneticomolecolari con utilizzo di test genetici, counselling, ect.
4) Abitudini, stili di vita e rischio di cancro, 5) Basi genetico-molecolari per lo sviluppo e progressione della
malattia neoplastica, 6) Sviluppo e validazione di interventi sociali e clinici per la prevenzione della malattia
neoplastica
LINEA 2 - APPROCCI LABORATORISTICI E/O STRUMENTALI INNOVATIVI PER IL MIGLIORAMENTO
DELLA DIAGNOSI, PROGNOSI E PREDIZIONE DELLA RISPOSTA AI TRATTAMENTI
ANTINEOPLASTICI.
Aree di attività:
1) Validazione di nuovi markers biologico-molecolari di diagnosi precoce; 2) ldentificazione di nuovi fattori
clinico-biologici predittivi di aggressività clinica e sensibilità ai trattamenti fisico-chimici; 3)Validazione di
determinanti biochimico-molecolari rilevanti al fine di terapie personalizzate; 4 ) Sviluppo e validazione di
nuove tecnologie per la diagnosi, stadiazione e monitoraggio della malattia neoplastica; 5) Sviluppo di
programmi di Controllo di Qualità per indagini laboratoristiche e strumentali.
LINEA 3 - NUOVI APPROCCI CLINICO- TERAPEUTICI E PROGETTI INTEGRA TI NELLA TERAPIA DEI
TUMORI
Aree di attività:
1) Nuovi approcci farmacologici per trattamenti adiuvanti, neoadiuvanti e della fase avanzata; 2) Valutazione
di trattamenti integrati, sistemici e loco-regionali; 3) Sviluppo di trattamenti mirati su basi biologiche; 4)
Sviluppo e validazione di trattamenti mini-invasivi; 5) Sviluppo di nuovi concetti di metodologia clinica.
LINEA.4 - MEDICINA DEL DOLORE, RIABILITAZIONE ONCOLOGICA E QUALITÀ DI VITA
Aree di attività:
1) Riconoscimento e trattamento del dolore di tipo neuropatico e delle sindromi dolorose miste; 2)
sperimentazione di nuovi farmaci antalgici e/o associazioni farmacologiche, e di nuove vie di
somministrazione; 3) Ricerca e sperimentazione di nuovi modelli di riabilitazione oncologica, con supporti
multidisciplinari; 4) Valutazione multiparametrica della qualità di vita e delle cure con programmi di
formazione ed informazione rivolti ad operatori ed utenza ; 5) Implementazione di modelli di continuità di
cura-ospedale territorio.
LINEA 5- NUOVI MODELLI ORGANIZZA TIVI, GESTIONALI E DI F ARMACO-ECONOMIA.
Aree di attività
1) Nuovi modelli gestionali ed organizzativi in ambito sanitario 2) Govermance e nuovi outcomes nell’ambito
dei servizi sanitari 3) Valutazioni farmaco-econorniche; 4) Sviluppo ed implementazione di procedure
diagnostico-terapeutiche; 5) Comunicazione esterna ed interna all'Istituto.
44
Ricerca
PROGETTI RICERCA CORRENTE 2006
LINEA 1 – EPIDEMIOLOGIA, FATTORI DI RISCHIO GENETICO MOLECOLARI, ABITUDINI DI VITA E
PREVENZIONE TUMORALE
N.
progetto
TITOLO
RESPONSABILE
N.
LINEA
N.
AREA
Angelo Paradiso
1
1
Pietro Milella
1
1
1
Analisi dell’associazione di patologia
oncologica in soggetti affetti da patologie
rare
2
Costituzione di Registri di Patologia con le
Sdo come fonti informative
3
Creazione di una Banca Tessuti
Interdipartimentale
Giuseppe Pelagio
1
1
4
Banca Tessuti Tumorali:allestimento e
creazione di un network
Angelo Paradiso
1
1
Angelo Paradiso
1
2
Anita Mangia
1
3
1
3
Brunella Pilato
1
3
Stefania Tommasi
1
3
Michele Bruno
1
3
Gaetano Falco
1
4
Trojano Vito
1
4
Trojano Vito
1
6
Michele Quaranta
1
4
Stefania Tommasi
1
5
5
6
7
8
9
10
11
12
13
14
15
Alterazioni di DNA nell’esalato respiratorio
per la prevenzione del NSCLC: studio di
validazione
Espressione di molecole di adesione nelle
forme familiari e sporadiche di carcinoma
mammario
Studio del Pattern dei cambiamenti
genomici nei tumori mammari ereditari
non BRCA1- e BRCA2- associati
(BRCAx)
Caratterizzazione molecolare di pazienti
pugliesi con carcinoma mammario eredofamiliare
Alterazioni di BRCA1/2 nel carcinoma
mammario familiare: validazione di una
nuova strategia per lo studio di SNP in
BRCA
Individuazione di profili di rischio associati
a fattori eredo- familiari nei pazienti con
carcinoma mammario
Prevalenza di lichen vulvare e
l’importanza della diagnosi clinica e
istologica precoce
La multietnicità del nostro contesto
regionale come elemento per nuove
prospettive di ricerca nel campo delle
MST
Il ruolo dell’informazione sulla infezione
da HPV e vaccinazione come elemento
fondamentale nella prevenzione delle
neoplasie ginecologiche
Il ruolo dell’infezione occulta da HBV nello
sviluppo del carcinoma epatico:
valutazione dell’interazione con il virus
HCV e con la dieta
Polimorfismi di erbB2 e caratteristiche
istopatologiche del carcinoma mammario
Anita Mangia
45
Ricerca
16
17
18
19
20
21
22
23
24
25
26
27
28
Analisi dello stato ipermetilazione del
promotore dei geni coinvolti nei carcinomi
minimi della mammella
Fattori genetici ed epigenetici
nell’epatocarcinoma HCV-relato
Analisi molecolare del gene RET in casi di
carcinoma midollare della tiroide
Ruolo del pathway NHERF1/EGFR nella
progressione, motilità ed invasione
neoplastica
Le conoscenze e le attitudini delle donne
sul tumore della cervice uterina e i suoi
fattori di rischio
Screening per la diagnosi precoce del
carcinoma della cervice uterina: ridurre o
annullare la mortalità
Screening per la diagnosi precoce del
carcinoma della mammella: ridurre o
annullare la mortalità
Screening per la diagnosi precoce del
carcinoma della prostata: ridurre o
annullare la mortalità
Screening per la diagnosi precoce dei
tumori del colon-retto: ridurre l’incidenza e
la mortalità
Screening per la diagnosi precoce del
carcinoma dei tumori cutanei: ridurre o
annullare la mortalità
Dinamiche psico-sociali dei soggetti
sottoposti a consulenza oncogenetica
nella fase del pre-test e post-test
Mano nella mano
L’infezione da HPV nelle pazienti con
storia di tumore
Angela Labriola
1
5
Stefania Tommasi
1
5
L Grammatica
1
5
Antonia Bellizzi
1
5
Gaetano Falco
1
6
Michele Quaranta
1
6
1
6
Michele Quaranta
1
6
Michele Quaranta
1
6
Michele Quaranta
1
6
Angelo Paradiso
1
6
1
6
1
4
Michele Quaranta
Michele Quaranta
Maria Deliso
46
Ricerca
PROGETTI RICERCA CORRENTE 2006
LINEA 2 – APPROCCI LABORATORISTICI E/O STRUMENTALI INNOVATIVI PER IL MIGLIORAMENTO
DELLA DIAGNOSI, PROGNOSI E PREDIZIONE DELLA RISPOSTA AI TRATTAMENTI
ANTINEOPLASTICI
N.
Progetto
29
30
31
32
33
34
35
36
37
38
39
40
41
42
43
TITOLO
Analisi molecolare della mutazione
V600E del gene BRAF su FNA di noduli
tiroidei
Popolazione linfocitaria ed espressione
delle Gelatinasi MMP-2 e MMP-9 nel
linfonodo sentinella del carcinoma
mammario
NHERF1 come potenziale marcatore
prognostico nel carcinoma mammario
operabile (N-)
Terapia adiuvante (FEC) in pazienti con
carcinoma mammario nodo-negativo (N): insorgenza di secondi tumori e
sopravvivenza a 12 anni di follow-up
Effetti della terapia adiuvante con taxani
sugli inibitori naturali della coagulazione
in un gruppo di pazienti con carcinoma
mammario
Possibile significato biologico-clinico
della Triptasi e del VEGF nella
progressione dei carcinomi
gastroenterici
Analisi mutazionale dei geni KIT e
PDGFRA nei tumori stromali
gastrointestinali (GIST) e loro
correlazioni cliniche
Valore diagnostico dell’istologia nei
pazienti con reflusso gastroesofageo
Cross talk tra i pathway di traduzione del
segnale di EGFR e Met e modulazione
con farmaci TK inibitori del ca. epatico
TKIs nel modello di ca. squamoso testacollo
PPARs ligandi come nuovi agenti
antitumorali
Farmaci biologici e modulazione di
proteine MDR relate
Caratterizzazione dei livelli di VEGF in
differenti frazioni ematiche di pazienti
affette da neoplasie ginecologiche
Monitoraggio ecografico in pazienti
affette da K mammario, ormonorecettore
positivo, in stato premenopausale in
trattamento con Exemestane e GnRH
analoghi
Studio preoperatorio del linfonodo
RESPONSABILE
N.
LINEA
N.
AREA
Giovanni Simone
2
1
Michele Quaranta
2
1
Anita Mangia
2
2
Angelo Paradiso
2
3
2
3
Maria Coviello
2
1-2
Francesco Alfredo Zito
2
2
Antonella De Ceglie
2
2
Amalia Azzariti
2
3
Angelo Paradiso
2
3
Letizia Porcelli
2
3
Amalia Azzariti
2
2
Gaetano Falco
2
1-4
Giulio Gargano
2
4
Cosimo D’Amico
2
4
Savino Eufemia
47
Ricerca
44
45
46
47
48
49
50
51
52
53
54
55
sentinella con ecodoppler
Studio del linfonodo sentinella in pazienti
affetti da melanoma cutaneo
Mammotome vs Ecografia con MDC
nella valutazione delle
microcalcificazioni
Studio dell’espressione/amplificazione di
c-erb-B2-Neu nel Carcinoma Lobulare
Invasivo della mammella
L’endocervicoscopia come tecnica
diagnostica ottimale per lo studio
dell’endocollo
Utilizzo della densitometria ossea ad
ultrasuoni per il riconoscimento delle
alterazioni ossee precoci in pazienti
neoplastiche in stato post-menopausale
chirurgicamente e/o farmacologicamente
indotto
Citologia su strato sottile in fase liquida
nella diagnostica citologica
agoaspirativa: confronto con la metodica
convenzionale
Utilità del dosaggio su liquido di lavaggio
di FNAB linfonodale nella diagnostica di
metastasi da carcinoma della tiroide
Validazione della metodica CISH
(Chromogenic In Situ Hybridization) in
FNA’s di noduli polmonari:Studio
dell’amplificazione di EGFR
Implementazione informatica di un
contenitore dati clinico-strumentali, in via
sperimentale presso la radiologia
senologica del dipartimento donna
dell’Istituto
Concordanza diagnostica istopatologica
“on-line” su vetrini digitali di lesioni
melanocitarie
Realizzazione di un sistema di gestione
della qualità interna al Laboratorio di
Oncologia Sperimentale Clinica
Controllo di qualità con telepatologia
dinamica: studio di riproducilità nella
valutazione di c-erb-B2-Neu nel
Carcinoma Lobulare invasivo della
mammella
Severino Montemurro
2
4
Vincenzo Ventrella
2
4
Stella Petroni
2
4
Gaetano Falco
2
4
Giulio Gargano
2
4
Giovanni Simone
2
4
Ines Abbate
2
4
Anita Mangia
2
4
Francesco Schittulli
Vincenzo Ventrella
2
4 -5
Francesco Alfredo Zito
2
5
Rosanna Lacalamita
2
5
Giovanni Simone
2
5
48
Ricerca
PROGETTI RICERCA CORRENTE 2006
LINEA 3 – NUOVI APPROCCI CLINICO – TERAPEUTICI E PROGETTI INTEGRATI NELLA TERAPIA DEI
TUMORI
N.
progetto
56
57
58
59
60
61
62
63
64
65
66
67
68
69
TITOLO
RESPONSABILE
Myocet in associazione a Navelbina orale
o ciclofosfamide nel trattamento di prima
linea
del
Carcinoma
Mammario
Vito Lorusso
metastatico.
Studio
multicentrico,
randomizzato di fase II
Mitomicina C e Capecitabina quale
terapia di salvataggio nel Carcinoma
Francesco Giotta
Mammario metastatico
Trattamento del carcinoma mammario
metastatico nella paziente anziana (≥ 70
Francesco Giotta
anni) con Doxorubicina liposomiale
pegilata
Studio di fase II randomizzato nei pazienti
affetti da melanoma metastatico con età
Michele Guida
maggiore di 70 anni
Bevacizumab (Avastin) + Folfiri nel
trattamento del carcinoma colorettale
Giuseppe Colucci
avanzato. Studio multicentrico di fase II
Capecitabina + Oxaliplatino (Xelox) nel
trattamento di prima linea del carcinoma
Giuseppe Colucci
colorettale avanzato. Studio multicentrico
di fase II
Capecitabina + Oxaliplatino (Xelox) ±
Cetuximab nel trattamento di seconda
Giuseppe Colucci
linea del carcinoma colorettale avanzato.
Studio multicentrico di fase II
Cisplatino + Fotemustine vs Cisplatino +
Vinorelbina
nel
trattamento
delle
Giuseppe Colucci
metastasi cerebrali da carcinoma del
polmone (Non Small Cell Lung Cancer).
Studio randomizzato di fase II
Valutazione del trattamento integrato
Terapia antiemetica + musicoterapia
Giuseppe Colucci
immaginativa in pazienti sottoposti a
terapia con FOLFIRI o FOLFOX
La terapia fotodinamica nei tumori
Luciano Grammatica
avanzati del cavo orale
Infusione antiblastica isolata d’arto in
pazienti affetti da melanoma e sarcoma
Cosmo Gadaleta
non operabile
Chemioterapia intraarteriosa epatica con
Annamaria
fotemustine in pazienti affetti da
Catino
metastasi epatiche da melanoma
Vaccinazione con MUC-1 in pazienti
Michele Quaranta
affetti da tumori solidi
Vaccinoterapia con cellule dendritiche
autologhe pulsate con lisato di tumore
Michele Guida
autologo per il trattamento di pazienti
affetti da melanoma e carcinoma renale a
N.
LINEA
N.
AREA
3
1
3
1
3
1
3
1
3
1
3
1
3
1
3
2
3
2
3
2
3
2
3
2
3
3
3
3
49
Ricerca
70
71
72
cellule chiare metastatico
Trattamento con Elettroporator delle
lesioni cutanee/sottocutanee di tumori
solidi
Utilizzo del bisturi ad ultrasuoni in
Ginecologia Oncologica
Alcolizzazione percutanea di adenomi
tossici tiroidei non suscettibili di
intervento chirurgico
Michele Guida
3
4
Giulio Gargano
3
4
Gaetano Achille
3
4
PROGETTI RICERCA CORRENTE 2006
LINEA 4 – MEDICINA DEL DOLORE, RIABILITAZIONE ONCOLOGICA E QUALITA’ DELLA VITA
N.
Progetto
73
74
75
76
77
78
79
80
81
82
83
TITOLO
Progettazione di uno strumento per la
valutazione e il monitoraggio del sintomo
dolore per l’inserimento nelle cartelle
cliniche di degenza
Messa a punto di una cartella clinica
antalgica
informatizzata
per
la
sistematizzazione dei dati sensibili
Reiki-Therapeutic Touch: efficacia dei
trattamenti di REIKI nella gestione del
dolore nel paziente oncologico
Tecnica
supportiva-espressiva
nella
Terapia
Antalgica
del
paziente
neoplastico
Valutazione dell’efficacia del Fentanyl
Transmucosale nel dolore incidente
Studio sulla qualità della vita e DE
(disfunzione
erettile)
nei
pazienti
sottoposti ad intervento chirurgico per
carcinoma del retto nerve sparing
Uso e limiti dell’ecocolordoppler nella
formulazione di un progetto riabilitativo
per il linfedema secondario in donne
operate di ca mammario
Studio comparativo tra manometria
rettale e biofeedback e disfunzione
erettile nei pazienti sottoposti ad
intervento chirurgico per carcinoma del
retto nerve sparing
Progetto
HATHOR:
Valutazione
dell’efficacia della Musica e della
Musicoterapia di gruppo nei pazienti
oncologici ospedalizzati
Consultorio Psiconcologico: esplorazione
di un modello gestionale delle attività
psiconcologiche in un istituto tumori
Progetto
Philadelphos:
Customer
RESPONSABILE
N.
LINEA
N.
AREA
Ferruccio Aloè
4
1
Ferruccio Aloè
4
1
Vittorio Mattioli
4
1
Vittorio Mattioli
4
1-3
Ferruccio Aloè
4
2
Severino Montemurro
4
3
Francesco Schittulli
4
3
Severino Montemurro
4
3
Vittorio Mattioli
4
3
Vittorio Mattioli
4
3-4
Vittorio Mattioli
4
3-4
50
Ricerca
84
85
86
87
Satisfaction and Quality Management in
Cancer Care
Intervento
psicoeducazionale
sulla
gestione della fatigue in pazienti in
trattamento adiuvante per tumore dello
stomaco
Gruppo Informativo: ABC del percorso di
cura in oncologia. Formazione per
pazienti e familiari
Sperimentazione di un intervento di
prevenzione, diagnosi e cura della
sindrome da Burnout oncologico di Bari
con la modalità della ricerca-intervento
Progetto HOC: modello organizzativo
sperimentale di assistenza domiciliare
per pazienti oncologici in fase avanzata
Giuseppe Colucci
4
4
Giuseppe Colucci
4
4
Pia Perrotti
4
4
Vittorio Mattioli
4
5
PROGETTI RICERCA CORRENTE 2006
LINEA 5 – NUOVI MODELLI ORGANIZZATIVI, GESTIONALI E DI FARMACO-ECONOMIA
N.
Progetto
88
89
90
91
92
93
94
95
96
TITOLO
Implementazione
di
un
sistema
informatico
delle
diagnosi
infermieristiche presso i dipartimenti
“Donna” e “Oncologia Medica”
Il
contributo
infermieristico
alla
sicurezza del paziente oncologico in
ospedale
Valutazione
della
documentazione
infermieristica, studio e confronto
secondo le evidenze scientifiche
Qualità dell’assistenza e accertamento
infermieristico
Protocolli di assistenza e procedure
diagnostiche sui tumori rari in Puglia
Nuovo modello organizzativo-gestionale
per la consulenza genetica oncologica
Correlazione fra spesa farmaceutica e
tipologia di DRG nel triennio 2006-2008
DGR, indicatori di controllo delle
metodologie di budget nella gestione
ospedaliera
Valutazione degli effetti indesiderati
correlati all’impianto di cateteri venosi
centrali in ambito oncologico
RESPONSABILE
N.
LINEA
N.
AREA
Michele Rinaldi
5
1
Vincenza Nigro
5
1
Vincenza Nigro
5
1
Maria Longo
Michele Rinaldi
5
1
Michele Guida
5
1
Angelo Paradiso
5
1
Piero Milella
5
3
Piero Milella
5
3
Giangiuseppe Console
5
3
Patrizia Nardulli
5
3
97
Indicatori di valutazione dei flussi di File
51
Ricerca
98
99
100
101
102
103
104
F
Introduzione di un modello per la
governance degli outcome di cura
Analisi dei modelli organizzativi e del
centro unico di prenotazione
Revisione critica della documentazione
di cura finalizzata alla stesura di una
architettura informativa comune medico/
infermieristica
Creazione ed implementazione di un
percorso
assistenziale
ospedaliero
diagnostico-terapeutico nella patologia
nodulare tiroidea
Sperimentazione ed applicazione di un
modello organizzativo di integrazione
ospedale-territorio mediante sistemi
informativi di gestione dell’accesso da
siti remoti, alle informazioni e ai servizi
sanitari dell’Ospedale Oncologico di
Bari
Controllo di gestione applicato all’area
della ricerca scientifica: messa a punto
di
una
procedura
operativa
sperimentale e applicazione di principi
di contabilità economica
Rielaborazione della pagina web della
Biblioteca dell’Istituto. Allestimento di
una sala consultazione multimediale
Piero Milella
5
3
Piero Milella
5
4
Piero Milella
5
4
Luciano Grammatica
5
4
Piero Milella
5
4
Angelo Paradiso
5
1
Angelo Paradiso
5
1
52
LINEA 1 - Cancerogenesi e caratterizzazione biologica
Coordinatore: Angelo Paradiso
53
LINEA 1
HIC1 e la perdita allelica in 17p13.3 riveste nella
Resoconto attività 2005
aggressività biologica della neoplasia (Parrella et
Le attività previste in questa linea spaziano ormai
al Cancer Letter, 2005); lo studio della metilazione
dallo studio del processo di cancerogenesi, alla
ha anche riguardato altri geni coinvolti nella
individuazione
ai
progressione (3-4) ma soprattutto ha comportato
meccanismi di progressione-invasione fino alla
lo studio di profili di metilazione sui tumori primitivi
individuazione
di
di donne trattate con antiestrogeni rilevando uno
farmacosensibilità per le principali neoplasie. Il
specifico finger-print che individua donne a
fattore che accomuna la maggior parte di questi
prognosi più sfavorevole (Paradiso et al JCO, in
studi è comunque la loro valenza strettamente
press).
traslazionale con utilizzo per lo più di materiale di
Lo studio della suscettibilità individuale verso il ca.
origine umana. Troviamo applicate le più moderne
mammario è stato essenzialmente approcciato nel
tecniche
genomico,
modello della malattia familiare-ereditaria. A tal
epigenomico, etc. essenzialmente basate tutte su
fine, è stata analizzata anche una casistica di ca
utlizzo di nanotecnologie.
mammari
Fra i progetti afferenti a questa Linea, ruolo
sindrome familiare, trovando un profilo di varianti
assolutamente rilevante
viene svolgendo un
di CHEk2 e di loro espressione patognomonico di
gruppo di studi che, prendendo spunto dalla
questa forma clinica (Lupi et al, CCR in press).
disponibilità
enormi
Ma lo studio più vasto è stato condotto su
casistiche consecutive di pazienti con carcinoma
popolazioni di pazienti consecutive del nostro
mammario,
Istituto in cui abbiamo verificato la incidenza di
aspetti
di
di
di
fattori
di
di
cratteristiche
profiling
proteomico,
all’interno
intende
suscettibilità,
dell’Istituto
approfondire
cancerogenesi
soprattutto
quelli
a
suscettibilità e al ruolo di fattori epigenetici. Ormai
Mutation Res, 2005) e di BRCA2 (Casadei,
a questo database e “Tissue resource” affluiscono
submitted)
una
più
polimorfismi associati con la ereditarietà e locati
specificamente biologico che di tipo applicativo
nei geni BRCA e nel gene HER-2/neu (Benz,
comprendendo
protocolli
submitted). Così come previsto è stata condotta
terapeutici ed indagini di impatto psico-socio-
l’analisi sull’espressione allelo-specifica su 57 casi
culturale. Questi ultimi progetti sono inclusi per
erbB2 positivi e erbB2 negativi. Dei 4 trascritti
competenza in altre Linee di Ricerca dell’Istituto.
evidenziati (5.2kb, 4.7kb,2.1kb e 1.4kb) solo 2,
progetti
anche
sia
di
innovativi
geni
tra
alterazioni molecolari di BRCA1 (Tommasi et al ,
di
a
selezionati
di
decina
legata
di
maschili,
tipo
Nella presente linea di ricerca, dopo una
analisi
dell’andamento
soprattutto
individuato
nuovi
quello relativo al dominio extracellulare (2.1kb) e
della
quello totale (4.7kb) mostravano un incremento
neoplasia mammaria e sugli effetti positivi in
nei soggetti con amplificazione del gene. Inoltre,
termini di diagnosi
considerando
programmi
di
epidemiologico
ma
precoce che gli attuali
screening
stanno
producendo
come
informativi
solo
i
casi
eterozigoti per il 1170SNP, è stato evidenziato
(Montella et al, EJCP, 2005), molto si è fatto sullo
che
studio che fattori epigenetici svolgono:
nel
sovraespressione è di tipo monoallelico. Inoltre,
processo di cancerogenesi rilevando il significato
molti casi poco espressi presentavano uno
importante che la metilazione del promotore di
sbilanciamento allelico con una differenza di
l’amplificazione,
così
come
la
54
LINEA 1
espressione tra i 2 alleli anche di 12 volte. I
presentare mutazione genetica secondo Myriad,
risultati sono stati presentati in diversi congressi
sono
come il SABCS (Tommasi et al, SABCS 2005),
significative che riguardano il grading (p=0,015),
AACR
(Tommasi et al, AACR 2005 ) ed alla
l’invasione vascolare perineoplastica (p=0,012), le
Lynne Cohen Foundation Symposium di New
lesioni extratumorali (p=0,020) e l’interessamento
York
un
linfonodale (p=0,018). In particolare nei casi con
study
alta probabilità di mutazione genetica prevalgono
presented) per la loro rilevanza. Sono sottoposti
tumori di alto grado, con invasione vascolare,
per
associati
dove
hanno
riconoscimento
ricevuto
anche
internazionale
pubblicazione
n.2
(best
articoli
su
riviste
emerse
a
differenze
lesioni
proliferative
Per quanto riguarda lo studio delle caratteristiche
regionali.
clinico-patologiche nei pazienti con e senza storia
La qualità della programmazione scientifica in
familiare
database
detta area di attività è testimoniata anche dalla
comprendente una casistica consecutiva di 508
presenza di un progetto, finanziato da soggetti
pazienti sottoposti a intervento chirurgico per
esterni,
carcinoma mammario. Nel database sono stati
progettazione di nuovi microchips da brevettare
inclusi
e
per l’analisi veloce di alterazioni a carico dei
immunoistochimici disponibili. I dati relativi alle
principali geni di suscettibilità al carcinoma
lesioni
mammario (progetto in collaborazione con il
tutti
i
realizzato
dati
benigne
clinici,
segnalate
un
istopatologici
nel
parenchima
che
prevede
linfonodi
specificamente
Laboratorio
ottenuti dopo nuovo esame dei vetrini e sono
Marincola, NIH Bethesda). La progettazione di un
state
nuova
microarray per l’individuazione di polimorfismi a
classificazione delle lesioni, suddividendole in
singolo nucleotide (SNP) nella regione codificante
proliferative e non e in proliferative tipiche e
il gene BRCA1 ha avuto come passo iniziale la
atipiche.
La
mammarie
secondo
storia
ed
una
è
di
sonde,
dette
(prof.
F.
di
neoplasie
progettazione
stata
analizzata
parzialmente sovrapposte. Inoltre sono state
familiare
ovariche
Immunogenetica
la
mammario circostante al tumore sono stati
classificate
di
ai
tessuto
extratumorale
stato
metastatizzati
nel
internazionali recensite.
è
e
statisticamente
“consenso”
considerando tutti i familiari di 1° e di 2° grado
progettate 11 coppie di primer di lunghezza 25 bp
affetti da questi tumori e la loro età di insorgenza.
(forward e reverse) necessari all’amplificazione
Inoltre le informazioni circa la familiarità sono
della regione di BRCA1 (2 Kb a monte dell’inizio
state utilizzate per calcolare per ciascun paziente
della sequenza e 1 Kb a valle delle fine). Le
la probabilità statistica di alterazionegenetica nei
condizioni di amplificazione del target sono state
geni BRCA1 e BRCA2 attraverso le tabelle di
messe a punto. In particolare (molto interessante)
rischio pubblicate da Myriad company. I risultati
abbiamo messo a punto una amplificazione
dell’analisi statistica
hanno evidenziato che nei
multiplex in cui in un unica reazione ed in un unica
due gruppi di pazienti con e senza storia familiare
provetta si ottengono tutti gli 11 ampliconi
di carcinoma mammario non emergono differenze
(parzialmente sovrapposti in modo da coprire
statisticamente significativa sia di presentazione
l’intera sequenza di BRCA1), con notevole
clinica,
ed
risparmio di tempo e reagenti. Sono state
extratumorali. Invece nei due gruppi di pazienti
acquisite delle slides (Codelink activated slides)
con bassa (<10%) ed alta (>10%) probabilità di
ricoperte da un polimero idrofilico con un gruppo
che
di
caratteristiche
tumorali
55
LINEA 1
estere reattivo progettate per minimizzare legami
duplicazione o perdita di specifiche regioni
non specifici e messe a punto le condizioni
cromosomiche nel gruppo di pazienti con più di 70
sperimentali
anni rispetto a quelle più giovani (≤ 45 anni).
di
PCR
per
poter
amplificare
contemporaneamente tutto il gene. Si prevede di
Le attività in questa area sono completate da uno
protare a termine detto programma con la
studio che prevede di individuare le caratteristiche
brevettazione del prodotto entro un semestre.
di staminalità in cellule tumorali mammarie
Infine, in questo ambito, rientra anche uno studio
provenienti da soggetti con o senza familiarità.
di individuazione di nuovi geni di suscettibilità in
200 casi (100 con familiarità e 100 senza) sono
casi risultati BRCAX all’analisi con approcci
entrati in questo ulteriore studio all’interno del
laboratoristici tradizionali. Utilizzando tecniche
quale si è provveduto ad allestire un Tissue
CGH con preparazione dei preparati tramite
Microarray
microdissezione, abbiamo riscontrato, frequenti
caratterizzazione immunoistochimica con doppio
alterazioni nei nostri campioni nei loci 19p, 17p e
labeling ed analisi di immagine. Lo studio
17q, regioni cromosomiche in cui mappano geni
condotto
che se alterati possono determinare la comparsa
dell’Università
di tumori al seno, quali p53 (17p) HER-2/neu
Definiens sarà ultimato nel corso del 2006.
(17q11.2-q12)
Sulla patologia mammaria, inoltre, vertono una
and BRCA1 (17q21). Per altre
che
in
sarà
utilizzato
collaborazione
di
Muenster
con
e
per
dr.
la
una
Bausch
Company
alterazioni presenti nei nostri campioni abbiamo
serie
trovato discordanze in letteratura: ad esempio le
meccanismi di regolazione della omeostasi ionica
delezioni del 17p, 17q e 6q compaiono solo in una
cellulare. NHE1/NHERF sono al centro di studi
piccolissima percentuale dei campioni da noi
che prevedono anche l’utilizzo delle tecniche
analizzati, mentre in diversi lavori sia nostri che di
laboratoristiche
altri autori tali regioni risultano hot spot di
Microscopia confocale etc. In questo primo anno
alterazioni in particolari tipi istologici e tra le più
di attività è stata dimostrata l’interazione tra
frequenti nei tumori BRCAx. I risultati di questo
NHERF1 e EGFR in un modello “in vitro” di
lavoro sono stati oggetto di discussione in ambito
progressione tumorale di mammella. E’ stata
di congressi internazionali e di un lavoro in
caratterizzata la localizzazione spazio temporale
extenso in fase di preparazione (Chiarappa et al,
di NHERF1 in condizioni basali ed in seguito
submitted).
all’esposizione del recettore EGFR con ligandi
Si tratta in ogni caso di dati che necessitano di
specifici, dimostrando la colocalizzazione delle
ulteriori conferme sia attraverso l’ampliamento
due proteine in seguito ad attivazione del
della casistica analizzata per CGH, sia utilizzando
recettore stesso. Esperimenti condotti sul modello
più fini tecniche di array-CGH già in corso. Dette
metastatico di mammella hanno inoltre dimostrato
attività vengono, tra l’altro, svolte all’interno di
come la modulazione dell’espressione di NHERF1
progetti
coordinati
mediante la trasfezione transiente di full-length
dall’Istituto Oncologico ed a cui afferiscono
NHERF1 in vettore pCDNA è in grado di modulare
numerose istituzioni internazionali come il Buck
la sensibilità a farmaci TKIs. I dati sono stati
Institute for Ageing, Novato California. I risultati
presentati al Meeting EORTC organizzato a Bari
preliminari con aCGH hanno messo in evidenza
dall’Istituto
una
scorso (Bellizzi A., Azzariti, Cardone R.A., G.
collaborativi
significativa
internazionali
differenza
(p=0.011)
di
di
progetti
più
che
intendono
innovative
Oncologico
nel
studiare
quali
settembre
i
FRET,
ultimo
56
LINEA 1
“The Na+/H+
risultate tra MMP2 basale e MMP2 dopo 1 mese
exchanger regulator factor (NHERF1) regulates
dall'intervento (rs=0.75; p=0.0008), tra MMP9
Iressa inhibition of EGF-R (ErbB1) directed growth
basale e MMP9 dopo 1 mese dall'intervento
and invasion”. Annual General Meeting of the
(rs=0.56; p=O.028), tra MMP9 basale e MMP9
EORTC
Group
dopo 6 mesi (rs=0.44; p=0.009). E' risultata
September 30 and October 1, 2005). In questi
significativa anche la relazione tra Ca15.3 basale
studi è satto fra l’altro messo in luce il ruolo che la
e Ca15.3 dopo 1 mese (rs=0.57; p=0.017). Il
proteina di scambio ionico di membrane NHE1
valore dei coefficienti di correlazioni consente di
riveste nel modulare la invasività di cellule
concludere
mammarie tumorali (Cardone et al Mol Biol of the
concentrazione di proteasi prima dell' intervento,
Cell,
di
si osservano valori elevati dopo 1 mese. I valori di
cancerogenesi (Harguindey et al, BBA-Reviews
concentrazione delle MMP2, MMP9 e del Ca15.3
on Cancer, 2005). I risultati originali conseguiti
dopo sei mesi non risultano significativamente
dimostrano
correlati tra loro e con il VEGF basale. Nessuno
Busco, Paradiso A, Reshkin SJ.
Receptor
2005)
),
and
e
lo
Biomarker
stesso
chiaramente
come
processo
NHERF
sia
in
presenza
elevate
dei
di turnover di una serie di GF e, tramite il pathway
elencati appare avere un ruolo nel determinare un
RhoA/ROCK/p38, nella regolazione della attività
cambiamento nel tempo dei livelli dei 3 marcatori
invasiva e nella motilità dei pseudopodi.
fatta eccezione per i livelli di Ca 15.3 rispetto alla
I processi di invasione e metastatizzazione sono
progressione di malattia.
stati analizzati anche in casistiche di tessuti
La patologia neoplastica del colon è al centro
umani.
le
soprattutto di studi tesi ad identificare Molecular
caratteristiche funzionali di molecole di adesione
Targets utilizzabili a scopi terapeutici. In questa
(Laminine) e di Proteasi (MMP) è stata analizzata
prospettiva rientrano anche studi di analisi dei
in una casistica consecutiva di ca. mammari. In
profili di espressione genica nelle varie sedi di
questo anno di attività, sono state arruolate 88
malattia ed in tessuti tumorali di pazienti trattati
pazienti con carcinoma mammario sottoposte a
con vari farmaci quali inibitori delle topoisomerasi
mastectomia
e derivati del platino.
particolare,
o
la
espressione
quadrantectomia
e
presso
il
clinico-patologici
di
coinvolto tramite il suo dominio PDZ nei processi
In
fattori
che
precedentemente
Dipartimento Donna di questo Istituto. Ad ognuna
Per quanto riguarda l’utilizzo di inibitori specifici
di loro è stato effettuato un prelievo sierico pre-
dell’attività di recettori di tipo tirosinochinasico, gli
operatorio e successivi prelievi dopo 1 mese e 6
studi nel 2005 hanno riguardato soprattutto il
mesi. Su tutti i campioni considerati è stata
sequenziamento della porzione funzionale del
valutata mediante zimografia l’espressione della
recettore EGFR e alla luce di dette caratteristiche
MMP-2 e MMP-9 e sono state saggiate le
l’ottimizzazione dei trattamenti clinici. Abbiamo
concentrazioni del Vascular Endothelial Growth
analizzato la possibilità che i risultati ottenuti
Factor (VEGF) con metodica enzimatica e quelle
precedentemente con l’utilizzo di farmaci TK
del CA 15.3 in chemioluminescenza. Non si sono
inibitori nel modello del carcinoma del colon retto
osservate relazioni statisticamente significative tra
che avevano evidenziato la capacità degli stessi
i valori delle proteasi MMP2 e MMP9, tra queste e
di inibire EGFR e i suoi downstream effectors,
il Ca 15.3, nonchè con il VEGF. Le uniche
potessero anche dipendere dalla capacità di
relazioni
questi farmaci di modulare l’oncosopressore
statisticamente
significative
sono
57
LINEA 1
PTEN. Abbiamo analizzato nel nostro pannello di
polimorfismi sono in studio per verificare che non
linee cellulari l’espressione di PTEN e della sua
determinino
forma fosforilata in presenza ed in assenza di
proteina
gefitinib e ZD6474 sia a tempi brevi (1-3giorni)
Durante questo anno di svolgimento del progetto,
che lunghi (7-14gg) di esposizione al farmaco. I
abbiamo inoltre dimostrato e pubblicato in un
nostri risultati non hanno evidenziato alcuna
articolo che un inibitore del VEGFR, lo ZD6474,
modulazione di PTEN, dimostrando che l’attività
inibisce direttamente la crescita cellulare nel
del Gefitinib e di un anti VEGFR , la ZD6474 nel
modello in vitro di epatocarcinoma. L’attività del
nostro modello di studio dipende direttamente
composto è stata valutata sia come inibizione di
dall’interazione con il recettore specifico EGFR.
crescita cellulare, che di induzione di apoptosi,
Inoltre, partendo dai risultati condotti sul
adesione,
alterazione
della
migrazione
ed
struttura
invasione.
della
Inoltre,
modello di tumore della mammella, abbiamo
abbiamo valutato la modulazione dei principali
deciso di valutare nel modello del tumore del
targets coinvolti in questi processi cellulari. Lo
colon l’espressione di NHERF-1 che sembrerebbe
ZD6474 inibisce la proliferazione cellulare delle
coinvolto nella stabilizzazione del recettore EGFR
linee di HCC e questo effetto è revertito in
in membrana. L’analisi dei livelli di espressione di
presenza di Laminin 5 ma non di altre proteine
NHERF-1 con tecnica di western blot non ha
della matrice mitocondriale. Lo ZD6474 inibisce
evidenziato alcuna banda specifica. Sono state
inoltre, l’adesione, la migrazione e l’invasione,
studiate le alterazioni presenti nella regione
mentre
ATPasica e carbossiterminale di EGFR in un
farmaco
pannello di linee cellulari di carcinoma mammario
drasticamente l’attività. Nelle stesse condizioni
e di carcinoma del distretto testa-collo. Non sono
sperimentali, lo ZD6474 inibisce l’espressione di
state evidenziate mutazioni in nessuna linea
p-EGFR
studiata,
l’inibizione
tuttavia
sono
risultati
presenti
la
simultanea
con
in
la
laminina
tutte
su
somministrazione
le
linee
p-Erk1/2
5
ne
del
riduce
cellulari
mentre
dipende
dalle
polimorfismi delle regioni introniche che sono
caratteristiche di invasività di ciascuna linea
attualmente in studio. In particolare, la linea
cellulare. Comunque, la coincubazione con la
mammaria
laminina
ritenuta
non
tumorale,
ma
solo
5
reverte
completamente
queste
immortalizzata, MCF-10 presenta un polimorfismo
inibizioni. Questo studio ha evidenziato che lo
nell’introne 20: IntrPos 171340 C>T, mentre la
ZD6474
linea MCF-7 presenta un polimorfismo nell’introne
antitumorale
18: IntrPos 164169 A>G. L’altra linea mammaria
particolare nei pazienti con HCC scarsamente
in studio, MDA-MD435 non presenta alcun tipo di
esprimenti
alterazione per cui è stata al momento scelta per
Pharmacol, 2006)
gli studi di funzionalità dell’interazione EGFR-
Nello stesso modello del colon, un progetto si
NHERF1. Delle 4 linee di carcinoma del distretto
interessava di verificare la capacità di PB28, un
testa-collo attualmente in studio, solo le HCN211
ligando dei recettori sigma 2, di agire come
mostravano
2
agente antitumorale e capace di modulare la P-gP
A>C;
e quindi di revertire la resistenza a farmaci tra i
164249+1 T>C), uno nell’introne 19 (164995+1
quali le antracicline. Il modello di studio è stato
A>G ) e uno nell’introne 20 (171339+1 C>T). Tali
costituito dal tumore della mammella con linee
polimorfismi
polimorfismi nell’introne
a
diversi
livelli:
18 (163923+1
può
essere
del
utilizzato
carcinoma
laminina
5
nella
epatico
(Giannelli
et
terapia
ed
in
Bioch
58
LINEA 1
cellulari esprimenti livelli normali o overesprimenti
modelli in vitro rappresentativi della patologia
la P-gP. In Il PB28 inibiva la crescita cellulare
tumorale di mammella (MCF7 ed MDAMB231) e
dopo 2 giorni di esposizione al farmaco, induceva
di colon (HT-29, LoVo, HCT-15), con lo scopo di
un accumulo delle cellule in fase G0/G1, e
identificare i meccanismi cellulari dipendenti dalla
induceva l’apoptosi caspasi-indipendente. Inoltre,
attivazione dei recettori PPARα/γ responsabili del
riducendo l’espressione della P-gP induceva un
potenziale effetto antiproliferativo. Come composti
aumento
di riferimento, sono stati utilizzati due molecole
dell’efficacia
della
doxorubicina
attraverso un aumento dell’accumulo della stessa
notoriamente
in cellula. (Azzariti A., Colabufo NA., Berardi F. ,
PPARγ, il troglitazone e il rosiglitazone, dei quali è
Porcelli L., Niso M., Simone GM. Perrone R.,
stata valutata l’attività antiproliferativa. Questo
Paradiso
screening preliminare ha evidenziato che solo due
A.
Cyclohexylpiperazine
derivative
ligandi
specifici
del
recettore
PB28, a sigma-2 agonist and sigma-1 antagonist
ligandi,
receptor activity, inhibits cell growth, modulates P-
l’enantiomero (R) ed (S) dello stesso composto,
glycoprotein and synergizes with anthracyclines in
risultavano avere un’efficacia anti proliferativa
breast cancer, Mel Canc Ther, in press)
maggiore dei composti di riferimento. Esperimenti
Sempre nell’ambito del medesimo progetto, ci
preliminari indicano che la capacità di inibire la
siamo interessati del coinvolgimento del gefitinib
crescita cellulare da parte dei due composti,
nella
Esperimenti
LT160 ed LT127, può dipendere sia dalla loro
preliminari hanno mostrato che questo farmaco
capacità di modulare il ciclo cellulare, bloccando
inducendo l’overespressione di questa pompa di
le cellule in fase GO/G1, sia di indurre l’apoptosi.
efflusso delle camptotecine, è in grado di
Questi risultati suggeriscono l’approfondimento
aumentare l’accumulo in cellula del farmaco
dello studio sul ruolo svolto dai recettori PPAR nel
(SN38, metabolica attivo del CPT-11) e anche la
controllo trascrizionale di tali processi. Inoltre
sua capacità di indurre accumulo delle cellule
analisi preliminari hanno dimostrato che tali
nella fase S del ciclo cellulare.
ligandi modulano l’attività di alcuni marcatori
Attraverso una collaborazione con l’Università di
biologici quali EGFR e i suoi principali down-
Bari, invece, è stata svolta l’attività di screening in
stream effectors, Erk1/2 ed Akt, coinvolti in
vitro su modelli di ca del colon per l’individuazione
pathway cellulari della proliferazione, migrazione
di lead-drugs appartenenti alla famiglia dei PPAR
ed invasione, suggerendo l’esistenza di un cross-
gamma agonisti e dei sigma antagonisti. Durante
talk cellulare tra vie di traduzione del segnale
il primo anno dello svolgimento di questo progetto
apparentemente distinte.
di ricerca, abbiamo effettuato esperimenti di
Nel modello del tumore del pancreas, nel 2005 la
farmacologia
alcuni
nostra attenzione si è focalizzata sullo studio degli
composti di nuova sintesi appartenenti alla classe
effetti e dei meccanismi di azione dei due farmaci,
dei
gefitinib, un anti EGFR e rapamicina, un anti m-
modulazione
dell’ABCG-2.
pre-clinica
Fibrati,
ligandi
utilizzando
sintetici
dei
recettori
LT160
ed
LT127,
rispettivamente
PPARα/PPARγ.
TOR, somministrati in combinazione. E’ stata
I composti sono stati ideati e sintetizzati dal
effettuata
gruppo
Dipartimento
cellulare e dei targets, EGFR, Akt, Erk1/2, mTor,
Farmaco-Chimico dell’Università di Bari. E’ stata
p79S6K, in seguito a somministrazioni singole o
del
prof.
Loiodice
del
l’analisi
della
modulazione
ciclo
valutata l’attività antineoplastica dei ligandi, in due
59
LINEA 1
combinate dei due principi attivi. I tutte le linee
Collo. Durante il primo anno di svolgimento del
cellulari utilizzate, il gefitinib induceva un leggero
progetto sono state caratterizzate 12 linee cellulari
blocco (circa 10%) del ciclo cellulare in G0/G1
di tumore testa colla provenienti dal laboratorio
dopo 1/3 giorni di esposizione al farmaco; la
del Dr. Tommasino – Lione – Francia ed è stata
rapamicina induceva un blocco nella stessa fase
determinata
del ciclo cellulare (di circa il 15%) in maniera
determinando l’IC50 e la sua capacità di modulare
concentrazione dipendente. Inoltre, il gefitinib
targets cellulari coinvolti nel pathway di traduzione
induceva la completa inibizione di p-EGFR a
del segnale di EGFR, come Akt ed Erk1/2. La
tempi brevi (fino a 8ore) con un recupero della
caratterizzazione del pannello di linee cellulari ha
funzionalità
recettoriale
compreso
esposizione
al
dopo
3
giorni
di
la
la
loro
sensibilità
determinazione
al
dei
gefitinib
livelli
di
inibizione
espressione di recettori TK, EGFR, ErbB2, KDR e
induceva l’inibizione successiva di p-Akt, che
dei down stream effectors, Akt and Erk1/2: i livelli
risultava
di
basali di ErbB2, KDR, Akt and Erk1/2 erano simili
esposizione al farmaco e persistente nel tempo al
nella maggior parte delle linee. EGFR e gli altri
contrario
non
targets erano variamente espressi nelle varie
sembrava essere modulato. La rapamicina, come
linee cellulari. Sono stati inoltre evidenziati livelli
il gefitinib, inibiva il suo target mTor, in maniera
simili di PTEN e di ABCG2. La sensibilità al
rapida e transiente e questa inibizione induceva
gefitinib variava nelle diverse linee cellulari, e la
un’inibizione del suo down stream effector,
più
p70S6K,
tempo.
riscontrato un blocco del ciclo cellulare in fase
Sorprendentemente, la rapamicina induceva un
G0/G1 e l’induzione dell’apoptosi in tutto il
aumento della fosforilazione di Akt a tempi brevi e
pannello cellulare. Questi risultati sono oggetto di
una progressiva inibizione a tempi lunghi. Questi
un manoscritto di cui si sta ultimando la revisione.
studi molecolari ci hanno permesso di spiegare i
Nella patologia neoplastica della cervice uterina
risultati ottenuti di sinergismo tra le due molecole
l’attenzione
quando il gefitinib era somministrato prima della
focalizzata nella patologia HPV-relata che, però, è
rapamicina Dal punto di vista di ciclo cellulare, i
stata brillantemente approcciata sia dal punto di
risultati
vista
essere
farmaco.
dipendente
nell’effetto
su
progressiva
mostrano
Questa
che
e
dal
p-Erk
stabile
si
ha
tempo
½
che
nel
un
aumento
sensibile
di
dei
era
HCN211,inoltre
ricercatori
interpretazione
dei
si
è
è
stato
soprattutto
meccanismi
di
dell’accumulo cellulare in G0/G1 e che l’inibizione
cancerogenesi che di validazione di varie tecniche
su targets come p-Akt e p-p70S6K è maggiore. I
laboratoristiche per lo studio di HPV e di relazioni
risultati ottenuti sono stati presentati al 17th
con abitudini voluttuarie quali il fumo. Questi studi
Meeting NCI-EORTC-AACR di Filadelfia (Porcelli
trovano, infine, eloquente trasposizione in un
L., Azzariti A., Sebastian S., Simone GM.,*Gatti
studio clinico controllato multicentrico a cui il
G., *Nicolin A. and Paradiso A.Enhanced and
nostro Istituto partecipa, che intende verificare
Schedule-Dependent Antitumour Activity of the
l’efficacia di terapie farmacologiche preventive per
Combination Gefitinib (ZD1839; ‘Iressa’) and the
le patologie ano-genitali HPV-relate.
mTor Inhibitor Rapamycin in a Panel of Pancreas
Per quanto riguarda la determinazione di HPV e
Cancer Cell Lines .
di P16 nella cervice uterina non neoplastica, nella
Il tema dei farmaci Molecular Trageting è stato
prima fase dell’indagine è stata standardizzata la
anche affrontato nel modello del tumore Testa-
metodologia. Sono entrate in studio 23 pazienti
60
LINEA 1
sottoposte a Pap Test con allestimento di
Proseguendo la tradizione che vede il nostro
preparati in fase liquida. E’ stato utilizzato il liquido
Istituto fortemente interessato al ruolo della
di conservazione per la determinazione di HPV
“coagulazione ed angiogenesi” nel processo di
con metodica di PCR qualitativa. Sono risultati
cancerogenesi e progressione tumorale, anche
HPV+ 8 campioni , in prevalenza ad alto rischio.
quest’anno abbiamo annoverayo in questa linea,
In tali campioni verrà ricercata la presenza di p16
n.6 progetti che intendono verificare il ruolo
e , nei casi disponibili
cancerogenetico
per esame istologico,
e
prognostico
di
fattori
di
Abbiamo
coagulazione e di fattori solubili e tissutali
proseguito verificando il ruolo di p16INK4A come
neoangiogenetici quali il VEGF. Detti progetti
marker
hanno affrontato laproblematicca anche intermini
anche
nel
di
campione
displasia
tissutale.
e
neoplasia
50
donne
cervicale.
HPV+
di patologia comparata verificando il ruolo di mast
(metodica PCR) e con relativo riscontro istologico.
cells e di vari nuovi fattori in modelli tumorali
In 19 casi è stata confermata la presenza di una
anche canini (Passantino, et al - Immuno Pharm
lesione preneoplastica o neoplastica della cervice
Immunotox, 2005; Ranieri et al-LeukeniaLynph.
uterina.
2005).
Abbiamo
selezionato
Sulla
casistica
verrà
con
effettuata
la
determinazione di p16 con metodica PCR e con
Infine
di
ulteriore
particolare
tecnica ICA. Nei 15 casi di Carcinoma invasivo e
quest’area lo studio che applica, al nostro
nei 15 casi di lesione displastica (HSIL) era
innovativo
presente intensa immunoreattività per P16 e
termoablazione sulle lesioni epatiche e polmonari,
presenza di HPV, in prevalenza HPV 16. Nei 20
il concetto di individuazione di fattori predittivi di
casi di patologia non neoplastica ( infiammatoria
risposta anche a questo trattamento di tipo fisico. I
con alterazioni di tipo metaplastico) non è stata
primi dati si riferiscono alla fattibilità dell’approccio
evidenziata espressione di P16 , nè è stato
clinico mentre sono in corso di valutazione
identificato il virus.
l’analisi del ruolo clinico-biologico giocato da
Per quanto riguarda, la correlazione di metodo
fattori sierici e tissutali tumorali.
approccio
interesse
terapeutico
in
con
PCR con Hybrid Capture test per la ricerca del
HPV in campioni cervicali nel
periodo Giugno
2002- Dicembre 2003 sono entrate in studio 108
PRODOTTI SCIENTIFICI
di Ginecologia con
AZZARITI A, COLABUFO NA, BERARDI F,
biopsia e/ esame citologico cervicale sottoposte
PORCELLI L, NISO M, SIMONE MG, PERRONE
ad indagine per la ricarca di dell’HPV con PCR. In
R, PARADISO A: cycloherylpiperazine derivative
23 casi è stato possibile correlare il nostro
PB28, a sigma-2 agonist and sigma-1 antagonist
risultato con quello ottenuto mediante Hybrid
receptor activity, is cytotoxic, modulates P-
Capture test (HC). Di questi casi 18
casi
glycoprotein and synergizes with anthracyclinesin
correlavano (10 Negativi ed 8 Positivi) e 5 casi
breast cancer. I Supplementi di Tumori 4 (4): 11,
erano discordanti (4 casi Positivi con PCR sono
2005.
donne afferenti all’U.O.
risultati Negativi all’HC ed 1 caso Negativo per
PCR è risultato positivo per HC). Il progetto è
stato chiuso con la pubblicazione
su The New
Microbiologica: 2006,29: 69-73 dei risultati.
61
LINEA 1
AZZARITI A, COLABUFO NA, BERARDI F,
NA+/H+ exchanger and invasion via coordination
PORCELLI L, NISO M, SIMONE MG, PERRONE
of PKA-dependent phosphorylation of rhoa and
R,
subsequent down-regulation of P38 MAPK. I
PARADISO
A:
A
cycloherylpiperazine
derivative (PB28), displaying sigma2 agonist and
Supplementi di Tumori 4 (2): 163, 2005.
sigma1 antagonist receptor activity, as a possible
of
CASADEI S, SEYMOUR I, ROSATO R, LUCCHI
Annual Meeting
L, FALCINI F, STRADA M, MORINI N, NALDONI
AACR; Anaheim, Orange Country CA 16-20 april
C, PARADISO A, TOMMASI S, SCHITTULLI F,
2005.
AMADORI
glycoproteinP
modulator
and
th
anthracycline resistance. 96
revertant
D,
CALISTRI
C:
Polymorphisms
Asn372His and IVS21-66T/C in the BRCA2 gene
AZZARITI A, PORCELLI L, DI VITTORIO A,
influence breast cancer risk by modifing the effect
SIMONE GM, PARADISO A: Prolonged exposure
of family history. I Supplementi di Tumori 4 (4):
to the EGFR tyrosine kinase inhibitor gefitinib
26, 2005.
tm
(Iressa , ZD1839) and the antiangiogenic agent
CRAPOLICCHIO A, LACALAMITA R, BRUNO M,
ZD6474. I Supplementi di Tumori 4 (2): 36, 2005.
MONACO A, DI GENNARO M, RINALDI M,
RA,
SCHITTULLI F, TOMMASI S, PARADISO A:
BUSCO G, PARADISO A, RESHKIN SJ: The
BRCA1 alterations in breast cancer patients from
NA+/H+ excharger regulator factor (NHERF-1)
Puglia: mutations and polymorphisms as markers
regulates IRESSA inhibition of EGF-R (ERBB1)
of cancer risk. I Supplementi di Tumori 4 (2): 69-
directed growth and invasion. I Supplementi di
70, 2005.
BELLIZZI
A,
AZZARITI
A,
CARDONE
Tumori 4 (4): 14, 2005.
FEDELE V, BENZ CC, TOMMASI S, PARADISO
BELLIZZI A, CARDONE RA, CASAVOLA V,
A, ALBERTSON D: Impact of aging on genomic
PARADISO A, RESHKIN SJ: The scaffolding
abnormalities in breast cancer. 96
protein, NHERF-1, is over-expressed in breast
Meeting AACR; Anaheim, Orange Country CA 16-
cancer and in lymphocytes from breast cancer
20 april 2005.
th
Annual
patients: correlation with clinical parameters. I
Supplementi di Tumori 4 (2): 97-98, 2005.
FEDELE
V,
TOMMASI
S,
BENZ
CC,
ALBERTSON D, PARADISO A: Aging and
CAPONIO MA, CRAPOLICCHIO A, CRISTIANI S,
RUBINI V, SICILIANO M, WIESEL S, TOMMASI
genomic
abnormalities
in
breast
cancer.
I
Supplementi di Tumori 4 (4): 40, 2005.
S, SIMONE G: HPV, PCR detected, infection and
morphological
lesion
in
uterine
cervix.
I
Supplementi di Tumori 4 (2): 81-82, 2005.
GADALETA
C,
COVIELLO
M,
CATINO
A,
VENNERI MT, STEA B, QUARANTA M, MATTILI
V, RANIERI G: VEGF assessment in serum from
CARDONE RA, BELLIZZI A, BAGORDA A,
hepatocellular
BUSCO
percutaneously radiofrequency thermal ablation. I
G,
PARADISO
A,
CASAVOLA
V,
RESHKIN SJ: NHERF-1 expression driver serum
cancer
patients
undergone to
Supplementi di Tumori 4 (4): 46, 2005.
deprivation-dependent activation of tumor cell
62
LINEA 1
GIANNELLI
G,
AZZARITI
A,
SGARRA
C,
VM:
HIC1
promoter
hypermethylation
and
PORCELLI L, ANTONACI S, PARADISO A:
17P13.3 allelic loss in breast ductal carcinomas. I
Laminin-5 protects ZD6474 effectiveness on HCC.
Supplementi di Tumori 4 (2): 49, 2005.
I Supplementi di Tumori 4 (4): 51, 2005.
PATRUNO R, PASSANTINO L, RIBAUD MR,
LUPI R, FALCHETTI M, ZANNA I, MANCINI B,
PELLECCHIA V, SAVINO E, COVIELLO M,
CECCARELLI K, RIZZOLO P, BIANCHI S,
QUARANTA M, RANIERI G: Plasma activated
SAIEVA C, MASALA G, PARADISO A, PALLI D,
platelet rich VEGF level as a surrogates markers
OTTINI L: Analysis of CHEk2 variants and protein
of angiogenesis and malignany in spontaneous
expression in an italian series of male breast
mast cells tumour model. I Supplementi di Tumori
cancer. I Supplementi di Tumori 4 (4): 59, 2005.
4 (4): 77-78, 2005.
L,
PORCELLI L, AZZARITI A, SEBASTIAN S,
SIMONE GM, FRANSVEA E, ANTONACI S,
SIMONE GM, GATTI G, NICOLIN A, PARADISO
GIANNELLI
gefitinib
A: Enhanced and schedale-dependent antitumour
effectiveness on HCC cells. I Supplementi di
activity of the combination gefitinib (ZD1839;
Tumori 4 (2): 32, 2005.
“Iressa”) and the mTor inhibitor rapamycin in a
PARADISO
A,
AZZARITI
G:
A,
Laminin-5
PORCELLI
offsets
panel of pancreas cancer cell lines. I Supplementi
PARADISO
A,
TOMMASI
S,
FOSCHINO-
di Tumori 4 (4): 81, 2005.
BARBARO MP, MULÈ G, RESTA O, MANGIA A,
CARPAGNANO F, STEA G, SUSCA A, DI GIOIA
PORCELLI
G,
PARADISO
DE
LENA
Microsatellite
M,
CARPAGNANO
instability
in
exhaled
GE:
breath
condensate from non-small cell lung cancer
L,
AZZARITI
A:
A,
Molecular
SIMONE
GM,
targets
and
chemosensitivity of human pancreatic cell lines. I
Supplementi di Tumori 4 (2): 33, 2005.
patients. I Supplementi di Tumori 4 (4): 76, 2005.
PRENCIPE M, GALLO AP, VALORI V, APICELLA
AP,
A, ROSSIELLO R, PARADISO A, TOMMASI S,
PRENCIPE M, APICELLA A, ROSSIELLO R,
ZITO FA, FAZIO VM, PAOLA P: Methylation
LIGUORO G, SERIPA D, GRAVINA C, RABITTI
status changes in cancer related genes durino
C,
ductal
PARRELLA
RINALDI
P,
M,
POETA
NICOL
ML,
T,
GALLO
TOMMASI
S,
PARADISO A, SCHITTULLI F, ALTOMARE V,
breast
carcinoma
progression.
I
Supplementi di Tumori 4 (4): 82, 2005.
FAZIO VM: Non-random distribution of aberrant
promoter methylation of cancer related genes in
RANIERI G, PATRUNO R, MARTINO D, VACCA
sporadic breast cancer tumours. I Supplementi di
F, SCHITTULLI F, RIBATTI D, VALERIO P: Mast
Tumori 4 (2): 50, 2005.
cell density positive to tryptase may play a role in
human breast cancer angiogenesis. I Supplementi
PARRELLA P, SCINTU M, PRENCIPE M, POETA
di Tumori 4 (4): 83, 2005.
ML, GALLO AP, RABITTI C, RINALDI M,
TOMMASI S, PARADISO A, SCHITTULLI F,
VALORI VM, TOMA S, ALTOMARE V, FAZIO
63
LINEA 1
SEBASTIAN S, AZZARITI A, PORCELLI L,
EPPENBERGER-CASTORI S, EPPENBERGER
SIMONE GM, TOMMASINO M, PARADISO A:
U, BENZ CC, PARADISO A: Role of ERBB2
Molecular characterization and gefitinib sensitivity
SNPS in the risk of familial breast cancer in
of a panel of 12 new HNSCC cell lines. I
caucasian women. I Supplementi di Tumori 4 (2):
Supplementi di Tumori 4 (4): 93, 2005.
75, 2005.
SIMONE GM, CHIRIATTI A, MANGIA A, BRUNO
ZIZZO N, PATRUNO R, LIONETT A, DI SUMMA
M, CICORIA O, DI GENNARO M, LONGO S,
A, BUFO P, PELLECCHIA A, RIBATTI D,
RINALDI M, SCHITTULLI F, PARADISO A:
RANIERI G: Endothelial area and microvascular
Analysis of the reasons for accepting or declining
density in a canine non-Hodgkin’s lymphoma: an
blood sample. Partecipation in genetic research
interspecies model of tumor angiogenesis. Eur J
breast cancer: a hospital-based population study.
Lymphol 15 (Sp. No. 43): 3, 2005.
First ESH-EBMT Euroconference on Biobanking.
CARDONE RA, BAGORDA A, BELLIZZI A,
Saggart, Co Dublin, Ireland 28-31 january 2005,
BUSCO
poster 24.
CASAVOLA V, ZACCOLO M, RESHKIN SJ:
G,
GUERRA
L,
PARADISO
A,
Protein Kinase A gating of a pseudopodial-located
TOMMASI S, CRAPOLICCHIO A, LACALAMITA
RhoA/ROCK/p38/NHE1 signal module regulates
R,
invasion in breast cancer cell lines. Mol Biol Cell
BRUNO
M,
MONACO
A,
SIMONE
G,
TRENTADUE A, PILATO B, SCHITTULLI F,
LONGO
S,
DIGENNARO
M,
MANGIA
16 (7): 3117-27, 2005.
A,
PARADISO A: BRCA1 alterations in a hospital-
CARPAGNANO GE, FOSCHINO-BARBARO MP,
based consecutive series of Puglia breast cancer
MULE G, RESTA O, TOMMASI S, MANGIA A,
patients with familial history. Atti Symposium
CARPAGNANO F, STEA G, SUSCA A, DI GIOIA
Lynne Cohen Foundation for Ocarina Cancer
G, DE LENA M, PARADISO A: 3p Microsatellite
Research, New York april 15-16 2005.
alterations in exhaled breath condensate from
non-small cell lung cancer patients. Am J Respir
TOMMASI S, FEDELE V, LACALAMITA R,
Crit Care Med 172 (6): 738-44, 2005.
BRUNO M, CRAPOLICCHIO A, SCHITTULLI F,
GINZINGER D, SCOTT G, EPPENBERGER-
CAVALLINI A, NOTARNICOLA M, GIANNINI R,
CASTORI S, EPPENBERGER U, CALISTRI D,
MONTEMURRO S, LORUSSO D, VISCONTI A,
CASADEI S, SEYMOUR I, LONGO S, DE
MINERVINI F, CARUSO MG: Oestrogen receptor-
GENNARO M, SIMONE G, ZITO F, BENZ CC,
related receptor alpha (ERRalpha) and oestrogen
PARADISO A: ERBB2 SNPs in familial breast
receptors (ERalpha and ERbeta) exhibit different
cancer patients. Atti Symposium Lynne Cohen
gene expression in human colorectal tumour
Foundation for Ocarina Cancer Research, New
progression. Eur J Cancer 41 (10): 1487-94,
York april 15-16 2005.
2005.
TOMMASI S, FEDELE V, LACALAMITA R,
BRUNO M, MOORE D, CRAPOLICCHIO A,
SCHITTULLI F, GINZINGER D, SCOTT G,
64
LINEA 1
GIANNELLI G, MARINOSCI F, TREROTOLI P,
angiogenesis. Leuk Lymph 46 (11): 1639-43,
VOLPE
2005.
A,
QUARANTA
M,
DENTICO
P,
ANTONACI S: SCCA antigen combined with
alpha-fetoprotein as serologic markers of HCC. Int
SEBASTAIN S, GRAMMATICA L, PARADISO A:
J Cancer 117 (3): 506-9, 2005.
Telomeres, telomerase and oral cancer (Review).
Int J Oncol 27 (6): 1583-96, 2005.
HARDGUINDEY S, ORIVE G, LUIS PEDRAZ J,
PARADISO A, RESHKIN SJ: The role of pH
TOMMASI S, CRAPOLICCHIO A, LACALAMITA
dynamics and the Na(+)/H(+) antiporter in the
R, BRUNO M, MONACO A, PETRONI S,
etiopathogenesis and treatment of cancer. Two
SCHITTULLI F, LONGO S, DIGENNARO M,
faces of the same coin-one single nature. Biochim
CALISTRI D, MANGIA A, PARADISO A: BRCA1
Biophys Acta 1756 (1): 1-24, 2005.
mutations and polymorphisms in a hospital-based
consecutive series of breast cancer patients from
MONTELLA M, SCHITTULLI F: Reduction in the
Apulia, Italy. Mutat Res 578 (1-2): 395-405, 2005.
number of women with advanced breast cancer
stage at diagnosis in Italy. Eur J Cancer Prev 14
MATTIOLI
(1): 79-80, 2005.
CANNIELLO
V,
CATINO
E,
A,
D’ALUISIO
ARMENISE
L,
GALIZIA
F,
M,
RANIERI G, GADALETA C: One lung ventilation
PARRELLA P, SCINTU M, PRENCIPE M, POETA
close-chest with CMV and low level CPAP in
ML, GALLO AP, RABITTI C, RINALDI M,
radiofrequency ablation (RFA) of lung tumors: our
TOMMASI S, PARADISO A, SCHITTULLI F,
experience. Minerva Anestesiol 71 (1 suppl. 10):
VALORI VM, TOMA S, ALTOMARE V, FAZIO
174-76, 2005.
VM: HIC1 promoter methylation and 17p13.3
allelic loss in invasive ductal carcinoma of the
RANIERI G, RIA R, ROCCARO AM, VACCA A,
breast. Cancer Lett 222 (1): 75-81, 2005.
RIBATTI D: Development of vasculature targeting
PASSANTINO L, PATRUNO R, VALERIO P,
strategies
PENNA A, MAZZONE F, ZITO AF, CATALANO V,
inflammatory
PELLECCHIA
Inflamm Allergy 4 (1): 13-22, 2005.
A,
JIRILLO
E,
RANIERI
G:
for
the
treatment
diseases.
Curr
of
chronic
Drug
Targets
Thymidine phosphorylase profiles in nonmalignant
and
malignant
pancreatic
tissue.
Potential
therapeutic role of capecitabine on tumoral and
endothelial
cells
and
tumor-infiltrating
macrophages. Immunopharmacol Immunotoxicol
27 (1): 95-107, 2005.
RANIERI G, PATRUNO R, LIONETTI A, DI
SUMMA A, MATTIOLI E, BUFO P, PELLECCHIA
A, RIBATTI D, ZIZZO N: Endothelial area and
microvascular density in a canine non-Hodgkin’s
lymphoma: an interspecies model of tumor
65
LINEA 1
Programma attività 2006
La Linea di ricerca 1 comprende 28 progetti divisi
neoplastica, obiettivo di grande attualità e verso il
nelle Aree di Attività:
quale il mondo scientifico internazionale nutre
-Attivazione di Registri di Patologia
grandi
-Agenti xenobiotici e rischio di cancro con
perseguita dall’Istituto Oncologico sia attraverso
individuazione di marcatori di esposizione e
l’approfondimento delle conoscenze in tema di
danno al DNA
dimensioni quantitative del fenomeno Tumori
aspettative.
Questa
politica
viene
per
(Registri di Patologia), sia attraverso il tentativo di
caratteristiche genetico-molecolari con utilizzo di
meglio studiare-individuare gli effetti cancerogeni
tests genetic, counselling, etc -Abitudini, stili di
di agenti xenobiotici, sia con l’analisi dei fattori
vita e rischio di cancro -Basi genetico-molecolari
eredo-familiari e/o abitudini di vita che espongono
per lo sviluppo e progressione della malattia
ad un rischio aumentato di contrarre la malattia.
neoplastica -Sviluppo e validazione di interventi
La Linea si completa, infine, con la verifica della
sociali e clinici per la prevenzione La nuova
implementabilità e validabilità di interventi medico-
organizzazione
sicuramente
sociali utili per strategie preventive. Ulteriore
di ricerca e meglio
elemento importante, è costituito dal fatto che la
-Identificazione
di
soggetti
della
Linea
stimolato nuovi spunti
a
ha
rischio
coordinato attività sperimentali che, fino allo
Linea
scorso anno, si presentavano frammentarie ed
laboratoristico-sperimentali dell’Istituto garantendo
anche
Obbiettivi
così interazione ed utilizzo comune di una serie di
dichiarati della Linea, annoveriamo: -la migliore
facilities (Biobanca Tumorale, Piattaforma Studi
conoscenza del numero e tipo di patologia
Genetici, Piattaforma Studi Funzionali, etc) da
cancerosa trattata nell’Istituto ed in regione
parte di tutta una serie di gruppi di lavoro. E’
Puglia; -il ruolo svolto da agenti chimici ambientali
proprio in questa logica, che sono stati previsti nel
e professionali nello sviluppo della patologia
corso del 2006 importanti interventi strategici quali
cancerosa;
l’acquisizione
meno
interagenti.
-lo
studio
Fra
del
gli
problema
eredo-
omprende
buona
di
una
parte
delle
Piattaforma
attività
High-
familiarità nel rischio di contrarre una neoplasia
Throughput, di una piattaforma per Microarrays,
anche
genetiche
etc. Alla Linea in questione, viene data anche
peculiari della popolazione pugliese; -Interazioni
massima attenzione come fonte importante di
tra abitudini di vita voluttuarie e non ed il rischio di
produzione di risultati scientifici (pubblicazioni,
contrarre una neoplasia anche considerando la
altro) che nel 2005 hanno rappresentato circa
possibilità di interventi sociali miranti a correggere
1/3dell’intero Istituto. Ma forse l’elemento saliente
eventuali atteggiamenti predisponenti. La Linea di
di tutta la Linea ed in cui diversi aspetti
Ricerca in questione riveste valore cruciale per
confluiscono e si sommano con effetto sinergico,
l’Istituto di Bari per tutta una ulteriore serie di
è costituito dal forte riferimento al territorio
motivazioni scientifiche e strategiche. In primo
regionale che le varie attività programmate
luogo, deve notarsi che attraverso interventi in più
prevedono.
Aree Sperimentali, la Linea mira con grande
sperimentali come registri di patologia, analisi di
energia ed omogeneità di intenti a sviluppare una
rischio da esposizione a xenobitoici, rischio
politica
genetico, interventi sociali che rischiano di non
in
di
riferimento
a
prevenzione
stimmate
per
la
patologia
Infatti,
programmare
attività
66
LINEA 1
avere senso se avulsi da una realtà territoriale
di Registri di Patologia gestiti dalla Direzione
ma, a loro volta, tendono a dare risposte a quesiti
Sanitaria che, con respiro annuale, descrivano
sanitari che la popolazione chiede con urgenza.
caratteristiche numeriche, cliniche, patologiche
L’attuale
etc,
organizzazione
della
Linea
non
delle
singole
patologie
neoplastiche
mancherà di produrre nei prossimi anni gli
osservate. Le Attività di detta Area mirano a
importanti risultati attesi in termini di stimolo alla
rendere
ideazione ed aggregazione di nuovi progetti
realizzazione di specifici studi che descrivano i
intorno alle Aree strategiche individuate. Area di
percorsi
Attività:
gestionali
Attivazione
di
Registri
di
Patologia
possibili
negli
anni
diagnostico-terapeutici
relativi
alle
prossimi,
ed
i
singole
la
costi
patologie
L’individuazione di detta nuova Area di Attività
oncologiche. I due rimanenti Progetti riguardano
aveva il precipuo compito di implementare attività
invece le predette attività di Biobanking da
sperimentali miranti a meglio conoscere specifici
organizzare
aspetti relativi a numerosità e caratteristiche
prospettiche/consecutive direttamente collegate ai
clinico-patologiche della patologia neoplastica
Registri di Patologia dell’Istituto o alla attività di
incidente sul territorio di riferimento e/o trattata nel
Network nazionali. Il Progetto #3 (Ric Resp G
nostro Istituto; comprende, inoltre, specificamente
Pelagio) persegue la logica della Biobanca
attività nel settore dell’organizzazione di collezioni
prospettica/consecutiva direttamente collegata ai
di tessuti biologici con le caratteristiche di
Registri di Patologia dell’Istituto realizzando al suo
Biobanche prospettive e consecutive direttamente
interno una unica Biobanca interdipartimentale
collegate ai Registri di Patologia. Due dei progetti
collegata direttamente anche al data-base dell’UO
proposti
di Patologia. Il Progetto si propone di individuare
(Progetti
#1
e
2)
problema
dei
riguardano
secondo
i
criteri
di
Biobanche
di
POS e modalità di gestione dei tessuti condivise e
Patologia. Il Progetto #1 (Ric resp:A Paradiso) si
moderne. Il Progetto # 4(Ric Resp A Paradiso)
collega all’importante problema della incidenza e
muove
gestione delle malattie rare sul territorio pugliese
proponendosi di dare continuità ad attività già in
riportandolo all’aspetto di specifica competenza
corso e che mirano alla costituzione di un Network
dell’Istituto Tumori; infatti, lavorando prima sul
Virtuale Nazionale tra le Biobanche degli IRCCS
data-base dell’Istituto e, dopo, sul data-base
Oncologici
ufficiale
sanitarie
Biobanche oncologiche) ancora una volta per
erogate, verificherà il numero e le caratteristiche
individuare criteri organizzativi e di gestione
delle neoplasie che si sviluppano in soggetti con
comuni.
malattia rara. E’ infatti noto che detti soggetti sono
Oncologico, si prefigge anche da implementare
maggiormente
ulteriormente
specificamente
il
regionale
delle
esposti
Registri
prestazioni
alla
insorgenza
di
detta
logica
italiani
Il
(NICAB,
Progetto,
le
a
livello
Network
coordinato
attività
nazionale
del
Italiano
dall’Istituto
sito
web
neoplasie ma non esistono in letteratura studi che
www.nicab.org. Area di Attività :Agenti xenobiotici
riferiscano
casistiche
e rischio di cancro con individuazione di marcatori
consecutive riferite ad uno specifico territorio. Il
di esposizione e danno al DNA Vari progetti
Progetto #2 (Ric Resp Dr P Milella) intende invece
presentati presentano attività inerenti l’Area in
aggiornare l’attuale organizzazione dell’Istituto
questione compresi anche alcuni studi clinici che
muovendo
dalla
di
valutano l’effetto cancerogeno da esposizione a
Patologia
gestiti
(vedi
farmaci antineoplastici. In questa Area, tuttavia
pubblicazioni dei precedenti anni) alla costituzione
comprendiamo specificamente solo il progetto # 5
detta
informazione
presenza
da
singoli
di
a
Data-base
ricercatori
67
LINEA 1
che tratta di un importante filone di ricerca
ereditaria (Ric Resp A Mangia); Il Progetto # 8 si
dell’Istituto e che riguarda la possibilità di ottenere
propone
informazioni
condensato
caratterizzazione delle alterazioni dei geni BRCA1
respiratorio di soggetti diversamente fumatori. Il
e 2 per mutazioni e polimorfismi nella popolazione
progetto in questione si ricollega a ns precedenti
pugliese di pazienti con ca. mammario (Ric Resp
risultati che hanno dimostrato come il DNA
B Pilato) valutando anche la fattibilità e validabilità
estraibile dal condensato respiratorio sia idoneo
di
quali-quantitativamente per lo studio di alterazioni
microchips
molecolari ed in specifico per l’analisi delle
vantaggiosa sia dal punto economico che di Time-
instabilità microsatellitare indotte da esposizione
consuming (Ric Resp S Tommasi). Detto studio
del soggetto a fumo di sigaretta. Lo studio si
viene svolto in collaborazione con l’NIH di
prefigge di validare i nostri risultati preliminari che
Bethesda. Nel Progetto # 10 (Ric Resp M Bruno)
suggeriscono
tutte
bio-molecolari
come
il
dal
dato
della
instabilità
invece
nuovi
le
di
continuare
approcci
gli
laboratoristici
customizzati
informazioni
di
studi
basati
gestione
bio-molecolari
di
su
più
tumorali
microsatellitare possa essere utilizzato come
acquisite nei suddescritti progetti ed ulteriori
marker di diagnosi precoce del cancro del
informazioni sulla vita riproduttiva e sulle abitudini
polmone ed eventualmente per tratteggiare un
di vita dei pazienti verranno verificati in termini di
attendibile profilo di rischio di sviluppare il cancro
associazione con il rischio di sviluppare una
in
:
neoplasia e per individuare profili di rischio di
per
contrarre la malattia più precisi. All’interno di detto
caratteristiche geneticomolecolari con utilizzo di
studio sono comprese attività di f.u. di soggetti ad
tests genetic, counselling, Detta Area di Attività
alto rischio, di studio di pazienti con ca.mammario
comprende alcuni progetti (Progetti #6-9) in un
maschile, con ca ovario, etc. Area di Attività :
settore di ormai consolidato interesse per l’Istituto
Abitudini, stili di vita e rischio di cancro I progetti
di Bari quale quello del Counselling per Patologia
compresi in questa Area si collegano in maniera
Tumorale
continua
soggetti
fumatori.
Identificazione
di
Area
soggetti
Eredo-Familiare.
di
a
Attività
rischio
Forti
di
grandi
con
quelli
compresi
precedentemente
annuali e di una attività di counselling che data
analizza in relazione al rischio di sviluppare una
ormai
hanno
patologia
natura
progetti compresi in questa Area riguardano lo
laboratoristica che di tipo organizzativo-gestionale
studio di condizioni predisponenti la insorgenza di
sul territorio. I Progetti #6-7 si presentano come di
patologia
stretta
affrontano
femminile. Il Progetto #11 (Ric resp G Falco)
specifici problemi di grande attualità scientifica
concentra l’attenzione su una dermatosi linfocito-
quali: il ruolo delle cellule staminali nelle forme
mediata, il Lichen Sclerosus vulvare, la cui
eredo-familiari di carcinoma mammario rispetto a
complicazione più frequente è rappresentata
quello svolto nelle forme sporadiche (Ric Resp A
dall’insorgenza del carcinoma. Il progetto si
Mangia); l’utilizzo di microarray per lo studio delle
propone di studiare la prevalenza, i fattori di
forme Eredo-familiari di ca. mammario che
rischio ed eventuali possibili interventi preventivi
risultino non caratterizzate da alterazioni in geni
per detta patologia. I Progetti #12 e 13 riguardano
noti (i cosiddetti BRCAX) per screenare eventuali
invece la infezione da HPV proponendosi di
nuovi geni coinvolti nel processi di trasmissione
valutare la frequenza delle più diffuse MST e dei
alcuni
programmato
natura
anni,
attività
sia
i
ricercatori
di
laboratoristica
stretta
ed
tumorale
che
detti
Area
casistiche di prime diagnosi di ca.mammario
da
descritta
nella
eredo-familiare.
neoplastica
dell’apparato
aspetti
Tre
dei
genitale
68
LINEA 1
principali ceppi di HPV in Puglia anche in
TK
receptors
relazione al problema della multietnicità che
farmacologici.
caratterizza la nostra popolazione. Detti progetti si
l’approfondimento delle conoscenze sul ruolo che
collegano ad un intervento anche educazionale da
la proteina NHERF, regolatrice della sodium-
realizzare in specifiche coorti di soggetti candidati
proton-exchange protein, NHE-1 svolge nella
ad una eventuale vaccinazione. Detto progetto è
interazione con recettori ad attività TK. Area di
compreso nell’Area “Sviluppo e validazione di
Attività : Sviluppo e validazione di interventi sociali
interventi sociali e clinici per la prevenzione”. Il
e clinici per la prevenzione”. Nove progetti si
Progetto #14 si interessa invece di un ‘altro virus
inseriscono in questa Area di grande rilievo per le
oncogeno quale quello dell’Epatite di tipo B di cui
attività scientifiche dell’Istituto. Infatti, l’Istituto trae
intende studiare le interazioni con la dieta, con
profitto dallo stretto collegamento che ha saputo
HCV e con la insorgenza del carcinoma epatico.
sviluppare
Area di Attività : Basi genetico-molecolari per lo
presenti sul territorio, come la LILT, e con
sviluppo e progressione della malattia neoplastica
organismi regionali istituzionali per programmare
Questa Area comprende alcuni progetti che
vari interventi educazionali su coorti di soggetti a
perseguono l’obbiettivo di una caratterizzazione di
rischio e, più in generale, sulla popolazione
base in sistemi in vitro e su tessuti umani di alcuni
miranti a sensibilizzarli sulla rilevanza della
importanti meccanismi di sviluppo e progressione
osservanza di buone condotte igieniche, di self-
della neoplasia. I Progetti # 15 e 16 riguardano il
control e delle pratiche di screening. Detti studi
modello del carcinoma mammario di cui intendono
coinvolgeranno alcune decine di migliaia di
studiare il significato patogenetico di alcuni
soggetti a livello regionale e prevedono l’analisi
polimorfismi di ErbB di recente individuazione
dei risultati ottenuti in termini di adesione a
(#14 Ric Resp S Tommasi) e del pattern di
programmi di screening anche alla luce di variabili
metilazione dei geni coinvolti nello sviluppo dei
di
carcinomi minimi (#15 Ric Resp A Labriola). A
impegno professionale, caratteristiche familiari,
quest’ultimo progetto se ne collega uno ulteriore
etc).
con
interesse
inibibili
Di
con
vari
particolare
Associazioni
socio-culturale
approcci
rilievo
di
sarà
Volontariato
(scolarità,
età,
che analizza con nanotecnologie il profilo genetico
ed epigenetico dell’epatocarcinoma HCV-relato
(#17 Ric Resp S Tommasi). Il progetto # 18
affronta un argomento di nuovo interesse per i
Laboratori dell’Istituto quale quello del pattern
biologico-molecolare di sviluppo della patologia
neoplastica tirioidea ed in particolare del ruolo
svolto dal gene BRAF anche in collaborazione
ocn le alterazioni del gene MET. Infine, il Progetto
#19 affronta in maniera organica e complessiva
uno
specifico
aspetto
del
fenomeno
della
progressione ed invasione neoplastica costituito
dal ruolo che geni che controllano l’omeostasi
cellulare svolgono nel controllo della motilità
cellulare anche in relazione al funzionamento di
69
LINEA 1
Progetto 1-Area 1
TITOLO
RESPONSABILE
RICERCATORI
ASSOCIATI
ENTI INTERNI
COINVOLTI
ANNO DI INIZIO
DURATA
PAROLE CHIAVE
ANALISI DELL’ASSOCIAZIONE DI PATOLOGIA ONCOLOGICA IN
SOGGETTI AFFETTI DA PATOLOGIE RARE
Angelo Paradiso (Laboratorio di Oncologia Sperimentale Clinica)
Istituto Tumori “Giovanni Paolo II” Bari
G. A. Di Pietro, A. Mario Lerario, Bernardo Capozzolo
Agenzia Regionale Sanitaria della Puglia, Bari
2006
24 mesi
Malattie rare, eziopatogenesi tumorale, percorsi di cura,
management
DESCRIZIONE DEL PROGETTO
outcomes
La natura genetica delle malattie rare e l’insorgenza di malattie neoplastiche “non rare” correlate con la
“malattia rara” rappresenta una importante frontiera di sviluppo per la ricerca oncologica e gestionale, sia in
considerazione dell’elevato numero di malattie rare riconosciute (oltre 6000 secono l’Organizzazione
Mondiale della Sanità), sia in relazione all’origine genetica delle stesse (oltre l’80%, dati O.M.S.) ed alla
prevalenza di soggetti complessivamente interessati (sul territorio regionale sono oltre 40.000 i soggetti
interessati da almeno una malattia rara).
Le implicazioni che ne derivano sono notevoli e riguardano sia aspetti clinico scientifici, con particolare
riferimento allo studio dell’associazione della patologia oncologica non rara nei soggetti affetti da patologie
rare, sia di natura organizzativo gestionale con riferimento alla predisposizione di percorsi diagnostico
terapeutici e di relativi sistemi di valutazione e finanziamento delle attività di cura.
La ricerca si propone di individuare i fattori di rischio tumorale associati con patologie rare sul territorio
della Regione Puglia, prendendo come riferimento una coorte di pazienti, quelli iscritti nel registro regionale
esenti per malattia rara, ed esaminando per questi i percorsi assistenziali così come desumibili dal Sistema
Informativo Sanitario Regionale.
Fasi del progetto sono le seguenti
• Estrazione dati dalla banca dati regionale esenti per patologia rara
• Selezione delle patologie neoplastiche ad alto impatto da esaminare
• Individuazione codici traccianti e linkage con le banche dati regionali
• Selezione dei percorsi di cura e degli outcome da valutare
• Analisi dei dati e studio della correlazione: individuazione dei fattori di rischio
• Predisposizione di linee guida per l’anticipazione diagnostica
Valutazione dei precorsi diagnostico terapeutici e degli esiti a distanza
1. Todd W., Nash D. (1997), Disease management: a systems approach to improving patient
outcomes, JWS, NY
2. Nonis M., Lerario A. M., (2003), Valutazione e finanziamento degli ospedali, Il Pensiero Scientifico,
Roma
3. Colaiacomo E., Colasanto A.D., Schittulli F., Tanzarella M., Milella P., Nardulli P., Lerario A. M.,
Carcinoma della mammella: un modello innovativo per il trattamento nell'esperienza del
Dipartimento Donna dell'Irccs Oncologico di Bari, Organizzazione Sanitaria, SECUP, n. 1, Roma,
2005
4. Nonis M., Lorenzoni L., (2006), Guida alla versione 19.0 del sistema DRG, Il Pensiero Scientifico,
Roma
ATTIVITA’ PREVISTE
L’analisi sarà condotta a partire dal registro esenti per patologia rara, nel quale sono attualmente arruolati
10.000 pazienti, effettuando un record linkage con le altre banche dati disponibili a livello regionale (banca
dati dei ricoveri, banca dati prestazioni specialistiche ed ambulatoriali, banca dati del consumo di farmaci,
flusso F relativo alla somministrazione diretta di farmaci), ricostruendo, con riferimento ad un arco
temporale definito (dal 2002 al 2005) l’incidenza di patologie oncologiche associate ed i relativi percorsi di
cura. Lo studio prende in considerazione l’intero territorio della regione Puglia, esaminando nell’arco di
tempo considerato l’utilizzazione dei servizi, gli esiti per il paziente.
RISULTATI E PRODOTTI DA CONSEGUIRE
Individuazione dei fattori di rischio oncogeno associati con la diagnosi di malattia rara
Linee guida per la diagnosi precoce dei tumori in soggetti affetti da patologie rare
Analisi dei percorsi di cura e degli esiti a distanza per le patologie oncologiche a maggiore impatto.
70
LINEA 1
Progetto 2 – Area 1
TITOLO
RESPONSABILE
RICERCATORI
ASSOCIATI
ANNO DI INIZIO
DURATA
PAROLE CHIAVE
COSTITUZIONE DI REGISTRI DI PATOLOGIA CON LE SDO COME FONTI
INFORMATIVE
Pietro Milella (Direzione Sanitaria Aziendale)
Istituto Tumori “Giovanni Paolo II” Bari
Colasanto Angelo Domenico, Paradiso Angelo
2006
3 anni
Registri, SDO
DESCRIZIONE DEL PROGETTO
Il campo di utilizzo della banca dati Sdo è in continua crescita, seppure con limiti rilevanti legati alla codifica
delle diagnosi sia per motivi di opportunità degli erogatori, sia per la mancanza preventiva di definizioni
operative di “caso” condivise sia, infine, per gli inevitabili errori di accuratezza, precisione e riproducibilità
della codifica clinica.
Le informazioni contenute in banche dati SDO comunque permettono la raccolta sistematica delle
informazioni demografiche e cliniche dell'episodio di ricovero, insieme all'esito dell'assistenza e alle risorse
utilizzate, consentendo attività di programmazione mirata della rete ospedaliera sia a livello regionale sia a
livello locale, nonché valutazioni per singoli istituti e reparti della casistica trattata, dell'utilizzo delle risorse
e della qualità dell'assistenza, attraverso operazioni di confronto con l'attività dei migliori erogatori o con
parametri di riferimento regionali (benchmarking).
RISULTATI E PRODOTTI DA CONSEGUIRE
Risultati da conseguire
• Favorire la condivisione di modelli di raccolta, analisi e lettura dei dati, determinando
un'omogeneità e una comparabilità tra le diverse realtà regionali
• potenziare le attività di programmazione e pianificazione sanitaria attraverso un approccio comune
all'analisi e alla definizione dei fabbisogni assistenziali ospedalieri
• introdurre all'utilizzo della validazione a campione delle diagnosi, tramite confronto con dati
parametrici di corretta codifica (gold standard) per la determinazione di sensibilità e valore
predittivo positivo dei codici della classificazione internazionale delle malattie e, in riferimento alle
valutazioni di esito, i principi di utilizzo della metodologia del risk adjustment
• valorizzare alcune delle professionalità ed esperienze esistenti per quanto riguarda l'uso
epidemiologico degli archivi Sdo per la definizione di registri di patologia,
• incrementare una reale capacità di utilizzo sia dei flussi informativi disponibili sia di survey
campionarie, per un'efficiente opera di monitoraggio degli effetti sulla salute di interventi
riorganizzativi quali i piani ospedalieri regionali, con particolare attenzione agli aspetti relativi a
patologie ad alto impatto sociale, come nel caso dei tumori o ad interventi di alta specialità e
costo, come per alcuni interventi cardiochirurgici
• promuovere la comunicazione di esperienze e la condivisione di progetti di ricerca applicativa tra le
realtà regionali, con particolare riguardo alle attività di sorveglianza e monitoraggio di alcune
malattie trasmissibili o cronico degenerative.
71
LINEA 1
Progetto 3 – Area 1
TITOLO
RESPONSABILE
RICERCATORI
ASSOCIATI
SERVIZI O LAB INTERNI
COINVOLTI
ANNO DI INIZIO
DURATA
PAROLE CHIAVE
CREAZIONE DI UNA BANCA TESSUTI INTERDIPARTIMENTALE
Giuseppe Pelagio (Laboratorio di Oncologia Sperimentale Clinica)
Istituto Tumori “Giovanni Paolo II” Bari
Casamassima A, Zito A, Simone G, Mangia A, Lorusso F, Pelagio G,
Salvatore C, Quaranta M, Pellecchia A, Lo Mele M, Stea B, Tufaro A, Favale
P, Paradiso A
Lab. Oncologia Sperimentale, Lab. Analisi, Lab. Anatomia Patologica.
01-gennaio 2006
36 mesi
Banca Tessuti, Campioni Biologici, Crioconservazione
DESCRIZIONE DEL PROGETTO
Nell’ultimo decennio si è verificato un passaggio graduale dell’utilizzo di modelli sperimentali animali
all’utilizzo di campioni biologici umani, provenienti da reperti operatori, per la ricerca e la diagnostica in
campo oncologico. Da ciò nasce la necessità di poter disporre di un numero elevato di campioni biologici
umani, con caratteristiche omogenee, in termini di modalità di prelievo e di conservazione, e di dati clinicopatologici ad essi correlati. Al fine di poter ottimizzare i processi volti all’ottenimento di materiali biologici
con elevati standard qualitativi, risulta assolutamente indispensabile un sinergismo tra le UU.OO. coinvolte
nelle successione delle fasi operative, a partire dai reparti chirurgici per finire ai laboratori di stoccaggio dei
materiali.
Da scaturisce ciò l’idea che le UU.OO. coinvolte nel processo debbano disporre di un mezzo efficace di
collaborazione e di controllo dei flussi di lavoro. Soluzione naturale alla questione è quindi la creazione di
una collaborazione interdipartimentale tra le UU.OO. coinvolte, che prevede lo sviluppo di un sistema
gestionale e tecnologico dei campioni e la messa a punto di POS. Le UU.OO. coinvolte nel progetto sono
l’Anatomia Patologica, il Laboratorio d’Analisi e il Laboratorio di Oncologia Sperimentale, che vanta
un’attività ventennale nella crio-conservazione di tessuti tumorali.
Nel corso del 2005 è stato costituito un gruppo di lavoro, composto da medici, biologi, tecnici ed esperti
informatici, nonché collaboratori esterni appartenenti a ditte specializzate nel settore della crioconservazione di materiale biologico e nello sviluppo di sistemi informatici dedicati. Il gruppo di lavoro ha
effettuato numerosi incontri periodici, di cui è stato redatto regolare verbale, per individuare e discutere gli
aspetti sia concettuali, sia operativi riguardo la costituzione di una Banca Tessuti Interdipartimentale.
In particolare, si è rivolto notevole interesse verso la individuazione di un protocollo per il prelievo e
conservazione dei campioni biologici, attraverso l’analisi di modelli operativi in uso sia presso il nostro
Istituto, sia in altre strutture nazionali ed internazionali. Si è giunti, quindi, alla stesura di POS di minima,
per la candidabilità dei tessuti alla conservazione nella BioBanca Interdipartimentale.
Un altro aspetto cruciale è stato la creazione di un software gestionale interdipartimentale nel quale far
confluire e condividere i dati relativi ai campioni conservati. Il software è stato concepito e realizzato grazie
alla collaborazione tra gli addetti ai lavori di raccolta e conservazione dei campioni, e gli esperti informatici
del gruppo. Il software, immesso nella rete informatica dell’Istituto, è tuttora in corso di sperimentazione ed
implementazione.
Un ulteriore apporto alla problematica gestionale della BTI è stato fornito dalla ditta Angelantoni Scientifica,
attraverso importanti suggerimenti progettuali e gestionali per le apparecchiature sia preesistenti, che
previste, attraverso il concepimento di un di una struttura per la crio-conservazione di materiale biologico,
comprendente, inoltre, un sistema di gestione automatizzato e controllato dei processi.
Infine, l’attività di banca tessuti ha permesso, nell’ultimo anno, lo sviluppo di una piattaforma tecnologica
per studiare il proteoma, il complesso delle proteine cellulari presenti in campioni biologici come il siero,
nell’ambito del progetto Italia-Usa, con lo scopo di individuare indicatori multipli, quantitativi e qualitativi,
utili per una diagnosi sierica precoce di neoplasie, per una valutazione dell’eterogeneità tumorale. Le
neoplasie obiettivo dello studio sono quelle derivate dalla mammella, colon, ovaio e polmone, quest’tultimo
in collaborazione con l’U.O. di Pneumologia Toracica dell’Ospedale S. Paolo di Bari. I pazienti complessivi
reclutati nell’anno 2005 sono 713 così suddivisi per patologia:
Patologia Mammella totale 452, di cui controlli 169, casi 263, non idonei 20.
Patologia Colon totale 136, di cui controlli 77, casi 59.
Patologia Polmone totale 125, di cui controlli 7, casi 108, non idonei 10.
I sieri di pazienti che risultano affetti da patologie tumorali vengono classificati come casi; quelli che non
presentano patologie tumorali vengono classificati come controlli.
72
LINEA 1
ATTIVITA’ PREVISTE
Le attività previste per il prossimo triennio riguardano sicuramente le aree già in corso di studio, mentre è
prevista, in aggiunta, la certificazione della BTI.
Nello specifico per il 2005 e previsto il perfezionamento e la implementazione del software gestionale della
BTI; il perfezionamento delle rete informatica interna dell’Istituto, con particolare riguardo alla possibilità di
effettuare un linkage tra il sistema software dell’Istituto, dei reparti, compresa la sala operatoria, ed il
software gestionale della BTI.
Attraverso la collaborazione con la ditta Angelantoni Scientifica verrà acquisito un pacchetto gestionale che
sarà in grado di controllare i congelatori della BTI, garantendo così gli standard di sicurezza necessari per
la qualità del materiale conservato e dei servizi erogati.
Successivamente verrà avviato il processo di certificazione della BTI, secondo i suggerimenti elencati dalle
Linee Guida per la Certificazione delle BioBanche, pubblicato dal Comitato Nazionale per la Biosicurezza e
le Biotecnologie del Consiglio dei Ministri.
Infine proseguirà il reclutamento di pazienti per la proteomica nell’ambito del Progetto Italia-USA.
Progetto 4 - Area 1
TITOLO
RESPONSABILE
RICERCATORI
ASSOCIATI
SERVIZI O LAB INTERNI
COINVOLTI
ANNO DI INIZIO
DURATA
PAROLE CHIAVE
SOGGETTI
COFINANZIATORI
BANCA TESSUTI TUMORALI: ALLESTIMENTO E CREAZIONE DI UN
NETWORK
Paradiso Angelo (Laboratorio di Oncologia Sperimentale Clinica)
Istituto Tumori “Giovanni Paolo II” Bari
Casamassima A, Zito Alfredo, Simone G., Mangia Anita, Lorusso Francesco,
Pelagio Giuseppe, Salvatore C, Quaranta M., Pellecchia A., Lo Mele M Stea
B., Tufaro A., Paciolla N., Favale P, A. Paradiso .
Lab. Oncologia Sperimentale, Lab. Anatomia Patologica, Lab. Analisi
2006
36 mesi
Tessuti tumorali, Network virtuale, Biobanche oncologiche
Angelantoni Scientifica
73
LINEA 1
DESCRIZIONE DEL PROGETTO
Nell’intento di costituire una rete nazionale di Biobanche oncologiche, comprendente i 7 IRCCS, nel corso
del 2005 si sono svolti diversi incontri nazionali che hanno permesso di stabilire i requisiti per il costituendo
network, anche sulla base di modelli già operanti in altri stati (vedi CNIO, TUBAFROST e NCI). Sono state
individuate diverse aree tematiche comprendenti: sviluppo di un software gestionale della Bio-Banca
comune, sviluppo ed adozione di procedure operative standardizzate, impostazione di percorsi e regole
gestionali condivise per le Bio-Banche. Tali aree sono state approfondite ed analizzate da gruppi di lavoro
costituiti con il compito di acquisire un Consenso Informato, Procedure Operative Standardizzate e una
Nomenclatura Standard condivisibili, nonché di individuare un Controllo di Qualità e di sviluppare un
sistema di Interfacciamento dei dati del Network
Al fine di preservare i modelli organizzativi già in uso nelle singole UU.OO. è stato concordato di adottare il
modello di Banca Virtuale, in cui i dati relativi ai campioni messi a disposizione vengono gestiti da un
database comune, senza centralizzazione del materiale stoccato ed il cui utilizzo, per scopi non
commerciali, ma attraverso collaborazioni scientifiche, verrà sottoposto a valutazione da parte di un
comitato scientifico, appositamente costituito, comprendente i Responsabili di Istituto del Progetto
Nazionale. Inoltre, è stato concordato di adottare un data set minimo di informazioni, comprendente: tipo
di tumore, tipo di campione, modalità di conservazione, numero di campioni conservati, dati clinici e
sperimentali correlati associati ai campioni messi a disposizione nel network. Questi dati gireranno su un
software comune messo in rete le cui caratteristiche sono state individuate in base a criteri di accessibilità
controllata.
È in corso la realizzazione di un sito web del Network, il cui prototipo è stato presentato in corso della
riunione del Network tenutasi il 28 novembre presso l’IEO di Milano. Contestualmente, è in corso di
progettazione il software di interfacciamento dati che permetterà la condivisione virtuale dei campioni
messi in condivisione dalle UU.OO. del Network.
È stato condotto un survey sull’utilizzo di una nomenclatura standard in uso nelle Anatomie Patologiche
degli Istituti afferenti al progetto e a livello internazionale risultando che la maggior parte utilizza lo
SNOMED che, pertanto, è stato validato per l’utilizzo nel network
È stato condotto un survey sulle procedure operative di raccolta e conservazione dei tessuti tumorali nei
singoli Istituti del progetto nazionale al fine di individuare delle POS, i cui risultati sono in corso di
valutazione.
È in corso di elaborazione, sulla base delle indicazioni acquisite sia in sede delle riunioni del Network, che
da un’indagine conoscitiva sui modelli già in uso presso altre istituzioni, un consenso informato riguardante
la conservazione dei tessuti in eccesso derivanti da interventi eseguiti presso le strutture partecipanti al
progetto ed il loro utilizzo per scopi scientifici.
ATTIVITA’ PREVISTE
Nel corso del 2006 verranno perfezionati e resi operativi i risultati conseguiti dai diversi gruppi di lavoro. In
primo luogo verranno definiti i requisiti minimi per la candidabilità dei campioni alla conservazione nelle
biobanche del Network, stabilendo delle procedure di raccolta e conservazione dei campioni tali da
garantirne l’omogeneità qualitativa. Verrà redatto un protocollo delle POS minime per la raccolta e
conservazione del materiale biologico presso le UU.OO partecipanti al progetto
Verrà perfezionato e immesso in rete il sito web del Network, con l’acquisizione di un logo e acronimo
identificativo che verranno individuati e decisi tra le UU.OO. del Network. Inoltre, verrà perfezionato e
sperimentato il sw per lo scambio dei dati associati ai campioni messi in condivisione, comprensivo del
sistema di codifica SNOMED.
Verrà redatto un modello di consenso informato, per la raccolta e conservazione di materiale biologico per
scopi scientifici, al quale ognuno dei centri partecipanti potrà fare riferimento per la stesura di un proprio
modello, secondo le indicazioni delle proprie autorità istituzionali.
Verrà poi avviata la procedura per la certificazione e l’accreditamento del Network, secondo le indicazioni
approvate di recente, fornite dal Comitato Nazionale per la Biosicurezza e le Biotecnologie.
74
LINEA 1
Progetto 5 Area - 2
ALTERAZIONI DI DNA NELL'ESALATO RESPIRATORIO PER LA
PREVENZIONE DEL NSCLC: STUDIO DI VALIDAZIONE
TITOLO
RESPONSABILE
Paradiso A. (Laboratorio di Oncologia Sperimentale Clinica)
Istituto Tumori “Giovanni Paolo II” Bari
RICERCATORI
ASSOCIATI
Rosamaria Pinto, Brunella Pilato, Marco Campana, Rosanna Lacalamita,
Anita Mangia, Giovanni Simone, Elisiana Carpagnano, Francesco
Carpagnano, Maria Pia Faschino, Stefania Tommasi
ENTI
COINVOLTI
ESTERNI
Università di Foggia – Ospedale S.Paolo di Bari
ALTRE
STRUTTURE
INTERNE
DELL’ISTITUTO
COINVOLTE
UO Istocitopatologia
ANNO DI INIZIO
2006
DURATA
36 mesi
PAROLE CHIAVE
Esalato respiratorio, NSCLC, Microsatelliti
SOGGETTI
COFINANZIATORI
Lega Italiana per la Lotta contro i Tumori
N. PZ DA INCLUDERE
60
DESCRIZIONE DEL PROGETTO
Il tumore del polmone è ancora oggi il tumore più frequente nell’uomo. Un nuovo approccio diagnostico
prevede la possibilità di ricercare markers bio-molecolari della cancerogenesi e della progressione del
tumore (1-3) che consentano una precoce identificazione del danno cellulare e nel contempo possano
costituire un elemento di stadiazione biologica della malattia. Numerose alterazioni del DNA sono già state
identificate sul tessuto tumorale di pazienti con neoplasia polmonare (4-5). Il nostro gruppo ha in questi
ultimi anni orientato la sua ricerca in ambito oncologico sullo studio di markers tumorali nel condensato
esalato (EBC), un campione biologico che proviene dalle alte e basse vie aeree e che viene raccolto in
modo completamente non invasivo facendo respirare il paziente a volume corrente in un boccaglio
collegato ad un sistema di refrigerazione. Dopo aver dosato nell’esalato condensato mediatori solubili
coinvolti nell’oncogenesi del tumore del polmone (6), abbiamo recentemente dimostrato la possibilita’ di
estrarre DNA da questo campione e da sangue di soggetti con tumore del polmone non a piccole cellule
(NSCLC) e soggetti sani per l’analisi dei microsatelliti (7,8). I risultati ottenuti dimostrano perdita di
eterozigosita’ e instabilita’ genetica in un pannello di 5 microsateliti noti per il loro coinvolgimento nel
processo di cancerogenesi del NSCLC. Su una casistica preliminare si è potuti giungere quindi alle
seguenti conclusioni: 1) è possibile studiare alterazioni geniche in DNA di EBC; 2) le alterazioni evidenziate
nell’EBC sono istotipo specifiche e sono direttamente correlate all’esposizione ai fattori di rischio.
Questi risultati ci hanno indotto a ipotizzare la possibilità di utilizzare le alterazioni geniche presenti
nell’EBC per rispondere ai due seguenti obiettivi primari: 1) verificare l’utilizzo dei microsatelliti come
markers di rischio per il NSCLC; 2) validare la possibilità di utilizzare tali alterazioni come indicatori nella
diagnosi precoce e prognosi del NSCLC.
1. Carpagnano GE, Resta O, Foschino-Barbaro MP, Carpagnano F. Interleukin-6 is increased in breath
condensate of patients with non small cell lung cancer. IJBM 2002;17:141-45.
2. Hu YC, Sidransky D, Ahrendt S. Moleculare detection approaches for smoking associated tumors.
3.
4.
5.
6.
Oncogene 2002;21:7289-97.
Gessner Christian, Kuhn H, Toepfer K, et al Detection of p53 gene mutations in exhaled breath
condensate of non-small cell lung cancer patients. Lung cancer 2004;43:215-22.
Park JY, Jeon HS, Park SH, et al. Microsatellite alteration in histologically normal lung tissue of
patients with non-small cell lung cancer. Lung Cancer 2000;30:83-89.
Zhou J, Nong L, Wloch M, et al.. Expression of early lung cancer detection marker: hnRNP-A2/B1 and
its relation to microsatellite alteration in non-small cell lung cancer. Lung Cancer 2001;34:341-50.
Carpagnano GE, Foschino-Barbaro MP, Resta O, et al.. Endothelin-1 is increased in the breath
condensate of patients with non-small cell lung cancer. Oncology 2004;66(3):180-4
75
LINEA 1
7. Carpagnano GE, Foschino-Barbaro MP, Mule’ G et al. 3p microsatellite alterations in exhaled breath
8.
condensate from non-small cell lung cancer patients. Am J Respir Crit Care Med 172:738-744, 2005
Paradiso A, Tommasi S., Foschino-Barbaro MP et al. Microsatelliti instability in exhaled breath
condensate from NSCLC patients. Tumori 4:76-77, 2005
ATTIVITA’ PREVISTE
Per lo studio sui markers di esposizione ai fattori cancerogenetici in soggetti sani, saranno arruolati circa
60 soggetti suddivisi in 3 categorie: con BPCO, soggetti sani fumatori e soggetti sani non fumatori. A tali
soggetti sarà sottoposto un questionario atto a conoscere i dati anamnestici, le abitudini voluttuarie e gli
eventuali fattori di rischio (es. ambientali, ecc.) a cui sono sottoposti. Tali dati saranno poi opportunamente
informatizzati in modo da mantenere l’anonimato dei soggetti. L’EBC (Ecoscreen) sarà raccolto e
congelato a -80°C, così come il sangue intero previ amente eparinato. Entrambi i campioni biologici
saranno sottoposti ad analisi molecolari al fine di studiare le potenzialita’ di queste alterazioni genetiche
nello screening precoce dei soggetti a rischio.
Per validare l’utilizzo delle alterazioni individuate come markers diagnostici, sarà inserito nello studio un
gruppo di 50 soggetti con NSCLC a cui, dopo firma del consenso informato, sarà sottoposto un
questionario atto a conoscere i dati anamnestici, le abitudini voluttuarie e gli eventuali fattori di rischio a cui
sono sottoposti. Da ogni paziente sarà raccolto, aliquotato ed immediatamente congelato a -80°C EBC
(Ecoscreen) e sangue intero eparinato. Dopo l’asportazione chirurgica, e la valutazione patologica, un
frammento di tessuto tumorale con una cellularità neoplastica >70% sarà immediatamente congelato in
azoto liquido e conservato a -80°C. I campioni sara nno sottoposti ad analisi molecolari al fine di verificare
la specificita’ dei marcatori in studio evidenziati nel DNA estratto da esalato condensato confrontando i
risultati ottenuti con quelli nel DNA estratto da biospie su tessuto neoplastico.
Il DNA sarà estratto con DNA minikit (Qiagen) da EBC e sangue. Lo studio dei microsatelliti: 3p24.2
(D3S2338), 3p23 (D3S1266), 3p14.2 (D3S1300, FHIT locus), 3p25-26 (D3S1304), 3p21 (D3S1289) sarà
condotto con genotipizzazione tramite sequenziatore a capillare (ABI Prism DNA sequencer 310) e
software GeneScan TM 2.1.
Nel II anno di attività, sul DNA degli stessi soggetti saranno valutate anche le eventuali mutazioni di EGFR
che sembrano avere un ruolo nella patogenesi del NSCLC. A tale scopo saranno sequenziati gli esoni 1821, dominio tirosino-chinasico del recettore di membrana.
Nel III anno di attività, saranno effettuate le seguenti correlazioni:
- le alterazioni molecolari trovate nell’EBC di soggetti sani con i fattori di rischio (fumo, alcool….);
- le alterazioni molecolari trovate nell’EBC di soggetti sani e dei soggetti con malattia predisponente;
Saranno quindi condotte le analisi statistiche. I tests di Fisher e del chi square saranno utilizzati per
comparare frequenze di gruppi, mentre il test di Wilcoxon sarà utilizzato per comparare la distribuzione di
categorie. I risultati prodotti saranno sottoposti a pubblicazione.
RISULTATI E PRODOTTI DA CONSEGUIRE
Validazione di un pannello di microsatelliti come indicatore di diagnosi precoce e prognosi del NSCLC.
Progetto 6 Area 3
TITOLO
RESPONSABILE
RICERCATORI
ASSOCIATI
ENTI ESTERNI
COINVOLTI
ANNO DI INIZIO
DURATA
PAROLE CHIAVE
N. PZ DA INCLUDERE
ESPRESSIONE DI MOLECOLE DI ADESIONE NELLE FORME FAMILIARI
E SPORADICHE DI CARCINOMA MAMMARIO
Anita Mangia (Laboratorio di Oncologia Sperimentale Clinica)
Istituto Tumori “Giovanni Paolo II” Bari
Chiriatti Annalisa,Marcello Lo Mele, Stefania Tommasi, Petroni Stella
Alfredo Zito, Salvatore Cesare, Schittulli Francesco, Angelo Paradiso
Servizio di Anatomia Patologica,Ospedale S.Chiara Trento, Dr. L.
Barbareschi Institut fur Klinische Pharmakologie – Stuttgart (Germany), Dr.
Brauch Hiltrud
2006
12 mesi
Stem-cells, carcinoma mammario, familiarità, BRCA1
Circa 200
76
LINEA 1
DESCRIZIONE DEL PROGETTO
Si discute ancora molto sul fenomeno dell’eterogeneità tumorale. Recentemente si è ipotizzata la
presenza all’interno della massa neoplastica di una frazione di cellule responsabile della formazione e dello
sviluppo del tumore. Tali cellule mostrano di possedere le caratteristiche proprie di cellule staminali, quali,
1
capacità di auto-rinnovarsi, proliferare e differenziarsi in tipi cellulari diversi. L’isolamento e l’espansione in
vitro di cellule progenitrici di carcinoma mammario hanno dimostrato che cellule tumorali di mammella con
attività tumorigenica, mostrano una diversa espressione dei marcatori di superficie, CD44 e CD24, rispetto
2
+
-/low
a cellule non tumorigeniche . In particolare, cellule epiteliali tumorali CD44 /CD24 , sarebbero
responsabili della formazione del tumore. Questa ipotesi avrebbe importanti implicazioni terapeutiche nel
trattamento del carcinoma mammario. Dai dati riportati in letteratura si evince che la valutazione della
percentuale delle stem cells nel carcinoma mammario potrebbe avere delle implicazioni di tipo clinico3
biologico oltre che prognostico . I risultati del gruppo dell’Institut fur Klinische Pharmakologie di Stuttgart
+
-/low
suggeriscono che la prevalenza di cellule tumorali CD44 /CD24
nel carcinoma mammario potrebbe non
essere associata al decorso clinico e alla sopravvivenza ma favorire le metastasi a distanza.
Tale studio si propone di determinare la percentuale di stem cells in pazienti con caratteristiche di
familiarità e non per il carcinoma mammario, allo scopo di verificare una possibile relazione fra familiarità
ed espressione dei marcatori di staminalità, CD44 e CD24.
Referenze bibliografiche
1. Reya T, et al. Stem cells, cancer, and cancer stem cells. Nature 2001.
2. Al Hajj M, et al. Prospective identification of tumorigenic breast cancer cells. Proc Natl Acad Sci
USA 2003.
3. AbrahamBk et al. Prevalence of CD44+/CD24-/low cells in breast cancer may not be associated
with clinical outcome but may favour distant metastasis. Clin Cancer Res 2005.
ATTIVITA’ PREVISTE
Per analizzare simultaneamente l’espressione delle proteine, abbiamo preparato tissue microarray (TMAs)
che contengono punches cilindrici di tessuto di 0,5 mm. di diametro. Lo studio prevede la determinazione
delle stem cells con tecnica di doppia marcatura immunoistochimica in pazienti con diagnosi di carcinoma
-/low
mammario familiare e non. La percentuale di cellule CD44+/CD24 , sarà valutata mediante un sistema
automatizzato di analisi d’immagine (Cellenger software, Definies AG, Germany). La casistica è costituita
da 98 pazienti con caratteristiche di familiarità e 94 pazienti non familiari già valutati mediante
sequenziamento genico per la ricerca di mutazioni del gene BRCA1. Saranno anche valutati i livelli di
espressione del recettore Erα e del gene BRCA1.
Lo studio prevede le seguenti fasi:
1. Aggiornamento delle notizie cliniche dei pazienti oggetto di studio
2. Analisi dei livelli di espressione di CD44 e CD24,mediante singola e doppia marcatura
3. Analisi dei livelli di espressione di BRCA1ed ERα
4. Analisi statistica dei dati morfologici e comparazione con quelli clinico-patologici
RISULTATI E PRODOTTI DA CONSEGUIRE
Verifica del valore predittivo dei marcatori di staminalità e pubblicazione dei dati su rivista recensita.
Progetto 7 Area - 3
TITOLO
STUDIO DEL PATTERN DEI CAMBIAMENTI GENOMICI NEI TUMORI
MAMMARI EREDITARI NON BRCA1- e BRCA2-associati (BRCAx)
RESPONSABILE
Anita Mangia, (Laboratorio di Oncologia Sperimentale Clinica)
Istituto Tumori “Giovanni Paolo II” Bari
RICERCATORI ASSOCIATI Chiarappa Patrizia, Pilato Brunella , Lacalamita Rosanna, Zito Alfredo,
Schittulli Francesco, Simone Giovanni, Petroni Stella, Paradiso Angelo
ENTI ESTERNI COINVOLTI Dipartimento di Medicina Sperimentale e Patologia, Università La Sapienza,
Roma
SERVIZI O LAB INTERNI
UU.OO.di IstoCitopatologia, Dipartimento Donna
COINVOLTI
ANNO DI INIZIO
2006
DURATA
36 mesi
PAROLE CHIAVE
Carcinoma della mammella, CGH, aCGH, microdissezione
77
LINEA 1
DESCRIZIONE DEL PROGETTO
Ad oggi non sono stati ancora individuati in maniera inequivocabile i geni responsabili della suscettibilità al
tumore al seno, dal momento che le mutazioni nei geni BRCA1 e BRCA2 spiegano l’ereditarietà della
maggior parte dei tumori all’ovaio, ma solo una piccola percentuale di casi di tumore ereditario della
mammella.
L’attenzione è quindi ora rivolta all’identificazione di ulteriori geni di suscettibilità al cancro al seno in quei
tumori non BRCA1 e/o BRCA2 associati, detti BRCAx.
Diverse regioni genomiche sono state suggerite come loci candidati di suscettibilità, ma nessuno di questi
risultati è stato supportato chiaramente da studi di conferma, oppure spiega piccole percentuali di casi (1,2).
I tumori familiari al seno BRCAx, grazie alla loro eterogeneità rappresentano una notevole fonte di nuove
informazioni sui geni coinvolti nello sviluppo del tumore mammario ereditario e saranno l‘oggetto del
presente progetto, già avviato nel nostro laboratorio, e riguardante lo studio dei cambiamenti genomici
secondari in questo tipo di tumori. Nostri studi preliminari hanno evidenziato un pattern di alterazioni
eterogeneo e difficilmente interpretabile anche per la bassa risoluzione del tipo di ibridazione. Obiettivo del I
anno sara’ quindi quello di completare lo studio su almeno 10 casi di carcinoma mammario in cui e’ stata
esclusa la presenza di mutazioni nei geni BRCA1 e 2 (3, 4).
Nel II anno sara’ condotto uno studio su una serie di pazienti BRCAx ma con una metodica a maggiore
sensibilita’ e risoluzione, l’arrayCGH (5).
I loci evidenziati come hot spot di alterazione saranno analizzati, nel III anno, in modo approfondito con
l’individuazione dei geni in essi contenuti e la quantizzazione tramite Real Time PCR.
Referenze
1. Gronwald J., Jauch A. Cybulski C., Schoell B., Bohm-Steuer B., Lener M., Grabowska E., Gòrski B.,
Jakubowska A., Wenancjusz D., Chosia M., Scott R.J. and Lubinski J, 2005, vol.114 International J. of
Cancer.
2. Hedenfalk IA, Ringner M, Trent JM, Borg A. Adv Cancer Res. 2002;84:1-34. Review.
3. Bruno M, Tommasi S, ET AL., Annals of Oncology, 2004, 15(1):i48-i54.
4. Tommasi S, Crapolicchio A, ET AL., Mutat. Res. 2005, 15.
5. Pinkel D. and Albertson D., Nature Genetics, 2005, 37.
ATTIVITA’ PREVISTE
I ANNO
1. Saranno selezionati ulteriori pazienti afferenti dalla consulenza genetica, già analizzati per BRCA1 e 2 e
risultati BRCAx.
2. Dal tessuto tumorale di tali pazienti, congelato e/o incluso in paraffina, sarà estratto, con opportuno kit,
DNA genomico previa microdissezione.
3. Sui campioni selezionati sarà condotta l’analisi di Comparative Genomic Hybridization (CGH) per la
conferma dei dati precedentemente ottenuti relativi allo studio sull’eterogeneità tumorale.
4. I dati saranno elaborati e saranno individuati alcuni loci di suscettibilità al tumore mammario.
II ANNO
1. Sara’ condotta una analisi piu’ sensibile tramite aCGH con array rappresentativi dell’intero genoma su
circa 20 pazienti affetti da carcinoma mammario familiare con particolare attenzione ai soggetti maschi.
Questa tecnica permetterà di rivelare e mappare geni amplificati o delezioni in omozigosi. A differenza
della CGH su cromosomi metafasici, nella aCGH il DNA genomico del campione tumorale (test) e il DNA
genomico di riferimento marcati ognuno con un colorante fluorescente diverso (Cy3 per il test, Cy5 per il
DNA di riferimento) vengono coibridati su cloni genomici oligonucleotidici, caricati su vetrini. I valori dati
dal log2 del rapporto tra la fluorescenza emessa dai due fluorocromi indicano i cloni amplificati o deleti in
ogni campione. I nostri campioni verranno analizzati utilizzando array con sequenze rappresentative
dell’intero genoma.
2. Le regioni cromosomiche che risulteranno maggiormente coinvolte nelle alterazioni saranno analizzate
più in dettaglio tramite aCGH con array rappresentativi di sequenze specifiche.
III ANNO
1. Le alterazioni genetiche così individuate nei tumori BRCAx saranno correlate con i pattern di
espressione dei geni coinvolti nei meccanismi di riparo del DNA (ATM, CHEK2, p53 e MRE11).
2. I loci evidenziati come a maggior frequenza di alterazioni saranno studiati con metodica TaqMan in Real
Time PCR (Applied Biosystems 9700) utilizzando sonde specifiche per i geni contenuti in tali loci,
opportunamente ottimizzate.
78
LINEA 1
RISULTATI E PRODOTTI DA CONSEGUIRE
A conclusione dei tre anni, il nostro studio contribuirà in maniera sostanziale a caratterizzare dal punto di
vista molecolare i tumori familiari di tipo BRCAx e a fare luce sui meccanismi coinvolti nell’eziopatogenesi
del carcinoma mammario.
Progetto 8 - Area 3
TITOLO
CARATTERIZZAZIONE MOLECOLARE DI PAZIENTI PUGLIESI CON
CARCINOMA MAMMARIO EREDO-FAMILIARE
RESPONSABILE
Brunella Pilato (Laboratorio di Oncologia Sperimentale Clinica)
RICERCATORI
ASSOCIATI
Stefania Tommasi, Alessandro Monaco, Marco Campana, Salvatore, Longo
Cosimo. D’Amico, Michele Bruno, Rosanna Lacalamita, Francesco Zito,
Giovanni Simone), Vincenzo Ventrella, A. Paradiso
ALTRE
STRUTTURE
INTERNE
DELL’ISTITUTO
COINVOLTE
Dipartimento Donna; Dipartimento dei servizi
ANNO DI INIZIO
2006
DURATA
36 mesi
PAROLE CHIAVE
Familiarità, BRCA, Mutazioni, Polimorfismi, Carcinoma Mammario
N. PZ DA INCLUDERE
Circa 60/anno
DESCRIZIONE DEL PROGETTO
Il carcinoma mammario ereditario presenta peculiarità molecolari, es. mutazioni di geni quai BRCA1 e
BRCA2 che permettono sia di identificare una classe di pazienti da monitorare con un più stretto follow-up,
sia di monitorare i familiari di questi pazienti che presentano un maggiore rischio di sviluppare il tumore (1).
Peraltro, le alterazioni dei 2 geni portano a deficit nella loro funzionalità, in particolare in relazione al riparo
del DNA dopo danno (2) e questa è un'informazione importante anche alla luce della terapia postchirurgica impostata per queste pazienti. Le mutazioni di BRCA1 e 2 sono risultate specifiche di
determinate aree geografiche ed etnie. Al momento l'unico studio sulle mutazioni legate alla popolazione
Caucasica pugliese è quello in corso nel nostro Istituto (3) che ad oggi ha arruolato più di 700 pazienti
consecutive con prima diagnosi di carcinoma mammario. Lo studio si svolge in 2 fasi: 1) Indagine
conoscitiva sull'interesse e accettazione del test molecolare e accettazione delle pratiche diagnosticoterapeutiche preventive; 2) Valutazione clinica delle indicazioni terapeutiche.
Gli obiettivi dell’anno in corso riguarderanno: 1) Studiare i pazienti ad alto rischio di mutazione previa
consulenza genetica; 2) Impostare il più idoneo follow-up clinico/diagnostico/terapeutico per pazienti ad
alto rischio e loro familiari; 3) Studiare le famiglie dei pazienti a più alto rischio sia in funzione dell’eventuale
mutazione trovata in uno dei 2 geni, sia dei polimorfismi evidenziati.
1. Nelson HD et al. Annals Int Med 143: 362-379
2. Lee MY et al Oncogene 23: 865-872, 2004
3. Tommasi S et al. Mutat Res. 578:395-405, 2005
ATTIVITA’ PREVISTE
Previa firma del consenso informato, dal sangue intero (10ml) dei pazienti che risulteranno a rischio di
essere portatori di mutazione di BRCA1 o BRCA2, sarà estratto il DNA che sarà sottoposto a PCR con gli
opportuni primers in modo da amplificare tutti gli esoni del gene BRCA1 che saranno sequenziati
automaticamente (ABI Prism 377). Sarà inoltre messa a punto l'analisi di mutazioni per BRCA2 e il metodo
di prescreening con dHPLC per la valutazione delle mutazioni di entrambi i geni. Sarà
contemporaneamente studiata l’espressione di BRCA1 e la sua funzionalità in termini di valutazione
dell’ipermetilazione del suo promotore. Le caratteristiche molecolari verranno messe in relazione con le
altre principali caratteristiche clinico-patologica delle pazienti. L'incidenza delle mutazioni rilevate nella
nostra casistica sarà confrontata con quella riportata in letteratura in casistiche simili (stessa etnia) o di
79
LINEA 1
etnia diversa.
Saranno individuate le famiglie a maggior rischio e tutti i familiari di I e II grado disponibili saranno
analizzati per le mutazioni e/o i polimorfismi identificati nei probandi al fine di verificare l’eventuale
patogenicità legata agli stessi polimorfismi.
RISULTATI E PRODOTTI DA CONSEGUIRE
Caratterizzazione della popolazione pugliese per mutazioni e polimorfismi di BRCA1/2.
Identificazione e follow-up delle famiglie a rischio.
Progetto 9 - Area 3
ALTERAZIONI DI BRCA1/2 NEL CARCINOMA MAMMARIO FAMILIARE:
VALIDAZIONE DI UNA NUOVA STRATEGIA PER LO STUDIO DI SNP IN
BRCA
TITOLO
RESPONSABILE
Stefania Tommasi (Laboratorio di Oncologia Sperimentale Clinica)
Istituto Tumori “Giovanni Paolo II” Bari
RICERCATORI
ASSOCIATI
Alessandro Monaco, Brunella Pilato, Pinto Rosamaria, Michele Bruno,
Rosanna Lacalamita, Francesco Schittulli, F. Marincola, A. Paradiso
ENTI
COINVOLTI
ESTERNI
Immunogenetics Laoratory, Dept. of Transfusional Medicine, NIH Bethesda,
USA
SERVIZI O LAB INTERNI
COINVOLTI
Dipartimento Donna; Dipartimento dei Servizi
ANNO DI INIZIO
2006
DURATA
24 mesi
PAROLE CHIAVE
Array, Familiarità, BRCA, Polimorfismi, Carcinoma Mammario
DESCRIZIONE DEL PROGETTO
Il carcinoma mammario ereditario è caratterizzato da alterazioni geniche che per la maggior parte
riguardano i geni BRCA1 e BRCA2. L’identificazione di mutazioni in uno di questi 2 geni permette di
identificare una classe di pazienti da monitorare con un più stretto follow-up e di monitorare i familiari di
questi pazienti che presentano un maggiore rischio di sviluppare il tumore. Al momento l'unico studio sulle
mutazioni legate alla popolazione Caucasica pugliese è quello in corso nel nostro Istituto che ad oggi ha
arruolato più di 700 pazienti consecutive con prima diagnosi di carcinoma mammario. Una serie di pazienti
Pugliesi con carcinoma mammario di tipo familiare sono stati già caratterizzati nel nostro laboratorio per
alterazioni di BRCA1 (Tommasi et al Mut Res, 2005). Sono state evidenziate mutazioni patologiche
(5382insC e 4566delA) nel 7% dei pazienti e la presenza di polimorfismi nel 61% pazienti. La mutazione
più frequentemente riscontrata in questa casistica pugliese è stata un’alterazione founder per la
popolazione degli Ashknenazi (5382insC). Purtroppo lo studio molecolare di questi geni risulta dispendioso
e “time consuming” poiché i geni sono molto grandi (codificano per 1863 e 3418 aminoacidi,
rispettivamente) e le mutazioni possono avvenire lungo tutta la sequenza. Recentemente presso la
Sezione di Immunogenetica del NIH (Prof. F. Marincola, Bethesda, USA) è stato messo a punto un chip di
oligo costruiti con una strategia peculiare che utilizza sonde, dette “consenso”, parzialmente sovrapposte e
che permette di evidenziare alterazioni puntiformi anche di grossi geni con un’alta sensibilità e specificità.
L’utilizzo di un array ad alta densità inoltre permette un risparmio di tempo e di costi. Il presente progetto
permetterà la costruzione di chip ad hoc per il gene BRCA1 e la validazione dello stesso nella nostra
casistica.
Obiettivo del I anno del presente progetto è la validazione dell’utilizzo del chip in una casistica ad hoc che
comprenda casi noti per alterazioni di BRCA1 studiate con tecniche standard quali dHPLC e
sequenziamento diretto. L’utilizzo del chip sarà messo a punto nel nostro laboratorio.
Nel II anno il chip sarà utilizzato nello studio di una casistica consecutiva del nostro laboratorio.
1. Jin P, Panelli MC, Marincola FM, Wang E, Immunol Res 30:181-90, 2004.
2. Wang E, Adams S et al J Transl Med 1:1-4, 2003
3. Tommasi S, Crapolicchio A, Lacalamita R, et al., Mutat Res. 578:395-405, 2005
80
LINEA 1
ATTIVITA’ PREVISTE
Studio molecolare: Previa firma del consenso informato, dal sangue intero (10ml) dei pazienti a rischio di
essere portatori di mutazione di BRCA1 o BRCA2, è stato estratto il DNA che è stato sequenziato per tutti
gli esoni del gene BRCA1 (ABI Prism 377).
Validazione del chip: Campioni di DNA estratto da sangue già analizzati con dHPLC e sequenziamento
automatico, saranno studiati con il chip costituito da oligo immobilizzati su vetrino presso la Sezione di
Immunogenetica del NIH. Il DNA sarà trascritto e retrotrascritto utilizzando specifici fluorocromi (Cy3 e
Cy5) e sarà ibridizzato sul vetrino. I vetrini saranno poi letti utilizzando uno scanner specifico (GenePix
4000B) e i risultati saranno analizzati con l’opportuno software. Verifica della metodica: Le conoscenze
acquisite saranno applicate ad una serie consecutiva di pazienti con carcinoma mammario familiare
afferenti al nostro Istituto ed aventi un rischio di mutazione in uno dei 2 geni >10% (Myriad II software).
RISULTATI E PRODOTTI DA CONSEGUIRE
1. Costruzione di un prototipo di chip per lo studio delle alterazioni di BRCA1
2. Validazione del chip
Progetto 10 – Area 3
TITOLO
INDIVIDUAZIONE DI PROFILI DI RISCHIO ASSOCIATI A FATTORI
EREDOFAMILIARI NEI PAZIENTI CON CARCINOMA MAMMARIO
RESPONSABILE
RICERCATORI
ASSOCIATI
SERVIZI O LAB INTERNI
COINVOLTI
ALTRE STRUTTURE
INTERNE
DELL’ISTITUTO
COINVOLTE
ANNO DI INIZIO
DURATA
PAROLE CHIAVE
Dr. Michele Bruno
Angelo Paradiso, Stefania Tommasi, Nicola Paciolla, Tatiana Danese,
Francesco Schittulli, Salvatore Longo
Dipartimento di Oncologia Sperimentale – Laboratorio di Oncologia
Sperimentale Clinica
Dipartimento Donna – Unità Operativa di Senologia
2006
36 mesi
Fattori di rischio, carcinoma mammario, multifattorialità, penetranza,
ereditarietà
81
LINEA 1
DESCRIZIONE DEL PROGETTO
La storia familiare di carcinoma mammario e la trasmissione ereditaria di mutazioni nei geni BRCA1e
BRCA2 conferiscono un aumento del rischio di insorgenza del carcinoma mammario che diventa molto alto
(50-80%) nei casi ereditari (1).
Tuttavia la percentuale di rischio nei soggetti con familiarità, e ancora di più negli individui con mutazione
genetica accertata, appare molto variabile; inoltre è stata dimostrata una variabilità nella presentazione del
tumore in relazione all’età ed alla regione geografica (2). Soltanto parzialmente detta variabilità può essere
spiegata dal tipo e dalla localizzazione delle mutazioni nei geni BRCA1 e 2. La variazione della penetranza
suggerisce che altri fattori non genetici o ulteriori fattori genetici possano influenzare il rischio di tumore.
Una migliore comprensione dei fattori che modificano il rischio di tumore nei portatori di mutazione nei geni
BRCA1 e 2 potrebbe essere molto utile per il calcolo del rischio di tumore per singole famiglie o addirittura
personalizzato.
Alcuni studi hanno esaminato il ruolo della storia riproduttiva, delle terapie ormonali, dei contraccettivi orali,
della dieta, del fumo, del caffè (3,4,5,6). Ma spesso i risultati sono contradditori. Inoltre pochi studi di
questo tipo hanno riguardato la popolazione italiana.
I tumori sono quasi sempre ad eziologia multifattoriale e probabilmente anche i tumori ereditari e familiari
rientrano in questa definizione. La possibilità di evidenziare tale multifattorialità potrebbe essere utile in
sede di valutazione del rischio di tumore e nella fase di applicazione di misure preventive. Accanto al
rischio familiare o genetico deve essere sempre considerato il rischio associato ad altri fattori che
potrebbero in alcune situazioni assumere un ruolo decisivo e ciò consentirebbe di evitare che l’attuazione
di screening preventivi porti al cosiddetto “determinismo genetico”, ignorando l’influenza dell’ambiente sul
fenotipo. La conferma dell’esistenza di un’associazione tra fattori ambientali e la penetranza dei geni del
carcinoma mammario aiuterebbe a stabilire delle priorità per studi di prevenzione e aprirebbe nuove
prospettive per la consulenza genetica.
1) Antoniou A, Pharoah PD, Narod S et al. Average risks of breast and ovarian cancer associated
with BRCA1 and BRCA2 mutations detected in case series unselected for family history: a
combined analysis of 22 studies. Am J Hum Genet 2003; 72: 1117-1130.
2) Scott CL, jenkins MA, Southey MC et al. Average age-specific cumulative risk of breast cancer
according to type and site of germline mutations in BRCA1 and BRCA2 estimated from multiplecase breast cancer families attending Australian family cancer clinics. Hum Genet 2003 May; 112
(5-6):542-51.
3) Rebbeck TR, Inheroted predisposition and breast cancer: modifiers of BRCA1/2-associated breast
cancer risk. Environ Mol Mutagen 2002; 39(2-3): 228-34.
4) Ghadirian P, Lubinski J, Lynch H et al., Smoking and the risk of breast cancer among carriers of
BRCA mutations. Int J Cancer 2004 Jun 20; 110(3): 413-6.
5) Nkondjock A, Ghadirian P, Kotsopoulos J et al. Coffee consumption and breast cancer risk among
BRCA1 and BRCA2 mutation carriers. Int J Cancer 2006 jan 1; 118 (1): 103-7.
6) Narod SA., Modifiers of risk of hereditary breast and ovarian cancer. Nat Rev Cancer 2002 Feb;
2(2): 113-23.
ATTIVITA’ PREVISTE
Saranno raccolte in un database le informazioni relative alla storia familiare e agli altri fattori di rischio del
carcinoma mammario di una casistica di 1000 pazienti con diagnosi di carcinoma mammario.
Nel dettaglio verranno considerati fattori riproduttivi (età del menarca e della menopausa, gravidanze ed
età della prima gravidanza, allattamento), fattori ormonali (uso della pillola contraccettiva, terapie ormonali
sostitutive o di stimolazione, body mass index, patologie endocrinologiche), fattori ambientali (radiazioni,
sostanze tossiche), abitudini voluttuarie (fumo di sigaretta, abuso di alcoolici, caffè, alimentazione). Infine
saranno esaminate le informazioni circa la residenza geografica e l’anamnesi patologica.I pazienti con
storia familiare saranno suddivisi in sottogruppi secondo il numero di parenti affetti da carcinoma
mammario e il tipo di parentela ed in relazione al risultato del test genetico sui geni BRCA eventualmente
eseguito; inoltre, sarà calcolata la probabilità statistica (Myriad Tables) per tutti i casi di presentare
alterazione germinale nei geni BRCA.Dopo una prima analisi di associazione dei singoli fattori di rischio
con i casi di tumore mammario eredo-familiari, si definiranno dei profili di rischio comprendenti associazioni
di due o più fattori di rischio. Sarà quindi considerata la possibile associazione di specifici profili di rischio
con caratteristiche di familiarità o ereditarietà.
82
LINEA 1
RISULTATI E PRODOTTI DA CONSEGUIRE
•
•
•
•
Trovare fattori di rischio più frequentemente associati ai pazienti con storia familiare
Stabilire se i fattori di rischio ambientale e gli stili di vita possono contribuire allo sviluppo del carcinoma
mammario fra i portatori di mutazione genetica come nella popolazione generale o in maniera
differente
Definire programmi di prevenzione per soggetti a rischio di carcinoma mammario che prevedano oltre a
screening strumentali e laboratoristici anche l’eliminazione di fattori di rischio derivanti da particolari stili
di vita
I risultati del lavoro saranno riportati in un lavoro scientifico
Progetto 11 – Area 4
TITOLO
RESPONSABILE
RICERCATORI
ASSOCIATI
SERVIZI O LAB INTERNI
COINVOLTI
ANNO DI INIZIO
DURATA
PAROLE CHIAVE
N. PZ DA INCLUDERE
PREVALENZA DI LICHEN VULVARE E L’IMPORTANZA DELLA
DIAGNOSI CLINICA E ISTOLOGICA PRECOCE
Falco Gaetano (U.O. Ginecologia Oncologica)
Istituto Tumori “Giovanni Paolo II” Bari
Kardhashi Anila, Zito Alfredo, Deliso Maria Assunta, Cantinieri Claudio, Gargano Giulio, Ceglie Vincenza, Alessandra Renna, Schittulli Francesco.
Servizio di Anatomia Patologica
2006
36 mesi
Prevalence, lichen sclerosus, diagnosis, vulvar cancer
50
DESCRIZIONE DEL PROGETTO
Lichen sclerosus (LS) è una dermatosi linfocito mediata che ha una preferenza per la cute genitale.
La sua eziologia non è chiara, ma ci sono evidenze che suggeriscono un coinvolgimento di meccanismi
autoimmuni: c’è una maggiore incidenza di anticorpi tessuto-specifici e un’associazione con altre patologie
autoimmune, soprattutto tiroidea e con gli antigeni HLA, classe II. Nella donna ci sono due fasce di età
interessate: le bambine prepuberali e le donne in postmenopausa. Anche se questo suggerirebbe
un’influenza ormonale, la terapia ormonale sostitutiva non migliora la malattia esistente e ne protegge la
progressione. La diagnosi nella maggior parte dei casi è clinica, ma una biopsia di conferma è necessaria
per documentare qualsiasi caratteristica atipica. Le classiche caratteristiche istologiche includono una
sottile epidermide con ipercheratosi, uno strato largo di collagene omogeneizzato sopra la giunzione
dermo-epidermale e un infiltrato linfocitario nella area omogeneizzata. Un piccolo numero di pazienti si
presentano con una epidermide spessa e sono queste le pazienti che tendono ad avere una malattia
complicata, a non rispondere alla terapia e hanno un rischio maggiore di sviluppare un carcinoma a cellule
squamose associata. La complicazione più importante è questo tipo di carcinoma, anche se raramente
sono stati descritti anche il carcinoma verrucoso e quello di cellule basale. L’entità di rischio maligno è di 510%, ma l’esame istologico dei carcinomi squamosi dimostra che in 60% la malattia si sviluppa in un
quadro di LS.
Il trattamento più raccomandato sono i cortisonici topici ultrapotenti, ma non ci sono studi clinici
randomizzati che abbiano valutato quale di loro sia il più efficace. Altre terapie come il testosterone, il
progesterone, il ciclosporina, i retinoidi e il trattamento chirurgico sono meno efficienti.
• Neill SM e al. Guidelines for the management of lichen sclerosus. British Journal of Dermatology 2002;
147:740-649.
• Regauer S e al. Early vulvar lichen sclerosus: a histopathological challenge. Histopathology 2005;
47(4):340-7
• Jones RW e al. Clinically identifying women with vulvar lichen sclerosus at increased risk of squamous
cell carcinoma: a case-control study. J Reprod Med 2004; 49(10)808-11
• Yesudian PD e al. Lichen sclerosus. Int J STD AIDS 2005;16(7):465-73
• Goldstein e al. Prevalence of vulvar lichen sclerosus in a general gynecology practice. J Reprod Med
2005; 50(7):477-80.
• Carli P e al. Vulvar carcinoma associated with lichen sclerosus. Experience at the Florence, Italy,
Vulvar Clinic. J Reprod Med 2003; 48(5):313-8
• Renaud-Vilmer C e al. Vulvar lichen sclerosus: effect of long-term topical application of a potent steroid
83
LINEA 1
on the course of the disease. Arch Dermatol 2004; 140(6):709-12
ATTIVITA’ PREVISTE
Studio osservazionale prospettico sulla diagnosi e il trattamento del lichen sclerosus.
Obbiettivi:
- Definire la prevalenza del lichen sclerosus nella nostra popolazione.
- Definire i fattori di rischio come l’età, lo stato menopausale, la sintomatologia, le altre patologie
autoimmune, utili all’elaborazione della valutazione statistica della associazione.
- Valutare l’efficacia dei diversi trattamenti.
- Valutare l’importanza della diagnosi degli stadi precoci nella progressione della malattia e nella
associazione con il carcinoma a cellule squamose.
Dalla popolazione delle donne che si presentano ai nostri ambulatori di prevenzione ginecologica e di
colposcopia saranno selezionate e quindi arruolate allo studio tutte le donne con l’impressione clinica di
diagnosi di LS. La diagnosi sarà accertata con la biopsia e quindi con la diagnosi istologica. Il numero
previsto delle partecipanti allo studio è 50, questo basato sul flusso delle donne che scelgono i nostri
ambulatori e la prevalenza in letteratura del lichen sclerosus. Il trattamento e il follow-up delle pazienti si
basa sulle linee guida ginecologiche e dermatologiche internazionali. In generale la terapia di scelta sarà
quella dei cortisonici ultrapotenti e nei casi resistenti le altre terapie.
RISULTATI E PRODOTTI DA CONSEGUIRE
La ricognizione e il trattamento degli stadi precoci del lichen sclerosus può portare in un lungo periodo di
remissione. La progressione agli stadi atrofici e quindi la morbosità che lo associa e soprattutto il
carcinoma a cellule squamose si possono prevenire.
Progetto 12 - Area 3
TITOLO
RESPONSABILE
RICERCATORI
ASSOCIATI
SERVIZI O LAB INTERNI
COINVOLTI
ANNO DI INIZIO
DURATA
N. PZ DA INCLUDERE
LA MULTIETNICITA’ DEL NOSTRO CONTESTO REGIONALE COME
ELEMENTO PER NUOVE PROSPETTIVE DI RICERCA NEL CAMPO
DELLE MST
Trojano Vito (U.O.C. Ginecologia Oncologica)
Istituto Tumori “Giovanni Paolo II” Bari
Falco Gaetano, Cantinieri Claudio, Kardhashi Anila, Deliso Maria Assunta,
Gargano Giulio, Ceglie Vincenza, Simone Gianni, Mariangela, Quaranta
Michele, Micelli Giuseppina, Alessandra Renna, Schittulli Francesco
Laboratorio analisi-servizio di citologia e anatomia patologica
2006
36 mesi
300
DESCRIZIONE DEL PROGETTO
Storicamente la Puglia per la sua posizione geografica rappresenta un crocevia di scambi culturali e
commerciali tra varie popolazioni. Attualmente pero’, da semplice via di transito la nostra regione si e’
trasformata sempre piu’ in zona nella quale tali etnie tendono a convergere e soggiornare creando vere e
proprie comunità, con delle caratteristiche peculiari. Tutto cio’ ha una contropartita che si traduce in un
approccio alle problematiche mediche che deve tener conto di alcuni importanti elementi. Il medico cioè si
potrà dover trovare a far fronte a tipologie di malattia che in qualche maniera possono essere importate dai
luoghi di provenienza di tali popolazioni e che per il medico stesso rappresentano un elemento di novità,
rispetto alle quali sarà quindi richiesta una competenza specifica per il riconoscimento ed il trattamento.
Inoltre si renderà necessario, nei confronti di tale utenza, un approccio che tenga conto delle differenti
radici culturali che possono motivare dei comportamenti molto diversi da quelli attesi e soprattutto una
notevole ritrosia di tali pazienti nei confronti delle procedure diagnostiche e terapeutiche che si intende
attuare . Tale problematica riguarda soprattutto le metodologie di reclutamento e approccio nei riguardi di
quelle donne che si intende inserire in un programma di prevenzione e diagnosi precoce per quanto
concerne , per esempio, il tumore della cervice uterina. Altrettanto importante sarà la valutazione delle
principali MST,rispetto alle quali ci si troverà ad affrontare nuove o comunque da noi rare patologie che tali
popolazioni possono importare dai luoghi di provenienza.
84
LINEA 1
ATTIVITA’ PREVISTE
Risulta quindi importante innanzitutto una valutazione, attraverso uno studio ad ampio raggio, che tenga
conto anche di queste nuove realtà. Sarà cioè fondamentale una stima della frequenza, mediante
l’approntamento di esami laboratoristi appropriati delle piu’ diffuse MST e dei principali ceppi di HPV,a
tutt’oggi considerato la piu’ diffusa malattia sessualmente trasmessa a livello mondiale,nonché il principale
responsabile dei tumori della cervice uterina.Sarà interessante valutare nel contesto pugliese, proprio in
virtu’ di questa multietnicità, le eventuali differenze che in qualche maniera potranno dare risultati che si
discostino piu’ o meno dalle aspettative nazionali. E’ fondamentale la creazione di strutture ricettive di tipo
ambulatoriale, dove potranno afferire tali persone nella certezza di incontrare personale adeguatamente
formato non solo da un punto di vista professionale ma anche sotto l’ aspetto culturale onde poter far fronte
alle particolari esigenze di un’ utenza con delle sue caratteristiche cosi’ peculiari. Le pazienti verranno
reclutate mediante le afferente agli ambulatori dell’ Istituto Oncologico di Bari. Le donne verranno
sottoposte a screening dei tumori della cervice uterina mediante LBC, si effettuerà la ricerca dell’HPV
mediante HCII e si eseguiranno dei tamponi cervico-vaginali standard e per la ricerca di
Micoplasma,Clamydia ed HSV2. Nelle donne positive all’Hybrid Capture per tipi di HPV ad alto rischi si
procederà poi alla tipizzazione virale mediante PCR per identificare i ceppi di virus coinvolti.
RISULTATI E PRODOTTI DA CONSEGUIRE
Valutazione della frequenza delle piu’ diffuse MST e dei principali ceppi di HPV in Puglia
Progetto 13 - Area - 3
TITOLO
RESPONSABILE
RICERCATORI
ASSOCIATI
SERVIZI O LAB INTERNI
COINVOLTI
ANNO DI INIZIO
DURATA
N. PZ DA INCLUDERE
IL RUOLO DELL’INFORMAZIONE SULLA INFEZIONE DA HPV E
VACCINAZIONE
COME
ELEMENTO
FONDAMENTALE
NELLA
PREVENZIONE DELLE NEOPLASIE GINECOLOGICHE
Trojano Vito, (U.O. Ginecologia Oncologica)
Istituto Tumori “Giovanni Paolo II Bari”
Falco Gaetano, Cantinieri Claudio, Kardhashi, Deliso Maria, Gargano Giulio, Ceglie Vincenza, Simone Gianni, Mariangela Caponio, Quaranta Michele –
Micelli Giuseppina, Sciortino Giancarlo, Alessandra Renna, Schittulli
Francesco
Laboratorio Analisi-Servizio di Citologia ed Anatomia Patologica
2006
3 anni
300
DESCRIZIONE DEL PROGETTO
L’ormai riconosciuto ruolo carcinogenetico dell’HPV nella specie umana,insieme alle scoperte di carattere
bio-immunologico degli ultimi anni , ha spinto l’interesse di molti ricercatori verso la messa a punto di un
vaccino contro questo virus. I benefici di un vaccino preventivo nei confronti del cancro della cervice
uterina sarebbero molteplici e l’impatto globale avrebbe una ripercussione su scala mondiale. Basti
pensare a tutti quei paesi in via di sviluppo ( Centro e Sud- America, Africa, Asia) nei quali la pianificazione
di uno screening citologico incontra grandi difficoltà e dove quindi una strategia sui tempi lunghi,
vaccinazione appunto, è un’alternativa piu’ valida. Anche nei paesi occidentali i risultati sarebbero di
notevole impatto in quanto si avrebbe un enorme risparmio in termini di risorse umane e finanziarie che ora
sono impegnate nei programmi di screening. Il fine ultimo sarebbe l’eradicazione di uno dei tumori piu’
diffusi nel mondo femminile
85
LINEA 1
ATTIVITA’ PREVISTE
La trasmissione per via prevalentemente sessuale del virus dell’hpv ci spinge ad identificare un target ben
preciso di donne che dovrebbero essere sottoposte a tale metodica vaccinale. Essendo infatti il fine di tale
vaccino di tipo preventivo bisogna andare ad incidere su di una popolazione che per questioni anagrafiche
si presume non abbia ancora contattato il virus attraverso i rapporti sessuali e quindi una appropriata
strategia preventiva si rivolgerà all’età preadolenscenziale. Per queste ragioni risulta chiara la necessità di
svolgere una attività informativa capillare che abbia negli istituti scolastici l’elemento cardine. L’informativa
nelle scuole va quindi concordata con l’ Assessorato alla Pubblica Istruzione ed il Provveditorato agli Studi
al fine di garantire un’adeguata diffusione di informazioni corrette atte a fugare dubbi,incertezze e false
credenze inerenti alle caratteristiche della malattia e di tutti quei presidi, vaccino compreso, che si intende
mettere in atto per debellare tale importante problematica. In tale ottica l’Istituto Oncologico di Bari si
propone come punto di riferimento nell’approntamento di metodologie atte non solo alla informazione a
tutto campo,ma anche come punto nodale per quanto concerne la possibilità di attuare strategie preventive
che inevitabilmente vedranno nella vaccinazione un elemento cardine oltre che la possibilità di poter fare
diagnosi e trattamento delle suddette patologie
RISULTATI E PRODOTTI DA CONSEGUIRE
Effettuare una capillare informazione sulle tematiche su’ esposte anche al fine di poter indirizzare queste
donne verso strutture adeguate alla risoluzione dei loro problemi-Effettuare uno screening mediante HCII
dei tipi virali ad alto e basso rischio e genotipizzare con PCR quelli ad alto rischio
Progetto 14 - Area 4
TITOLO
RESPONSABILE
RICERCATORI
ASSOCIATI
ENTI ESTERNI
COINVOLTI
SERVIZIO LAB INTERNI
COINVOLTI
ALTRE STRUTTURE
INTERNE
DELL'ISTITUTO
COINVOLTE
ILRUOLO DELL’INFEZIONE OCCULTA DA HBV NELLO SVILUPPO DEL
CARCINOMA EPATICO: VALUTAZIONE DELL’INTERAZIONE CON IL VIRUS
HCV E CON LA DIETA
Michele Quaranta (U.O. laboratorio di Analisi)
Istituto Tumori “Giovanni Paolo II” Bari
Silvia Di Tardo, Rosa Divella, Eugenia Capuano, Antonella Daniele, Antonio
Tufaro, Maria Teresa Venneri, M.Montella
Lega Italiana per la Lotta contro i Tumori, sez. di Bari,
Lega Italiana per la Lotta contro i Tumori, sez. di Napoli,
Istituto Pascale, Napoli,
I.R.C.C.S. Ospedale Maggiore di Milano, Dip. Malattie apparato digerente ed
endocrino-metabolico.
Dipartimento di Oncologia Sperimentale - U.O.C. Laboratorio di Analisi
Radiologia Interventistica (RAI), Chirurgia Apparato Digerente (CAD),
Otorinolaringoiatria
ANNO DI INIZIO
2006
DURATA
36 mesi
PAROLE CHIAVE
Infezione occulta da HBV, epatocarcinoma, HCV.
N. PZ DA INCLUDERE
300 (100 casi, 200 controlli)
86
LINEA 1
DESCRlZIONE DEL PROGETTO
Si stima che circa il 3% della popolazione mondiale sia infettata dal virus dell' epatite C (HCV) e che una
percentuale ancora maggiore sia stata infetta dal virus dell' epatite B (HBV). Entrambi i virus possono
provocare, dopo una lunga latenza, il cancro al fegato che risulta essere, a livello mondiale, la quarta causa
di morte per neoplasie. Negli ultimi decenni nelle nazioni occidentali si è riscontrato un costante aumento
della mortalità per epatocarcinoma dovuto all' invecchiamento della popolazione, ma anche alla carenza di
terapie efficaci poichè si tratta di un tumore diagnosticato in fase avanzata, quando la terapia chirurgica non è
più praticabile. L'eziologia virale del cancro determina alti tassi di incidenza là dove vi sia un'alta diffusione
dei virus di epatite. L'infezione da HCV è responsabile del 40-60% degli epatocarcinomi e nell' Italia
meridionale i tassi di incidenza di incidenza e di mortalità risultano nettamente più elevati.I dati del Registro
Tumori della Regione Campania, hanno evidenziato che in tale area il tumore al fegato è, per frequenza il
secondo tumore dopo il tumore del polmone nei maschi e della mammella nelle femmine, dati nettamente
superiori rispetto al dato medio nazionale. Alcuni studi hanno evidenziato che detto fenomeno è strettamente
correlato alla prevalenza di HCV in queste aree geografiche e la diffusione di tale infezione sembra sia
avvenuta nei decenni passati a causa di un uso massiccio di procedure sanitarie inadeguate e all'uso di
materiale sanitario non sterile. Tali presupposti offrono l'occasione per procedere alla realizzazione di un
progetto di ricerca atto a definire i rapporti tra infezioni da virus di epatite e insorgenza del tumore epatico, in
particolare per stabilire il ruolo delle diverse infezioni soprattutto quella occulta da virus B, in relazione a
cofattori quali l'abuso di alcool o altri abusi alimentari.
• Laur GM and Walker BD. Hepatitis C virus infection. N Engl J Med 2001; 345(1): 41-52
• Wasley A, Alter MJ.Epidemiology of hepatitis C: geographic differences and temporal trends. Semin liver
dis 2000; 20(1):1-6.
• Montella M, Crispo A, Grimaldi M,et Al. Assessment of iatrogenic transmission of HCV in Southern Italy:
was the cause the Salk Polio Vaccination? J Med Virol 2003; 70: 49-50.
• Fusco M, Palombino R, Montella M, et Al. Naples Cancer Registry. In: Zanetti R,et al eds.Cancer in Italy:
rd
incidence data from Cancer Registries, 3 Volume: 1993-1998. Roma: Il pensiero Scientifico Editore, 2002.
• Montella M, Crispo A, Frigeri F, et Al. HCV and tumors correlated with immune system: a case-control study
in an area of hyperendemicity. Leuk Res 2001; 25: 775-781.
87
LINEA 1
ATTIVITA' PREVISTE
L'infezione occulta da HBV è frequentemente rilevata nei pazienti con epatopatia HCV associata. In un
recente studio italiano(Pollicino et al., Gastroenterology,2004)su pazienti anti-HCV positivi l'HBV DNA è stato
ritrovato nel tessuto di fegato nel 62% dei casi di HCC e nel 37% dei casi di epatite cronica.La prevalenza
dell'infezione occulta da HBV risulta più elevata nei soggetti positivi per anticorpi anti-HBc +/- anti-HBs
rispetto ai pazienti senza marcatori sierologici di pregressa infezione.La persistenza del DNA virale non è
tuttavia limitata ai pazienti con malattia di fegato e può essere rilevata in soggetti con valori di funzionalità
epatica nella norma.Per il raggiungimento degli obiettivi lo studio si articola con un disegno di tipo casocontrollo su base ospedaliera.Si prevede di arruolare i casi ed i controlli in 24-30 mesi.Verranno reclutati i
pazienti ospedalizzati con prima diagnosi di HCC come casi,e un campione di soggetti ricoverati per altre
malattie,escluse le malattie epatiche, quelle tumorali maligne e le patologie alcol e fumo-correlate, come
controlli nelle seguenti unità:l'Istituto Nazionale Tumori "G. Pascale" di Napoli, l'Istituto Oncologico di Bari e il
Dipartimento di Malattie Digestive dell'Ospedale Maggiore di Milano. Lo stesso protocollo dello studio verrà
seguito da tutte le Unità per consentire la confrontabilità tra aree geografiche. I soggetti con HCC saranno
inclusi nello studio sulla base dei seguenti criteri:
casi incidenti (con prima diagnosi di HCC)
• di età inferiore o uguale a 75 anni
• nati in Italia e residenti nelle province delle singole Unità
• diagnosi di HCC basata sull' esame istologico o citologico, su livelli di alfa-fetoproteina sierica >500 ng/ml
o su di un esame strumentale, effettuato mediante ecografia o tomografia computerizzata.
I dati clinici e patologici dei casi verranno rilevati dalla documentazione sanitaria disponibile presso gli
ospedali.
• controlli reclutati sulla base dei seguenti criteri di ammissione:
- ricovero presso le Divisioni di otorino,ortopedia,oculistica,negli ospedali delle province in cui vengono
reclutati i casi;
- diagnosi di ammissione per qualsiasi malattia escluse le seguenti: malattie epatiche, tumori maligni,
patologie associate al consumo di alcol o al fumo di tabacco;
- appaiati con i casi per età data di ricovero(+/- 5 anni), sesso, luogo e data di ricovero;
Sia i casi che i controlli verranno intervistati in ospedale in merito alla storia dei loro consumi di alcol,delle loro
abitudini al fumo nell' arco della vita e di altre variabili di interesse. A tal fine, verrà impiegato un questionario
strutturato e per ogni paziente
verrà effettuato un prelievo di 20 mI di sangue per le indagini virologiche.
Tutti i casi e i controlli che soddisfano ai criteri di inclusione saranno reclutati fino a raggiungere il numero
totale atteso di 300 casi e 600 controlli (ogni caso sarà appaiato a due controlli).Su tutti i campioni raccolti
verrà effettuata la determinazione di HBsAg e anticorpi anti - HBc mediante test di ELISA commerciali e di
anti – HCV mediante test di ELISA di terza generazione. I campioni positivi per HBsAg e per anti-HCV
verranno quindi processati mediante tecniche di amplificazione genetica (polyrnerase chain reaction, PCR)
per individuare la presenza di HBV DNA e HCV RNA rispettivamente.
I campioni di siero HBsAg negativi verranno analizzati per la presenza di infezione occulta da HBV mediante
PCR con nested primers adiacenti al determinante "a" del gene S dell'HBV. I linfociti di tutti i campioni positivi
per l'HBV DNA nel siero saranno indagati per la presenza di infezione occulta da HBV per valutare la
proporzione di positivi per l'HBV DNA nel compartimento extra-epatico. Si procederà ad eseguire le
operazioni di vaglio, codifica e input dei dati dei questionari, dei risultati delle analisi di laboratorio, il
caricamento su file e l'analisi dell' intero database. A tal fine si procederà in collaborazione con il Laboratorio
di Epidemiologia dell'Istituto Mario Negri di Milano, a calcolare l'Odds Ratio, mediante regressione logistica
multipla, quale stima del rischio relativo di HCC per l'infezione occulta da HBV in relazione a tutti i cofattori di
rischio di interesse.I risultati dello studio saranno pubblicati presso riviste scientifiche internazionali e
divulgative orientate alla prevenzione dell’ epatocarcinoma attraverso una corretta educazione alimentare ed
una profilassi dell'infezione dell'epatite B e C.
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LINEA 1
RISULTATI E PRODOTTI DA CONSEGUIRE
Obiettivi specifici del progetto saranno:
• elaborazione di un database comune per evidenziare la presenza manifesta o occulta del virus dell’HBV, la
coinfezione da HCV nei suoi diversi sottotipi e la correlazione con le abitudini alimentari;
• valutazione di quanto l’infezione occulta da HBV sia in grado di aumentare il rischio di insorgenza del
tumore epatico;
• valutazione della differenza di rischio connessa alla coinfezione HCV/HBV con il virus di epatite B evidente
rispetto alla coinfezione HCV/HBV con il virus di epatite B occulto;
• valutazione di quanto l’aumento di rischio sia legato alla presenza di altri fattori quali abitudini alimentari,
fumo, alcool o l’area geografica;
• valutazione della prevalenza dell’infezione occulta da HBV nel siero di pazienti del Sud Italia;
• confronto dei dati rilevati nel Sud Italia con i dati del centro di raccolta di Milano per verificare la diversa
prevalenza dei virus in relazione alla distribuzione dei cofattori;
• produzione di pubblicazioni divulgative orientate alla prevenzione dell’epatocarcinoma attraverso una
corretta educazione alimentare e una profilassi dell’infezione dell’epatite B e C.
Progetto 15 - Area 5
TITOLO
RESPONSABILE
RICERCATORI
ASSOCIATI
ENTI ESTERNI
COINVOLTI
ALTRE STRUTTURE
INTERNE
DELL’ISTITUTO
COINVOLTE
ANNO DI INIZIO
DURATA
PAROLE CHIAVE
N. PZ DA INCLUDERE
POLIMORFISMI DI ERBB2 E CARATTERISTICHE ISTOPATOLOGICHE
DEL CARCINOMA MAMMARIO
Stefania Tommasi (Laboratorio di Oncologia Sperimentale Clinica)
Istituto Tumori “Giovanni Paolo II” Bari
Michele Bruno, Zito F, Lomele M, Mangia A, Lacalamita R, Marco Campana,
Fedele V, Benz C (Novato, CA, USA), Simone G, Salvatore C, Schittulli F,
Paradiso A
Istituto Novato, CA, USA; UCSF, CA, USA
UO Istologia; Servizio Istocitopatologia; Dipartimento Donna
2006
1 anno
ErbB2, polimorfismi, parenchima extracellulare
500
DESCRIZIONE DEL PROGETTO
I polimorfismi della regione codificante transmembrana (I655V) e carbossiterminale (A1170P) di erbB2
sembrano avere un dubbio significato nella determinazione del rischio per carcinoma mammario, ma sono
legati alla familiarità (I655V) in pazienti con meno di 45 anni e all’espressione allelo-specifica e
amplificazione del gene (A1170P) (dati in pubblicazione). Questo fa presupporre un ruolo funzionale di
queste alterazioni. Inoltre, presupponendo per il carcinoma mammario un processo carcinogenetico di tipo
multistep ed essendo queste alterazioni legate all’istotipo, abbiamo ipotizzato una relazione tra i
polimorfismi di erbB2 e le caratteristiche istopatologiche tumorali ed extratumorali delle lesioni in analisi. Le
caratteristiche istopatologiche dei carcinomi mammari nei casi con storia familiare sono state raramente
studiate e i dati pubblicati appaiono spesso contradditori. Alcuni autori osservano un trend (1) ed altri una
percentuale più alta di T1 (2), e di basso numero metastasi linfonodali (1,3). Ancora meno dati sono
riportati riguardo le lesioni extratumorali. Infatti solo uno studio (4) riporta che pazienti con storia familiare
hanno una minore presenza di atipica duttale, iperplasia duttale in assenza di atipia.
1. Mohammed 1998
2. Coldtiz 1993
3. Fukutomi T, Akashi-Tanaka S, Nanasawa T et al. Int J Clin Oncol 6:80-3; 2001.
4. Aaman TB, Stalsberg H., Thomas DB and WHO CSNSC. Int J Cancer: 79, 31-43, 1998.
ATTIVITA’ PREVISTE
Saranno considerati per l’analisi 500 pazienti affetti da carcinoma mammario. Le lesioni tumorali di
ciascuno saranno studiate per cellularità, caratteristiche patologiche (tipo istologico, multifocalità,
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LINEA 1
vascolarizzazione perineoplasitca, ecc) e per polimorfismi di erbB2.
Lo studio istopatologico sarà condotto su fettine di tessuto colorate con ematossilina/cosina, i polimorfismi
di erbB2 saranno studiati tramite metodica TaqMan con Real Time PCR usando sonde e primers
precedentemente messi a punto. I pazienti saranno stratificati per età, per familiarità considerando i criteri
da noi già validati e per rischio di trovare mutazioni nei 2 geni peculiarmente legati alla suscettibilità per
familiarità, BRCA1 e 2, tramite software MyriadII.
RISULTATI E PRODOTTI DA CONSEGUIRE
Associazione tra polimorfismi di erbB2 e le caratteristiche isto-patologiche delle lesioni extratumerali.
Progetto 16 - Area - 5
TITOLO
ANALISI DELLO STATO DI IPERMETILAZIONE DEL PROMOTORE DEI
GENI COINVOLTI NEI CARCINOMI MINIMI DELLA MAMMELLA
RESPONSABILE
A. Labriola Laboratorio di Analisi, Istituto Tumori “Giovanni Paolo II Bari”
RICERCATORI
ASSOCIATI
F.A. Zito, D. D’Errico, M. Lo Mele, A. Parisi, A. .Riefolo,.F.Schittulli.
ENTI
COINVOLTI
ESTERNI
Istituto Zooprofilattico Sperimentale di Puglia e Basilicata -U.O. di Putignano
(BA)
ALTRE
STRUTTURE
INTERNE
DELL’ISTITUTO
COINVOLTE
U.O.Senologia (Dott. F. Schittulli)
ANNO DI INIZIO
2006
DURATA
36 mesi
PAROLE CHIAVE
CDIS, CDI, ipermetilazione,p16,BRCA1,CSTP1.
N. PZ DA INCLUDERE
N.65
DESCRIZIONE DEL PROGETTO
Uno dei meccanismi di regolazione genica avviene mediante metilazione diretta del DNA, di solito nel
contesto delle cosiddette “CpG islands”.
Sebbene non sia ancora chiaro il significato della metilazione, come mutamento chimico nella
riprogrammazione epigenetica, la sua destabilizzazione sembra svolgere un importante ruolo
nell’insorgenza di molti tumori. Infatti la carenza ovvero l’eccessiva presenza di gruppi metilici, legati al
filamento di DNA, influenzano i meccanismi di trascrizione. Esisterebbe, cioè, la possibilità che la
metilazione venga utilizzata dalla cellula come un meccanismo di difesa e che gli errori nella sua
esecuzione possano ridurre l’attività genica fino ad annullarla.
In particolare l’ipermetilazione delle “CpG islands” nella regione del promotore di un gene determina il
silenziamento dello stesso mediante repressione della sua trascrizione. Molti tipi di tumore presentano
alterazioni del normale schema di metilazione e, più precisamente, è stata dimostrata la presenza di
ipermetilazioni a carico del promotore di geni oncosoppressori che in questo modo vengono inibiti.
Valutare lo stato di ipermetilazione di un gene costituisce potenzialmente un sensibile marker molecolare
che oltre a fornire una diagnosi precoce e a tracciare una prognosi, definisce lo stato di rischio delle
malattie neoplastiche.
Le applicazioni di tale valutazione allo studio del carcinoma mammario, descritte in letteratura, vanno dalla
diagnosi alla prognosi. Tuttavia pochi dati sono stati riportati nel ruolo dei meccanismi di ipermetilazione
nelle fasi precoci della crescita tumorale.
In questo lavoro vogliamo analizzare lo stato di metilazione di alcuni geni coinvolti nella crescita tumorale
(p 16), nella riparazione del danno del DNA (BRCA 1) e nel metabolismo di sostanze cancerogene
(glutatione-S-trasferasi) nei carcinomi mammari minimi (CDIS,CDI< 1 cm).
Quantitative assessment of promoter hypermethylation during breast cancer development. Am J Pathol
2002, 160: 605-612.
Distinct hypermethilation profile of primary breast cancer is associated with sentinel lymphonode
metastasis. Clin cancer Res, 2005, 11(6):2156-62.
90
LINEA 1
ATTIVITA’ PREVISTE
Verrà effettuato uno studio retrospettivo su 65 casi di neoplasie della mammella relativi a : 20 carcinomi
intraduttali (CDIS), 15 carcinomi microinvasivi, 15 carcinomi invasivi (T1a) e 15 carcinomi prevalentemente
in situ.
Il DNA genomico estratto dai campioni di tessuto, fissati in formalina ed inclusi in paraffina, sarà sottoposto
a trattamento con sodio bisolfito in modo da trasformare i residui di citosina non-metilati in uracile.Verrà,
quindi, eseguita un’amplificazione, mediante PCR, dei promotori dei geni in studio (l’oncosoppressore p16,
il gene BRCA1 cinvolto nel riparo del DNA e il gene GSPT1 coinvolto nella prevenzione del danno
ossidativo del DNA) utilizzando specifici oligonucleotidi per le sequenze metilate e non-metilate.
La risoluzione dei prodotti di amplificazione verrà eseguita con una corsa elettroforetica su gel di agarosio
e la successiva valutazione verrà fatta mediante visualizzazione per mezzo di un analizzatore di immagine.
RISULTATI E PRODOTTI DA CONSEGUIRE
Verificare se la ipermetilazione dei promotori dei geni p16, BRCA1 e GSTP sono associati alle fasi iniziali
della progressione neoplastica.
Progetto 17 - Area 5
TITOLO
FATTORI GENETICI ED EPIGENETICI NELL’EPATOCARCINOMA HCVRELATO
RESPONSABILE
Stefania Tommasi (Laboratorio di Oncologia Sperimentale Clinica)
Istituto Tumori “Giovanni Paolo II” Bari
RICERCATORI
ASSOCIATI
R. Lacalamita, P.Parrella, A.Monaco, A. Mangia, F. Zito, G. Giannelli, F.
Marincola (NIH Betehesda, USA), Angelo Paradiso
ENTI
COINVOLTI
ESTERNI
Lab. Terapia genica, San Giovanni Rotondo. Immunogenetics Laoratory,
Dept. of Transfusional Medicine, NIH Bethesda, USA
SERVIZI O LAB INTERNI
COINVOLTI
Dipartimento dei servizi
ANNO DI INIZIO
2006
DURATA
3
PAROLE CHIAVE
Epatocarcinoma, HCV, mutazioni, metilazione
N. PZ DA INCLUDERE
50
DESCRIZIONE DEL PROGETTO
Il virus dell’epatite C, insieme a quello dell’epatite B è la maggiore causa delle malattie epatiche croniche e
del’epatocarcinoma. Il meccanismo secondo cui il virus HCV determina il fenotipo precanceroso non è
noto. E’ stato dimostrato che la proteina virale interagisce direttamente con il DNA della cellula ospite come
se fosse un elemento regolatorio di geni chiave (es. erbB2, TGFb, c-myc, Rb, p53, ecc.). La nostra ipotesi
è che HCV agisca contemporaneamente a differenti livelli nei principali pathways metabolici sia modulando
geni a livello trascrizionale sia inducendo variazioni epigenetiche.
Obietti vo del progetto è l’identificazione dei meccanismi molecolari coinvolti nella carcinogenesi e
progressione dell’HCC in modelli in vitro ed in vivo HCV-relati. In particolare sarà valutata in soggetti con
HCC HCV-relato e non:
l’espressione di erbB2 e TGF-b, che sembrano essere regolati dalla presenza di HCV;
le alterazioni epigenetiche (metilazione) che regolano l’espressione dei 2 geni.
Giannelli G, et al. Clinical role of MMP-2/TIMP-2 imbalance in hepatocellular carcinoma. Int J Cancer 2002;
97:425-431.
Giannelli G, et al. Transforming growth factor-beta1 triggers hepatocellular carcinoma invasiveness via
alpha3beta1 integrin. Am J Pathol 2002; 161:183-193.
Parrella P, Poeta ML,….Tommasi S, et al. Nonrandom distribution of aberrant prmoter methylation of
cancer-related genes in sporadic breast tumors. Clin Cancer Res 2004 10:5349-54.
91
LINEA 1
ATTIVITA’ PREVISTE
Sono stati arruolati per lo studio 50 soggetti affetti da epatocarcinoma con (30%) e senza infezione da
HCV. Di tutti i soggetti saranno disponibili sangue e tessuto epatico. DNA sarà estratto da sangue e tessuti
epatici. Sarà studiata la metilazione dei promotori di un pannello di geni supposti coinvolti nella
carcinogenesi epatica e nella sua progressione tramite PCR quantitativa metilazione specifica (QMSPPCR) utilizzando primers e probes specifici per le sequenze metilate e non metilate. L’espressione dei
geni in analisi (erbB2, TGFb, ecc.) sarà valutata con Real Time PCR, metodica TaqMan utilizzando geni
housekeeping di riferimento. Saranno inoltre analizzate le mutazioni ed i polimorfismi di k-ras e TGFb che
rappresentano un aumento del rischio di infezione da parte del virus.
RISULTATI E PRODOTTI DA CONSEGUIRE
Identificazione delle alterazioni genetiche ed epigenetiche correlate all’infezione da HCV.
Progetto 18 Area 5
TITOLO
ANALISI MOLECOLARE DEL GENE RET IN CASI DI CARCINOMA
MIDOLLARE DELLA TIROIDE
RESPONSABILE
L. Grammatica (U.O Laboratorio di Oncologia Sperimentale Clinica) Istituto
Tumori “Giovanni Paolo II Bari”
RICERCATORI
ASSOCIATI
A. Paradiso, G. Simone, G. Achille, S. Lanzilotta M.Bellacicco
ENTI
COINVOLTI
ESTERNI
Istituto di Endocrinologia, Università degli Studi di Bari
SERVIZI O LAB INTERNI
COINVOLTI
U.O. ORL; U.O.
Sperimentale
ANNO DI INIZIO
Settembre 2006
DURATA
30 mesi
PAROLE CHIAVE
RET; carcinoma midollare tiroide familiare;
AUTORIZZAZIONE
COMITATO ETICO
Da valutare
N. PZ DA INCLUDERE
10 pazienti
Citodiagnostica;
Laboratorio
di
Oncologia
Clinica
92
LINEA 1
DESCRIZIONE DEL PROGETTO
Il carcinoma midollare della tiroide è una rara forma di neoplasia derivata dalle cellule parafollicolari
(cellule-C) che rappresenta il 5-10% dei tumori maligni della tiroide. Nel 75% dei casi la malattia è in forma
sporadica, ma nel 25% dei casi è possibile riconoscere una forma familiare che si eredita secondo
modalità autosomica dominante. Tra queste è possibile distinguere una forma di MTC familiare
propriamente detta, in cui l’unica manifestazione clinica è il carcinoma della midollare della tiroide, la
neoplasia endocrina multipla tipo 2A (MEN2A), caratterizzata da MTC più feocromocitoma (nel 50% dei
casi) e/o iperparatiroidismo (nel 20% dei casi), e la neoplasia endocrina multipla di tipo 2 B (MEN2B), la
variante più aggressiva in cui si aggiungono altri segni clinici come neurosi delle mucose,
ganglioneuromatosi ecc. Il dosaggio dei livelli serici di calcitonina è un utile esame di primo livello per avere
indicazioni sulla presenza di MTC o iperplasia delle cellule C, ma presenta problemi di sensibilità e
specificità. E’ ormai acclarato che nelle forme familiari di MTC esista un pesante coinvolgimento del gene
RET, e che i pazienti affetti da tale variante della MTC siano spesso portatori di mutazioni germinali del
gene. RET è costituito da 21 esoni. La localizzazione di tali mutazioni è associata spesso al sottotipo di
forma familiare e al fenotipo espresso. Le mutazioni che attribuiscono un guadagno di funzione (come
quelle ai codoni 609, 611, 618 e 620) fanno sì che il recettore dimerizzi, quindi si attivi, anche in assenza
del ligando. Solitamente investono codoni codificanti per cisterna. Le mutazioni nella regione intracellulare
(ai codoni 768, 790, 804) interferiscono con il legame alle molecole di ATP.
I vari meccanismi di attivazione di RET possono determinare l’insorgenza di iperplasia delle cellule-C e
progressione a carcinoma midollare come dimostrano alcuni modelli con topi transgenici. Altri studi
dimostrano la penetranza correlata all’età delle mutazioni di RET (Machens A et al 2001) e la possibilità di
suddividere le stesse in alto (codoni 634, 618), medio (codoni 790, 620, 611) e basso rischio (768, 804) a
seconda della età media in cui inducono la trasformazione maligna. Non è stata invece dimostrata alcuna
correlazione tra mutazioni di RET e categorie istologiche di staging o livelli preoperatori di calcitonina
basale sierica, a dimostrazione del fatto che anche mutazioni con bassa capacità trasformante possono
condurre al MTC con metastasi
BIBLIOGRAFIA ESSENZIALE:
– Eng et al. 1995. Mutation of the RET protooncogene in sporadic medullary thyroid carcinoma.
Genes, Chromosome and Cancer, 12, 209
– Machens A et al 2001. Genotype-phenotype correlations in hereditary medullary thyroid carcinoma:
oncological features and biochemical properties. J Clin Endocrinol Metab, 86, 1104Acton DS et al.
2000 Multiple endocrine neoplasia type 2B mutation in human RET oncogene induces medullary
thyroid carcinoma in transgenic mice. Oncogene , 60 5254
– Scurini et al. 1998. Germline and somatic mutations of the RET proto-oncogene in apparently
sporadic medullary thyroid carcinomas. Mol Cell Endocrinol, 137, 51
– Machens A et al. 2003. Early malignant progression of hereditary medullary thyroid cancer. N Engl
J Med, 349, 1517.
ATTIVITA’ PREVISTE
Gli studi riguardanti le mutazioni di RET in pazienti con MTC forniscono utili informazioni circa le
caratteristiche della neoplasia e permettono, se estesi agli altri componenti del gruppo familiare, di
individuare i parenti portatori delle mutazioni ma asintomatici, con enormi vantaggi in chiave di
prevenzione. La ricerca di mutazioni germinali in RET si può rendere utile anche applicata a pazienti affetti
da MTC classificati erroneamente come sporadici.
Nel periodo di svolgimento della ricerca si prevede di reclutare dieci pazienti con MTC dei quali sarà
valutata la presenza di mutazioni germinali in RET a partire da un semplice prelievo di sangue, e nel caso
di positività l’analisi sarà estesa ai familiari di primo e secondo grado disponibili.
“Hot spots” di mutazione in RET per la FMTC sono gli esoni 10, 11, 13, 14 e 16. Il DNA degli individui in
studio sarà estratto da sangue periferico. Le mutazioni saranno rilevate mediante metodiche PCR esone
specifiche seguite da analisi mediante dHPLC e/o sequenziamento diretto.
RISULTATI E PRODOTTI DA CONSEGUIRE
L’identificazione di pazienti portatori di mutazioni germinali in RET e la caratterizzazione delle stesse
permetterebbe di ottenere utili informazioni prognostiche sul paziente; l’estensione dello studio ai familiari
permetterebbe di individuare quelli portatori della stessa mutazione, con la possibilità di impostare una
strategia di prevenzione precoce.
93
LINEA 1
Progetto 19 - Area 5
TITOLO
RUOLO DEL PATHWAY NHERF1/EGFR NELLA PROGRESSIONE,
MOTILITÀ ED INVASIONE NEOPLASTICA
RESPONSABILE
Antonia Bellizzi (Laboratorio di Oncologia Sperimentale e Clinica)
Istituto Tumori “Giovanni Paolo II” Bari
RICERCATORI
ASSOCIATI
Amalia Azzariti, Sinto Sebastian, Angelo Paradiso, Reshkin S.
Fisiologia-Univesità di Bari)
ENTI
COINVOLTI
ESTERNI
(Dip.
Dip. Fisiologia-Univesità di BARI
SERVIZI O LAB INTERNI
COINVOLTI
Laboratorio di Farmacologia in vitro
ANNO DI INIZIO
2006
DURATA
3 anni
PAROLE CHIAVE
NHERF-1, EGFR, inibitori EGFR
DESCRIZIONE DEL PROGETTO
La progressione neoplastica e l’invasione metastatica sono dirette da specifici segnali di traduzione,
finemente organizzati e compartimentalizzati in strutture cellulari dirette dal citoscheletro insieme con
proteine “impalcatura”; queste ultime organizzano altre proteine in complessi per dare specificità di azione
e di localizzazione alle cascate di traduzione di segnale. NHE1 (Na+/H+ exchanger isoform 1) ed il suo
fattore di regolazione NHERF1 sono due candidate a questo ruolo di “proteine impalcatura”, in quanto
organizzano le cascade trasduzionali per promuovere la trasformazione e la progressione neoplastica, la
motilità ed invasione, l’apoptosi cellulare delle cellule tumorali. Recentemente Lazar et al. (1) hanno
identificato la proteina Na(+)/H(+) exchanger regulatory factor (NHERF) come un componente molecolare
che stabilizza il recettore per il fattore di crescita epidermico (EGFRs) alla superfice cellulare, riducendo
quindi la regolazione negativa del recettore, coinvolto nei processi di proliferazione, invasione e
metastatizzazione, ed overespresso nei carcinomi di mammella dove ha acquisito una rilevanza
prognostica e predittiva. Il significato biologico delle proteine della famiglia di NHERF e delle proteine con
domini PDZ ad essa relate come le EGFRs non è ancora ben conosciuto e nostri esperimenti preliminari
hanno evidenziato l’esistenza dell’interazione tra NHERF1 e EGFR in un modello “in vitro” di progressione
tumorale di mammella. Inoltre, è stata caratterizzata la localizzazione spazio temporale di NHERF1 in
condizioni basali ed in seguito all’esposizione del recettore EGFR con ligandi specifici, dimostrando la
colocalizzazione delle due proteine in seguito ad attivazione del recettore stesso. Esperimenti condotti sul
modello metastatico di mammella hanno inoltre dimostrato come la modulazione dell’espressione di
NHERF1 mediante la trasfezione transiente di full-length NHERF1 in vettore pCDNA è in grado di
modulare la sensibilità a farmaci TKIs, quali il gefitinib.
– Bellizzi A., Azzariti, Cardone R.A., G. Busco, Paradiso A, Reshkin SJ. “The Na+/H+ exchanger
regulator factor (NHERF1) regulates Iressa inhibition of EGF-R (ErbB1) directed growth and invasion”.
Annual General Meeting of the EORTC Receptor and Biomarker Group September 30 and October 1,
2005.
– Bellizzi A, Azzariti, Cardone R.A., G. Busco, Casavola V, Paradiso A, Reshkin SJ. “The Na+/H+
exchanger regulator factor (NHERF1) regulates Iressa inhibition of EGF-R (ErbB1) directed growth and
invasion”. 47th Annual Meeting of the Italian Cancer Society, Padova-Abano Terme, 2nd-5th October
2005.
94
LINEA 1
ATTIVITA’ PREVISTE
Durante lo svolgimento di questo progetto di ricerca si svolgeranno le seguenti attività:
• dimostrare l’interazione oltre che tra NHERF1 e EGFR anche tra queste due proteine ed altre
coinvolte in processi di regolazione e coordinazione di specifici sistemi di traduzione di segnale.
• approfondire l’analisi dell’efficacia di alcuni EGFR inibitori in modelli cellulari modificati, trasfettando
sia NHERF-1 wild type che modificato in alcuni domini funzionali.
• determinare la capacità di alcuni EGFR inibitori di modulare l’attività di NHE1, approfondendo un
possibile cross-talk tra i due pathway.
Le interazioni proteina-proteina verranno studiate mediante metodiche di coimmunoprecipitazione e protein
pull-down. La modulazione dell’espressione di NHERF1 verrà studiata (A) riducendo l’espressione
dell’mRNA di NHERF1 con oligonucleotidi antisenso contro il translational start sites o con siRNA specifici
per NHERF1 e (B) overespressione di NHERF1 con la trasfezione di full-length NHERF1 in vettori pCDNA.
Verrà determinato il dominio necessario per l’interazione con EGFRs attraverso mutazioni del PDZ1 e
PDZ2 binding domain, o troncando il c-terminal ERM-binding domain. Le alterazioni dell’espressione di
NHERF1 verranno esaminate tramite l’analisi dei livelli di mRNA, RT-PCR and Real Time-PCR e dei livelli
di proteina tramite immunobloting e confocal immunofluorescence.
L’attività dell’NHE1 verrà studiata mediante metodiche di spettrofluorimetria, mentre la risposta in termini di
proliferazione e capacità invasiva agli inibitori di tirosinochinasi verrà valutata tramite Boyden Chamber and
MTT assey rispettivamente.
RISULTATI E PRODOTTI DA CONSEGUIRE
Approfondimento dei meccanismi di base responsabili di processi di regolazione e coordinazione di
specifici sistemi di traduzione di segnale mediante l’analisi dell’interazione NHERF-1/EGFR.
Identificazione di nuovi possibili target terapeutici (ad es. NHERF-1) e di nuovi possibili fattori predittivi di
risposta a farmaci TK inibitori.
Presentazione dei dati a congressi nazionali ed internazionali e pubblicazione dei risultati ottenuti su riviste
nazionali ed internazionali di elevato valore scientifico.
Progetto 20 - Area 6
TITOLO
RESPONSABILE
RICERCATORI
ASSOCIATI
ANNO DI INIZIO
DURATA
PAROLE CHIAVE
N. PZ DA INCLUDERE
LE CONOSCENZE E LE ATTITUDINI DELLE DONNE SUL TUMORE
DELLA CERVICE UTERINA ED I SUOI FATTORI DI RISCHIO
Falco Gaetano (U.O.C Ginecologia Oncologica)
Istituto Tumori “Giovanni Paolo II” Bari
Kardhashi Anila, Deliso Maria Assunta, Cantinieri Claudio, Gargano Giulio,
Ceglie Vincenza, Renna Alessandra, Schittulli Francesco
2006
24 mesi
knowledge, HPV, cervical cancer, screening, information
1500 pazienti
95
LINEA 1
DESCRIZIONE DEL PROGETTO
Il carcinoma della cervice rimane uno dei tumori principali nelle donne. Tutti i ricercatori sono del parere
che lo screening ha contribuito nella riduzione delle forme invasive del carcinoma della cervice.
Sfortunatamente le donne non sempre sono a conoscenza dei fattori di rischio e dei benefici e limiti
associati allo screening. Migliorare le lacune della informazione può influenzare la percezione del tumore
del collo dell’utero e aumentare il tasso della partecipazione nello screening. HPV è una significante causa
della morbilità e della mortalità nel mondo. Il suo ruolo nel carcinoma della cervice e gli sviluppi nel settore
tecnologico medico hanno cambiato i bisogni informativi delle donne che partecipano nello screening.
Attualmente in Italia e non solo nella nostra regione, non ci sono studi che abbiano valutato i motivi per i
quali le donne si rivolgono dal ginecologo per la prevenzione, le loro aspettative, la qualità delle loro
conoscenze e il modo migliore di comunicare con loro, soprattutto in caso di una diagnosi positiva per
malattia. Un altro aspetto è l’affronto della infezione da HPV come causa del carcinoma da un lato e come
malattia sessualmente trasmessa dall’altro con tutto il peso sociale e familiare che comporta. Importante è
conoscere nella nostra area la qualità della conoscenza su questo tumore e le variabili che condizionano
questa conoscenza.
• Moscicki AB. Impact of HPV infection in adolescent populations. J Adolesc Health. 2005 Dec; 37(6
suppl): S3-9.
• P Adab e al. Randomised controlled trial of the effect of evidence based information on women’s
willingness to partecipate in cervical cancer screening. J Epidemiol Community Health 2003; 57:589693.
• Pruitt SL e al. Knowledge of cervical displasia and human papillomavirus among women seen in a
colposcopic clinic. Gynecol Oncol. 2005 Dec; 99 (3 suppl 1):S 236-44.
• Ackemann S e al. Awareness of general and personal risk factors for uterine cancer among healthy
women. Eur J Cancer Prev. 2005 Dec 14(6):519-24.
• McCaffery K, Irwig L. Australian women’s needs and preferences for information about human
papillomavirus in cervical cancer. J Med Screen. 2005;12(3):134-41.
• Philips Z e al. Knowledge of cervical cancer and screening among women in east-central England. Int J
Gynecol cancer 2005 Jul-Aug; 15(4):639-45
• Aldrich T e al. Mexican physicians’knowledge and attitudes about the humen papillomavirus and
cervical cancer. a national survey. sex Transm Infect. 2005 Apr; 81(2):135-41.
ATTIVITA’ PREVISTE
Obbiettivi: Valutare il grado della conoscenza delle pazienti sul tumore della cervice uterina (l’incidenza del
carcinoma della cervice, i fattori di rischio, infezione da HPV, la trasmissione, l’implicazione dei partners, la
progressione e la regressione della infezione, il management, le sue implicazioni nel tumore e nella fertilità)
i bisogni informativi, il modo di reagire a una diagnosi positiva di infezione da HPV (il modo di
comunicazione della diagnosi: posta, telefono, direttamente). Sarà raccolto informazione sui dati
demografici, gli antecedenti tumorali personali e familiari, il fumo, i fonti dell’informazione sui fattori di
rischio, lo stress psicologico della prevenzione. Saranno effettuate delle interviste con intervistatore a
faccia a faccia nelle donne che aspettano nell’ambulatorio della prevenzione ginecologica. Un sottogruppo
importante sarà quello delle donne con un risultato non negativo.
RISULTATI E PRODOTTI DA CONSEGUIRE.
Conoscere il grado di conoscenze e il bisogno delle donne per una informazione qualitativa migliorerà il
nostro approccio nello screening del tumore della cervice uterina anche a livello regionale
Progetto 21 - Area 6
SCREENING PER LA DIAGNOSI PRECOCE DEL CARCINOMA DELLA
TITOLO
CERVICE UTERINA: RIDURRE O ANNULLARE LA MORTALITA’
Michele Quaranta (U.O.C. Laboratorio Analisi Chimico-Cliniche)
RESPONSABILE
Istituto Tumori “Giovanni Paolo II” Bari
G. Micelli, G. Falco, M.T. Venneri, E. Capuano, A. Daniele, S. Di Tardo, R.
RICERCATORI ASSOCIATI
Divella
ENTI ESTERNI COINVOLTI LILT- Sezione Provinciale Bari
SERVIZIO LAB INTERNI
COINVOLTI
Dipartimento di Oncologia Sperimentale - U.O.C. Laboratorio di Analisi
96
LINEA 1
ALTRE STRUTTURE
INTERNE
DELL'ISTITUTO
COINVOLTE
U.O. Ginecologia
ANNO DI INIZIO
2006
DURATA
36 mesi
PAROLE CHIAVE
Prevenzione – HPV – Pap Test
N. PZ DA INCLUDERE
1500
DESCRlZIONE DEL PROGETTO
È di fondamentale importanza per rilevare possibili lesioni precancerose e intervenire di conseguenza. Il
cervico-carcinoma, di cui ormai conosciamo tutto in termini epidemiologici, di fattori di rischio e di possibilità di
prevenzione, sia secondaria che primaria, dovrebbe e potrebbe essere eradicato nei Paesi occidentali, Italia
compresa, se solo si attuassero le norme preventive conosciute ormai da decenni. Secondo le stime della
Commissione Oncologica Nazionale, in Italia il miglioramento della qualità degli screening potrebbe evitare
1.500-2.000 morti l’anno. Numerosi studi epidemiologici, clinici e di biologia molecolare hanno evidenziato
una stretta associazione tra la neoplasia cervicale e l’infezione da Human Papilloma Virus (HPV). E’ stato
ormai chiaramente dimostrato che il DNA del virus del Papilloma Umano è presente in tutti i carcinomi del
collo dell’utero e nelle lesioni che lo precedono.Sono stati identificati oltre 100 tipi di HPV e grazie all’avvento
di metodiche di biologia molecolare è stato possibile identificare sottotipi a basso, intermedio e ad alto rischio
oncogeno, in rapporto alla frequenza di associazione tra l’infezione virale e la comparsa di lesioni
preneoplastiche (CIN), fino ad arrivare al carcinoma invasivo.
Rif. Bibliografici: “HPV e neoplasie genitali: nuove prospettive di diagnosi e cura molecolare”. Oncologia
Europea n.21 giugno 2005.
ATTIVITA' PREVISTE
La sensibilità del Pap-test nell’identificazione delle lesioni preneoplastiche del collo dell’utero è gravata da
una discreta percentuale di falsi negativi (20% circa), con una sensibilità del 50%. Da studi recenti, questa
potrebbe essere migliorata con l’esecuzione di uno screening basato sulla valutazione citologica affiancata
dalla tipizzazione virale, che aumenterebbe la sensibilità dal 70 al 98%. Questo test consiste nella ricerca del
genoma virale ,mediante metodica di biologia molecolare Hybrid Captur type II) nelle cellule della donna
prelevate tramite cytobrush a livello dell’endocervice. Attualmente l’applicazione più accettata del test è la
ricerca dell’HPV nelle donne che hanno avuto un esito normale al Pap-test, nelle quali il test ha dimostrato
ottima sensibilità e discreta specificità nel selezionare donne con displasia di alto grado da inviare
immediatamente alla colposcopia perché a più elevato rischio di lesioni gravi, e donne che necessitano di un
semplice follow-up periodico.
A tale scopo saranno reclutate 1500 donne afferenti all’U.O. di Ginecologia dell’Istituto Oncologico nonché
presso gli ambulatori della LILT.
RISULTATI E PRODOTTI DA CONSEGUIRE
L’importanza di questa strategia risiede nell’aumento della sensibilità dello screening citologico senza la
necessità di inviare tutte le donne con anomalie citologiche minori all’esame colposcopico, ma solo quelle che
il test ha evidenziato più a rischio di lesioni di alto grado per la presenza del menoma di ceppi virali a rischio
elevato.
Progetto 22 - Area 6
TITOLO
RESPONSABILE
SCREENING PER LA DIAGNOSI PRECOCE DEL CARCINOMA DELLA
MAMMELLA: RIDURRE O ANNULLARE LA MORTALITÀ
Michele Quaranta (U.O.C. Laboratorio Analisi Chimico-Cliniche)
Istituto Tumori “Giovanni Paolo II” Bari
RICERCATORI ASSOCIATI F.Schittulli, S.Di Tardo, R.Montanaro, F.Romito, M.Cattedra
ENTI ESTERNI COINVOLTI Lega Italiana per la Lotta contro i Tumori, sezione provinciale di Bari
97
LINEA 1
SERVIZIO LAB INTERNI
COINVOLTI
ALTRE STRUTTURE
INTERNE
DELL'ISTITUTO
COINVOLTE
Dipartimento di Oncologia Sperimentale - U.O.C. Laboratorio di Analisi
Dipartimento di Servizi e Diagnostica Senologica
ANNO DI INIZIO
2006
DURATA
Triennale
PAROLE CHIAVE
diagnostica mammografica,prevenzione, motivazione, personalità.
N. PZ DA INCLUDERE
5000 donne
DESCRlZIONE DEL PROGETTO
Il Carcinoma della Mammella è la prima neoplasia maligna nella popolazione femminile dei paesi
industrializzati ed è la prima causa di morte per cancro nel sesso femminile. Sono numerose le evidenze a
favore di una diagnosi precoce del cancro al seno: In una recente sistematica revisione bibliografica
(Richards AJ et al 1999) un ritardo diagnostico nei tumori della mammella di tre – sei mesi è risultato
significativamente associato con una minor sopravvivenza dei pazienti, percui si è visto che sottoponendo
una fascia di popolazione femminile (fra i 35 ed i 75 anni) ad un controllo mammografico periodico, è
possibile ottenere la diminuzione della mortalità per neoplasia della mammella tra il 28 e il 65%, grazie alla
maggiore efficacia espressa dagli attuali procedimenti terapeutici nelle fasi precoci di malattia che
consentono di ridurre le procedure chirurgiche radicali e di consentire l'uso di trattamenti conservativi e
chemioterapici meno aggressivi con evidenti ripercussioni positive sulla qualità di vita della donna. Nel Sud
dell'Italia, tuttavia, nonostante la bassa incidenza percentuale si evidenzia un incremento della mortalità per
tumore della mammella dovuta essenzialmente a fenomeni di larga evasione ai programmi di screening
anche da parte della popolazione maggiormente a rischio, oltre che una scarsa sensibilità ad eseguire
indagini e visite di carattere preventivo.Questo può essere dovuto a fattori di tipo personale e sociale: da una
parte i controlli periodici senologici (visite, ecografia, mammografia) sono causa di disagio psicologico di vario
grado: timore di una diagnosi di cancro, timore di subire esami dolorosi, vergogna di esporre le proprie nudità,
dall'altra difficoltà logistiche: lunghe liste d'attesa,lontananza delle sedi dotate di apparecchiature idonee e
personale specializzato e carenza di informazioni circa l'incidenza di malattia e la possibilità di utile
prevenzione. Nel campo della diagnostica precoce la mammografia rappresenta una delle indagini più utili
capace di modificare la sopravvivenza globale delle donne affette da tumore mammario e quindi diventa di
estremo interesse valutare tutte le possibilità di implementare l'adesione delle donne ai programmi di
diagnostica precoce.In studi precedenti si è valutato come variabili personali quali la struttura di personalità o
la storia pregressa (traumi, malattie familiari etc..) o altre variabili di tipo cognitivo, possano indurre a eseguire
indagini di prevenzione.
Si ritiene importante valutare nella realtà del Sud Italia come tali variabili possano influire sul comportamento
di prevenzione e interagire tra loro nella percezione del concetto stesso di prevenzione. Nel settore
oncologico la difficoltà ad ottenere, in alcune zone del paese o in alcuni fasce di popolazione, informazioni
sulla protezione della salute aggiornate, precise ed accurate, può determinare delle forti disuguaglianze che
provocano una minor richiesta ed un minor uso di indagini diagnostiche capaci di individuare i tumori in fase
iniziale. Permane, pertanto, un’asimmetria informativa che risulta maggiore nelle fasce sociali meno abbienti
e socialmente disagiate e che, col progredire delle conoscenze mediche e con l’uso sempre più sofisticato
delle tecniche e dei mezzi d’informazione, tende ad aumentare. Si ritiene perciò importante valutare come le
variabili personali quali la personalità o la storia pregressa possano influire sul comportamento di prevenzione
in modo particolare nella realltà del Sud Italia.
Bibliografia essenziale:
• Berry DA, Cronin KA, Plevritis SK et al. Effect of screening and adjuvant therapy on mortality fram breast
cancer. N Eng/ J Med. 2005 (17):1784-92.
• Blanchard K, Colbert JA, Puri D, Weissman J et al. .Mammographic screening: patterns of use and
estimated impact on breast carcinoma survival.Cancer. 2004 (3):495-507.
• Freedman DA,Petitti DB,Robins JM..On the efficacy of screening for breast cancer.Int J
Epidemia/,2004(1):43-55.
• Rimer BK, Briss PA, Zeller PK, et al.Informed decision making: what is its rale in cancer screening?
Cancer. 2004, 101(5 Supp/):1214-28.
• Wardle J., McCaffery K., Nadel M., Atkin W. Socioeconomic differences in cancer screening participation:
comparing cognitive and psychosocial explanations. Soc Sci Med. (2004) (2):249-61.
98
LINEA 1
ATTIVITA' PREVISTE
Il progetto di ricerca è destinato, previo consenso informato, a circa 5000 donne residenti nella regione Puglia
di età compresa tra i 40 e i 70 anni in attesa di primo esame mammografico e/o ecografico afferenti all'
IRCCS Oncologico di Bari, presso il Dipartimento di Servizi e Diagnostica e alla sezione provinciale di Bari
della Lega Italiana per la Lotta contro i Tumori. Poiché è stata riscontrato un aumentato rischio di neoplasie
della mammella nei familiari di primo grado di persone affette da carcinomi mammari, l’esame diagnostico
sarà rivolto in modo particolare a persone che hanno avuto un famigliare di primo grado o famigliari di
secondo grado colpiti da tale patologia.Alle donne intenzionate ad eseguire l'esame diagnostico
verrà,effettuata una prenotazione presso l'IRCCS Oncologico di Bari, lasciando quindi una "corsia
preferenziale" per gli esami prenotati in questo modo. Al momento del ritiro del referto la paziente sarà
sottoposta previo consenso informato ad un breve questionario mirante a valutare diversi aspetti:
• invio (come è venuta a conoscenza del servizio);
• motivazione che ha portato la donna a fare l'esame;
• aspetti socio-demografici;
• capacità relazionali;
• atteggiamenti, aspettative e credenze nei confronti del cancro e della prevenzione;
• percezione del rischio di ammalarsi di cancro;
• vissuto emotivo al momento della procedura;
• suggerimenti riguardo una eventuale campagne di prevenzione.
Altre variabili socio-economiche e sanitarie rilevate saranno: età alla diagnosi, livello di scolarità, stato civile,
tipo e durata dell’occupazione, area di residenza categorizzata secondo l’ISTAT (urbana, semi urbana o
rurale), sintomatologia (se presente) che ha determinato la prima visita, data di rilevazione del primo sintomo,
data del primo consulto medico e tipo di medico, tipo, luogo e data del primo accertamento strumentale. Tutte
le variabili cliniche (esame istologico, tipo di intervento, stadiazione, terapia, ecc.) saranno rilevate dalle
cartelle cliniche degli ospedali in cui è avvenuto l’intervento chirurgico. L'analisi del contenuto delle interviste
semi-strutturate, registrate e trascritte verbatim, verrà analizzato mediante il software informatico per l'analisi
dei testi T-LAB, che permette di rappresentare graficamente e quantitamente il contenuto dei testi. La
seconda fase del progetto prevede la promozione di una rete consegnando alle pazienti afferenti materiale
informativo da consegnare a 5 altre donne, valorizzando il loro compito di "promotrici della salute".
In caso di esito positivo dell'esame mammografico si accompagnerà la paziente nel percorso terapeutico,
offrendole: maggiore informazione relativa all'iter terapeutico (opuscoli informativi, etc) confronto con altre
donne, possibilità di colloqui di sostegno individuali e/o di coppia sino alla conclusione del percorso
terapeutico. Sarà costituita, nell'Istituto, un equipe permanente di lavoro formata da un chirurgo, un oncologo,
uno psicologo e dal personale addetto all’intervista. L’equipe avrà il compito di informare al meglio i ricoverati
sul progetto, coinvolgendo tutto il personale sanitario, procedendo nel contempo a fornire informazioni sulla
diagnosi precoce e sui servizi e le modalità terapeutiche disponibili nelle Regioni coinvolte, anche ai familiari
dei pazienti.
RISULTATI E PRODOTTI DA CONSEGUIRE
Gli obiettivi del progetto sono molteplici sia sul piano di ricerca che sul piano clinico assistenziale. Il principale
obiettivo clinico-assistenziale dell’iniziativa è sensibilizzare tutte le donne sull’importanza della corretta
prevenzione e della diagnosi precoce dei tumori della mammella, unica strategia vincente contro questa
patologia neoplastica.;diminuire, tramite un colloquio psicologico, il disagio della donna che afferisce per la
prima volta ad un centro per effettuare una valutazione diagnostica,i;valutare quali modifiche strutturali
possano rendere più accogliente l'ambiente in cui si esegue la valutazione diagnostica. Il progetto favorirà,
inoltre, il miglioramento complessivo dell’efficienza del Sistema Sanitario nel meridione in quanto, i risultati,
aumentando il livello delle conoscenze sia degli utenti che del personale sanitario e, verificando le procedure
sanitarie, potranno permettere la messa in opera di appropriati interventi correttivi delle procedure stesse. In
rapporto ai risultati che emergeranno, la Lega Tumori avrà l’opportunità di sviluppare un idoneo programma di
formazione del personale sanitario (medico e non) mirato alla diagnosi precoce ed al miglioramento
complessivo della qualità dell’assistenza con eventuali brevi corsi, per preparare dell’adeguato materiale
informativo rivolto alla diagnosi precoce per i pazienti ed i loro familiari.
Obiettivi di ricerca sono i seguenti: valutare le principali motivazioni psicologiche e sociali che inducono le
donne a presentarsi spontaneamente presso i centri coinvolti nel progetto, per eseguire la prima
mammografia;individuare le modalità privilegiate dalle donne per ricevere l'informazione e l'arruolamento nei
programmi di screening; valutare quali modifiche strutturali possano rendere più accogliente l'ambiente in cui
si esegue la mammografia, valutare se i dati emersi dall'indagine sono applicabili alla popolazione in esame e
danno riscontri positivi in termini di incremento di numero di mammografie eseguite, seguire le donne valutate
positive per offrire un sostegno psicologico nel corso di tutto l'iter terapeutico.
Fine ultimo, comunque, rimane quello di studiare attivamente la popolazione, individuare le persone a rischio
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e curare precocemente quelle con tumore per rendere questa neoplasia una malattia per cui non si deve
morire.
Progetto 23 - Area 6
SCREENING PER LA DIAGNOSI PRECOCE DEL CARCINOMA DELLA
TITOLO
PROSTATA: RIDURRE O ANNULLARE LA MORTALITA’
Michele Quaranta (U.O.C. Laboratorio Analisi Chimico-Cliniche)
RESPONSABILE
Istituto Tumori “Giovanni Paolo II” Bari
I. Abbate, M.T.Venneri, E. Capuano, A. Daniele, S. Di Tardo, R. Divella, A.
RICERCATORI ASSOCIATI
Tufaro, E. Pagliarulo,. M. Bottalico
ENTI ESTERNI COINVOLTI LILT- Sezione Provinciale di Bari, Urologia Università di Bari,
SERVIZIO LAB INTERNI
COINVOLTI
Dipartimento di Oncologia Sperimentale - U.O.C. Laboratorio di Analisi
ANNO DI INIZIO
2006
DURATA
36 mesi
PAROLE CHIAVE
Screening- Prostata- - PSA
N. PZ DA INCLUDERE
5000
DESCRlZIONE DEL PROGETTO
Il carcinoma della prostata rappresenta un problema socio-sanitario di grave importanza: infatti, nel
mondo,risulta tra i tumori più diffusi per incidenza e mortalità. Oltre all’età e all’attività lavorativa, altri fattori di
rischio degni di rilievo sono l’obesità e la vita sedentaria, la scarsa attività fisica e la familiarità, poichè il
rischio di sviluppare un tumore alla prostata è 2-3 volte più frequente negli uomini che hanno avuto il padre o
un fratello colpiti dalla stessa malattia; il rischio può essere 5 o 7 volte superiore se 2 o più parenti di I° grado
hanno avuto un tumore prostatico. La sintomatologia si manifesta tardivamente con disturbi della minzione
per frequenza e difficoltà, presenza talvolta di ematuria, sensazione di compressione a livello perineale. Tale
sintomatologia è paragonabile a quella propria dell’ipertrofia prostatica benigna o di infiammazioni generiche
e parafisiologiche della terza età, per cui spesso i pazienti e, talvolta anche i medici, minimizzano i primi
disturbi.
Non esistendo alcun mezzo di prevenzione primaria, per il tumore della prostata ci si affida alla prevenzione
secondaria, consistente nella diagnosi quanto più precoce possibile, quando il tumore è ancora confinato
all’interno della capsula prostatica. Molto spesso all’apparire dei sintomi, quasi sempre il carcinoma ha
superato i confini della prostata, invadendo le strutture circostanti con possibilità di metastasi anche a
distanza. Con una diagnosi precoce e con gli opportuni trattamenti terapeutici si può rallentare lo sviluppo
della neoplasia o addirittura guarirla. Ci si è resi conto, infatti, di quanto sia importante il momento in cui si da
inizio alla terapia in rapporto allo stadio del tumore: scoprire una lesione tumorale nei primissimi momenti del
suo sviluppo è, ai fini delle possibilità di cura e guarigione, più importante della scelta di una terapia piuttosto
che di un’altra.
100
LINEA 1
ATTIVITA' PREVISTE
I mezzi principali per l’accertamento diagnostico sono:
1. l’esplorazione rettale con la quale è possibile apprezzare il volume, la forma e la consistenza della
prostata, sebbene sia soggetta a considerevole variabilità fra gli osservatori e la parte anteriore
dell’organo non sia accessibile alla palpazione;
2. la determinazione sierica del PSA (Antigene Prostatico Specifico), sebbene il rilevare alti livelli
dell’antigene non significhi presenza di cancro alla prostata, potendo aumentare anche nei casi
avanzati di ipertrofia prostatica benigna e di prostatite, mentre normali livelli possono essere rilevati in
presenza di carcinoma localizzato;
3. l’ecografia prostatica transrettale,che si esegue con una specifica sonda endorettale e consente di
ottenere immagini significative anche nelle fasi iniziali, sebbene sia una procedura che registra una
scarsa compliance da parte del paziente e un basso valore predittivo positivo;
4. la biopsia ecoguidata,che va eseguita quando si ha il sospetto di tumore alla prostata.
La sezione Provinciale di Bari della LILT, in collaborazione con il Laboratorio di Analisi Chimico Cliniche
del Dipartimento di Oncologia Sperimentale, ha elaborato un progetto di prevenzione secondaria per
l’anticipazione diagnostica dei tumori della prostata. A tal fine si propongono una serie di iniziative:
• attivazione di un n° verde /call center;
• attivazione di un ambulatorio per visite preventive nel corso delle quali tutti i pazienti,
appartenenti alla fascia di età a rischio (45-50/70 anni), saranno sottoposti ad esplorazione
digitale rettale DRE, ecografia prostatica sovrapubica ed esame del sangue per la
determinazione dell’antigene prostatico (PSA). A tutti i pazienti, inoltre, sarà somministrato un
questionario utile ad identificare eventuale fattori di rischio e sarà fatto firmare un modulo per
dare il loro consenso informato.
Tutti i campioni saranno inclusi nella banca tessuti del nostro Istituto al fine di eventuali studi di sieroproteomica.
RISULTATI E PRODOTTI DA CONSEGUIRE
Con i mezzi diagnostici sopra descritti, si riesce oggi a scoprire il cancro della prostata quando è ancora
circoscritto nel 55% circa dei casi, con una sopravvivenza libera da malattia a 5 anni del 95%. L’esplorazione
rettale annuale associata ad ecografia prostatica e determinazione del PSA a tempi prestabiliti, può
rappresentare un metodo di screening con il miglior rapporto costo-beneficio per uomini di età superiore a 50
anni.Fine ultimo, comunque, rimane quello di studiare attivamente la popolazione, individuare le persone a
rischio e curare precocemente quelle con tumore per rendere il tumore della prostata una malattia per cui non
si muore.
Progetto 24 - Area 6
TITOLO
RESPONSABILE
SCREENING PER LA DIAGNOSI PRECOCE DI TUMORI DEL COLONRETTO: RIDURRE L’INCIDENZA E LA MORTALITÀ
Michele Quaranta (U.O.C. Laboratorio Analisi Chimico-Cliniche)
Istituto Tumori “Giovanni Paolo II” Bari
RICERCATORI ASSOCIATI A. Daniele, E. Capuano, M.T. Venneri, S. Di Tardo, R. Divella, A. Tufaro
ENTI ESTERNI COINVOLTI
Lega italiana per la lotta ai tumori (LILT)- AIMEF-Istituto Nazionale TumoriFondazione Pascale Napoli
ANNO DI INIZIO
2006
DURATA
24 mesi
PAROLE CHIAVE
Tumore colon-retto, sangue occulto, diagnosi precoce
N. PZ DA INCLUDERE
5000
DESCRlZIONE DEL PROGETTO
Il cancro del colon-retto è una delle neoplasie a più elevata morbosità e mortalità nei Paesi Occidentali, ogni
anno in Europa vengono diagnosticati circa 138.000 nuovi casi che rappresentano il 5% di tutti i tumori
maligni nei soggetti adulti (Ferlay 2001; Parkin 2002). In Italia, il cancro colon-retto rappresenta la seconda
causa di morte per tumore dopo il cancro del polmone tra gli uomini e il cancro del seno tra le donne: circa
34.000 sono i soggetti che si ammalano ogni anno con un tasso di mortalità pari a 19.000 decessi.
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L’incidenza varia nelle diverse regioni: da 26 a 53 casi per anno ogni 100.000 abitanti. I tassi più elevati si
registrano nel Centro-Nord del Paese (Stewart 2003). La maggior parte dei carcinomi colon-rettali si sviluppa
a partire da polipi adenomatosi attraverso un processo che coinvolge numerosi fattori genetici e ambientali
(Tomatis 1990). IL tempo di trasformazione del cancro è stimato nell’ordine di 10-15 anni. Il 90% dei casi
diagnosticati riguarda individui sopra i 55 anni, con una frequenza superiore negli uomini rispetto alle donne
(Ferlay 2001). La sopravvivenza a 5 anni dipende dallo stadio del tumore alla diagnosi (Berrino 2003). Nei
pazienti con malattia localizzata alla parete intestinale l’indice di sopravvivenza è pari all’89% mentre scende
al 58% in presenza di metastasi regionali e al 6% in caso di malattia disseminata. Globalmente la
sopravvivenza a 5 anni di pazienti con tumore del colon retto non supera il 40% (Coleman 2003). Studi
dettagliati suggeriscono che le differenze di stadio di malattia al momento della diagnosi siano
verosimilmente in gran parte responsabili della minore sopravvivenza; il cancro del colon, infatti, è
caratterizzato da una migliore risposta in caso di trattamento ad uno stadio iniziale e la grande differenza in
termini di sopravvivenza potrebbe riflettere il fatto che più pazienti sani si sottopongono a procedure di
diagnosi precoce (Gatta 2003). Questi dati indicano che il cancro del colon-retto può essere considerato una
delle emergenze nazionali, sia in termini di malattia sia di costi sociali ed economici, tanto da essere posto
negli ultimi Piani Sanitari Nazionali come una delle priorità di intervento. A tale scopo, nel corso degli ultimi
anni sono state avviate in Italia varie iniziative di screening del carcinoma colon-retto. Lo screening del
tumore del colon-retto viene attualmente proposto per la popolazione sana quale forma di prevenzione
secondaria, ossia la prevenzione attraverso la diagnosi di lesioni in stadio preclinico. Il principale obiettivo
dello screening è di rilevare il 90% di casi sporadici di tumore del colon-retto, la maggior parte dei quali si
sviluppa in persone con età superiore ai 50 anni (Stewart 2003). Uno studio condotto su pazienti con età
compresa tra i 40 e i 49 anni ha confermato che i tumori del colon-retto sono rari in questa fascia di età,
supportando le raccomandazioni secondo cui lo screening per le età a rischio vada iniziato dai 50 anni
(Imperiale 2002). Sono ad oggi disponibili due tipi di strategie di screening: la ricerca del sangue occulto
fecale (SOF) e l’endoscopia. Il metodo maggiormente esaminato, il SOF, ha dimostrato in tre studi
randomizzati di poter ridurre la mortalità per tumore del colon-retto di più del 20% se eseguito con cadenza
biennale (Mandel 1999). La sensibilità del test nel rilevare neoplasie coliche è di circa il 50% (di tutte le
persone con neoplasia sottoposte a screening, il 50% viene rilevato) (Stewart 2003; Winawer 2003). La
sensibilità nel rilevare polipi è inferiore, circa il 10%. Il valore predittivo di un test positivo risulta pari a circa il
10% per il tumore (su 10 persone risultate positive, 9 non hanno più il tumore). Lo screening endoscopico
(sigmoidoscopio flessibile o colonscopio) è il migliore metodo per rilevare neoplasie e polipi colici. Il suo
impiego nella popolazione è limitato dai costi e dalla disponibilità di specialisti qualificati. Il maggiore
vantaggio dell’endoscopia è rappresentato dalla possibilità di attuare procedure interventistiche e dalla
possibilità di prelevare campioni di tessuto. L’Advisory Commitee on Cancer Prevention in the European
Union (ACCP 2000) ha suggerito che il miglioramento dei programmi di screening per il tumore del colonretto dovrebbe essere attuato attraverso l’impiego della ricerca del sangue occulto nelle feci e che la
colonscopia dovrebbe essere utilizzata nel follow-up dei pazienti con SOF positivo. Lo screening inoltre
dovrebbe essere proposto agli uomini e alle donne dai 50 ai 74 anni circa con un intervallo di circa 1-2 anni.
Bibliografia:
Advisory Committee on Cancer Prevention. Recommendations on cancer screening in the European union.
Eur J Cancer 2000; 36: 1473-1478
Berrino F, Capocaccia R, Coleman MP, Esteve J, Gatta G, Hakulinen T, et al. Survival of cancer patients in
Europe: the EUROCARE-3 study. Ann Oncol 2003; 14 Suppl 5
Coleman MP, Gatta G, Verdecchia A, Esteve J, Sant M, Storm H, et al. EUROCARE-3 summary. Cancer
th
survival in Europe at the end of the 20 century. Ann Oncol 2003. In Press
Ferlay J, Bray F, Pisani P, Parkin DM. Cancer incidence, mortalità and prevalence worldwide, version 1.0.
Lyon: IARC Press. IARC Cancer Base No. 5. 2001
Gatta G, Ciccolallo L, Capocaccia R, Coleman MP, Hakulinen T, Moller H, et al. Differences in colorectal
cancer survival betwen European and US populations: the importance of sub-site and morphology. Eur J
Cancer 2003; 39: 2214-2222
Imperiale TF, Wagner DR, Lin CY, Larkin GN, Rogge JD, Ransohoff DF. Results of screening colonoscopy
among persons 40 to 49 years of age. N Engl J Med 2002; 346: 1781-1785
Mandel JS, Church TR, Ederer F, Bond JH. Colorectal cancer mortality: effectiveness of biennal screening for
fecal occult blood. J Natl Cancer Inst 1999; 91: 434-437
Parkin DM, Whelan SL, Ferlay J, Teppo L, Thomas DB. Cancer incidence in five continents. Lyon:
International Agency for Research on cancer. Vol. VIII. IARC Scient. Publ. No. 155. 2002
Stewart BW, Kleihus P, Editors. World Cancer Report. Lyon: IARC Press. 2003
Tomatis L. Cancer, causes, occurence and control. Lyon: IARC Press. Pubbl. no. 100. 1990
Winawer S, Fletcher R, Rex D, Bond J, Burt R, Ferrucci J, et al. Colorectal cancer screening and
surveillance: clinical guidelines and rationale-Uptade based on new evidence. Gastroenterology 2003; 124:
544-560
102
LINEA 1
ATTIVITA' PREVISTE
L’attività di screening del colon-retto adottata nei nostri laboratori di analisi con la collaborazione della Lega
Italiana Lotta ai Tumori (LILT) sarà rivolta ad una popolazione di 5.000 soggetti sani con età compresa tra i
45 e i 75 anni e residenti nella regione Puglia quale forma di prevenzione secondaria, ossia prevenzione
attraverso la diagnosi di lesione in stadio preclinico. Essendo documentato un aumentato rischio di neoplasie
del colon-retto nei famigliari di primo grado di persone affette da carcinomi del colon-retto, il test diagnostico
sarà rivolto anche a persone che hanno avuto un famigliare di primo grado o famigliari di secondo grado
colpiti da carcinoma colonrettale. La strategia di screening da noi adottata sarà la ricerca del sangue occulto
fecale (SOF) utilizzando un Kit altamente sensibile che permette di effettuare un unico studio su ciascun
campione con un intervallo di circa 1-2 anni. Tale attività sarà divulgata attraverso la Gazzetta e altre riviste
e farà capo ad un servizio di call-center della LILT per la gestione dell’informazione e comunicazione con gli
utenti che se interessati riceveranno indicazioni relative ai giorni (ogni martedi’), orari (10,30-12,30)e sede
(Dipartimento di Oncologia Sperimentale dell’Istituto Oncologico di Bari) per il ritiro del Kit con indicazione di
un appuntamento o di una fascia oraria (ogni giovedì, 10,30-12,30) per il rilascio del campione presso i nostri
laboratori. Al momento del ritiro del Kit l’utente sarà invitato a compilare un “Modulo di consenso informato
per il paziente” e un breve questionario che rilevi le abitudini di vita, l’età, il sesso e l’aver effettuato indagini
che motivino l’esclusione temporanea dallo screening. Il ritorno del questionario sottoscritto e compilato con
l’indicazione dell’accertamento eseguito e della data di effettuazione (almeno l’anno) permetterà di applicare
il criterio di esclusione temporanea e comporterà lo slittamento dell’invito nell’opportuno round successivo. Il
paziente interessato dovrà, al momento del ritiro del Kit, pagare un contributo di soli 20 euro per l’esecuzione
del test del sangue occulto nelle feci e successiva visita. A tale scopo il personale responsabile e addetto
all’esecuzione e alla distribuzione del Kit, sia in caso di positività che negatività del test, dovrà comunicare
all’utente il giorno, l’ora e la sede dove poter effettuare la visita medica e ricevere il risultato del test. In caso
di positività al test preliminare (SOF) si procederà ad effettuare una colonscopia (seconda indagine
strumentale) per maggiori approfondimenti diagnostici. La negatività del test invece sarà seguita da
indicazioni riguardanti la ripetizione biennale del test. I dati di tutti i pazienti sottoposti a indagine di screening
saranno inseriti in un apposito data-base e saranno trattati con il massimo riserbo e conformità alla legge
sulla privacy. Contestualmente ad ogni paziente che si sottoporrà allo screening verrà effettuato un prelievo
venoso dal quale si separeranno, tramite centrifugazione, aliquote di plasma e di siero che verranno
immediatamente congelate a –80°C e inviate alla Ban ca Tessuti Intra-dipartimentale dove si eseguirà l’analisi
del profilo proteomico.
RISULTATI E PRODOTTI DA CONSEGUIRE
Il principale obiettivo dello screening è di rilevare il 90% di casi sporadici di tumore colon-retto la maggior
parte dei quali si sviluppa in persone con età superiore ai 45 anni e di rendere il tumore al colon-retto una
malattia per la quale non si muore; basti pensare che guarisce il 90% delle persone in cui questa neoplasia
viene individuata in fase iniziale, quando cioè è ancora confinata alla parete intestinale. Una percentuale che
cala purtroppo al 40-50% quando la diagnosi è tardiva e il tumore ha avuto modo di ingrandirsi e di
espandersi. Inoltre l’asportazione di un cancro del colon-retto di piccole dimensioni è possibile con interventi
relativamente semplici, senza particolari conseguenze, mentre gli interventi necessari per l’asportazione di
tumori di grosse dimensioni sono complessi e spesso incidono sulla funzione intestinale e quindi sulla qualità
di vita del paziente.
Progetto 25 - Area 6
SCREENING PER LA DIAGNOSI PRECOCE DEL CARCINOMA DEI
TITOLO
TUMORI CUTANEI: RIDURRE O ANNULLARE LA MORTALITA’
Michele Quaranta (U.O.C. Laboratorio Analisi Chimico-Cliniche)
RESPONSABILE
Istituto Tumori “Giovanni Paolo II” Bari
A. Battista, A. Pugliese, L.Vena, E. Capuano, A. Daniele, S. Di Tardo,
RICERCATORI ASSOCIATI
R.Divella, M.T. Venneri
ENTI ESTERNI COINVOLTI LILT Sezione Provinciale di Bari - ARES- AIMEF
SERVIZIO LAB INTERNI
Dipartimento di Oncologia Sperimentale - U.O.C. Laboratorio di Analisi
COINVOLTI
ANNO DI INIZIO
2006
DURATA
36 mesi
PAROLE CHIAVE
Prevenzione – melanoma - dermoscopia
N. PZ DA INCLUDERE
5000
103
LINEA 1
DESCRlZIONE DEL PROGETTO
Le neoplasie cutanee sono i tumori più frequenti nei Caucasici, fra essi solo il melanoma è una lesione
potenzialmente più aggressiva che però guarisce se trattata nelle fasi iniziali di sviluppo. Nelle forme
avanzate, nonostante i progressi in campo terapeutico,i risultati sono ancora molto deludenti. L’incidenza del
melanoma in Italia è in media di 12 casi su 100.000 abitanti/anno con punte di 16 casi nel Nord-Est, mentre i
tumori cutanei non melanoma (carcinoma baso cellulare e spino cellulare) superano i 200 casi. L’incidenza
del melanoma ha presentato un notevole incremento nelle ultime 3-4 decadi in tutto il mondo; attualmente è
ancora in aumento in varie zone mentre in alcune parti si comincia a registrare un plateau, soprattutto nel
sesso femminile. Da circa un decennio la mortalità da melanoma è pressochè stazionaria (2 casi per le
femmine e 2,8 per il maschio su 100.000 abitanti) e questo, rapportato all’aumento di incidenza, è il segno
che la prognosi del tumore è migliorata; l’indice di letalità del melanoma infatti è sceso dall’80% negli anni ’50
al 20% attuale. Nel caso del melanoma la prevenzione primaria è poco praticata nella nostra popolazione;
solo nelle nazioni ad alta incidenza come l’Australia sono stati sperimentati programmi rivolti a genitori,
docenti e scolari al fine di limitare l’esposizione solare: dopo anni è stata notata una riduzione nell’incidenza
dei melanomi nei soggetti più giovani. Nella nostra popolazione i migliori risultati per il controllo della malattia
si sono ottenuti con la prevenzione secondaria-diagnosi precoce che si attua con lo screening della
popolazione. La diagnosi precoce richiede una buona accuratezza diagnostica del test utilizzato con una alta
sensibilità ed una specificità accettabile. L’accuratezza diagnostica è alta per il dermatologo esperto,
soprattutto se utilizza tecnologie semplici come il dermatoscopio o se si avvale di tecnologie digitali che
consentono di elaborareimmagini9 e valutare automaticamente parametri utili alla classificazione delle lesioni
pigmentate. Le apparecchiature computerizzate a supporto della diagnosi introdotte recentemente nella
pratica clinica-dermatologica potrebbero essere utilizzate per la preselezione di soggetti portatori di lesioni
sospette da inviare al dermatologo esperto. Allo stato attuale però tali tecnologie devono essere collocate in
ambulatori gestiti da dermatologi, altrimenti il numero di falsi positivi risulta eccessivo anche a causa di lesioni
benigne non melanocitarie che simulano il tumore.
ATTIVITA' PREVISTE
Tale progetto si articolerà in diverse fasi:
• Definizione del territorio interessato dell’intervento: in genere la provincia;
• Individuazione e instaurazione della collaborazione con un centro universitario od ospedaliero,
dermatologico o polidisciplinare come riferimento di II livello;
• Organizzazione degli ambulatori di I livelo preferibilmente presso i Centri di Prevenzione della LILT, con
specialisti dermatologi che abbiano frequentato corsi per migliorare le specifiche capacità diagnostiche,
soprattutto nel campo della dermatoscopia (il dermatoscopio è uno strumento necessario per la diagnosi
precoce del melanoma, le tecnologie computerizzate in aiuto alla diagnosi possono essere utili ma non
necessarie);
zione interventi di educazione sanitaria diretti al medico di medicina generale, al farmacista, agli operatori dell’area estetica
fornendo nozioni utili e facendo comprendere l’importanza della loro collaborazione. Per i medici è
opportuno utilizzare come messaggio didattico la formula ABCDE del melanoma, capace di fornire chiare
indicazioni. E’ utile anche indicare i maggiori fattori di rischio per melanoma (familiarità o pregresso
melanoma,> 50 nevi comuni, > 3 nevi atipici grandi, irregolari, scottature nell’infanzia);
• Sensibilizzazione ed educazione della popolazione con libretti, conferenze, ecc, sui vantaggi dell’autoesame della pelle, insegnando criteri semplici e facilmente comprensibili che porino a sospettare le
lesioni pigmentarie potenzialmente pericolose. Nel materiale educativo per la popolazione massimo
risalto deve essere dato al concetto di E-evoluzione, inteso sia come modificazione diuna lesione
preesistente che come comparsa di una nuova lesione nell’adulto. I messaggi devono essere “soft”
escludendo immagini cliniche in grado di provocare panico;
• Predisposizione di una scheda computerizzata per rendere possibile la valutazione e registrare i costi di
tutta l’operazione.
RISULTATI E PRODOTTI DA CONSEGUIRE
Questo studio permetterà di effettuare uno screening di popolazione mediante “campagne di educazione
sanitaria indirizzate alla popolazione con lo scopo di insegnare l’autoesame della pelle. La collaborazione tra
gli Enti coinvolti in questo progetto permetterà di condurre uno studio più approfondito sulle tematiche trattate
perché ognuno svilupperà la fase di ricerca secondo i propri mezzi a disposizione e le proprie conoscenze al
fine di garantire dei risultati ottimali.
104
LINEA 1
Progetto 26 - Area 6
TITOLO
RESPONSABILE
RICERCATORI ASSOCIATI
SERVIZI O LAB INTERNI
COINVOLTI
ANNO DI INIZIO
DURATA
PAROLE CHIAVE
DINAMICHE PSICO-SOCIALI DEI SOGGETTI SOTTOPOSTI A
CONSULENZA ONCOGENETICA NELLA FASE DEL PRE-TEST E
POST-TEST
Angelo Paradiso (Laboratorio di Oncologia Sperimentale Clinica)
Istituto Tumori “Giovanni Paolo II” Bari
Tatiana Danese , Michele Bruno
Laboratorio di Oncologia Sperimentale
2006
36 mesi
Counselling genetico, rischio, valutazione psico-sociale
DESCRIZIONE DEL PROGETTO
Essendo stata riscontrata per i tumori più frequenti l’esistenza di mutazioni genetiche ad alto rischio si
può riconoscere l’importanza di un percorso di counselling genetico in grado di accertarne o escluderne
la presenza nel proprio corredo genetico ai fini di una azione ed una scelta preventive che siano il più
possibile consapevoli e responsabili.
Gli obiettivi che la consulenza oncogenetica si pone sono: individuare i casi ad alto rischio di mutazione,
offrire gli strumenti conoscitivi che riguardino i concetti di rischio generico, familiarità e rischio ereditario
per il tumore, favorire un processo individuale di scelta consapevole che tenga conto della reale
comprensione dei fattori in gioco, sostenere le motivazioni e le intenzioni dei soggetti ad alto rischio
sottolineandone allo stesso tempo le possibili conseguenze nei termini di costi psicologici e i limiti
relativi alle conoscenze attuali, le forme di prevenzione attualmente disponibili; valutare il rischio di
ricorrenza esistente per taluni familiari; analizzare tutte le opzioni esistenti nell’affrontare il rischio di
malattia; aiutare a compiere le scelte più adeguate, tenuto conto sia del rischio sia delle necessità dei
familiari; realizzare il miglior adattamento possibile al rischio di ricorrenza della malattia stessa.
Il percorso di consulenza, in definitiva, cercherebbe di facilitare il processo decisionale favorendo
l’integrazione delle informazioni genetiche date e di migliorare il benessere psicofisico della persona
interessata e dei suoi familiari.
Se da un lato la disponibilità di tali test offre un’opportunità senza precedenti nell’ottica della
prevenzione, dall’altro il sottoporsi all’indagine ed il riceverne l’esito può avere notevoli conseguenze sul
benessere psicofisico dell’individuo con conseguente peggioramento della qualità di vita. Importante
diviene quindi valutare la percezione degli individui a rischio rispetto al test e soprattutto le
conseguenze legate alla scelta di un tale percorso in termini di costi e benefici dal punto di vista
psicologico e comportamentale.
Se fino ad ora ci si è concentrati sull’effetto del risultato del test in soggetti portatori di mutazione, meno
lo è stato fatto riguardo le conseguenze in termini di azioni preventive di chi sottoposto al test genetico
riceve un risultato negativo o incerto, sottovalutando forse il peso di eventuali false rassicurazioni
sull’atteggiamento di prevenzione dell’individuo.
Diviene dunque fondamentale da un lato assicurare e facilitare il consenso informato dei soggetti che
partecipano alla consulenza oncogenetica, valutando nella popolazione a rischio il possibile effetto di
fattori psicologici e socio-culturali sulle scelte preventive e sull’effetiva attuazione di queste, sulla
percezione del rischio connesso alla mutazione e alla malattia, monitorando i possibili effetti psicologicicomportamentali della conoscenza del rischio, il pericolo di false rassicurazioni, ai fini di una
programmazione di interventi socio-sanitari che siano il più possibile rispondenti ai bisogni effettivi della
popolazione.
Bibliografia:
• Capovilla ED, Serpentini S. Il counselling genetico in oncologia. Aspetti psico-sociali del tumore
ereditario della mammella e dell’ovaio. Rivista Scientifica di Psicologia 2005; 58-64.
• Varesco L, Crotti N. Il counselling genetico. In Bellini M, Marasso G, Amadori D, Orrù W, Grassi L,
Casali P, Bruzzi P (Eds), Psico-oncologia. Masson, Milano, 2002.
• Van Dijk S, Otten W, Timmermans DR, van Asperen CJ, Meijers- Heijboer H, Tibben A, Breuning
MH, Kievit J. What’s the message? Interpretation of an uninformative BRCA1/2 test result for
women at risk of familial breast cancer. Genet Med. 2005 Apr; 7(4):239-245.
• Dorval M, Gauthier G, Maunsell E, Dugas MJ, Rouleau I, Chiquette J, Plante M, Laframboise R,
Gaudet M, Bridge PJ, Simard J. No evidence of false reassurance among women with an
inconclusive BRCA1/2 genetic test result. Cancer Epidemiol Biomarkers Prev. 2005 Dec; 14
(12):2862-7.
105
LINEA 1
ATTIVITA’ PREVISTE
Studio dell’orientamento dei soggetti a rischio rispetto all’accettabilità del test, motivazioni e relative
preferenze rispetto alle possibili strategie preventive tramite apposito questionario somministrato dalla
psicologa dopo la fase della consulenza pre-test.
Misurazione del distress emotivo e dei sintomi ansioso-depressivi attraverso la somministrazione del test
HAD durante la fase della consulenza pre-test, post-test e nella fase del follow-up; Confronto con la scala
del distress del questionario MICRA ( The Multidimensional Impact of Cancer Risk Assessment
Questionnaire, Cella et al. 2000), nella fase del post-test e durante il follow-up.
Studio dei fattori psicologici e socio-culturali connessi alla percezione del rischio nei soggetti con test ad
esito positivo, negativo o incerto, mediante la somministrazione di apposito questionario di valutazione
psico-sociale durante la fase del pre-test e post-test.
Conseguenze comportamentali del counselling genetico rispetto alle azioni preventive attraverso followup un anno dopo la conclusione del test genetico.
Analisi comparativa rispetto alla percezione dell’informazione relativa al test genetico e conseguente
accettazione dello stesso nei soggetti eleggibili contattati tramite modalità telefonica o mediante
consulenza vis-à-vis in ambiente clinico.
RISULTATI E PRODOTTI DA CONSEGUIRE
1) 2006: Studio su una casistica di 200 soggetti meridionali ad alto rischio dell’accettazione del test,
motivazioni e preferenze dichiarate rispetto alle opzioni preventive attualmente disponibili.
2) 2007: Valutazione dell’impatto emozionale al test e fattori psico-socio-culturali connessi alla percezione
di rischio in 50 soggetti ad alto rischio che hanno portato a termine il percorso oncogenetico. Follow-up
a 6 mesi.
3) 2008: follow-up a un anno, del comportamento preventivo dei soggetti che hanno concluso il test
genetico per i geni BRCA1/2. Analisi comparativa rispetto alla percezione e accettazione del test
genetico nei soggetti eleggibili contattati nelle due diverse modalità (telefonica o vis-à-vis).
Progetto 27 - Area 6
TITOLO
RESPONSABILE
RICERCATORI
ASSOCIATI
ANNO DI INIZIO
DURATA
PAROLE CHIAVE
SOGGETTI
COFINANZIATORI
N. PZ DA INCLUDERE
MANO NELLA MANO
Quaranta Michele (Laboratorio Analisi Chimico-Cliniche)
Istituto Tumori “Giovanni Paolo II” Bari
Romito Francesca, Montanaro Rosanna
2006
2 anni
Diagnostica precoce, Motivazioni, Personalità
LILT
250
106
LINEA 1
DESCRIZIONE DEL PROGETTO
Il Carcinoma della Mammella è la prima neoplasia maligna nella popolazione femminile dei paesi
industrializzati e, in quasi tutti, è la prima causa di morte per cancro nel sesso femminile.
Sono numerose le evidenze a favore di una diagnosi precoce del cancro al seno (Freedman et al., 2004):
sottoponendo una fascia di popolazione femminile (fra i 50 ed i 70 anni) ad un controllo mammografico
periodico, è possibile ottenere la diminuzione della mortalità per neoplasia della mammella tra il 28 e il 65%
(Berry et al.,.2005), grazie alla maggiore efficacia espressa dagli attuali procedimenti terapeutici nelle fasi
precoci di malattia che consentono di ridurre le procedure chirurgiche radicali e di consentire l'uso di
trattamenti conservativi e chemioterapici meno aggressivi con evidenti ripercussioni positive sulla qualità di
vita della donna.
In particolare nel Sud dell'Italia, ad una bassa incidenza percentuale si contrappone un incremento della
mortalità per tumore della mammella.
Esistono infatti fenomeni di larga evasione ai programmi di screening anche da parte della popolazione
maggiormente a rischio, oltre che una scarsa sensibilità ad eseguire indagini e visite di carattere preventivo
(Blanchard et al., 2004 ).
Questo può essere dovuto a fattori di tipo personale e sociale: da una parte i controlli periodici senologici
(visite, ecografia, mammografia) sono causa di disagio psicologico di vario grado, dall’altra sono presenti
difficoltà logistiche difficoltà logistiche: lunghe liste d’attesa e carenza di informazioni circa l’incidenza di
malattia e la possibilità di utile prevenzione.
In studi precedenti si è valutato come variabili personali quali la struttura di personalità o la storia
pregressa (traumi, malattie familiari etc..) o altre variabili di tipo cognitivo, possano indurre a eseguire
indagini di prevenzione (Miles e Wardle, 2005). Si ritiene importante valutare nella realtà del Sud Italia
come tali variabili possano influire sul comportamento di prevenzione e interagire tra loro nella percezione
del concetto stesso di prevenzione (Wardle et al., 2004;)
Sembra necessario pertanto ricercare e individuare non solo le caratteristiche di personalità ma anche i
fattori cognitivi (Rimer et al., 2004) , socio-ambientali, di storia personale, le convinzioni sulla salute che
favoriscono o inibiscono la messa in atto di comportamenti preventivi.
BILBLIOGRAFIA ESSENZIALE:
Berry DA, Cronin KA, Plevritis SK et al. Effect of screening and adjuvant therapy on mortality from breast
cancer. N Engl J Med. 2005 (17):1784-92.
Blanchard K, Colbert JA, Puri D, Weissman J et al. .Mammographic screening: patterns of use and
estimated impact on breast carcinoma survival. Cancer. 2004 (3):495-507.
Freedman DA, Petitti DB, Robins JM. . On the efficacy of screening for breast cancer. Int J Epidemiol,
2004 (1):43-55.
Miles A, Wardle J. Adverse psychological outcomes in colorectal cancer screening: Does health anxiety
play a role? Behav Res Ther. 2005 Oct 20 (In corso di stampa)
Rimer BK, Briss PA, Zeller PK, et al . Informed decision making: what is its role in cancer screening?
Cancer. 2004 , 101(5 Suppl):1214-28.
Wardle J., McCaffery K., Nadel M., Atkin W. Socioeconomic differences in cancer screening participation:
comparing cognitive and psychosocial explanations. Soc Sci Med. (2004) (2):249-61.
107
LINEA 1
ATTIVITA’ PREVISTE
Il progetto di ricerca è destinato a 250 donne tra i 50 e i 70 anni in attesa di primo esame mammografico
e/o ecografico afferenti all’IRCCS Oncologico di Bari, presso il Dipartimento di Servizi e Diagnostica.
Fase 1:
A) una indagine qualitativa, tramite interviste semi-strutturate, mirante a valutare i seguenti aspetti:
- invio (come è venuta a conoscenza del servizio);
- motivazione che ha portato la donna a fare l’esame (consiglio del medico curante, malattia in
famiglia, etc..);
- aspetti socio-demografici;
- capacità relazionali;
- atteggiamenti, aspettative e credenze nei confronti del cancro e della prevenzione;
- percezione del rischio di ammalarsi di cancro;
- vissuto emotivo al momento della procedura;
- suggerimenti riguardo una eventuale campagna di prevenzione.
L’analisi del contenuto delle interviste semi-strutturate, registrate e trascritte verbatim, verrà analizzato
mediante il software informatico per l’analisi dei testi T-LAB, che permette di rappresentare graficamente e
quantitativamente il contenuto qualitativo dei testi
B) una indagine quantitativa, tramite questionari strutturati tesi a valutare i livelli di ansia, lo stile di coping,
il tipo di personalità.
Fase 2:
A) Promozione di una rete:
Alle donne afferenti al centro viene consegnato del materiale informativo da distribuire ad altre 5 donne tra
familiari e amiche, valorizzando il loro compito di ‘promotrici della salute’.
B) In caso di esito positivo dell’esame mammografico si accompagnerà la donna nel percorso terapeutico,
offrendole:
- maggiore informazione relativa all’iter terapeutico (opuscoli informativi etc..)
- confronto con altre donne all’interno di un gruppo di auto-aiuto
- possibilità di colloqui di sostegno individuali e/o di coppia sino alla conclusione del percorso terapeutico.
RISULTATI E PRODOTTI DA CONSEGUIRE
Obiettivi di ricerca sono i seguenti:
- Valutare le caratteristiche psicologiche (aspetti cognitivi, di personalità, motivazionali) e sociali delle
donne che si presentano spontaneamente all’IRCCS Oncologico di Bari, per eseguire la prima
mammografia.
- Individuare le modalità privilegiate dalle donne per ricevere l’informazione e l’arruolamento nei programmi
di screening.
Obiettivi secondari di tipo clinico-assistenziale sono i seguenti:
- Diminuire, tramite un colloquio psicologico, il disagio della donna che afferisce per la prima volta ad un
centro per effettuare una valutazione diagnostica, questo inoltre migliora la compliance della donna a
tornare ai controlli successivi.
- Valutare quali modifiche strutturali possano rendere più accogliente l’ambiente in cui si esegue la
valutazione diagnostica (la stanza di visita delle pazienti, la logistica della cassa Ticket etc..).
- Seguire le donne valutate positive per offrire un sostegno psicologico (se lo desiderano, anche di coppia)
nel corso di tutto l’iter terapeutico.
Progetto 28 - Area 4
TITOLO
RESPONSABILE
RICERCATORI
ASSOCIATI
SERVIZI O LAB INTERNI
COINVOLTI
ANNO DI INIZIO
DURATA
PAROLE CHIAVE
L’INFEZIONE DA HPV NELLE PAZIENTI CON STORIA DI TUMORE
Deliso Maria Assunta (U.O.C. Ginecologia Oncologica)
Istituto Tumori “Giovanni Paolo II” Bari
Kardhashi Anila, Falco Gaetano, Cantinieri Claudio, Ceglie Vincenza,
Gargano Giulio, Caponio Mariangela, Renna Alessandra, Schittulli Francesco
Servizio di Istocitopatologia
2006
36 mesi
HPV, cervical cancer, survivors
108
LINEA 1
N. PZ DA INCLUDERE
Circa 1000
DESCRIZIONE DEL PROGETTO
La infezione da HPV è la malattia sessualmente più frequente. Mentre approssimativamente 10-20% degli
uomini e delle donne sessualmente attive tra i 15-49 anni hanno evidenza di positività per il test di HPV,
diversi studi hanno dimostrato una positività di 46% nelle popolazioni a rischio, quando si utilizzano metodi
sensibili come la PCR. (1)
La prevalenza più alta dell’infezione da HPV e delle alterazioni preneoplastiche da essa causate sulla
cervice si osservano nella fascia di età tra 25-35 anni, mentre l’età media del carcinoma invasivo è di 60-65
anni, suggerendo una lunga fase latente dell’infezione prima dell’esordio della malattia chiaramente
maligna.
Nel soggetto immunocompetente, è stato dimostrato che la infezione è generalmente transitoria, con una
durata media di 8 mesi. 70% delle pazienti hanno un clearence del virus in 12 mesi e 91% in 24 mesi,
permettendo una risoluzione spontanea anche delle alterazioni cellulari ad esso correlato.
Le pazienti immunocompromesse presentano problemi particolari, probabilmente dovuti all’impossibilità a
sradicare il virus. Anche se non si conosce bene quale stadio della progressione dalla displasia al tumore
sia influenzato dalla immunosoppressione, i dati suggeriscono che essa è fortemente correlata con gli stadi
precoci della malattia e la progressione in tumore non è associata con la immunosoppressione.
Tanti studi hanno osservato l’infezione da HPV e le alterazioni della cervice uterina in diverse categorie di
pazienti immunocompromesse:
- Le pazienti sottoposte ad un trapianto renale hanno dimostrato un’incidenza più alta dell’infezione da HPV
e delle forme preneoplastiche della cervice uterina e dell’ano, circa 6-7 volte (2-4).
- Nelle donne infette da HIV la infezione da HPV è circa tre volte più frequente, mentre il carcinoma della
cervice circa cinque volte e attualmente il carcinoma della cervice fa parte nell’elenco delle malattie che
definiscono la infezione da HIV in AIDS. In particolare è stato notato che le pazienti HIV-positive sviluppano
un numero maggiore di infezioni persistenti con i subtipi ad alto rischio, che probabilmente spiegano il loro
più alto tasso di evoluzione verso il tumore invasivo (5).
- Le donne con trapianto di midollo osseo hanno sette volte in più alterazioni cellulari nel Pap-test, e non
solo dopo il trapianto, ma anche prima. (6)
- Studi sulle donne in gravidanza hanno evidenziato che nei primi due trimestri della gravidanza, quando
l’organismo è in uno stato di immunotolleranza, la clearence di HPV è ridotto paragonando con le donne
non gravide, per accelerare in seguito nel terzo trimestre e nel periodo post-partum(7).
- Dopo l’escissione chirurgica i condilomi anali nei pazienti immunosoppressi insorgono più frequentemente
e in minor tempo paragonando con i pazienti immunocompetenti.
- Studi sull’incidenza dei tumori della pelle nei pazienti immunocompromessi osservano un’associazione
maggiore con il virus di HPV.
Mentre le caratteristiche di queste categorie di donne immunocompromesse sono state chiarite, si sa poco
delle pazienti che hanno avuto un tumore e si sono sottoposte a chemioterapia e/o radioterapia che spesso
si trovano immunocompromesse. Non si conosce quanto la terapia antitumorale o il tumore primario
possono contribuire sulla incidenza dell’infezione da HPV e delle alterazioni ad essa correlate che diventa
lo scopo di questo studio.
Bibliografia
1- Bauer HM e al. Genital human papillomavirus infection in female university students as determined by a
PCR-based method. JAMA 1991; 265:472-477
2- Halpert R e al. Human papillomavirus and lower genital neoplasia in renal transplant patients. Obstet
Gynecol 1986; 68:251-258.
3- Alloub MI e al. Human papillomavirus infection and cervical intraepithelial neoplasia in women with renal
allografts. Br Med J 1989; 298:153-156.
4- Ogunbiyi OA e al. Prevalence of anal human papillomavirus infection and intraepithelial neoplasia in
renal allograft recipients. Br J Surg 1994; 81:365-367.
5- Palefsky JM, Holly EA. Immunosppression and co-infection with HIV. J Natl Cancer Inst Monogr. 2003;
31:41-6
6- Sasadeusz J e al. Abnormal cervical cytology in bone marrow transpant recipients. Bone Marrow
Transplantation 2001; 28:393-397
7- Nobbenhuis MAE e al. High-risk human papillomavirus clearance in pregnant women: trends for lower
clearance during pregnancy with a catch-up postpartum. British Journal of Cancer,2002; 87:75-80.
8- Sebastian G de la Fuente e al. Preoperative immune status determines anal condiloma recurrence after
surgical excision. Dis Colon Rectum 2003; 46:367-372.
109
LINEA 1
ATTIVITA’ PREVISTE
Studio osservazionale di tipo prospettico con due gruppi di pazienti:
A. Pazienti che si rivolgono nel nostro ambulatorio per la prevenzione dei tumori ginecologici e che nella
storia clinica hanno avuto la diagnosi e il trattamento per tumore.
B. Pazienti senza problemi neoplastici che si rivolgono spontaneamente negli stessi ambulatori.
Obiettivi primari:
• Valutare e paragonare la prevalenza e l’incidenza dell’infezione da HPV nei due gruppi
• Paragonare i risultati della citologia cervico-vaginale nei due gruppi
Le variabili da prendere in considerazione:
• tipo di tumore
• età dell’insorgenza del tumore e quell’attuale
• tipo, durata ed il tempo trascorso delle terapie effettuate
Dopo l’arruolamento che durerà circa un anno seguirà un periodo di follow-up di due anni con controlli
semestrali per quanto riguarda il test di HPV-DNA, mentre il controllo citologico seguirà la stessa periodicità
di routine.
Non sono reclutabili le pazienti con storia di tumore della cervice o altri tumori ginecologici che possono
avere nella loro oncogenesi la presenza di HPV.
RISULTATI E PRODOTTI DA CONSEGUIRE
Se si avverrà l’ipotesi che la prevalenza e l’incidenza dell’infezione da HPV siano più alte nelle pazienti con
storia di tumore, questo gruppo diventa a rischio per il carcinoma della cervice uterina, quindi necessita di
una sorveglianza maggiore nel campo ginecologico.
110
LINEA 2 - Stadiazione biologica pre e post operatoria
Coordinatore: Francesco Schittulli
111
LINEA 2
considerazione nel 2005, è stato rilevato soltanto
Resoconto attività 2005
un miglioramento della sintomatologia soggettiva
La linea di ricerca n. 2 comprende progetti che
riguardano neoplasie di notevole incidenza come
la mammella, collo utero, colon-retto e tumori
della testa-collo con argomentazioni che vanno
dalla prevenzione, alla diagnosi precoce, alla
stadiazione, alla prognosi della malattia.
anticipazione
della diagnosi precoce o
diagnostica
per
poter
incidere
radicalmente sulla malattia così come risulta
inutile rilevare l’importanza
di una stadiazione
corretta al fine di poter applicare il tipo di terapia
adeguata
sia
chirurgica,
ormono-chemioterapica.
poter
valutare
la
radioterapica,
Infatti,
corretta
è
che
importante
stadiazione
della
malattia e monitorare l’andamento della stessa
per
poter
pianificare
successivi
interventi
terapeutici e una possibile ristadiazione.
primi progetti che interessano mammella e colloutero. In questi studi sono stati sperimentati dei
prodotti ad azione estrogenica cosiddetta debole i
associati ad altri prodotti tradizionali
potrebbero
ridurre
il
rischio
del
carcinoma
mammario o del collo-utero.
valutazione del rischio di ca. mammario nelle
donne sottoposte a terapia ormonale sostitutiva
con aggiunte di tamoxifene a dosi ridotte (5 mg);
Ad oggi sono state contattate 70 pazienti di cui 24
randomizzate.
somministrazione di un prodotto ad azione
estrogenica debole derivato da prodotti contenenti
genesteina,
postmenopausa
in
donne
in
pre
e
e a rischio di ca mammario
molto elevato allo scopo di ridurre il rischio di
malattia
stessa.
come
il
miglioramento del tono dell’umore, dello stato
d’animo, riduzione o scomparsa dei disturbi
vasomotori.
Obiettivamente
oltre
ad
una
stato riscontrato fin dall’inizio una perdita notevole
di ioni calcio nelle urine o con la densitometria
ossea; è stata riscontrata invece una notevole
diminuizione del tasso ematico del colesterolo, nei
casi in cui fin dall’inizio era stata notata una
ipercolesterolemia. In nessun caso di quelli presi
in considerazione è stato notata l’insorgenza di
patologie neoplastiche.
In questo stesso gruppo di progetti, è da
ricordare
lo
studio
che
si
interessa
della
correlazione clinica tra HPV e ca della cervice
reclutate circa 450 pazienti delle quali circa 30%
con tipi di HPV ad alto e/o basso rischio. La
prevalenza di HPV ad alto rischio è etàdipendente, con due picchi di prevalenza: nelle
donne
giovanni
e
in
quelle
anziane.
La
correlazione maggiore della presenza di HPV ad
nelle
donne
anziane,
che
quindi
possono
beneficiare di più dall'utilizzo del test di HPV-DNA.
La neoplasia intraepiteliale grave è fortemente
correlato con la presenza di HPV ad alto rischio
per tutte le donne sopra i 30 anni. I dati dello
studio sono stati presentati come abstract e come
Un ulteriore studio ha avuto come argomento la
la
menopausale
alto rischio con il carcinoma della cervice uterina è
Un primo progetto ha come argomento la
soia,
sindrome
uterina in donne al di sopra di 30 anni; Sono state
La prevenzione secondaria è l’argomento dei
quali
cosiddetta
stazionarietà del tono calcico, nei casi in cui era
Iniziando la disamina di tali progetti, è superfluo
ribadire l’importanza
legata, nei casi di donne in postmenopausa, alla
Nei
n.
36
casi
presi
in
presentazione orale al Congresso della AOGOI
(Bologna 2005), mentre un manoscritto è in attesa
di preparazione.
L’affinamento
di
metodologie
diagnostiche
innovative è l’argomento di un ulteriore numeroso
gruppo di
progetti di ricerca per una corretta
stadiazione del tumore
al fine di porre un
112
LINEA 2
adeguato intervento chirurgico: come organo
reclutati circa 40 pazienti in cui il protocollo è stato
alcuni progetti si interessano della patologia
completato, con un numero medio di sedute di
mammaria in cui viene trattata l’importanza
alcolizzazione percutanea ecoguidata pari a circa
dell’impiego di un reperaggio di lesioni non
3. Il trattamento si è rivelato efficace e privo di
palpabili con la tecnica della proiezione cutanea e
eventi avversi, e ha costituito un buon background
i risultati di questo progetto sono stati presentati al
di conoscenza per poter avviare altri trattamenti
Corso di chirurgia della mammella, Bari aprile
miniinvasivi eseguiti con analoga metodica (quali
2005. Ulteriori studi hanno trattato l’impiego del
l’alcolizzazione degli adenomi tossici tiroidei).
mammotome sotto guida radiologica per una
Il progetto che valuta la sensibilità e specificità di
accuratezza
nuovi mezzi di contrasto nella diagnosi ecografica
diagnostica
in
caso
di
microcalcificazioni mammarie o in caso di noduli
dei
non palpabili della mammella I dati su circa 1000
neoplastiche laterocervicali ha preso avvio solo
casi
di
nello scorso mese di Settembre, alla consegna
“Controversie e innovazioni in Senologia” - Bari
della sonda ecografica dedicata alla rilevazione
24/26 febbraio 2005);
delle variazioni di flusso vascolare all’interno dei
sono
stati
comunicati
al
Corso
Per quanto riguarda i tumori del distretto testacollo l’utilizzazione dei mezzi
ecografici è di
grande utilità con l’aggiunta di mezzi di contrasto
per una corretta valutazione diagnostica dei
tumori della tiroide, paratiroide, linfonodi del collo.
Ricordiamo i progetti che mettono in evidenza
l’importanza dell’ecografia e della citologia per gli
adenomi paratiroidei. Tali progetti di ricerca hanno
preso avvio in modo completo e soddisfacente,
dato l’attuale reclutamento di circa 5 pazienti (nel
trattamento degli adenomi paratiroidei) e circa 40
pazienti
(nel
colloidocistiche),
trattamento
che
hanno
delle
aderito
lesioni
a
tale
protocollo rispettandone modi e tempi. I risultati di
tale studio appaiono molto incoraggianti, in quanto
in assenza di lesioni o eventi avversi di rilievo, si è
assistito ad un decremento dei valori di PTH ed in
taluni casi al rientro nei valori di baseline. Le
prime valutazioni consentono di indicare tale tipo
di
trattamento
miniinvasivo
soprattutto
nelle
lesioni paratiroidee di tipo cistico, che appaiono
maggiormente responsive al trattamento. Per
quanto
attiene
al
trattamento
delle
lesioni
colloidocistiche tiroidee, al momento sono stati
tumori
tiroidei
e
delle
localizzazioni
noduli tiroidei con sospetto di malignità e le
relative valutazioni del wash out del mezzo
ecografico e alla necessaria implementazione
dell’hardware ecografico. Sono stati al momento
reclutati circa 50 pazienti per le neoplasie tiroidee
e circa 70 per le adenopatie laterocervicali, sui
quali si procederà ad un’analisi multivariata dei
diversi fattori oggetto di tale ricerca. I primi dati
che
scaturiscono
da
tale
valutazione
non
consentono ancora di poter definire con esattezza
indicazioni e limiti di tale metodica, allo stato
attuale
ancora
ospedalieri
per
in
esame
una
in
diversi
necessaria
centri
validazione
scientifica.
Sulla patologia Tiroidea insistono anche alcuni
progetti che confrontano le misurazioni del
TGfnab e del CFnab di noduli tiroidei e dei
linfonodi del collo
per la diagnosi di neoplasie
primitive e secondarie. I ricercatori hanno operato
un significativo confronto tra citologia ed istologia
dimostrando
l’utilità
della
misurazione
della
tireglobulina e della calcitonina nel lavaggio di
aghi per agobiopsie della tiroidi e dei linfonodi del
collo, che permette la effettuazione di diagnosi
certa ,anche in caso di citologia negativa, di
113
LINEA 2
metastasi di tumore differenziato ai linfonodi del
di prelievo .In altri 37 casi è stata eseguita solo
collo, in caso di TGfnab positiva e diagnosi di
citologia in LBC e sono state identificate 2 Pap
carcinoma midollare della tiroide in caso di Cfnab
Test Anomali: 1 AGUS ed 1 LSIL. E’ stata
positiva. Ancora gli stessi ricercatori in un loro
eseguita ricerca HPV in 5 donne utilizzando la
ulteriore lavoro, valutano positivamente la tecnica
fase liquida ed è stato identificato HPV16 in un
dell’agobiobsia della tiroide mediante ago sottile
caso.
mettendone in risalto la sensibilità e la specificità
En passant, è da ricordare il primo timido ma
e confrontandolo con l’esame istologico.
valido accenno ad una banca di materiale
Nello stesso gruppo di progetti troviamo lo studio
biologico offerto da SIMONE et al e presentato
che utilizza un liquido (liquid
nel manoscritto “Touch imprint cytology in tumour
based cytology) in
campo di citologia polmonare epatico tiroideo e
tissue bank”, sottoposto per pubblicazione.
vaginale per l’allestimento e la preparazione di
Utili informazioni per una rivalutazione dello stadio
materiale citologico escludendo
della
il materiale
malattia,
anche
dopo
vari
interventi
ematico. La ricerca ha avuto inizio in maniera
terapeutici si possono ottenere ricercando dei
sistematica solo negli ultimi mesi del 2005 e, per
marcatori tumorali liberati dallo stesso tumore e
gli aspetti di arricchimento e conservazione del
che permettono anche un giusto monitoraggio
materiale, deve essere considerato ancora in fase
della malattia stessa e anche sotto la valenza
di standardizzazione. Sono entrati in studio 25
prognostica. A tal proposito si possono prendere
FNAB per citoinclusione 10 FNA epatici, 9Tiroidei
in considerazione alcuni progetti che mettono in
e 6 polmonari.
evidenza l’efficacia
I dati preliminari orientano verso
dell’uso del FNA nella
: a) riduzione dei tempi di diagnosi : la perdita del
determinazione immunoistochimica di ca del
dato architetturale non costituisce un fattore
grosso intestino in stadio avanzato di marcatori
limitante la diagnostica citologica; b) lieve ,
come il CK20 e il CDX2 e di EGFR : Sono entrati
infrequente,
ma
in studio 15 sottoposti a FNA epatica (9) o
dei
polmonare (6) eseguiti in pazienti (12 maschi e 3
preparati citologici; c) le performances delle
femmine) affette da adenocarcinoma colorettale
metodiche
normalmente
metastatico. In 14 casi è stata confermata la
applicate non sono state sostanzialmente inficiate
diagnosi di Adenoca metastatico mentre in 1 caso
dall’uso di monostrati e si registrano variazioni
è stato diagnosticato un HCC di tipo trabecolare.
spesso legate all’anticorpo.
2 casi non sono risultati valutabili, 2 sono risultati
Infine, un progetto ha studiato 338 pazienti donne
negativi, mentre 11( compreso il caso di HCC),
nelle quali è stato eseguito il Pap Test sia
presentavano intensa espressione di EGFR/R
convenzionale che in LBC. Sono state identificate
spesso accompagnata da negatività per CK20.
2 lesioni in LBC (HSIL) ed 1 in Convenzionale. E’
Risultati di scarso interesse dalla valutazione di
stata eseguita ricerca HPV in 8 donne utilizzando
CDX2 e CD34. A partire da Novembre è stata
la fase liquida ed è stato identificato HPV16 in un
utilizzata anche la citologia in fase liquida.
caso.
riduzione
miglioramento
I
della
complessivo
della
immunocitochimiche
quadri
sostanzialmente
cellularità
citologici
sovrapponibili
qualità
sono
risultati
Gli studi sui fattori prognostico-predittivi del
con
qualche
tumore del colon-retto hanno considerato anche il
eccezione per la presenza di cellule endocervicali
fattore tissutale TFVIIa
circolante e i livelli di
che era talvolta condizionata dalla piorità del tipo
VEGF allo scopo di valutare l’aggressività e la
114
LINEA 2
evoluzione nella malattia. Fra I fattori tissutali, è
test). I dati sono compresi in un manoscritto in via
stata valutata la quantità intratumorale diTS
di pubblicazione.
(timidilato sintetasi) in pazienti trattati con 5FU per
Sul ca mammario, alcuni studi hanno ancora una
ca del colon-retto in fase avanzata. La rilevanza
volta stressato l’importanza della matrice clinica
prognostico-predittiva dei due enzimi target Topo-I
del linfonodo sentinella, la cui determinazione ci
e TS è stata valutata su una casistica consecutiva
permette un adeguato trattamento in tema di
di 62
pazienti con carcinoma del colon retto
dissezione ascellare, e le performances della
avanzato, trattati con 5FU/CPT-11 presso il nostro
diagnostica con mammatome la cui accuratezza
Istituto. I nostri risultati hanno dimostrato che la
diagnostica è stata verificata in una casistica di
risposta clinica e la prognosi di questi pazienti non
100 casi di ca mammario;
differiscono nei tumori con diversa espressione
ottenuto con biopsia con mammotome è stato
immunoistochimica di TS e Topo-I (Paradiso et al,
confrontato con quello
International Journal of Cancer,2004) Anche in
valutare eventuale sottostadiazione del tumore. I
una casistica di 78 pazienti con carcinoma del
dati sono in via di elaborazione .
colonretto avanzato, Ts, Topo-1 e Ki-67 correlati
La beta tubulina in vitro e sui tessuti come fattore
con l’andamento clinico non sono risultati predittivi
predittivo
di risposta al CPT-11 combinato con 5-FU, ma
trattamento
importanti
come
combinazione
di
definitivo per poter
progressione
di
malattia
chemioterapico
con
dopo
taxani
è
prognostici.
La
l’argomento in questione in un progetto conclusosi
biomarcatori
può
nel 2005. Sui campioni tumorali di 72 pazienti con
fattori
questi
di
l’esame istologico
potenziare l’informazione prognostica nei pazienti
carcinoma
con carcinoma del colonretto avanzato (Xu et al,
paclitaxel ed epirubicina, è stata determinata
Zhonghua
l’espressione della β tubulina
Zhong
Liu
Za
Zhi,
mammario
avanzato
trattati
III in vitro
con
e su
2005).Successivamente su 58 dei 62 campioni
tessuti. In entrambi i casi, l’espressione tumorale
tumorali, è stata valutata l’espressione tissutale di
della β tubulina
CES2
(Breast
progressione dopo trattamento chemioterapico,
Cancer Resistance Protein), l’attività proliferativa
infatti nessuno dei pazienti con bassa espressione
tumorale con MIB1 e l’apoptosi con tecnica
di β tubulina
TUNEL. Nessuno di questi biomarcatori è risultato
trattamento con paclitaxel. I dati sono stati
capace di predire la risposta clinica. Solo la TS
pubblicati su Annals Oncol 2005 (Paradiso et al).
predice un più corto Tempo di Progressione (TTP)
Nella
ed una più corta Sopravvivenza Globale. Sugli
individuata
stessi pazienti, distinti in due sottogruppi sulla
provenienti dall’Università di Halle, con carcinoma
base del pattern di espressione di Topo-I,TS,
della mammella avanzato trattati con paclitaxel. I
CES2, ABCG2, MIB1, è stata effettuata anche
livelli di espressione tissutale della β-tubulina III e
una “Cluster analysis”. Abbiamo infine valutato la
β-tubulina IV, l’indice di Proliferazione cellulare
loro
(carboxylesterase
espressione
nel
2),
ABCG2
tumore
primitivo,
nel
linfonodo e nella metastasi epatica di 19 pazienti
trattati con CPT11. Solo le caratteristiche di Topo
-I sono significativamente diverse nella metastasi
III è risultata predittiva di
III andava in progressione dopo
seconda
una
fase
del
casistica
progetto,
di
63
è
stata
pazienti,
(MIB1) e l’Indice Apoptotico (TUNEL), sono stati
valutati su un totale di 46 campioni corrispondenti
al
tumore
primitivo
e
su
35
campioni
corrispondenti alla metastasi. In particolare, 28
epatica rispetto al tumore primitivo (p=0.000; T
115
LINEA 2
avevano solo il campione del tumore
si sono verificate 74 riprese di malattia, 44 nel
primitivo, 17 solo il campione della metastasi, 18
braccio Controllo e 30 nel braccio FEC. Sono in
avevano
corso le elaborazioni statistiche eseguite
pazienti
sia
il
campione
primitivo
che
la
metastasi. Dall’analisi statistica (T Test) è emerso
collaborazione
con
che
dell’Ospedale
Pierantoni
tra tutti i biomarcatori valutati, solo
-tubulina
in
l’Oncologia
Medica
(Forlì).
questo
In
è
progetto si inseriscono anche i dati originali
significativamente differente fra il tumore primitivo
ottenuti all’interno di un progetto europeo che ha
e la metastasi (p=0.052). I dati sono in via di
valutato il valore prognostico di protein expression
pubblicazione.
profiling valutato con piattaforma AGILENT in una
In tema di fattori predittivo-prognostici, è da
casistica di donne con linfonodi ascellari negativi
ricordare un progetto in cui in una casistica di 372
non
casi di ca mammario operabili N- trattati con
inpubblicazione sul Journal Clinical Oncology
terapia locoregionale sono stati ricercati tre
confermano che è possibile ottenere un finger-
indicatori prognostici come la conta mitotica, la
print predittivo di prognosi per questo subset di
formazione tubulare e il pleomorfismo nucleare e
donne (Wang et al JCO, 2006)
soltanto la prima è emersa come indicatore
Per quanto riguarda la patologia epatica, uno
prognostico. I dati sono in via di pubblicazione.
studio ha verificato il valore predittivo di risposta
Nell’ambito della casistica clinica di pazienti con
della Espressione della topoisomerasi II alfa in
carcinoma mammario operabile nodo negativi (N-)
campo di patologia neoplastica epatica primitiva
l’espressione
e N
1-3
della
III
linfonodi,biologicamente aggressivo, ad
trattate
con
terapia
adiuvante.
I
dati
trattata con chemioembolizzazione. Lo studio è
alta attività proliferativa tumorale (studio IBIS 03),
stato
è stata determinata l’espressione della ciclina D1
retrospettiva una casistica di 31 pazienti affetti da
su 289 casi, l’espressione di HER-2 (anticorpo
carcinoma
CB11) su 286 casi ed aggiornato il follow-up di
sottoposti a prelievo bioptico di microfrustolo
tutte le pazienti. Sono in corso le elaborazioni
epatico
statistiche per valutare eventuali correlazioni dei
chemioembolizzazione epatica presso l’U.O. di
due markers con altri parametri patologici ( il
Radiologia Interventistica. I 31 campioni cito-
diametro tumorale, il numero dei linfonodi, lo stato
istologici sono stati immunocolorati con tecnica
recettoriale e l’attività proliferativa.
immunoistochimica
Infine, è stato aggiornato il follow-up in una serie
monoclonale
consecutiva di 248 pazienti con carcinoma
percentuali di espressione sono state valutate
mammario
a
mediante analizzatore d’immagime. I dati ottenuti
chirurgia radicale tra il 1989-1994. Lo studio
sono in corso di elaborazione. Il progetto di
comprendeva
altamente
ricerca si ritiene in corso di completamento e
proliferanti, a cattiva prognosi, 125 randomizzate
potrà essere concluso nel corso del presente
per ricevere
anno solare.
nodo-negativo
donne
con
(N-),
sottoposte
tumori
terapia sistemica adiuvante
con
portato
avanti
selezionando
epatocellulare,
ed
in
seguito
già
in
in
passato
trattati
mediante
anti-Topoisomerasi
modo
mediante
l’anticorpo
II
e
le
Fluorouracile, Epirubicina e Ciclofosfamide (FEC)
Di particolare interesse i progetti basati sulla
e 123 nessuna terapia adiuvante
fino alla
ricerca delle cellule tumorali nel sangue periferico
progressione della malattia. Il follow-up mediano
in pazienti con tumore della mammella, colon-
è ora di 146 mesi per il DFS e per l’ OS. In totale
retto e prostata, o sull aevidenza di DNA tumorale
116
LINEA 2
a
livello
plasmatico
sia
in
fase
pre
e
che
permette
contemporaneamente
di
postoperatoria e in fase pre e postchemioterapia
determinare su un singolo campione (solo 25 µl) i
in pazienti con ca polmonare. Ad oggi sono stati
diversi analiti in base alla loro grandezza e alla
arruolati per questo studio 258 pazienti con ca
loro caratteristica (fluorocromo). Si sono eseguite
mammario, 60 con carcinoma della prostata e 25
una serie di analisi statistiche univariate e
con carcinoma del colon. Un gruppo di controllo è
multivariate tra i due gruppi al fine di comprendere
stato costituito da 30 soggetti sani. Dal prelievo
quali
ematico dei pazienti e del gruppo di controllo è
prognostici e correlati all’andamento della malattia
stato separato il plasma e quindi aliquotato e
e all’efficacia del trattamento.In conclusioni è stato
conservato
riscontrato:
in
congelatore
a
–80°C.
tra
essi
possono
essere
all’estrazione
-una più
elevata
dell’mRNA. Con metodica Real-Time PCR si
citochine
non misurabili
procederà alla quantificazione dell’mRNA per le
rispetto ai pazienti;
citocheratine 8,18, 19 e dell’erbB2 per i pazienti
-più alti livelli di TNF-α , IL-10 e IL-6 più
con tumore della mammella; alla quantificazione
bassi livelli IL-12, IL-1β, e IL-8
del CEA per i pazienti con ca del colon, e del PSA
-alti livelli di CRP, IL-6, IL-8 e bassi livelli di
per i pazienti con ca della prostata. L’oscillazione
IL-12 correlati con una peggiore sopravvivenza
della
-assenza
Successivamente
si
procederà
concentrazione
di
mRNA
dei
singoli
di
percentuale
considerati
nei
correlazione
di
livelli
donatori
tra
i
di
sani
parametri
marcatori esaminati nel tempo permetterà di
considerati e la risposta clinica.
valutare la risposta al trattamento terapeutico.
I risultati descritti sono riportati in un manoscritto
Infine
un
progetto
ricerca
la
sottoposto a una rivista scientifica internazionale.
concentrazione delle citochine come parametro
bioumorale circolante in pazienti affetti da ca
renale in fase avanzata: le citochine hanno una
importanza
nella
regolazione
delle
cellule
immunocompetenti in caso di terapia immunologia
: Nello studio sono stati arruolati 55 pazienti con
carcinoma renale metastatico (MRCC) trattati con
chemio immunoterapia. Sono stati analizzati i
livelli sierici di IL12, TNFα , IL10, IL6, IL1 β, IL8 e
proteina C reattiva al fine di verificare il loro
impatto sulla risposta e sulla sopravvivenza. I
livelli
delle
citochine
studiate
sono
stati
determinati anche in un gruppo controllo di 144
soggetti sani. Nei pazienti affetti da MRCC
si
sono determinati, al tempo zero (prima di essere
sottoposti
ad
uno
schema
di
PRODOTTI SCIENTIFICI
ACHILLE G, BESOZZI G, BUONO A, PATIERNO
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diagnosi
della
patologia
tiroidea
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chemio-
immunoterapia) i seguenti parametri bioumorali in
citofluorimetria a flusso: IL12, TNFα , IL10, IL6,
IL1 β, IL8. La cifluorimetria a flusso è una tecnica
ACHILLE G, BESOZZI G, MASTROSIMINI F,
GRAMMATICA L, BUONO A, PATIERNO G:
117
LINEA 2
Sensibilità e specificità dell’esame citologico su
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PARADISO A, MAIER S, NIMMRICH I, MARX A,
QUARANTA M, BERARDINO R, RANIERI C,
EPPENBERGER-CASTORI
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MARZOLA P, RAMPONI S, NICOLATO E,
PARADISO A, MANGIA A, CHIRIATTI A, XU JM,
LOVATI
SIMONE
S,
CRESCIMANNO C, MERIGO F, SBARBATI A,
E,
GROTTI
G,
MALLAMCI
ZITO
R,
A,
MONTEMURRO
GIULIANI
F,
MAIELLO
E,
A,
SANDRI
M,
VULTAGGIO
CALDERAN
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MANGIA
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SPYRATOS
F,
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thymidylate synthase, topoisomerase-1 and Ki-67
in
advanced
colorectal
cancer
patients
on
118
LINEA 2
irinotecan and fluorouracil treatment. Zhonghua
Zhong Liu Za Zhi 27 (5): 312-15, 2005.
EARLY
BREAST
COLLABORATIVE
(PARADISO
CANCER
TRIALISTS’
GROUP
(EBCTCG)
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Effects of chemotherapy and hormonal therapy for
early breast cancer on recurrence and 15-year
survival: an overview of the randomised trials.
Lancet 365 (9472): 1687-717, 2005.
EARLY
BREAST
COLLABORATIVE
CANCER
TRIALISTS’
GROUP
(EBCTCG)
(PARADISO A, DE LENA M, SCHITTULLI F):
Effects of radiotherapy and of differences in the
extent of surgery for early breast cancer on local
recurrence and 15-year survival: an overview of
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119
LINEA 2
Programma attività 2006
Descrizione
globale
della
linea
La comprensione degli eventi genetici e altro
impegnati
nella
carcinogenesi
e
nella
progressione
tumorale
conduce
alla
identificazione di markers capaci di affiancare e
aiutare le indagini diagnostiche tradizionali e
fornire informazioni per la diagnosi precoce,
l’individuazione di sottotipi tumorali a rischio più
elevato ed il successivo orientamento ai
trattamenti più adeguati, più individualizzati.
Accompagnano queste ricerche l’utilizzo di nuove
tecnologie per la diagnosi, stadiazione e
monitoraggio della malattia neoplastica. Infine si è
dato un’importante peso ai programmi di qualità
negli indagini di laboratorio e strumentali.
Descrizione globale delle attività e degli obiettivi di
ogni singola area di attività all’interno della linea
Area 1) Validazione di nuovi markers biologicomolecolari di diagnosi precoce (progetti 1,2)
- analisi molecolare della mutazione V600E del
gene BRAF su FNA di noduli tiroidei.
- L’assetto della popolazione linfocitaria e
l’espressione delle MMPs e dei TIMPs nei
linfonodi in corso di carcinoma della mammella
Questi due progetti hanno come obiettivo oltre
l’ottimizzazione delle tecniche di raccolta e
conservazione del materiale citologico, la
valutazione del ruolo diagnostico e prognostico
dei suddetti mutazioni e dell’esatto ruolo degli
enzimi coinvolti nel processo di invasione e
metastatizzazione del carcinoma della mammella.
Area 2) Identificazione di nuovi fattori clinicobiologici predittivi di aggressività clinica e
sensibilità ai trattamenti fisico-chimici (progetti
3,6,7,8,12,13).
NHERF1
come
potenziale
marcatore
prognostico e come target terapeutico nel
carcinoma
mammaria
operabile
(N-)
- Possibile significato biologico-clinico della
Triptasi e del VEGF nella progressione dei
carcinomi
gastroenterici.
- I geni KIT e PDGFRA nei tumori stromali
gastrointestinali e la loro correlazione clinica nella
risposta
alla
terapia
con
imatinib.
- Il valore diagnostico della istologia nei pazienti
con
reflusso
gastroesofageo.
- Gli inibitori di recettori tirocini chinatici e nuovi
agonisti dei recettori sigma 2 coinvolti nella
“multidrug
resistance”.
- Caratterizzazione dei livelli di VEGF in differenti
frazioni ematiche di pazienti affette da neoplasie
ginecologiche
L’obiettivo è valutare questi nuovi marcatori
nell’ambiente tumorale e correlarli con l’outcome
delle malattia o con altri marcatori già conosciuti
in corso di studi retrospettivi o prospettici; La
messa a punto di nuove strategie terapeutiche
mediante combinazione di farmaci target oriented
con farmaci convenzionali e la ottimizzazione
degli
schemi
di
trattamenti
combinati.
Area 3) Validazione di determinanti biochimicomolecolari
rilevanti
al
fine
di
terapie
personalizzate
(4,5,9,10,11)
- Terapia adiuvante (FEC) in pazienti con
carcinoma mammario (N-): insorgenza di secondi
tumori e sopravvivenza a 12 anni di follow-up.
Verifica del valore prognostico del TLI (Thymidine
labelling
Index)
- Effetti della terapia adiuvante con taxani sugli
inibitori
naturali
della
coagulazione
- Cross talk tra i pathway di traduzione del
segnale di EGFR e Met e modulazione con
farmaci
TK
inibitori
nel
ca.
epatico.
- TKIs nel modello di carcinoma squamoso testacollo e valutare se anche in questa patologia
tumorale le mutazioni già riscontrate in quella
polmonare sono predittive alla risposta al gefitinib.
- PPARs ligandi come nuovi agenti antitumorali.
L’obiettivo è verificare e validare markers di
proliferazione nella terapia adiuvante; osservare
gli effetti collaterali delle terapie antineoplastiche;
valutare nuovi agenti antitumorali da affiancare
alla chemioterapia tradizionale e alla più nuova
terapia con farmaci target-oriented; estendere i
modelli di studio già analizzati in nuovi tipi di
tumori.
Area 4) Sviluppo e validazione di nuove
tecnologie per la diagnosi, stadiazione e
monitoraggio della malattia neoplastica (14-23).
- Monitoraggio ecografico in pazienti affette da
carcinoma della mammella ormonorecettore
positivo, in stato premenopausale in trattamento
con
exemestane
e
GnRH
analoghi.
- Studio preoperatorio del linfonodo sentinella con
ecodoppler
- Studio del linfonodo sentinella sia con metodiche
istologiche ed imunoistochimiche sia con indagini
di biologia molecolare attraverso la ricerca con
RT-PCR dell’RNA messaggero della tirosinasi in
pazienti
affetti
da
melanoma
cutaneo.
- Mammotomie vs ecografia con MDC (ecografi
dotati di seconda armonica) nella valutazione
delle
microcalcificazioni
- Studio dell’espressione/amplificazione di c-erbB2-Neu ne carcinoma lobulare invasivo della
mammella
- Endocervicoscopia come tecnica diagnostica
ottimale nello studio dell’endocollo uterino
- Utilizzo della densitometria ossea ad ultrasuoni
per il riconoscimento delle alterazioni ossee
precoci in pazienti neoplastiche in stato
120
LINEA 2
postmenopausale
chirurgicamente
e/o
farmalogicamente
indotto.
- Citologia su strato sottile in fase liquida nella
diagnostica citologica agoaspirativa: confronto
con la metodica convenzionale. Il suo utilizzo ai
fini di caratterizzazione immunocitochimica e
biomolecolare.
- Utilizzo del dosaggio della tireoglobulina e
calcitonina su liquido di lavaggio di FNAB
linfonodale nella diagnostica di metastasi da
carcinoma
della
tiroide.
- Validazione della metodica CISH (chromogenic
in situ hybridisation) in FNA’s di noduli polmonari:
studio
di
amplificazione
di
EGFR
L’obiettivo è l’utilizzo di tecnologie meno invasive
e più sensibile nella diagnosi e nella stadiazione
del tumore; Miglioramento della qualità di vita
delle pazienti garantendo un percorso diagnostico
precoce e quindi un approccio terapeutico
ottimale.
Area 5) Sviluppo di programmi di Controllo di
Qualità per indagini laboratoristiche e strumentali.
(24-27).
- Implementazione informatica di un contenitore
dati clinico-strumentali presso la radiologia
senologica
-Concordanza diagnostica istopatologica “on-line”
su vetrini digitali di lesioni melanocitarie
- Realizzazione di un sistema di gestione della
qualità interno al laboratorio di oncologia
sperimentale
clinica
- Controllo di qualità con telepatologia dinamica:
Studio di riproducibilità nella valutazione di c-erbB2-Neu nel carcinoma lobulare invasivo della
mammella.
Diverse sono le potenzialità che, nell’ambito della
telemedicina la telepatologia può esprimere:
teleconsulto, controllo di qualità, formazione online attraverso tecnologie digitali. L’obiettivo è la
creazione di un network tra gli Istituti Oncologici
per il controllo di qualità dei markers prognostici,
in collegamento con la Società Scientifica
Nazionale
dei
Patologi.
Il sistema informativo sarà in grado di offrire
supporto al personale e consentirà di immettere
una sola volta i dati che potranno essere
successivamente diffusi attraverso il sistema
informativo in uso anche nelle altre UU.OO. Per
quanto riguarda il Laboratorio di Oncologia
Sperimentale Clinica l’obiettivo finale è il
conseguimento della certificazione UNI EN ISO
9001:2000 da parte di un ente accreditato Sincert.
121
LINEA 2
Progetto 29 – Area 1
TITOLO
RESPONSABILE
RICERCATORI
ASSOCIATI
SERVIZI O LAB INTERNI
COINVOLTI
ANNO DI INIZIO
DURATA
PAROLE CHIAVE
ANALISI MOLECOLARE DELLA MUTAZIONE V600E DEL GENE BRAF SU
FNA DI NODULI TIROIDEI
Simone Giovanni (U.O. Servizio di Citodiagnostica)
Istituto Tumori “Giovanni Paolo II” Bari
Achille Gaetano, Lanzilotta Salvatore, Siciliano Michele, Caponio Maria
Angela, Bellacicco M, Tommasi Stefania, Paradiso Angelo, Grammatica
Liciano
U.O.S. di Citodiagnostica, U.O. O.R.L., Laboratorio di Oncologia Clinica
Sperimentale
2006
36 mesi
BRAF; carcinoma papillare tiroide; FNA tiroide
DESCRIZIONE DEL PROGETTO
La comprensione degli eventi genetici associati alla carcinogenesi e alla progressione tumorale potrebbe
condurre alla identificazione di markers genetici capaci, quantomeno, di affiancare le indagini diagnostiche
tradizionali (ecografia, RMN, dosaggi ormonali, citologia su agoaspirato) e fornire informazioni per
l’individuazione dei sottotipi tumorali a rischio più elevato ed il successivo orientamento ai trattamenti più
adeguati.
Il carcinoma papillare rappresenta, insieme al follicolare, fino al 90% dei casi di tumori maligni della tiroide il
principale strumento diagnostico per la sua identificazione è rappresentato dalla citologia su agoaspirato
con ago sottile che però talvolta si dimostra non conclusivo.
Uno dei geni maggiormente candidati a fornire informazioni aggiuntive a quelle provenienti dalla citologia è
BRAF, localizzato sul cromosoma 7 e codificante una delle tre forme delle Raf kinase, potenti attivatori della
pathway delle MAP kinase. La prevalenza di una sua caratteristica mutazione, T1799A, riscontrata su
materiale tumorale prelevato sia chirurgicamente (tiroidectomia) sia in fase preoperatoria (agoaspirato)
oscilla, a seconda degli studi, dal 29% al 83%. Questa mutazione, localizzata nell’esone 15 è presente in
altre neoplasie, ma non in in forme benigne o altre forme di cancro della tiroide e, secondo alcuni studi,
avrebbe anche valore prognostico poiché associata in maniera statisticamente significativa ad un “outcome”
peggiore.
Sotto il profilo diagnostico, ciò corrisponde ad una valore predittivo positivo del 100% di questa indagine.
In letteratura, il riscontro della mutazione T1799A su FNA ha permesso anche di indirizzare verso una
diagnosi di PCT agoaspirati inizialmente letti come benigni(7/53) o letti come tiroiditi (1/14). In un altro
studio la mutazione di BRAF ha permesso la conferma nel 72% dei casi letti come PTC all’osservazione
citologica e ha permesso di fare diagnosi di malignità in 5/32 casi classificati come indeterminati
all’osservazione citologica.
BIBLIOGRAFIA ESSENZIALE:
− Salvatore G et al. Analysis of Braf point mutation and RET/PCT rearrangement refines the fine-needle
aspiration diagnosis of papillary thyroid carcinoma. 2004 J Clin Endocrinol Metab 89: 5175
− Namba et al. 2003 Clinical implication of hot spot BRAF mutation, V599E, in papillary thyroid cancers. J
Clin Endocrinol Metab, 88, 4393
− Cohen et al. 2004 Mutational analysis of BRAF in fine needle aspiration biopsies of the thyroid: a
potential for the preoperative assessment of thyroid nodules
− Xing M et al. 2005. BRAF mutation predicts a poorer clinical prognosis for papillary thyroid cancer, J
CLin Endocrinol Metab, 90, 6373
122
LINEA 2
ATTIVITA’ PREVISTE
La prima fase dello studio sarà concentrata sull’ottimizzazione delle tecniche di allestimento del preparato
citologico conservato in fase liquida teso ad ottenere il maggior numero di cellule utilizzabili dopo la fase
diagnostica, a fini di ricerca.
Successivamente, l’analisi della mutazione somatica V600E di BRAF in noduli tiroidei avrà una parte
retrospettiva ed una prospettica. La parte retrospettiva sarà realizzata estraendo DNA da vetrini citologici da
agoaspirati di noduli tiroidei al fine di verificarne la comparabilità con la diagnosi citologica e l’associazione
con le caratteristiche cliniche del nodulo. La parte prospettica prevede l’associazione dell’analisi di V600E di
BRAF in associazione alla diagnosi citologica dei noduli realizzata mediante l’allestimento di strisci su strato
sottile. Il DNA verrà ottenuto da una aliquota residuale del materiale da agoaspirato preparato per
monostrato, conservato a 4°C in fase liquida (soluz ione PreservCyt).
Il “gold standard” per la rilevazione della mutazione somatica in BRAF è rappresentato dal sequenziamento
diretto dell’esone 15 del gene; in alternativa, verrà utilizza tecnica dHPLC, che permette l’analisi di un
elevato numero di campioni in breve tempo o metodiche di primer extension allele specifica capaci di
rilevare anche l’1% di allele mutato rispetto all’allele wild-type (Mutector, Trigem).
RISULTATI E PRODOTTI DA CONSEGUIRE
Ottimizzazione della tecnica di raccolta e conservazione di materiale citologico per finalità scientificosperimentali.
Studio del valore diagnostico in citologia e dell’eventuale ruolo prognostico dell’analisi molecolare della
mutazione V600E di BRAF su materiale agoaspirato.
Progetto 30 – Area 1
POPOLAZIONE LINFOCITARIA ED ESPRESSIONE DELLE GELATINASI
TITOLO
MMP-2 E MMP-9 NEL LINFONODO SENTINELLA DEL CARCINOMA
MAMMARIO
Quaranta Michele (Laboratorio di Analisi)
RESPONSABILE
Istituto Tumori “Giovanni Paolo II” Bari
Daniele A., V. Garrisi Divella R., Venneri M.T., Di Tardo S., Tufaro A.,
RICERCATORI ASSOCIATI Capuano E. Giannelli G., Di Gennaro M., D’Errico D., D’Amico C., Zito A.
Schittulli F.
Dipartimento di Clinica Medica, Immunologia e Malattie Infettive - Sez. Med.
ENTI ESTERNI COINVOLTI
Int. Università degli Studi, Bari
DELL'ISTITUTO
Dipartimento Donna, U.S. di Istopatologia
COINVOLTE
ANNO DI INIZIO
2006
DURATA
2 ANNI
PAROLE CHIAVE
MMPs, Popolazione Linfocitaria, ca mammario
N. PZ DA INCLUDERE
100
DESCRlZIONE DEL PROGETTO
Le cellule tumorali hanno la capacità di “muoversi” all’interno dell’organismo che hanno colonizzato e dare
origine a metastasi, cioè formazione del tumore in sedi diverse da quella di partenza. Le cellule
neoplastiche possono staccarsi dal tumore primitivo o attraverso il sistema linfatico o attraverso il sistema
circolatorio sanguigno. Nel 1° caso danno origine a metastasi linfonodali, nel 2° caso a metastasi a
distanza in vari organi del corpo, in relazione al tipo e alla sede di origine del tumore primitivo.
La terapia chirurgica, nel carcinoma della mammella, prevede l’asportazione del tumore primitivo e
di tutti i linfonodi lo-regionali, possibili sede di metastasi, ad esempio nella quadrantectomia si
effettua una dissezione ascellare, cioè l’asportazione di una parte di mammella nel quale è
compreso il tumore e di tutti i linfonodi dell’ascella. La dissezione del compartimento linfonodale ascellare
tuttavia non è sempre esente da spiacevoli conseguenze come la formazione di grosse raccolte linfatiche
(linfoceli) ascellari di difficile riassorbimento, il gonfiore al braccio (linfedema), l’impotenza funzionale dello
stesso causata da lesione di alcune fibre nervose che decorrono a livello ascellare. Nel circolo linfatico
proveniente dal tumore le cellule malate seguono il principio della progressione sequenziale. Questo significa
123
LINEA 2
che tali cellule giungono al linfonodo più vicino alla sede del tumore e da lì si spostano progressivamente ai
linfonodi successivi.
In virtù di tale principio, diversi autori a partire dagli anni 80 hanno cominciato a sostenere che in alcuni tipi di
neoplasie era possibile effettuare un “intervento radicale” dal punto di vista oncologico, senza asportare
l’intero comparto linfonodale, ma asportando assieme al tumore solo il linfonodo nel quale era più probabile
che si fossero formate l cellule neoplastiche, il cosiddetto “linfonodo sentinella” (LS). L’assenza di cellule
tumorali nel LS sostanzialmente esclude che altri linfonodi di quel distretto sono stati coinvolti da metastasi; lo
svuotamento ascellare quindi va fatto solo in caso di riscontro di cellule tumorali nel LS. L’asportazione di un
unico linfonodo evita così l’insorgenza degli spiacevoli effetti collaterali che derivano da un intervento di
dissezione linfonodale completa (linfoadenectomia) mantenendo comunque la radicalità chirurgica.
Il LS, quindi, gioca un ruolo chiave nell’interpretazione diagnostica della capacità invasiva del carcinoma
mammario. Numerosi studi hanno dimostrato il ruolo chiave esercitato da una famiglia di enzimi zincodipendente, nota come Metalloproteasi nei processi di invasione e metastatizzazione del tumore.
A controbilanciare questa attività proteolitica vi è una famiglia di inbitori tessutali delle metalloproteasi i
TIMPs. Il bilancio proteolitico tra MMPs e TIMPs determina l’attività proteolitica fortemente correlata da un
punto di vista patogenetico con la diffusione metastatica delle cellule tumorali (Giannelli et al. Int.J. Cancer;
2004).
Scopo della nostra ricerca sarà quello di analizzare l’espressione delle MMPs e dei TIMPs in campioni di
linfonodi coinvolti e non dall’invasione metastatica; inoltre potremo valutare se l’assetto della popolazione
linfocitaria risulta alterata in corso di carcinoma mammario.
ATTIVITA' PREVISTE
Le metodologie che verranno utilizzate per lo studio dell’espressione tissutale delle MMPs e TIMPs in tale
progetto saranno la zimografia su gelatina, la zimografia in situ, la RT-PCR, tecniche in immunoistochimica e
in immunoenzimatica (ELISA).
Tutti i campioni istologici prelevati dalle pazienti affette da carcinoma mammario, in corso di intervento di
mastectomia o quadrantectomia saranno sottoposti a procedura di polverizzazione, lavaggio e, mediante
centrifugazione a diverse velocità, estrazione del citosol. Su tali campioni verranno eseguite le previste analisi
molecolari e biologiche ed il dosaggio dei recettori ormonali ER e PgR e sarà valutata l’espressione dell’HER2/neu in immunoistochimica. Il sovranatante verrà saggiato per la presenza delle metalloproteasi con le
differenti metodiche messe a punto dalle varie U.O. collaboranti.
L’analisi delle gelatinasi tramite zimografia sarà eseguita nel seguente modo:
i campioni saranno analizzati tramite un SDS-Page contenente gelatina, in condizioni riducenti, e le gelatinasi
separate in base al loro peso molecolare. A questo punto dopo aver rimosso l’SDS presente, il gel sarà
incubato per almeno 16-18 ore in condizioni rinaturanti a PH e temperatura fisiologici ed in presenza di ioni
metallo. Le aree di gelatinolisi appariranno in corrispondenza del peso molecolare relativo alla MMP-2 e
MMP-9, e dopo appropriata colorazione come bande bianche non colorate, in campo blu.Per quanto riguarda
la quantizzazione delle 2 MMPs, è stato recentemente messo a punto un software per la quantizzazione
dell’attività proteolotica. Parallelamente sugli stessi campioni verranno esegutite indagini in
immunoistochimica per la determinazione delle seguenti sottopopolazioni linfocitariesia nell’LS che nei LNS in
particolare il CD20, CD45RO, CD15, CD30, CD3, CD4, CD8, CD68, CD21 e CD25.
RISULTATI E PRODOTTI DA CONSEGUIRE
Questa ricerca, considerando il LS e i LNS permetterà di valutare l’esatto ruolo degli enzimi coinvolti nel
processo di invasione e metastatizzzione del carcinoma mammario in quanto il linfonodo sentinella è il
linfonodo che per primo drena dall’area tumorale e l’assenza di un suo coinvolgimento consente di escludere
l’esistenza di metastasi linfonodali ascellari.
124
LINEA 2
Progetto 31- Area 2
TITOLO
NHERF1 COME POTENZIALE MARCATORE PROGNOSTICO NEL
CARCINOMA MAMMARIO OPERABILE (N-)
RESPONSABILE
Anita Mangia (Laboratorio di Oncologia Sperimentale Clinica)
Istituto Tumori “Giovanni Paolo II” Bari
RICERCATORI
ASSOCIATI
Chiriatti Annalisa, Bellizzi Antonia, Stephan J. Reshkin (Università degli
Studi di Bari, Biologo ricercatore), Alfredo Zito, Simone Giovanni, Salvatore
Cesare, Daprile Rossana Francesco Schittulli, Paradiso Angelo
SERVIZI O LAB INTERNI
COINVOLTI
UU.OO. di IstoCitopatologia, Dipartimento Donna
ANNO DI INIZIO
2006
DURATA
36 mesi
PAROLE CHIAVE
NHERF1, carcinoma mammario, markers di prognosi
DESCRIZIONE DEL PROGETTO
NHERF1 (Na+/H+ exchanger regulatory factor) è una fosfoproteina contenente due domini PDZ di
interazione, in grado di reclutare un crescente numero di proteine di trasporto ionico e recettori di
1
membrana, quali i recettori tirosinochinasici EGFR e PDGFR , funzionando come adattatore molecolare
avente il ruolo di facilitare la funzione di altre proteine quali chinasi e/o fosfatasi, e di coordinare la
1,2
formazione di complessi multienzimatici in siti specifici . NHERF1 è attivamente coinvolto nelle fasi di
3
4
crescita e progressione tumorale e risulta overespresso nel tumore mammario e nei carcinomi
5
epatocellulari . In questi studi tuttavia, l’overespressione di NHERF1 non è stata mai correlata con i
parametri clinico-patologici dei pazienti. Da studi preliminari condotti su un limitato numero di pazienti è
emerso che l’espressione proteica di NHERF1 nel tumore è maggiore rispetto ai livelli proteici di
NHERF1 nel tessuto non tumorale dello stesso paziente; è inoltre emerso che l’overespressione di
NHERF1 sembra essere associata con l’aggressività del tumore (grado istologico, dimensioni del tumore,
3
stato linfonodale), con l’ipossia tumorale e con la progressione metastatica . Esperimenti condotti “in
vitro” in linee cellulari di carcinoma di mammella hanno inoltre evidenziato come trattamenti che mimano
il microambiente metabolico tumorale, quali l’ipossia e la deprivazione di siero portano ad una
3
sovraespressione di NHERF1 e ad un fenotipo tumorale più aggressivo (aumentata capacità invasiva).
Alti livelli di espressione di NHERF1 sono risultati infine associati con l’espressione di HIF1hypoxia
3
inducible factor, un marcatore cellulare del microambiente tumorale . I pochi studi finora condotti,
inducono dunque a ipotizzare che la valutazione dell’espressione di NHERF1 in pazienti con carcinoma
di mammella operabile, possa essere un utile biomarcatore predittivo di progressione tumorale e di
prognosi. Sulla base di queste premesse, scopo di tale progetto è quello di verificare su un’ampia
casistica di pazienti con carcinoma mammario operabile, il potenziale valore prognostico
dell’overespressione tissutale di NHERF1.
Referenze bibliografiche:
1. Shenolikar et al., Regulation of ion transport by the NHERF family of PDZ proteins. Physiology
2004.
2. Weinman et al., Characterization of a protein cofactor that mediates protein kinase A regulation
+
+
of the renal brush border membrane Na -H exchanger. J Clin Invest 1995.
3. Reshkin et al. The NHERF1 scaffolding protein is over-expressed in metastatic breast cancer
and promotes breast cancer tumor cell NHE1 activity and invasion via its PDZ2 domain.
submitted
4. Stemer-Rachanimov et al. NHE-RF, a merlin-interacting protein, is primarily expressed in
luminal epithelia, proliferative endometrium, and estrogen receptor positive breast carcinomas.
Am J Pathos. 2001.
5. Shibata et al. EBP50, a beta-catenin-associating protein, enhances Wnt signalling and is overexpressed in hepayocellular carcinoma. Hepatology 2003
ATTIVITA’ PREVISTE
Obiettivo del progetto è determinare, in una casistica clinica di circa 200 pazienti con carcinoma
mammario operabile nodo negativi (N-), (trattati/non trattati con ormono-chemioterapia), l’espressione
della proteina NHERF1 e studiare la relazione di NHERF1 con marcatori del microambiente tissutale
125
LINEA 2
(HIF1-, con marcatori di angiogenesi (VEGF, mVd) e con marcatori di aggressività del tumore (attività
proliferativa, HER2/neu). Sulla base delle evidenze ottenute, in un sottogruppo di pazienti, verrà inoltre
valutata la colocalizzazione spaziale di NHERF1 con il recettore tirosinchinasico HER2/neu. Le analisi di
espressione dei suddetti biomarcatori, saranno eseguite con tecnica immunoistochimica, su sezioni
istologiche di campioni inclusi in paraffina. Lo studio dell’interazione NHERF1-HER2/neu si avvarrà di
tecniche di microscopia confocale a fluorescenza.
Lo studio prevede le seguenti fasi:
Selezione della casistica clinica e aggiornamento del follow-up
Selezione dei preparati istologici inclusi in paraffina
Determinazione dei livelli di espressione tissutale dei markers biologici oggetto di studio
Analisi della colocalizzazione NHERF1-HER2/neu
Analisi statistica dei dati morfologici e comparazione con i parametri clinico-patologici
RISULTATI E PRODOTTI DA CONSEGUIRE
NHERF1, potrebbe essere utilizzato come nuovo marker prognostico per individuare sottogruppi di
pazienti a rischio di ripresa di malattia e come target terapeutico.
Progetto 32 - Area 2
TITOLO
TERAPIA ADIUVANTE (FEC) IN PAZIENTI CON CARCINOMA
MAMMARIO NODO-NEGATIVO (N-): INSORGENZA DI SECONDI
TUMORI E SOPRAVVIVENZA A 12 ANNI DI FOLLOW-UP.
RESPONSABILE
Angelo Paradiso (Laboratorio di Oncologia Sperimentale Clinica)
Istituto Tumori “Giovanni Paolo II” Bari
RICERCATORI
ASSOCIATI
Mangia Anita, Chiriatti Annalisa, Baldassarre Stea, Zito Alfredo, Brandi
Mario
Schittulli Francesco
SERVIZI O LAB INTERNI
COINVOLTI
ANNO DI INIZIO
U.O. di Istopatologia, Dipartimento Donna
DURATA
PAROLE CHIAVE
36 mesi
Ca.mammario linfonodo negativo (N-), 3H-Tdr-LI (TLI), FEC
DESCRIZIONE DEL PROGETTO
2006
L’attività proliferativa rappresenta l’epifenomeno di tutti gli eventi mutazionali e trascrizionali che si
manifestano nelle cellule tumorali. In particolare, l’attività proliferativa tumorale espressa come 3H-TdrLI si
(1,2)
è rivelato indicatore di aggressività biologica e clinica
, capace di identificare pazienti a rischio (fattore
(3)
prognostico) e predittore di risposta alla chemioterapia . Il presente studio ha arruolato 248 pazienti,
sottoposte a chirurgia radicale (mastectomia radicale o quadrantectomia + dissezione ascellare
+Radioterapia) per carcinoma mammario invasivo, linfonodi ascellari negativi (N-), con tumori altamente
proliferanti sulla base del valore del TLI (Thymidine Labelling Index). Di queste pazienti, 125 sono state
randomizzate per ricevere il trattamento adiuvante con FEC (Fluorouracile, Epirubicina, Ciclofosfamide), e
123 per ricevere solo terapia locoregionale. In questo studio vogliamo verificare i risultati ottenuti già a 5
(3)
anni
e dopo un follow-up di 12 anni. Particolare attenzione all’insorgenza di secondi tumori.
Referenze bibliografiche:
1. Silvestrini R. et al. Prognostic and predictive value of thymidine labelling index in breast cancer.
Breast Cancer Res Treat, 1998
2. Volpi A. et al. Prognostic significance of biologic markers in node-negative breast cancer patients:
a prospective study.Breast Cancer Res Treat., 2000
3. Paradiso A. et al. Randomized clinical trial of adjuvant fluorouracil, epirubicin, and
cyclophosphamide chemotherapy for patients with fast-proliferating, node-negative breast cancer.
JCO 2001
126
LINEA 2
ATTIVITA’ PREVISTE
Dal Novembre 1989 ad Aprile 1994, sono state trattate nel nostro Istituto donne con carcinoma
mammario operabile di età ≤ 70 anni, tutte pT1- pT2, N0,M0 (almeno 10 linfonodi esaminati), senza
metastasi a distanza e con tumori altamente proliferanti (attività proliferativa del tumore primitivo > del
valore mediano (2.3%) del TLI). Il consenso informato è stato ottenuto prima di sottoporre le donne al
trattamento e prima di aggiornare il follow up.
Per tutte le 248 pazienti entrate nel trial clinico, sono disponibili TLI (espresso come percentuale di cellule
6
marcate in fase S del ciclo cellulare e il totale di cellule neoplastiche) ,stato recettoriale, caratteristiche
clinico-patologiche, tipo di trattamento locoregionale, stato menopausale. Per quanto riguarda la
valutazione dell’attività proliferativa tumorale, sono stati periodicamente eseguiti controlli di qualità interintralaboratorio nell’ambito del National Quality Control Program.
Lo studio prevede:
1. Aggiornamento dei dati clinici di tutte le pazienti, dopo 12 anni di follow-up
2. Analisi dell’andamento clinico dei pazienti trattati con FEC vs i pazienti non trattati
3. Verifica del valore prognostico del TLI
4. Analisi statistica dei dati
5. Pubblicazione del lavoro su rivista recensita
RISULTATI E PRODOTTI DA CONSEGUIRE
Verificare e validare markers di proliferazione nella terapia adiuvante per migliorare la sopravvivenza di
pazienti con carcinoma mammario.
Progetto 33 Area 3
TITOLO
RESPONSABILE
EFFETTI DELLA TERAPIA ADIUVANTE CON TAXANI SUGLI INIBITORI
NATURALI DELLA COAGULAZIONE IN UN GRUPPO DI PAZIENTI CON
CARCINOMA MAMMARIO
Eufemia Savino (laboratorio di Analisi)
Istituto Tumori “Giovanni Paolo II” Bari
RICERCATORI ASSOCIATI M.Quaranta, M. Coviello, R. Marino, M. Schinco, M. Caringella , M. Brandi
ALTRE STRUTTURE
INTERNE
Dipartimento Donna
ANNO DI INIZIO
2006
DURATA
2 ANNI
PAROLE CHIAVE
Inibitori coagulazione, Taxani, ca mammario
N. PZ DA INCLUDERE
50
127
LINEA 2
DESCRlZIONE DEL PROGETTO
E’ ormai ben consolidato il concetto di una stretta correlazione tra tromboembolismo venoso (TEV) e
tumori. Infatti, da un lato è stata ampiamente dimostrata l’incidenza di eventi trombotici, anche ricorrenti, in
pazienti affetti da neoplasia clinicamente manifesta; dall’altro è stato documentato che il TEV, insorto in
assenza di fattori scatenanti, può rappresentare l’epifenomeno di una neoplasia occulta.
Nel paziente oncologico il momento considerato a maggior rischio per TEV, al di fuori del contesto
chirurgico, è rappresentato dalla chemioterapia. La patogenesi del TEV durante chemioterapia è
multifattoriale e ancora non completamente chiarita. Un primo meccanismo proposto è rappresentato dal
danno delle cellule endoteliali, esercitato direttamente dai chemioterapici, che si traduce nella perdita delle
proprietà antitrombotiche dell’endotelio, che assume così caratteristiche protrombotiche. L’azione tossica
sulle cellule neoplastiche determina, inoltre, la liberazione di citochine e fattori procoagulanti da parte del
tessut6o tumorale. Gli agenti chemioterapici possono, infine, ridurre i livelli plasmatici degli inibitori naturali
della coagulazione.
Le principali informazioni riguardanti la relazione tra complicanze tromboemboliche e chemioterapia,
derivano da studi eseguiti su donne affette da carcinoma mammario. E’ stato documentato, in corso di
differenti regimi chemioterapici, un’incidenza di TEV che varia dal 7% in pazienti con carcinoma mammario
stadio I e II, fino al 17% in pazienti affetti da neoplasia mammaria in stadioIV.
Tra i nuovi agenti chemioterapici introdotti negli ultimi anni, un ruolo importante è rivestito dai
taxani(docitexal e paclitaxel).
Nella pratica clinica attuale, i taxani vengono utilizzati nel trattamento del carcinoma mammario
metastatizzato, in monoterapia o in associazione con antracicline. Studi recenti hanno inoltre dimostrato
che, anche in ambito di trattamento adiuvante, i taxani in terapia combinata o sequenziale determinano,
rispetto agli schemi chemioterapici tradizionali, un significativo miglioramento, particolarmente sul piano
della sopravvivenza.
Non vi sono, attualmente, informazioni riguardo il rischio tromboembolico legato a protocolli chemioterapici
comprendenti i taxani.
Scopo del nostro progetto di ricerca sarà la valutazione dei livelli plasmatici dei principali inibitori naturali
della coagulazione in un gruppo di pazienti con neoplasia mammaria, in trattamento adiuvante con taxani.
ATTIVITA' PREVISTE
Saranno arruolate 50 pazienti operate per carcinoma mammario, in trattamento adiuvante con taxani,
on t taxani che saranno sottoposte a prelievi ematici seriali per i seguenti parametri della
coagulazione:
- proteina C
- proteina S
- antitrombina
- resistenza alla proteina C attivata
I prelievi saranno effettuati in condizioni basali (pre-trattamento) e successivamente in 7° e 15° giornata
dall’inizio del trattamento chemioterapico
RISULTATI E PRODOTTI DA CONSEGUIRE
Il nostro studio ci permetterà di dimostrare la comparsa di una condizione protrombotica nelle pazienti
arruolate.
128
LINEA 2
TITOLO
Progetto 34 – Area 1-2
POSSIBILE SIGNIFICATO BIOLOGICO-CLINICO
DELLA TRIPTASI E DEL VEGF NELLA
PROGRESSIONE DEI CARCINOMI GASTROENTERICI
RESPONSABILE
M. Coviello
RICERCATORI ASSOCIATI
Caringella M E, Ranieri G, Ruggirei E,. Venneri M.T, Savino E, Vacca A,
Montemurro S., Quaranta M.
ALTRE STRUTTURE
INTERNE
Chirurgia dell’apparato digerente, Radiologia Interventistica
ANNO DI INIZIO
2006
DURATA
2 anni
PAROLE CHIAVE
Triptasi, VEGF, angiogenesi, carcinomi gastroenterici
N. PZ DA INCLUDERE
60
DESCRlZIONE DEL PROGETTO
E’ ormai risaputo che il più importante fattore prognostico sfavorevole nella maggior parte dei tumori è la
comparsa di metastasi. L’angiogenesi tumorale rappresenta un meccanismo complesso e multifasico alla
base, non solo del processo della cancerogenesi, ma anche della progressione tumorale.
In passato sono stati valutati, negli estratti tumorali e nei liquidi biologici, vari fattori angiogenetici, tra i quali il
più importante è il Vascular Endothelial Growth (VEGF) dotato di azione fitogenica e anti-apoptotica sulle
cellule endoteliali. E’ stato dimostrato che le concentrazioni sieriche e/o plasmatiche del VEGF si correlano
con una prognosi peggiore. A tale proposito è noto come i fattori angiogenici possono essere prodotti dalle
cellule tumorali e dalle cellule infiltranti lo stroma dell’ospite(1).
In particolare il citotipo più importante coinvolto nella reazione anafilattica, ovvero il mastocita, sembra
essere, con evidenza sempre maggiore, implicato nella neo-angiogenesi (2). Ciò avverrebbe a causa di un
incremento del numero di mastociti connettivali, positivi alla triptasi, che topograficamente sono siti in
prossimità dei vasi sanguigni.
E’ stato dimostrato da studi in vitro e in modelli sperimentali di animali in vivo(3-4), che altri mediatori ad
attività pro-angiogenica sono contenuti nei granuli metacromatici dei mastociti, in particolare VEGF, FGF e
MMPs.
Anche la triptasi, surrogato della degranulazione mastocitaria, avrebbe un’azione pro-angiogenetica. Ciò
significa che il rilascio coordina e favorisce la vascolarizzazione, influenzando la migrazione e la
proliferazione delle cellule endoteliali e promovendo la formazione di neo-capillari tumore associati.
Con il presente studio ci proponiamo di dosare i livelli sierici di triptasi e, di pari passo, quelli plasmatici di
VEGF, in quanto fattori peptidici angiogenetici, per valutare il loro significato biologico-clinico nella
progressione dei carcinomi gastroenterici.
Bibliografia:
1-Ranieri G, Achille G, Florio G, Labriola A, Marzullo F, Paradiso A, Grammatica L.
[Biological-clinical significance of angiogenesis and mast cell infiltration in squamous cell carcinoma of the oral
cavity]
Acta Otorhinolaryngol Ital. 2001 Jun;21(3):171-8. Italian.
2-Ribatti D, Crivellato E, Roccaro AM, Ria R, Vacca A.
Mast cell contribution to angiogenesis related to tumour progression.
Clin Exp Allergy. 2004 Nov;34(11):1660-4. Review.
3-Ranieri G, Passantino L, Patrono R, Passantino G, Birillo F, Catino A, Mattioli V, Gadaleta C, Ribatti D.
The dog mast cell tumour as a model to study the relationship between angiogenesis, mast cell density and
tumour malignancy.
Oncol Rep. 2003 Sep-Oct;10(5):1189-93.
4-Passantino L, Patrono R, Ranieri G, Cianciotta A, Sciscioli V, Passantino GF.
The rainbow trout (Salmo gairdneri Richardson) granular leukocytes and mast-cells system versus the human
one. Cytomorphometrical and cytochemical characters in these two species philogenetically poles apart.
Ital J Anat Embryol. 2000 Jul-Sep;105(3):133-42.
129
LINEA 2
ATTIVITA' PREVISTE
Lo studio si propone di valutare i livelli sierici e plasmatici di triptasi e di VEGF in pazienti con patologia
neoplastica dell’apparato gastroenterico.
Verranno arruolati 60 pazienti che saranno sottoposti a prelievi ematici, rispettivamente prima dell’intervento
chirurgico, il 3° e il 7° giorno dopo l’intervento. Sui campioni raccolti verranno determinati, con metodiche di
fluoroimmunoenzimatica e immunoenzimatica, i livelli sierici e plasmatici di triptasi e VEGF al fine di valutare il
loro significato prognostico nelle patologie neoplastiche dell’apparato digerente.
La metodica fluoroimmunoenzimatica utilizza, 2 anticorpi anti-triptasi, uno, covalentemente legato alla fase
solida, che reagisce con la triptasi presente nel siero; l’altro, coniugato con l’enzima, che formerà un
complesso con il primo e permetterà la misurazione della triptasi mediante fluorescenza.
Per tale dosaggio Fluoro-immunoenzimatico verrà utilizzato lo strumento dedicato UniCAP 100.Mentre la
metodica immunoenzimatica è una tecnica tipo sandwich, che utilizza un anticorpo monoclonale, specifico
per il VEGF, pre-coattato su una micropiastra, e un anticorpo policlonale, sempre specifico per il VEGF,
legato ad un enzima.
Il complesso che si forma verrà rilevato dall’aggiunta di un substrato che svilupperà un colore proporzionale
alla quantità di VEGF presente nel plasma.
Lo studio sarà così articolato:
1) raccolta e stoccaggio dei sieri e dei plasmi al tempo 0, 3 gg, 7gg dall’ intervento chirurgico;
2) determinazione della Triptasi e del VEGF nei 3 tempi;
3) analisi statistica dei dati.
RISULTATI E PRODOTTI DA CONSEGUIRE
I dosaggi di tritasi e VEGF pre e post-operatorio serviranno a valutare il loro significato biologico-clinico nella
progressione dei carcinomi gastro-enterici.
Progetto 35 Area 2
TITOLO
ANALISI MUTAZIONALE DEI GENI KIT E PDGFRA NEI TUMORI STROMALI
GASTROINTESTINALI (GIST) E LORO CORRELAZIONI CLINICHE
RESPONSABILE
F.A. Zito
Istituto Tumori “Giovanni Paolo II” Bari
RICERCATORI
ASSOCIATI
A. Labriola, M. Lo Mele, D. D’Errico, F. Palma, R. D’Aprile, A. Pellecchia, S.
Montemurro, F. Giuliani, S. Tommasi. A. Parisi (Dirigente Veterinario I liv..)
ENTI ESTERNI
COINVOLTI
SERVIZI O LAB
INTERNI COINVOLTI
Istituto Zooprofilattico Sperimentale di Puglia e Basilicata- U.O. di Putignano
(BA)
U.C. Endoscopia Digestiva, Oncologia Speimentale
ALTRE STRUTTURE
INTERNE
DELL’ISTITUTO
COINVOLTE
U.C. Chirurgia Apparato Digerente, U.C. Oncologia Medica e Sperimentale,
ANNO DI INIZIO
2005
DURATA
3 ANNI
PAROLE CHIAVE
GIST, KIT, PDGFRA,RTK
N. PZ DA
INCLUDERE
20
DESCRIZIONE DEL PROGETTO
I tumori stromali gastrointestinali (GIST) rappresentano un interessante esempio di ricerca translazionale
per le relazioni esistenti fra le mutazioni dei geni KIT e PDGFRA e la risposta terapeutica. Recenti studi
hanno evidenziato che nel 75-80% dei casi di GIST le mutazioni riguardano il gene KIT, mentre nel 5-7%
130
LINEA 2
dei casi è il gene PDGFRA ad essere mutato. Questi geni codificano per dei recettori transmembrana
che appartengono alla classe III della famiglia delle RTK(receptor tyrosine kinase). I due recettori, dopo il
legame con il proprio ligando, dimerizzano e autofosforilano specifici residui di tiroxina con conseguente
attivazione di un meccanismo a cascata di segnali che controllano la differenziazione e la proliferazione
cellulare.
E’ stato dimostrato che nei GIST è presente una persistente attivazione di questi recettori causata da
mutazioni dei loro geni.
I farmaci come l’imatinib, che si legano a specifici siti target, inibiscono l’attività delle TK e quindi la
proliferazione cellulare favorendo l’apoptosi.
I diversi tipi di mutazione dei due geni conferiscono un differente comportamento all’imatinib: i pazienti
con mutazioni del gene KIT a livello dell’esone 9 rispondono meglio alla terapia rispetto a quelli con
mutazioni nell’esone 11 o del wild type, mentre i pazienti con mutazioni del gene PDGFRA nell’esone 12
hanno una migliore risposta terapeutica di quelli con mutazioni nell’esone 18.
Questo studio si propone di eseguire un’analisi delle mutazioni dei geni KIT e PDGFRA nei casi trattati
presso il nostro istituto negli ultimi 5 anni, correlando i dati patologici e biomolecolari con la risposta
terapeutica e la sopravvivenza.
Heinrich MC, Rubin BP, Longley BJ, Fletcher JA.Biology and genetic aspects of gastrointestinal stromal
tumors: KIT activation and cytogenetic alterations.
Hum Pathol. 2002 May;33(5):484-95
Blay JY, Bonvalot S, Casali P, Choi H, Debiec-Richter M, Dei Tos AP, Emile JF, Gronchi A, Hogendoorn
PC, Joensuu H, Le Cesne A, McClure J, Maurel J, Nupponen N, Ray-Coquard I, Reichardt P, Sciot R,
Stroobants S, van Glabbeke M, van Oosterom A, Demetri GD; GIST consensus meeting
panelists.Consensus meeting for the management of gastrointestinal stromal tumors. Report of the GIST
Consensus Conference of 20-21 March 2004, under the auspices of ESMO.
Ann Oncol. 2005 Apr;16(4):566-78. Review. Erratum in: Ann Oncol. 2005 Jun;16(6):993.
ATTIVITA’ PREVISTE
Saranno studiati 20 casi di tumori stromali gastrointestinali (GIST) provenienti da pezzi operatori fissati
ed inclusi in paraffina.
Dai campioni sarà estratto il DNA genomico che verrà in seguito amplificato mediante PCR per valutare
lo stato mutazionale dei geni c-Kit (esoni 9,11,13,17) e PDGFRα (esoni 11,12 e 18). I prodotti di PCR
verrano quindi sottoposti ad analisi di sequenza.
Lo studio delle mutazioni correlate alla categoria patologica di rischio (sec. NIH Consensus Conference)
saranno confrontati con la risposta terapeutica e con la sopravvivenza.
RISULTATI E PRODOTTI DA CONSEGUIRE
Verificare il valore predittivo alla risposta terapeutica delle mutazioni del gene KIT e PDGFRA nei tumori
stromali gastrointestinali
131
LINEA 2
Progetto 36 Area 2
TITOLO
RESPONSABILE
RICERCATORI
ASSOCIATI
VALORE DIAGNOSTICO DELL’ISTOLOGIA
REFLUSSO GASTROESOFAGEO
NEI
PAZIENTI
CON
Antonella De Ceglie (UO Gastroenterologia ed Endoscopia Digestiva)
Istituto Tumori “Giovanni Paolo II” Bari
Francesco Scotto*, Alfredo Zito°, Diego D’Errico°, Antonio Pellecchia
SERVIZI O LAB INTERNI
COINVOLTI
U.O. di Istologia ed Anatomia patologica
ANNO DI INIZIO
2006
DURATA
3 anni
PAROLE CHIAVE
NERD, GERD, reflusso, linea Z
N. PZ DA INCLUDERE
360
DESCRIZIONE DEL PROGETTO
Nel 70% dei pazienti con sintomi da reflusso gastroesofageo non si osservano all’esame endoscopico
lesioni macroscopicamente rilevabili (erosioni o ulcere). Si tratta della cosiddetta NERD, ossia la malattia da
reflusso gastroesofageo senza lesioni endoscopiche, le quali invece sono presenti nel GERD.
In entrambi i tipi di patologia il trattamento terapeutico ha un ruolo rilevante non solo per l’induzione della
remissione clinica e il miglioramento della qualità di vita dei pazienti, ma anche nella prevenzione delle
conseguenze a lungo termine che la malattia da reflusso può provocare.
È stato infatti dimostrato che la presenza di sintomi tipici, quale pirosi e rigurgito acido, è fattore di rischio
per lo sviluppo dell’adenocarcinoma esofageo.
Fatta eccezione per i pazienti affetti da esofago di Barrett, nella diagnosi di patologia da reflusso
gastroesofageo (GERD e NERD) l’istologia è stata generalmente considerata di scarso valore in passato.
Studi recenti stanno rivalutando il ruolo dell’esame istologico nei pazienti con reflusso gastroesofageo non
complicato.
Scopo del nostro lavoro è valutare il ruolo diagnostico delle alterazioni istologiche presenti nei pazienti con
GERD e NERD, utilizzando biopsie in sedi multiple e confrontandole con quelle ottenute in un appropriato
gruppo di controllo.
1. Stanghellini V, Cogliandro R, Cogliandro L, et al. Unsolved problems in the management of patients
with gastroesophageal reflux disease. Dig. Liver Disease 2003; 35: 843-8.
2. Pace F, Bollani S, Molteni P et al. Storia naturale della malattia da reflusso gastroesofageo senza
esofagite (NERD): Rivalutazione a 10 anni di distanza. NeUrogastroenterologia 2003; ¾: 45-50.
3. Zentilin P, Savarino V, Mastracci L, Spaggiari P, Dulbecco P, Ceppa P, Savarino E, Parodi A, Mansi
C, Fiocca R. Reassessment of the diagnostic value of hystology in patients with GERD, using
multiple biopsy sites and appropiate control group. American Journal Gastroenterology 2005 Oct;
100 (10): 2299-306
ATTIVITA’ PREVISTE
Verranno considerati 120/pz consecutivi per anno. A tutti i pazienti verrà somministrato, prima dell’esame
endoscopico, un questionario alimentare autocompilato ed un questionario epidemiologico.
Verranno perciò effettuate due biopsie sia a livello della linea Z, che 2 e 4 cm al di sopra di esse, in tre
gruppi di 40 pazienti: pazienti con sintomi da reflusso senza evidenza endoscopica (NERD); pazienti con
sintomi da reflusso e diagnosi endoscopica di esofagite secondo la classificazione di Los Angeles (GERD),
pazienti senza sintomi di reflusso e senza diagnosi endoscopica di esofagite (gruppo di controllo).
Verranno considerate “esofagiti microscopiche” la presenza di necrosi/erosione, infiltrazione
neutrofila/eosinofila, l’iperplasia delle cellule basali, la dilatazione degli spazi intercellulari. Ciascuno di
questi parametri verrà valutato con uno score (range 0-2).
Nel primo gruppo di pazienti (NERD) la presenza eventuale di “esofagite microscopica” porrà l’indicazione
all’esecuzione della pH-metria, metodica considerata gold standard nello studio del reflusso, allo scopo di
verificare l’attendibilità dei dati istologici.
132
LINEA 2
RISULTATI E PRODOTTI DA CONSEGUIRE
Obiettivo primario del nostro studio è quello di valutare la presenza di “esofagiti microscopiche” nei pazienti
che lamentano sintomi da reflusso in assenza di lesioni endoscopicamente evidenti e di valutare la
frequenza delle stesse alterazioni istologiche nei pazienti con esofagiti non complicate e nel gruppo di
controllo.
Obiettivi secondari dello studio sono: 1) impostare una terapia adeguata nei pazienti con sintomi da reflusso
per la prevenzione delle conseguenze a lungo termine che la malattia da reflusso può provocare senza
necessità di esecuzione della pH-metria.; 2) valutare l’incidenza epidemiologica dei sintomi da reflusso e le
abitudini alimentari dei pazienti con sintomi da reflusso.
Progetto 37 Area 2
TITOLO
CROSS TALK TRA I PATHWAY DI TRADUZIONE DEL SEGNALE DI
EGFR E MET E MODULAZIONE CON FARMACI TK INIBITORI NEL CA.
EPATICO
RESPONSABILE
Amalia Azzariti
Istituto Tumori “Giovanni Paolo II” Bari
RICERCATORI
ASSOCIATI
Letizia Porcelli), Sara Gagliardi Grazia Simone), Angelo Paradiso
Gianluigi Giannelli (Univesità di BARI - professore)
ENTI ESTERNI
COINVOLTI
Università di BARI
SERVIZI O LAB INTERNI
COINVOLTI
Laboratorio di Farmacologia in vitro
ANNO DI INIZIO
2006
DURATA
3 anni
PAROLE CHIAVE
TK inibitori, c-Met, HCC, HGF
DESCRIZIONE DEL PROGETTO
EGFR e Met sono due recettori tirosino chinatici attivati rispettivamente da i loro fattori di crescita EGF e
HGF. Quando costitutivamente overespressi e/o attivati, come è stato frequentemente riscontrato in alcuni
tumori solidi, sono responsabili della proliferazione e progressione tumorale. In dettaglio, L’attivazione di
Met induce la disgregazione della massa tumorale, l’erosione della membrana basale, infiltrazione della
matrice stremale e formazione di metastasi. E’ noto che l’interazione tra EGFR e Met avviene a vari livelli:
quando EGFR è overespresso può direttamente associarsi e fosforilare Met; quando EGFR è overespresso
può attivare la trascrizione di Met (ca. tiroideo); nel ca. pancreatico ed epatico Met può essere transattivato
da EGFR e GPCRs, poiché dopo stimolazione con ligandi specifici questi recettori producono specie
reattive dell’ossigeno (ROS) che inibiscono le tirosino fosfatasi e quindi portano all’attivazione di Met.
Partendo dai nostri studi sperimentali condotti nel modello in vitro del carcinoma epatico che hanno
evidenziato l’attività come agenti antitumorali dei due inibitori di EGFR, gefitinib e ZD6474, e il ruolo chiave
svolto dalla laminino 5 nel determinare la loro efficacia [1, 2] e da dati riportati in letteratura che
suggeriscono la possibile efficacia terapeutica mediante interazione con Met di alcune small molecules
simili per struttura chimica ai principi attivi disponibili nel nostro laboratorio, in questo studio ci proponiamo
di studiare il cross talk tra EGFR e Met, sia a livello recettoriale che come attivazione preferenziale di
particolari steps dei loro pathway di traduzione del segnale, e di determinare se i TKIs a nostra disposizione
sono in grado di inibire entrambi in maniera selettiva e quindi cercare di ottimizzare la somministrazione in
modo da ottenere un sinergimo di attività mediante la inibizione dei molteplici meccanismi molecolari
responsabili della proliferazione e progressione tumorale. Il modello di studio sarà costituito da linee cellulari
tumorali epatiche con vario grado di invasività ed i farmaci utilizzati saranno il gefitinib e lo ZD6474.
133
LINEA 2
ATTIVITA’ PREVISTE
Durante lo svolgimento di questo progetto saranno svolte le seguenti attività:
• Caratterizzazione nelle varie linee cellulari in studio dei parametri fondamentali per questo studio sia in
condizioni basali che in seguito a stimolazione da aggiunta di fattori come EGF e HGF, come i livelli di
espressione dei recettori e dei vari step dei pathway di traduzione del segnale, in forma fosforilata e
totale, etc.
• Analisi della inibizione della fosforilazione dei due recettori in funzione della concentrazione dei due
farmaci in condizioni basali e di stimolazione, al fine di determinare le condizioni sperimentali che
possano permettere l’analisi della modulazione di particolari caratteristiche cellulari in seguito
all’inibizione preferenziale di uno dei due recettori.
• Analisi della inibizione dei vari down stream effectors
• Analisi dell’efficacia dei farmaci nel modulare la capacità delle cellule di formare colonie, di proliferare, di
sopravvivere e di migrare.
L’attuazione di questo progetto di analisi preclinica “in vitro” prevede l’applicazione di tecniche di biologia
cellulare, di biochimica, e di biologia molecolare come tecniche di immunoprecipitazione, Western blot,
saggi specifici di attività, analisi citofluorimetriche, saggi di invasione, etc. Inoltre, si applicheranno tecniche
ed analisi inerenti la farmacologia in vitro per l’analisi dell’attività citotossica dei farmaci oggetto di studio.
L’analisi citotossica sarà effettuata con vari saggi, MTT, BrdU assay, colony formation, etc. ed i risultati
saranno analizzati con il metodo di Chou e Talalay.
RISULTATI E PRODOTTI DA CONSEGUIRE
Questo studio permetterà, mediante una iniziale caratterizzazione del recettore Met nel nostro modello
cellulare e la determinazione della modulazione dello stesso da esposizione a TK inibitori di chiarire il cross
talk tra i 2 pathway di EGFR e Met.
Questo studio potrebbe portare all’identificazione di nuovi schemi di somministrazioni combinate tra questi
farmaci target oriented ed altri convenzionali e non.
Presentazione dei dati a congressi nazionali ed internazionali e pubblicazione dei risultati ottenuti su riviste
nazionali ed internazionali di elevato valore scientifico
Progetto 38-Area 2
TITOLO
RESPONSABILE
TKIS NEL MODELLO DI CA. SQUAMOSO TESTA-COLLO
Angelo Paradiso (Laboratorio di Oncologia Sperimentale Clinica)
RICERCATORI
ASSOCIATI
SERVIZI O LAB INTERNI
COINVOLTI
ANNO DI INIZIO
DURATA
PAROLE CHIAVE
Istituto Tumori “Giovanni Paolo II” Bari
Amalia Azzariti
Stefania Tommasi Sinto Sebastian, Brunella Pilato), RosaMaria Pinto
Laboratorio di Farmacologia in vitro
Laboratorio di Biologia Molecolare
2006
1 anno
EGFR, mutazioni, sensibilità al gefitinib
DESCRIZIONE DEL PROGETTO
Durante gli anni precedenti, nel nostro laboratorio, sono state caratterizzate 12 linee cellulari di tumore testa
colla provenienti dal laboratorio del Dr. Tommasino – Lione – Francia ed è stata determinata la loro
sensibilità al gefitinib determinando l’IC50 e la sua capacità di modulare targets cellulari coinvolti nel
pathway di traduzione del segnale di EGFR, come Akt ed Erk1/2. La caratterizzazione del pannello di linee
cellulari ha compreso la determinazione dei livelli di espressione di recettori TK, EGFR, ErbB2, KDR e dei
down stream effectors, Akt and Erk1/2: i livelli basali di ErbB2, KDR, Akt and Erk1/2 erano simili nella
maggior parte delle linee. EGFR e gli altri targets erano variamente espressi nelle varie linee cellulari. Sono
stati inoltre evidenziati livelli simili di PTEN e di ABCG2. La sensibilità al gefitinib variava nelle diverse linee
cellulari, e la più sensibile era HCN211, inoltre è stato riscontrato un blocco del ciclo cellulare in fase G0/G1
e l’induzione dell’apoptosi in tutto il pannello cellulare.
134
LINEA 2
ATTIVITA’ PREVISTE
Al fine di determinare se la diversa sensibilità al gefitinib nel modello di tumore testa collo sia dipendente
dalla presenza delle mutazioni (EGFRL858R and EGFR delL747-P753), come già riscontrato nella
patologia tumorale polmonare, durante questo anno si procederà al sequenziamento del gene di EGFR.
In particolare, dopo estrazione del DNA, da cellule in coltura appartenenti a tutte le 12 linee cellulari tumorali
di testa collo a disposizione, si effettuerà il sequenziamento degli esoni 18, 19, 20, 21, 27 e 28 codificanti la
regione COOH terminale e quella tirosino chinasica.
Inoltre, sempre allo scopo di chiarire i meccanismi che inducono la maggiore o minore sensibilità al gefitinib,
e partendo all’ipotesi che questo farmaco possa essere substrato della pompa di efflusso di farmaci
ABCG2, si procederà alla determinazione del coinvolgimento della stessa nel modulare la concentrazione
intracellulare di gefitinib, in funzione della concentrazione di farmaco ed in presenza ed assenza di un
inibitore specifico.
RISULTATI E PRODOTTI DA CONSEGUIRE
Questo studio chiarirà se anche in questa patologia tumorale le mutazioni già riscontrate in quella
polmonare sono predittive alla risposta al gefitinib.
Inoltre, chiarirà se nel modello di tumore testa collo, la minore o maggiore sensibilità a farmaci della classe
TK inibitori dipenda dal funzionamento delle MDR.
I dati saranno presentati a congressi nazionali ed internazionali e riassunti in un manoscritto che sarà
sottoposto per la pubblicazione su una riviste internazionali di elevato valore scientifico.
Progetto 39 Area 1
TITOLO
RESPONSABILE
RICERCATORI
ASSOCIATI
ENTI ESTERNI
COINVOLTI
SERVIZI O LAB INTERNI
COINVOLTI
ANNO DI INIZIO
DURATA
PAROLE CHIAVE
PPARS LIGANDI COME NUOVI AGENTI ANTITUMORALI
Letizia Porcelli
Istituto Tumori “Giovanni Paolo II” Bari
Amalia Azzariti ), Grazia Simone, Sara Gagliardi , Angelo Paradiso
Fulvio Loiodice (Univesità di BARI-professore)
Dip. Farmaco chimico-Univesità di BARI
Laboratorio di Farmacologia in vitro
2006
2 anni
PPARs ligandi, fibrati, EGFR TKinibitori.
135
LINEA 2
DESCRIZIONE DEL PROGETTO
I PPAR (α, β, γ) sono recettori nucleari attivati da ligando, che oltre ad essere importanti modulatori del
metabolismo cellulare, regolano l’espressione di geni importanti nella cancerogenesi. In particolare i ligandi
di PPARγ, attraverso diversi pathways, agiscono favorendo il blocco della crescita, l’apoptosi e il
differenziamento cellulare di un’ampia casistia di tumori. Studi in vivo ed in vitro, in modelli gastrointestinali e
della mammella, hanno dimostrato che gli agonisti di PPARγ agiscono determinando l’arresto del ciclo
cellulare in fase G0/G1, attraverso meccanismi come l’overespressione degli inibitori delle chinasi ciclina
dipendenti (CDKIs), inoltre attivano geni importanti nel riparo del DNA come GADD153, e inducono
l’overespressione di geni soppressori del tumore come PTEN, inibendo così diverse funzioni cellulari come
la migrazione, la sopravvivenza e la proliferazione mediata dal pathway di traduzione del segnale di
AKT/PI3K. Sulla base di queste premesse, la ricerca e lo sviluppo di nuovi composti “lead” ideati per
interagire in maniera selettiva con i recettori PPAR, costituisce un nuovo approccio terapeutico da
affiancare alla terapia chemioterapia tradizionale e alla più nuova terapia con farmaci target-oriented.
Esperimenti preliminari condotti nel nostro laboratorio utilizzando alcuni composti di nuova sintesi
appartenenti alla classe dei Fibrati, ligandi sintetici dei recettori PPARα/PPARγ e sintetizzati dal gruppo del
prof. Loiodice del Dipartimento Farmaco-Chimico dell’Università di Bari, hanno dimostrato che solo due
ligandi, LT160 ed LT127, rispettivamente l’enantiomero (R) ed (S) dello stesso composto, risultavano avere
un’efficacia antiproliferativa maggiore dei composti di riferimento, troglitazone e rossiglitazone, nei due
modelli in vitro rappresentativi della patologia tumorale di mammella (MCF7 ed MDAMB231) e di colon (HT29, LoVo, HCT-15). Inoltre, è stata riscontrata la capacità di modulare il ciclo cellulare, bloccando le cellule
in fase GO/G1, e di indurre l’apoptosi da parte dei due composti, LT160 ed LT127. Inoltre tali ligandi
modulano l’attività di alcuni marcatori biologici quali EGFR e i suoi principali down-stream effectors, Erk1/2
ed Akt, coinvolti in pathway cellulari della proliferazione, migrazione ed invasione. Questi risultati
suggeriscono l’approfondimento dello studio sull’esistenza di un cross-talk cellulare tra vie di traduzione del
segnale apparentemente distinte, la cui approfondita analisi potrebbe consentire di confermare
ulteriormente la validità di questa nuova classe di farmaci come nuovi antitumorali target-oriented che
potrebbero essere utilizzati anche in associazione con chemoterapici tradizionali o altri farmaci targetoriented nella terapia antitumorale.
ATTIVITA’ PREVISTE
Durante lo svolgimento di questo progetto di ricerca si svolgeranno le seguenti attività:
•
Ampliamento e caratterizzazione biologico molecolare del modello di studio con l’aggiunta di linee
cellulari tumorali di fegato e pancreas;
• Approfondimento dei meccanismi cellulari coinvolti nell’attività anti-proliferativa, pro-differenziazione
e apoptotica di nuovi composti agonisti dei recettori PPARγ e modulazione del pathway di EGFR
ad opera degli stessi composti
• Analisi ciclo-relata per la determinazione dei possibili meccanismi molecolari responsabili della
risposta farmacologica
• Messa a punto, in sistemi in vitro, di nuove strategie terapeutiche combinatoriali soprattutto miranti
ad una più efficiente inibizione di specifici pathways cellulari cruciali per la cancerogenesi, come la
combinazione di PPAR ligandi e inibitori di EGFR
• Ottimizzazione degli schemi di trattamenti combinati con farmaci nuovi e convenzionale
L’attuazione di questo progetto di analisi preclinica “in vitro” prevede l’applicazione di tecniche di biologia
cellulare, di biochimica, e di biologia molecolare come tecniche di immunoprecipitazione, Western blot,
saggi specifici di attività, analisi citofluorimetriche, etc. Inoltre, si applicheranno tecniche ed analisi inerenti
la farmacologia in vitro. per l’analisi dell’attività citotossica dei farmaci oggetto di studio. L’analisi citotossica
in regime di mono o poli-terapia sarà effettuata con vari saggi, MTT, BrdU assay, colony formation, etc. ed i
risultati saranno analizzati con il metodo di Chou e Talalay
136
LINEA 2
RISULTATI E PRODOTTI DA CONSEGUIRE
Questo studio permetterà, mediante una iniziale caratterizzazione dei modelli cellulari e la determinazione
dell’attività di questa nuova classe di farmaci come agenti antitumorali mediante sia modulazione dei PPAR
recettori che del pathway di EGFR, la messa a punto di nuove strategie terapeutiche sia dei fibrati in
monoterapia che in associazione con farmaci inibenti EGFR e la ottimizzazione degli schemi di trattamenti
combinati.
Presentazione dei dati a congressi nazionali ed internazionali e pubblicazione dei risultati ottenuti su riviste
nazionali ed internazionali di elevato valore scientifico
137
LINEA 2
Progetto 40 Area 2
TITOLO
FARMACI BIOLOGICI E MODULAZIONE DI PROTEINE MDR RELATE
RESPONSABILE
Amalia Azzariti (Laboratorio di Oncologia Sperimentale Clinica)
Istituto Tumori “Giovanni Paolo II” Bari
RICERCATORI
ASSOCIATI
Letizia Porcelli, Sara Gagliardi, Grazia Simone, Angelo Paradiso
Nicola Colabufo (Univesità di BARI )
Maurizio D’Incalci (Mario Negri – Milano)
ENTI
COINVOLTI
ESTERNI
Dip. Farmaco chimico-Univesità di BARI
Mario Negri – Milano
SERVIZI O LAB INTERNI
COINVOLTI
Laboratorio di Farmacologia in vitro
ANNO DI INIZIO
2006
DURATA
3 anni
PAROLE CHIAVE
ABCG2, P-gP, MDR, EGFR inibitori, Sigma ligandi, camptothecine,
antracicline, taxani
DESCRIZIONE DEL PROGETTO
Una delle maggiori problematiche nella terapia chemoterapica è l’insorgenza della resistenza ai farmaci che
può essere intrinseca o estrinseca. Il più semplice meccanismo responsabile di questa resistenza è la
riduzione della concentrazione intracellulare di farmaco . Tra le varie strategie per cercare di superare la
“drug resistance” mediante un aumento della concentrazione intracellulare di farmaco è quella di inibire
l’espressione di alcune pompe di efflusso dei farmaci. I tre maggiori trasportatori”ATP-binding cassette
(ABC) transportes” coinvolti nella “multidrug resistance (MDR)” sono la glicoproteina P (PgP) MDR1; le
proteine MDR associate MRP1, MRP2, MRP3, MRP4 e MRP5; e la ABCG2. La glicoproteina P è
notoriamente coinvolta nella resistenza alla doxorubicina ed ai taxani e la ABCG2 alle camptotecine, farmaci
di elezione nel trattamento delle neoplasie mammarie e del coloretto, rispettivamente.
In questo studio focalizzeremo la nostra attenzione su due classi di composti che hanno mostrato capacità
di modulazione di queste proteine responsabili della resistenza ai farmaci: gli inibitori di recettori tirocini
chinatici e nuovi agonisti dei recettori sigma 2.
Studi preliminari hanno mostrato che i TKIs ed in particolare il gefitinib, inducendo l’overespressione della
ABCG2, pompa di efflusso delle camptotecine, è in grado di aumentare l’accumulo in cellula del farmaco
(SN38, metabolica attivo del CPT-11) e anche la sua capacità di indurre accumulo delle cellule nella fase S
del ciclo cellulare, permettendoci di ipotizzare il meccanismo responsabile dell’antagonismo trovato tra il
gefitinib e l’SN-38 quando il farmaco citostatico era somministrato prima del citotossico.
Inoltre, per quanto concerne l’utilizzo di agonisti dei recettori sigma 2, un primo lavoro effettuato nel nostro
laboratorio in collaborazione con il dipartimento Farmaco Chimico dell’Università di Bari ha dimostrato che il
PB28, un nuovo ligando dei recettori sigma 2, agisce come agente antitumorale ed è in grado di modulare la
P-gP e quindi di revertire la resistenza a classe di farmaci comprendenti le antracicline. Il modello di studio
utilizzato era costituito da linee cellulari tumorali di mammella ed abbiamo dimostrato che il PB28 inibiva la
crescita cellulare dopo 2 giorni di esposizione al farmaco, induceva un accumulo delle cellule in fase G0/G1,
e induceva l’apoptosi caspasi-indipendente. Inoltre, riducendo l’espressione della P-gP induceva un
aumento dell’efficacia della doxorubicina attraverso un aumento dell’accumulo della stessa in cellula.
Dunque questo studio ha permesso di evidenziare l’utilità di questo composto quale antitumorale e
repertante la resistenza alle antracicline, ed i dati sono oggetto di un manoscritto sottoposto alla rivista
Molecolar Cancer Therapeutics.
In particolare durante lo svolgimento di questo progetto verrà esteso lo studio ad altri TK inibitori come lo
ZD6474, che inibisce efficacemente sia EGFR che KDR e che abbiamo già verificato essere in grado di
modulare ABCG2 come il gefitinib. Inoltre, si procederà ad evidenziare come questi composti modulano
questa pompa di efflusso dei farmaci, partendo dall’ipotesi, basata su nostri dati sperimentali e da evidenze
riportate in letteratura, che possano essere inibitori o substrati della ABCG2 a tempi brevi di esposizione
mentre dopo lunghi periodi possa esserci una risposta cellulare caratterizzata da una over espressione della
stessa proteina. Inoltre, verranno utilizzati nuovi derivati del PB28 nei quali si è cercato di conservare solo
l’azione sulla P-gP, per aumentare l’efficacia di repertante della resistenza ai farmaci a dosaggi inferiori.
138
LINEA 2
ATTIVITA’ PREVISTE
Durante lo svolgimento di questo progetto saranno svolte le seguenti attività:
•
•
acquisizione di linee cellulari dei vari modelli in studio over-esprimenti le MDR di interesse.
caratterizzazione biologico molecolare dei modelli di studio pre-clinico del tumore della mammella e del
colon mediante analisi dei livelli di espressione delle proteine MDR relate e dei target di azione dei
farmaci in studio, recettori tirosino chinatici e vari steps del signal transduction pathway, livelli di
espressione di recettori sigma 1 e 2 mediante esperimenti di binding, etc.
• determinazione della modulazione di delle pompe di efflusso dei farmaci da parte delle molecole in
studio e analisi della modulazione dei loro target specifici in funzione del tempo di esposizione e della
concentrazione;
• determinazione della modulazione della concentrazione intracellulare di farmaci convenzionali, come le
antracicline e le camptotecine, in seguito a esposizione ai farmaci sperimentali in studio;
• messa a punto di nuove strategie terapeutiche mediante combinazione di questi farmaci target oriented
con farmaci convenzionali;
• ottimizzazione degli schemi di trattamenti combinati partendo dai risultati ottenuti sulla possibilità di
reversione della farmaco resistenza alle antracicline o alle camptotecine
L’attuazione di questo progetto di analisi preclinica “in vitro” prevede l’applicazione di tecniche di biologia
cellulare, di biochimica, e di biologia molecolare come tecniche di immunoprecipitazione, Western blot,
saggi specifici di attività, analisi citofluorimetriche, HPLC, etc. Inoltre, si applicheranno tecniche ed analisi
inerenti la farmacologia in vitro per l’analisi dell’attività citotossica dei farmaci oggetto di studio. L’analisi
citotossica in regime di mono o poli-terapia sarà effettuata con vari saggi, MTT, BrdU assay, colony
formation, etc. ed i risultati saranno analizzati con il metodo di Chou e Talalay.
RISULTATI E PRODOTTI DA CONSEGUIRE
Questo studio permetterà, mediante una iniziale caratterizzazione delle varie pompe di efflusso dei farmaci
nei diversi modelli cellulari e la determinazione della modulazione della concentrazione intracellulare di
farmaci convenzionali, come le antracicline e le camptotecine, in seguito a esposizione ai farmaci
sperimentali in studio, la messa a punto di nuove strategie terapeutiche mediante combinazione di farmaci
target oriented con farmaci convenzionali e la ottimizzazione degli schemi di trattamenti combinati.
Presentazione dei dati a congressi nazionali ed internazionali e pubblicazione dei risultati ottenuti su riviste
nazionali ed internazionali di elevato valore scientifico
139
LINEA 2
Progetto 41 Area 1-4
TITOLO
RESPONSABILE
RICERCATORI
ASSOCIATI
SERVIZI O LAB
INTERNI
COINVOLTI
ALTRE
STRUTTURE
INTERNE
DELL’ISTITUTO
COINVOLTE
ANNO DI INIZIO
DURATA
PAROLE CHIAVE
N. PZ DA
INCLUDERE
CARATTERIZZAZIONE DEI LIVELLI
DI VEGF IN DIFFERENTI FRAZIONI
EMATICHE DI PAZIENTI AFFETTE DA NEOPLASIE GINECOLOGICHE
Falco Gaetano (U.O.C. Ginecologia Oncologica)
Istituto Tumori “Giovanni Paolo II” Bari
Maria Coviello, Girolamo Ranieri, Claudio Cantinieri, Maria Assunta Deliso, Anila
Kardashi, Maria Schinco, Maria Caringella, Maria Teresa Venneri, Michele
Quaranta, Giulio Gargano, Vincenza Ceglie, Alessandra Renna, Francesco Schittulli
Laboratorio analisi, SSO Ematologia e Coagulazione
Radiologia Interventista
2006
3 anni
VEGF, Neoplasie ginecologiche, Angiogenesi
100
DESCRIZIONE DEL PROGETTO
L’angiogenesi è un evento strettamente correlato alla crescita tumorale in quanto nessun tumore potrebbe
raggiungere dimensioni superiori ai 2 mm di diametro senza un adeguato supporto trofico vascolare che
permetta alla neoplasia di ricevere un adeguato apporto di ossigeni e nutrienti.Nelle sue fasi iniziali infatti il
tumore è costituito da un piccolo nucleo di cellule di non piu’ di 1 mm di volume.Successivamente le stesse
cellule tumorali inizieranno a sintetizzare e secerne una serie di fattori angiogenici che avranno il compito di
stimolare la formazione di nuovi vasi sanguiferi.. Tra questi il Vascular Endothelial Growth Factor (VEGF) ha
un ruolo molto importante e numerosi dati presenti nella letteratura internazionale lo correlano; soprattutto
ma non solo per quanto concerne il tumore epiteliale dell’ovaio,al grado di metastatizzazione, allo stadio di
malattia e alla malattia residua post-operatoria,attribuendogli quindi un valore prognostico molto importante
anche in relazione all’outcome della malattia neoplasica.
ATTIVITA’ PREVISTE
Lo studio si propone di selezionare una casistica di 50 soggetti sani di controllo e 50 soggetti affetti da
neoplasie ginecologiche sottoposte ad intervento chirurgico per determinare il livello di VEGF e correlare i
parametri angiogenici con le caratteristiche clinico patologiche delle pazienti al fine di valutare l’aggressività
biologica della neoplasia e il suo significato prognostico. Le pazienti arruolabili per lo studio saranno
sottoposte a prelievi ematici in condizioni metodologiche standardizzate, prima e dopo l’intervento
chirurgico, per determinare con metodiche di immuno enzimatica i livelli di VEGF libero e totale.
RISULTATI E PRODOTTI DA CONSEGUIRE
Studiare l’effetto della modulazione sull’angiogenesi tumorale del VEGF, analizzare la relazione esistente
tra i livelli sierici e plasmatici del VEGF e le caratteristiche clinico-patologiche della malattia, monitorare il
dosaggio del VEGF prima e dopo l’intervento chirurgico per un follow-up piu’ completo, valutare il ruolo
prognostico di questo fattore in relazione all’andamento post-chirurgico della malattia, di intervallo libero da
malattia e di sopravvivenza globale.Tutto cio’ al fine di ottenere un migliore outcome della malattia
neoplastica
140
LINEA 2
Progetto 42-Area 4
TITOLO
RESPONSABILE
RICERCATORI
ASSOCIATI
ANNO DI INIZIO
DURATA
PAROLE CHIAVE
N. PZ DA
INCLUDERE
MONITORAGGIO
ECOGRAFICO
IN
PAZIENTI
AFFETTE
DA
K
MAMMARIO,ORMONORECETTORE
POSITIVO,
IN
STATO
PREMENOPAUSALE IN TRATTAMENTO CON EXEMESTANE E GNRH
ANALOGHI
Giulio Gargano (U.O.C. Ginecologia Oncologica)
Istituto Tumori “Giovanni Paolo II” Bari
Francesco Schittulli, Mario Brandi, Claudio Cantinieri, Gaetano Falco, Maria
Assunta Deliso, Vincenza Ceglie, Anila Kardhashi, Alessandra Renna
2006
3 anni
Exemestane, tamoxifene, GnRH analoghi
150
DESCRIZIONE DEL PROGETTO
Per impedire l’azione degli estrogeni sulla cellula mammaria neoplastica si può agire su due livelli: il primo
consiste nell’ impedire l’ azione degli estrogeni attraverso degli antiormoni che pur strutturalmente affini all’
ormone, una volta legati al recettore dello stesso non sono in grado di esplicare la loro attività su tale
recettore che quindi rimane inerte. Il secondo livello si estrinseca attraverso l’ inibizione della produzione
estrogenica che può essere ottenuta con le seguenti modalità: -ovariectomia- blocco della aromatizzazione
periferica degli androgeni surrenalici- inibizione della secrezione delle gonadotropine che a loro volta
stimolano la steroidogenesi, mediante androgeni e progesterone.Il Tamoxifene è un derivato del
trifeniletilene ed è il più comune antiestrogeno impiegato nel trattamento del carcinoma della mammella. La
sua efficacia come terapia adiuvante nelle pazienti neoplastiche è però condizionata dalla positività del
tumore per quanto riguarda i recettori ormonali. L’ impiego di analoghi agonisti del Gonadotropin Releasing
Hormon (GnRH) trova invece il suo razionale, nell’ ambito del trattamento del carcinoma mammario, nella
sua capacità di indurre una ovariectomia farmacologica. L’utilizzo del Tamoxifene associato ad analoghi del
GnRH ha rappresentato per anni il gold standard nell’ ambito del trattamento del carcinoma mammario con
positività per i recettori ormonali. Attualmente però sta sempre più prendendo piede l’associazione di
analoghi del GnRH con inbitori delle aromatasi. Tra questa classe di farmaci , quelli di terza generazione
sembrano offrire interessanti prospettive, tanto che l’ associazione Exemestane e analoghi sta via via
sempre più sostituendo la classica associazione tra Tamoxifene e analoghi. Tale connubio farmacologico è
però gravato, come si evince anche da numerosi dati della letteratura internazionale, da alterazioni
strutturali degli organi genitali femminili interni e in modo particolare si verifica un incremento dello spessore
dell’ endometrio o formazione di cisti ovariche.
ATTIVITA’ PREVISTE
Il nostro studio si propone di effettuare il Monitoraggio mediante ecografia trans- vaginale di pazienti in
trattamento con Exemestane ed analoghi versus pazienti in trattamento con Tamoxifene ed analoghi. Tutte
le pazienti da sottoporre ad una delle due terapie endocrine in questione sararanno sottoposte ad ecografia
pelvica per via trans- vaginale preventiva ed eventuale flussimetria con Doppler seguita da ecografia a 6 e a
12 mesi dall’ inizio della terapia ormonale . Tale monitoraggio proseguirà annualmente e per tutto l’ arco del
trattamento endocrino previsto e nel caso di sospensione della terapia con gli analoghi sarà programmata
una ulteriore ecografia pelvica a 6 mesi dalla fine del trattamento con lo stesso farmaco ed una
densitometria ossea. Si prevede di arruolare attraverso le afferenze agli ambulatori di questa struttura di un
minimo di 150 pazienti per braccio. Tali dati saranno poi analizzati statisticamente alla fine dei 5 anni di
trattamento stesso.
RISULTATI E PRODOTTI DA CONSEGUIRE
Confronto tra due regimi di trattamento endocrino per una migliore scelta dello stesso.
141
LINEA 2
Progetto 43- Area 4
TITOLO
RESPONSABILE
RICERCATORI
ASSOCIATI
SERVIZI O LAB INTERNI
COINVOLTI
ALTRE STRUTTURE
INTERNE DELL’ISTITUTO
COINVOLTE
ANNO DI INIZIO
DURATA
PAROLE CHIAVE
N. PZ DA INCLUDERE
STUDIO PREOPERATORIO DEL LINFONODO SENTINELLA CON
ECODOPPLER
COSIMO D’AMICO (U.O.C. SENOLOGIA E PREVENZIONE CHIRURGICA)
Istituto Tumori “Giovanni Paolo II” Bari.
G I AN NI C E LL A M A RE , DI EG O D ’ E RR ICO , G I AN B AT T IST A
DIG I ES I, A NT O NIO G U IDO , F R AN C E SCO SC HIT T ULL IA LF R E DO F . Z IT O
U.O. SENOLOGIA E PREVENZIONE CHIRURGICA
U.O. CHIRURGIA MININVASIVA E DAY SURGERY
U.O. ANATOMIA E ISTOLOGIA PATOLOGICA
2006
3 ANNI
LINFONODO SENTINELLA – ECODOPPLER
50
DESCRIZIONE DEL PROGETTO
Obiettivo del progetto è valutare se l’ecografia ascellare, che individua il linfonodo sentinella reperato
scintigraficamente con proiezione cutanea, e studiato anche con il color doppler, può avere un ruolo
diagnostico nello studio del linfonodo sentinella nel carcinoma mammario, predittivo di interessamento
metastaatico del linfonodo.
Per questo studio verranno valutate 50 pazienti portatrici di carcinoma della mammella con diametro < 25
mm, e con ascella clinicamente negativa per presenza di linfonodi sospetti metastatici. Le pazienti
candidate allo studio verranno avviate al Servizio di Medicina Nucleare per l’inoculo del tracciante
radioattivo (T/99) per via intradermica nell’area di proiezione cutanea del tumore, palpabile o reperato con
mammografia o con ecografia. Si procede al riconoscimento con gamma camera del linfonodo caldo
captante, e si segna l’area di proiezione cutanea del linfonodo.
Si passa poi all’individuazione del linfonodo con ecografia, se ne studiano le dimensioni e la morfologia, e si
passa quindi allo studio dello stesso con color-doppler. In tal modo si studia la vascolarizzazione del
linfonodo, e le sue caratteristiche vascolari, possibili segno o meno di interessamento metastatico.
Successivamente si asporta il linfonodo reperato scintigraficamente, studiato con ecocolor-doppler, e
riconosciuto intraoperatoriamente con l’apparecchio di rilevazione dei raggi gamma Neoprobe. Il linfonodo
viene poi avviato in Anatomia Patologica per l’esame istologico definitivo, con tecniche di colorazione con
ematossilina-eosina o con tecniche di immunoistochimica.
ATTIVITA’ PREVISTE
Alla paziente ricoverata con ca. mammario con diametro max 25 mm viene effettuato un attento esame
obiettivo dell’ascella omolaterale. Se l’ascella è clinicamente negativa per sospetta linfopatia metastatica la
paziente viene avviata al Servizio di Medicina Nucleare per l’inoculo del tracciante radioattivo. Si riconosce
il linfonodo captante che viene reperato nella proiezione cutanea. Successivamente a tale livello si
riconosce con l’ecografia il linfonodo, se ne studia la morfologia e con il doppler la sua vascolarizzazione.
La paziente viene poi avviata in sala operatoria per l’intervento chirurgico sulla mammella e la ricerca ed
asportazione del linfonodo sentinella, che viene avviato in Anatomia Patologica per lo studio istologico.
RISULTATI E PRODOTTI DA CONSEGUIRE
Si mette poi a confronto lo studio del linfonodo sentinella effettuato con ecocolor-doppler e l’esito dell’esame
istologico dello stesso. Si vorrà valutare se preoperatoriamente si può prevedere la situazione istologica del
linfonodo in base alle risultanze dell’ecocolor-doppler.
Se ci dovesse essere correlazione tra morfologia ecografica e vascolarizzazione del linfonodo sentinella e
suo interessamento istologico metastatico, si potrà preveder l’esame istologico estemporaneo del linfonodo
sentinella, che prevede l’impiego di notevoli risorse, solo a quei linfonodi sospetti all’ecocolor-doppler; e
quindi prevedere l’ecocolor-doppler ascellare come elemento di selezione delle pazienti affette da ca.
mammario da sottoporre alla tecnica del linfonodo sentinella con esame istologico estemporaneo.
142
LINEA 2
Progetto 44- Area 4
TITOLO
RESPONSABILE
RICERCATORI
ASSOCIATI
ENTI ESTERNI
COINVOLTI
SERVIZI O LAB INTERNI
COINVOLTI
ALTRE STRUTTURE
INTERNE DELL’ISTITUTO
COINVOLTE
ANNO DI INIZIO
DURATA
PAROLE CHIAVE
AUTORIZZAZIONE
COMITATO ETICO
N. PZ DA INCLUDERE
STUDIO DEL LINFONODO SENTINELLA IN PAZIENTI AFFETTI DA
MELANOMA CUTANEO
Severino Montemurro (U.O. Chirurgia Apparato Digerente)
Istituto Tumori “Giovanni Paolo II” Bari
M. Guida,G. Porcelli ,C. Caliandrro, E. Maselli, A. Rucci, , E. Ruggieri , V.
Sciscio
Servizio Medicina Nucleare Ospedale “Di Venere” – Carbonara-Bari
Laboratorio di Biologia – I.R.C.C.S. Oncologico - Bari
U.O. Oncologia Medica – Servizio di Anatomia Patologica
2006
2 ANNI
Melanoma cutaneo-Linfonodo sentinella-RT PCR
SI
TRENTA
DESCRIZIONE DEL PROGETTO
Negli ultimi anni si sono avute due importanti novità nella cura dei pazienti con melanoma: l’applicazione da
parte di Morton del concetto di linfonodo sentinella sulla base delle esperienze di Cabanas e risultati del trial
1684 dell’ECOG. La dimostrazione che il linfonodo sentinella rappresenta la prima sede di
metastatizzazione linfatica nel bacino linfonodale satellite ha consentito di procedere alla stadiazione
chirurgica linfonodale per mezzo della biopsia di tale linfonodo(linfadenectomia selettiva) identificando così
il sottogruppo di pazienti (Stadio III, AJCC) che possono trarre vantaggio dal trattamento adiuvante
immunoterapico con IFN-Alfa-2b. La suddetta tecnica diagnostica-terapeutica si basa sull’iniezione
peritumorale in combinazione o alternativa di due traccianti: precisamente una sostanza radioattiva
(nanocolloide marcato con Tc 99m)ed un colorante supravitale (Patient Blue Dye oppure Isosulfan Blue
Dye). Il loro impiego ragionato consente all’operatore l’esatta individuazione del cosiddetto “linfonodo
sentinella”, ossia del primo filtro incontrato dalla linfa proveniente dalla sede del tumore primitivo e quindi a
più elevato rischio di albergare cellule metastatiche. La biopsia linfonodale secondo la tecnica del linfonodo
sentinella costituisce lo standard alla diagnosi di melanoma poiché permette la precoce identificazione della
malattia linfonodale e quindi una più adeguata terapia con una sopravvivenza migliore rispetto ai casi
diagnosticati alla comparsa di linfonodi clinicamente metastatici.
- Leong S.P.L, Steinmetz I., Habib F.A. et al.
Optimal selective sentinel lynph node dissection in primari malignant melanoma
Arch.Surg., Vol 132, Giugno 1997, 666-673
- kapteijn B.A.e., Nieweg O.E., Liem I. et al.
Localizing the sentinel node in cutanoeus melanoma: gamma probe detection Blue Dye
Ann. Surg. Oncol, 1996, 4(2): 156-160
143
LINEA 2
ATTIVITA’ PREVISTE
La ricerca e la biopsia intraoperatoria del linfonodo sentinella richiedono l’utilizzo di un’apparecchiatura
sofisticata nota come”Gamma Camera”, in grado di rilevare la radioattività residua emessa dai linfonodi del
linfocentro di primo drenaggio. Inoltre il progetto del linfonodo sentinella si inquadra nel FLOW CHART della
gestione dei nevi atipici e del melanoma secondo il seguente schema:
1) asportazione dei nevi sospetti
2) exeresi allargata a 1 cm. di margine e fino alla fascia in caso di melanoma (MM) a spessore
fino a 1 mm.
3) biopsia del linfonodo sentinella (LS) e poi exeresi allargata a 1-2 cm. in caso di MM a
spessore superiore a 1 m.
4) svuotamento linfonodi regionali nei casi di LS positivo per metastasi e stretto Follow-up
(controlli trimestrali per i primi 5 anni ed annuali per almeno 10 anni)
5) stretto follow-up dei pazienti con LS negativi per metastasi sia istologicamente che alla
RT-PCR
6) regolare follow-up dei pazienti sottoposti a svuotamento regionale o con LS positivo solo
alla RT-PCR o con MM spessi e/o ulcerati
I materiali necessari per il progetto sono:
1) Sostanza radioattiva (nanocolloide marcato con TC 99m e successiva linfoscintigrafia
2) Colorante sopravitale (Patent Blue Dye oppure Isosulfan Blue Dye)
3) Sonda portatile per la localizzazione intraoperatoria del LS (Scintiprobe MR 100 POL.HI.Tech srl
oppure Neoprobe 2000 Breast Care Ethicon spa o altra sonda similare)
RISULTATI E PRODOTTI DA CONSEGUIRE
Ottimale stadiazione dei pazienti con MM cutaneo (carcinoma altamente metastatizzante) attraverso uno
studio combinato del LS sia con metodiche istologiche ed imunoistochimiche sia con indagini di biologia
molecolare attraverso la ricerca con RT-PCR dell’RNA messaggero della Tirosinasi. Per quanto riguarda la
PCR si tratta di una procedura di biologia molecolare estremamente versatile che permette l’amplificazione
di 1 milione di volte o più di una sequenza specifica di DNA in un menoma. La tecnica della PCR può
essere modificata per amplificare mRNA, un processo chiamato Transcriptasi inversa (RT-PCR). Le
alterazioni che si osservano nelle cellule tumorali non sono solo di tipo qualitativo, cioè mutazioni geniche
puntiformi o riarrangiamenti cromosomici, ma anche quantitative e cioè variazione nei livelli di espressione
di molti geni a livello di RNA Messaggero. Uno dei metodi più utilizzati per quantificare i livelli di mRNA nei
tessuti o nei fluidi biologici è la “REVERSE TRANSCRIPTASI-PCR (RT-PCR)”. Ciò viene quindi utilizzato
per quantificare i livelli di mRNA della Tirosinasi un enzima espresso solamente in cellule melanocitarie.
Progetto 45 Area 4
TITOLO
MAMMOTOME vs ECOGRAFIA CON MDC NELLA VALUTAZIONE DELLE
MICROCALCIFICAZIONI
RESPONSABILE
Ventrella Vincenzo (U.O. Radiologia Senologica)
Istituto Tumori “Giovanni Paolo II” Bari
RICERCATORI
ASSOCIATI
Magliocca Mariangela (Istituto di Radiologia c/o Policlinico di Bari),
Dentamaro Rosalba, Schittulli Francesco
ENTI
COINVOLTI
ESTERNI
Ospedale Consorziale Policlinico di Bari – Istituto di Radiologia
ANNO DI INIZIO
2006
DURATA
3 anni
PAROLE CHIAVE
Microcalcificazioni, Ca Mammella
N. PZ DA INCLUDERE
60
144
LINEA 2
DESCRIZIONE DEL PROGETTO
Le microcalcificazioni in mammografia rappresentano spesso un segno precoce di un carcinoma in situ.La
mammografia ad alta risoluzione con ingrandimento ha permesso una loro precisa codifica. Attualmente la
classificazione maggiormente riconosciuta ed applicata a livello internazionale è quella di Tabar che
suddivide le microcalcificazioni in 5 gruppi (lobulari, pulverulente, granulari a stampo e miste quando
coesistono nella stessa lesione differenti morfologie calcifiche). Esse hanno sempre rappresentato un limite
per lo studio ecografico che anche se in grado di visualizzarle con estrema difficoltà non è in grado di
differenziarle morfologicamente, dato estremamente importante ai fini di una corretta valutazione del loro
Valore Predittivo Positivo(VPP). Per tale motivo si ricorre molto frequentemente al prelievo microistologico
con procedura Mammotome sotto guida stereotassica che al momento rappresenta la metodica piu’
affidabile per una corretta caratterizzazione istologica di tali lesioni. Peraltro tale indagine risulta essere
predittiva di tumore solo nel 30-40% delle casistiche della letteratura quindi con una elevata percentuale di
procedute altrimenti evitabili. Al momento quindi non essendoci alternative valide il prelievo microistologico
seppur costoso e cruento appare irrinunciabile perché unico metodo per selezionare le lesioni da inviare a
successiva procedura chirurgica risolutiva. Di recente le nuove sofisticate apparecchiature ecografiche
dotate di II armonica in abbinamento ai nuovi mdc potrebbero rappresentare un valido mezzo incruento,
perché in grado di valutare la microangiogenesi dell’area di tessuto interessata dalla presenza delle piccole
calcificazioni e quindi limitare il prelievo microbioptico ai casi effettivamente necessari riducendo inutili
procedure su lesioni benigne.
Quindi si vuole valutare la reale affidabilità dell’ecografia con mdc nel valutare il VPP delle aree di
microcalcificazioni.
ATTIVITA’ PREVISTE
Le pazienti che alla mammografia presenteranno microcalcificazioni focali eseguiranno 3 proiezioni
mammografiche con proiezioni ingrandite aggiuntive ottenute con microfuoco da 0,1 mm. per un corretto
studio morfologico delle piccole particelle calcifiche. Quindi coerentemente alla classificazione di Tabar se
ritenute sospette per un carcinoma minimale eseguiranno una indagine ecografica con apparecchiature di
ultima generazione con sonde ad alta risoluzione 10-15 MHz, dotate di II armonica che permette lo studio
del microcircolo rilevando le microbolle introdotte nel sistema circolatorio grazie al
mdc e.v.
dedicato(Levovist). L’emivita del mdc nel sistema circolatorio è di circa 10 minuti dall’infusione e tutto il
tempo d’esame sarà registrato ed archiviato su disco ottico.
Le informazioni ottenute saranno successivamente confrontate con il reperto microistologico della
procedura Mammotome sotto guida stereotassica con paziente prona su tavolo di Fischer che garantisce un
comodo posizionamento delle pazienti che non avendo visione del prelievo garantiscono ampia
collaborazione, il che rende la metodica già di per se poco cruenta, ben tollerata e di facile esecuzione.
Si prevede il reclutamento di circa 20 pazienti per anno, per un totale di circa 60.
RISULTATI E PRODOTTI DA CONSEGUIRE
Verificare la possibilità di caratterizzare in modo incruento le microcalcificazioni mammarie suscettibili di
trattamento chirurgico.
Progetto 46 Area 4
TITOLO
STUDIO DELL’ESPRESSIONE/AMPLIFICAZIONE DI C-ERB-B2-NEU NEL
CARCINOMA LOBULARE INVASIVO DELLA MAMMELLA.
RESPONSABILE
Stella Petroni (U.O.C. di Anatomia Patologica)
RICERCATORI ASSOCIATI Mario Brandi, Gianni Simone, Enza Rubini,Tania Lecce
ANNO DI INIZIO
2006
DURATA
36 mesi
PAROLE CHIAVE
Carcinoma lobulare Invasivo, c-erb-B2-Neu, FISH
N. PZ DA INCLUDERE
50 (2006), 50 (2007), 50 (2008)
145
LINEA 2
DESCRIZIONE DEL PROGETTO
Il Carcinoma Lobulare Invasivo della mammella, l’ istotipo, più frequente dopo la forma duttale infiltrante
presenta ancora aspetti poco chiari sotto il profilo morfologico e prognostico. La sua incidenza, variabile tra
<1 e 20% depone per una scarsa riproducibilità diagnostica, mentre sotto il profilo prognostico va
sottolineata la sua multicentricità e l’aggressività di alcuni suoi sottotipi come la variante “signet ring”. Per
contro, nella sua variante classica le caratteristiche citologiche presentano un grado di atipia relativamente
basso e, generalmente non viene valutato il grading nucleare della neoplasia. Inoltre è un istotipo
frequentemente recettore positivo e con bassa attività proliferativa tumorale mentre sotto il profilo della
predittività clinica per cerb-B2-Neu è stato relativamente poco studiato , anche se la letteratura, anche
recente, ha segnalato una più bassa incidenza di amplificazione di Neu rispetto alla forma duttale
infiltrante.Tuttavia, nella variante polimorfa , l’incidenza di overespressione di Neu è analoga a quella di altri
istotipi più aggressivi anche se non accompagnata da amplificazione genica. La presenza di tali dati
controversi, rende il Carcinoma Lobulare invasivo ancora meritovele di indagini sulle sue caratteristiche. In
particolare, si sottolinea l’importanza di verificare la predittività di risposta clinica del c.erb-B2-Neu sia nella
forma classica che nelle altre varianti riconosciute. Per quanto sopra riportato, inoltre, si rende opportuno
condurre un’attività parallela di controllo di qualità che è oggetto di un altro progetto di ricerca di questa
linea.
Bibliografia essenziale:Breast Cancer Journal, 2005, 11(4): 278-280
Histopathology 2004: 44(4):332-8
ATTIVITA’ PREVISTE
Su una serie consecutiva di pazienti sottoposte ad intervento chirurgico radicale di elezione per Carcinoma
lobulare invasivo della mammella verrà condotto uno studio di base teso a caratterizzare la neoplasia da un
punto di vista biopatologico . Oltre alla stadiazione patologica, verrà determinata la presenza di ER, PgR,
attività proliferativa (MIB-1 Index),, espressione ed amplificazione genica di c-erb-B2-Neu valutate con
tecnica Hercep Test e FISH, rispettivamente.
. Verra’ eseguito uno studio di base per verificare le correlazione tra i diversi parametri con particolare
riferimento alla concordanza tra overespressione ed amplificazione genica.
E’ previsto un protocollo di Controllo di Qualità per Neu con utilizzo di telepatologia dinamica e la valutazione
clinica dei casi trattati con Herceptin sulla base dei risultato immunoistochimico e/o biomolecolare.
RISULTATI E PRODOTTI DA CONSEGUIRE
Studio di base con informazione clinico-prognostica.
Validazione dello studio di base per il parametro riproducibilità
Pubblicazioni scientifiche e presentazione dei dati.
Progetto 47 Area 4
TITOLO
RESPONSABILE
RICERCATORI
ASSOCIATI
ANNO DI INIZIO
DURATA
PAROLE CHIAVE
N. PZ DA INCLUDERE
L’ENDOCERVICOSCOPIA COME TECNICA DIAGNOSTICA OTTIMALE
PER LO STUDIO DELL’ENDOCOLLO
Falco Gaetano (U.O.C. Ginecologia Oncologica)
Istituto Tumori “Giovanni Paolo II” Bari
Cantinieri Claudio, Deliso Maria Assunta, Kardhashi Anila, Gargano Giulio,
Ceglie Vincenza, Renna Alessandra U.O.C., Schittulli Francesco
2006
3 anni
Endocervicoscopia, microcolpoisteroscopia
100
DESCRIZIONE DEL PROGETTO
Lo studio del canale cervicale ha un ruolo molto importante per quanto concerne la prevenzione dei tumori
della cervice uterina. Quest’ultima può essere studiata attraverso la colposcopia ,che però si limita perlopiù
ad un esame dell’esocervice, mentre con lo speculum endocervicale si è in grado di esaminare solo la
porzione inferiore del canale cervivale. Lesioni più estese o comunque situate più in alto possono quindi
146
LINEA 2
sfuggire all’osservazione. Un’altra tecnica utilizzabile per lo studio del canale cervicale con buoni risultati è
la microcolpoisteroscopia che però richiede una specifica competenza da parte dell’operatore in campo
citopatologico e prevede tempi di esecuzione piuttosto lunghi. Una valida alternativa è quindi rappresentata
dall’ endocervicoscopia che può a ragione essere definita come una colposcopia dell’endocollo; infatti
anche se richiede , per la sua esecuzione, uno strumentario di tipo isteroscopico, adotta i criteri diagnostici
e la terminologia della colposcopia ed è comunque un esame di facile e rapida esecuzione. La valutazione
dell’ endocervice trova varie indicazioni: è indispensabile nei casi in cui la giunzione squamocolonnare
risale all’interno del canale cervicale, evento questo che si ripropone soprattutto nelle donne in postmenopausa ma che può interessare anche il 20% delle donne in età fertile. Vi è poi la problematica legata
all’adenocarcinoma in situ dell’endocervice uterina la cui frequenza negli ultimi anni è notevolmente
aumentata. Altra importante indicazione è rappresentata da tutti quei casi con citologia sospetta non chiarita
dall’esame colposcopico, e cioè quei casi con positività per cellule AGUS ed ASCUS. L’endocervicoscopia
trova infine indicazione anche per quanto riguarda la stadiazione dei carcinomi della cervice e dell’
endometrio.
ATTIVITA’ PREVISTE
Il nostro studio si propone di reclutare, attraverso le afferenze presso gli ambulatori di ginecologia di questa
struttura, 100 pazienti. Verranno arruolate: pazienti in cui l’esame coloposcopico sarà risultato
insoddisfacente per mancata visualizzazione della giunzione squamocolonnare,pazienti il cui Pap-Test porti
un referto di AGUS o ASCUS, pazienti con diagnosi di carcinoma dell’endometrio e della cervice uterina.
Queste donne verranno sottoposte ad endocervicoscopia che verrà articolata come segue: si utilizzerà un
isteroscopio equipaggiato con fonti luminose(lampade alogene o allo xeno) e monitor televisivo integrato. Il
tessuto da esaminare verrà preparato con acido acetico al 5% che viene applicato sulla portio mediante
tamponi montati su pinza mentre nell’endocervice verrà iniettato con una siringa da insulina cui è stato tolto
l’ago. Il tempo di applicazione è di poco superiore di quello di una normale colposcopia. Verrà quindi
valutato lo stato dell’endocollo ed eventuali lesioni sospette saranno sottoposte a biopsia mirata. Si potrà
cosi’ valutare lo stato dell’endocollo ed in caso di lesioni sospette verrà eseguita una biopsia mirata .
RISULTATI E PRODOTTI DA CONSEGUIRE
Miglioramento della capacità diagnostica e preventiva della patologia neoplastica della cervice uterina.
Possibilità di stadiazione della patologia neoplastica endocervicale ed endometriale
Progetto 48- Area 4
TITOLO
RESPONSABILE
RICERCATORI
ASSOCIATI
ANNO DI INIZIO
DURATA
PAROLE CHIAVE
N. PZ DA INCLUDERE
UTILIZZO DELLA DENSITOMETRIA OSSEA AD ULTRASUONI PER IL
RICONOSCIMENTO DELLE ALTERAZIONI OSSEE PRECOCI IN
PAZIENTI NEOPLASTICHE IN STATO POST- MENOPAUSALE
CHIRURGICAMENTE E/O FARMACOLOGICAMENTE INDOTTO
Giulio Gargano (U.O.C. Ginecologia Oncologica)
Istituto Tumori “Giovanni Paolo II” Bari
Francesco Schittulli, Claudio Cantinieri, Gaetano Falco, Maria Assunta
Deliso, Vincenza Ceglie , Anila Kardhashi, Alessandra Renna
2006
3 anni
Densitometria ossea, menopausa chirurgica, menopausa farmacologia.
100
DESCRIZIONE DEL PROGETTO
La cessazione dell’attività ovarica sia che sia insorta spontaneamente sia che sia stata indotta da
trattamenti farmacologici o interventi chirurgici comporta inevitabilmente delle alterazioni ossee.
Fondamentale risulta il ruolo svolto dalla carenza di estrogeni che inibiscono il riassorbimento osseo
esercitando una azione di freno sul paratormone che a sua volta stimola gli osteoclasti, che sono le cellule
in prima persona coinvolte nei processi di riassorbimento osseo. Tale depauperamento della massa ossea
si traduce in una maggiore fragilità della stessa quindi maggiormente esposta a fratture. Infatti in queste
147
LINEA 2
donne in stato post-menopausale aumenta notevolmente l’incidenza di fratture vertebrali, del polso e
soprattutto del collo femorale; queste ultime gravate anche da una elevata mortalità (10%). Per questa
ragione sempre più numerose richieste sono giunte e continuano a giungere sulla possibilità di effettuare
l’esame densitometrico ad ultrasuoni, da parte di donne affette da patologie neoplastiche maligne, che si
trovano in stato post-menopausale precoce, chirurgicamente e/o farmacologicamente indotto. Fino a poco
tempo fa la densitometria ossea veniva eseguita solo secondo il metodo tradizionale, con notevole
dispendio di forze sia economiche che umane. La possibilità di eseguire tale esame a costi sicuramente
inferiori e in tempi assai ridotti, associata alla opportunità di effettuarlo nella stessa sede nella quale le
pazienti affette da patologie neoplastiche si recano per eseguire i routinari controlli, sicuramente potrà
migliorare non solo la qualità di vita delle pazienti, ma anche e soprattutto le nostre capacità diagnostiche,
in un’epoca nella quale, fortunatamente ed oculatamente, sempre più attenzione viene riservata a tale
classe di pazienti
ATTIVITA’ PREVISTE
L’obiettivo precipuo di questo progetto è il riconoscimento delle alterazioni ossee che risultano come
inevitabile conseguenza dello stato menopausale precocemente indotto in donne affette da patologie
neoplastiche maligne, attraverso l’ablazione ovarica chirurgicamente e/o farmacologicamente provocata.
Questo permetterà di migliorare quindi la qualità della vita di queste pazienti, ed evitare, cosa
importantissima, l’insorgenza di fratture patologiche che sicuramente contribuirebbero, oltre che ad un
decadimento generale dello stato fisico della donna, anche ad un sicuro aumento della spesa sanitaria.
Verranno quindi elette allo studio tutte le pazienti che per le ragioni precedentemente esposte si trovano in
uno stato post-menopausale. Tali donne reclutate attraverso le afferenze presso gli ambulatori di
ginecologia di questa struttura, verranno sottoposte, durante i controlli routinari correlati alla loro malattia,
ad esame densitometrico osseo ad ultrasuoni. Tutto ciò permetterà quindi di poter riconoscere in una fase
precoce queste alterazioni ossee, rendendo possibile il più opportuno trattamento delle stesse.
RISULTATI E PRODOTTI DA CONSEGUIRE
Miglioramento della qualità di vita delle pazienti garantendo un percorso diagnostico precoce e
conseguentemente un approccio terapeutico ottimale di queste lesioni ossee.
Progetto 49- Area 4
TITOLO
CITOLOGIA SU STRATO SOTTILE IN FASE LIQUIDA NELLA
DIAGNOSTICA CITOLOGICA AGOASPIRATIVA: CONFRONTO CON LA
METODICA CONVENZIONALE
RESPONSABILE
Gianni Simone .(U.O.S. di Citodiagnostica)
Istituto Tumori “Giovanni Paolo II” Bari
RICERCATORI ASSOCIATI Achille G., Catino A.M., Siciliano M., Lecce T.Caponio MA, Gadaleta C.D.
ANNO DI INIZIO
Gennaio 2006
DURATA
36 mesi
PAROLE CHIAVE
FNA, Liquid based cytology, immunochemistry
N. PZ DA INCLUDERE
60 (1° anno), 70(2° anno), 70 (3° anno)
DESCRIZIONE DEL PROGETTO
La diagnostica differenziale tra lesioni primitive e metastatiche presenta notevoli difficoltà e richiede spesso
l’immunofenotipizzazione con tecnica immunoistochimica. Alcuni anticorpi hanno suscitato di recente
notevole interesse, ma sono stati utilizzati in prevalenza su materiale istologico, mentre la diagnosi di
malignità viene in genere eseguita su materiale citologico. L’introduzione della citologia in fase liquida ha
consentito di migliorare la diagnostica citologica sotto il profilo quali-quantitativo ( in quanto riduce o elimina
la componente necrotico ematica del campione agoaspirato e fornisce un miglior dettaglio della morfologia
cellulare) ma anche di poter utilizzare il materiale citologico residuo per fini di caratterizzazione
immunocitochimica e biomolecolare. In tal senso sono stati ottenuti risultati in citologia cervico vaginale e dei
liquidi biologici mentre indicazioni non univoche provengono dall’applicazione dei monostrati cellulari su
materiale agoaspirato
148
LINEA 2
Scopo del lavoro è quindi quello di valutare la sensibilità e specificìtà diagnostica su prelievi eseguiti con
FNA da noduli polmonari, epatici e tiroidei ed allestiti sia in monostrato che con metodica tradizionale (per
striscio o citoinclusione) ritenendo quest’ultima come golden standard. Per confronto, un’indagine analoga
sarà condotta su liquidi di versamento nelle sierose pleurica e peritoneale in pazienti affetti da neoplasia
avanzata. E’ previsto l’utilizzo di anticorpi normalmente utilizzati in diagnostica citologica e, in particolare,
citocheratine 7 e 20, Transcription factor – 1(TTF1), HSA, Galectina-3, CK19 ed il panel HBME-1, calretinina,
WT-1 e CEA su liquidi di versamento sieroso dove l’applicazione di tecniche immunocitochimiche su
campioni cellulari in monostrata risulta già validata .
P. Day et Al: Acta Cytologica::2000: 44:46-51
Rossi ED et Al: Cancer 2005, 105(2): 87-95
ATTIVITA’ PREVISTE
La prima fase dello studio sarà concentrata sull’ottimizzazione delle tecniche di allestimento del preparato
citologico conservato in fase liquida teso ad ottenere il maggior numero di cellule utilizzabili dopo la fase
diagnostica, a fini di ricerca. Successivamente verrà verificata la concordanza dell’immunofenotipizzazione
nei diversi materiali utilizzati e le possibità di utilizzo della citologia in fase liquida nella ricerca biomolecolare.
RISULTATI E PRODOTTI DA CONSEGUIRE
Ottimizzazione della tecnica di raccolta e conservazione di materiale citologico per finalità scientificosperimentali.
Analisi qualiquantitativa della citologia in fase liquida rispetto alle metodiche convenzionali Riduzione dei
tempi di diagnosi e di fenotipizzazione immunocitochimica.
Presentazione dei dati preliminare in sede congressuale europea (Venezia Ottobre 2006) e pubblicazione
dei dati definitivi ( 2008).
Progetto 50 -Area 4
TITOLO
UTILITÀ DEL DOSAGGIO SU LIQUIDO DI LAVAGGIO DI FNAB
LINFONODALE NELLA DIAGNOSTICA DI METASTASI DA CARCINOMA
DELLA TIROIDE.
RESPONSABILE
Ines Abbate.(Laboratorio Analisi)
Istituto Tumori “Giovanni Paolo II” Bari
G. Achille, Dr. V.M. Garrisi, Dott.M..D. Carbonara.
RICERCATORI
ASSOCIATI
SERVIZI O LAB INTERNI
COINVOLTI
ALTRE STRUTTURE
INTERNE DELL’ISTITUTO
COINVOLTE
ANNO DI INIZIO
DURATA
PAROLE CHIAVE
N. PZ DA INCLUDERE
U.O.C. Laboratorio di Analisi, U.O.S. RIA e Marcatori Tumorali
U.O. Otorinolaringoiatria e Chirurgia Cervico-Cefalica
2006
3 anni
FNAB, Tireoglobulina, Ca Tiroide.
150
DESCRIZIONE DEL PROGETTO
Il Carcinoma Differenziato della Tiroide (DTC) è il tumore più frequente della ghiandola tiroidea,
rappresentando il 75-85% delle neoplasie tiroidee e, il 20% circa di questi pazienti, sviluppa metastasi
linfonodali. Il follow-up dei pazienti con DTC è tradizionalmente eseguito con ecografia, body scan con I131 e
dosaggi del livello sierico della Tireoglobulina. La Tireoglobulina (Tg) è un precursore indispensabile per la
sintesi degli ormoni tiroidei. I livelli di Tg nel siero sono influenzati da tre fattori principali come la massa di
149
LINEA 2
tessuto tiroideo differenziato presente, ogni processo infiammatorio o trauma a carico della tiroide e dalla
intensità della stimolazione dei recettori del TSH. Nella pratica di laboratorio, il dosaggio della Tg nel siero
riveste un ruolo di primaria importanza come marcatore tumorale nel follow-up dei pazienti con DTC.
Trattandosi infatti di marcatore tessuto-specifico dopo asportazione chirurgica completa della tiroide e
ablazione totale di ogni residuo tiroideo mediante terapia radiometabolica, la determinazione della Tg
permette di evidenziare la presenza o assenza di metastasi.La possibilità di evidenziare morfologicamente
l’interessamento linfonodale in pazienti con DTC è resa possibile attraverso l’agobiopsia con ago sottile
(FNAB) per l’indagine citologica. Di recente, è stato proposto anche il dosaggio di alcuni marcatori tiroidei
come Tg e Calcitonina (Ct) sul liquido di lavaggio di FNAB, allo scopo di diagnosticare in modo rapido e
riproducibile l’interessamento linfonodale in pazienti con DTC. Questo progetto si propone di verificare
l’utilità del dosaggio di markers di coinvolgimento metastatico che, in combinazione con l’esame citologico,
offra al clinico uno strumento affidabile per il trattamento di pazienti con DTC in fase preoperatoria o in
follow-up.REF. BIBLIOGRAFICHE
(Pacini F, Fugazzola L, Lippi F, Ceccarelli C, Centoni R, Miccoli P, Elisei R, Pinchera A. J Clin Endocrinol
Metab. 1992 Jun;74(6):1401-4.)
(Lee MJ, Ross DS, Mueller PR, Daniels GH, Dawson SL, Simeone JF. Radiology. 1993 Jun;187(3):851-4.)
(Frasoldati A, Toschi E, Zini M, Flora M, Caroggio A, Dotti C, Valcavi R. Thyroid. 1999 Feb;9(2):105-11.)
(Cignarelli M, Ambrosi A, Marino A, Lamacchia O, Campo M, Picca G, Giorgino F. Thyroid. 2003; Vol.13;
(12 ):1163-67)
(Baskin HJ. Thyroid. 2004 Nov;14(11):959-63.)(Uruno T, Miyauchi A, Shimizu K, Tomoda C, Takamura Y,
Ito Y, Miya A, Kobayashi K, Matsuzuka F, Amino N, Kuma K. World J Surg. 2005 Apr;29(4):483-5)
ATTIVITA’ PREVISTE
Si prevede di inserire nello studio 150 pazienti che saranno sottoposti a FNAB citologico per DTC. La
ricerca verrà condotta in stretta collaborazione con l’U.O. Otorinolaringoiatria e Chirurgia Cervico-Cefalica,
l’U.O. di Citodiagnostica e l’U.O. di Anatomia Patologica. I campioni ottenuti con FNAB (con un ago da 2226 gauge connesso ad una siringa da 10 ml sotto guida ecografia) immediatamente dopo l’aspirazione
vengono strisciati su vetrini portaoggetti ed avviati all’esame citologico. Per il nostro studio lo stesso ago
verrà risciacquato con 1 ml di soluzione fisiologica o siero Tg-free , ed il liquido di lavaggio risultante verrà
utilizzato per il dosaggio di marcatori come la Tireoglobulina o la Calcitonina. Il dosaggio dei questi
marcatori verrà effettuato su 50 µL di soluzione di liquido di lavaggio da FNAB usando un metodo
immunometrico di tipo chemioluminescente (DPC, Medical Systems). I valori risultanti verranno valutati e
comparati con i valori sierici degli stessi marcatori e con i risultati dell’indagine citologica o istologica.
RISULTATI E PRODOTTI DA CONSEGUIRE
Ci si propone di mettere a punto una metodica veloce e riproducibile per evidenziare precocemente la
presenza di metastasi linfonodali in pazienti con diagnosi di DTC.
Progetto 51 – Area 2
TITOLO
RESPONSABILE
VALIDAZIONE DELLA METODICA CISH (CHROMOGENIC IN SITU
HYBRIDIZATION) IN FNA’S DI NODULI POLMONARI: STUDIO
DELL’AMPLIFICAZIONE DI EGFR
Anita Mangia (Laboratorio di Oncologia Sperimentale)
RICERCATORI
ASSOCIATI
Chiriatti Annalisa, Michele Siciliano, Gadaleta Cosmo-Damiano,Angelo
Paradiso, Simone Giovanni
SERVIZI O LAB INTERNI
COINVOLTI
ANNO DI INIZIO
U.O. di Citodiagnostica, RadioTerapia Interventistica (RAI)
DURATA
PAROLE CHIAVE
N. PZ DA INCLUDERE
36 mesi
Chromogenic In Situ Hybridization (CISH),EGFR, carcinoma polmonare
Circa 40
2006
150
LINEA 2
DESCRIZIONE DEL PROGETTO
La tecnica CISH (Chromogenic In Situ Hybridization) consente di analizzare amplificazioni geniche,
delezioni, traslocazioni e aneuploidie cromosomiche al microscopio ottico, attraverso comuni reazioni
(1,2)
immunoenzimatiche ed è eseguibile su campioni istologici e citologici . Le aberrazioni genetiche possono
quindi essere analizzate nel contesto della morfologia tissutale mediante microscopio ottico con segnali
permanenti. L’Epidermal Growth Factor Receptor (EGFR), localizzato sul cromosoma 7p12 che codifica una
glicoproteina di membrana di 170-kD risulta essere amplificato nel 23% dei carcinomi polmonari con
(3,4)
metodica FISH
. Tale amplificazione sembra avere una relazione con l’aggressività e con la presenza di
(5)
metastasi linfonodali . In considerazione del ruolo fondamentale di EGFR nello sviluppo di targeted
therapies e delle sue alterazioni, quali amplificazione ed overespressione nell’aggressività e prognosi del
carcinoma polmonare, risulta di fondamentale importanza la possibilità di valutare dette alterazioni su
materiale citologico.
L’utilizzo di campioni citologici, quindi, consentirebbe l’acquisizione di informazioni biologiche
particolarmente rilevanti in fase preoperatoria o in pazienti non più suscettibili di terapia chirurgica.
Referenze bibliografiche:
1. Marquez A. et al. Evaluation of epidermal growth factor receptor (EGFR) by chromogenic in situ
hybridisation (CISH) and immunohistochemistry (IHC) in archival gliomas using bright-field
microscopy. Diag Mol Pathol 13 (1): 1-8 2004
2. Awaya H. et al. Gene amplification and protein expression of EGFR and HER2 by chromogenic in situ
hybridisation and immunohistochemistry in atypical adenomatous hyperplasia and adenocarcinoma of
the lung. J Clin Pathol. 2005
3. Suzuki Shioto et al. Protein overexpressio and gene amplification of epidermal growthf Factor receptor
in Nonsmall cell lung carcinomas . Cancer 2005
4. Hirsch FR et al. Epidermal growth factor receptor in non small cell lung carcinomas: correlation
bertween gene copy number and protein expression and impact on prognosis. J Clin Oncol 2003.
5. Shiraishi M. et al. Amplification of protooncogenes in surgical specimens of human lung carcinomas.
Cancer Res. 1989
ATTIVITA’ PREVISTE
Entreranno in studio campioni prelevati per agoaspirazione sotto guida radiologica da noduli polmonari e
trattati con tecnica di citoinclusione. Verranno considerati sulla base della diagnosi morfologica, casi di
carcinoma polmonare NSCLC e, per confronto, casi di metastasi polmonare di adenocarcinoma colorettale.
Lo studio sarà articolato nelle seguenti fasi:
1. Selezione dei pazienti e raccolta di dati clinici
2. Selezione dei campioni citologici allestiti per citoinclusione
3. Determinazione dell’amplificazione del gene di EGFR mediante tecnica CISH (Chromogenic In Situ
Hybridization)
4. Valutazione dei livelli di espressione di EGFR mediante tecnica Immunoistochimica
5. Verfica di eventuale relazione tra overespressione ed amplificazione
6. Analisi statistica dei dati e comparazione con i parametri clinico-patologici
RISULTATI E PRODOTTI DA CONSEGUIRE
Fattibilità della metodica CISH su campioni agoaspirati per acquisire informazioni biologiche sulla targettherapy con EGFR nella fase preoperatoria o in pazienti inoperabili.
151
LINEA 2
Progetto 52-Area 4-5
TITOLO
RESPONSABILE
RICERCATORI
ASSOCIATI
ANNO DI INIZIO
DURATA
PAROLE CHIAVE
IMPLEMENTAZIONE INFORMATICA DI UN CONTENITORE DATI
CLINICO-STRUMENTALI, IN VIA SPERIMENTALE PRESSO LA
RADIOLOGIA
SENOLOGICA
DEL
DIPARTIMENTO
DONNA
DELL’ISTITUTO
Schittulli Francesco (U.O. Senologia e Prevenzione Chirurgica
Istituto Tumori “Giovanni Paolo II” Bari
Valeria Iandolo, Rosalba Dentamaro, Maria Addante,Maria Teresa
Campobasso, Rosaria Violante, Stea Baldassarre, Anna Lisco
2006
2 ANNI
ARCHIVIAZIONE
DATI,
SPERIMENTAZIONE
CONTENITORE
INFORMATIVO
DESCRIZIONE DEL PROGETTO
All’interno del Dipartimento Donna coesistono diverse strutture denominate Unità Operative, Ambulatori,
Servizi che utilizzano il sistema cartaceo per archiviare informazioni clinico-anamnestiche e strumentali per
la gestione delle pazienti.
In via sperimentale, l’U.O. di Radiologia Senologica afferente al Dipartimento Donna, essendo giornalmente
a contatto con un numero molto elevato di pazienti, circa n.60, che si recano per effettuare visite
senologiche, strumentali ed esami bioptici, si prefigge di utilizzare un sistema di gestione informatizzato,
necessario per la catalogazione, ricerca, inserimento e archiviazione più veloce e precisa dei dati
dell’utente. Lo scopo che ci si prefigge di raggiungere è quello di andare ad elaborare, in maniera più o
meno complessa e a seconda delle esigenze del richiedente, i dati storici a partire da una serie di variabili di
riferimento che verranno specificate al momento della query. Al momento la ricerca risulta alquanto
dispendiosa, lenta e non sempre efficace.
Le variabili essenziali, anche per una eventuale analisi, da utilizzare all’interno del contenitore sono: il
tempo, una soglia numerica, il nome, l’età (range), il sesso, il peso e l’altezza delle pazienti.
Per ogni tipologia di elaborazione verranno predisposte delle maschere di interrogazione parametriche, per
garantire una migliore efficacia del sistema di qualità anche attraverso l’acquisizione di consulenza e/o di
corso di formazione agli operatori sanitari per l’implementazione di un sistema di qualità collegato alle
nuove politiche attive del lavoro. Inoltre con questo sistema informatizzato, sarà più semplice ricavare le
informazioni utili da sviluppare e analizzare statisticamente ai fini delle pubblicazioni nonché come dati da
presentare agli eventi (nazionali ed internazionali) come ai Corsi di Chirurgia della Mammella e
Controversie e Innovazioni in Senologia.
ATTIVITA’ PREVISTE
L’obiettivo di questo studio è quello di snellire le procedure di accettazione e archiviazione dati relative ai
controlli che giornalmente vengono effettuate.
In fase sperimentale, si tenterà presso la Radiologia Senologica di creare un contenitore informatico ove
immettere e raccogliere tutte le informazioni relative alle pazienti costituendo innanzitutto, un nucleo pilota
opportunamente formato.
In seguito, sarà necessario:
acquisire hardware e software di base con relativi sistemi tecnologici e telematici e costituire banche
dati (anagrafi individuali e relativi aggiornamenti);
creare postazioni adeguate all’utenza all’interno dei Servizi;
valutare l’impatto organizzativo dell’integrazione degli effetti della qualità di vita delle pazienti;
valutare la qualità, in termini di precisione nella raccolta e nella successiva risposta della diagnosi con
relativo risparmio economico e di tempo;
anticipare i tempi della diagnosi e l’esecuzione dei trattamenti;
creare nuove opportunità di scambio e crescita con le altre UU.OO dell’Istituto attraverso l’immissione in
rete con le altre postazioni;
svolgere nuovi lavori di ricerca grazie ad un archivio dati più completo e ordinato.
progettare innovative modalità specifiche di accoglienza, informazione ed erogazione del servizio per
ogni tipo di offerta e target di utenza (in particolare donne, immigrati, disabili, anziani).
152
LINEA 2
RISULTATI E PRODOTTI DA CONSEGUIRE
Il sistema informativo sarà in grado di offrire supporto al personale sanitario e amministrativo dalla fase di
registrazione e analisi dei parametri clinico-strumentali associati a ciascun paziente afferente alla U.O. di
Radiologia Senologica.
Oltre ad agevolare gli operatori, opportunamente formati, consentirà di immettere una sola volta i dati che
potranno essere successivamente diffusi attraverso il sistema informatico in uso presso l’Istituto anche alle
altre UU.OO..
Progetto 53 Area 5
CONCORDANZA DIAGNOSTICA ISTOPATOLOGICA “ON-LINE” SU
VETRINI DIGITALI DI LESIONI MELANOCITARIE
TITOLO
RESPONSABILE
Zito-U.O (Anatomia Patologica)Istituto Tumori “Giovanni Paolo II” Bari
RICERCATORI
ASSOCIATI
R. Filotico (Dermatologica Policlinico Bari)
D. D’Errico, M.Lomele, R. Daprile, C. Salvatore, R. Di Girolamo, G. Mossa,
ENTI
COINVOLTI
ESTERNI
Laboratorio di Istopatologia Cutanea, Clinica Dermatologica II-Università di
Bari
ANNO DI INIZIO
2006
DURATA
2 anni
PAROLE CHIAVE
Virtual slide, telepatologia, QTVR, nevo, melanoma
N. PZ DA INCLUDERE
20
DESCRIZIONE DEL PROGETTO
In diversi campi della medicina, le applicazioni di realtà virtuale stanno sostituendo i convenzionali sistemi di
formazione e di “medical training”. In Anatomia Patologica, le tecniche digitali che riproducono i microscopi
ottici,”microscopia virtuale”, si poggiano su costosi sistemi di telepatologia (TP). La TP è stata dapprima
utilizzata come strumento per eseguire diagnosi a distanza per quegli ospedali privi di laboratori di anatomia
patologica. Oggi la sua principale applicazione è nella richiesta di una seconda opinione e nei programmi di
controllo di qualità. Tuttavia la grande quantità di informazioni contenute in un vetrino, traducendosi in files
di dimensioni enormi, sta limitando lo sviluppo di programmi per il controllo di qualità “on-line”, solo a pochi
laboratori in possesso di costosi microscopi robotizzati e con sistemi dedicati.. Il nostro studio prevede
l’utilizzo di un sistema digitale “low cost”, da noi sviluppato (1), che si basa sulla tecnologia Quicktime
Virtual Reality (QTVR), standard industriale sviluppato dalla Apple Comp., per uno studio di concordanza
diagnostica sulle lesioni melanocitarie. La caratteristica dei file QTVR, è quella di ottenere dei vetrini virtuali,
di dimensioni tali, da essere pubblicati e fruibili su un sito web, da qualsiasi browsers e da sistemi sia
Window che MAC OS. Le lesioni melanocitarie rappresentano un capitolo complesso, sia per le numerose
varietà istologiche, sia per le sottili differenze che talora sono fondamentali nella diagnosi differenziale fra
nevi e melanomi. Lo studio prevede la digitalizzazione di 20 preparati istologici di lesioni melanocitarie
complesse dal punto di vista diagnostico, che saranno fruibili attraverso un sito web.
1) Zito F.A., Marzullo F., D’Errico D., Salvatore C., Digirolamo R., Labriola A., Pellecchia A. QUICKTIME
VIRTUAL REALITY TECHNOLOGY IN LIGHT MICROSCOPY TO SUPPORT MEDICAL EDUCATION IN
PATHOLOGY. Mod Pathol (2004) 17, 728-731.
ATTIVITA’ PREVISTE
I preparati istologici, colorati con ematossilina ed eosina, relativi a 20 casi di lesioni melanocitarie
complesse dal punto di vista diagnostico, saranno digitalizzati a forte ingrandimento (almeno con un
obiettivo a 20X) utilizzando una videocamera digitale collegata ad un microscopio e ad un computer ad alte
prestazioni. Il preparato verrà acquisito attraverso una serie di fotografie sequenziali, con una
sovrapposizione dei campi del 30-50%, in maniera tale da avere una matrice di immagini che saranno unite
153
LINEA 2
fra di loro in un unica immagine panoramica attraverso dei softwares dedicati. Per ogni caso si otterrà un
unico file (virtual slide) di tipo QuickTime VR (QTVR) che sarà inserito per la consultazione in una pagina
web con le relative notizie cliniche ed eventuali immagini macroscopiche. Le diagnosi ottenute saranno
rapportate a quelle di un patologo referente per la patologia cutanea e sottoposte ad indagine statistica.
RISULTATI E PRODOTTI DA CONSEGUIRE
Verificare la concordanza diagnostica istopatologica su lesioni melanocitarie complesse, attraverso
tecnologie digitali.
Progetto 54 Area 5
TITOLO
REALIZZAZIONE DI UN SISTEMA DI GESTIONE DELLA QUALITA’
INTERNO AL LABORATORIO DI ONCOLOGIA SPERIMENTALE CLINICA
RESPONSABILE
R. La calamita (Laboratorio di Oncologia Sperimentale Clinica)
Istituto Tumori “Giovanni Paolo II” Bari
RICERCATORI
ASSOCIATI
A. Paradiso A. Mangia ,S. Tommasi, A. Azzariti ,G. Pelagio
ENTI ESTERNI
COINVOLTI
TOTAL QUALITY MANAGEMENT (TQM CONSULT s.p.a)
SERVIZI O LAB INTERNI
COINVOLTI
LABORATORIO DI ONCOLOGIA SPERIMENTALE CLINICA
ANNO DI INIZIO
2006
DURATA
3 ANNI
PAROLE CHIAVE
normativa UNI EN ISO 9001:2000, Implementazione Sistema Gestione
Qualità, CERTIFICAZIONE
DESCRIZIONE DEL PROGETTO
Il settore sanitario ha subito, nel corso degli ultimi anni, profonde modificazioni diventando sempre piu’
vasto, complesso e competitivo. Al fine di superare le aspettative dell’utente, è necessario integrare in modo
innovativo ed attento, discipline e identita’ complesse quali il controllo di gestione, l’organizzazione e le
risorse esistenti. Per raggiungere questi obiettivi, il compito del management è quello di garantire una
gestione volta al miglioramento continuo in ognuno dei processi che caratterizzano l’attivita’ dell’azienda
stessa. Per questo e’ necessario investire nel SISTEMA DI QUALITA’. Tale progetto si propone di
realizzare un Sistema di Gestione di Qualità conforme alla norma internazionale di riferimento ISO
9001:2000, tale da garantire un miglioramento continuo della qualità totale delle attività del Laboratorio di
Oncologia Sperimentale Clinica (LOSC).
Il modello ISO 9001:2000, integrato dai requisiti di legge, dalle prescrizioni applicabili e dalle linee guida
scientifiche, porta l’organizzazione, a stabilire, documentare, aggiornare e migliorare il Sistema di Gestione
per la Qualita’ definito da quattro macro-processi costituiti da:
•
Responsabilita’ della Direzione(politica, pianificazione, riesame ecc)
•
Gestione delle Risorse (personale, infrastrutture, ecc)
•
Realizzazione del prodotto/erogazione del servizio(progettazione e sviluppo Approvvigionamento,
attivita’ di produzione ecc.)
•
Misure, analisi e miglioramento (prestazioni del sistema, non conformita’, verifiche ispettive interne,
ecc.).
La realizzazione e l’implementazione di un Sistema di Gestione per la qualità all’interno del LOSC, sono
requisiti necessari per il riconoscimento della Certificazione di conformità del Laboratorio, da parte di un
ente di Certificazione accreditato SINCERT.
154
LINEA 2
ATTIVITA’ PREVISTE
La realizzazione di tale progetto avverrà mediante il servizio di supporto consulenziale-formativo della
TOTAL QUALITY MANAGEMENT (TQM CONSULT s.p.a) agenzia di comprovata esperienza a livello
nazionale ed internazionale
Le attivita’previste sono le seguenti:
•
•
•
•
•
•
Stesura del Manuale della Qualità anche in lingua inglese conforme alla normativa e comprendente
tutti i requisiti ivi contenuti che descriverà in modo dettagliato le modalità con cui il LOSC ha
risposto ai requisiti della normativa di riferimento
Definizione di un Organigramma, tenuto conto delle responsabilità di ogni singola funzione e delle
responsabilità per la Qualità e formalizzazione di linee guida per la definizione delle qualifiche, delle
job descriptions, delle mansioni e delle deleghe per ogni collaboratore
Formazione del personale destinato alla gestione delle Verifiche Ispettive Interne attraverso un
corso base tenuto dal Gruppo di Consulenza
Verifica e validazione di tutta la documentazione per la Verifica Ispettiva Interna, allo scopo di
accertare la reale conformità delle procedure formalizzate rispetto alla Norma di riferimento
9001:2000, rilevare eventuali carenze o modifiche alle procedure/manuale ed identificare opportune
azioni correttive.
Riesame del Sistema Gestione Qualità e dell’eventuale piano di miglioramento.
Verifica di pre-certificazione finalizzata ad accertare la reale applicazione delle procedure comprese
le responsabilità, l’impiego della modulistica e dei mezzi informatici.
RISULTATI E PRODOTTI DA CONSEGUIRE
RISULTATI:
Nell’ambito del seguente progetto sono state svolte le seguenti attività:
• Incontri pianificati tra ed i Responsabili di settore del LOSC e la Società di Consulenza (TQM),
finalizzati all’apprendimento dei principi fondamentali della normativa UNI EN ISO 9001:2000 e alla
pianificazione del progetto
• Mappatura di tutti i processi delle Aree oggetto del progetto con descrizione completa delle attività e
delle principali responsabilità allo scopo di identificare e descrivere tutte le attività operative e
gestionali dell’organizzazione, che hanno influenza sulla qualità
• Progettazione del sistema di Gestione della Qualità e pianificazione di: attività, manuali, procedure,
istruzioni operative, norme interne, documenti di registrazione ed altri documenti, da
implementare/sviluppare
• Attività di formazione del personale direttivo relativamente alla norma ISO in materia di Gestione di
Qualità
• Definizione, Implementazione, Attivazione del Sistema di Gestione per la Qualità, con il
coinvolgimento di tutti i Settori del Laboratorio di Oncologia Sperimentale Clinica (Biomorfologia
Funzionale, Biologia Molecolare, Farmacologia in vitro, Banca Dati e Tessuti) per la gestione dei
processi di ricerca in ambito medico/scientifico e la gestione delle successive attività di diffusione
delle informazioni a carattere scientifico
• Documentazione delle attività operative con descrizione dettagliata di ogni processo ed
identificazione delle eventuali modifiche alle attività per rispettare la normativa ISO 9001:2000
• Documentazione delle attività di Gestione del Sistema Qualità quali: attività di supporto (logistica,
approvvigionamenti, valutazione e qualifica dei fornitori, tecniche statistiche, assistenza); gestione
delle risorse tecnologiche (attrezzature, laboratori) ed umane; gestione del materiale e dei
documenti già presenti nel LOSC.
PRODOTTI DA CONSEGUIRE:
La fase successiva alla documentazione di tutte le attivita’ di gestione del Sistema della Qualita’ sara’
finalizzata:
alla stesura del Manuale della Qualita’ conforme alla normativa UNI EN ISO 9001:2000
alla identificazione e formalizzazione di una Politica per la qualita’ e conseguente emissione di un
piano di miglioramento con obiettivi e traguardi futuri trai i quali di particolare importanza per il
LOSC e’ la Certificazione futura della Banca Tessuti Interdipartimentale e settore Consulenza
Genetica.
Verifica ispettiva da parte dell’Organismo di certificazione, supportata dal gruppo di consulenza al
fine di evidenziare, interpretare e correggere eventuali Non Conformità
155
LINEA 2
Conseguimento della Certificazione UNI EN ISO 9001:2000 da parte di un ente accreditato
Sincert.
Pianificazione delle verifiche periodiche di mantenimento allo scopo di accertare la continua e
conforme applicazione del sistema, il raggiungimento degli obiettivi previsti dal piano di
miglioramento e l’efficace risoluzione di eventuali non conformità rilevate
Progetto 55 Area 5
TITOLO
CONTROLLO DI QUALITÀ CON TELEPATOLOGIA DINAMICA:
STUDIO DI RIPRODUCILITÀ NELLA VALUTAZIONE DI C-ERB-B2-NEU
NEL CARCINOMA LOBULARE INVASIVO DELLA MAMMELLA.
RESPONSABILE
Simone Giovanni (U.O.S. di Citodiagnostica)
Istituto Tumori “Giovanni Paolo II” Bari
RICERCATORI ASSOCIATI Stella Petroni, Stefano Cristiani, Michele Siciliano, Enza Rubini
ENTI ESTERNI COINVOLTI UU.OO. degli IRCCS Italiani afferenti al PF-ACC Finalizzato TESEO.
ANNO DI INIZIO
2006
DURATA
36 mesi
PAROLE CHIAVE
Telepatologia, c-erb-B2-Neu, Controllo di qualità
SOGGETTI
ACC
COFINANZIATORI
N. PZ DA INCLUDERE
50 (2006), 50 (2007), 50 (2008)
DESCRIZIONE DEL PROGETTO
La Telepatologia, pur considerata un’evoluzione naturale della diagnostica istocitopatologica, non è entrata
nella pratica corrente dell’attività del Patologo. Di recente è stato realizzato un collegamento telematico tra i
sette Centri Oncologici italiani nell’ambito del Progetto TESEO (TElepatologia Scanner Enti Oncologici). Tra
le sue prime attività, il gruppo di Patologi referenti per Istituto ha avviato una sperimentazione sulla
discussione collegiale di casi istocitopatologici. Diverse sono le potenzialità che, nell’ambito della
telemedicina essa può esprimere: Teleconsulto, Controllo di qualità, formazione on line. In particolare, nel
controllo di qualità, essa trova applicazione nello studio della riproducibilità dei markers tissutali di tipo
prognostico predittivo come dimostra la collaborazione in tal senso fornita al Progetto OMERO per lo studio
del valore predittivo dell’oncogene c-erb-B2-Neu, i cui risultati definitivi saranno resi noti in Aprile p.v.. Per
quanto sopra riportato, riteniamo utile condurre uno studio sulla riproducibilità diagnostica di c-erb-B2-Neu,
in una serie consecutiva di donne affette da Carcinoma Lobulare Invasivo. Infatti, questo istotipo, presenta
ancora aspetti poco chiari sotto il profilo della predittività clinica ed è stato relativamente poco studiato ,in
particolare
riferimento all’oncogene Neu. L’applicazione di protocolli di controllo di qualità a studi di base, oltre a
costituire un momento di validazione dello studio, rappresenta una notevole possibilità per ridurre le
discordanze di interpretazione ancora diffusamente presenti tra Patologi di diversi Centri.Lo studio potrà
essere esteso dopo una prima fase a tutti gli istotipi di carcinoma mammario non duttali infiltranti che, per la
loro bassa incidenza , inferiore al 10-15% risultano ancora poco conosciuti , assumendo anche la forma di
riunione di consenso diagnostico per via telematica.
Nordrum et Al.: Hum. Pathol., 2004,35(1): 129-35
Hutarew G.: J Telemd Telecare 2003, 9 (4): 194-9
ATTIVITA’ PREVISTE
Su una serie consecutiva di pazienti sotottoposte ad intervento chirurgico radicale di elezione per Carcinoma
lobulare invasivo della mammella verrà condotto uno studio di base teso a caratterizzare la neoplasia da un
punto di vista bio patologico . Oltre alla stadiazione patologica, verrà determinata la presenza di ER, PgR,
attività proliferativa (MIB-1 Index),, espressione ed amplificazione genica valutate con tecnica Hercep Test e
FISH, rispettivamente.
. Verra’ eseguito uno studio di base per verificare le correlazione tra i diversi parametri. Sotto l’aspetto della
telepatologia, verranno sottoposti a scansione ed immessi nella rete telematica del TESEO, i preparati
relativi alla determinazione del Neu con Hercep Test, valutati con la scala normalemente utilizzata per
stabilire la predittività di risposta clinica all’Herceptin (da 0 a 3) in 4 classi. e verrà espressa dai partecipanti
anche la valutazione della % di cellule immunoreattive e dell’intensità di immunocolorazione. ISui risultati
verrà applicata analisi statistica con indice di K.
156
LINEA 2
RISULTATI E PRODOTTI DA CONSEGUIRE
Validazione dello studio di base per il parametro riproducibilità
Creazione di un network tra glIstituti Oncologici per il Controllo di qualità dei markers prognostici, in
collegamento con la Società Scientifica dNazionale dei patologi (SIAPeC).
Pubblicazioni scientifiche e presentazione dei dati.
Attività di formazione on line.
157
LINEA 3- Nuove terapie
Coordinatore: Giuseppe Colucci
158
LINEA 3
determinato il decremento dei valori del PTH e in
Resoconto attività 2005
alcuni casi il rientro nei valori basali.
La
linea
di
ricerca
terapie”,
Corposa è la parte della linea 3 dedicata ai
comprende proposte di protocolli di ricerca
trattamenti chemioterapici. Ricordiamo il progetto
corrente volti ad individuare nuovi approcci
“Associazione
terapeutici in campo medico, la valutazione di
(Caelix) e Gemcitabina (Gemzar) nel trattamento
trattamenti integrati sistemici e loco-regionali e
del carcinoma mammario avanzato. Studio di fase
l’individuazione di tecniche chirurgiche nel campo
II” nel quale sono state inserite al momento 18
della chirurgia dell’apparato digerente. Inoltre le
pazienti e che è stato oggetto di due pubblicazioni
migliori
(Adamo
conoscenze
n° 3
in
“nuove
campo
biologico
e
V,
di
Doxorubicina
Ferrandina
G,
M
liposomiale
Spada
et.al.
l’acquisizione di nuovi fattori di tipo prognostico e
Gemcitabina
predittivo, consentono l’impiego di farmaci rivolti
(PLD) in recurrent/metastatic breast carcinoma: a
verso un particolare sottogruppo di pazienti al fine
phase II study, 2005 ASCO Annual Meeting
di effettuare terapie mirate.
Proceedings. e LorussoV, Console G, Nardulli P:
Diversi
progetti
in
Use of liposomal anthracycline (PLD) in clinical
considerazione i pazienti anziani per i quali è
practice: results and toxicity. 2005 ASCO Annual
necessario individuare schedule di trattamento
Meeting Proceedings.). Lo studio randomizzato
“personalizzate” rispetto alla loro condizione Nella
“Docetaxel e gemcitabina versus docetaxel e
linea di ricerca sono inclusi alcuni studi clinici che
capecitabina nel trattamento di prima linea del
vedono l’Istituto coinvolto in trials internazionali,
carcinoma
multicentrici, in alcuni casi per la sperimentazione
multicentrico randomizzato di fase II” risulta
di nuove molecole.
essere in corso con l’inserimento al momento
Nel settore dei trattamenti di tipo loco-regionale
globalmente di 15 pazienti. Nel trattamento della
,annoveriamo il progetto dal titolo: “Trattamento
paziente
delle metastasi epatiche da carcinoma del colon-
“Gemcitabina + Vinorelbina versus Gemcitabina +
retto.
Studio
di
ricerca
randomizzato
mammario
anziana
si
metastatizzato.
inserisce
lo
Studio
studio
confronto
tra
Mitoxantrone come chemioterapia di prima linea
radiofrequenza
ed
nel cancro avanzato della mammella nella donna
exeresi chirurgica” che è tuttora in corso ed ha
anziana” nel quale sono state inserite 39 paziente
visto l’arruolamento di 30 pazienti: Tale studio che
ed i risultati preliminari sono stati oggetto di
ha come obiettivo principale quello di definire la
comunicazione al Congresso Nazionale S.I.T.
proponibilità
mediante
(novembre 2005), mentre il progetto “Studio di
radiofrequenza, è stato oggetto di numerose
fase II di Capecitabina in combinazione con
presentazioni orali. I progetti dal titolo:”La PEI
Vinorelbina orale nel trattamento del cancro
quale trattamento alternativo delle lesioni nodulari
mammario avanzato” ha visto l’inserimento di 39
tiroidee e l’alcolizzazione percutanea ecoguidata
pazienti
degli adenomi paratiroidei” hanno preso avvio in
all’ASCO 2006.
modo completo e soddisfacente con l’inserimento
Passando al tumore polmonare è da citare lo
di circa 40 pazienti con risultati che appaiono
studio che prevede la somministrazione di un
molto incoraggianti poiché le metodiche hanno
farmaco
termoablazione
mediante
della
di
prendono
(GEM) and liposomal doxorubicin
termoablazione
con
l’invio
biologico
dei
risultati
(IRESSA)
preliminari
per
uso
159
LINEA 3
compassionevole nel quale sono stati arruolati
Gruppo Oncologico dell'Italia Meridionale (GOIM)”
globalmente 106 pazienti.
sono stati oggetti di comunicazioni orali al
Prosegue, avendo raggiunto 40 pazienti arruolati,
Congresso
lo studio relativo ai parametri bio-immunologici del
novembre 2005).
carcinoma indifferenziato del rinofaringe che viene
Lo studio multicentrico coordinato dal GOIM dal
condotto
titolo “Gemcitabina vs Gemcitabina + Cisplatino
in
collaborazione
con
l’Istituto
di
Nazionale
Trasfusionale del National Institute of Health di
localmente avanzato inoperabile e/o metastatico.
Bethesda (USA).
Studio policentrico di fase III” procede con
relativamente
rara
come
il
mesotelioma è oggetto di due studi clinici con
l’impiego del pemetrexed (Studio in aperto sulla
sicurezza
di
Alimta
(PEMETREXED)
come
farmaco singolo o in combinazione con Cisplatino
o Carboplatino in pazienti con mesotelioma
maligno. H3E-MC-JMFL; Trattamento combinato
del mesotelioma pleurico in stadio T1-3 N0-2 con
chemioterapia
pre-operatoria
(cisplatino+pemetrexed)
pleuropneumonectomia
+/- radioterapia) con l’inserimento rispettivamente
patologia
colorettale
avanzata/metastatica
in
(anche
nel
fase
paziente
anziano) è oggetto di diversi studi clinici tutti attivi
e che prevedono il confronto tra trattamenti
chemioterapici
l’integrazione
con
di
nuovi
farmaci
farmaci
biologici
quali
e/o
il
cetuximab. In particolare per quanto riguarda lo
studio
pancreatico
l’arruolamento ed al momento sono quasi 200 i
pazienti arruolati complessivamente. Lo studio si
pone come obiettivo primario quello di confrontare
la combinazione Cisplatino + Gemcitabina vs solo
Gemcitabina in termini di sopravvivenza globale.
Obiettivi secondari sono la determinazione del
clinical benefit response, effetti sulla qualita' di
vita, tossicità, percentuale di risposte obiettive,
tempo alla progressione, andamento dei markers
tumorali (CEA, CA 19-9).
Il tumore del rene metastatico e il melanoma
maligno sono le patologie per le quali la chemio-
di 40 e 3 pazienti.
La
carcinoma
(Trieste,
nel
patologia
del
S.IT.
immunogenetica del Dipartimento di Medicina
Una
trattamento
della
Folfox4+Cetuximab
in
pazienti
con
carcinoma colorettale avanzato non pretrattati:
immunoterapia trova la sua massima applicazione
ed i progetti relativi sono entrambi in pieno
svolgimento
(Immunoterapia
vs
Immuno-
chemioterapia in pazienti con carcinoma renale
metastatico. Studio multicentrico randomizzato di
fase III; Studio clinico multicentrico randomizzato
di fase III con chemio-immunoterapia in pazienti
affetti da melanoma metastatico.) con l’inclusione
rispettivamente di 68 e 29 pazienti.
Gruppo
Nell’ambito del settore relativo alla terapia di
Oncologico dell'Italia Meridionale (GOIM) è stato
supporto-riabilitativa, prosegue, con una seconda
inviato abstract all’ASCO 2006, mentre gli studi
fase, il progetto relativo al supporto psicologico e
“Xelox vs Folfox-4 nel trattamento del carcinoma
musicoterapico che ha incontrato un notevole
colorettale avanzato non pretrattato: studio di fase
gradimento da parte dei pazienti coinvolti al fine di
II randomizzato del Gruppo Oncologico dell'Italia
favorire
Meridionale
nel
persona attraverso l’espressione dei diversi codici
trattamento del carcinoma colorettale avanzato
comunicativi ed al patrimonio espressivo della
non pretrattato: studio di fase II randomizzato del
persona malata. Per quanto riguarda la nutrizione
studio
multicentrico
(GOIM)
di
e
fase
Xeliri
II
vs
del
Folfiri
una
armonizzazione
globale
della
160
LINEA 3
artificiale del paziente oncologico ormai sono oltre
CALABRESE
150 pazienti inseriti nello studio relativo per il
Coronary artery stenosis following mediastinal
quale si è svolto una seminario tenutosi proprio
radiation therapy. Case report and review of the
nell’Istituto
literature. Tumori 91 (4): 369-72, 2005.
Oncologico
Dipartimento
di
ed
organizzato
Oncologia
Medica
e
dal
P,
OLIVA
S,
GAGLIONE
A:
dalla
Cattedra di Gastroenterologia del Policlinico di
CAPPUZZO F, NOVELLO S, DE MARINIS F,
Bari.
FRANCIOSI
L’attuazione di un protocollo omogeneo di tecnica
chirurgica
nello
svuotamento
linfonodale
laterocervicale, ha coinvolto 38 pazienti ed ha
portato alla definizione di un cut-off minimo di
almeno 18 linfonodi affinché lo svuotamento
linfonodale possa essere considerato di tipo
V,
MAUR
M,
CERIBELLI
A,
LORUSSO V, BARBIERI F, CASTALDINI L,
CRUCITTA
E,
MARINI
L,
BARTOLINI
S,
SCAGLIOTTI GV, CRINO L: Phase II study of
gemcitabine
plus
oxaliplatin
as
first-line
chemotherapy for advanced non-small-cell lung
cancer. Br J Cancer 93 (1): 29-34, 2005.
radicale. I risultati di questa attività sono stati
comunicati nell’ambito di un video-corso su
“Tecniche
chirurgiche
in
otorinolaringoiatria”
COLUCCI G, GEBBIA V, PAOLETTI G, GIULIANI
F, CARUSO M, GEBBIA N, CARTENI G,
AGOSTARA B, PEZZELLA G, MANZIONE L,
svoltosi a Roma il 21-22 aprile 2005.
BORSELLINO N, MISINO A, ROMITO S, DURINI
L’utilizzazione di un gel di silicone autoasciugante
per la prevenzione delle cicatrici ipertrofiche nelle
pazienti mastectomizzate e quadrantectomizzate
ha visto l’inserimento di 50 pazienti (25 in
trattamento e 25 gruppo controllo). Nelle pazienti
trattate con il gel autoasciugante si è osservato a
3 mesi un miglioramento dell’aspetto morfologico
degli esiti cicatriziali in modo particolare per quel
che
riguarda
l’ipertrofia,
l’iperemia
e
l’ipersensibilità.
E, CORDIO S, DI SERI M, LOPEZ M, MAIELLO
E,
MONTEMURRO
S,
CRAMAROSSA
A,
LORUSSO V, DI BISCEGLIE M, CHIARENZA M,
VALERIO
MR,GUIDA
T,
LEONARDI
V,
PISCONTI S, ROSATI G, CARROZZA F, NETTIS
G, VALDESI M, FILIPPELLI G, FORTUNATO S,
MANCARELLA
Oncologico
S,
BRUNETTI
dell'Italia
C;
Meridionale:
Gruppo
Phase
III
randomized trial of FOLFIRI versus FOLFOX4 in
the treatment of advanced colorectal cancer: a
multicenter study of the Gruppo Oncologico
PRODOTTI SCIENTIFICI
BERRUTI
A,
BITOSSI
R,
BOTTINI
A,
GENERALI
dell'Italia Meridionale. J Clin Oncol 23 (22): 4866-
GORZEGNO
D,
MILANI
G,
75, 2005.
M,
KATSAROS D, RIGAULT DE LA LONGRAIS IA,
COMELLA P, GAMBARDELLA A, FARRIS A,
BELLINO
MAIORINO
R,
DONADIO
M,
ARDINE
M,
L,
NATALE
D,
MASSIDDA
B,
BERTETTO O, DANESE S, SAROBBA MG,
CASARETTI R, TAFUTO S, LORUSSO V, LEO S:
FARRIS
A tailored regimen including capecitabine and
A,
LORUSSO
V,
DOGLIOTTI
L:
Paclitaxel, vinorelbine and 5-fluorouracil in breast
oxaliplatin
cancer
metastatic colorectal carcinoma Southern Italy
patients
pretreated
with
adjuvant
anthracyclines. Br J Cancer 92 (4): 634-38, 2005.
for
treating
elderly
patients
with
Cooperative Oncology Group trial 0108. Crit Rev
Oncol Hematol 53 (2): 133-39, 2005.
161
LINEA 3
COMELLA P, MASSIDDA B, FILIPPELLI G,
S, FERRAU F, LAURIA R, PAGLIARULO C,
PALMERI S, NATALE D, FARRIS A, DE VITA F,
PETRELLA
BUZZI
L,
BIANCO AR; GOCSI Cooperative Group: A
MANCARELLA S, LEO S, LORUSSO V, DE
randomised factorial trial of sequential doxorubicin
LUCIA L, ROSELLI M: Oxaliplatin plus high-dose
and CMF vs CMF and chemotherapy alone vs
folinic
chemotherapy
F,
TAFUTO
acid
and
S,
MAIORINO
5-fluorouracil
i.v.
bolus
G,
LIMITE
G,
followed
COSTANZO
by
goserelin
R,
plus
(OXAFAFU) versus irinotecan plus high-dose
tamoxifen as adjuvant treatment of node-positive
folinic acid and 5-fluorouracil i.v. bolus (IRIFAFU)
breast cancer. Br J Cancer 92 (3): 467-74, 2005.
in patients with metastatic colorectal carcinoma: a
Southern
Italy Cooperative
Oncology Group
FABI A, FERRETTI G, PAPALDO P, SALESI, N
CICCARESE M, LORUSSO V, CARLINI P,
phase III trial. Ann Oncol 16 (6): 878-86, 2005.
CARPINO A, MOTTOLESE M, CIANCIULLI AM,
COMELLA
P,
NATALE
D,
FARRIS
A,
GIANNARELLI
D,
SPERDUTI
I,
FELICI
A,
GAMBARDELLA A, MAIORINO L, MASSIDDA B,
COGNETTI F: Pegylated liposomal doxorubicin in
CASARETTI R, TAFUTO S, LORUSSO V, LEO S,
combination with gemcitabine: a phase II study in
CANNONE M: Capecitabine plus oxaliplatin for
anthracycline-naive and anthracycline pretreated
the first-line treatment of elderly patients with
metastatic
metastatic colorectal carcinoma: final results of
Chemother Pharmacol 2005; Sep 15: 1-9 (Epub
the Southern Italy Cooperative Oncology Group
ahead of print)
breast
cancer
patients.
Cancer
Trial 0108. Cancer 104 (2): 282-89, 2005.
GALETTA D, GIOTTA F, ROSATI G, GEBBIA V,
DE CEGLIE A, GATTESCHI B, BLANCHI S,
MANZIONE L, DI BISCEGLIE M, BORSELLINO
SCOTTO
CONIO
M:
N, COLUCCI G: Carboplatin in combination with
treated
by
raltitrexed in recurrent and metastatic head and
endoscopic mucosal resection. A case report and
neck squamous cell carcinoma: A multicentre
review of the literature. Dig Dis Sci 50 (10): 1875-
phase II study of the Gruppo Oncologico dell'Italia
79, 2005.
Meridionale (G.O.I.M.). Anticancer Res 25 (6C):
Esophageal
DE
F,
PELLECCHIA
granular
cell
LENA
M,
RAMLAU
LORUSSO
V,
WAGNER
A,
tumor
R,
L,
HANSEN
O,
BARNI
S,
4445-9, 2005.
CRISTOVAO MM, HUBER R, ALBEROLA V,
GIULIANI
MITROVIC M, COLIN C, GASMI J: Phase II trial
BATTAGLIA C, GEBBIA V, DI BISCEGLIE M,
of oral vinorelbine in combination with cisplatin
VINCIARELLI G, GEBBIA N, COLUCCI G;
followed by consolidation therapy with
Gruppo
oral
vinorelbine in advanced NSCLC. Lung Cancer 48
F,
MOLICA
Oncologico
S,
dell’Italia
MAIELLO
E,
Meridionale
(G.O.I.M.): Am J Clin Oncol 28 (6): 581-5, 2005.
(1): 129-35, 2005.
GRIDELLI C, ROSSI A, GALETTA D, MAIONE P,
DE PLACIDO S, DE LAURENTIIS M, DE LENA
FERRARA C, GUERRIERO C, DEL GAIZO F,
M, LORUSSO V, PARADISO A, D'APRILE M,
NICOLELLA D, COLANTUONI G, GEBBIA V,
PISTILLUCCI G, FARRIS A, SAROBBA MG,
COLUCCI G: Italian clinical research in non-small-
PALAZZO S, MANZIONE L, ADAMO V, PALMERI
162
LINEA 3
cell lung cancer. Ann Oncol 16 (suppl. 4): iv110-
SILVESTRIS N, COLUCCI G: Topotecan plus
iv115, 2005.
ifosfamide in patients with platinum refractory
advanced/metastatic non-small cell lung cancer: a
HOWELL A, CUZICK J, BAUM M, BUZDAR A,
phase II study. Oncol Rep 14 (6): 1547-51, 2005.
DOWSETT M, FORBES JF, HOCTIN-BOES G,
HOUGHTON J, LOCKER GY, TOBIAS JS, ATAC
LORUSSO
V,
SILVESTRIS
N:
Systemic
Trialists' Group (DE LENA M, SCHITTULLI F):
chemotherapy for patients with advanced and
Results of the ATAC (Arimidex, Tamoxifen, Alone
metastatic bladder cancer: current status and
or in Combination) trial after completion of 5 years'
future directions. Ann Oncol 16 (suppl. 4): iv85-
adjuvant treatment for breast cancer. Lancet 365
iv89, 2005.
(9453): 60-62, 2005.
MAIELLO E, GEBBIA V, GIULIANI F, PAOLETTI
IAFFAIOLI RV, FORMATO R, TORTORIELLO A,
G, GEBBIA N, BORSELLINO N, CARTENI G,
DEL PRETE S, CARAGLIA M, PAPPAGALLO G,
PEZZELLA G, MANZIONE L, ROMITO S, LOPEZ
PISANO
G,
M, COLUCCI G: FOLFIRI regimen in advanced
CIGOLARI S, PIZZA C, MARANO O, PEZZELLA
colorectal cancer: the experience of the Gruppo
G, PEDICINI T, FEBBRARO A, INCORONATO P,
Oncologico dell'Italia Meridionale (G.O.I.M.). Ann
MANZIONE L, FERRARI E, MARZANO N,
Oncol 16 (suppl. 4): iv56-iv60, 2005.
A,
FANELLI
F,
IANNIELLO
QUATTRIN S, PISCONTI S, NASTI G, GIOTTA
G, COLUCCI G; Southern Italy Oncology Group:
MAIONE P, PERRONE F, GALLO C, MANZIONE
Phase II study of sequential hormonal therapy
L, PIANTEDOSI FV, BARBERA S, CIGOLARI S,
with anastrozole/exemestane in advanced and
ROSETTI
metastatic breast cancer. Br J Cancer 92 (9):
BERTETTO O, NOVELLO S, MIGLIORINO MR,
1621-25, 2005.
FAVARETTO A, SPATAFORA M, FERRAÙ F,
F,
PIAZZA
E,
ROBBIATI
SF,
FRONTINI L, BEARZ A, REPETTO L, GRIDELLI
LORUSSO V, CRUCITTA E, SILVESTRIS N,
C, et al. (COLUCCI G, GALETTA D, GIOTTA F):
ROSATI
M,
Pretreatment quality of life and functional status
PALMERI S, GEBBIA V, MANCARELLA S,
assessment significantly predict survival of elderly
SOBRERO A, PEZZELLA G, COMELLA P,
patients with advanced non-small-cell lung cancer
MANGIAMELI A, MUCI D; Italian Bladder Cancer
receiving chemotherapy: a prognostic analysis of
Group: Randomised, open-label, phase II trial of
the multicenter italian lung cancer in the elderly
paclitaxel,
study. J Clin Oncol 23 (28): 6865-72, 2005.
G,
MANZIONE
gemcitabine
gemcitabine
chemotherapy
and
in
L,
and
cisplatin
advanced
DE
LENA
cisplatin
versus
as
first-line
transitional
cell
PORTALONE
L,
ANTILLI
A,
NUNZIATI
F,
carcinoma of the urothelium. Oncol Rep 13 (2):
CRISPINO C, DEMARINIS F, FRIGGERI L,
283-87, 2005.
LOMBARDI A, LORUSSO V, PRONZATO P,
SAMBIASI D, SIGNORA M on behalf of AIPO
LORUSSO V, GEBBIA V, SPADA M, GUIDA M,
(Associazione Italiana Pneumologi Ospedalieri)
CASSANO G, BRUNETTI C, GERMANO D,
Thoracic Oncology Study Group: Epirubicin and
NETTIS G, IZZI G, GALETTA D, GIAMPAGLIA M,
163
LINEA 3
gemcitabine as first-line treatment in malignant
farmaci nel paziente anziano con cachessia
pleural mesothelioma. Tumori 91 (1): 15-18, 2005.
neoplastica. Trends Med 5 (2): 109-14, 2005.
SILVESTRIS
G,
DITONNO P, BATTAGLIA M, SELVAGGIO O,
LORUSSO V, DE LENA M: Present status and
GAROFALO L, LORUSSO V, SELVAGGI FP:
perspectives
hormone-
Clinical evidence supporting the role of lonidamine
refractory prostate cancer. Oncology 69 (4): 273-
for the treatment of BPH. Rev Urol 7 (suppl. 7):
82, 2005.
S27-33, 2005.
VERSO M, AGNELLI G, BERTOGLIO S, DI
LORUSSO V: What news in urological cancer.
SOMMA FC, PAOLETTI F, AGENO W, BAZZAN
Tunis Med 83 (suppl. 12): 75-76, 2005.
N,
in
LEONE
the
B,
NUMICO
treatment
of
M, PARISE P, QUINTAVALLA R, NAGLIERI E,
SANTORO A, IMBERTI D, SORARU M, MOSCA
LORUSSO V, SILVESTRIS N, COVA D, UBBIALI
S: Enoxaparin for the prevention of venous
A, BALDUCCI L: Attualità e prospettive nel
thromboembolism associated with Central vein
trattamento medico del carcinoma del colon-retto
catheter:
nel paziente anziano. Geriatric Med Intell 14 (1):
a
double-blind,
placebo-controlled,
randomized study in cancer patients. J Clin Oncol
21-28, 2005.
23 (18): 4057-62, 2005.
MATTIOLI
V,
CATINO
ARMENISE
CANNIELLO
BRANDI M, GIOTTA F, GEBBIA N, DI LAURO L,
RANIERI G, GADALETA C: One lung ventilation
VALERIO MR, PAOLETTI G, BELLI F, PIZZA C,
close-chest with CMV and low level CPAP in
GIANNARELLI
Sequential
radiofrequency ablation (RFA) of lung tumors: our
docetaxel followed by epirubicin-vinorelbine as
experience. Minerva Anestesiol 71 (1 suppl. 10):
first-line
174-76, 2005.
LOPEZ
chemotherapy
in
M:
advanced
breast
GALIZIA
COMELLA P, MASSIDDA B, FILIPPELLI G,
D’APRILE
NATALE D, FARRIS A, BUZZI F, TAFUTO S,
LORUSSO V: Complicanze fungine in oncologia e
MAIORINO L, PALMERI S, DE LUCIA L,
radioterapia. Trends Med 2005 (in press)
S,
LEO
S,
ROSELLI
SOSCIA
P,
M,
SILVESTRIS
M,
FABIETTI
L,
cancer. Anticancer Res 25 (2B): 1309-14, 2005.
MANCARELLA
N,
D’ALUISIO
F,
VICI P, FOGGI P, COLUCCI G, CAPOMOLLA E,
D,
E,
A,
F,
NUMICO
G,
TIMURIAN
A,
M,
LORUSSO V, CATALDIS GD: Safety and Efficacy
SILVESTRIS N, LOCOPO N, DI COSIMO S,
of Irinotecan plus High-Dose Leucovorin and
SCIACCA V, D’APRILE M, LORUSSO V: Ruolo
Intravenous Bolus 5-Fluorouracil for Metastatic
della gemcitabina nel trattamento del carcinoma
Colorectal Cancer: Pooled Analysis of Two
mammari
Consecutive Southern Italy Cooperative Oncology
Oncologia ed Ematologia Moderne 1: 8-14, 2005.
avanzato:
attualità
e
prospettive.
Group Trials. Clin Colorectal Cancer 5 (3): 20310, 2005.
COVA
D,
LORUSSO
V,
D’APRILE
M,
SILVESTRIS N: Principi per un uso razionale dei
164
LINEA 3
doxorubicina liposomiale non pegilata con la
Programma attività 2006
ciclofosfamide al fine di valutare l’attività e la
La linea di ricerca n° 3, include protocolli di ric erca
tossicità in prima linea metastatica di tali schemi
corrente volti ad individuare nuovi approcci
terapeutici
terapeutici in campo medico e la valutazione di
terapeutico della doxorubicina liposomiale non
trattamenti integrati sistemici e loco-regionali.
pegilata.
L’approccio multidisciplinare tra le varie specialità
Il progetto n° 2 è uno studio prospettico di fase I I a
(oncologia,
ormai
due stadi secondo Simon che si propone di
diventato uno standard nel trattamento di un
valutare non solo l’efficacia terapeutica, ma il
numero
reale impatto sulla qualità di vita di uno schema
radioterapia,
sempre
neoplastiche
più
chirurgia)
vasto
consentendo
di
di
è
patologie
ottenere
una
terapeutico
sulla
base
del
comprendente
miglior
mitomicina
indice
C
+
migliore identificazione di gruppi ad alto rischio in
vinorelbina quale trattamento di salvataggio in
cui la terapia adiuvante o neoadiuvante è
pazienti con carcinoma mammario avanzato già
sicuramente indicata, individuando sottogruppi di
trattate con antracicline e taxani. Il progetto n° 3 è
pazienti candidabili a terapie loco-regionale e
rivolto alle pazienti anziane (età > 70 anni) che
riducendo nel contempo gli effetti collaterali a
rappresentano circa il 30% della casistica dei
lungo
termine.
tumori mammari. In tali pazienti infatti gli obiettivi
Le migliori conoscenze in campo biologico e
della terapia devono essere il prolungamento
l’acquisizione di nuovi fattori di tipo prognostico e
della sopravvivenza, il controllo dei sintomi e il
predittivo, consentono inoltre l’impiego di farmaci
mantenimento di una buona qualità di vita. La
rivolti verso un particolare sottogruppo di pazienti
doxorubicina liposomiale pegilata consiste in una
al fine di effettuare terapie mirate; in particolare le
formulazione liposomiale in cui la doxorubicina
cosiddette terapie biologiche mirate a specifici
cloridrata è incapsulata in liposomi sulla cui
target molecolari rivestono un ruolo sempre più di
superficie
primo piano in campo onco-ematologico trovando
metossipolietilenglicole (MPEG) che impedisce il
applicazione
riconoscimento dei liposomi da parte del sistema
come
singola
opzione
o
in
fosfolipidica
è
mononucleolare
legato
il
associazione ai trattamenti chemioterapici già in
fagocitario
aumentandone
il
uso.
tempo di circolazione nel sangue. Inoltre a dosi
cumulative superiori a 450 mg/m2 e fino a > 600
Aree
di
attività
mg/m2 non vi è un aumento di rischio di
cardiotossicità. Il progetto n° 4 è sempre rivolto a
1) Nuovi approcci farmacologici per trattamenti
pazienti anziani (età > 70 anni) ma affetti da
adiuvanti, neoadiuvanti e della fase metastatica.
melanoma
metastatico
ai
quali
verrà
somministrato un trattamento chemioterapico in
Risultano inseriti in questa area di attività 7
monoterapia
progetti: i primi 3 riguardano il trattamento del
combinazione tra carboplatino e dacarbazina. Gli
carcinoma mammario avanzato. Lo studio 1
obiettivi dello studio sono valutazione della
confronta
doxorubicina
progressione libera da malattia a 3 e 12 mesi, la
liposomiale non pegilata con la formulazione orale
sopravvivenza globale a 12 e 24 mesi, la
della
valutazione
l’associazione
vinorelbina
rispetto
della
alla
associazione
con
dei
fotemustina
giorni
di
versus
una
ospedalizzazione
165
LINEA 3
dall’inizio del trattamento, la valutazione dei
cerebrali
farmaci
aggiunti
trattamento
o
nella
carcinoma
del
polmone,
non
dall’inizio
del
suscettibili di trattamento chirurgico radicale. Il
domiciliare,
la
progetto n° 9 propone un approccio integrato di
sospesi
terapia
da
valutazione della tolleranza al trattamento in
cura
rapporto
comorbidità.
partecipazione ed il coinvolgimento sinergico
Passando alla patologia colorettale metastatica
dell’equipe (medici oncologi, caposala, personale
vanno segnalati ben tre studi di fase II. Lo studio
infermieristico,
n° 5 si propone di verificare l’attività e la tossi cità
mediante un efficace modello logistico-operativo
di uno schema di trattamento che impiega
di musicoterapica, in particolare da applicare a
l’associazione
alle
del
paziente
oncologico
consultorio
attraverso
la
psiconcologico)
il
bevacizumab,
pazienti sottoposti a trattamento chemioterapico
farmaco biologico inibitore del
VEGFr, che
con FOLFOX e FOLFIRI per il controllo della
FOLFIRI
con
attraverso una riduzione della vascolarizzazione
nausea
del tumore e una riduzione della permeabilità
immaginativa sarà somministrata in sedute della
vascolare, può favorire il rilascio di chemioterapici
durata di 90 minuti durante i due giorni di
a
chemioterapia
livello
tumorale.
e
del
vomito.
La
a
musicoterapia
più
riprese.
Il progetto n° 6 è uno studio di fase II che impieg a
Il progetto n° 10 comprende il trattamento
l’associazione tra oxaliplatino e la capecitabina.
fotodinamico nei tumori avanzati del cavo orale,
Quest’ultima è una fluoropirimidina orale che ha
mediante la somministrazione nel circolo ematico
mostrato
al
di un chemioantiblastico, quale la temoporfina che
fluorofolato con un migliore profilo di tossicità.
per svolgere la sua attività deve essere attivata
L’ultimo progetto afferente a questa area è uno
dopo 4 giorni. Tale attivazione si produce
studio randomizzato di confronto tra lo schema
illuminando completamente la sede del tumore
XELOX da solo o in associazione al cetuximab,
con un laser a diodi mediante fibre a spot unico o
nuovo farmaco biologico diretto contro l’EGFr.
multispot. La luce laser veicolata dal chirurgo ORL
Obiettivi
una
illumina completamente il tumore attivando il
randomizzazione 1:2, saranno quelli di valutare la
farmaco che si è localizzato a livello della lesione
percentuale
neoplastica.
una
dello
di
efficacia
studio,
risposte
sovrapponibile
che
prevede
obiettive,
la
durata
mediana della risposta, il tempo mediano alla
Gli ultimi due progetti di questa area (11-12)
progressione,
la
durata
della
prevedono rispettivamente l’infusione antiblastica
sopravvivenza,
la
tollerabilità
trattamenti
isolata d’arto in pazienti affetti da melanoma o
mediana
dei
sarcoma non operabile e la chemioterapia intra-
proposti.
arteriosa epatica con fotemustina in pazienti affetti
2) Valutazione dei trattamenti integrati sistemici e
da metastasi epatiche da melanoma. Nel primo
loco-regionali.
caso si prevede l’inserimento di cateteri arteriosi o
In questa area risultano inseriti 5 progetti.
Il progetto n° 8 intende valutare l’attività e la
tollerabilità
dell’associazione
cisplatino
+
fotemustina in contemporanea con la radioterapia
in pazienti non precedentemente irradiati a livello
cranico e l’associazione cisplatino e fotemustina
in pazienti già irradiati affetti da metastasi
venosi nell’arto interessato mediante tecnica
Seldinger
standard
ed
il
sangue
subisce
successivamente e ripetutamente un passaggio
tra circolo venoso ed arterioso, utilizzando un
sistema riscaldato mediante immersione in acqua
con temperatura tra 41° C e 42° C. Il secondo
progetto invece prevede il posizionamento di un
166
LINEA 3
Porth intra-arterioso epatico per via angiografica.
Questa area di ricerca comprende 3 progetti.
Il progetto n° 15 valuterà il trattamento con
3) Sviluppo di trattamenti mirati su basi biologiche.
Elettroporator di lesioni cutanee e sottocutanee da
In tale area della linea di ricerca annoveriamo il
tumori solidi. L’elettroporazione è un fenomeno
progetto n° 13 che ha come obiettivo principale
fisiologico
quello
mediante brevi ed intensi impulsi elettrici che
di
verificare
l’efficacia
del
vaccino
indotto
da
un
campo
magnetico
una
provocano
cambiamenti
risposta immunitaria e clinica in pazienti affetti da
membrana
cellulare,
tumori di origine epiteliale in fase avanzata MUC-
permeabilità tanto da permettere a grandi e
1 positivi. Saranno arruolati infatti 50 pazienti
piccole molecole, quali i farmaci o gli acidi
affetti da carcinoma mammario, carcinoma del
nucleici, di entrare nel citoplasma. Questa tecnica
polmone
quindi
liposomiale
Theratope
non
nel
determinare
microcitoma,
carcinoma
della
è
in
grado
strutturali
della
accrescendone
di
potenziare
la
l’attività
prostata metastatici, già trattati con terapie
antitumorale di un chemioterapico che può così
standard. L’espressione dell’antigene tumorale
raggiungere
MUC-1 sarà valutata su pezzo tumorale mediante
della cellula tumorale e di conseguenza espletare
immunoistochimica usando l’anticorpo H23 su
la
sezioni
La
in
paraffina
e
la
schedula
di
elevate
propria
intrinseca
attività
viene
eseguita
tecnica
somministrazione del vaccino prevede nella prima
apparecchiatura
fase
conforme
una
singola
ciclofosfamide
dose
che
intravenosa
è
un
di
agente
concentrazioni
alla
denominata
normativa
all’interno
antitumorale.
con
Cliniporator
93/42/EEC
apparecchiature
una
per
le
mediche.
immunomodulante, 3 giorni prima dell’iniezione
Il progetto n° 16 si propone di valutare l’utilizzo di
del
un
vaccino.
Successivamente
si
procederà
bisturi
ad
ultrasuoni
nel
campo
della
all’immunizzazione sottocutanea con Theratope
ginecologia oncologica con l’obiettivo di ottenere
per
8
settimane.
una concreta riduzione dei costi e dei tempi
valutare
l’efficacia
operatori. L’ UltraCision è un bisturi ad ultrasuoni
biologica di un protocollo di vaccinoterapia per il
ovvero un sistema che utilizza onde sonore con
trattamento di pazienti affetti da carcinoma renale
frequenza superiore a quelle udibili dall’orecchio
e
la
umano in grado di annullare i rischi connessi alla
standardizzazione della produzione di un vaccino
elettrochirurgia. Si tratta di uno strumento sicuro
costituito da cellule dendritiche autologhe (di
in quanto non comporta utilizzo di energia
derivazione monocitaria CD14+) mature, pulsate
elettrica,
con un lisato di linea cellulare o in alternativa (nei
L’ultimo progetto della linea di ricerca si propone
pazienti negativi al test di immunogenicità per la
di verificare l’efficacia e la bassa incidenza di
linea cellulare) con lisato di tumore autologo, in
complicanze nel trattamento degli adenomi tossici
grado di promuovere l’attivazione e l’espansione
della tiroide attraverso la PEI (alcolizzazione
dei cellule T specifiche contro cellule tumorali
percutanea ecoguidata) in pazienti non suscettibili
renali. La raccolta avverrà preferibilmente da
di trattamento chirurgico per problemi di natura
aferesi
anestesiologica o che rifiutano di sottoporsi ad
Il
un
progetto
periodo
n°14
melanoma
di
di
intende
metastatico
sangue
mediante
periferico.
ma
solo
di
energia
meccanica.
intervento, ottenendo l’equilibrio metabolico della
4) Sviluppo e validazione di trattamenti mini-
funzione tiroidea senza il ricorso a terapia medica
invasivi
con
farmaci
tireostatici.
167
LINEA 3
Progetto 56 – Area 1
TITOLO
RESPONSABILE
RICERCATORI
ASSOCIATI
SERVIZI O LAB INTERNI
COINVOLTI
ALTRE STRUTTURE
INTERNE
DELL’ISTITUTO
COINVOLTE
ANNO DI INIZIO
DURATA
PAROLE CHIAVE
N. PZ DA INCLUDERE
MYOCET IN ASSOCIAZIONE A NAVELBINA ORALE O
CICLOFOSFAMIDE NEL TRATTAMENTO DI PRIMA LINEA DEL
CARCINOMA MAMMARIO METASTATICO. STUDIO MULTICENTRICO,
RANDOMIZZATO DI FASE II
Lorusso Vito (U.O. di Oncologia Medica)
Istituto Tumori “Giovanni Paolo II” Bari
Andrea Misino, Francesco Giotta, Massimo Lopez (Oncologia Medica, IRE –
Roma), Salvatore Del Prete (Oncologia Medica – Frattamaggiore), Maria
Teresa Valerio (Oncologia Medica, Università , Palermo), Gianfranco Filippelli
(Oncologia Medica, Paola)
Laboratorio di Analisi e Servizio di Cardiologia dell’Istituto Oncologico di Bari
U. O. di Farmacia
2006
24 mesi
Myocet, navelbina, ciclofosfamide, carcinoma mammario metastatico
140
DESCRIZIONE DEL PROGETTO
Pur trattandosi di una neoplasia chemio-sensibile, con una incidenza di risposte tra il 45% e il 70%, il
carcinoma metastatico della mammella (CMM) rimane una malattia non guaribile, e il ruolo svolto dalla
chemioterapia sistemica è ancora palliativo. Negli ultimi venti anni l’incidenza di risultati terapeutici positivi
ha segnato un plateau, e pertanto la necessità di nuovi regimi chemioterapici in grado di massimizzare
l’efficacia clinica e al tempo stesso di limitare la tossicità ha indotto i ricercatori a trovare nuove strategie.
La doxorubicina, che è in grado di indurre una frequenza globale di risposte del 40% quando è impiegata in
monoterapia, viene comunemente considerata uno dei chemioterapici maggiormente attivi nel trattamento
del CMM. Pertanto, la doxorubicina è stata largamente utilizzata nei regimi chemioterapici di combinazione
convenzionali, che sono un importante strumento nel trattamento del carcinoma mammario recidivato e/o
metastatico. Tuttavia, la doxorubicina è associata a significativi effetti collaterali, quali mielosoppressione e
danno cardiaco dovuto alla dose cumulativa del farmaco. Il danno cardiaco costituisce una tossicità che
potenzialmente mette in pericolo la vita ed è dose-limitante. Nell’ultimo decennio sono stati compiuti
numerosi tentativi di migliorare l’indice terapeutico della doxorubicina. Rispetto a quest’ultima, il Myocet,
una doxorubicina liposomiale non pegilata, ha un profilo di tossicità più favorevole, in quanto in dosi
equivalenti alla doxorubicina convenzionale si associa ad un’ identica efficacia clinica, ma ad una
cardiotossicità e ad una mielosoppressione minori. Infatti, il Myocet presenta una emivita significativamente
più lunga e una particolare distribuzione tessutale, con una elevata concentrazione del farmaco attivo a
livello del tumore. Il confronto tra doxorubicina convenzionale e doxorubicina liposomiale, entrambe
utilizzate in associazione a ciclofosfamide, ha confermato il migliore profilo di tollerabilità della seconda
associazione.
Un altro farmaco particolarmente attivo nel trattamento del carcinoma mammario metastatico è la 5’noranidrovinblastina o vinorelbina (VNR) che è stata impiegata con successo, grazie alla sua significativa
attività clinica e al buon profilo di tossicità, nel trattamento del CMM, anche in pazienti precedentemente
trattate con antracicline. La VNR è stata anche impiegata in associazione con la doxorubicina, con
l’epirubicina e col mitoxantrone, quale terapia di prima linea del CMM, evidenziando una risposta globale
(parziale + completa) variabile tra il 49% e il 77%.
Recentemente, è stata introdotta nella pratica clinica la formulazione orale della Vinorelbina che ha
dimostrato di essere ben tollerata e di avere la stessa efficacia della formulazione endovena. Di
conseguenza, al fine di identificare un nuovo regime dotato di bassa tossicità e buona efficacia clinica,
sembra razionale confrontare uno schema standard rappresentato da Myocet e ciclofosfamide versus la
combinazione Myocet e VNR orale.
Ref. Bibliografiche essenziali
Swenson CE, Bolcsak LE; Batist G et al. Pharmacokinetics of doxorubicin administered i.v. as Myocet
(TLC D-99; liposome-encapsulated doxorubicin citrate) compared with conventional doxorubicin when
given in combination with cyclophosphamide in patients with metastatic breast cancer. Anticancer Drugs.
2003 Mar;14(3):239-46.
Harris L, Batist G, Belt R et al. Liposome-encapsulated doxorubicin compared with conventional
doxorubicin in a randomized multicenter trial as first-line therapy of metastatic breast carcinoma. Cancer.
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LINEA 3
2002 Jan 1;94(1):25-36.
Sparano JA, Winer EP. Liposomal anthracyclines for breast cancer. Semin Oncol. 2001 Aug;28(4 Suppl
12):32-40. Review.
Shapiro CL, Ervin T, Welles L et al. Phase II trial of high-dose liposome-encapsulated doxorubicin with
granulocyte colony-stimulating factor in metastatic breast cancer. TLC D-99 Study Group. J Clin Oncol.
1999 May;17(5):1435-41.
Valero V, Buzdar AU, Theriault RL et al. Phase II trial of liposome-encapsulated doxorubicin,
cyclophosphamide, and fluorouracil as first-line therapy in patients with metastatic breast cancer. J Clin
Oncol. 1999 May;17(5):1425-34.
Batist G, Ramakrishnan G, Rao CS et al.: Reduced cardiotoxicity and preserved antitumor efficacy of
liposome-encapsulated doxorubicin and cyclophosphamide compared with conventional doxorubicin and
cyclophosphamide in a randomized, multicenter trial of metastatic breast cancer. J Clin Oncol, 2001;
19:1444-1454.
ATTIVITA’ PREVISTE
Questo è uno studio multicentrico, randomizzato in aperto, di fase II. I previsti criteri di inclusione sono:
carcinoma mammario metastatico dimostrato istologicamente; lesioni misurabili secondo i criteri WHO e
localizzate al di fuori dei campi di una precedente irradiazione; età compresa tra 18 e 75 anni; Performance
status ECOG (Eastern Cooperative Oncology Group) 0-1; aspettativa di vita ≥ tre mesi; esame
emocromocitometrico e test ematochimici nei limiti della norma; frazione d’eiezione del ventricolo sinistro
(FEVS) misurata con metodo ecocardiografico > 50 %.
I criteri di esclusione sono: un interessamento clinicamente dimostrabile del SNC; una storia di cardiopatia
pre-esistente determinata da segni clinici d’insufficienza cardiaca e/o di coronaropatia; presenza
d’ipertrofia ventricolare sinistra; un grave versamento pleurico, ascite, e lesioni blastiche ossee quale unica
sede della malattia sono considerati tutti criteri d’esclusione; una precedente chemioterapia adiuvante,
anche con regimi comprendenti antracicline o antrachinonici, viene ammessa; sono permesse anche le
terapie ormonali, che devono però essere interrotte da almeno 4 settimane prima della partecipazione allo
studio.
2
2
Schema di trattamento: braccio A: Myocet 60 mg/m + ciclofosfamide 600 mg/m ogni tre settimane;
2
2
2
braccio B: Myocet 50 mg/m i.v. giorno 1 + Vinorelbina 25 mg/m i.v. giorno 1 e 60 mg/m p.o. giorno 8 ogni
3 settimane.
Ciascun paziente in caso di malattia stabile o in presenza di una risposta importante (parziale o completa)
riceverà fino a 6 cicli di terapia. Il trattamento verrà interrotto qualora si raggiunga una risposta completa.
Se dopo 6 cicli si registra una risposta parziale, si potranno somministrare altri 2 cicli. Ogni ulteriore
trattamento è a discrezione dello sperimentatore. I pazienti saranno rimossi dallo studio in caso di
progressione della malattia, di cardiotossicità, di tossicità inaccettabile, decisione del medico o del
paziente.
RISULTATI E PRODOTTI DA CONSEGUIRE
Questo studio consentirà di individuare un nuovo schema terapeutico utile nel trattamento di pazienti
affette da carcinoma mammario metastatico.
L’obiettivo di questo studio è di valutare l’efficacia e la tollerabilità dell’associazione di Myocet con
ciclofosfamide o Navelbina, in termini di risposte oggettive secondo criteri WHO.
169
LINEA 3
Progetto 57 – Area 1
TITOLO
RESPONSABILE
RICERCATORI
ASSOCIATI
ANNO DI INIZIO
DURATA
PAROLE CHIAVE
N. PZ DA INCLUDERE
MITOMICINA C E CAPECITABINA QUALE TERAPIA DI SALVATAGGIO
NEL CARCINOMA MAMMARIO METASTATICO
Francesco Giotta (U.O. di Oncologia Medica Sperimentale)
Istituto Tumori “Giovanni Paolo II” Bari
Maurizio Di Bisceglie, Emanuele Naglieri
2006
24 mesi
Mitomicina C - Capecitabina – Carcinoma mammario avanzato
16 (primo step)- 43 (seconda fase)
DESCRIZIONE DEL PROGETTO
Il tumore mammario metastatico è oggi considerato una malattia a carattere cronico, dove è realistica la
necessità di un algoritmo terapeutico con una sequenza ottimale di trattamenti al fine di ottenere la
massima palliazione ed il massimo allungamento del tempo alla progressione e della sopravvivenza con la
minima tossicità possibile.
La capecitabina è una nuova fluoropirimidina orale precursore del 5-fluorouracile che assorbita come
molecola inerte ed intatta può essere enzimaticamente attivata dalla timidina fosforilasi in 5-FUin sede
intratumorale. Essa si è dimostrata attiva ed efficace nel trattamento del carcinoma colorettale e del
carcinoma mammario avanzato sia come agente singolo che in combinazione con altri chemioterapici.
La mitomicina C è un antibiotico antitumorale che agisce con un meccanismo di alchilazione del DNA;
quale agente singolo è in grado di ottenere circa un 25% di risposte obiettive e in associazione alla
capecitabina è stato impiegato nei tumori del colon-retto refrattari all’oxaliplatino, nei tumori dello stomaco
e in quelli del distretto cervico-cefalico.
Scopo dello studio è quello di valutare un’associazione chemioterapica in pazienti con carcinoma
mammario in progressione dopo trattamenti comprendenti taxani e antracicline, in grado di assicurare un
buon indice terapeutico e che possa essere utilizzata in regime ambulatoriale.
Un aspetto non trascurabile dei trattamenti di seconda e terza linea è quello della tossicità dei farmaci
1) Baur M, Kienzer H, Desantis M et al.: Effective salvage therapy with Carboplatin/Mitomycin C in
metastatic breast cancer. Onkolgie 2002;25:249-254.
2) De PlacidoS, LauriaR, PerroneF et al: Vinorelbine + Mitomycin C as second line treatment of metastatic
breast cancer; a two stage phase II study. Oncology 2000; 58:8-14.
3) O’Shaughnessy J: Clinical experience with capecitabine in metastatic breast cancer. Eur J Cancer
2002; 38 S: 10-8.
ATTIVITA’ PREVISTE
Saranno incluse pazienti con carcinoma mammario istologicamente accertato, età 18-75 anni, stato di
validità (WHO) ≤2, malattia al IV stadio con presenza di almeno una lesione misurabile
unidimensionalmente, eventuale precedente ormonoterapia adiuvante o in malattia avanzata con
progressione documentata, eventuale precedente RT includente non oltre il 30% dello scheletro
contenente midollo osseo e terminata da almeno 4 settimane, adeguata funzionalità midollare (GB≥
4.000/mm3, neutrofili ≥ 2.000/mm3; piastrine ≥ 100.000/mm3), epatica (bilirubina ≤ 1.5mg%), renale
(creatininemia ≤1.2mg%)
Obiettivo principale dello studio è la valutazione del tempo mediano alla progressione e tossicità dello
schema proposto. Obiettivi secondari sono la valutazione del clinical benefit (risposta obiettiva maggiore +
stazionarietà di malattia) e la durata dello stesso.
Lo schema di trattamento prevede: mitomicina C 10 mg/m2 infusione endovenosa + capecitabina 1500
mg/m2 per os gg 114. I cicli sono ripetuti ogni 4 settimane. Le pazienti in risposta (RC o RP) riceveranno
6 cicli di terapia; potranno essere effettuati ulteriori 2 cicli a discrezione dello sperimentatore. Quelle con
malattia stabile (NC) riceveranno non più di 6 cicli di terapia.
La valutazione della risposta obiettiva sarà effettuata, ogni 3 cicli, secondo i criteri RECIST (Response
Evaluation Criteria In Solid Tumors)
La tossicità sarà riportata e graduata secondo i "NCIC-Common Toxicity Criteria”
Il tempo alla progressione sarà calcolato dall’inizio del trattamento alla data dell’eventuale progressione.La
sopravvivenza globale verrà calcolata dall’inizio del trattamento fino alla morte.
RISULTATI E PRODOTTI DA CONSEGUIRE
Si tratta di uno studio prospettico, di fase II con disegno a due fasi secondo Simon che prevede 16 pazienti
(prima fase) e 43 pazienti (seconda fase), durante il quale sarà valutata la qualità di vita delle pazienti
impiegando il questionario EORTC Q-30.
170
LINEA 3
Progetto 58 – Area 1
TITOLO
RESPONSABILE
RICERCATORI
ASSOCIATI
ANNO DI INIZIO
DURATA
PAROLE CHIAVE
N. PZ DA INCLUDERE
TRATTAMENTO DEL CARCINOMA MAMMARIO METASTATICO NELLA
PAZIENTE ANZIANA (> 70 ANNI) CON DOXORUBICINA LIPOSOMIALE
PEGILATA
Francesco Giotta (U.O. di Oncologia Medica Sperimentale)
Istituto Tumori “Giovanni Paolo II” Bari
Vito Lorusso, Evaristo Maiello (U.O. Oncologia medica - San Giovanni
Rotondo), Massimo Lopez (U.O. Oncologia Medica IRE-Roma), Salvatore
Del Prete (Osp. Frattamaggiore), Nicola Gebbia (U.O. Oncologia Medica –
Università Palermo).
2006
24 mesi
Doxorubicina liposomiale pegilata - Carcinoma
nell’anziana
16 (primo step)- 43 (seconda fase)
DESCRIZIONE DEL PROGETTO
mammario
avanzato
Attualmente circa il 50% dei casi di tumore mammario riguarda donne di età > 65 anni e più del 30% si
verifica in donne di età superiore ai 70 anni. Oltre al tasso di incidenza anche quello di mortalità si innalza
sensibilmente con l’età. I dati a nostra disposizione riguardo l’utilizzo della chemioterapia nelle pazienti
anziane sono scarsi poiché raramente esse sono state arruolate in studi clinici.Gli obiettivi della terapia,
trattandosi di pazienti metastatiche devono essere il prolungamento della sopravvivenza, il controllo dei
sintomi e il mantenimento di una buona qualità di vita. Le antracicline costituiscono la categoria di
antiblastici più ampiamente utilizzata nel trattamento del carcinoma mammario sia in monoterapia che in
associazione ad altri farmaci. Uno degli effetti avversi più significativi dell’impiego delle antracicline è
rappresentato della cardiotossicità correlata ai livelli di picco plasmatico con meccanismi che, tra l’altro,
coinvolgerebbero la formazione di radicali liberi. La doxorubicina liposomiale pegilata (Caelix) consiste in
una formulazione liposomiale in cui la doxorubicina cloridrata è incapsulata in liposomi sulla cui superficie
fosfolipidica è legato il metossipolietilen glicole (MPEG); tale processo impedisce il riconoscimento dei
liposomi da parte del sistema fagocitario mononucleolare aumentandone il tempo di circolazione nel
2
sangue. In uno studio di fase III di Wigler 50 mg/m di Caelix si sono dimostrati significativamente meno
cardiotossici di 60 mg/m2 di doxorubicina tradizionale. A dosi cumulative superiori a 450 mg/m2 fino a
>600 mg/m2, non vi è aumento di rischio e tale vantaggio rimane significativo nei diversi sottogruppi di
pazienti con fattori di rischio per cardiotossicità.
Pertanto sulla base di tali dati e dell’esistenza di uno studio internazionale attualmente in corso di terapia
adiuvante nella pazienti anziane (“CASA”), si propone tale studio di fase II con lo scopo di verificare
efficacia e attività dell’impiego di doxorubicina liposomiale pegilata quale terapia di 1^ linea nelle pazienti
anziane affette da carcinoma mammario metastatico.
1) Alberts DS, Garcia DJ: Safety aspects of pegylated liposomal doxorubicin in patients with cancer.
Drugs 1997, 54 (Suppl. 4):30.
2) Wigler N, O’Brien M, Rosso R et al.: Reduced cardiac toxicity and comparable efficacy in phase III
trial of pegylated liposomal doxorubicin versus doxorubicinforfirst line treatment of metastatic
breast cancer. Proc ASCO 2002, Abst 177.
ATTIVITA’ PREVISTE
Saranno incluse pazienti con carcinoma mammario istologicamente accertato, età >70 anni, stato di
validità (WHO) ≤2, malattia al IV stadio con presenza di almeno una lesione misurabile
unidimensionalmente, eventuale precedente ormonoterapia adiuvante o in malattia avanzata con
progressione documentata, eventuale precedente RT includente non oltre il 30% dello scheletro
contenente midollo osseo e terminata da almeno 4 settimane, adeguata funzionalità midollare (GB≥
4.000/mm3, neutrofili ≥ 2.000/mm3; piastrine ≥ 100.000/mm3), epatica (bilirubina ≤ 1.5mg%), renale
(creatininemia ≤1.2mg%)
Obiettivo principale dello studio è la valutazione del tempo mediano alla progressione e tossicità dello
schema proposto. Obiettivi secondari sono la valutazione del clinical benefit (risposta obiettiva maggiore +
stazionarietà di malattia) e la durata dello stesso.
2
Lo schema di trattamento prevede:doxorubicina liposomiale pegilata 20 mg/m da somministrare ogni 2
settimane.
Nelle pazienti in risposta (RC o RP) dopo 8 cicli di terapia; potranno essere effettuati ulteriori 4 cicli a
discrezione dello sperimentatore. Quelle con malattia stabile (NC) riceveranno non più di 6 cicli di terapia.
La valutazione della risposta obiettiva sarà effettuata, ogni 4 cicli, secondo i criteri RECIST (Response
171
LINEA 3
Evaluation Criteria In Solid Tumors)
La tossicità sarà riportata e graduata secondo i "NCIC-Common Toxicity Criteria”
Il tempo alla progressione sarà calcolato dall’inizio del trattamento alla data dell’eventuale progressione.La
sopravvivenza globale verrà calcolata dall’inizio del trattamento fino alla morte.
RISULTATI E PRODOTTI DA CONSEGUIRE
Si tratta di uno studio prospettico, di fase II con disegno a due fasi secondo Simon che prevede 16 pazienti
(prima fase) e 43 pazienti (seconda fase), durante il quale sarà valutata la qualità di vita delle pazienti
impiegando il questionario EORTC Q-30.
Progetto 59 – Area 1
TITOLO
RESPONSABIL
RICERCATORI
ASSOCIATI
ENTI ESTERNI
COINVOLTI
ANNO DI INIZIO
DURATA
PAROLE CHIAVE
N. PZ DA INCLUDERE
STUDIO DI FASE II RANDOMIZZATO NEI PAZIENTI AFFETTI DA
MELANOMA METASTATICO CON ETÀ MAGGIORE DI 70 ANNI
Michele Guida (U.O. di Oncologia Medica)
Istituto Tumori “Giovanni Paolo II” Bari
Agnese Latorre, Andrea Misino, Luciana Caporusso, Vito Lorusso
U.O. di Oncologia di Padova, Pisa, Forlì
2006
24 mesi
Melanoma, anziani
10
DESCRIZIONE DEL PROGETTO
Circa il 20% dei melanomi viene diagnosticato in soggetti con età superiore di 70 anni. La mortalità per
melanoma nei pazienti australiani con età da 80 a 84 anni è 10 volte maggiore di quella dei soggetti di 4044 anni ( 48,16 vs 4,92) e il 50 % dei decessi dovuti al melanoma si verifica in pazienti con più di 50 anni,
anche se questo gruppo rappresenta il 12-14 % dell’intera popolazione affetta. Le cause di ciò sono
molteplici e si è comunque osservata una maggiore incidenza di lesioni superiori ai 3 mm , nodulari e
localizzate al dorso, evidenziando quindi anche l’incidenza di fattori biologici, oltre che forse una minor
consapevolezza o una maggior difficoltà ad effettuare una diagnosi precoce.
L’età è stata spesso riportata come fattore prognostico indipendente, ma non è stata studiata la sua
influenza nella malattia avanzata, e poco o nulla si sa sulla responsività e sulla tolleranza al trattamento
medico in rapporto all'età e alle comorbidità spesso presenti nella popolazione anziana. Considerato
l’invecchiamento della popolazione italiana e nord-occidentale in genere, e la possibilità di utilizzare
strumenti di valutazione multidimensionale specifici per la popolazione anziana, diventa di notevole
interesse medico, sociale e scientifico, raccogliere dati prospettici sullo stato funzionale e sulle comorbidità’
correlandoli all’ utilità e alla tolleranza al trattamento medico in pazienti anziani affetti da melanoma. Tale
correlazione diventa ancora più importante in tale patologia, considerando l’assenza di valutazioni
specifiche di utilità del trattamento chemioterapico nei pazienti anziani con melanoma metastatico.
1. Giles G, Armstrong BK, Burton RC, et al. Has mortality from melanoma stopped rising in Australia?
Analysis of trends between 1931 and 1994. BMJ 1996; 312: 1121-1125.
2. Hersey P, Sillar R, Howe CG, et.al., Factors related to the presentation of patients with thick primary
melanomas. Med J Aust 1991; 154: 583-587
3. Hanrahan PF, Hersey P, D’Este C. Factors involved in presentation of older people with thick
melanoma. Med J Aust 1998; 169: 410-414.
4. Nieboer P, Mulder NH, Van Der Graaf WT, et al.:.Dacarbazine DTIC and carboplatin as an
outpatient treatment for disseminated malignant melanoma. Anticancer Res. 2001;21:3115-6.
5. Agarwala SS, Ferri W, Gooding W, Kirkwood JM.A phase III randomized trial of dacarbazine and
carboplatin with and without tamoxifen in the treatment of patients with metastatic melanoma.
Anticancer Res. 2001;21;3115-6.
6. Middleton MR, Grob JJ, Aaronson N, et al: Randomized phase III study of temozolomide versus
dacarbazine in the treatment of patients with advanced metastatic malignat melanoma. J Clin
Oncol 18: 158-166,2000
7. Ridolfi R, Chiariom-Sileni V, Guida M, et al.: Cisplatin, dacarbazine with and without subcutaneous
interleukin-2 and interferon alpha-2b in advanced melanoma outpatient.: results from an Italian
multicenter phase III study. J Clin Oncol 20: 1600-1607,2002
172
LINEA 3
1. Agarwala SS, Ferri W, Gooding W, Kirkwood JM. A phase III randomized trial of dacarbazine and
carboplatin with and without tamoxifen in the tretament of patients with metastatic melanoma.
Cancer 85: 1979-1984,1999
2. Nieboer P, Mulder NH, Van Der Graaf WT, et al: Dacrabazine DTIC and carboplatin as an
outpatient treatment for disseminated malignant melanoma. Anticancer Res 4B.3115-6, 2001
3. Avril MF, Aamdal S, Grob JJ, et al: Fotemustine compared with dacarbazine in patients with
disseminated malignant melanoma: a phase III study J Clin Oncol 22: 1118-1125,2004
ATTIVITA’ PREVISTE
Studio di fase II a due step con randomizzazione aperta 1:1. Previsione di arruolamento e trattamento in
regime di Day Hospital di 10 pazienti/anno fino a 60 pazienti totali in caso di completamento al primo step e
128 pazienti totali in caso di completamento al secondo step.
Selezione dei pazienti: tutti i pazienti con conferma istologica o citologica di metastasi da melanoma, non
trattabili chirurgicamente, ed in fase evolutiva, età > 70 anni, spettanza di vita > di mesi, PS ≤ 2, funzionalità
renale ed epatica compatibili con l’esecuzione della chemioterapia, presenza di malattia misurabile,
possibilità di fornire un consenso informato scritto. Esclusione dei pazienti già trattati per le metastasi con
terapia sistemica, che presentano altre neoplasie, affetti da metastasi cerebrali sintomatiche ed interferenti
con la possibilità di trattamento.
Trattamento: Braccio A: Fotemustina 100 mg/mq giorno 1 ogni 21 giorni
Braccio B: Carboplatino AUC 3 e Deticene 800 mg/mq giorno 1 ogni 21 giorni
Durata del trattamento: Max di 8 cicli, con possibilità di prosecuzione oltre per pazienti con buona tolleranza
e con malattia che continua a rispondere
RISULTATI E PRODOTTI DA CONSEGUIRE
Valutare l’attività (in termini di tasso di risposte) e tossicità dell’associazione di carboplatino e DTIC e
contemporaneamente della fotemustina come trattamento di prima linea in pazienti di >70 aa affetti da
melanoma metastatico non operabile, in rapporto alla classe geriatrica di appartenenza.
Obiettivi secondari:
valutare la PFS a 3 e 12 mesi e la OS a 12 e 24 mesi dei pazienti;
valutare i giorni di ospedalizzazione dall’inizio trattamento.;
Valutare i farmaci aggiunti o sospesi dall’inizio trattamento nella terapia domiciliare;
Valutare la tolleranza al trattamento in rapporto alle comorbidità e alla classe di appartenenza..
173
LINEA 3
Progetto 60 – Area 1
TITOLO
RESPONSABILE
RICERCATORI
ASSOCIATI
ANNO DI INIZIO
DURATA
PAROLE CHIAVE
N. PZ DA INCLUDERE
BEVACIZUMAB (AVASTIN) + FOLFIRI NEL TRATTAMENTO DEL
CARCINOMA COLORETTALE AVANZATO. STUDIO MULTICENTRICO DI
FASE II
Giusesppe. Colucci (U.O di Oncologia Medica Sperimentale)
Istituto Tumori “Giovanni Paolo II” Bari
F. Giuliani, E. Maiello, (U.O. Oncologia Medica - San Giovanni Rotondo), M.
Lopez, (IRE – Roma), R. Mattioli (Ospedale Civile – Fano)
2006
12 mesi
Irinotecan, Bevacizumab, ca colorettale avanzato
64
DESCRIZIONE DEL PROGETTO
Nel trattamento di prima linea del carcinoma colorettale, l’aggiunta al fluorouracile folinico potenziato
dell’Irinotecan (schema Douillard) o dell’ Oxaliplatino (schema Folfox-4) determina risultati sovrapponibili
sia in termini di attivita’ che di efficacia (Colucci et al. JCO 2005, 23: 4866-4875). Negli ultimi anni
l’aggiunta dei farmaci biologici (inibitori dell’EGFR, inibitori del VEGFR) sembra poter migliorare i risultati
finora conseguiti. In particolare, il trattamento con Bevacizumab, iperespresso in molte neoplasie maligne,
attraverso una riduzione della vascolarizzazione del tumore e una riduzione della permeabilita’ vascolare
che puo’ favorire il rilascio dei chemioterapici a livello tumorale, rappresenta un’ottima opzione terapeutica.
In uno studio randomizzato di fase II, l’aggiunta del Bevacizumab al fluorouracile folinico potenziato
somministrato in bolo, ha migliorato in maniera statisticamente significativa rispetto al solo fluorofolato, la
sopravvivenza libera da progressione (9.2 vs 5.5 mesi, p=0.0002) con un forte trend anche sulla
sopravvivenza globale (16.6 vs 12.9 mesi) (Kabbinavar et al. JCO 2005, 23: 3697-3705). In uno studio di
fase III l’aggiunta del Bevacizumab alla combinazione di Irinotecan + fluorouracile folinico potenziato
somministrato in bolo (regime IFL), ha migliorato rispetto al braccio con sola chemioterapia, sia la
sopravvivenza libera da progressione (10.6 vs 6.2 mesi, p<0.001) che la sopravvivenza globale (20.3 vs
15.6 mesi, p<0.001) (Hurwiz et al. NEJM 2004, 350, 2335-2342). Sulla scorta di tali dati abbiamo
pianificato uno studio per valutare l’ attivita’ e la tollerabilita’ dell’associazione Bevacizumab + Folfiri
(schema Douillard) nel trattamento di pazienti affetti da carcinoma colorettale avanzato non pretrattati.
ATTIVITA’ PREVISTE
In questi studio saranno arruolati pazienti con diagnosi istologica di carcinoma colorettale, con malattia
avanzata misurabile, non pretrattati, di età compresa tra 18 e 75 anni, con performance status > 70 (scala
di Karnofsky), con adeguata funzonalita’ epatica, renale e midollare, con aspettativa di vita > 3 mesi e che
abbiano fornito il consenso informato scritto.
Saranno esclusi i pazienti con diabete di tipo II da almeno 20 anni, quelli affetti da malattie cardiovascolari
o cerebrovascolari in trattamento, quelli con pregresso infarto acuto documentato del miocardio, quelli
affetti da ipertensione arteriosa non controllata o con storia di coagulopatia o in trattamento con
anticoagulanti, agenti trombolitici o aspirina. La terapia sarà somministrata secondo il seguente schema:
Bevacizumab 5 mg/Kg d 1
Irinotecan
180 mg/mq in 500 cc soluzione fisiologica in 90’
d1
Acido folinico 100 mg/mq in 500 cc fisiologica
d 1-2
Fluorouracile 400 mg/mq in bolo
d 1-2
Fluorouracile 600 mg/mq in infusione di 22 ore
d 1-2
I cicli saranno ripetuti ogni 2 settimane.
La valutazione della risposta sarà effettuata secondo i criteri Recist ogni 4 cicli.
La terapia sarà continuata fino a progressione o a tossicità non accettabile.
La tossicità sarà valutata secondo i criteri NCI.
RISULTATI E PRODOTTI DA CONSEGUIRE
Lo studio si propone di valutare attraverso l’analisi dei risultati relativi a 64 pazienti da arruolare:
a) la percentuale di risposte obiettiva;
b) la durata mediana della risposta;
c) il tempo mediano alla progressione;
d) la durata mediana della sopravvivenza;
e) la tollerabilità del trattamento.
174
LINEA 3
Progetto 61-Area 1
TITOLO
RESPONSABILE
RICERCATORI ASSOCIATI
ANNO DI INIZIO
DURATA
PAROLE CHIAVE
N. PZ DA INCLUDERE
CAPECITABINA + OXALIPLATINO (XELOX) NEL TRATTAMENTO DI
PRIMA LINEA DEL CARCINOMA COLORETTALE AVANZATO.
STUDIO MULTICENTRICO DI FASE II
Giuseppe Colucci (U.O. di Oncologia Medica Sperimentale)
Istituto Tumori “Giovanni Paolo II” Bari
Francesco Giuliani, E. Maiello, (U.O. di San Giovanni Rotondo), M.
Lopez, (IRE – Roma), Dr. R. Mattioli (Ospedale Civile – Fano) ed altri
centri afferenti al GOIM
2006
12 mesi
Capecitabina, Oxaliplatino, ca colorettale avanzato
64
DESCRIZIONE DEL PROGETTO
Le associazioni dell'Irinotecan o dell'Oxaliplatino con il fluorouracile modulato dall' acido folinico (schema
Douillard, schema Folfox-4) rappresentano lo standard nel trattamento del carcinoma colorettale.
L'introduzione nella pratica clinica delle fluoropirimidine orali ha ampliato le possibilita' di trattamento di tale
neoplasia consentendo peraltro di superare costi e disagi legati all'impianto di un accesso venoso centrale.
In particolare la Capecitabina ha mostrato una efficacia sovrapponibile al fluorofolato con un migliore
profilo
di tossicita' (van Cutsem et al. Br. J. Cancer 2004, 90: 1190-1197) e si è rivelata attiva sia quando
impiegata in combinazione con l'Irinotecan che con l'Oxaliplatino. In quest'ultimo caso diverse esperienze
indicano che tale combinazione ha un profilo di efficacia e di sicurezza sovrapponibile a quella degli
schemi che utilizzano il fluorouracile in infusione (Cassidy et al. JCO 2004, 22: 2084-2091).
L'associazione di Oxaliplatino e Capecitabina ha mostrato di essere attiva sia in prima linea che in seconda
linea di trattamento con modalità di somministrazione della fluropirimidina variabili dai 7 ai 14 giorni ogni 3
o 4 settimane (Scheitauer et al JCO 2003,21: 1307-1312). Infine una recente segnalazione
indica la possibilità di somministrare i due farmaci ogni 2 settimane (Athanasiadis et al GI Symposium
2005). Sulla scorta di tali dati abbiamo deciso di intraprendere uno studio che utilizzi la combinazine tra
questi due farmaci con modalità di somministrazione bisettimanale.
ATTIVITA’ PREVISTE
In questi studio saranno arruolati pazienti con diagnosi istologica o citologica di carcinoma colorettale con
malattia avanzata misurabile non pretrattata, con età compresa tra i 18 e 75 anni, con performance status
> 70 (scala di Karnofsky), con adeguata funzionalità epatica, renale, e midollare, con aspettativa
di vita > 3 mesi e che abbiano fornito il consenso informato scritto. La terapia sara' somministrata secondo
il seguente schema: Oxaliplatino 100 mg/mq in 500 cc soluzione fisiologica in 90' d 1
Capecitabina 2000 mg/mq in due somministrazioni giornaliere per 7 giorni I cicli saranno ripetuti ogni 2
settimane.
La valutazione della risposta sarà effettuata secondo i criteri Recist ogni 4 cicli.
La terapia sarà continuata fino a progressione o a tossicità non accettabile.
La tossicità sarà valutata secondo i criteri NCI.
Lo studio multicentrico di fase II si propone di valutare:
k) la percentuale di risposte obiettiva;
l) la durata mediana della risposta;
m) il tempo mediano alla progressione;
n) la durata mediana della sopravvivenza;
o) la tollerabilita' del trattamento
E' previsto l'arruolamento di 64 pazienti.
175
LINEA 3
Progetto 62-Area 1
TITOLO
CAPECITABINA + OXALIPLATINO (XELOX) + CETUXIMAB NEL
TRATTAMENTO DI SECONDA LINEA DEL CARCINOMA
COLORETTALE AVANZATO. STUDIO MULTICENTRICO DI FASE II.
RESPONSABILE
Giuseppe Colucci (U.O. di Oncologia Medica Sperimentale)
Istituto Tumori “Giovanni Paolo II” - Bari)
RICERCATORI ASSOCIATI
Francesco Giuliani, Dr. E. Maiello (U.O. Ospedale San Giovanni
Rotondo), M. Lopez, (U.O. IRE – Roma), R. Mattioli (U.O. Ospedale
Civile – Fano) ed altri centri afferenti al GOIM
ANNO DI INIZIO
2006
DURATA
12 mesi
PAROLE CHIAVE
Capecitabina, Oxaliplatino, Cetuximab, ca colorettale avanzato
N. PZ DA INCLUDERE
111
DESCRIZIONE DEL PROGETTO
Le associazioni dell’Irinotecan o dell’Oxaliplatino con il fluorouracile modulato dall’ acido folinico (schema
Douillard, schema Folfox-4) rappresentano lo standard nel trattamento del carcinoma colorettale. I due
schemi si sono dimostrati infatti equivalenti sia in termini di attivita’ che di efficacia (Colucci et al. JCO
2005, 23: 4866-4875) ed appare evidente che le sopravvivenze sono migliori nei pazienti che ricevono tutti
e tre i farmaci comunque somministrati. L’introduzione nella pratica clinica delle fluoropirimidine orali ha
ampliato le possibilita’ di trattamento di tale neoplasia consentendo peraltro di superare costi e disagi legati
all’impianto di un accesso venoso centrale. In particolare la Capecitabina ha mostrato una efficacia
sovrapponibile al fluorofolato con un migliore profilo di tossicita’ (van Cutsem et al. Br. J. Cancer 2004, 90:
1190-1197) e si è rivelata attiva sia quando impiegata in combinazione con l’Irinotecan che con
l’Oxaliplatino. In quest’ultimo caso diverse esperienze indicano che tale combinazione ha un profilo di
efficacia e di sicurezza sovrapponibile a quella degli schemi che utilizzano il fluorouracile in infusione
(Cassidy et al. JCO 2004, 22: 2084-2091).
Il recente utilizzo dei farmaci biologici (inibitori dell’EGFR, inibitori del VEGFR) ha ulteriormente aumentato
l’armamentario terapeutico disponibile.
In particolare il Cetuximab ha mostrato di essere attivo sia quando impiegato da solo, sia quando utilizzato
in associazione all’Irinotecan nei pazienti resistenti all’Irinotecan stesso (Cunningham et al. NEJM 351:
337-345). Dati recenti sembrano indicare inoltre una attivita’ particolarmente elevata quando utilizzato in
prima linea in combinazione con l’Oxaliplatino (Tabernero et al., Proc. ASCO 2004, 23: 3512; Colucci et al.,
Proc. ASCO 2006 in press). Infine in uno studio di fase II, l’ associazione di Cetuximab + Oxaliplatino +
Capecitabina ha ottenuto in 40 pazienti pretrattati il 20% di risposte obiettive con un controllo di malattia del
47.5% (Souglakos et al. ASCO GI 2006, 235).
Sulla scorta di tali dati abbiamo intrapreso uno studio randomizzato di fase II per valutare l’attivita’ e la
tollerabilita’ di Xelox + Cetuximab nel trattamento di seconda linea di pazienti con carcinoma colorettale.
ATTIVITA’ PREVISTE
In questi studio saranno arruolati pazienti con diagnosi istologica o citologica di carcinoma colorettale con
espressione di EGFR, con malattia avanzata misurabile, che abbiano ricevuto una prima linea di
trattamento non comprendente Oxaliplatino o Cetuximab, di eta’ compresa tra 18 e 75 anni, con
performance status > 70 (scala di Karnofsky), con adeguata funzonalita’ epatica, renale e midollare, con
aspettativa di vita > 3 mesi e che abbiano fornito il consenso informato scritto.
La terapia sara’ somministrata secondo il seguente schema:
Cetuximab
400 mg/mq prima settimana, quindi 250 mg/mq settimanali
Oxaliplatino
130 mg/mq in 500 cc soluzione fisiologica in 90’
d1
Capecitabina 1500 mg/mq in due somministrazioni giornaliere per 14 giorni
I cicli saranno ripetuti ogni 3 settimane.
La valutazione della risposta sarà effettuata secondo i criteri Recist ogni 4 cicli.
La terapia sarà continuata fino a progressione o a tossicità non accettabile.
La tossicità sarà valutata secondo i criteri NCI.
RISULTATI E PRODOTTI DA CONSEGUIRE
Si tratta di uno studio di fase II con randomizzazione 1:2 che si propone di valutare:
a) la percentuale di risposte obiettiva;
b) la durata mediana della risposta;
c) il tempo mediano alla progressione;
d) la durata mediana della sopravvivenza;
e) la tollerabilita’ del trattamento
E’ previsto l’arruolamento di 111 pazienti.
176
LINEA 3
Progetto 63-Area 2
TITOLO
RESPONSABILE
RICERCATORI
ASSOCIATI
ALTRE STRUTTURE
INTERNE
DELL’ISTITUTO
COINVOLTE
ANNO DI INIZIO
DURATA
PAROLE CHIAVE
N. PZ DA INCLUDERE
CISPLATINO + FOTEMUSTINE VERSUS CISPLATINO + VINORELBINA
NEL TRATTAMENTO DELLE METASTASI CEREBRALI DA CARCINOMA
DEL POLMONE (NON SMALL CELL LUNG CANCER). STUDIO
RANDOMIZZATO DI FASE II
Giuseppe Colucci, (U.O.Oncologia Medica Sperimentale (
Istituto Tumori “Giovanni Paolo II” Bari
Domenico Galetta, Artur Timurian, Vito Lorusso, Vittorio Gebbia (U.O. di
Oncologia c/o Ospedale. La Maddalena Palermo), Filippo De Marinis (U.O.
Ospedale Forlanini ROMA), Cesare Gridelli (U.O. di Oncologia Medica c/o
Ospedale Avellino
U.O. Radioterapia
2006
24 mesi
Metastasi cerebrali, chemioterapia, fotemustina
100
DESCRIZIONE DEL PROGETTO
II carcinoma polmonare rappresenta la prima causa di morte per cancro nel mondo e la sua incidenza è in
costante aumento.
La sopravvivenza globale a 5 anni dalla diagnosi è pari al 13%, sostanzialmente immodificata nel corso
degli ultimi decenni.
Oltre il 75% dei tumori polmonari primitivi è rappresentato dai carcinomi non a piccole cellule (squamoso,
adenocarcinoma, a grandi cellule, brochioloalveolare) che, nella maggior parte dei casi si presenta alla
diagnosi in forma localmente avanzata o metastatica. Le metastasi cerebrali rappresentano una tra le più
frequenti sedi di secondarietà per questa patologia e ne condizionano pesantemente la prognosi
Nell'ultimo decennio il ruolo della chemioterapia in questa neoplasie è profondamente cambiato.
Il ruolo della chemioterapia (CT) nel trattamento dei pazienti con metastasi cerebrali non è stato ancora
definito chiaramente. A pochi pazienti è stata effettuata CT quale elemento principale di terapia per le
metastasi cerebrali e, inoltre, l'assunto che la barriera ematoencefalica impedisca il passaggio dei farmaci
nel sistema nervoso centrale ha scoraggiato studi di questo genere.
La radioterapia rappresenta il trattamento standard dei pazienti con NSCLC e la chemioterapia è
l’elemento da sperimentare. La chemioterapia standard dei pazienti con neoplasia polmonare è una
chemioterapia di associazione a due farmaci, uno dei quali contenente platino. Il Muphoran supera
agevolmente la barriera ematoencefalica e potrebbe migliorarne la risposta e la diffusibilità OBIETTIVI
DELLO STUDIO Primario:Valutare l’attività e la tollerabilità dell’associazione di cisplatino e fotemustina in
trattamento contemporaneo con radioterapia in pazienti non precedentemente irradiati a livello cranico e
dell’assocIazione di platino e fotemustina in pazienti già irradiati, affetti da NSCLC con metastasi cerebrali
non suscettibili di trattamento chirurgico radicale. Secondario Valutare il tempo alla progressione, la
durata della risposta e la sopravvivenza.
ATTIVITA’ PREVISTE
DISEGNO DELLO STUDIO Questo è uno studio multicentrico, di fase II randomizzato in pazienti affetti da
metastasi cerebrali da NSCLC non suscettibili di terapia locoregionale definitiva I pazienti verranno trattati
con 2 cicli di chemioterapia di induzione consistente in un rapporto di randomizzazione 1:2 tra una
chemioterapia standard a 2 farmaci (Cisplatino 80 mg/mq d1 e Vinorelbine 25 mg/mq o Gemcitabina 1000
mg/mq d1,8 da effettuarsi ogni tre settimane) ed una chemioterapia di associazione tra Cisplatino e
Fotemustina.
2
- Fotemustine 80 mg/m giorni 1,8
2
- Cisplatino 80 mg/ m giorno 1
Schema da ripetersi ogni 3 settimane
Durante il trattamento radioterapico le dosi somministrate saranno ridotte secondo il seguente dosaggio :
2
- Fotemustine 60 mg/m giorni 1,8
2
- Cisplatino 40 mg/ m giorno 1
Dopo 2 cicli di chemioterapia viene effettuata una rivalutazione clinico strumentale ed i pazienti effettuano il
previsto trattamento radioterapico. Ad un mese dalla conclusione della radioterapia viene effettuata una
nuova rivalutazione ed i pazienti non in progressione continuano sino al raggiungimento di 6 cicli
complessivi.
177
LINEA 3
Nel corso dello studio saranno altresì somministrati questionari validati sulla qualità di vita (Barthel ADL
Index) allo scopo di verificare l’impatto di tale strategia terapeutica sulla qualità di vita .
La durata programmata dell’arruolamento è di 12 mesi
La durata dell’intero studio ( periodo di arruolamento + periodo di trattamento + periodo di follow up) è di 24
mesi
RISULTATI E PRODOTTI DA CONSEGUIRE
Valutare l’attività e la tollerabilità dell’associazione di cisplatino e fotemustina in trattamento
contemporaneo con radioterapia in pazienti non precedentemente irradiati a livello cranico e
dell’associazione di platino e fotemustina in pazienti già irradiati, affetti da NSCLC con metastasi cerebrali
non suscettibili di trattamento chirurgico radicale. Tale studio da considerare nell’ottica di stabilire una linea
comune di trattamento per tali pazienti da pubblicare come lavoro in extenso su rivista internazionale
1. Pujol JL, Monnier A, Berille J et al: Phaase II study of nitrosurea fotemustine as single drug
chemotherapy in poor prognosis non small cell lung cance. Br J Cancer 1994, 69: 1136-1140.
2. Riviere A, Le Cesne A, Berille J, et al: Cisplatin fotemustine combination in inoperable non small
cell lung cancer; preliminary report of a French multicenter phase II trial. Eur J Cancer 1994, 30A
587-590.
3. Cotto C, Berille J, Souquet PJ et al: A phase II trial of fotemustine and cisplatin in central nervous
system metastases from non small cell lung cancer. Eur J Cancer 1996, 32A, 69-71
Progetto 64-Area 2
TITOLO
RESPONSABILE
RICERCATORI
ASSOCIATI
ANNO DI INIZIO
DURATA
PAROLE CHIAVE
N. PZ DA INCLUDERE
VALUTAZIONE
DEL
TRATTAMENTO
INTEGRATO
TERAPIA
ANTIEMETICA + MUSICOTERAPIA IMMAGINATIVA IN PAZIENTI
SOTTOPOSTI A TERAPIA CON FOLFIRI O FOLFOX.
Giuseppe Colucci (U.O. di Oncologia Medica Sperimentale)
Istituto “Giovanni Paolo II”, Bari
Fulvia Lagattolla Di Bisceglie Maurizio, Francesco Giuliani Domenico Galetta
Marisa Longo
2006
24 mesi
Nausea e vomito /musicoterapia durante la chemioterapia/ distrazione e
rilassamento
100
DESCRIZIONE DEL PROGETTO
La chemioterapia consiste nella somministrazione di farmaci citotossici, cioè capaci di uccidere le cellule.
Questa attività è diretta soprattutto verso le cellule tumorali, ma è inevitabile che il suo effetto si faccia
sentire anche sulle altre cellule che si riproducono, come per esempio quelle del sangue (globuli rossi,
globuli bianchi, piastrine).Per questo la chemioterapia comporta inevitabilmente una serie di effetti
collaterali, legati al meccanismo d’azione. Per cercare di ottenere il migliore rapporto efficacia/tossicità
spesso si somministrano più farmaci in associazione anziché un solo farmaco a dosi più alte. Con risultati
eccellenti, nel corso degli ultimi dieci anni,sono state messe a punto, numerose tecniche di intervento
(approccio psicologico di tipo cognitivo-comportamentale) per far fronte agli aspetti psicologici degli effetti
collaterali della chemioterapia.In particolare sono state utilizzate tecniche di rilassamento muscolare
progressivo, ipnosi, desensibilizzazione sistematica e bio-feedback. La nausea ed il vomito rappresentano
due effetti collaterali “gestibili” dal punto di vista farmacologico con l’adeguata terapia antiemetica nella
maggior parte dei casi; in alcuni schemi di trattamento tuttavia l’utilizzo di antiemetici non risulta ancora
sufficiente e il grado di tossicita’ che si osserva e’ ancora molto elevato, come puo’ accadere in pazienti
trattati con Irinotecan o Oxaliplatino.Si distinguono due tipi di nausa:la nausea pervasiva si verifica anche
al di fuori dell’ambiente clinico; la nausea specifica che è presente prevalentemente in ospedale. Per far
fronte al disagio che il paziente ospedalizzato vive durante i trattamenti chemioterapici, accanto alla pratica
medica e ai tradizionali approcci psicologici di cui sopra, si affiancano le terapie complementari in modo
sempre più crescente. L’obiettivo è di gestire specifici sintomi quali agitazione, ansia, dolore, nausea,
insonnia e di potenziare l’efficacia delle terapie tradizionali.Tra le terapie complementari, la musicoterapia
gode di numerose e documentate sperimentazioni controllate con successo a livello mondiale. La
musicoterapia utilizza intenzionalmente le proprietà e le potenzialità insite nella musica aventi un impatto
percettivo, sia fisico che emotivo sull’uomo. Inoltre, l’azione reciproca di musica e relazione che si instaura
tra paziente e terapeuta, mira a fornire supporto psicologico, complementare ad altre misure nella gestione
178
LINEA 3
del sintomo e della cura. Nell’ambito della gestione degli effetti collaterali, la musica è utilizzata da un
professionista specializzato con il paziente o con il gruppo di pazienti con l’obiettivo di indurre un
rilassamento con l’ausilio di musica registrata o prodotta al momento utilizzando oggetti sonori, voce,
strumenti musicali tradizionali o specifici ( strumentario musicoterapico di Orff). Per il controllo e la
gestione degli effetti collaterali ai trattamenti chemioterapici, la musicoterapia è scelta come intervento
perché promuove il rilassamento senza un’eccessiva concentrazione da parte del paziente. Ciò è molto
significativo soprattutto per i pazienti che vivono l’insieme dei sintomi da fatigue che ne compromettono lo
stato energetico (Ezzone S., & altri, Music as an Adjunct to Antiemetic Therapy Oncology Nursing
Forum).La musicoterapia immaginativa è una delle numerose metodologie musicoterapeutiche, ed associa
l’utilizzo delle immagini mentali individuate quali rassicuranti e significative per il paziente che, vengono
esplorate e restituite al paziente in trattamento, con l’ausilio di musica prodotta al momento e ascoltata.
L’intervento è personalizzato.
Un efficace modello logistico - operativo di musicoterapia è stato già sperimentato all’interno del
Dipartimento di Oncologia Medica e Sperimentale nel periodo 2003/2004. Il progetto corrente è in
continuità con uno studio già effettuato che ha visto il raggiungimento dei risultati attesi, mostrando un
decremento dei livelli di ansia di stato nel paziente sottoposto a chemioterapia, un cambiamento positivo
dell’umore ed un gradimento generale dell’esperienza. I primi risultati raggiunti costituiscono uno stimolo
ad utilizzare la musicoterapia nella cura del malato oncologico come strumento di contenimento degli effetti
collaterali dei farmaci chemioterapici attraverso uno studio specifico controllato che si va proponendo. (
Lagattolla F., Fallacara A.,Giuliani F., Colucci G. ( 2004 ).La musicoterapia nella relazione con il paziente
oncologico Atti VII Congresso Nazionale G.O.I.M L’evoluzione della terapia dei Tumori ).
Poiché si propone un approccio integrato di cura al paziente oncologico, il progetto si realizza attraverso
la partecipazione e il coinvolgimento sinergico dell’equipe : medici oncologici, caposala e personale
infermieristico, consultorio psiconcologico, insieme alla musicoterapeuta.
Bibliografia
- Alridge D. (1996). La musicoterapia nella ricerca e nella pratica medica. Ismez Editore.
- Bagnus P. ( 2002) . Prima che venga notte, la musicoterapica con pazienti oncologici in fase avanzata di
malattia. Gianni Iuculano editore
- Bruscia K. (1991) .Casi Clinici di Musicoterapia. Ismez Editore.
- Dend G, Cassileth R, Yeung S.,( 2004). Complementary Therapies for Cancer – Related
Symtoms.J.Supportive Oncology 2004; 2:419-429.
- Esch. T.,Guarna M., Bianchi E., Zhu W., Stefano G.B., ( 2004) Commonalities in the central nervosu
system’s involvement with complemntary medical therapies: limbic morphinergic process. MedSciMonit,
10(6):MS6-17.
- Ezzone S., Baker C., Rosselet R., Terepk E. (1998) Music as an Adjunct to Antiemetic Therapy
Oncology Nursing Forum oct,25(9):1557-6
- Guerra Lisi S. ( 1997) Musicoterapia nella Globalità dei Linguaggi. Fuori Thema.
- Lane, D. (1992). Music therapy: A gift beyond measure. Oncology Nursing Forum, 19 (6), 863-867.
- O’Brien, E. K. (1999a). Cancer patients’ evaluation of a music therapy program in a public adult hospital.
In R. R. Pratt & D. E. Grocke (Eds.), MusicMedicine 3: MusicMedicine and music therapy: Expanding
Horizons (pp. 285-300). Victoria, Australia: The University of Melbourne.
- Porchet-Munro, S. (1988). Music therapy in support of cancer patients. Recent Results in Cancer
Research, 108, 289-294.
- Scardovelli M., Ghiozzi R. (2003) La musica nel passaggio luminoso: musicoterapia con malati terminali.
Ed.Borla
- Smith M, Casey L ( 2001) Music as a therapeutic intervention fro anxiety in patients receveing readiation
therpy.In Oncology Nursing Forum, 38(1):51-65
- Vickers, A.J. & Cassileth, B.R. (2001). Unconventional therapies for cancer and cancer- related
symptoms. The Lancet Oncology, 2, 226-232.
ATTIVITA’ PREVISTE
Tipologia dello Studio: Terapeutico con Randomizzazione semplice controllata.
Saranno inclusi nel progetto 100 pazienti con neoplasia trattata con fluorouracile folinico potenziato
(secondo schema de Gramont) - associato a Irinotecan o Oxaliplatino, e randomizzati in 2 braccia
1. Braccio A: antiemetico protocollo chemioterapico + musicoterapia immaginativa
2. Braccio B : solo antiemetico con protocollo chemioterapico.
I pazienti del primo braccio saranno seguiti per 8-12 cicli di chemioterapia.
Criteri di inclusione:
- Pazienti in trattamento chemioterapico di prima o seconda linea
- Età: compresa tra 18 e 75 anni
- Consenso informato
179
LINEA 3
- Aspettativa di vita > 3mesi
- Assenza di deficit uditivi
- Assenza di disordini psichiatrici.
La musicoterapia immaginativa sarà somministrata, in sedute della durata di 90 minuti, ai pazienti del
Braccio A durante i due giorni di chemioterapia, in più riprese: a distanza di 8 ore e a distanza di 16 ore
per le 48 ore di infusione, secondo il seguente schema:
ore 9.00 del I giorno: chemioterapia con antiemetico+ musicoterapia immaginativa
ore 17.00 del I giorno: chemioterapia con antiemetico+ musicoterapia immaginativa
ore 9.00 del II giorno: chemioterapia con antiemetico+ musicoterapia immaginativa
ore 17.00 del II giorno: chemioterapia con antiemetico+ musicoterapia immaginativa
I pazienti del braccio sperimentale saranno seguiti per 8-12 cicli di chemioterapia.
Strumenti di Valutazione: per monitorare i cambiamenti della percezione di nausea e vomito durante le
48 ore di infusione, saranno utilizzate le Scale Analogico Visive – e “termometri” visivi e questionari con
scale a 5 punti Likert.
Per il braccio sperimentale , la somministrazione degli strumenti di valutazione avverrà prima e dopo il
trattamento di musicoterapia immaginativa. Gli stessi strumenti verranno somministrati nello stesso orario
anche ai pazienti del braccio di controllo.
I trattamenti del gruppo sperimentale saranno possibilmente svolti in gruppo.
Al termine del trattamento, verrà compilato dal paziente un Questionario di Gradimento dell’iniziativa
proposta, in scala Likert con domande a scelta multipla.
Le modificazioni dei parametri rilevati saranno indagati statisticamente.
RISULTATI E PRODOTTI DA CONSEGUIRE
Si prevede di includere in questo progetto almeno 100 pazienti, con indagine dei dati raccolti, elaborazione
e divulgazione.
I risultati prefissi riguardano:
- contenimento e diminuzione della percezione della nausea e degli episodi di vomito
- benessere psicofisico e gradimento dell’esperienza da parte dei pazienti.
180
LINEA 3
Progetto 65-Area 2
TITOLO
RESPONSABILE
RICERCATORI
ASSOCIATI
ENTI ESTERNI
COINVOLTI
ALTRE STRUTTURE
INTERNE
DELL’ISTITUTO
COINVOLTE
ANNO DI INIZIO
DURATA
PAROLE CHIAVE
N. PZ DA INCLUDERE
LA TERAPIA FOTODINAMICA NEI TUMORI AVANZATI DEL CAVO
ORALE
Luciano Grammatica (U.O. di Otorinolaringoiatra)
Istituto Tumori “Giovanni Paolo II”, Bari
Giovanni Achille A. Tagliabue (U.O. di ORL Ospedale Perrino -Brindisi),
Francesco Aloè
U.O. di ORL Ospedale. Perrino -Brindisi
U.O. Terapia del Dolore
2006
36 mesi
Tumori cavo orale, terapia fotodinamica
20 pazienti
DESCRIZIONE DEL PROGETTO
I tumori recidivi del distretto testa-collo già trattati con chirurgia e/o radioterapia e/o chemioterapia sono
gravati da una prognosi infausta a breve termine al pari di quelli in stadio avanzato in cui non è stato
possibile realizzare un’utile terapia utilizzando trattamenti convenzionali.
Per la cura di questi malati negli ultimi anni si è andata affermando la possibilità di utilizzare con successo
la terapia fotodinamica (PDT) che utilizza una combinazione di luce laser e di un chemioterapico sensibile
alla luce. Questa procedura terapeutica che si è indirizzata anche nei confronti dei tumori di competenza
Otorinolaringoiatrica ha dimostrato un elevato controllo della malattia neoplastica localmente avanzata con
incoraggianti risultati di remissione della malattia.
Il trattamento fotodinamico (PDT) prevede la somministrazione nel circolo ematico di un
chemioantiblastico, quale la temoporfina, che per svolgere la sua attività deve essere attivata dopo 4
giorni. Tale attivazione si produce illuminando completamente la sede del tumore con un laser a diodi
prevedendo un margine periferico prelesionale di illuminazione con luce laser di almeno 0,5 cm. Ciò si può
ottenere sia utilizzando fibre a spot unico che fibre multispot. La luce laser veicolata dal chirurgo ORL a
breve distanza dalla lesione mediante una fibra ottica che illumina completamente il tumore attiva il
farmaco che si è localizzato a livello della lesione neoplastica.
Tale procedura risulta però gravata da una elevata fotosensiblità prodotta da questo farmaco. Si rende
pertanto necessario ospedalizzare il malato, che deve essere preservato da qualsiasi fonte di luce per
alcuni giorni al fine di evitare ustioni di grado elevato.
Bibliografia
Dilkes MGA, BJ D. The treatment of head and neck cancer with photodynamic therapy: clinical experience.
Rev Contemp Pharmacother 1999; 10:47-57.
Dougherty TJ, Marcus SL. Photodynamic therapy. Eur J Cancer 1992; 10(42):1734-42.
Hopper C. Phptpdymanic therapy: a clinical reality in the treatment of cancer. Lancet Oncol 2000; 1:212-9.
Deleyiannis FW, Weymuller Jr EA, Coltrea MD. Quality of life of desease-free survivors of advanced (stage
III or IV) oropharyngeal cancer. Head Neck 1997; 19(6):466-73.
McDonough EM, Varvares MA, Dunphy FR, Dunleavy T, Dunphy CH, Boyd JH. Changes in quality-of-life
scores in a population of patients treated for squamous cell carcinoma of the head and neck. Head neck
1996;18(6):487-93.
181
LINEA 3
ATTIVITA’ PREVISTE
Si prevede di inserire nello studio non meno di 20 pazienti affetti da carcinoma squamoso a diverso grado
di differenziazione del cavo orale anteriore e della lingua mobile già sottoposti a trattamenti convenzionali
di chirurgia-radioterapia-chemioterapia e con ripresa locale di malattia, in cui sia presente una buona
accessibilità per il trattamento laser della neoplasia. Questi pazienti saranno sottoposti successivamente
alla terapia fotodinamica (PDT) a controlli clinici, endoscopici e fotografici mensilmente per almeno 12
mesi.
Contestualmente verrà predisposta una scheda di rilevazione sulla qualità di vita che verrà somministrata
ai pazienti periodicamente e successivamente al trattamento fotodinamico in modo da valutare non solo la
durata e la persistenza della remissione, ma che contestualmente prevede la rilevazione del miglioramento
o della remissione sintomatologia soprattutto riguardo alla odinfagia, disfagia e disfonia. Verranno infine
rilevati gli eventi oggettivamente rilevanti in corso di trattamento e quelli soggettivamente più gravosi che
hanno caratterizzato il trattamento fotodinamico (PDT).
RISULTATI E PRODOTTI DA CONSEGUIRE
Lo studio oltre a valutare l’effetto terapeutico sui malati inseriti nel trial prevede come obiettivo secondario
l’analisi della qualità di vita.
Progetto 66-Area 2
TITOLO
RESPONSABILE
RICERCATORI ASSOCIATI
ENTI ESTERNI COINVOLTI
SERVIZI O LAB INTERNI
COINVOLTI
ALTRE STRUTTURE INTERNE
DELL’ISTITUTO COINVOLTE
ANNO DI INIZIO
DURATA
PAROLE CHIAVE
N. PZ DA INCLUDERE
INFUSIONE ANTIBLASTICA ISOLATA D’ARTO IN PAZIENTI
AFFETTI DA MELANOMA E SARCOMA NON OPERABILE
Cosmo Gadaleta (U.O. di Radiologia Interventistica)
Istituto Tumori “Giovanni Paolo II”, Bari
Catino Annamaria, Guida Michele, Lo russo Vito, Ranieri Girolamo, Di
Bitonto Pasqualina, Mattioli Vittorio
Divisione di Medicina Nucleare Ospedale “Di Venere” Bari
Laboratorio Analisi
DIPARTIMENTO DI ONCOLOGIA MEDICA
2006
36 mesi
Infusione antiblastica intraarteriosa d’arto, melanoma,
sarcoma,melphalan, ipertermia
30
DESCRIZIONE DEL PROGETTO
La perfusione isolata d’arto con agenti citotossici è una tecnica efficace ma molto complessa. L’ipertermia al
di sopra di 41°C possiede per sé un effetto antineo plastico e l’associazione di essa con alcuni farmaci,
segnatamente il Melphalan, si traduce in un vero e proprio sinergismo, che sperimentalmente raggiunge il
suo valore massimo a 42°C.. La perfusione isolata d ’arto (PIA) consente, grazie all’isolamento vascolare
dell’arto, di somministrare dosi molto maggiori di quelle consentite per via sistemica e che sono oggetto di
un piu’ elevato uptake da parte delle cellule tumorali. L’infusione isolata d’arto (IIA) è stata oggetto di studio
quale alternativa terapeutica alla tecnica chirurgica (PIA) che richiede una molto più complessa gestione
oltre ad essere gravata da maggiore morbidità; il trattamento con IIA rappresenta una opzione più semplice,
meno costosa e più tollerabile , mantenendo una efficacia simile alla procedura convenzionale con PIA.
Il MELFALAN è il farmaco che, per le sue caratteristiche farmacocinetiche, è il piu’ largamente utilizzato in
questo tipo di metodica, ad una concentrazione dieci volte maggiore della dose eventualmente utilizzata per
via sistemica; inoltre, l’attività del farmaco aumenta in condizioni di ipossia.
Referenze bibliografiche essenziali:
1. Isolated Limb Perfusion in Locally Advanced Cutaneous Melanoma, Carlo Rossi et al.
2. Thompson JF, Gianoutsos MP: Isolated limb perfusion for Melanoma: Effectiveness and toxicity of
cisplatin compared with that of melphalan and other drugs. World J Surg 16: 227-233, 1992.
3. Thompson JF, Kam PC, Waugh RC, et al: Isolated limb infusion with cytotoxic agents: A simple
alternative to isolated limb perfusion. Semin Surg Oncol 14: 238-247, 1998
4. Hafstrom L, Rudenstam CM, Blomquist E, et al: Regional hyperthermic perfusion with melphalan
182
LINEA 3
after surgery for recurrent malignant melanoma of the extremities. Swedish Melanoma Study Group.
J Clin. Oncol 9: 2091-2094, 1991
5. Wieberdink J, Benekhuijsen, Braat RP: Dosimetry in isolated perfusion of the limbs by assessment
of perfused tissue and grading of toxic tissue reactions. Eur J Cancer Clin Oncol 18:905-910,1982
ATTIVITA’ PREVISTE
CRITERI DI INCLUSIONE: Paziente in buone condizioni generali, con malattia in transit confinata a un arto
e che non superi la radice dell’arto.
CRITERI DI ESCLUSIONE: Presenza di metastasi a distanza. Presenza di lesioni ripetitive maggiori di 10 e
con dimensione del tumore superiore ai 3 cm.
PIANO DI TRATTAMENTO:
• Il trattamento prevede l’inserimento dei cateteri arterioso e venoso mediante guida metallica
nell’arto interessato, previo accesso per cutaneo, all’interno dell’arteria e della vena assiale dell’arto
affetto mediante tecnica Seldinger standard. Nel contempo, un laccio emostatico pneumatico
viene gonfiato prossimamente.
• Il Melphalan, diluito in una soluzione salina eparinizzata di 400 ml pre-riscaldata , viene infuso
rapidamente nell’arto isolato per via intraarteriosa , previo gonfiaggio di un laccio emostatico
pneumatico intorno all’arto.
Il sangue subisce successivamente e ripetutamente un passaggio tra circolo venoso ed arterioso,
utilizzando un sistema riscaldato mediante immersione in acqua con temperatura tra 41°C e 420°C. Dopo
20 minuti, l’arto viene sottoposto a lavaggio attraverso il catetere arterioso mediante 500- 1000 ml di
soluzione di Hartmann a temperatura ambiente.
Il “leakage” (dispersione di farmaco” viene monitorato mediante iniezione di sieroalbumina umana
tadiomarcata nel circuito di infusione con rilevazione della radioattività sistemica mediante count detector
posizionato in corrispondenza dell’aia cardiaca.
.La tossicità del trattamento viene stabilita clinicamente secondo la scala proposta da Wieberdink
Punti chiave nella perfusione dell’arto sono rappresentati dalla temperatura, il cui livello ideale da
mantenere nel corso dell’infusione dovrebbe oscillare tra 41 e 41.8°C, e dal monitoraggio della disper sione
del farmaco (“leakage”), che influenza notevolmente la tossicità sistemica del trattamento.
RISULTATI E PRODOTTI DA CONSEGUIRE
La IIA rappresenta un possibile approccio terapeutico per le metastasi in transito da melanoma e sarcomi
delle estremità, non avviabili alla chirurgia e confinate ad un arto, tenendo conto che la chemioterapia puo’
determinare una scarsa risposta e l’amputazione non procura un vantaggio in termini di sopravvivenza.
- Il fine della tecnica di infusione antiblastica isolata d’arto in ipertermia è quello di favorire il controllo
locale della malattia, con preservazione dell’arto.
183
LINEA 3
Progetto 67-Area 2
TITOLO
RESPONSABILE
RICERCATORI ASSOCIATI
ALTRE STRUTTURE
INTERNE DELL’ISTITUTO
COINVOLTE
ANNO DI INIZIO
DURATA
PAROLE CHIAVE
N. PZ DA INCLUDERE
CHEMIOTERAPIA INTRAARTERIOSA EPATICA CON FOTEMUSTINE
IN PAZIENTI AFFETTI DA METASTASI EPATICHE DA MELANOMA
Catino Annamaria (U.O. Radiologia Interventistica)
Istituto “Giovanno Paolo II”, Bari
Gadaleta Cosimo, Guida Michele, Lorusso Vito, Ranieri Giuliani, Di
Bitonto Pasqualina, Canniello E
DIPARTIMENTO DI ONCOLOGIA MEDICA
2006
36 mesi
Chemioterapia intraarteriosa epatica, melanoma, metastasi epatiche,
fotemustina
30
DESCRIZIONE DEL PROGETTO
Le nitrosuree rappresentano una classe farmacologica particolarmente attiva nei confronti del melanoma.
La fotemustina, nitrosurea di terza generazione, ha mostrato notevole efficacia in numerosi studi nel
trattamento del melanoma metastatico, in confronto alla Dacarbazina, ed anche nella prevenzione delle
metastasi cerebrali. Il profilo farmacocinetico della fotemustina, con il suo alto indice di estrazione epatica,
rende questo farmaco candidabile ad un trattamento intraarterioso epatico, anche in eventuale
associazione con un trattamento antiblastico sistemico.
In particolare, nel trattamento delle metastasi epatiche da melanoma oculare, caratterizzato da un marcato
epatotropismo, la somministrazione di Fotemustina per via intraarteriosa epatica ha mostrato risultati molto
promettenti, rappresentati da una notevole efficacia terapeutica con ottima tollerabilità.
Referenze bibliografiche essenziali:
1) Khayat D, Cour V, Bizzarri JP et al « Fotemustine (S 10036) in the intraarterial treatment of liver
metastasis from malignant melanoma » Am J Clin Oncol 14(5):400-404,1991
2)Leyvraz S, Spataro V, Bauer J et al “Treatment of ocular melanoma metastatic to the liver by hepatic
arterial chemotherapy” J Clin Oncol 15:2589-2595,1997
3)Leyvraz S, Bosshard W, Salmon R et al “Prolonged survival of patients with liver metastases from ocular
melanoma: multicentric experience with fotemustine hepatic arterial infusion”
Proc ASCO, 1360,2002
4)Jacquillat C, Khayat D, Banzet P et al « Final report of the French multicenter phase II study of itrosurea
fotemustine in 153 evaluable patients with disseminated malignant melanoma including patients with
cerebral metastases” Cancer 66:1873-1878,1990
ATTIVITA’ PREVISTE
I pazienti eleggibili saranno quelli affetti da metastasi epatiche da melanoma, in assenza di localizzazione
extraepatica di malattia, verranno sottoposti ad immunoterapia per via sistemica con alfa-Interferone alla
dose di 3 Milioni U.I./die per tre volte la settimana
Previo impianto di Port intraarterioso epatico per via angiografica, i pazienti saranno inoltre trattati con
infusione intraepatica di fotemustine. Lo schema di trattamento prevede l’uso di fotemustine alla dose di
100 mg/mq mediante infusione di 4 ore, una volta alla settimana per 4 settimane consecutive seguite da
una sospensione della durata di 5 settimane; tale ciclo viene seguito da una fase di mantenimento con
somministrazione ogni 3 settimane fino a tolleranza o progressione di malattia.
sistemica del trattamento.
RISULTATI E PRODOTTI DA CONSEGUIRE
L’obiettivo dello studio è di confermare l’efficacia e la tollerabilità di questo schema terapeutico integrato,
sistemico e loco-regionale, nel trattamento di pazienti affetti da metastasi epatiche da melanoma.
184
LINEA 3
Progetto 68-Area 3
TITOLO
RESPONSABILE
RICERCATORI
ASSOCIATI
VACCINAZIONE CON MUC-1 IN PAZIENTI AFFETTI DA TUMORI SOLIDI.
Michele Quaranta (Laboratorio Analisi Chimico-Cliniche)
Istituto Tumori “Giovanni Paolo II”, Bari
Rosa Divella, Enza Foglia Manzillo, Antonella Daniele, Maria Teresa Venneri, S.
DiTardo, Antonio Tufaro, E. Capuano, Dora Casamassima, Michele Guida, Ines
Abbate, Angela Labriola
ANNO DI INIZIO
2006
DURATA
36 mesi
PAROLE CHIAVE
MUC-1, Vaccinoterapia, Tumori solidi
N. PZ DA
INCLUDERE
50
185
LINEA 3
DESCRIZIONE DEL PROGETTO
Nel corso della trasformazione neoplastica, le cellule tumorali possono esprimere antigeni tumorali
specifici che evocano una risposta immunitaria diretta contro le stesse cellule neoplastiche.
Potenzialmente queste cellule possono essere riconosciute ed eliminate sia dalle cellule del sistema
immunitario (risposta immunitaria cellulare) sia da fattori solubili presenti nel circolo sanguigno (risposta
immunitaria umorale) dell’ospite. Le principali cause responsabili dell’insuccesso del sistema immunitario
nel riconoscere e distruggere le cellule tumorali risiedono nel fatto che il tumore per crescere mette in atto
un complesso meccanismo per evadere tale sistema. In questi ultimi anni, la ricerca ha prodotto risultati di
grande importanza che hanno fatto fare all'immunologia dei tumori un vero e proprio balzo in avanti. Ciò è
accaduto grazie a nuove scoperte in campo immunologico e oncologico rese possibili dalla formulazione
di nuove ipotesi e dalla disponibilità di tecniche molecolari atte a sperimentarne la validità. I seguenti
risultati si possono indicare come conditio sine qua non per i recenti, decisivi progressi nell'immunologia
dei tumori:
• identificazione dei meccanismi di presentazione degli Ag da parte delle molecole MHC di classe I e
classe II, le prime indispensabili per la presentazione di Ag endogeni e le seconde di quelli esogeni
rispettivamente ai CTL (linfociti T citotossici) e ai linfociti T helper;
•
definizione delle funzioni delle varie citochine nella regolazione della risposta immunologica;
• definizione molecolare dei primi Ag tumore associati riconosciuti dai linfociti T.
Il clonaggio di geni degli Ag dei tumori ha rappresentato la svolta cruciale nell'immunologia dei tumori. Infatti
dalle molte ricerche effettuate si è arrivati alla conclusione che esistono nelle cellule dei tumori umani geni
normali o mutati che codificano proteine contenenti peptidi riconoscibili in maniera specifica dai linfociti T del
paziente. L'importanza della scoperta deriva dal fatto che una risposta specifica e potenzialmente efficace
nel determinare la distruzione delle cellule tumorali in vivo può venire, come indicato da tutti gli studi sugli
animali e in analogia a quelli sulla risposta anti-virale nell'uomo, soprattutto da una riposta T specifica. Negli
ultimi anni la ricerca sui nuovi farmaci antineoplastici ha suscitato grandi speranze ed aspettative per terapie
più specifiche e meno tossiche in ambito oncologico. La principale novità nella terapia medica del cancro è
rappresentata dal fatto che il DNA e la replicazione cellulare non costituiscono più l’unico possibile bersaglio
delle strategie terapeutiche antineoplastiche. Il superamento della chemioterapia potrebbe infatti realizzarsi
poiché, con il progredire della caratterizzazione biologica delle neoplasie, i diversi compartimenti e le
diverse funzioni della cellula tumorale, come il microambiente tumorale, sono diventati il bersaglio di terapie
sempre più specifiche. Le recenti conoscenze sulle proteine antigeniche tumore-specifiche hanno permesso
di mettere a punto strategie di vaccinoterapia che hanno maggiori probabilità di successo(1,2). Sono
diventati anche praticabili approcci basati sulla terapia cellulare che attualmente prevedono l’impiego di
linfociti o cellule dendritiche ingegnerizzate e non. L’immunoterapia del cancro si basa sull’individuazione di
antigeni tumore associati (TAA) che sono, rispetto alle cellule sane, maggiormente iper-espressi dalle
cellule tumorali. Molti TAA sono “self-antigeni” e quindi riconosciuti come propri dal sistema immunitario
come stabilendo così uno stato di tolleranza immunitaria. Un antigene tumore associato che si sta
impiegando nella vaccinoterapia dei tumori è la glicoproteina MUC-1 spesso riscontrabile anche nel circolo
sanguigno ad alte concentrazioni soprattutto in pazienti con carcinoma mammario allo stadio avanzato e
pertanto usata come marcatore tumorale (CA 15-3) durante il follow-up di questi pazienti. MUC-1 è una
glicoproteina strutturale dei gel mucosi che sono parte integrante delle difese epiteliali nei riguardi di
estreme variazioni di pH, proteasi, tossine, irritazioni meccaniche ed organismi patogeni. Le proprietà
protettive delle mucine derivano in parte dal loro alto peso molecolare e dai domini strutturali che
contengono estese regioni altamente glicosilate e domini proteici globulari esclusivi. Durante la
trasformazione infiammatoria pre-neoplastica e neoplastica, il normale pattern di espressione è sostituito da
un’espressione genica aumentata, diminuita o aberrante. In questi ultimi anni si sta sperimentando nella
pratica clinica un vaccino per il trattamento dei tumori di origine epiteliale MUC-1 positivi. Recentemente è
stato reso disponibile un vaccino di sintesi costituito da MUC-1 in formulazione liposomiale (Theratope) che
incorpora una sequenza sintetica lipopeptidica identica alla glicoproteina mucinica MUC-1.(3) Questa
formulazione avrebbe la capacità di stimolare una più potente risposta immunitaria specifica verso
l’antigene tumore associato MUC-1.
L’obiettivo di questo studio è quello di verificare l’efficacia del vaccino liposomiale Theratope nel
determinare una riposta immunitaria e clinica in pazienti affetti da tumore di origine epiteliale in fase
avanzata, MUC-1 positivi.
Bibliografia: 1) Scholl S., Squiban P., Bizouarne N., Baudin M., Acres B. Metastatic Breast tumour
Regression Following Treatment by a Gene-Modivied Vaccinia Virus Expressing MUC-1 and IL-2. Journal of
Biomedicine and Biotechnology, 3(2003): 194-201, 2003.
2)Liu M., A. Bruce, Balloul J-M, Bizouarne N., Squiban P. Gene-based vaccines and immunotherapeutics.
PNAS, vol. 101 (S2): 14567-14571, 2004. 3) L.A. Holmberg, B.M. Sandmaier. Vaccination with Theratope
(STn-KLH) as t for breast cancer. Expert Review of Vaccines. December 2004, Vol. 3, N° 6:655-663.
186
LINEA 3
ATTIVITA’ PREVISTE
Saranno arruolati, previo consenso informato, 50 pazienti affetti da carcinoma mammario, carcinoma del
polmone non microcitoma e carcinoma della prostata metastatici e MUC-1 positivi, già trattati con terapie
standard.
l’espressione dell’antigene tumorale muc-1 sarà valutata su pezzo tumorale mediante immunoistochimica
usando l’anticorpo h23 su sezioni in paraffina.
per ciascun paziente nella settimana precedente il trattamento ed a intervalli di tempo durante la
vaccinoterapia, oltre ai comuni esami ematologici di routine, saranno valutati parametri ematici che
comprendono i livelli sierici di ca 15-3, cea, psa, i livelli di immunoglobuline totali, e la determinazione dei
subsets linfocitari
La schedula di somministrazione del vaccino prevede nella prima fase una singola dose intravenosa di
ciclophosphamide (300 mg/mq) che è un agente immunomodulatore, 3 giorni prima dell’iniezione del
vaccino. Successivamente si procederà alla immunizzazione sottocutanea con Theratope per un periodo
di 8 settimane. Il trattamento con Theratope seguirà ad intervalli di 6 settimane.
Al basale saranno valutati prima e durante la vaccinoterapia i livelli di anticorpi IgG-IgM MUC-1 specifici
con metodica ELISA su micropiastra coattata con il peptide MUC-1 alla dose di 0,1 ng/pozzetto.
Sarà valutata su plasma la produzione di citochine quali VEGF, M-CSF, TNF-b, IL-6 e IL-10 con
metodica ELISA.
La valutazione immunologica in citometria a flusso dei subsets linfocitari di sangue periferico sarà effettuata
prima del trattamento con il vaccino e dopo ogni ciclo di somministrazione.
RISULTATI E PRODOTTI DA CONSEGUIRE
Il risultato che si intende conseguire da questo studio è quello di testare l’efficacia del vaccino Theratope in
termini di risposta immunologica e di risposta clinica in pazienti affetti da carcinoma della mammella,
polmone e prostata metastatici
Progetto 69-Area 3
TITOLO
VACCINOTERAPIA CON CELLULE DENDRITICHE AUTOLOGHE
PULSATE CON LISATO
DI TUMORE AUTOLOGO
PER IL
TRATTAMENTO DI PAZIENTI AFFETTI DA MELANOMA E CARCINOMA
RENALE A CELLULE CHIARE METASTATICO
RESPONSABILE
Michele Guida, (U.O. di Oncologia Medica)
Istituto Tumori “Giovanni Paolo II”, Bari
RICERCATORI ASSOCIATI Dora Casamassima, Vito Lorusso
SERVIZI O LAB INTERNI
Laboratorio di Analisi, Settore Immunologia
COINVOLTI
ANNO DI INIZIO
2006
DURATA
PAROLE CHIAVE
SOGGETTI
COFINANZIATORI
AUTORIZZAZIONE
COMITATO ETICO
N. PZ DA INCLUDERE
24 mesi
Vaccinoterapia, cellule dendritiche, melanoma, carcinoma renale
Ministro della salute
si
10
187
LINEA 3
DESCRIZIONE DEL PROGETTO
Il trattamento del melanoma e del carcinoma renale a cellule chiare (MRCC) metastatici è a tutt’oggi
controverso. I più moderni approcci terapeutici prevedono l’integrazione dell’immunoterapia con la
chemioterapia. Poiché solo una piccola parte dei pazienti risponde ai trattamenti disponibili, una serie di
nuovi approcci si stanno sperimentando. Uno dei più promettenti è costituito dalla vaccinoterapia. In questi
ultimi anni è stato evidenziato il ruolo cruciale delle cellule dentritiche (DC) nella modulazione della risposta
immune antineoplastica dell’ ospite. Le DC sono cellule mononucleate, classificabili come cellule presentanti
l’antigene (APC), in grado di determinare attivazione di linfociti T naive contro la neoplasia. Numerosi autori
hanno dimostrato che le DC mature coltivate ed “istruite” opportunamente in vitro, possono ripristinare l’avvio
di meccanismi immunitari antineoplastici e determinare protezione contro successive inoculazioni di cellule
tumorali o rigetto tumorale. Anche i primi risultati sull’uomo si sono dimostrati promettenti. Tuttavia molti sono
gli aspetti ancora da chiarire: raccolta delle CD, tipologia di coltura, maturazione, conservazione, modalità di
pulsing, valutazione della vitalità prima e dopo scongelamento, modalità e timing di somministrazione.
(Thomas R, J Immunol, 1990; Grabbe S, Immunol Today, 1995). La possibilità di generare DC da cellule
monolitiche
Hsu FJ, Nat Med, 1996
(Srivastava PK, Current Opin Immun, 1994; Suzue K, Proc Nat Acad Sc,1997
ATTIVITA’ PREVISTE
Il progetto prevede il reclutamento nel protocollo di 10 pazienti affetti da MM da trattare con DC caricate con
lisato proteico derivante dal tumore autologo (tumore primitivo già opportunamente conservato al momento
dell’intervento chirurgico o, in alternativa, exeresi di metastasi).
I principali obiettivi biologici del presente progetto sono rappresentati da:
• sviluppo e valutazione della efficacia biologica di un protocollo di vaccinoterapia per il trattamento di
pazienti affetti da mrcc;
• standardizzazione della produzione di un vaccino costituito da cellule dendritiche autologhe (di
derivazione monocitaria CD14+) mature, pulsate con lisato di linea cellulare o in alternativa (nei
pazienti negativi al test di immunogenicità per la linea cellulare), con lisato di tumore autologo, in
grado di promuovere l’attivazione e l’espansione di cellule T specifiche contro cellule tumorali renali.
• Caratterizzazione fenotipica
valutazione immuno-biologica in vitro della efficacia del vaccino.
I principali obiettivi clinici del presente progetto sono rappresentati dal:
1) monitoraggio clinico dei pazienti reclutati nel protocollo con verifica della fattibilità, della tollerabilità e
dell’efficacia clinica del trattamento;
2) monitoraggio immunologico in vivo con valutazione della ipersensibilità ritardata (CD mature, lisato,
KLH)
3) valutazione critica e statistica dei risultati del protocollo di ricerca.
La raccolta avverrà preferibilmente da aferesi di sangue periferico. Quindi dopo purificazione e coltura
delle DC, seguirà l’istruzione di tali cellule con lisato tumorale.
Pazienti e Metodi:
I criteri di eleggibilità saranno costituiti da: pregressa diagnosi con conferma istologica di melanoma;
presenza di lesioni misurabili o valutabili; PS 0-1 WHO
Modalità di trattamento il paziente verrà vaccinato con somministrazioni per via intrademica. Nei giorni
2, 3, 4, 5 verrà eseguita la somministrazione di IL-2 per via sottocutanea alla dose di 3.000.000 UI/die.
La procedura sarà ripetuta dopo 2 settimane, poi una volta al mese per altri 5 mesi, o fini a
progressione.
Le metodiche applicate in questo studio sono conformi a quanto indicato dalle Linee Guida per i
protocolli di terapia cellulare emanate dall’Istituto Superiore di Sanità nel notiziario ISS Volume 10, N.
5 del maggio 1997.
188
LINEA 3
Progetto 70-Area 4
TITOLO
RESPONSABILE
RICERCATORI ASSOCIATI
ANNO DI INIZIO
DURATA
PAROLE CHIAVE
N. PZ DA INCLUDERE
TRATTAMENTO
CON
ELETTROPORATOR
DELLE
CUTANEE/SOTTOCUTANEE DI TUMORI SOLIDI
Michele Guida (U.O. di Oncologia Medica)
Istituto Tumori “Giovanni Paolo II”,Bari
Agnese Latorre, Andrea Misino, Luciana Caporosso, Vito Lorusso.
LESIONI
2006
24 mesi
Lesioni neoplastiche cutanee/sottocutanee, tumori solidi
20
DESCRIZIONE DEL PROGETTO
L’elettrochemioterapia (ECT) è un trattamento palliativo locale per le localizzazioni cutanee e sottocutanee di
tumori di diversa istologia.
L'elettroporazione è un fenomeno fisiologico indotto da un campo magnetico mediante brevi ed intensi
impulsi elettrici che provocano cambiamenti strutturali della membrana cellulare accrescendone la
permeabilità tanto da permettere a grandi molecole, quali i farmaci o acidi nucleici, di entrare nel citoplasma.
Questa tecnica, quindi, è in grado di potenziare l’attività antitumorale di un chemioterapico che può così
raggiungere elevate concentrazioni all’interno della cellula tumorale e di conseguenza espletare la propria
intrinseca attività antitumorale.
Negli ultimi 5 anni è stata prodotta una gran mole di pubblicazioni riguardante questa procedura e i risultati
ottenuti sia in modelli animali che sull’uomo si sono dimostrati di estremo interesse. Tale metodica, infatti,
oltre ad essere particolarmente efficace, si è dimostrata anche ben tollerata dai pazienti.
L’ECT ha trovato nuovo impulso negli ultimi anni grazie allo sviluppo di tecnologie avanzate in grado di
controllare e ottimizzare il processo di elettroporazione e superare le limitazioni legate alla dosimetria del
trattamento, all’applicazione degli impulsi elettrici, alla gestione dei dati del trattamento.
Il risultato di queste ricerche è stato la realizzazione di una macchina, il Cliniporator, che rappresenta
attualmente il più avanzato dispositivo per l'ECT. Il Cliniporator è conforme alla normativa 93/42/EEC per le
apparecchiature mediche sotto il controllo di IMQ: CE 0051.
Una volta selezionato l'elettrodo, il software imposta automaticamente i parametri che definiscono la
sequenza d'impulsi.
L'ECT è generalmente usata come trattamento unico ed eseguito in anestesia locale in regime
ambulatoriale. I chemioterapici abitualmente utilizzati sono la bleomicina e il cis-platino iniettate
intratumoralmente o per via sistemica prima dell'applicazione degli impulsi elettrici.
la standardizzazione ed i risultati di questa procedura sono stati verificati all’interno di un grande progetto
europeo, esope (european standard operating procedures for ect) realizzato con la partecipazione dei più
importanti centri oncologici europei. in questo studio sono stati trattati 77 pazienti a diversa istologia per un
totale di 212 noduli. sono state riportate ben 67% di risposte complete, 15% di risposte parziali e 9% di
stabilizzazioni.
Le principali indicazioni cliniche sono costituite da tumori cutanei primitivi e da metastasi cutanee e
sottocutanee di neoplasie a differente istologia difficilmente trattabili con altri tipi di terapie.
ATTIVITA’ PREVISTE
La Ditta IGEA, unica in Europa a sviluppare questa tecnica ed ad avere attualmente uno strumento
d’avanguardia, l’Elettroporator, ha dichiarato a mettere a disposizione dell’Istituto ad uso gratuito
l’apparecchio sotto la responsabilità del dott. M. Guida. Selezione dei pazienti: pazienti con conferma
istologica o citologica di lesione tumorale primitiva o secondaria cutanea/sottocutanea che abbiano le
seguenti caratteristiche, con PS1-2, buona aspettativa di vita.In particolare saranno considerati per il
trattamento lesioni ulcerate, dolorose e sanguinanti; recidive di neoplasie inoperabili o in aree
precedentemente irradiate; melanomi e sarcomi primitivi e metastasi in transit inoperabili; pazienti con lesioni
cutanee che rifiutano trattamenti antiblastici.Trattamento: in genere il trattamento sarà eseguito in un’unico
ed eseguito in anestesia locale in regime ambulatoriale. I chemioterapici che verranno utilizzatisaranno, a
seconda del tipo di tumore, la bleomicina e il cis-platino iniettate intratumoralmente o per via sistemica prima
dell'applicazione degli impulsi elettrici.
189
LINEA 3
RISULTATI E PRODOTTI DA CONSEGUIRE
Valutare
- L’attività del trattamento (in termini di tasso di risposte);
- La tolleranza e gli eventuali effetti collaterali del trattamento;
- Valutare il rapporto costi/benefici anche in rapporto ad altri tipi di approcci.
Progetto 71-Area 4
TITOLO
RESPONSABILE
RICERCATORI ASSOCIATI
ANNO DI INIZIO
DURATA
PAROLE CHIAVE
N. PZ DA INCLUDERE
UTILIZZO DEL BISTURI AD ULTRASUONI IN GINECOLOGIA
ONCOLOGICA
Giulio Gargano e VitoTrojano (U.O. Ginecologia Oncologica)
Istituto Tumori “Giovanni Paolo II”, Bari
Claudio Cantinieri, Anila Kardhashi, Gaetano Falco, –Maria Assunta
Deliso, Vincenza Ceglie, Alessandra Renna, Francesco Schittulli.
2006
36 MESI
Elettrobisturi,chirurgia oncologica
100
DESCRIZIONE DEL PROGETTO
La gestione della chirurgia ginecologica oncologica è argomento estremamente delicato. Grazie
all’inserimento di nuove tecnologie in campo medico è possibile oggi affrontare tale branca della chirurgia
in maniera più che ottimale. L’introduzione del bisturi ad ultrasuoni ha aperto nuove frontiere per quel che
riguarda una serie di fattori non solo legati alla ottimizzazione dei tempi chirurgici, ma anche, fattore non
trascurabile, alle sicurezza e alla riduzione dei costi. L’UltraCision (ex Harmonic Scalpel), bisturi ad
ultrasuoni, è uno strumento di nuova generazione concepito per andare incontro alle esigenze del chirurgo,
ma soprattutto per evitare i rischi e gli svantaggi sul paziente ed equipe medica associati all’ attuale
tecnologia a
radio-frequenza. Può essere utilizzato contemporaneamente per dissezione, taglio,
coagulazione e presa. Può inoltre coagulare, senza l’utilizzo successivo di fili di sutura, i vasi il cui
spessore può raggiungere fino ai 5 mm di diametro. Risulta uno strumento sicuro in quanto non presenta
utilizzo di energia elettrica, ma solo energia di tipo meccanico. E’ inoltre dotato di sistema Smart- Cip,
presente sia sul generatore che sul manipolo, con possibilità di dialogo tra i due sistemi per il
riconoscimento di una eventuale qualsiasi precoce anomalia. E’ sicuramente metodica veloce e sicura in
quanto dissecando, tagliando, coagulando e agendo come presa nello stesso momento evita qualsiasi
manovra aggiuntiva e impropria. Si riducono così notevolmente i costi ed i tempi dell’ intervento chirurgico,
non essendo necessaria la successiva applicazione di fili di sutura. Infine producendo una escara minima il
risultato finale che andremo ad ottenere sarà una maggiore velocità di cicatrizzazione.
ATTIVITA’ PREVISTE
L’ultracision è un sistema di taglio, emostasi e dissezione che opera alla frequenza di risonanza con
massima sicurezza, precisione e controllo senza l’ applicazione di energia elettrica sul paziente. Questo
sistema utilizza infatti gli ultrasuoni, cioè onde sonore con frequenza superiore a quelle udibili dall’orecchio
umano, quindi si tratta di energia meccanica. Vengono meno quindi i rischi correlati alla elettrochirurgia che
si concretizzano sostanzialmente nella eventualità che si sviluppino temperature molto alte, con il rischio di
carbonizzazione del tessuto circostante. Inoltre si deve tener conto che circa il 70% del corpo umano è
costituito da acqua che è una sostanza altamente conduttrice e quindi la creazione di un flusso di corrente
elettrica sul paziente se non viene correttamente calibrata e controllata potrebbe provocare elettroshock.
Tutte le pazienti inviate al nostro istituto per essere sottoposte ad intervento chirurgico per patologie
ginecologiche, saranno in sede di intervento trattate con Ultracision- Harmonic Bisturi ad ultrasuoni.
Saranno previsti due tipi di reclutamento. Il primo prevederà l’inclusione di pazienti da sottoporre ad
intervento classico (laparotomico), il secondo pazienti da sottoporre ad intervento per via laparoscopica.
RISULTATI E PRODOTTI DA CONSEGUIRE
Lo studio si propone di ottenere una concreta riduzione dei costi e dei tempi operatori.
190
LINEA 3
Progetto 72-Area 4
TITOLO
RESPONSABILE
RICERCATORI
ASSOCIATI
SERVIZI O LAB INTERNI
COINVOLTI
ANNO DI INIZIO
DURATA
PAROLE CHIAVE
N. PZ DA INCLUDERE
ALCOLIZZAZIONE PERCUTANEA DI ADENOMI TOSSICI TIROIDEI NON
SUSCETTIBILI DI INTERVENTO CHIRURGICO
Gaetano Achille ( U.O. Eco Diagnostica ed Interventistica Cervico Facciale)
Istituto Tumori “Giovanni Paolo II”, Bari
Luciano Grammatica, Gaspare Besozzi, Ines Abbate
Unità Operativa di Citodiagnostica; Unità Operativa Marcatori Biologici
2006
36 mesi
Adenoma della tiroide; alcolizzazione percutanea ecoguidata
10
DESCRIZIONE DEL PROGETTO
L'adenoma tossico o di Plummer della tiroide prevede come trattamento elettivo l'intervento di tiroidectomia
totale allo scopo di rimuovere radicalmente la fonte dell’ipertiroidismo primitivo che, come è noto, può
provocare importanti complicanze quali aritimie cardiache (tra le quali ricordiamo la fibrillazione atriale) ed
ipertensione arteriosa anche di grado elevato. Il trattamento esclusivamente medico a base di farmaci
tireostatici quali il metimazolo riesce a controllare solo nel 30% in modo definitivo tale situazione di
ipertiroidismo ed inoltre è frequentemente gravato di alcuni effetti collaterali indesiderati (quali la tossicità
epatica ed ematologica), in stretta correlazione con la durata del trattamento (che in ogni caso non va
protratto per oltre un anno), oltre all'evenienza di possibili reazioni di intolleranza, talvolta di natura piuttosto
grave. In alcuni casi, tuttavia, possono coesistere quadri clinici che controindichino dal punto di vista
anestesiologico l'opzione chirurgica, soprattutto in pazienti che da anni presentano l’ipertiroidismo primitivo
citato con le complicanze cardiologiche menzionate. Altri pazienti, infine, rifiutano di sottoporsi a tale
intervento chirurgico per diversi motivi. In tutti questi casi, nell'impossibilità di procedere all'intervento
chirurgico o di effettuare una terapia medica con effetti collaterali pericolosi, le opzioni terapeutiche
alternative validate sono rappresentate, a tutt’oggi, dalla terapia radiometabolica con Iodio 131 o
dall'alcolizzazione percutanea ecoguidata (PEI) della formazione nodulare tossica. La PEI rappresenta la
metodica di scelta, a nostro giudizio, in quanto scevra dei possibili rischi oncologici legati all'esposizione
del parenchima tiroideo al tracciante radioattivo (che talvolta in tiroidi iperfunzionanti viene captato con
difficoltà e non in modo omogeneo) e per la maggiore azione meccanica sui noduli autonomi.
ATTIVITA’ PREVISTE
Verranno sottoposti a tale trattamento i pazienti con le seguenti caratteristiche: documentato ipertiroidismo
(valori di TSH <0,4), con nodulo iperfunzionante documentato con scintigrafia tiroidea con Iodio 131, la cui
benignità sia accertata con esame citologico mediante agobiopsia ecoguidata, che non sia situati a ridosso
della capsula tiroidea o nelle regioni posteriori della ghiandola, con elevato rischio operatorio secondo
valutazione anestesiologica e che abbiano rifiutato l'intervento chirurgico, con valori di calcitonina normali.
Non saranno ammessi a tale trattamento i pazienti con esame citologico dubbio o maligno del nodulo in
trattamento e con paralisi laringea controlaterale al nodulo, documentata mediante fibrolaringoscopia.
I pazienti verranno sottoposti ad alcolizzazione percutanea ecoguidata del nodulo autonomo e sottoposti a
controlli periodici di follow up: il primo dopo due mesi con dosaggio del TSH, il secondo dopo tre mesi con
ecografia tiroidea e dosaggio del TSH, il terzo dopo sei mesi con ecografia e dosaggio del TSH. I noduli
che dimostrano autonomia funzionale al secondo controllo dopo due mesi dal trattamento subiranno un
secondo trattamento. Ogni nodulo che presenta autonomia funzionale verrà trattato per un massimo di tre
trattamenti consecutivi.
RISULTATI E PRODOTTI DA CONSEGUIRE
Verificare l'efficacia e la bassa incidenza di complicanze del trattamento degli adenomi tossici della tiroide
attraverso la PEI, in pazienti non suscettibili di trattamento chirurgico per complicanze di natura
anestesiologica o che rifiutano di sottoporsi ad intervento, ottenendo l'equilibrio metabolico della funzione
tiroidea senza il ricorso a terapia medica con farmaci tireostatici.
191
LINEA 4 - Cure palliative, terapia del dolore e qualità della vita
Coordinatore: Vittorio Mattioli
192
LINEA 4
Obiettivo di questo studio è stato, principalmente,
Resoconto attività 2005
La Linea di ricerca n.4 raccoglie n. 13 progetti di
ricerca, di cui 6 già avviati nel 2004 e 7 presentati
ex novo nel 2005, tutti aventi il fine comune quello
di valutare e migliorare la qualità della vita dei
I 13 progetti di ricerca afferenti a questa linea
sono stati suddivisi, secondo il settore d’interesse,
A. PSICONCOLOGIA: 8 progetti di ricerca di cui,
5 mirati alla valutazione ed al miglioramento della
qualità di vita dei pazienti, e 3 a quella degli
B. CHIRURGIA: 2 progetti attinenti l’innovazione
sia tecnica sia tecnologica con la valutazione di
tecniche restaurative, nella terapia del cancro del
retto, e sostitutive, con l’applicazione di sistemi
impiantabili per il trattamento del diabete post
C. MEDICINA DEL DOLORE: 1 progetto per la
valutazione della tollerabilità e dell’efficacia della
buprenorfina in formulazione transdermica nel
trattamento del dolore da cancro. Il disegno
progettuale è stato quello specifico per lo studio
clinico di una nuova specialità farmaceutica, con
metodologica
degli
endpoint
di
per
presenti
e
stabilire
di
ansia
una
e/o
eventuale
correlazione tra questi aspetti.
Obiettivo secondario è stato quello di informare i
ampiamente diffuso nella popolazione oncologica
e può essere transitorio.
Il campione, raccolto nel corso del 2005, è
donne, età media di 60,8 anni (range: 28-78), in
corso di trattamento chemioterapici: 62% con
malattia in fase avanzata; 38% in trattamento
adiuvante. Unico criterio di esclusione è stata
l’impossibilità di compilare i questionari per bassi
Gli strumenti utilizzati sono stati:
la scala HAD (Hospital Anxiety and Depression),
per valutare la presenza di ansia e depressione:
a scala FACIT-Fatigue (Functional Assessment of
Chronic Illness Therapy), per misurare la Fatigue.
L’Hb è stata determinata lo stesso giorno o ad un
giorno di distanza dalla somministrazione dei test,
considerando come valori bassi quelli al di sotto di
valutazione.
D. RIABILITAZIONE: 2 progetti molto attuali,
rispettivamente
all’impiego
della
musicoterapica come supporto riabilitativo nelle
mastectomizzate
e
alla
computerizzata
valutazione
inserita
nel
programma riabilitativo dei pazienti con paralisi
12 g/Dl (Balducci, 2003).
L’obiettivo
informativo
secondario,
è
stato
di
tipo
realizzato
educativoinformando
verbalmente i pazienti e i loro familiari e
distribuendo loro
un opuscolo informativo sulla
fatigue.
Per quanto riguarda la presenza di disturbi
laringea.
dell’umore, si sono riscontrati i seguenti dati:
A. PSICONCOLOGIA
INDAGINE
(Hb)
livelli di scolarità e per stadio terminale di malattia.
pancreasectomia per ca del pancreas.
spettrografia
emoglobina
risultato costituito da 60 pazienti, 30 maschi e 30
operatori dell’assistenza.
pazienti
Medica Sperimentale, in rapporto con i livelli di
pazienti sul fatto che la fatigue è un problema
nelle seguenti Macro Aree:
relativi
pazienti afferenti all’Unità Operativa di Oncologia
depressione,
pazienti oncologici.
graduazione
indagare il livello di fatigue cancro correlata nei
SULLA
CORRELAZIONE
CON
FATIGUE
IN
I
DI
LIVELLI
EMOGLOBINA E LA PRESENZA DI ANSIA E
DEPRESSIONE NEI PAZIENTI ONCOLOGICI
30% umore depresso;
- 37% umore ansioso;
- 15% entrambe le problematiche.
I livelli di fatigue, misurati con il FACIT, risultano
così distribuiti:
193
LINEA 4
- 5% livello severo;
tipo educativo: dare un'informazione "corretta"
- 58% livelli nella norma della popolazione
aiutando i pazienti a sedare l'ansia provocata dal
oncologica;
"non sapere" con precisione ciò che accadrà
- 37% assenza.
durante e dopo l'intervento. Poiché il modo di
I livelli di Hb sono risultati bassi (<12g/Dl) nel 37%
trasmettere queste informazioni (sia verbali sia
del campione.
cartacee) è un compito con forti connotazioni di
Le correlazioni (coefficiente di Pearson), risultate
tipo psicologico, e stata impiegata per questo
statisticamente significative sono state:
progetto la supervisione di psicologhe.
- Ansia e Fatigue (r=.30 p<.01);
Il progetto è stato realizzato in collaborazione con
- Depressione e Fatigue (r=.30 p<.01);
il
- Depressione e <Hb (r=.26 p<.05);
Sperimentale. La verifica del gradimento è stata
- Ansia > nelle donne rispetto agli uomini
effettuata
Dipartimento
di
con
Oncologia
un
Medica
Questionario
e
della
Soddisfazione compilato dai partecipanti del
(r=.27, p< .05);
- Hb e Fatigue = nessuna correlazione;
gruppo.
- Hb, Fatigue, malattia avanzata = nessuna
Il
progetto,
coordinato
da
psicologhe,
ha
realizzato incontri informativi con i pazienti, a
correlazione;
Il numero limitato del campione ha impedito di
cadenza settimanale, su argomenti oncologici
trarre conclusioni definitive sull’ipotesi di correlare
(Chemioterapia, Radioterapia, Alimentazione e
Fatigue e valori di Hb, pertanto è intenzione dei
Prevenzione,
ricercatori di proseguire nel 2006 lo studio
distribuzione
arruolando un numero maggiore di soggetti.
opportunamente
Il progetto è stato presentato, come Abstract, al
adatti sono risultati quelli dell’AIMAC, della
Congresso Straordinario del GOIM, tenutosi a
Fondazione Angela Serra e della Fondazione
Bari, dal 13 al 16 Giugno 2005, e selezionato per
Calabresi. Il progetto ha visto la partecipazione di
una comunicazione orale.
166 persone tra pazienti e familiari. I partecipanti
• Romito F., Giuliani F., Galetta D., Di
hanno
Sessualità,
di
valutato
ecc.),
opuscoli
selezionati.
con
con
informativi
Particolarmente
soddisfazione
attraverso
un
la
Bisceglie M., Vinciarelli G, Colucci G.
iniziativa,
Cancer related fatigue, levels of haematic
Gradimento, e ne hanno chiesto la replica.
questa
Questionario
di
haemoglobin and presence of anxiety and
depression in hospitalised cancer patient.
PROGRAMMA
DI
INFORMAZIONE
PER
- U.O. Oncologia Medica e Sperimentale,
PAZIENTI ONCOLOGICI
IRCCS Ospedale Oncologico, Bari. Atti
Negli ultimi anni, studi clinici controllati su pazienti
del GOIM 2005
con diversi tipi di tumore ed in diverse fasi di
malattia hanno dimostrato che i programmi di
PROGETTO
GRUPPO
DI
INFORMAZIONE
informazione hanno effetti positivi sull'impatto
PSICO SANITARIO (G.I.P.S.)
emozionale causato dalla diagnosi, sui livelli di
Il Gruppo di Informazione è uno strumento utile ai
Ansia e Depressione, sui rapporti con le figure
pazienti che sono in corso di trattamento o in
sanitarie
attesa di un iter chirurgico.
indicazioni
L'obiettivo del Gruppo di Informazione è stato di
definitiva, forniscono un significativo contributo al
e
sull'aderenza
del
paziente
alle
terapeutiche
(compliance).
In
194
LINEA 4
miglioramento della Qualità di Vita. Pertanto
comprensibile da tutti. Per ottenere un servizio
abbiamo inteso facilitare l'adeguata informazione
adeguato alle richieste specifiche, si è reso
ai pazienti ed ai loro familiari supervisionando il
necessario un lavoro organizzativo di scelta del
materiale divulgativo sulle patologie fornito ai
materiale
Dipartimenti, alle Unità Operative di degenza ed
soggettazione dello stesso nella banca dati
agli ambulatori dell'Istituto, costituendo un’equipe,
Azalea
formata da una Bibliotecaria, una Psicologa ed un
internazionalmente riconosciuti; dal 1 febbraio
medico
2005 sono state registrate e monitorate le
Oncologo,
al
fine
di
valutare
da
fornire,
e
di
di
catalogazione
valutazione
affluenze,
coerenza con il livello socio-culturale dell’utente.
demografica.
Seguendo le linee guida redatte da Girghis e
La Biblioteca ha anche supportato varie iniziative
Sanson-Fisher sulla base di una revisione della
interne relative alla diffusione di informazioni
letteratura
un
specifiche per i pazienti, come gli opuscoli
"Consensus panel" di medici e malati di cancro, i
dell'AIMaC, della Fondazione Angela Serra e della
compiti della bibliotecaria sono stati:
Fondazione Calabresi, nell'ambito dei progetti
delle
raccomandazioni
di
1) garantire al malato la riservatezza dei dati
personali
e
comprensione
tempi
adeguati
ed
di
elaborazione
una
criteri
l’adeguatezza del materiale da distribuire e la
e
attraverso
su
e
scheda
socio-
Dipartimentali: "ABC del Percorso di Cura in
Oncologia" e del "GIPS Gruppo d'Informazione
Psico-Sanitario".
dell'informazione;
2) fornire informazioni circa la diagnosi e la
VALUTAZIONE DEI FATTORI PSICOSOCIALI
prognosi in maniera semplice ed onesta,
NEL
evitando l'uso di eufemismi;
PAZIENTE
3) mettere a disposizione del paziente e
TRATTAMENTO
ANZIANO
ANTALGICO
CON
DEL
DOLORE
DA
CANCRO
della sua famiglia un adeguato materiale
Obiettivo della ricerca è stato individuare se vi
informativo.
fosse influenza dello stato psicosociale sulla
La psicologa si è occupata di:
sintomatologia algica del paziente anziano affetto
1) assicurarsi dell'avvenuta comprensione,
da cancro. In particolare si è cercato di accertare
da parte del paziente, dei contenuti
se
dell'informazione;
determinando
2) incoraggiare il paziente ad esprimere i
sempre
e
comunque
fattori
psico-sociali
un
potessero
aumento
della
influire
sindrome
dolorosa. Infatti al pari di alcune caratteristiche
proprie del paziente anziano quali le variazioni del
propri dubbi, ansie e sensazioni;
3) avere
i
un
atteggiamento positivo e costruttivo.
metabolismo generale, la disuguale risposta ai
farmaci, la presenza di patologie pregresse, il
La Biblioteca dell'Istituto in quanto partecipante al
decadimento organico delle funzioni vitali, anche
Progetto Azalea, patrocinato dal Ministero della
la solitudine, l’isolamento sociale e la depressione
Salute, ha attuato nel 2005 una Biblioteca per i
potrebbero
Pazienti, aperta al pubblico tutti i giorni dal lunedì
sintomatologia dolorosa e, conseguentemente, i
al venerdì dalle 8.30 alle 14.00, uno spazio
piani di trattamento antalgico.
riservato a malati e familiari al quale rivolgersi per
Nel 2005 si è concluso lo studio preliminare in cui
ottenere un’informazione di qualità accessibile e
sono stati arruolati 59 pz. di cui 22 donne e 37
influenzare
sensibilmente
la
195
LINEA 4
uomini, con un range d’ età dai 65 agli 88 anni,
p<.03 [necessità di maggiore competenza
media 71.
nel dolore severo!?]);
i pazienti terminali risultano depressi (HAD
I pazienti sono stati sottoposti a test autovalutativi
-
(VAS, MAC, GDS, HAD, BPI, EORTC) e ad
p<.001) e questo dato correla con la maggiore
un’intervista semistrutturata sulla valutazione dei
invalidità (BPI p<.07), confermata da ECOG
fattori psicosociali e sul livello di invalidità causato
(p<.02);
dal dolore dato dalla malattia neoplastica. I
-
questionari hanno cercato di rilevare:
minore autosufficienza (ECOG p<.05), pertanto i
- lo stato civile e la qualità di vita (EORTC
il tumore polmonare è risultato provocare
pazienti
affetti
necessitano
di
maggiore
assistenza.
QLQ-C30, Quality of Life);
- le caratteristiche di personalità,
Lo studio ha mostrato l’influenza dei fattori
- la sensibilità all’ansia (HAD, Hospital
psicosociali sul vissuto algico e la necessità di
elevata competenza nell’approccio all’anziano con
Anxiety and Depression Scale),
- il grado di depressione nel paziente
anziano
(GDS,
Geriatric
Depression
dolore da cancro.
Questo
progetto
è
stato
oggetto
di
una
comunicazione presentata al 59° Congresso
Scale),
- l’atteggiamento prevalente, o stile di
Nazionale SIAARTI 2005 tenutosi a Bari, dal 3 al
coping, adottato dal paziente nei confronti
6 ottobre scorso, e di un Poster presentato al I
della malattia (MAC, Mental Adjustment to
Convegno Nazionale “Nuovi Pazienti, Nuova
Cancer Scale);
Medicina”, tenutosi presso il Policlinico di Modena
- la percezione del dolore neoplastico
il 25 e 26 ottobre 2005.
(VAS, Visual Analitic Scale e BPI, Brief
Pain Inventory)
-
- il livello di invalidità causato dal dolore
MONTANARO
R,
CHIUMARULO
F,
D’ALUISIO L, CANNIELLO E, ARMENISE F,
(ECOG e BPI).
MATTIOLI V: Valutazione dei fattori psicosociali
L’analisi statistica ha evidenziato che:
nel trattamento antalgico del paziente anziano con
- liberi e separati hanno una percezione
dolore da cancro. Minerva Anestesiol 71 (1 suppl.
maggiore del dolore rispetto ai coniugati
10): 138, 2005.
(VAS 7-8 vs 5-6; BPI p<.09);
-
- i coniugati risultano meno depressi, ma
MONTANARO
R,
ALOÈ
F,
MATTIOLI
V:
con maggiore ansia rispetto ai liberi,
Valutazione dello stato psicosociale del paziente
vedovi, separati (GDS p<.05; HAD p<.09
anziano con dolore da cancro. Atti I Convegno
[la solitudine influenza stato d’animo dei
Nazionale “Nuovi
pz.]);
Modena il 25 e 26 ottobre 2005.
Pazienti, Nuova Medicina.
- i pazienti con prole sono meno depressi
rispetto a quelli senza prole (p<.05);
- i
pazienti
Medicina
afferenti
Dolore
all’Ambulatorio
presentano
TECNICA SUPPORTIVA-ESPRESSIVA NELLA
di
maggior
TERAPIA
ANTALGICA
DEL
PAZIENTE
NEOPLASTICO
dolore rispetto a quelli delle UU.OO. di
Nel percorso assistenziale teso ad assicurare la
Oncologia Medica (VAS 6-7 vs 5-6; BPI
Qualità della Vita, specie nel paziente neoplastico,
196
LINEA 4
del Dolore o che erano seguiti in Consulenza di
tappe decisive sono rappresentate dal:
- riconoscimento e trattamento delle
Medicina del Dolore presso le varie UU.OO.
sindromi dolorose, spesso così intimamente
dell'Istituto, in seguito la richiesta è pervenuta
embricate con elementi di importante soggettività
anche da pazienti che non avevano una richiesta
psico-affettiva connessi al vissuto del paziente e
specifica di terapia antalgica, ma più che
con la sua capacità reattiva, da sfociare in quadri
riferivano uno stato di "malessere" generale.
di sofferenza altrimenti meglio conosciuta come
Inoltre, per quanto concerne l'attività scientifica,
dolore totale;
sono stati somministrati 16 test delle Funzioni
cura attiva, globale e multidisciplinare dei
Esecutive.
pazienti la cui malattia non risponde ai
trattamenti specifici e di cui la morte è
VALUTAZIONE
DELLA
diretta conseguenza.
BURNOUT NEL QUARTIERE OPERATORIO
tecnologico,
SINDROME
le
procedure
DI
Nell'ottica della multidisciplinarietà è importante il
L’ambiente
di
supporto psicologico ai pazienti che affluiscono
preparazione e di supporto alle attività, le
all'Ambulatorio di Medicina del Dolore anche per
strategie chirurgiche ed anestesiologiche, il lavoro
differenziare meglio, a livello diagnostico, quanto
in èquipe, le responsabilità di ruoli e profili, i
vi è di psicogeno e reattivo e quanto vi è di
rapporti gerarchici, le conflittualità anche latenti tra
organico nella sintomatologia dolorosa portata dal
operatori, sono alcuni dei fattori che giornalmente
paziente.
connotano il Q.O., suscitando dinamiche che, non
per
gestite, possono sfociare in quadri di burnout.
comprendere maggiormente il paziente, il suo
Infatti gli operatori sono sottoposti ad un “carico
dolore e quanto questo gli provoca invalidità fisica
stressogeno”, senza avere, il più delle volte, la
e isolamento sociale sono:
possibilità
Gli
strumenti
a
nostra
disposizione
a) la tecnica supportiva-espressiva durante il
b) l'uso di strumenti d'indagine sulle funzioni
vitali e cognitive, sulla Qualità della Vita;
c) valutazione dell'ansia, della depressione,
fatigue,
tipica
del
paziente
intenzionalmente nel Q.O. poiché rappresenta un
ambiente
sicuramente
molto
particolare
per
molteplici fattori di tipo strutturale ed organizzativo
e che espone chi vi lavora al rischio di sviluppare
Q.O. si è utilizzato il questionario di A. Colicchia,
n. 22 sedute di Psicoterapia Individuale.
del
psicologica delle esperienze (debriefing).
Per indagare gli aspetti principali della vita nel
n. 65 Colloqui Psicologici;
alleggerimento
rielaborazione
burnout.
Nel corso del 2005 sono stati effettuati:
hanno
una
elevati livelli di stress o addirittura sindrome di
neoplastico.
Entrambi
effettuare
Su queste premesse la ricerca è stata condotta
colloquio con il paziente;
della
di
portato
"carico
un
notevole
stressogeno"
nei
pazienti, riducendo il livello di ansia e depressione
riportato nella fase iniziale del trattamento.
L'attività ha riguardato in un primo momento i
pazienti che afferivano all'Ambulatorio di Medicina
modificato
dai
ricercatori
per
l’ambiente
ospedaliero e per esemplificazione denominato
Test Quartiere Operatorio (TQO), composto da 36
domande con 4 possibili livelli di risposta attinenti
le aree professionale, logistica, relazionale e
personale (valutate con scala da 0 a 3 punti).
In aggiunta è stato utilizzato, anche lo Stress
197
LINEA 4
Burnout Inventory di R. Anchisi, che discrimina la
-
MATTIOLI V, MONTANARO R, ANCHISI
presenza dei fenomeni dello stress e del burnout,
R, GAMBOTTO M: Valutazione dello
correlandoli
Personalità
stress nel quartiere operatorio: lavori in
predisponente alla Malattia: T1 Passiva, T2
corso. Minerva Anestesiol 71 (1 suppl.
Aggressiva, T5 Razionalizzatrice; o predisponente
10): 285-87, 2005.
alla
tipologia
di
alla Salute: T3 Tipo misto Passiva-aggressiva
- ANCHISI R, GAMBOTTO DESSY M,
(T1+T2), T4 Assertiva, T6 Egocentrico.
MATTIOLI
V,
MONTANARO
La ricerca ha coinvolto 11 Presidi Ospedalieri
proposito
di
stress
italiani (Udine, Faenza, Ancona, Roma, Matera,
operatorio:
Foggia e Bari) per un totale di 381 operatori. Lo
microcosmo complesso. Lo stress come
studio
campione
“punto di vista”: tipologie a confronto.
sufficientemente numeroso e geograficamente
Minerva Anestesiol 71 (1 suppl. 10): 281-
diversificato ha fornito dati estendibili alla realtà
84, 2005.
condotto
su
di
un
nel
esplorazione
R:
A
quartiere
di
un
dei QQ.OO. del nostro Paese, evidenziando
potenzialità e limiti di strutture e professioni. Lo
B. CHIRURGIA
studio ha confermato, con metodologia statistica,
QUALITÀ
quanto in genere comunemente ritenuto circa la
NEOPLASTICI SOTTOPOSTI AD INTERVENTO
“stressogenicità” del Q.O. Tra gli operatori,
DI PROCTECTOMIA RESTAURATIVA NELLA
gl’Infermieri sono risultati più colpiti dallo stress
U.O.
rispetto ai Medici, tra questi gli Anestesisti.
DIGERENTE
Questo dato autorizza l’esportazione del disegno
La chirurgia del retto per patologia neoplastica nel
sperimentale nelle strutture assistenziali come le
corso dell’ultimo ventennio ha subito importanti
Terapie Intensive e le Rianimazioni al fine di
cambiamenti grazie allo sviluppo delle tecniche
confrontare
“sphincter
le
due
tipologie
ambientali
e
DELLA
DI
VITA
NEI
CHIRURGIA
preserving”
PAZIENTI
DELL’APPARATO
e
all’avvento
delle
lavorative.
suturatrici meccaniche. Tali innovazioni hanno
Le strutture sanitarie caratterizzate da elevata
sicuramente aumentato l’efficacia e la sicurezza
complessità assistenziale, hanno fatto evidenziare
del trattamento chirurgico; tuttavia poco si è
una maggiore esposizione degli operatori ad un
indagato circa il loro impatto sulla qualità della vita
eccessivo carico “stressogeno”.
del paziente nel postoperatorio.
Al fine di attenuare il disagio connesso a tale
Obiettivo principale della ricerca è stato il valutare
complessità le proposte operative sono state
la
individuate in due direzioni conseguenziali:
proctectomia
1) creare un punto d’ascolto come supporto
dall’intervento. Gli obiettivi secondari sono stati:
psicologico agli operatori del Q.O.;
continenza
dei
pazienti
restaurativa
dopo
sottoposti
1-3
a
mesi
- la percezione dello stato di salute
2) formare un vero e proprio gruppo di supporto
generale da parte del paziente dopo
(Social Support).
l’intervento chirurgico;
Questo progetto è stato oggetto di una relazione
- la
valutazione
delle
complicanze
ad invito presentata al 59° Congresso Nazionale
chirurgiche a breve e lungo termine che
SIAARTI 2005 tenutosi ed ha prodotto due lavori
hanno influenza sullo stato di salute
scientifici pubblicati su Minerva Anestesiologica:
198
LINEA 4
nei primi 15 giorni di terapia
percepito dal paziente.
Dal 1/3/2004 al 31/12/2005 sono stati arruolati
- 18% dei soggetti ha sospeso la terapia
nello studio 55 pazienti sottoposti ad intervento di
(9% per inefficacia e 9% per scarsa
protectomia
tollerabilità, vomito)
restaurativi,
senza
protezione
stomale, che vengono regolarmente sottoposti a
I dati ottenuti giustificano il giudizio di efficacia
follow-up ambulatoriale.
dell’impiego di Buprenorfina TDS nel soddisfare le
Lo
studio
e
l’arruolamento
dei
pazienti
si
esigenze del paziente con dolore da cancro
grave,risultando favorevoli sia la tollerabilità sia la
concluderanno il 31/03/2006.
compliance
I dati dello studio, sono stati presentati in una
C. MEDICINA DEL DOLORE
EFFICACIA
E
BUPRENORFINA
(TRANSTEC)
IN
DI
Comunicazione, al 59° Congresso Nazionale
TRANSDERMICA
SIAARTI 2005, e pubblicati negli atti congressuali.
TOLLERABILITÀ
PAZIENTI
CON
DOLORE
- ALOÈ F, MONTANARO R, CALABRESE
CRONICO DA CANCRO
R,
Nel 2004 è entrato in commercio in Italia una
MATTIOLI
nuova formulazione di Buprenorfina, in cerotti a
dolore da cancro. Minerva Anestesiol 71
rilascio controllato transdermico (Transtec TDS).
(1
Tale
via
letteratura,
di
somministrazione,
dovrebbe
ridurre
secondo
la
sostanzialmente
LORUSSO
V:
suppl.
V,
CHIUMARULO
Buprenorfina
10):
TDS
138,
F,
nel
2005.D.
RIABILITAZIONE
PARALISI LARINGEE: STUDIO STRUMENTALE
alcuni effetti collaterali di questa molecola, che
E
avevano reso poco maneggevole il suo utilizzo
LOGOPEDIA
nella gestione del dolore cronico oncologico.
Le paralisi laringee costituiscono un campo molto
Questo progetto è stato attivato, ed è terminato a
vasto da un punto di vista eziopatogenetico. Da
dicembre 2005 con l’arruolamento, ed il completo
tale fattore deriva il loro trattamento specifico. Si
monitoraggio, di 25 pazienti.
sono prese in considerazione le paralisi dovute a
Sono stati elaborati i dati di efficacia clinica del
causa
farmaco e la valutazione dell’incidenza degli effetti
ricorrente da massa neoplastica localizzata a
collaterali,
livello cervicale o toracico) e iatrogena (post-
nel
più
ampio
rapporto
POST-CICLO
neoplastica
DI
RIABILITAZIONE
(compressione
sul
nervo
rischio/beneficio.
tiroidectomia).
Lo studio ha rilevato che:
Allo stato attuale risultano arruolati nello studio 5
- 82% dei pazienti ha riferito, già nei primi
pazienti (2 donne e 3 uomini), affetti da paresi di
30 giorni, buon controllo del dolore, con
una corda vocale di origine iatrogena (post
riduzione media del dolore del 53.4%
tiroidectomia), sui quali è stato possibile attuare le
(p<.01) e recupero del riposo notturno nel
sole
31% dei casil’uso di rescue medication è
stroboscopia pre e post ciclo di riabilitazione
risultato scarso a fronte di una
logopedia (circa 10 sedute individuali) con buon
netta
riduzione degli episodi di dolore incidente
- Buprenorfina TDS è risultata efficace già
a dosi medio-basse: 35 µg/ora nel 69%
valutazioni
recupero
della
fibronasolaringoscopica
voce
documentata
dal
e
dato
soggettivo e da quello clinico per ciò che
concerne il recupero della corda lesa.
dei pazienti e 52.5 µg/h nel 31% dei casi
199
LINEA 4
PRODOTTI SCIENTIFICI
ALOÈ F, MONTANARO R, CALABRESE R,
LORUSSO V, CHIUMARULO F, MATTIOLI V:
Buprenorfina TDS nel dolore da cancro. Minerva
ROMITO F., GIULIANI F., GALETTA D., DI
BISCEGLIE M., VINCIARELLI G, COLUCCI G.
Cancer
Anestesiol 71 (1 suppl. 10): 138, 2005.
related
haemoglobin
ALOÈ F, MONTANARO R, CHIUMARULO F,
D’ALUISIO L, CANNIELLO E, ARMENISE F,
MATTIOLI V: Valutazione dei fattori psicosociali
fatigue,
and
levels
presence
of
of
haematic
anxiety
and
depression in hospitalised cancer patient. - U.O.
Oncologia
Medica
e
Sperimentale,
IRCCS
Ospedale Oncologico, Bari. Atti del GOIM 2005
nel trattamento antalgico del paziente anziano con
dolore da cancro. Minerva Anestesiol 71 (1 suppl.
MONTANARO R, CHIUMARULO F, D’ALUISIO L,
CANNIELLO E, ARMENISE F, MATTIOLI V:
10): 138, 2005.
Valutazione dei fattori psicosociali nel trattamento
MAIONE P, PERRONE F, GALLO C, MANZIONE
L, PIANTEDOSI FV, BARBERA S, CIGOLARI S,
ROSETTI
F,
PIAZZA
E,
ROBBIATI
SF,
antalgico del paziente anziano con dolore da
cancro. Minerva Anestesiol 71 (1 suppl. 10): 138,
2005.
BERTETTO O, NOVELLO S, MIGLIORINO MR,
FAVARETTO A, SPATAFORA M, FERRAÙ F,
FRONTINI L, BEARZ A, REPETTO L, GRIDELLI
C, et al. (COLUCCI G, GALETTA D, GIOTTA F):
Pretreatment quality of life and functional status
assessment significantly predict survival of elderly
MONTANARO
R,
ALOÈ
F,
MATTIOLI
V:
Valutazione dello stato psicosociale del paziente
anziano con dolore da cancro. Atti I Convegno
Nazionale “Nuovi
Pazienti, Nuova Medicina.
Modena il 25 e 26 ottobre 2005.
patients with advanced non-small-cell lung cancer
receiving chemotherapy: a prognostic analysis of
the multicenter italian lung cancer in the elderly
study. J Clin Oncol 23 (28): 6865-72, 2005.
ANCHISI R, GAMBOTTO DESSY M, MATTIOLI
V, MONTANARO R: A proposito di stress nel
quartiere
operatorio:
esplorazione
di
un
microcosmo complesso. Lo stress come “punto di
vista”: tipologie a confronto. Minerva Anestesiol
71 (1 suppl. 10): 281-84, 2005.
MATTIOLI V, MONTANARO R, ANCHISI R,
GAMBOTTO M: Valutazione dello stress nel
quartiere operatorio: lavori in corso. Minerva
Anestesiol 71 (1 suppl. 10): 285-87, 2005.
200
LINEA 4
Per la Valutazione della dimensione Sociale si
Programma attività 2006
Per quanto facile da comprendere, il termine
Qualità della Vita (QdV) si presta a diverse possibili possibilità interpretative. Infatti concetti come
qualità di vita, stato di salute, stato funzio-nale ed
parte da una valutazione della Qualità che
comprende la Customer Satisfaction dei pazienti
dagli aspetti tecnico-logistici della degenza sino
alla gestione del paziente stesso (progetto n.11).
impatto soggettivo della malattia e delle terapie
vengono
ancora
utilizzati
in
modo
in-
Agli operatori è dedicato un progetto di di
prevenzione, diagnosi e cura della sindrome del
tercambiabile.
Tra le molte definizioni disponibili, quella di
Campbell (1976) ha il pregio di mettere in evidenza il fatto che la QdV è un qualcosa di soggettivo,
legato al benessere di un individuo, basato su
molti fattori, tra cui uno solo dei tanti ha a che fare
con la Salute, che è invece è il solo "va-lore"
oggetto di interesse della Medicina. Infatti, per
quanto la definizione di salute offerte dal-l’OMS
nel 1948 ci ricorda come la salute sia un qualcosa
Burnout (progetto n.14) mentre per il paziente
sono previsti 2 momenti psicoeducativi: uno
d’informazione
su
temi
oncologici
(quali
la
Chemioterapia, la Radioterapia, ecc…), allargato
anche ai familiari, per favorire la condivisione
della condizione di malattia (progetto n.13) e
l’altro, più specifico, per i pazienti in trattamento
adiuvante per ca dello stomaco sulla gestione
della
Fatigue
(progetto
n.12).
che va al di là della presenza o as-senza di
malattia, comunque la Medicina nel tentativo di
misurare
"quantitativamente"
gli
a-spetti
"qualitativi" della vita ha coniato il temine di "QdV
correlata alla salute", accontentandosi di prendere
in considerazione solo quegli aspetti della vita che
sono correlati alla salute e quin-di pertinenti alla
sua missione e modificabili dai suoi interventi.
I
15
progetti
di
Ricerca
rispondono
alla
valutazione multidimensionale della QdV, poiché
spaziano dalla valutazione standardizzata del
Dolore (progetti nn. 1, 2, 5), come dimensione
Fisica, a quella Funzionale, nella valutazione della
disfunzione erettile nell’uomo (progetto nn. 6, 8) e
del
linfedema
nelle
donne
Per
quanto
(progetto
n.7).
concerne
la
Valutazione
della
dimensione Psicologica, sono interessati sia gli
aspetti
corporei
e
riabilitativi
esplicitati
sia
dall’utilizzo del Reiki (progetto n.3) e della
Musicoterapia (progetto n. 9) sia dall’uso classico
della Psicoterapia (progetto n.4). Tutto ciò è stato
reso
possibile
dall’apertura
di
un
Servizio
Sperimentale di Psicologia Oncologica (progetto
n.10).
Un progetto a cavallo di tutte queste dimensioni è
quello
relativo
all’Assistenza
Domiciliare
dei
pazienti in fase avanzata di malattia (progetto
n.15) in cui la consapevolezza della morte induce
un’attenzione più acuta alla qualità della vita ed
alla sofferenza di chi sta per morire. Come riporta
Spinsanti "la medicina delle cure palliative è e
rimane un servizio alla salute. Non dunque una
medicina per morente e per aiutare a morire, ma
una medicina per l’uomo, che rimane un vivente
fino alla morte" (Spinsanti, 1988). Non si intende
medicalizzare la morte, ma offrire un aspetto
umano a situazioni disumane finora trascurate e
viste con indifferenza. Parlare invece di curare, di
qualità di vita, di impatto della malattia e/o dei
trattamenti, di controllo dei sintomi, significa
richiamarsi ad un modo diverso di intendere la
realtà. La malattia non è soltanto il fenomeno
morboso
in
quanto
particolarmente
tale,
ma
l’esperienza
che
anche
di
e
questo
fenomeno ha il soggetto ed, in particolare, i vissuti
di sofferenza, dolore, stanchezza, le paure, gli
aspetti
psicologici
e
relazionali.
201
LINEA 4
Da queste considerazioni è nata l’esigenza di
proporre un’assistenza peculiare per i malati di
cancro in fase avanzata che presentino dolori o
altri sintomi. Non è facile identificare i pazienti in
fase terminale in quanto non esiste sempre una
semplice e netta separazione tra il periodo in cui
l’individuo continua a vivere, sia pur sotto il peso
della
malattia
e
delle
limitazioni
ad
essa
conseguenti, e la fase in cui il processo si fa
rapidamente evolutivo e la fine si avvicina. In Italia
la carenza di strutture sanitarie specializzate tipo
Hospice e reparti di cure palliative fa sì che la
casa del malato diventi il luogo di cura più idoneo.
202
LINEA 4
Progetto 73 - Area 1
TITOLO
RESPONSABILE
RICERCATORI ASSOCIATI
ANNO DI INIZIO
DURATA
PROGETTAZIONE DI UNO STRUMENTO PER LA VALUTAZIONE
E IL MONITORAGGIO DEL SINTOMO DOLORE PER
L'INSERIMENTO NELLE CARTELLE CLINICHE DI DEGENZA
Ferruccio Aloè (U.O. Medicina del Dolore)
Istituto Tumori “Giovanni Paolo II” Bari
Mattioli V, Montanaro R.
2006
12 mesi
DESCRIZIONE DEL PROGETTO
Il sintomo dolore nel paziente oncologico, pur così diffuso e così coinvolgente per la loro qualità di vita,
viene spesso gestito in maniera inappropriata. Questo non solo per preconcetti o scarsa preparazione
nell'utilizzo deglio oppioidi, ma anche per carente sensibilità culturale al problema. Ne è riprova che il
dolore non è in genere inserito nei parametri di monitoraggio clinico del paziente, rendendo il riscontro
dell'efficacia terapeutica dei farmaci affidato a meccanismi di semplice soggettività valutativa.
ATTIVITA’ PREVISTE
Mettere a punto un supporto integrativo delle Cartelle Cliniche, pratico e di facile compilazione, rivolto in
maniera specifica alla valutazione, interpretazione e monitoraggio del dolore. Tale supporto dovrà dover
comprendere: la valutazione soggettiva del dolore, la qualità del dolore, la sede del dolore, il tipo di dolore,
le caratteristiche del dolore, l'intensità del dolore (minimo e massimo), il numero di crisi di dolore, il numero
di ore di sonno, il Karnofsky, valutazione del tono dell'umore.
RISULTATI E PRODOTTI DA CONSEGUIRE
Attraverso la sperimentazione di un modello di monitoraggio del dolore, tipo Cartella Clinica Antalgica
semplificata, l'intento è di arrivare ad uno strumento che permetta il rilievo quotidiano dell'intensità del
dolore e del numero di crisi di dolore, al pari di ciò che già avviene per la temperatura corporea e per la
Pressione Arteriosa.
Progetto 74 - Area 1
TITOLO
RESPONSABILE
RICERCATORI ASSOCIATI
SERVIZI O LAB INTERNI
COINVOLTI
ANNO DI INIZIO
DURATA
PAROLE CHIAVE
MESSA A PUNTO DI UNA CARTELLA CLINICA ANTALGICA
INFORMATIZZATA PER LA SISTEMATIZZAZIONE DEI DATI
SENSIBILI
Ferruccio Aloè (U.O. Medicina del Dolore)
Istituto Tumori “Giovanni Paolo II” Bari
Rosanna Montanaro
Dipartimenti dell’Istituto
2006
24 mesi
Medicina del Dolore, Cartella Antalgica, Terapia Antalgica
203
LINEA 4
DESCRIZIONE DEL PROGETTO
Nel percorso assistenziale teso ad assicurare una migliore qualità della vita, specie nel paziente
neoplastico, tappe decisive sono rappresentate:
dal riconoscimento e trattamento delle sindromi dolorose, spesso così intimamente embricate con
elementi di importante soggettività psico-affettiva, connessi al vissuto del paziente e con la sua capacità
reattiva, da sfociare in quadri di sofferenza altrimenti meglio conosciuta come dolore totale;
da una cura attiva, globale e multidisciplinare dei pazienti la cui malattia non risponde ai trattamenti
specifici e di cui la morte è diretta conseguenza.
La Medicina del Dolore e le Cure Palliative rappresentano, quindi, tappe importanti nel decorso clinico
spesso irreversibile della malattia neoplastica ed esprimono in modo chiaro ed inequivocabile la transizione
dalla cura della malattia all’assistenza della persona malata, secondo il concetto anglosassone espresso
dalla distinzione dei termini to cure e to care.
Riferimenti Bibliografici
Apolone G, Mosconi P, Colombo C, Tamburini M, Il dolore nel paziente con cancro: un progetto di
ricerca. Ricerca & Pratica 2004; n. 20: 137-145.
Levy MH. Pharmacologic tyreatment of cancer pain. N Engl J Med. 1996; 335: 1124-1132.
Mercadante S., Armata M., Salvaggio L., Pain characteristics of advanced lung cancer patients referred
to a palliative care service. Pain 1994; 59: 141-145.
Portenoy RHK, Hagen NA. Management of breaktrough cancer pain. Primary Care & Cancer. 1991: 2427.
ATTIVITA’ PREVISTE
Il primo obiettivo è quello di sistematizzare ed ordinare i dati sensibili dei pazienti che afferiscono
all'Ambulatorio di Medicina del Dolore, o che vengono visitati in consulenza presso i reparti di degenza
dell'Istituto. Questa organizzazione è utile per il controllo dei pazienti nel tempo e per l'inserimento degli
stessi in studi prospettici, come quello che è già stato attivato con la richiesta della nostra collaborazione
per il monitoraggio nazionale sulla gestione del dolore coordinato dall'Istituto Mario Negri. Inoltre, la cartella
è utile per fornire dei dati oggettivi di riferimento e di confronto in un ambito nel quale la soggettività
individuale del paziente rimane spesso di difficile interpretazione e descrizione. Non dimenticando che, in
tale supporto informatizzato, ampio spazio dovrebbe essere riservato agli aspetti psicologici dei pazienti
che affluiscono all'Ambulatorio del Dolore, anche per differenziare meglio a livello diagnostico, la
componente psicogena e reattiva da quella organica nella sintomatologia dolorosa.
RISULTATI E PRODOTTI DA CONSEGUIRE
La Cartella Clinica Antalgica sarà messa a punto sul programma ACCESS e quindi è un data-base che
contiene, oltre ai dati sensibili dei pazienti, anche informazioni anamnestiche e psicologiche, come il tono
dell'umore ed il tipo di personalità sottostante.
Progetto 75 - Area 1
TITOLO
RESPONSABILE
RICERCATORI
ASSOCIATI
SERVIZI O LAB
INTERNI COINVOLTI
ALTRE STRUTTURE
INTERNE
DELL’ISTITUTO
COINVOLTE
ANNO DI INIZIO
DURATA
PAROLE CHIAVE
N. PZ DA INCLUDERE
REIKI - THERAPEUTIC TOUCH EFFICACIA DEI TRATTAMENTI DI REIKI
NELLA GESTIONE DEL DOLORE NEL PAZIENTE ONCOLOGICO
Vittorio Mattioli (Dipartimento Area-Critica e Quartiere Operatorio)
Istituto Tumori “Giovanni Paolo II” Bari
Fulvia Lagattolla
Consultorio Psiconcologico
Dipartimento Area Critica + Ambulatorio Medicina del Dolore + altri Reparti
2006
24 mesi
CAM - Dolore – terapie complementari – contatto corporeo
80 - 100
DESCRIZIONE DEL PROGETTO
204
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In ambito oncologico è sempre più evidente l’effettivo riconoscimento delle “terapie complementari” (CAM
– Complementary and Alternative Medicine for Cancer – Related Symptoms) che prevedono l’applicazione
di trattamenti non tradizionali per sostenere ed aiutare il paziente con una funzione di “integrazione” alla
pratica medica consolidata. Le CAM si prefiggono gli specifici obiettivi di controllare alcuni sintomi quali
agitazione, ansia, dolore, nausea, insonnia e di potenziare l’efficacia delle terapie tradizionali.
In Oncologia le CAM costituiscono un gruppo eterogeneo di tecniche che condividono il proposito primario
di esercitare un’azione salutare e comunque positiva sulla componente psicologica/mentale dei pazienti,
nei quali si richiama l’elicitazione, la ricanalizzazione ed il rafforzamento delle “risorse energetiche
interiori”, con l’obiettivo di migliorare la Qualità di Vita durante o subito dopo i trattamenti. Per tale motivo
molte di esse vengono definite mind-body therapies.
Le CAM comprendono anche le terapie a mediazione corporea, tra le quali rientra il Reiki come terapia di
contatto corporeo.
La Psicologia prima e la Medicina dopo (Medicina Psicosomatica), hanno restituito al corpo una
concezione non più dualistica, superando anche la distinzione fenomenologica tra corpo e organismo per
approdare alla concezione bioenergetica: “Il corpo è lo sfondo di tutti gli eventi psichici”.
Reiki è una parola giapponese formata da due sillabe: “rei” che significa energia universale e “ki” che
indica l’energia vitale di ogni creatura. La pratica del Reiki affonda le sue origini nell’antica medicina
orientale e tibetana che riconduceva le cause delle malattie a specifici squilibri o carenze energetiche e
dunque interveniva a livello fisico, emotivo e mentale per riportare una condizione di equilibrio energetico
nella persona malata.
Il Reiki negli ultimi 15 anni, ha avuto una rapida espansione a livello mondiale a seguito dei benefici che
ha dimostrato di apportare a livello globale psicofisico: è un metodo di cura tramite il tocco delle mani sulla
pelle del paziente, che, durante il trattamento, percorrono una mappa corporea, soffermandosi
maggiormente sui punti di dolore e sulle zone sede di tensioni.
Tale contatto stimola le vibrazioni energetiche individuali, richiamando ed attivando l’energia dinamica
sottile presente a livello corporeo. In questo modo la tensione si diluisce, restituendo al paziente
rilassamento immediato e gradualmente sempre più profondo, congiunto ad uno stato lievemente alterato
di coscienza – rêverie – a tratti ipnagogico.
Il Reiki affianca le terapie convenzionali in numerosi centri ospedalieri di tutto il mondo. Trattandosi di una
tecnica “dolce” di distensione ed analgesia è facilmente riproducibile e può essere somministrato a tutti,
senza alcuna controindicazione.
Si presta molto bene come trattamento di supporto e integrativo nella terapia del dolore del malato cronico
(artritico, artrosico, fibromialgico), nel male di schiena (low back pain), nella cefalea e nel dolore del malato
oncologico.
C’è una componente psicologica che emerge dall’utilizzo del Reiki con il malato di cancro, che è
intrecciata ad una dimensione percettiva ed immaginativa che il paziente vive in relazione al proprio corpo,
indipendentemente dalla sede di insorgenza della malattia : il “ tradimento del proprio corpo” dovuto alla
malattia e quindi alla percezione non solo fisica, ma anche psicologica di un “corpo ferito”. Accarezzare
con il Reiki il corpo di una persona ferita dalla malattia significa ri–formare il suo corpo.
Nel malato oncologico si è dimostrato utile come trattamento palliativo anche durante i cicli di radioterapia
e chemioterapia nel controllo dei sintomi collaterali (nausea, vomito, dolori addominali, diarrea). Per lo
stato profondo di rilassamento che può indurre, associato ad uno stato di coscienza di tipo meditativo,
Reiki può essere di aiuto e di sostegno psicologico anche nell’ammalato terminale.
Presso il Memorial Sloan Kettering Cancer Center a New York è utilizzato tra le tecniche palliative
individuali di sostegno al malato oncologico, inclusi i pazienti sottoposti a trapianto di midollo osseo, ed è
anche utilizzata come pratica per contenere il burnout degli operatori sanitari.
Presso l’Unità Operativa di Psicologia Istituto Tumori di Milano il Reiki è utilizzato come tecnica
integrativa nella psicoterapia a mediazione corporea in qualunque fase e stadio della malattia.
Vi è da segnalare inoltre la significativa esperienza del C.O.E.S. (Centro Oncologico Ematologico
Subalpino) dell’Azienda Ospedaliera San Giovanni Battista di Torino Ospedale Molinette presso cui
dal 2003 un progetto pilota sta svolgendo un’indagine, in collaborazione con il personale medico,
sull’efficienza dei trattamenti Reiki nell’accom-pagnare i malati oncologici nel corso delle diverse fasi della
malattia. Il paziente è seguito da un’equipe composta da differenti figure professionali: medico, psicologo,
personale infermieristico, operatori Reiki. Il progetto sta incontrando un vasto consenso fra i pazienti e dal
2005 i trattamenti di Reiki sono inseriti nella Guida ai servizi aziendali e territoriali COES e sul sito ufficiale.
Tutti gli studi riportano una significatività statistica degli effetti ottenuti con tale metodica, mostrando
inequivocabile l’efficacia del Therapeutic Touch - Reiki nella cura della patologia presa in esame.
Nel 2001 il National Institute of Health NIH ha finanziato uno studio clinico di fase II sugli effetti del Reiki
sulla neuropatia dolorosa, e nel 2002-2004 presso l’ University of Washington si è studiata l’efficacia del
Reiki nel trattamento della Fibromialgia.
Il National Center for Complementary Medicine ha un database contenente vari articoli riguardanti il
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Reiki e le ricerche scientifiche condotte su di esso.
Bibliografia:
Cofrancesco E. Riza Scienze di gennaio 2002, pag.46
Dend G, Cassileth R, Yeung S.,(2004). Complementary Therapies for Cancer – Related
Symtoms.J.Supportive Oncology 2004; 2:419-429.
Esch. T.,Guarna M., Bianchi E., Zhu W., Stefano G.B., (2004) Commonalities in the central nervosu
system’s involvement with complemntary medical therapies: limbic morphinergic process. MedSciMonit,
10(6):MS6-17.
Dend G, Cassileth R, Yeung S.,(2004).Complementary Therapies for Cancaer – Related
Symtoms.J.Supportive Oncology 2004; 2:419-429.
Leskowitz ED. Phantom limb pain treated with therapeutic Touch: a case report. Arch Phys med Rehabil
2000 81(4) 522-4
Wardell DW, Engebretson J. Biological correlates of Reiki touch healing. J Adv Nurs 2001 33(4) 439-45
ATTIVITA’ PREVISTE
Sulla linea di studi già condotti in questo ambito, così come ampiamente documentato nella premessa, si
intende proporre anche presso l’IRCCS Oncologico uno Studio sull’efficacia del Reiki per valutarne gli
effetti con i pazienti affetti da dolore, in particolare lì dove la soglia del dolore è piuttosto elevata e la
sintomatologia si mostra scarsamente responsiva ai trattamenti tradizionali, come avviene in presenza di
una importante componente neuropatica.
Il progetto, si integra con le attività sperimentali del Consultorio Psiconcologico e si rivolge a tutti i pazienti
con dolore cronico neoplastico che affluiscono all’Ambulatorio di Medicina del Dolore o in consulenza nei
vari reparti e già in terapia antalgica.
Per tutti i Dipartimenti, la segnalazione potrà essere inoltrata presso il Consultorio Oncologico.
Lo studio è organizzato con randomizzazione semplice controllata.
Lo studio prevede che il trattamento sperimentale venga applicato nel singolo paziente.
La suddivisone dei pazienti in due gruppi/ bracci:
A) il primo, sperimentale, con trattamento antalgico + REIKI
B) il secondo, gruppo di controllo, con solo trattamento antalgico
I criteri d’inclusione nel gruppo sperimentale sono:
assenza di metastasi ossee;
assenza di linfedema;
assenza di ulcera duodenale;
presenza di dolori osteoarticolari.
Strumenti di Valutazione: a tutti i pazienti verrà somministrata, nella prima valutazione, una Scala del
Dolore Numerica ed una più accurata sulla invalidità dovuta al dolore (NRS, Number Rating Scale; BPI,
Brief Pain Inventory).
La scala numerica (NRS) sarà somministrata anche dopo ogni intervento Reiki, per valutare l’andamento
del dolore.
Anche i valori di pressione sisto-distolica e di frequenza cardiaca verranno misurati con apparecchio
automatico prima e dopo il trattamento.
I trattamenti di Reiki sono individuali e per ciascun paziente del gruppo sperimentale è previsto un ciclo
terapeutico di 8 sedute Reiki.
Al termine del ciclo, verrà compilato dal paziente un Questionario di Gradimento dell’iniziativa proposta, in
scala Likert con domande a scelta multipla.
Le modificazioni dei parametri rilevati saranno indagati statisticamente.
RISULTATI E PRODOTTI DA CONSEGUIRE
Si prevede di includere nello studio un campione di 100 pazienti, nei quali si valuterà l’efficacia del Reiki
nel determinare il miglioramento o sollievo della sintomatologia dolorosa e l’eventuale variazione dei valori
di pressione arteriosa e frequenza cardiaca.
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Progetto 76 - Area 1
TITOLO
RESPONSABILE
RICERCATORI ASSOCIATI
SERVIZI O LAB INTERNI
COINVOLTI
ANNO DI INIZIO
DURATA
PAROLE CHIAVE
TECNICA SUPPORTIVA-ESPRESSIVA NELLA TERAPIA
ANTALGICA DEL PAZIENTE NEOPLASTICO
Vittorio Mattioli (Dipartimento Area-Critica e Quartiere Operatorio)
Istituto Tumori “Giovanni Paolo II” Bari
Ferruccio Aloè, Rosanna Montanaro
Dipartimenti dell’Istituto
2006
24 mesi
Psicoterapia, Medicina del Dolore, Ansia, Depressione
DESCRIZIONE DEL PROGETTO
Nel percorso assistenziale teso ad assicurare la Qualità della Vita, specie nel paziente neoplastico, tappe
decisive sono rappresentate dal:
riconoscimento e trattamento delle sindromi dolorose, spesso così intimamente embricate con elementi
di importante soggettività psico-affettiva connessi al vissuto del paziente e con la sua capacità reattiva,
da sfociare in quadri di sofferenza altrimenti meglio conosciuta come dolore totale;
cura attiva, globale e multidisciplinare dei pazienti la cui malattia non risponde ai trattamenti specifici e
di cui la morte è diretta conseguenza.
La Terapia del Dolore e le Cure Palliative rappresentano quindi tappe importanti nel decorso clinico
spesso irreversibile della malattia neoplastica ed esprimono in modo chiaro ed inequivocabile la
transizione dalla cura della malattia all’assistenza della persona malata secondo il concetto anglosassone
espresso dalla distinzione dei termini to cure e to care.
Riferimenti bibliografici:
A.A.V.V., Psiconcologia, Masson, Milano, 2002.
BALINT M., (1956) Medico, paziente e malattia. Feltrinelli, Milano, 1961.
BIONDI M., COSTANTINI A., GRASSI L., La Mente e il Cancro, Il Pensiero Scientifico Ed., Roma, 1995.
BOWLBY J., Una base sicura, Raffaello Cortina Editrice, Milano, 1989.
Bukberg A., et al.: Depression in hospitalized cancer patients. Psychosomatic Medicine, 46, 199, 1984.
BURGESS C., MORRIS T, PETTINGALE KW, “Psychological response to cancer diagnosis II. Evidence
for coping styles”. Journal of Psychosomatic Research, n.32 (263-72), 1988.
CESA BIANCHI M. (a cura di), Psicologia e ospedale generale, Franco Angeli, Milano, 1979.
COSTANTINI A., PALLOTTA G., “Psicologia oncologica: dalla teoria alla pratica ospedaliera” in Biondi
M., “La psicosomatica nella pratica clinica”, Il Pensiero Scientifico Ed., Roma, 1992.
FORNARI F., Affetti e cancro, Raffaello Cortina Editore, Milano, 1985.
PANCHERI P., BIONDI M., Psicologia e psicosomatica dei tumori, La Goliardica ed., Roma, 1979.
Pronzato P., Crotti N. Psicologia. Comunicazione e gestione del paziente. ArgOn Quaderni di
Oncologia, Torino, 2004.
ATTIVITA’ PREVISTE
Nell'ottica della multidisciplinarietà è importante il supporto psicologico ai pazienti che affluiscono
all'Ambulatorio del Dolore anche per differenziare meglio, a livello diagnostico, quanto vi è di psicogeno e
reattivo e quanto vi è di organico nella sintomatologia dolorosa portata dal paziente.
RISULTATI E PRODOTTI DA CONSEGUIRE
Nel corso del 2005 sono stati effettuati:
n. 65 Colloqui Psicologici;
n. 22 sedute di Psicoterapia Individuale;
che hanno portato un notevole alleggerimento del "carico stressogeno" nei pazienti, riducendo il livello di
ansia e depressione riportato nella fase iniziale del trattamento. L'attività ha riguardato in un primo
momento i pazienti che afferivano all'Ambulatorio di Medicina del Dolore o che erano in consulenza di
Terapia del Dolore presso le varie UU.OO. dell'Istituto, in seguito la richiesta proveniva anche da pazienti
che non avevano una richiesta specifica di terapia antalgica localizzata, ma più che altro riferivano uno
stato di "malessere" generale.
Inoltre, per quanto concerne l'attività scientifica, abbiamo somministrato 16 test delle Funzioni Esecutive.
Per il 2006 è nostra intenzione continuare ampliando questa attività anche a chi richiede un intervento
tramite il proprio medico di Base, su richiesta mutualistica. Inoltre vogliamo porre maggiore attenzione alle
problematiche che riguardano l'anziano, proponendo un'analisi qualitativa e non solo quantitativa degli
aspetti relazionali tipici di questa età.
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Progetto 77 - Area 1
TITOLO
VALUTAZIONE DELL'EFFICACIA DEL FENTANYL
TRANSMUCOSALE NEL DOLORE INCIDENTE
RESPONSABILE
Ferruccio Aloè (U.O. Medicina del Dolore)
Istituto Tumori “Giovanni Paolo II” Bari
Rosanna Montanaro
Dipartimenti dell’Istituto
RICERCATORI ASSOCIATI
SERVIZI O LAB INTERNI
COINVOLTI
ANNO DI INIZIO
DURATA
PAROLE CHIAVE
2006
24 mesi
Medicina del Dolore,Terapia Antalgica, Fentanyl Transmucosale,
Morfina Orale
DESCRIZIONE DEL PROGETTO
Almeno due terzi dei pazienti con neoplasie in fase avanzata riferiscono di avere dolore (WHO, 1996). Il
dolore è presente il più delle volte per la maggior parte del tempo ed il modo migliore per trattarlo è
costituito da una terapia con oppiacei a regime stabile. generalmente questo approccio è efficace, ma di
rado riesce a eliminare completamente il dolore. Oltre a un dolore persistente di una certa entità, da metà
a due terzi dei pazienti presentano anche crisi di dolore intenso, cioè dei picchi di dolore che si
sovrappongono a una sintomatologia dolorosa di fondo abbastanza ben controllata. Sebbene sia
notevolmente variabile, il dolore intenso ha caratteristicamente un esordio rapido, un'intensità moderata o
grave e una diurata piuttosto breve. La presenza di questo tipo di dolore è associata a una prognosi
funzionale e psicologica relativamente peggiore, con notevoli coinvolgimenti emotivi, determinati
soprattutto dall'ansia derivante dalla paura della crisi successiva. La morfina orale a rilascio controllato
rappresenta da molti anni la terapia più diffusa per il dolore persistente moderato o grave, mentre la
morfina a rilascio immediato è un analgesico utilizzato frequentemente per il dolore intenso. Non sono stati
condotti sufficienti studi controllati sull'impiego della morfina per il dolore intenso ed è possibile che il
profilo tempo-effetto di questo farmaco, la cui azione inizia dopo 20-30 minuti e il cui effetto di picco si
osserva dopo 40-60 minuti, non sia ottimale per molti pazienti che presentano questo tipo di dolore.
Riferimenti bibliografici:
Apolone G, Mosconi P, Colombo C, Tamburini M, Il dolore nel paziente con cancro: un progetto di
ricerca. Ricerca & Pratica 2004; n. 20: 137-145.
Egan TD, Sharma A., Ashburn MA., et al. Multiple dose pharmacokinetics of oral transmucosal fentanyl
citrate in healthy volunteers. Anesthesiology 2000; 92: 665-673.
Levy MH. Pharmacologic tyreatment of cancer pain. N Engl J Med. 1996; 335: 1124-1132.
Mercadante S., Armata M., Salvaggio L., Pain characteristics of advanced lung cancer patients referred
to a palliative care service. Pain 1994; 59: 141-145.
Portenoy RHK, Hagen NA. Management of breaktrough cancer pain. Primary Care & Cancer. 1991: 2427.
ATTIVITA’ PREVISTE
Obiettivo del nostro studio è comparare il Fentanyl citrato transmucosale orale (Actiq), presentato come
primo farmaco sviluppato specificatamente per il dolore intenso, con un farmaco classico come
l'Oramorph, e valutare le differenze nei tempi di reazione al dolore, nell'efficacia, nella durata d'azione,
nella presenza di effetti collaterali, nella compliance da parte del paziente.
RISULTATI E PRODOTTI DA CONSEGUIRE
I pazienti con incompleto controllo della sintomatologia dolorosa, già in trattamento con oppioidi, e
presentanti crisi periodiche e ripetitive di dolore incidente, verranno divisi casualmente in due gruppi,
ciascuno dei quali utilizzerà al bisogno solo uno dei due farmaci. Contestualmente verrà compilato un
diario del dolore incidente, con il monitoraggio dello stesso e della risposta terapeutica ai farmaci assunti.I
pazienti verranno selezionati tra coloro che afferiscono all'Ambulatorio di Medicina del Dolore e quelli in
consulenza nelle varie UU.OO. dell'Istituto.
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Progetto 78 - Area 2
TITOLO
RESPONSABILE
RICERCATORI
ASSOCIATI
ANNO DI INIZIO
DURATA
PAROLE CHIAVE
SOGGETTI
COFINANZIATORI
AUTORIZZAZIONE
COMITATO ETICO
N. PZ DA INCLUDERE
STUDIO SULLA QUALITÀ DELLA VITA E DE ( DISFUNZIONE ERETTILE)
NEI PAZIENTI SOTTOPOSTI AD INTERVENTO CHIRURGICO PER
CARCINOMA DEL RETTO NERVE SPARING
Severino Montemurro (U.O. Chirurgia Apparato Digerente)
Istituto Tumori “Giovanni Paolo II” Bari
G. Dachille, C. Calandro, E. Maselli, A. Rucci, E. Ruggirei,.V. Sciscio
2006
24 mesi
Carcinoma retto – Disfunzione erettile
Lilly Farmaceutica
SI
40
DESCRIZIONE DEL PROGETTO
La riabilitazione postoperatoria nei pazienti operati per carcinoma del retto nerve sparing può, correlata da
una corretta valutazione statistica, migliorare il DE (deficit erettile) iatrogeno e conseguentemente il
miglioramento anche della qualità della vita. Il nostro studio prospettico si propone di valutare l’incidenza
della disfunzione erettile e la qualità della vita nei pazienti sottoposti a chirurgia per carcinoma del retto.
Ameda K., Kakizaki h., agi T., kusumi T., Hosokawa M.: The long-term voiding function and sexual
function after pelvic nerve-sparing radical surgery for rectal cancer. Int. J. Urol. 2005 Mar; 12(3): 256-63
Leveckis J, Boucher NR, Parys BT, Reed MW, Shorthouse AJ, Anderson JB: Bladder and erectile
dysfunction bifore and after rectal surgery for cancer. Br. J. Urol. 1995 Dec, 76(6): 752-6
Masui h, Ike H, Yamaguchi S, Oki S, Shimada H: Male sexual function after autonomic nerve-preserving
operation for rectal cancer
ATTIVITA’ PREVISTE
Lo studio prevede l’arruolamento di n. 40 pazienti sottoposti ad intervento chirurgico di proctectomia per
carcinoma del retto. Tutti questi pazienti saranno valutati nel pre- operatorio con una corretta anamnesi,
esame obiettivo, test funzionalità, questionari validati. Alla dimissione 20 pazienti saranno avviati a terapia
domiciliare con Cialis 20 mg. tre volte la settimana bed time, 20 pazienti invece non riceveranno alcuna
terapia riabilitativa. Al follow-up a tre mesi tutti i pazienti saranno rivalutati con le stesse metodiche.
RISULTATI E PRODOTTI DA CONSEGUIRE
Valutazione dei dati riportati al follow-up con quelli del preoperatorio, andando a ricercare se effettivamente
la riabilitazione postoperatoria in questi pazienti può aver dato dei miglioramenti in termini di punteggi in
valore assoluto o relativo ai questionari somministrati (Lisat, IIEF, Beck).
Progetto 79 - Area 3
TITOLO
RESPONSABILE
RICERCATORI
ASSOCIATI
SERVIZI O LAB INTERNI
COINVOLTI
ANNO DI INIZIO
DURATA
PAROLE CHIAVE
N. PZ DA INCLUDERE
USO E LIMITI DELL’ECOCOLORDOPPLER NELLA FORMULAZIONE DI
UN PROGETTO RIABILITATIVO PER IL LINFEDEMA SECONDARIO IN
DONNE OPERATE DI CA MAMMARIO
Francesco Schittulli (U.O. di Senologia e Prevenzione Chirurgica)
Istituto Tumori “Giovanni Paolo II” Bari
Antonio Guido, Biagio Loconte, Rosa Coltella
U.O. Senologia, U.O. Riabilitazione
2006
36 mesi
Ecocolordoppler e Linfedema Secondario
40
DESCRIZIONE DEL PROGETTO
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La maggior parte degli edemi in campo oncologico si presenta nell’ambito del trattamento del tumore della
mammella. Il grosso braccio post-mastectomia o dopo intervento di quadranctectomia con dissezione
linfonodale ascellare è una condizione patologica in grado di provocare una disabilità anche molto
importante e per tale motivo va affrontata con una metodologia riabilitativa cioè mediante la formulazione di
un Progetto Riabilitativo, all’interno del quale vanno inseriti tutti i programmi riabilitativi, necessari a
raggiungere gli obiettivi individuali prefissati.
L’associazione tra ecografia ad alta risoluzione con un modulo Doppler consente di ootenere, oltre a dati
morfologici relativi alla ectasia dei collettori linfatici , alla raccolta di masse liquide fluide a livello della
ascella e del derma,a informazioni sullo stato di connettivazione del derma stesso, anche altre informazioni
aggiuntive. L’effetto Doppler è un principio fisico che ci permette di calcolare la direzione e la velocità di
scorrimento di un liquido in movimento basandosi sulla differenza di emissione e quella di riflesso di un
raggio ultrasonico che lo colpisce:il sistema tipo Doppler pulsato (PW) è in grado anche di fornire
informazioni quantitativesulle caratteristiche di scorrimento del fluido in un’area definita.Però se
l’ecocolrdoppler ci permette di visualizzare morfologicamente le strutture linfatiche, per lo meno quando
sono dilatate come nel linfedema, la visualizzazione e la misurazione del flusso linfatico non è ancora
possibile. Per tale motivo l’uso del
Ecolorodopler deve essere rivolto allo studio non tanto del sistema linfatico, quanto alla ricerca di patologie
artero-venose concomitanti alla patologia linfatica,In tal modo ci permette di:
verificare la presenza di flebopatie di tipo ostruttivo dei vasi superficiali e profondi come sindromi
premonitrici di condizioni neoplastiche
verificare la presenza di reflusso venoso
verificare la presenza di ostacolato deflusso venoso per azione di masse compressive
verificare la presenza di condizioni di ostacolato deflusso venoso da compressione intermittente
verificare la presenza di arteriopatie concomitanti alla condizione edemigena e anche di condizioni di
vascolarizzazione anomala.
Quindi l’ecocolordoppler ha un ruolo importante nella diagnosi differenziale degli edemi e della valutazione
di patologie artero-venose associate al linfedema.
Riferimenti bibliografici essenziali:
MIYAMA Y. Ultrasound color Doppler imaging: current technology and future prospects. Med. Rev.
44:47,1993
CAMMAROTA T.et al. Current uses of diagnostic high- frequency US in dermatology. Eur J
Radiol.27:215-23 1998
MOTTER D. et al. Apport de l’echographie a l’imagierie des vaisseaux lymphatique par rapport aux
autres methods. J Radiol 83:599-609 2002
ATTIVITA’ PREVISTE
Verranno prese in considerazione 40 pazienti di età variabile tra i 45 e i 65 anni, operate di mastectomia
radicale o di quadrantectomia con dissezione ascellare linfonodale per ca mammario,senza apparenti
patologie concomitanti in particolar modo a carico dell’apparato cardio-vascolare. Prima dell’intervento
chirurgico le pazienti saranno sottoposte ad accurata indagine ecografia e a ecocolordoppler . L’indagine
sarà ripetuta a distanza di 1-2 mesi dall’intervento chirurgico e qualora dovessero comparire i primi sintomi
di un ostacolato deflusso linfatico a carico del cingolo scapolo omerale, verrà formulato un adeguato piano
riabilitativo ,che contempla oltre ai comuni esami di laboratorio ,anche indagini strumentali tra cui
l’ecocolordoppler che ci permette di effettuare una mappa del sistema linfatico del derma e nello stesso
tempo una verifica di eventuali patologie concomitanti a carico del sistema linfatico e del sistema arterovenoso. n tal modo si potranno effettuare in modo anticipatorio, interventi non solo di riabilitazione ma nello
stesso tempo si prenderanno tutti quei provvedimenti a carico di patologie concomitanti come quelle a
carico del sistema artero venoso. ’indagine con ecocolordoppler verrà ripetuta sistematicamente anche nel
corso della terapia riabilitativa per una valutazione della terapia stessa.
RISULTATI E PRODOTTI DA CONSEGUIRE
Dai dati dello studio si estenderà una mappa non solo morfologica ma anche funzionale del sistema
linfatico del derma in determinati distretti soprattutto in caso di incipienti linfedemi: nello stesso tempo però
indirettamente possono essere prese in considerazione anche altre patologie concomitanti a carico del
sistema vascolare artero –venoso.
210
LINEA 4
Progetto 80 - Area 3
TITOLO
RESPONSABILE
RICERCATORI
ASSOCIATI
ANNO DI INIZIO
DURATA
PAROLE CHIAVE
AUTORIZZAZIONE
COMITATO ETICO
N. PZ DA INCLUDERE
STUDIO
COMPARATIVO
TRA
MANOMETRIA
RETTALE
E
BIOFEEDBACK E DISFUNZIONE ERETTILE NEI PAZIENTI SOTTOPOSTI
AD INTERVENTO CHIRURGICO PER CARCINOMA DEL RETTO NERVE
SPARING
Severino Montemurro (U.O. Chirurgia Apparato Digerente)
Istituto Tumori “Giovanni Paolo II” Bari
G. Dachille, C. Calandro, E. Maselli, A. Rucci, E. Ruggirei, V. Sciscio
2006
DUE
Carcinoma retto – Disfunzione erettile – Biofeedback – Manometria rettale
SI
40
DESCRIZIONE DEL PROGETTO
Si potrebbe dimostrare che in un intervento di nerve sparing per carcinoma del retto esista una diretta
correlazione tra DE (deficit erettile) e parametri manometrici e che un corretto e valido biofeedback
potrebbe migliorare il deficit erettile e la qualità della vita di questo gruppo di pazienti. Il presente studio
intende correlare i valori della manometria rettale pre e post intervento chirurgico per carcinoma del retto e
il grado di disfunzione erettile nei pazienti sottoposti a intervento chirurgico. Si intende anche valutare
l’eventuale ripresa del DE post biofeedback sempre in questo gruppo di pazienti.
Dorey G, Speakman M, Feneley R, Swinkels A, Dunn C, Ewings P: Randomised controlled trial of
pelvic floor muscle exercises and manometric biofeedback for erectile dysfunction. Br. J. Gen. Pract.,
2004 Nov, 54(508): 819-25
Reynolds BS: Biofeedback and facilitation of erection in men with erectile dysfunction. Arch. Sex.
Behav. 1980 Apr; 9(2): 101-13
Van Kampen M, De Weerdt W, Claes H, Feys H, De Maeyer M, Van Poppel H: Treatment of erectile
dysfunction by perineal exercise, electromyographic biofeedback, and Electrical stimulation. Phys
Ther, 2003 Jun; 83(6): 536-43
ATTIVITA’ PREVISTE
Studieremo nel pre e postoperatorio 40 pazienti operati per carcinoma del retto. Tutti i pazienti avranno nel
preoperatorio una valutazione chirurgica, anamnesi andrologica, valutazione strumentale madiante
manometria rettale, valutazione mediante questionari validati a livello internazionale sulla DE (disfunzione
erettile) e qualità di vita. Tutti i pazienti saranno sottoposti a biofeedback del piano perineale nel
postoperatorio e rivalutazione andrologica con le stesse metodiche adottate nel preoperatorio.
RISULTATI E PRODOTTI DA CONSEGUIRE
Il nostro studio mira a ricercare una possibile correlazione tra i valori manometrici e il grado di deficit
erettile, in pratica se vi è una diretta corrispondenza tra una buona risposta funzionale strumentale e una
valida erezione a parità di intervento nerve sparing. Si intende anche dimostrare il ruolo del biofeedback
nella ripresa della DE in questo gruppo di pazienti
Progetto 81 - Area 3
TITOLO
RESPONSABILE
RICERCATORI ASSOCIATI
ENTI ESTERNI COINVOLTI
SERVIZI O LAB INTERNI
COINVOLTI
ALTRE STRUTTURE
INTERNE DELL’ISTITUTO
COINVOLTE
PROGETTO HATHOR VALUTAZIONE DELL’EFFICACIA DELLA
MUSICA E DELLA MUSICOTERAPIA DI GRUPPO NEI PAZIENTI
ONCOLOGICI OSPEDALIZZATI
Vittorio Mattioli (Dipartimento Area-Critica e Quartiere Operatorio)
Istituto Tumori “Giovanni Paolo II” Bari
Fulvia Lagattolla
Musicisti di Orchestra Musicale
Consultorio Psiconcologico
Dipartimenti dell’Istituto
211
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ANNO DI INIZIO
DURATA
PAROLE CHIAVE
N. PZ DA INCLUDERE
2006
36 mesi
Ansia da ospedalizzazione – Musicoterapia – Rilassamento e
Benessere – Gruppo di terapia
300
DESCRIZIONE DEL PROGETTO
Il progetto prende il nome dall’antica divinità egizia Hathor, dea della musica, della danza, della poesia e
dell’amore. La dea era venerata in tutto l’antico Egitto ma la sua residenza per eccellenza si trovava
nell’alto Egitto a Dendera, dove è pressoché intatto un tempio tolemaico a lei consacrato. Lo strumento
sacro ad Hathor, con il quale viene spesso rappresentata, è il sistro, strumento formato da sonagli muniti
di dischi di metallo infilati su una o più bacchette. Il suono veniva prodotto attraverso lo scuotimento e si
riteneva che avesse il potere di scacciare il male e le forze negative.
La letteratura ci illustra una dimostrata efficacia nell’utilizzo della musica in terapia con il paziente
oncologico: studi empirici ed osservazioni cliniche indicano che la musicoterapia è un trattamento benefico
ed è ormai annoverata tra le terapie complementari nell’approccio multidisciplinare al paziente.
Sono stati studiati a fondo i benèfici risultati derivanti dalla partecipazione a sessioni di musicoterapia: la
maggiore produzione di endorfine, il decremento degli ormoni dello stress e del livello di cortisone,
l’attivazione neurologica della sinestesia, il rilassamento emotonico, l’aumento della immunoglobulina A
nella secrezione salivare.
In un contesto relazionale, l’ascolto di musica consente di ricreare una condizione rassicurante che facilita
il ripercorso delle memorie emo-tono-fono-simboliche proprie di ogni soggetto. Queste, durante l’ascolto
musicale, si riattivano per sinestesia, riconducendo la persona al placet primario che è proprio del vissuto
prenatale. In questo senso la musicoterapia offre al paziente oncologico una base di contenimento
immediato.
Il razionale terapeutico risiede in alcuni elementi specifici ed esclusivi della musica e del linguaggio
musicale:
il suo impatto fisiologico sul corpo, la qualità intrusiva ed evocativa di certe melodie e canzoni;
l’espressione del pensiero, delle speranze e dei sogni dell’uomo insiti in essa;
gli elementi costitutivi della trama musicale, quali la frequenza, l’intensità, il colore del tono, l’armonia, il
ritmo ed il tempo;
la sua potenzialità di stabilire un’esperienza estetica e di stimolare la creatività e la memoria;
la sua capacità di avvicinare le persone, esercitando una potente funzione di aggregazione e
socializzazione.
Il suo impiego principale, in terapia, è correlato al significato simbolico cui l’ascolto di musica rimanda: la
sua funzione è di rappresentare i sentimenti e la vita emotiva.
La musicoterapia è un mezzo non farmacologico e non invasivo e viene utilizzata in ambito oncologico per
rispondere a bisogni relativi alla:
1. gestione e controllo degli effetti collaterali, correlati ai trattamenti ed alle procedure cliniche
(Chirurgia, Chemioterapia, Radioterapia, Immunoterapia): agitazione, nausea, vomito, perdita di
appetito, insonnia, fatigue;
2. gestione e controllo della sofferenza e del dolore: recentemente i musicoterapeuti hanno dimostrato
l’effetto significativo che la distrazione ottiene sulla modificazione della percezione del dolore.
L’utilizzo calibrato e selezionato della musica può alleviare i cicli di ansia e di paura che le esperienze
di dolore esacerbato producono, rifocalizzando l’attenzione verso sensazioni piacevoli. La percezione
di uno stimolo uditivo (attivazione di un altro canale sensoriale) modifica la percezione del dolore: è
stato investigato l’effetto terapeutico dell’ascolto musicale come aggiunta al programma di analgesici
ed alla cura palliativa;
3. gestione e controllo del distress emozionale: ansia, depressione, perdita di controllo, angoscia,
paura, cambiamenti dell’umore, ritiro e chiusura. Attraverso la musicoterapia, il paziente canalizza le
proprie emozioni ed accede alle sue risorse espressive.
A seconda delle aree considerate negli studi (area fisica, psicologica, psicosociale, o spirituale) la
letteratura invita ad utilizzare strumenti che rilevano di volta in volta i parametri necessari alla tipologia
dello studio, parametri di natura :
Fisica: rilevazione del battito cardiaco, della pressione sanguigna, della temperatura; rilevazione della
nausea e degli episodi di vomito (scale analogico visive, scale Likert …) ; rilevazione del dolore (NRS,
Number Rating Pain Scale; BPI, Brief Pain Inventory).
Psicologica: rilevazione dell’ansia di stato (S.T.A.Y., State Trait Anxiety Inventory), della depressione
(HAD, Hospital Anxiety and Depression – BDI, Beck depression Inventory)
Psicosociale: Qualità della Vita (test sulla qualità della vita, come l’EORTC)
Spirituale: self reports del paziente, rivisitazione della vita.
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La musicoterapia può facilitare ed influenzare in modo psicologicamente positivo le esperienze
ospedaliere, può conferire potere ai pazienti oncologici che “subiscono” le procedure, incoraggiando un
coinvolgimento attivo nel trattamento, prevenendo l’ansia e la depressione associate alla ospedalizzazione
e stimolando una maggiore aggregazione e coesione nel gruppo di trattamento.
Il musicoterapeuta può coinvolgere il paziente in qualsiasi tipo di esperienza musicale: improvvisazione,
composizione, ri-creazione di musica e di ascolto, ognuna delle quali può coinvolgere il disegno, la pittura,
il movimento espressivo, la narrazione di storie e di sé.
In continuità con lo studio già effettuato in quest’Istituto nel periodo 2003/2004, che ha visto il
raggiungimento dei risultati attesi (su un campione di 80 pazienti inclusi nello studio afferenti dal
Dipartimento Donna e dal Dipartimento di Oncologia Medica Sperimentale, ben 75 hanno beneficiato della
Musicoterapia con un decremento dei livelli di ansia di stato, un cambiamento positivo dell’umore ed un
gradimento generale dell’esperienza) e sulla base di queste premesse, nello studio corrente si intende
sperimentare quale tipologia di esperienza musicale incida maggiormente sul livello di ansia del paziente:
A. la partecipazione al gruppo di Musicoterapia Recettiva ;
B. la partecipazione al gruppo di Musicoterapia attiva nella Globalità dei Linguaggi;
C. il semplice ascolto di musica eseguita dal vivo da alcuni musicisti professionali dell’ orchestra;
Il repertorio eseguito dai musicisti durante gli incontri di ascolto, sarà suggerito dalla musicoterapeuta
poiché per questa tipologia di pazienti è molto importante operare una selezione tipologica nell’ascolto.
Tale selezione sarà effettuata in base agli effetti rilassanti riconosciuti nell’ambito della musicoterapia
recettiva di alcuni brani musicali piuttosto che di altri, ed in base anche alle preferenze musicali di un
campione della popolazione di pazienti, cui sarà somministrate interviste sul genere di musica che
preferirebbe ascoltare in ospedale durante la degenza.
Le tre metodologie con cui si intende condurre lo studio sono descritte alla voce 16 nelle attività previste.
Bibliografia
- Alridge D. (1996). La musicoterapia nella ricerca e nella pratica medica. Ismez Editore.
- Bagnus P. ( 2002) . Prima che venga notte, la musicoterapica con pazienti oncologici in fase avanzata
di malattia. Gianni Iuculano editore
- Bruscia K. (1991) .Casi Clinici di Musicoterapia. Ismez Editore.
- Dend G, Cassileth R, Yeung S.,( 2004). Complementary Therapies for Cancer – Related
Symtoms.J.Supportive Oncology 2004; 2:419-429.
- Esch. T.,Guarna M., Bianchi E., Zhu W., Stefano G.B., ( 2004) Commonalities in the central nervosu
system’s involvement with complemntary medical therapies: limbic morphinergic process.
MedSciMonit, 10(6):MS6-17.
- Guerra Lisi S. ( 1997) Musicoterapia nella Globalità dei Linguaggi. Fuori Thema.
- Lane, D. (1992). Music therapy: A gift beyond measure. Oncology Nursing Forum, 19 (6), 863-867.
- O’Brien, E. K. (1999a). Cancer patients’ evaluation of a music therapy program in a public adult
hospital. In R. R. Pratt & D. E. Grocke (Eds.), MusicMedicine 3: MusicMedicine and music therapy:
Expanding Horizons (pp. 285-300). Victoria, Australia: The University of Melbourne.
- Porchet-Munro, S. (1988). Music therapy in support of cancer patients. Recent Results in Cancer
Research, 108, 289-294.
- Scardovelli M., Ghiozzi R. (2003) La musica nel passaggio luminoso: musicoterapia con malati
terminali. Ed.Borla
- Smith M, Casey L ( 2001) Music as a therapeutic intervention fro anxiety in patients receveing
readiation therpy.In Oncology Nursing Forum, 38(1):51-65
- Vickers, A.J. & Cassileth, B.R. (2001). Unconventional therapies for cancer and cancer-related
symptoms. The Lancet Oncology, 2, 226-232.
ATTIVITA’ PREVISTE
Al centro di ogni seduta di musicoterapia, c’è un’esperienza musicale secondo le tipologie A, B o C
indicate al punto 15, condotta da un terapeuta professionale specializzato.
La conduzione del gruppo di malati oncologici in un’esperienza musicale – terapeutica presuppone oltre
ad una competenza, anche una sensibilità educata all’ascolto del non verbale, una capacità di “ricevere”,
di accogliere, di “sentire” tutti i piccoli dettagli che il paziente veicola nella preferenza di un suono, di uno
strumento, nella scelta di un brano piuttosto che di un altro, nella espressione o meno dei vissuti personali.
Nello studio si vuole comparare l’effetto che ha sul paziente
A. l’ascolto di musica vicina al proprio mondo sonoro e alla personale “ colonna sonora” di vita –
Musicoterapia Recettiva;
B. la produzione musicale di musica, partecipazione attiva del paziente – Musicoterapia nella
Globalità dei Linguaggi , favorendo anche una espressione delle sue emozioni;
C. il semplice ascolto di alcuni brani musicali eseguiti da musicisti di un’orchestra.
Attività in gruppo
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Gruppo A
Musicoterapia recettiva di gruppo su accertamento sonoro di ciascun paziente: durante le sedute di
musicoterapia recettiva, i pazienti ascoltano in gruppo una selezione di musica (brani musicali, canzoni) in
modo da elicitare memorie, ricordi, associazioni. Il gruppo di pazienti sarà invitato ad un ascolto guidato
partendo dalla individuale “personalità sonora” del paziente, che sarà stata accertata durante un colloquio
con il musicoterapeuta.
Gruppo B
Musicoterapia nella Globalità dei Linguaggi (GdL) in gruppo: prevede l’uso da parte dei pazienti di
oggetti sonori e strumenti musicali per l’interazione, la partecipazione attiva con il canto e l’espressione
non verbale di sentimenti ed emozioni attraverso improvvisazioni musicali di gruppo. In questa dimensione
espressiva, i pazienti nel gruppo condividono la “narrazione musicale di sé”, aprendosi anche alla
comunicazione affettiva.
Gruppo Aperto
Semplice ascolto di musica eseguita da musicisti scelti in orchestra: gli ascolti sono rivolti ad un
gruppo aperto di pazienti e verranno proposti in appuntamenti musicali pomeridiani a cadenza mensile.
Attività individuali
Musicoterapia recettiva con pazienti allettati su accertamento sonoro del paziente: per incontrare le
esigenze e i bisogni del paziente allettato e desideroso di partecipare allo studio, la musicoterapueta
proporrà la seduta di Musicoterapia nella stanza del paziente.
Logistica
Le attività di gruppo di Musicoterapia si svolgeranno negli spazi resi disponibili all’interno dell’Ospedale,
possibilmente in cui accogliere un pianoforte verticale a noleggio, strumentini musicali, materiale artistico
per lavorare in gruppo.
I pazienti già dal primo accesso in ospedale, saranno informati al mattino dalle psicologhe, psicoterapeute
del Consultorio Psiconcologico, dal musicoterapeuta e, previo consenso informato, potranno partecipare al
progetto. Gli incontri di Musicoterapia saranno svolti durante le ore pomeridiane.
La partecipazione al gruppo A e al gruppo B, sarà stabilita in modo randomizzato non controllato.
Valutazione dei livelli di Ansia: saranno esaminati i livelli di Ansia legati all’ospeda-lizzazione attraverso
la somministrazione di questionario HAD (Hospital Anxiety Depression scale) o S.T.A.Y (State Trait
Anxiety Inventory) ansia di stato, insieme a schede di gradimento. Ai pazienti verrà somministrato il
questionario prima e dopo gli incontri di Musicoterapia (Recettiva ed Attiva nella GdL) e prima e dopo
l’ascolto degli appuntamenti - concerti;
Valutazione dei livelli di pressione arteriosa e di frequenza cardiaca: con modalità randomizzata
verranno scelti per ogni evento 3 pazienti partecipanti al gruppo di ricerca e verrà effettuata a ciascuno la
misurazione automatica della pressione arteriosa sisto-diastolica e della frequenza cardiaca, prima e dopo
l’attività musicale al fine di evidenziare eventuali modificazioni.
I pazienti del Gruppo A e del Gruppo B, ricompilato il questionario di rilevazione dell’ansia a fine seduta di
musicoterapia, saranno invitati dal musicoterapeuta anche a lasciare una “traccia artistica di sé”
utilizzando il colore, le tempere, ed altro materiale artistico, al fine di raccogliere con maggior
completezza l’espressione globale del paziente evocata dall’ascolto della musica o dalla sua produzione.
Le “ tracce artistiche” verranno “ lette simbolicamente” documentate e, al fine di renderle visibili, saranno
esposte in una mostra d’arte congiunta ad uno degli appuntamenti concerto.
Si ritengono criteri di esclusione dallo studio: l’incapacità a fornire consenso informato, la presenza di
deficit uditivi, la presenza di disturbi psichiatrici, previa valutazione psicologica.
RISULTATI E PRODOTTI DA CONSEGUIRE
Si prevede di includere in questo progetto almeno 300 utenti, con analisi dei dati e divulgazione degli
stessi.
- I risultati prefissi riguardano:
- il miglioramento dell’ansia da ospedalizzazione;
- valutazione degli effetti dell’evento musicoterapico sulle modificazioni dei valori di pressione arteriosa
sisto-diastolica e sulla frequenza cardiaca misurate pre e post;
- favorire un benEssere pisco-fisico;
- guidare il paziente nell’espressione non verbale dei propri vissuti;
- recuperare energia e attenzione.
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Progetto 82 – Area 3
TITOLO
RESPONSABILE
RICERCATORI
ASSOCIATI
SERVIZI O LAB INTERNI
COINVOLTI
ANNO DI INIZIO
DURATA
PAROLE CHIAVE
CONSULTORIO PSICONCOLOGICO
Vittorio Mattioli (Dipartimento Area-Critica e Quartiere Operatorio)
Istituto Tumori “Giovanni Paolo “ Bari
Rosanna Montanaro, Francesca Romito, Chiara Corvasce,
Tatiana Danese
Tutti i Dipartimenti dell’Istituto
2006
36 mesi
Psicologia, Sostegno, Riabilitazione, Formazione, Psicoterapia
DESCRIZIONE DEL PROGETTO
L’impatto psicologico e sociale della malattia sul paziente, sulla sua famiglia e sull’équipe curante assume
grande rilevanza quando si parla di cancro: in questo scenario la Psiconcologia è una disciplina che si
colloca come interfaccia tra l’Oncologia da un lato e la Psicologia e la Psichiatria dall’altro.
Il trattamento del paziente oncologico deve avere come obiettivo principale quello di migliorare la Qualità di
Vita e di limitare il rischio di conseguenze psicopatologiche che condizionino la vita futura del malato; il
sostegno sociale diviene pertanto un elemento costitutivo del trattamento del paziente oncologico e rientra
nella responsabilità di ciascuna figura terapeutica coinvolta.
La Psiconcologia infatti considera l’interdisciplinarietà e l’integrazione disciplinare requisiti indispensabili di
un sistema di cura che tenga conto della globalità dei bisogni del malato in un’ottica psicosociale
nell’approccio al paziente e nel rispetto dell’autonomia culturale e professionale di ciascuna disciplina.
A partire dagli anni ‘80 la Psiconcologia si sviluppa attraverso i contributi specifici dei diversi ambiti
applicativi. La diffusione di attività cliniche e di Servizi Psiconcologici nelle strutture sanitarie facilita la
sensibilizzazione delle associazioni scientifiche oncologiche nel panorama internazionale, quali: l’American
Cancer Society, già attiva dal 1913 con lo scopo di diffondere le conoscenze relative ai sintomi, al
trattamento e alla prevenzione dei tumori; l’International Psychooncology Society (IPOS) nata nel 1984 con
il proposito di creare una rete tra i professionisti del settore; l’European Society of Psychosocial Oncology
costituitasi nel 1986 con l’obiettivo di accrescere le conoscenze attraverso conferenze e rapporti di
collaborazione.
In Italia il primo Servizio di Psicologia orientato specificamente all’assistenza del paziente oncologico viene
costituito nel 1980 presso l’Istituto Nazionale per la Ricerca sul Cancro di Genova; a Milano nel 1985 viene
fondata la SIPO (Società Italiana di Psiconcologia), in seguito al crescente interesse tra le discipline
medico-chirurgiche e psicologico-psichiatriche per la "psichiatria di liaison", introdotta alla fine degli anni
’70, che si occupa di sostegno rivolto ai pazienti e supporto alle diverse figure professionali coinvolte nel
trattamento.
Con riferimento al corrente orientamento scientifico ed alle esperienze già avviate in altre strutture dedicate
all’Assistenza di pazienti oncologici, si propone di sperimentare nel nostro Istituto un’attività centralizzata di
Psiconcologia.
La proposta prevede un coordinamento delle attività Psicologiche sulla base delle istanze provenienti dalle
varie Unità Operative dei Dipartimenti, al fine di affrontare in maniera globale le necessità già rilevate o
quelle che potrebbero emergere in seguito, ponendosi così di fatto come una funzione interdipartimentale
rivolta sia agli utenti sia agli operatori dell’Istituto. In quest’ottica l’attività Psicologica nei reparti potrebbe
trovare proficuo riferimento e supporto in un Consultorio Psiconcologico, attivo tutti i giorni della settimana
ed aperto alle richieste sia interne sia esterne.
In questa fase sperimentale il Dipartimento di Area Critica-Quartiere Operatorio potrebbe fornire il
coordinamento affidato alla Direzione del Coordinatore del Progetto ed il supporto logistico necessario per
l’attività ambulatoriale.
Al momento nell’ambito dell’Istituto vi è la presenza attiva di tre Psicologhe, le dottoresse: Tatiana Danese,
Rosanna Montanaro, Francesca Romito.
Nella fase di avvio potrebbe prevedersi la consulenza, anche a tempo parziale, di un altro Psicologo che ha
già maturato esperienze nel rapporto con i pazienti oncologici.
Questo modello sperimentale va svolto nel tempo di tre anni, nei quali verificare la quantità e la qualità
delle prestazioni erogate attraverso reports semestrali e relazioni consuntive annuali.
RIFERIMENTI BIBLOGRAFICI
A.A.V.V., Psiconcologia, Masson, Milano, 2002.
BALINT M., ( 1956) Medico, paziente e malattìa. Feltrinelli, Milano, 1961.
BELLELLI G., IACONO G., Lo psicologo e l'ospedale come processo organizzativo, in Cesi-Bianchi M.
(a cura di), Psicologia e ospedale generale, Franco Angeli, Milano, 1979.
BERTINI M.: L’ospedale nell’ottica della psicologia della salute. In Ferretti R., Gentili M.V. (a cura di):
215
LINEA 4
Modelli d’intervento dello psicologo in ospedale. Atti del Convegno di Camerino, Quaderni Psico-in,
Ordine Nazionale degli Psicologi - Consiglio Regionale delle Marche, 1997.
BIONDI M., COSTANTINI A., GRASSI L. (1995), La Mente e il Cancro, Il Pensiero Scientifico Ed. –
Roma
BOWLBY J., Una base sicura, R. Cortina Editrice, Milano, 1989.
BRESSI C., GUGGERI G., CERVERI G. (1997), “Focus psychotherapy with cancer patients and their
relatives”. New Trends in Experimental and Clinical Psychology Vol. 13, n. 2 (141-46)
BRESSI C., Cancro: Mitologia, emozioni e comunicazione familiare. In: Il labirinto della somatizzazione.
Pavia, La Goliardica Pavese, 105, 1993.
BRESSI C., Emozioni espresse e comunicazione familiare in oncologia. In: Bressi C., Invernizzi G.,
(Eds.) La comunicazione con il paziente oncologico, Milano, Gr. Giuliani, 21, 1994.
BUKBERG A., et al.: Depression in hospitalized cancer patients. Psychoson Med., 46, 199, 1984.
BURGESS C., MORRIS T, PETTINGALE KW (1988), “Psychological response to cancer diagnosis II.
Evidence for coping styles”. Journal of Psychosomatic Research, n.32 (263-72)
CAZZULLO C.L., INVERNIZZI G., Rapporto medico-paziente in Esperienze di prassi psicosomatica.
Ed. C.E.M., Parma, 1980.
CESA BIANCHI M. (a cura di), Psicologia e ospedale generale, Franco Angeli, Milano, 1979
COSTANTINI A., PALLOTTA G. (1992), “Psicologia oncologica: dalla teoria alla pratica ospedaliera” in
Biondi M., “La psicosomatica nella pratica clinica”, Il Pensiero Scientifico Ed. – Roma
FORNARI F., Affetti e cancro, R. Cortina Editore, Milano, 1985.Frighi L., Carbone P.: La funzione della
psichiatria in un reparto di ematologia. Rassegna di ipnosi, 2, 1983.
PANCHERI P., BIONDI M., Psicologia e psicosomatica dei tumori, La Goliardica ed., Roma, 1979.
PANCHERI P. a cura di, Stress Emozioni e Malattìa Coronarica, Franco Angeli, Milano 1988.
RICCI BITTI P.E., CORTESI S., Comportamento non verbale e comunicazione, Il Mulino, Bologna,
1977.
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LINEA 4
ATTIVITA’ PREVISTE
Il CONSULTORIO ONCOLOGICO, la cui allocazione è prevista presso l’Ambulatorio di Medicina del
Dolore, sarà aperto tutti i giorni dalle 9.00 alle 14.00 e dalle 15.00 alle 18.00, escluso il giovedì mattina. La
sua attività sarà rivolta ai pazienti ricoverati o afferenti dall’esterno, ai loro familiari ed agli operatori
dell’Istituto, e svolgerà le seguenti attività:
ATTIVITA’ DA SVOLGERSI PRESSO IL CONSULTORIO E NEI REPARTI
ATTIVITÀ (ANCHE CON PRENOTAZIONE MUTUALISTICA PER PAZIENTI AMBULATORIALI)
Consulenza psicologica presso le UU.OO. di degenza e di Diagnostica, attivate dai medici, dagli
infermieri o dagli stessi pazienti
Valutazione Diagnostica
Colloqui Psicologici Clinici (codice 9409)
Psicoterapia Individuale (codice 943)
Somministrazione di test delle funzioni esecutive (cod. 94081)
Counselling Genetico
Supporto c/o Ambulatorio terapia del dolore + Consulenze UU.OO.
ATTIVITÀ DI GRUPPO
Terapia di Gruppo per le donne prima dell’intervento (U.O. di Senologia e di Ginecologia Oncologica)
Training di Rilassamento destinate ai pazienti prima di un intervento demolitivo (U.O. CAD, ORL,
Senologia e Ginecologia Oncologica)
Gruppo d’Informazione ai pazienti ricoverati in attesa di prima somministrazione di Chemioterapia (U.O.
di Oncologia Medica e Sperimentale)
Gruppo d’Informazione e supporto agli utenti dell’Istituto (Progetti ABC e GIPS)
Prevenzione: Gruppi di Disassuefazione al Fumo
ATTIVITÀ DI RICERCA (TUTTE LE ATTIVITÀ SVOLTE PRESSO IL CONSULTORIO SONO DESTINATE
AD ESSERE OGGETTO DI RICERCA E VALUTAZIONE)
Prosecuzione delle ricerche esistenti nei Dipartimenti corrispettivi
Partecipazione alle ricerche attivate in altri IRCCS o Ospedali (es. Università di Torino)
Partecipazione progetto LEGA TUMORI
Progetto AZALEA
Elaborazione Dati Statistici
FORMAZIONE
Gruppo Formativo Esperienziale per Infermieri e Tecnici (Evento ECM)
Training di Rilassamento per Infermieri
Formazione per Volontari Ludoteca
INNOVAZIONI
Supervisione nell’allestimento ludoteca per i figli ed i nipoti delle pazienti del Dipartimento Donna
Supervisione nell’allestimento sala ricreativa per i pazienti ricoverati nelle varie UU.OO. con DVD,
biblioteca con libri di svago, comodi salottini per area relax
RISULTATI E PRODOTTI DA CONSEGUIRE
I risultati che ci prefiggiamo riguardano:
avvio di un’attività continuativa di Psiconcologia a supporto dei pazienti e degli operatori;
il miglioramento della Qualità Assistenziale;
la presa in carico del paziente con dolore da cancro;
l’agevolare le dinamiche relazionali della famiglia del paziente oncologico in fase avanzata;
il riconoscimento ed il trattamento dello Stress e del Burnout negli operatori.
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Progetto 83 - Area 3
TITOLO
RESPONSABILE
RICERCATORI ASSOCIATI
SERVIZI O LAB INTERNI
COINVOLTI
ANNO DI INIZIO
DURATA
PAROLE CHIAVE
PROGETTO PHILADELPHOS: CUSTOMER SATISFACTION AND
QUALITY MANAGEMENT IN CANCER CARE
Vittorio Mattioli (Dipartimento Area-Critica e Quartiere Operatorio)
Istituto Tumori “Giovanni Paolo“ Bari
Tatiana Danese, Rosanna Montanaro, Francesca Romito
Tutti i Dipartimenti dell’Istituto
2006
24 mesi
Monitoraggio della Qualità dell’Assistenza, Controllo periodico
DESCRIZIONE DEL PROGETTO
Il progetto ha il nome emblematico: Philadelphos, “amico del fratello” per indicare la necessità dello stare
accanto, del “prendersi cura” oltre che “curare” la persona sofferente.
Questa “cura” intendiamo metterla in atto principalmente in due aspetti:
1. uno tecnico-organizzativo, come la valutazione della Qualità dell’Assistenza e dei Servizi offerti;
2. l’altro logistico-organizzativo teso a creare nuovi Servizi aperti ai nostri pazienti, come, per
esempio, una Biblioteca con libri di svago, o un appuntamento settimanale con una sessione di
rilassamento.
Il primo aspetto, più tecnico, si collega al fatto che oggi nella pratica medica si parli sempre più spesso di
Customer Satisfaction, cioè di valutazione della qualità percepita da parte dell’utente o del cliente, ed
evidenzia il profondo mutamento in atto nella prospettiva di chi opera nell'ambito sanitario, nei servizi alla
salute. Idee nuove si fanno strada nella sanità. Non si tratta di idee assolutamente originali, poiché
provengono dal mondo delle aziende, della produzione e dall'ambito delle società di servizio; ma è il loro
trasferimento nella sfera della cura, della salute e della malattia che costituisce qualcosa di nuovo. Valutare
la qualità percepita dal paziente, interrogarsi circa la sua soddisfazione per le cure ricevute, vuol dire
valorizzare la soggettività del paziente; significa porre le basi per costruire un incontro dialogico in cui il
medico metta a disposizione del paziente le proprie conoscenze, non per imporle, ma per trovare insieme
la strada migliore da percorrere. Il paziente da “caso” di studio clinico ritrova la proprio soggettività nella
cura: questo è il momento fondante di ogni attività di servizio, dove anche il cliente contribuisce, in modo
attivo, alla buona realizzazione del percorso assistenziale.
Il secondo aspetto, quello del Quality Management, coinvolge appunto la figura del paziente, che, in quanto
cliente, necessita di servizi opportuni ed adeguati ad alleggerire il periodo del ricovero in Ospedale, in modo
che poi possa tornarci più volentieri. Si tratta di umanizzare la pesante trafila dei percorsi assistenziali, in un
settore quale quello oncologico, in cui la consapevolezza della malattia ed il peso biologico delle terapie
possono creare una pericolosa desincronizzazione tra le necessità terapeutiche e la compliance del
paziente. Da qui nasce la proposta di creare spazi più vivibili in termini “familiari” e ludici, come
l’allestimento estemporaneo di una sala cinema in cui svagarsi guardando un film e poi magari restare a
discuterne.
È interessante poi valutare come delle proposte gestionali innovative possano influire sulla percezione della
qualità, una volta che siano entrate di fatto nell’ offerta assistenziale di una struttura: è anche questo che
con il progetto Philadephos ci proponiamo di fare.
RIFERIMENTI BIBLOGRAFICI
BALINT M., ( 1956) Medico, paziente e malattia. Feltrinelli, Milano, 1961.
BELLELLI G., IACONO G., Lo psicologo e l'ospedale come processo organizzativo, in Cesa Bianchi M.
(a cura di), Psicologia e ospedale generale, Franco Angeli, Milano, 1979.
BERTINI M.: L’ospedale nell’ottica della psicologia della salute. In Ferretti R., Gentili M.V. (a cura di):
Modelli d’intervento dello psicologo in ospedale. Atti del Convegno di Camerino, Quaderni Psico-in,
Ordine Nazionale degli Psicologi - Consiglio Regionale delle Marche, 1997.
CESA BIANCHI M. (a cura di), Psicologia e ospedale generale, Franco Angeli, Milano, 1979
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ATTIVITA’ PREVISTE
I. Per quanto concerne la Customer Satisfaction l'obiettivo che ci poniamo di raggiungere è quello di
monitorare la Qualità dell'Assistenza Sanitaria ascoltando direttamente il paziente che ne usufruisce.
Le metodologie che intendiamo utilizzare sono le seguenti :
1. Piccoli gruppi (focus group). Viene formato un piccolo gruppo di pazienti (8-12 persone) e un
moderatore cerca di raccogliere informazioni riguardo ad un particolare problema.
2. Tecnica dell'incidente critico. Un intervistatore chiede ad un paziente di pensare ad uno specifico
evento e di descrivere le situazioni critiche che gli vengono in mente.
3. Osservazione diretta. Il personale osserva i pazienti e compie deduzioni riguardanti bisogni e grado di
soddisfazione. Un metodo alternativo consiste nell'introdursi in incognito, come un normale paziente.
4. Analisi del contenuto di lettere e commenti. Il personale valuta le lettere o i commenti espressi dai
pazienti.
5. Questionari scritti. Questi questionari vengono spediti o distribuiti a gruppi campione di pazienti.
6. Ricerche sul campo. Queste ricerche cercano di scoprire i bisogni e i desideri dei pazienti attraverso
indizi. Per esempio osservando il cibo avanzato dai pazienti si può capire quali sono i cibi graditi o sgraditi.
7. Questionari telefonici. Sono simili ai questionari scritti, ma in questo caso i pazienti rispondono
telefonicamente.
8. Interviste. Un gruppo campione di pazienti viene intervistato faccia a faccia o per telefono.
Tra queste sceglieremo di volta in volta quella più adatta al singolo reparto misurandola vs una
standardizzata, uguale per tutti e di più facile comparazione.
Questa valutazione verrà fatta al T0 su un campione casuale di 150 utenti dell’Istituto, nell’arco di una
settimana di raccolta dati. In seguito verrà proposto l’intervento per implementare la Customer Satifaction
descritto al punto II.
II. Per quanto concerne invece il Quality Management gli obiettivi sono i seguenti: rendere l'Ospedale un
luogo sempre più ospitale; favorire il ritorno dei pazienti presso la nostra struttura, aumentare la Qualità
Percepita, ridurre le lamentele per aspetti poco risolvibili dell'organizzazione ospedaliera. In particolare si
auspica la creazione di una:
- Biblioteca LibriAMO: i libri, esclusivamente di svago, saranno acquistati dall'Istituto, richiesti ad
Associazioni di Volontariato che già operano all'interno dell'Ospedale, o ad altre Istituzioni, nella misura di
circa un centinaio. La Biblioteca sarà ampliata dalla partecipazione diretta dei pazienti che attraverso il
Book-Crossing, possono portare o anche solo consigliare i libri che li hanno emozionati maggiormente,
attivando così una rete di scambio di esperienze ed emozioni tra loro. Le Psicologhe coordineranno l'attività
di scambio registrando i "movimenti".
- Ludoteca: la ludoteca sarà destinata ai figli dei pazienti ricoverati in ospedale, aperta per alcune ore
pomeridiane, con la collaborazione dei volontari ospedalieri ed eventualmente anche dei volontari del
servizio civile, previa apposita convenzione.
- Sala Cinema: nella sala Biblioteca al piano -1 sarà programmata la proiezione di un film di svago
durante la giornata di sabato o domenica (una volta alla settimana).
- Stanza per il Rilassamento: nella stanza della fisioterapia si potranno eseguire sedute di rilassamento
in gruppo nel pomeriggio una volta alla settimana, aperto ai degenti.
Per pubblicizzare le attività precedenti verrà distribuito un volantino ai pazienti in Istituto e affisse delle
locandine nei corridoi. Inoltre per rendere più attivo il paziente nel suo percorso di cura, al momento delle
dimissioni, verrà fornito a lui ed alla sua famiglia, un opuscolo, supervisionato dalle Psicologhe dell'Istituto,
con indicazioni specifiche per risolvere i piccoli e i grandi problemi che possono coinvolgere il malato, una
volta a casa.
A distanza di almeno 2 mesi dall’attivazione dei servizi sopracitati, verrà svolta una prima valutazione di
controllo, utilizzando un campione sovrapponibile a quello della valutazione precedente, per U.O. di
riferimento e per numerosità; una terza valutazione verrà fatta a distanza di 4 mesi dalla seconda.
Il gradimento delle singole attività proposte (film, rilassamento, etc..) sarà monitorato su un campione
casuale di utenti e avrà cadenza mensile, poi trimestrale ed infine semestrale.
Sarà curato delle Psicologhe del Consultorio Psiconcologico sia il coordinamento di tutte le attività da
programmare all’interno dell’Istituto, sia la gestione delle modalità di valutazione della qualità.
219
LINEA 4
RISULTATI E PRODOTTI DA CONSEGUIRE
I dati saranno raccolti reparto per reparto e poi sommati per Dipartimento. Infine si farà una Media Statistica
dei dati relativi all'intero Istituto, che saranno presentati alla Direzione Sanitaria.
I risultati che ci prefiggiamo riguardano:
- il miglioramento della Qualità Assistenziale;
- il riconoscimento dei punti critici dell’Assistenza al paziente oncologico;
- l’impatto di efficacia di ciascun proposto sull’effettivo miglioramento della Qualità Assistenziale.
Progetto 84 Area 3
TITOLO
RESPONSABILE
RICERCATORI
ASSOCIATI
ANNO DI INIZIO
DURATA
PAROLE CHIAVE
N. PZ DA INCLUDERE
INTERVENTO PSICOEDUCAZIONALE SULLA GESTIONE DELLA
FATIGUE IN PAZIENTI IN TRATTAMENTO ADIUVANTE PER TUMORE
DELLO STOMACO
Colucci Giuseppe (U.O. Oncologia Medica e Sperimentale)
Istituto Tumori “Giovanni Paolo “ Bari
Romito Francesca
2006
12 mesi
Fatigue, Intervento psicoeducazionale, cancro dello stomaco
120
DESCRIZIONE DEL PROGETTO
La Fatigue cancro correlata è un problema molto comune nei pazienti oncologici indipendentemente dallo
stadio della malattia e dal tipo di trattamento in corso. È presente in una elevata percentuale di pazienti
oncologici, talvolta indipendentemente dai livelli di emoglobina ematica. E' una sindrome
multidimensionale, che coinvolge aspetti fisici e si interrela fortemente con problematiche psicologiche del
soggetto, in un rapporto di reciproca causalità: talvolta quadri di depressione convivono e sono anzi
mascherati da una presenza massiccia di fatigue che a sua volta non fa che contribuire all’umore
depresso, l’anedonia, il ritiro sociale, la riduzione dell’attività lavorativa e sessuale.
Per questo motivo è probabile che interventi di tipo non farmacologico, quali gli interventi
psicoeducazionali, i programmi informativi, o i training di apprendimento di strategie di gestione della
fatigue possano costituire una risorsa aggiuntiva nella riduzione della fatigue (Ahlberg et al., 2003).
Studi per valutare l’efficacia di tali interventi sono stati condotti per esempio con popolazioni di pazienti
affette da cancro al seno: con tale popolazione un intervento di tipo psicoeducazionale, che è ridotto nei
costi e facilmente gestibile da parte degli operatori, si è rivelato efficace nella riduzione della fatigue,
quanto meno nelle prime fasi di trattamento chemioterapico (Yates et al., 2005).
Ancora lontana è però la costruzione di un protocollo standard di intervento psicoeducazionale né tanto
meno è stata studiata l’efficacia di tale intervento con altri tipi di patologie, quale ad esempio il cancro dello
stomaco.
Il nostro studio si propone di valutare un intervento psicoeducazionale offerto a pazienti in trattamento
adiuvante per tumore dello stomaco.
BIBLIOGRAFIA :
Ahlberg K., Ekman T., et al. Assessment and management of cancer related fatigue in adults. Lancet 362 :
640-650, 2003.
Yates P., Aranda S. et al. Randomized controlled trial of an educational intervention for managing fatigue
in women receiving adjuvant chemotherapy for early stage breast cancer. Journal of Clinical Oncology, 23,
25: 6027-32, 2005.
220
LINEA 4
ATTIVITA’ PREVISTE
Il gruppo sperimentale riceverà in ospedale, il giorno seguente il primo ciclo di chemioterapia, un intervento
individualizzato di educazione sulla fatigue e di supporto. A distanza di una settimana e in seguito di due il
soggetto riceverà un controllo telefonico. Al terzo ciclo ci sarà poi un ulteriore verifica, faccia a faccia e
individale, sulle strategie utilizzare per gestire la fatigue e verrano proposti eventuali aggiustamenti. Gli
strumenti utilizzati saranno i seguenti: una ascala numerica misura della gravità della fatigue, La scala
Facit (specifica sulla fatigue), la scala Cancer-self-efficacy-scale, il questionario EORTC-QLQ 30,
valutazione della qualità della vita, e infine la scala HADS, misura dell'ansia e della depressione in contesti
ospedalieri. Al gruppo di controllo verrà proposto un generico colloquio iniziale sugli effetti collaterali della
terapia, come previsto di routine all'interno del notro reparto, e verranno somministrati i questionari sulla
fatigue, l'ansia e la depressione. I dati saranno poi analizzati utilizzando il pacchetto statistico SPSS
(Statistical package for Social Science).
RISULTATI E PRODOTTI DA CONSEGUIRE
Obiettivo di questo studio è valutare l'efficacia di un intervento di tipo psico-educazionale sulla riduzione
della fatigue collegata ai trattamenti, nei pazienti operati per cancro dello stomaco e in trattamento
chemioterapico adiuvante.
Progetto 85 - Area 4
TITOLO
RESPONSABILE
RICERCATORI
ASSOCIATI
ANNO DI INIZIO
DURATA
PAROLE CHIAVE
N. PZ DA INCLUDERE
GRUPPO INFORMATIVO: ABC DEL PERCORSO DI CURA
ONCOLOGIA. FORMAZIONE PER PAZIENTI E FAMILIARI
Giuseppe Colucci G (U.O. Oncologia Medica e Sperimentale),
Vittorio Mattioli (Dipartimento Area-Critica e Quartiere Operatorio)
Istituto Tumori “Giovanni Paolo “ Bari
Romito F, Montanaro R
IN
2006
12 mesi
Informazione, Qualità percepita, Umanizzazione
170
DESCRIZIONE DEL PROGETTO
Un informazione completa ed esauriente costituisce il prerequisito ad una relazione medico-paziente
efficace; contribuisce alla riduzione dei livelli di ansia; favorisce il processo di adattamento alla malattia
attraverso l’impiego di strategie di coping più mature; promuove la partecipazione alle scelte, stimolando l’
aderenza (termine più adatto dell’abusato e passivizzante ‘compliance’ ) agli interventi medici e la
possibilità per i pazienti di divenire soggetti ‘attivi’ nella cura. Inoltre da recenti studi risulta che la maggior
parte dei pazienti desidera ricevere informazioni sulla natura e la diagnosi della malattia, sui trattamenti e i
loro effetti collaterali e anche sulla prognosi.
Vista la recente proliferazione di informazioni in rete talvolta ‘selvagge’ e soprattutto poco adatte alla
specificità di ogni singolo caso, è opportuno promuovere nei pazienti una ricerca di informazioni presso le
strutture e le professionalità competenti in materia che possano dare una informazione attenta e
soprattutto personalizzata.
Questo è però reso difficile dai tempi, sempre molto stretti, degli operatori e dalla mancanza presso le
strutture dedicate di spazi e luoghi appositi. Pertanto offrire ai pazienti la possibilità di acquisire delle
informazioni è un intervento ancora più significativo se offerto, oltre che con supporto cartaceo, con la
partecipazione competente e soprattutto completamente dedicata (senza interruzioni o fretta) di
professionisti qualificati.
Il progetto “Gruppo Informativo: ABC del percorso di cura in oncologia. Formazione per pazienti e familiari”,
prende in prestito un format già sperimentato dall’ U.O. di Psicologia dell’INT di Milano, e che ha avuto una
risposta numerosa da parte dei pazienti e dei loro familiari (vedi relazione scientifica anno 2004 in
http://www.qlmed.org/Psico/index.htm).
Il nostro Istituto, privo di un Servizio strutturato di Psicologia, è invece ancora poco ‘esperto’ di interventi di
tipo educativo e informativo rivolti ai pazienti e ai familiari, pertanto si è voluto costituire un progetto di
ricerca-intervento che potesse offrire un servizio ai pazienti e al contempo valutare la fattibilità di interventi
di questo tipo nella realtà del Sud, sia in termini di partecipazione e gradimento da parte dei pazienti che
anche dal punto di vista della prontezza e disponibilità degli operatori a offrire la loro adesione.
221
LINEA 4
ATTIVITA’ PREVISTE
Nel corso dell'anno 2005, si è svolta una prima edizione di questa iniziativa, che qui si presenta a titolo
esemplificativo di quanto si farà nel 2006: si sono svolti 10 incontri riguardanti tematiche differenti, per
esempio "La chemioterapia", o "Vivere la sessualità", o "L'esperienza di malattia in famiglia". I partecipanti
sono stati in tutto 166, tra pazienti e familiari, in maggior numero donne, e lievemente più numerosi i
familiari rispetto ai pazienti stessi. Si è proposto ai pazienti un questionario di valutazione, il cui esito è
stato positivo: la totalità dei partecipanti ha considerato soddisfatte le proprie aspettative e valutato
interessanti gli argomenti trattati, offrendo inoltre suggerimenti utili per gli appuntamenti successivi. Inoltre
a tutti i partecipanti sono stati distribuiti opuscoli informativi sulle varie tematiche di volta in volta trattate.
Questi incontri sono serviti ai partecipanti ad avere maggiori informazioni sulla malattia e inoltre a sentirsi
più accolti e ascoltati dai medici e dall'ospedale.
Per il 2006 è previsto un simile numero di incontri, della durata di circa 1 ora e mezza, che si svolgeranno
alternativamente in orario pomeridiano e mattutino in una sala disponibile all'interno dell'Istituto (p.es. la
Biblioteca). Le tematiche degli incontri riguarderanno aspetti generali come per esempio la conoscenza
della radioterapia, ma anche più specifici come per esempio “Comunicare la diagnosi ai figli piccoli”. Gli
incontri saranno pubblicizzati mediante l’uso di locandine. Anche per il 2006 ci sarà un momento
valutativo da parte dei partecipanti a quest’esperienza: sarà proposto ai pazienti e agli accompagnatori un
questionario di gradimento dell’iniziativa in seguito al quale sarà possibile proporre ad un gruppo di pazienti
più motivati e interessati, accompagnati dai loro familiari, un percorso di approfondimento, discussione e
condivisione delle tematiche emerse, condotto secondo le modalità del gruppo di auto-aiuto.
RISULTATI E PRODOTTI DA CONSEGUIRE
Obiettivi a lungo termine del progetto proposto sono i seguenti:
Ridurre il senso di incertezza del paziente riguardo alla malattia con informazioni chiare
Favorire un maggiore apertura del paziente nel dialogo con l' equipe curante
Ridurre i senso di isolamento dei pazienti promovendo la condivisione dei vissuti
Favorire una migliore gestione del percorso della malattia, tramite l’apprendimento di modalità
diverse di adattamento
Tale iniziativa ha la finalità di contribuire a rendere l’Ospedale un luogo di maggiore accoglienza
delle esigenze dei pazienti e delle famiglia, verso un obiettivo di umanizzazione delle cure.
Contribuisce a rendere i pazienti partner più competenti nella gestione della malattia e del percorso
di cure.
Introdurre negli operatori un atteggiamento di ascolto e una possibilità di sperimentare un rapporto
diverso con i pazienti
Nel breve termine l’obiettivo è quello di informare i pazienti riguardo alcune tematiche e valutare il loro
gradimento dell’iniziativa, oltre a raccogliere eventuali commenti e suggerimenti.
Progetto 86 - Area 4
TITOLO
RESPONSABILE
RICERCATORI
ASSOCIATI
ANNO DI INIZIO
DURATA
PAROLE
CHIAVE
SPERIMENTAZIONE DI UN INTERVENTO DI PREVENZIONE, DIAGNOSI E CURA
DELLA SINDROME DA BURNOUT PRESSO L’OSPEDALE ONCOLOGICO DI BARI
CON LA MODALITA’ DELLA RICERCA-INTERVENTO
Perrotti Pia (U.O. di Radiodiagnostica)
Istituto Tumori “Giovanni Paolo” Bari
Milella Anna, Felice Di Lernia (Consulente esterno)
2006
1anno
Sindrome, Burnout, ricerca, intervento
DESCRIZIONE DEL PROGETTO
La sindrome da burnout è una sindrome multidimensionale che interessa le helping professions,
metaforicamente rappresentata dal “bruciarsi dell’operatore” e dal suo cedimento psico fisico.
Gli operatori sanitari in ambito oncologico sono fortemente a rischio per tale sindrome, non solo per la
helping profession esercitata, ma anche per la particolare tipologia della malattia oncologica in cui
imbattono. Queste considerazioni, a nostro avviso, richiedono necessaria una valutazione sullo stato di
salute in termini di sindrome di burnout per gli operatori sanitari dell’IRCCS Ospedale Oncologico di Bari.
222
LINEA 4
Questo progetto basato sulla Ricerca-Intervento mira ad integrare l’indagine con la sperimentazione di
pratiche innovative in materia di burnout.
a) F.Pellegrino :La sindrome di burnout Centro Scientifico Editore 2000
b) G. Del Rio : Stress e lavoro nei servizi-sintomi, cause e rimedi del burnout Carrocci Editore 2000
c) C. Maslach : La sindrome di burnout
ATTIVITA’ PREVISTE
Indagine sullo stato di salute
La finalità di questo segmento del progetto è quella di acquisire dati che consentano di andare al di là delle
supposizioni e
di dotarsi di una batteria di informazioni sulla base delle quali ipotizzare la conseguente sperimentazione di
interventi mirati.
L’indagine si muoverà secondo i canoni della ricerca multicentrica che si dà più punti di osservazione e più
strumenti di
rilevazione. Nel nostro caso specifico punti di osservazione e strumenti di ricerca in qualche modo tendono
a sovrapporsi
essendo gli uni applicazione degli altri:
a) soministrazione di un test psicometrico ad hoc (MBI – Maslach Burnout Inventory nella sua versione
italiana)
con stesura di un rapporto dettagliatoto e commentato
b) interviste semistrutturate
c) focus groups
d) repertorio di informazioni sulla prassi organizzativa
Interventi sperimentali di prevenzione, monitoraggio e cura:
a) Sportello di counseling individuale
b) Gruppi di auto/mutuo aiuto
c) Gruppi di discussione
d) Pianificazione partecipata
e) Matching bisogni/risorse
f) Attività extra-lavorative
g) Formazione continua ad hoc
RISULTATI E PRODOTTI DA CONSEGUIRE
a) Definizione di un modello prototipale esportabile di prevenzione, diagnosi e cura della sindrome da
Burnout in ambito oncologico
b) Implementazione di un sistema specifico di prevenzione, diagnosi e cura della sindrome da Burnout,
tarato sulla fattispecie OO di Bari, replicabile, standardizzabile
c) Diffusione di una pubblicazione scientifica a titolarità IRCCS Ospedale Oncologico di Bari e relativa
divulgazione nazionale dei processi attivati e dei risultati ottenuti
Progetto 87 - Area 5
TITOLO
RESPONSABILE
RICERCATORI ASSOCIATI
SERVIZI O LAB INTERNI
COINVOLTI
ALTRE STRUTTURE INTERNE
DELL’ISTITUTO COINVOLTE
ANNO DI INIZIO
DURATA
PAROLE CHIAVE
N. PZ DA INCLUDERE
Progetto hoc modello organizzativo sperimentale
Di assistenza domiciliare per pazienti oncologici in fase avanzata
Vittorio Mattioli (Dipartimento Area-Critica e Quartiere Operatorio)
Ferruccio Aloè (U.O. Medicina del Dolore e Cure Palliative)
Istituto Tumori “Giovanni Paolo“ Bari
Rosanna Montanaro
Consultorio Psiconcologico
I Dipartimenti dell’Istituto
2006
36 mesi
Dolore, Palliazione, Riabilitazione, Assistenza, Territorio
Circa 60/anno
DESCRIZIONE DEL PROGETTO
223
LINEA 4
Il progetto ha il nome programmatico HOC dall’acronimo inglese Home Oncologic Cure, per sintetizzare
sia i contenuti sia le finalità di carattere assistenziale rivolte non tanto al curare quanto al prendersi cura
del paziente oncologico in fase avanzata.
In quest’ottica rientra il concetto fondante delle cure palliative che possono essere definite come “il
trattamento del paziente affetto da patologie evolutive ed irreversibili, attraverso il controllo dei suoi sintomi
e delle alterazioni psicofisiche, più della patologia che ne è la causa”. Lo scopo principale delle cure
palliative è quello di migliorare anzitutto la Qualità di Vita piuttosto che la sopravvivenza, assicurando ai
pazienti e alle loro famiglie un’assistenza continua e globale (Ventafridda, 1990).
Dai dati dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) si comprendono rapidamente le dimensioni del
problema: vengono diagnosticati ogni anno 5.9 milioni di nuovi casi di cancro, di cui 4.3 milioni giungono a
morte.
Non è facile identificare i pazienti in fase terminale, in quanto non esiste sempre una semplice e netta
separazione tra il periodo in cui l’individuo continua a vivere, sia pur sotto il peso della malattia e delle
limitazioni ad essa conseguenti, e la fase in cui il processo si fa rapidamente evolutivo e la fine si avvicina.
Non a caso la necessità di cure palliative inizia spesso molto prima del decesso, in un momento in cui la
collaborazione con gli specialisti Oncologi, da parte di un esperto di Medicina Palliativa, può supportare in
termini di consulenza il paziente nel trattamento di sintomi di difficile controllo.
Per questo motivo le Unità Operative di Cure Palliative sono state concepite con differenti aree di
intervento: ambulatorio, ospedale di giorno, degenza, consulenza intraospedaliera e assistenza domiciliare
(Franco De Conno, 1996).
L’Istituto Oncologico di Bari, fin dal suo atto costitutivo, ha da sempre dedicato uno specifico settore di
intervento per queste problematiche, pur con notevoli limiti gestionali determinati dalla carenza di organico
e dalla limitatezza delle risorse disponibili.
Da qualche anno tale unità operativa di Terapia del Dolore ha avuto un suo riconoscimento normativo, con
la definizione di “Medicina del Dolore e Cure Palliative”, a dimostrazione della rinnovata sensibilità ed
attenzione verso tale settore assistenziale. Ne è diretta conseguenza il notevole incremento negli anni non
solo del volume dell’attività (con la collaborazione sempre più stretta con i colleghi Oncologi), ma anche
della sua qualità, con il supporto ormai costante di figure professionali di sostegno, in particolare Psicologi.
Ciò pur con la limitatezza logistica e gestionale, organizzata con un Ambulatorio aperto solo una volta alla
settimana.
Fermo restando che l’obiettivo gestionale indispensabile del futuro di un settore così complesso, ma anche
così delicato nelle sue componenti sanitarie, etiche e psicologiche, non possa che essere rappresentato da
un’unità operativa che abbia una sua autonomia gestionale ed organizzativa, in questa fase l’elemento di
maggiore criticità gestionale è rappresentato certamente dalla assoluta mancanza di continuità
assistenziale nei confronti dei pazienti in fase terminale.
Con il preciso intento sia di superare questa carenza assistenziale, sia di sperimentare un’organizzazione
multidisciplinare che possa non solo “curare” ma anche “prendersi cura” del paziente e della sua famiglia,
viene proposto il progetto HOC, inteso ad esplorare la possibilità reale di istituire un modello operativo
stabile dedicato alla continuità assistenziale ospedale-domicilio gestita dagli stessi operatori dell’ospedale.
Il progetto dovrebbe rinnovare l’impegno che il nostro Istituto rivolge a tutte le dimensioni gestionali del
paziente, non tralasciando la sua “sofferenza” (non solo fisica!), venendo incontro ai bisogni e alle
necessità dei malati oncologici in tutte le fasi della sua malattia, evitando o riducendo i ricoveri ospedalieri
impropri e stimolando una rinnovata cultura della “dimensione” della morte e delle problematiche ad essa
connesse.
RIFERIMENTI BIBLOGRAFICI
- A.A.V.V., Psiconcologia, Masson, Milano, 2002.
- BELLELLI G., IACONO G., Lo psicologo e l'ospedale come processo organizzativo, in Cesi-Bianchi M.
(a cura di), Psicologia e ospedale generale, Franco Angeli, Milano, 1979.
- BERTINI M.: L’ospedale nell’ottica della psicologia della salute. In Ferretti R., Gentili M.V. (a cura di):
Modelli d’intervento dello psicologo in ospedale. Atti del Convegno di Camerino, Quaderni Psico-in,
Ordine Nazionale degli Psicologi - Consiglio Regionale delle Marche, 1997.
- BIONDI M., COSTANTINI A., GRASSI L. (1995), La Mente e il Cancro, Il Pensiero Scientifico Ed. –
Roma
- BRESSI C., Cancro: Mitologia, emozioni e comunicazione familiare. In: Il labirinto della somatizzazione.
Pavia, La Goliardica Pavese, 105, 1993.
- BRESSI C., Emozioni espresse e comunicazione familiare in oncologia. In: Bressi C., Invernizzi G.,
(Eds.) La comunicazione con il paziente oncologico, Milano, Gr. Giuliani, 21, 1994.
- CAZZULLO C.L., INVERNIZZI G., Rapporto medico-paziente in Esperienze di prassi psicosomatica.
Ed. C.E.M., Parma, 1980.
- COSTANTINI A., PALLOTTA G. (1992), “Psicologia oncologica: dalla teoria alla pratica ospedaliera” in
224
LINEA 4
-
Biondi M., “La psicosomatica nella pratica clinica”, Il Pensiero Scientifico Ed. – Roma
FORNARI F., Affetti e cancro, R. Cortina Editore, Milano, 1985.Frighi L., Carbone P.: La funzione della
psichiatria in un reparto di ematologia. Rassegna di ipnosi, 2, 1983.
RICCI BITTI P.E., CORTESI S., Comportamento non verbale e comunicazione, Il Mulino, Bologna,
1977.
ATTIVITA’ PREVISTE
Territorio interessato: Bari ed immediato hinterland
Numero massimo pazienti/mese: 5
Giorni di Servizio: dal lunedì al sabato, al di fuori dell’orario di servizio in ospedale, con orari modulati in
base alle esigenze contestuali.
Personale da utilizzare: dipendenti dell’Istituto Oncologico
Operatori necessari: 2 Medici, 2 Psicologi, 5 Infermieri, 1 Assistente Sociale, 1 Terapista della
Riabilitazione.
L’operatore che attua ogni singola prestazione compilerà sempre:
• una scheda gestionale del paziente (con relativa Cartella Clinica);
• un diario riassuntivo dell’assistenza domiciliare prestata;
• un registro su cui sono indicati tutti gli interventi effettuati dagli altri operatori, per monitorare in
maniera ottimale la risposta sintomatologica del paziente.
Modello organizzativo
È prevista la costituzione di due gruppi, operanti in complementarietà, anche in momenti diversi di
intervento.
Il primo è composto dalle figure basilari nell’assistenza domiciliare:
Familiare leader (caregiver)
Medico palliativista
Infermiere professionale
Fisioterapista
Volontario
Questo gruppo costituisce l’unità mobile di intervento, l’estensione extramurale del servizio
assistenziale.
L’altro gruppo prevede la presenza di figure professionali di raccordo ospedale-domicilio.
La loro funzione specifica è quella di supporto nei confronti dell’equipe domiciliare.
Il secondo gruppo è composto dalle figure di supporto ospedale-domicilio:
Psicologo
Assistente sociale
Piano di lavoro
I due gruppi si riuniscono settimanalmente al completo, per programmare gl’interventi che riguardano sia
l’adeguamento/modifica delle terapie sia l’atteggiamento comune da adottare da parte degli operatori
sanitari e volontari nei confronti del malato e della famiglia. Tutte le decisioni e gli interventi verranno
riportati sistematicamente in una cartella-diario di assistenza domiciliare.
La cartella clinica è composta da due sezioni:
una da compilarsi a cura del caregiver, in cui verranno annotati giornalmente i parametri fisiologici del
paziente (pressione arteriosa, temperatura corporea, presenza ed intensità del dolore, funzioni
fisiologiche, stato dell’umore, ecc.);
una da compilarsi a cura degli operatori, in cui verranno descritti tipo, modalità, tempi ed efficacia
dell’intervento attuato.
Ogni settimana verrà inviato alla Direzione Sanitaria, a cura del Responsabile del Servizio, l’elenco dei
pazienti trattati o in trattamento, comprendente anche un report riassuntivo degli interventi effettuati, con i
giorni di attività ed il relativo impegno orario.
Infine sarà progettato e fornito un manuale pratico per la gestione del paziente da consegnare ai familiari
o a chi per loro accudisce la persona malata. Il manuale fornirà delle nozioni semplici e facilmente
comprensibili e suggerirà le soluzioni alle problematiche come per esempio i modi di prevenire o alleviare
le piaghe da decubito per gli allettati.
225
LINEA 5 – Sperimentazione di nuovi modelli organizzativo - gestionali
in ambito sanitario.
Coordinatore: Giangiuseppe Console
226
LINEA 5
gastrectomia totale con linfandectomia estesa”, è
Resoconto attività 2005
attualmente in corso. Sono stati arruolati 10 dei 30
I progetti afferenti alla linea di ricerca 5 possono
pazienti divisi nei due gruppi di studio previsti dal
essere
progetto. Lo studio e l’arruolamento dei pazienti
classificati
sostanzialmente
in
due
macroaree riguardanti rispettivamente l’aspetto
verrà concluso nel 2007.
economico – gestionale e l’ottimizzazione dei
L’ultimo progetto “Risparmio trasfusioni di sangue
percorsi assistenziali in relazione al rapporto
ed emoderivati” (148), attualmente in corso, ha
costi/benefici.
visto nel 2005 l’arruolamento di 15 dei 60 pazienti
Per quanto concerne il progetto riguardante gli
previsti.
Indicatori di valutazione dei flussi di File F (139),
dell’arruolamento dei pazienti è previsto per il
si stanno valutando, in collaborazione con la DSA,
2007.
il servizio SIE/SIS, i parametri utili per creare la
Il progetto “Valutazione dell'esposizione a campi
griglia prevista dal progetto. Stato di avanzamento
elettromagnetici a radiofrequenza causati da
15%.
sorgenti, sia fisse che mobili, presenti in luoghi di
Il progetto per la “Definizione di un programma di
vita e di lavoro” , è in fase di elaborazione
controllo dell’attività ssistenziale ORL per il
statistica dei dati raccolti e si procederà ad
miglioramento dei ricoveri e l’ottimizzazione delle
ulteriori misure per migliorare l’aspetto statistico.
risorse”, ha portato alla creazione di un Database
E’ stato inoltre organizzato un evento ECM “Onde
mensile in cui sono stati inseriti i pazienti
elettromagnetiche:
ricoverati presso l’U.O. ORL, sia a ciclo diurno
tipologia delle sorgenti e relative esposizioni”.
che in regime ordinario. I ricoveri venivano
Il progetto “Anestesia endovenosa (TIVA) in
simulati con lo scopo di rilevare il peso delle
Radiologia Interventistica: associazione Propofol
prestazioni
vista
e Remefentanil” è stato concluso. Nonostante le
economico che qualitativo. Ciò ha consentito la
difficoltà dovute al mancato utilizzo della sala
definizione di una maggiore appropriatezza di
angiografica dell’IRCCS, costringendo al solo
prestazioni
percorsi
utilizzo della Tac, il confronto tra TIVA con
assistenziali in termini di risorse assegnate,
Remefentanil o fentanil è stato utilmente portato
prevedendo per alcuni casi la possibilità di
avanti e i risultati sono stati pubblicati.
effettuare alcune prestazioni diagnostiche in
Il progetto di “Diagnosi istopatologica collegiale
regime ambulatoriale piuttosto che da ricoverati.
per via telematica” con possibili applicazioni di
L’attività è riferita a 838 pazienti ricoverati presso
diagnostica istopatologica a distanza è stato
la U.O. ORL nell’anno 2005 ed il progetto è in
completato. 29 dei 71 preparati citoistologici, 17
corso nel 2006.
Pap test e 15 casi di carcinoma globulare invasivo
Il progetto “Raffronto tra costi e ricavi nell’U.O.
della
Chirurgia Apparato Digerente”, è stato completato
discussione collegiale ed il risultato è stato
nel 2005. I dati relativi al costo inerente la
presentato sotto forma di Poster (on line e
degenza dei 100 pazienti previsti per valutare i
Cartaceo) e discussi nel 17° Congresso Nazionale
risultati economici sono in corso di elaborazione.
di Telepatologia (Bari 17-18 Novembre 2005).
Il progetto “Utilizzo di amido idrossidi etilico
Infine,
130/04 vs albumina nei pazienti sottoposti a
indesiderati correlati all’impianto di dispositivi
erogate
e
sia
dal
punto
l’ottimizzazione
di
di
La
conclusione
mammella,
il
progetto
aspetti
sono
dello
fisici
stati
“Valutazione
studio
e
e
biologici,
sottoposti
degli
a
effetti
227
LINEA 5
medici a breve e a lungo termine”, è stato
COLAIACOMO
completato.
Lo
studio
relativo
a
44
pz
ha
preso
in
E,
COLASANTO
AD,
SCHITTULLI F, TANZARELLA M, MILELLA P,
considerazione i costi sopportati per vari problemi
NARDULLI
medici relativi all’impianto e gestione di cateteri
mammario della mammella: un modello innovativo
venosi
per il trattamento nell’esperienza del Dipartimento
centrali.
Lo
studio,
realizzato
P,
LERARIO
dell’IRCCS
AM:
Oncologico
Carcinoma
prospetticamente su 44 pz, seguiti per un follow
Donna
di
Bari.
up di 12 mesi, si conclude suggerendo nuove
Organizzazione Sanitaria n. 1, pagg. 1-15, 2005.
modalità di gestione, sia dal punto di vista
antibiotico che di manipolazione di dispositivi
URSI
A,
SZOST
P,
NARDUCCI
AV:
(sottoposto a Critical Care).
Comunicazione interna all’azienda ospedaliera
pubblica: l’analisi dei flussi informativi attraverso
PRODOTTI SCIENTIFICI
VERSO M, AGNELLI G, BERTOGLIO S, DI
SOMMA FC, PAOLETTI F, AGENO W, BAZZAN
l’utilizzo di un modello specifico. Tuttosanità Anno
XIV n. 75: 44-50, 2005.
M, PARISE P, QUINTAVALLA R, NAGLIERI E,
SANTORO A, IMBERTI D, SORARU M, MOSCA
S: Enoxaparin for the prevention of venous
thromboembolism associated with Central vein
catheter:
a
double-blind,
placebo-controlled,
randomized study in cancer patients. J Clin Oncol
23 (18): 4057-62, 2005.
ARMENISE
F,
GADALETA
C,
CATINO
A,
CANNIELLO E, D’ALUISIO L, RANIERI G,
MATTIOLI V: Anestesia e sedazione nella PAT
(percutaneous ablation therapy) dei tumori epatici
con guida angiografica. Minerva Anestesiol 71 (1
suppl. 10): 614-16, 2005.
CAPOZZOLO B, LERARIO AM: L’attualità del
controllo di gestione nel sistema della Clinical
Governance. Tuttosanità Anno XIV n. 75: 30-40,
2005.
COLAIACOMO E, COLASANTO AD, CONSOLE
G, NARDULLI P, MILELLA P, DIGIUSEPPE F,
LERARIO AM: Analisi della variabilità dei costi
dell’assistenza: il caso della spesa per farmaci e
presidi nel DRG 410. Mecosan 55: 89-98, 2005.
228
LINEA 5
Programma attività 2006
La legge di riordino n. 502 del 1992 ha previsto
una maggiore responsabilizzazione dei soggetti
produttori di spesa nonché la tenuta di una
contabilità analitica comparativa dei costi, dei
rendiconti e dei risultati. Pertanto, tutte le figure
dirigenziali in ambito sanitario sono oggi coinvolte,
oltre che nelle attività che sono proprie della
funzione, anche nella conduzione gestionale, al
fine di ottimizzare l’uso delle risorse disponibili,
contenere la spesa ed offrire prestazioni migliori.
Da questo mutamento scaturisce la linea di
ricerca dal titolo Nuovi modelli organizzativi,
gestionali e di farmacoeconomia, che intende
appunto sperimentare nuovi modelli gestionali ed
organizzativi in ambito sanitario.
I progetti di ricerca corrente afferenti alla linea di
ricerca da me coordinata sono 15 e si collocano
differentemente all’interno delle 5 aree tematiche
individuate nella linea stessa e cioè:
1. nuovi modelli gestionali ed organizzativi in
ambito sanitario
2. governance e nuovo outcomes nell’ambito dei
servizi sanitari
3. valutazioni farmaco-economiche
4. sviluppo ed implementazione di procedure
diagnostico terapeutiche
5. comunicazione interna ed esterna
Le decisioni degli operatori in sanità risultano
sempre più come il risultato dell’integrazione tra
l’esperienza maturata e l’utilizzo corretto delle
evidenze scientifiche disponibili. La ricerca di
nuovi modelli gestionali ed organizzativi in ambito
sanitario intende fornire ai decisori gli strumenti
per l’elaborazione di nuove politiche sanitarie, la
programmazione di interventi e l’organizzazione
dell’offerta di servizi assistenziali.
Nella prima area si colloca il progetto n. 6 di cui è
responsabile il dr. Angelo Paradiso. Esso nasce
dalla crescente consapevolezza delle influenze
genetiche
sullo
sviluppo
dei
tumori
e
conseguentemente dalla necessità di essere
informati sul rischio individuale. Da qui l’esigenza
di soluzioni operative per la gestione dei soggetti
o delle famiglie che sono, o ritengono di essere, a
rischio di tumore per la presenza di una
predisposizione di tipo ereditario. La consulenza
genetica oncologica (CGO) valuta il rischio
genetico individuale di tumore, sulla base delle
conoscenze disponibili, compresi i test genetici,
quando disponibili; aiuta a comprendere le basi
scientifiche su cui si fondano il calcolo del rischio
e le misure di sorveglianza proposte e ad
integrare, nel modo migliore possibile, queste
informazioni nell’anamnesi personale e familiare
della malattia e nelle scelte individuali;
programma le eventuali misure preventive.
Il progetto si propone di valutare l’efficacia di un
nuovo modello organizzativo per consulenza
genetica oncologica.
La qualità delle informazioni riguardanti lo stato di
salute degli assistiti è fondamentale per poter
attivare un piano di assistenza che permetta di
rispondere alle esigenze e problematiche che la
persona pone al momento del ricovero e durante
la degenza. Sempre nella prima area si colloca il
progetto n. 4 Qualità dell’assistenza e
accertamento infermieristico che si propone di
valutare la qualità e l’appropriatezza dei dati
raccolti nella fase di accertamento infermieristico
e di confrontare i risultati della valutazione con gli
standard di riferimento riconosciuti dall’American
Nurses Association. Intende inoltre formulare
proposte di miglioramento per la revisione della
documentazione infermieristica e l’attività di
accertamento infermieristico.
A partire dai primi anni novanta si sono diffusi
anche in Italia sistemi di classificazione delle
prestazioni e dei pazienti, soprattutto con
riferimento all’attività per acuti. Carente risulta
essere l’applicazione di sistemi di classificazione
per le attività ambulatoriali e per quello che
riguarda gli aspetti di esito collegato alle attività di
cura svolte. Nel panorama internazionale si
riscontra
un
crescente
interesse
verso
l’applicazione di strumenti di rilevazione degli esiti,
tale da suscitare il coinvolgimento delle
amministrazioni pubbliche e dei fondi assicurativi
privati i quali sono sempre più interessati agli
outcome delle attività di cura e sempre meno
legati alle determinazioni volumetriche delle
prestazioni. L’obiettivo del progetto n. 11 è quello
di selezionare un sistema di classificazione degli
esiti e di studiarne l’andamento degli stessi con
riferimento ad uno specifico percorso diagnostico
terapeutico. Per la rilevazione dei dati verrà
utilizzato un sistema di classificazione fra quelli
internazionalmente riconosciuti.
Negli ultimi anni, è cresciuto l’interesse
dell’opinione pubblica e delle Istituzioni nei
confronti delle malattie rare. Attualmente, è
spesso raccomandato il modello centralizzato del
Paziente con tumore raro ai centri di eccellenza,
che possiedono expertise clinico e che inoltre
partecipano a programmi di ricerca clinica.
Tuttavia, il riferimento centralizzato comporta
numerose problematiche. Infatti, i centri di
eccellenza
sono
pochi
e
localizzati
geograficamente, e dunque non sono sempre
raggiungibili con facilità dalla persona malata. II
numero limitato dei centri di eccellenza ne
comporta fatalmente il rapido congestionamento.
L'insufficienza delle risorse cliniche rispetto alla
richiesta è allora responsabile di lunghe liste di
229
LINEA 5
attesa e in pratica di un razionamento implicito
delle risorse clinico-assistenziali.
L’obbiettivo del Dr. Michele Guida è proprio quello
di realizzare con il progetto da lui diretto, uno
studio di prevalenza volto a fotografare la
situazione epidemiologica e clinico assistenziale
(modalità diagnostico terapeutiche) per la cura
delle malattie rare in Puglia. Ciò al fine della
creazione di un registro regionale delle malattie
rare.
Nella prima area si collocano i progetti n. 2 e 3 di
cui è responsabile la dr.ssa Vincenza Nigro. Essi
riguardano rispettivamente: la sicurezza del
paziente in ospedale ed il miglioramento della
qualità assistenziale attraverso l’incremento di
strumenti di documentazione infermieristica. In
particolare il primo progetto intende considerare
l’apporto che la professionalità infermieristica può
dare alla sicurezza del paziente oncologico in
ospedale, nel corso dell’espletamento delle
proprie funzioni assistenziali e nel contesto del
percorso di cura.
In tale ambito si colloca, anche, il progetto n°1 (
responsabile Michele Rinaldi ) il cui scopo è
quello di realizzare, all’interno del reparto, una
banca dati di diagnosi infermieristiche.
Tale lavoro intende identificare i problemi di salute
sia attuali che potenziali della persona,
adoperando
un
linguaggio
standardizzato,
semplice e conosciuto dalle diverse categorie
sanitarie e costituisce la base per la scelta degli
interventi infermieristici.
Lo studio n. 4 si propone di realizzare delle liste di
diagnosi infermieristiche, di formare il personale
sull’utilizzo delle liste di diagnosi e utilizzare in
modo
prospettico
le
liste
di
diagnosi
infermieristiche nella pratica clinica.
L’avvio di nuove terapie farmacologiche ad alto
costo, l’aumento progressivo del consumo dei
farmaci e il derivato incremento della spesa hanno
imposto ai soggetti coinvolti nella gestione delle
risorse l’esigenza di razionalizzarne l’impiego. La
conseguenza è stata la necessità di applicare in
campo sanitario alcune tecniche di valutazione
tipiche dell’analisi economica, onde permettere
scelte che utilizzino le scarse risorse disponibili
senza sperperi. I progetti che seguono nascono
proprio con l’obiettivo di razionalizzare le risorse e
ridurre gli sprechi. Come è noto le complicanze
legate alla cateterizzazione venosa sono molte.
Tra queste, quelle infettive sono le più comuni. Le
infezioni associate ai cateteri sono causa di
mortalità significativa e di alti costi di
ospedalizzazione. Il progetto di cui sono
personalmente responsabile intende effettuare
un’analisi farmaco-economica sull’utilizzo dei CVC
in alcune Unità Operative dell’Istituto Tumori
Giovanni Paolo II, onde migliorare l’utilizzo delle
risorse disponibili. I DRG's e le loro applicazioni,
rappresentano validi indicatori di controllo
dell'attività del reparto che, messi a confronto con
i costi dello stesso, costituiscono uno strumento
indispensabile per l’assegnazione del budget. I
progetti n. 7 ed 8 si collocano in quest’ottica. In
particolare: il n. 7 intende costituire reports
informatici, finalizzati alla correlazione tra il
numero di DRG per Unità Operativa e la tipologia
dei medicinali e dei dispositivi medici erogati alla
stessa per singolo DRG, con il n. 8 ci si propone
di costruire reports informativi afferenti ai primi 20
DRG in ordine numerico. Quale utile elemento di
valutazione per l’assegnazione di budget e per
analizzare l’attività e la produttività della struttura,
si intende affiancare, in aggiunta e/o in
contrapposizione al ricavo finale, anche gli
indicatori elencati negli obiettivi.
Il cambiamento della logica di assegnazione delle
risorse e le contemporanee iniziative volte a
favorire una riduzione del numero di ricoveri in
regime ordinario a favore di forme di assistenza
extra-ospedaliera avevano creato difficoltà alle
strutture sanitarie nella gestione della spesa
farmaceutica. Infatti le tariffe di rimborso delle
prestazioni erogate in regime extra –ricovero non
includono la spesa per i medicinali che,
soprattutto nel caso di terapie oncologiche, riveste
una voce di spesa importante. Il File F nasce
come strumento di compensazione finanziaria di
farmaci
somministrati
in
regimi
di
assistenza,diversi dal ricovero, a soggetti a
rimborso diretto da parte delle Aziende Sanitarie
Locali di appartenenza dei pazienti trattati. Con il
progetto n. 10 la dr.ssa Patrizia Nardulli intende
creare una griglia di indicatori per il monitoraggio
dei consumi dei farmaci afferenti al File F onde
migliorare
l’appropriatezza
dei
percorsi
terapeutici, ottimizzare gli acquisti, programmare
la logistica ed adeguare la previsione di bilancio
relativo alla quota farmaci.
L’area 4 intende occuparsi dello sviluppo ed
dell’implementazione di procedure diagnosticoterapeutiche, tappe indispensabili per ottenere il
miglioramento della gestione della qualità delle
prestazioni.
Nell’ambito della patologia nodulare tiroidea la
percentuale di casi affetti da carcinoma è
aumentata di oltre il 200% negli anni 1950-2000, e
questo appare in conseguenza della diagnostica
precoce oltre che di programmi di screening
attivati in molte regioni.
Molte Società Scientifiche hanno elaborato
recentemente linee guida per la diagnosi precoce,
il trattamento ed il follow-up del carcinoma tiroideo
differenziato, basate principalmente su criteri di
costo-efficacia. Con il progetto n. 14 si prevede di
creare un modello organizzativo gestionale della
patologia nodulare tiroidea che oltre a consentire
un accertamento diagnostico precoce dei
carcinomi fornisca all’utenza, nell’ambito della
stessa struttura ospedaliera, un unico centro di
riferimento in cui avere risposte esaustive a tutte
le problematiche inerenti alla diagnosi e cura della
malattia neoplastica tiroidea sofferta.
230
LINEA 5
L’Area 5 intende occuparsi della comunicazione
interna, ossia dell’insieme degli strumenti che
hanno lo scopo di creare coesione e senso di
appartenenza, attraverso la diffusione di
informazioni all'interno dell'ente (es. newsletter),
nonché di tutte le attività necessarie a raccogliere
le informazioni per fornire risposte ai cittadini (es.
l'eventuale variazione delle modalità delle
procedure, le attività relative alla modulistica e le
modalità di accesso agli atti di propria
competenza) e della comunicazione esterna,
ossia tutte le attività e le iniziative rivolte al
cittadino promosse dal Settore/Servizio di
competenza, comunque veicolate all'esterno (es.
manifesti, volantini, lettere, bandi di gara, di
concorso).
L’accresciuto
interesse
nei
confronti
dell'umanizzazione delle cure e del rapporto fra
paziente e struttura di cura ha prodotto una serie
di iniziative quali la carta dei servizi, l'istituzione
degli Uffici per le Relazioni con il Pubblico e
l'introduzione dei Centri unificati di prenotazione,
l'Attività Libero professionale Intramoenia e le
attività per solventi. Obiettivo del progetto n. 12 e'
quello di procedere ad un'analisi delle diverse
variabili organizzative del Centro Unificato di
Prenotazione al fine di sviluppare un modello
organizzativo di riferimento. Obiettivo del progetto
n. 15 è quello di migliorare il livello di accessibilità
ai servizi sanitari che, per quarto riguarda gli
assistiti oncologici, è un elemento critico da
considerare anche ai fini della valutazione della
qualità della vita. Integrare e far radicare
maggiormente le attività dell’Istituto sul territorio,
anche
in
collaborazione
delle
Farmacie
convenzionate a dei Medici di Base, sarà la meta
da raggiungere e per far questo si procederà
all’attivazione di postazioni di lavoro (PC,
stampante, lettore di badge per acquisizione
automatica del Codice Fiscale, penna ottica per
acquisizione automatica dell’identificativo ricetta e
medico prescrittore) dotate di software di gestione
CUP e collegamento al Sistema Informativo
Sanitario della Regione Puglia.
L’ultimo progetto(nr 13) afferente all’area 5 è del
dr. Piero Milella. Egli intende, attraverso la
revisione critica della cartella clinica, realizzare un
documento che possa soddisfare le esigenze di
interoperabilità. Sarà così realizzato un sistema
informativo aziendale nel pieno rispetto della
tutela sulla privacy.
Da citare infine, gli ultimi due progetti della
Direzione Scientifica. Il primo, riguarda gli aspetti
amministrativo - contabili della gestione dei fondi
di ricerca, con sperimentazine di una procedura
innovativa che supporti il ricercatore da un punto
di vista gestionale, contabile e informatico. Il
progetto prende l'avvio dai risultati in corso di
ultimazione, di un progetto finalizzato nazionale
che coinvolge tutti gli IRCCS oncologici e che ha
prodotto un manuale informativo, contenente il
confronte delle varie procedure as is, in essere
nei vari istituti, e il modello ideale da adottare, il to
be, redatto con la collaborazione di una valente
società di revisione, la PWC srl. Il progetto qui
proposto si propone di sperimentare la nuova
procedura, sulla base dei risultati dell'analisi dei
punti di forza e criticità riscontrati sino ad ora,da
parte delle varie aree amministrative e scientifiche
coinvolte, e organizzare successivamente, corsi di
formazione rivolti al personale, sul tema.
Il secondo progetto proposto dalla Direzione
Scientifica, riguarda invece, la istituzione di una
pagina web e l'allestimento di una sala di
consultazione multimediale per la Biblioteca
dell'Istituto.
Negli ultimi anni, la biblioteca dell’Istituto ha
registrato un aumento di affluenza dell’utenza
(medici, biologi, tecnici laboratoristi, operatori
sanitari ecc.) interna ed esterna ed un numero
sempre maggiore di richieste per la ricerca e per il
reperimento di documentazione scientifica,
incrementata in seguito alla nostra adesione al
progetto Bibliosan tra le biblioteche degli IRCCS
italiani.
Inoltre, si è aggiunta anche un’utenza non
specialistica (malati familiari e cittadini) da quando
è stata attivata la Biblioteca per i Pazienti, un
servizio per la diffusione di informazioni in campo
oncologico (Progetto “Azalea: biblioteca digitale in
oncologia per malati, familiari e cittadini”).
Per implementare i servizi offerti all’utenza, si
ritiene necessario fornire maggiori risorse
tecnologiche, oltre ad una più confortevole ed
ergonomica sala consultazione, dotata delle
attrezzature idonee a garantire la fruizione.
Di conseguenza, si rende necessario perseguire
una maggiore visibilità e una migliore fruizione
degli stessi con l’aiuto di nuove tecnologie,
attraverso la rielaborazione della pagina web della
Biblioteca sul sito dell’Istituto per l’accesso ai data
base di consultazione. Si vuole aumentare la
accessibilità e la semplicità d’uso delle risorse
informatiche, in modo da estendere la utenza, allo
stato
attuale
prevalentemente
interna
specialistica, anche a pazienti e utenti esterni in
generale. Si vogliono incrementare i servizi e le
risorse offerte agli utenti della biblioteca,
rendendoli disponibili in rete. Si vuole strutturare
la nuova pagina web della Biblioteca con una
interfaccia amichevole e interattiva per le seguenti
funzioni: informazioni generali (orario di apertura
della biblioteca, indirizzo, contatti); servizi erogati
gratuiti; cataloghi; banche dati nazionali ed
internazionali; links; news. Si vogliono: adeguare
gli spazi logistici per la consultazione alle suddette
funzioni, garantendo, oltre all’accesso remoto, un
adeguato standard di servizio presso la biblioteca,
da dotare di una sala attrezzata, con: postazioni di
consultazione ergonomiche, con tavoli dotati di
barra attrezzata portacavi; postazioni PC con
collegamento intranet ed internet, server centrale
e possibilità di formazione multimediale a
distanza; stampante di rete laser a colori.
231
LINEA 5
Progetto 88 – Area 1
TITOLO
IMPLEMENTAZIONE DI UN SISTEMA INFORMATICO DELLE DIAGNOSI
INFERMIERISTICHE PRESSO I DIPARTIMENTI “DONNA” E
“ONCOLOGIA MEDICA”
RESPONSABILE
Rinaldi Michele (U.O. di Senologia)
Longo Maria (U.O. di Oncologia Medica Sperimentale)
Istituto Tumori “Giovanni Paolo II” - Bari
RICERCATORI
ASSOCIATI
Pacifico Caterina, Damiani Silvio, Mancini Angela, Roppo Nicla, Romito
Carlo, Margherita Divittorio, Vita Milella, Annamaria Carella, Baldassarre
Stea
ALTRE
STRUTTURE
INTERNE DELL’ISTITUTO
COINVOLTE
Laboratorio di Oncologia Sperimentale
ANNO DI INIZIO
2006
DURATA
2 anni
PAROLE CHIAVE
Qualità assistenziale, Diagnosi Infermieristica
DESCRIZIONE DEL PROGETTO
Premessa
La diagnosi infermieristica si propone di identificare i problemi di salute sia attuali che potenziali della
persona, adoperando un linguaggio standardizzato, semplice e conosciuto dalle diverse categorie
sanitarie, e costituisce la base sulla quale scegliere gli interventi infermieristici.
La semplicità e la chiarezza nella formulazione della diagnosi infermieristica sono gli strumenti del
successo del piano di assistenza. occorre impegnarsi professionalmente affinché la documentazione e il
linguaggio utilizzato sia semplice chiaro e immediato facendo cosi risparmiare tempo, energie ,e risorse;a
questo proposito sono necessari 2 elementi nel processo di sviluppo delle diagnosi infermieristiche. 1
standardizzare le diagnosi che vogliamo utilizzare nella specifica area di competenza 2 assicurare che le
dichiarazioni diagnostiche comprendano il problema riscontrato. Lo studio si propone di stabilire all’interno
del reparto una propria banca dati di diagnosi infermieristiche standardizzate con la relativa elaborazione
dalla quale il personale potrà attingere per scegliere quella giusta ad ogni ricovero ,anziché formularne
una nuova. Ovviamente la lista interna sarà il frutto non solo del lavoro dell’equipe ma nascerà dallo studio
delle diagnosi proposte dalla NANDA e da un breve corso di aggiornamento sull’importanza della
semantica e della condivisione e della omogeneità dello sviluppo del linguaggio comune da utilizzare non
solo dalle infermiere ma anche dagli operatori sanitari.
Razionale del progetto
Miglioramento della qualità dell’assistenza in termini di continuità assistenziale attraverso un percorso
personalizzato.
Garantire agli infermieri la possibilità di sviluppare e di entrare a far parte di un sistema computerizzato
di informazioni sanitarie che raccoglie, analizza e sintetizza i dati utili per l’attività professionale e la
ricerca.
ATTIVITA’ PREVISTE
Analisi retrospettiva di un campione di 100 cartelle infermieristiche per ciascuna U.O. dei relativi.
Dipartimenti afferenti al progetto, relativi all’anno 20005 al fine di:
− Elaborare una lista di diagnosi infermieristiche sulla base delle esperienze di lavoro condotte da
personale infermieristico all’interno dei Dipartimenti Donna e Oncologia Medica coinvolti nel progetto.
− Elaborare una scheda informatica prospettica.
− Formazione del personale infermieristico.
Dopo i primi 6 mesi analisi preliminare della qualità del materiale prodotto con eventuale ottimizzazione del
materiale. formazione del personale infermieristico sul significato e uso delle diagnosi infermieristiche ,e
negli ultimi 6 mesi utilizzi prospettico delle diagnosi infermieristiche elaborate.
RISULTATI E PRODOTTI DA CONSEGUIRE
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1. Realizzazione delle liste di diagnosi infermieristiche
2. Formazione del personale sull’utilizzo delle liste di diagnosi
3. Utilizzo prospettico delle liste di diagnosi infermieristiche nella pratica clinica
Progetto 89 – Area 1
TITOLO
RESPONSABILE
RICERCATORI
ASSOCIATI
ALTRE STRUTTURE
INTERNE DELL’ISTITUTO
COINVOLTE
ANNO DI INIZIO
DURATA
PAROLE CHIAVE
N. PZ DA INCLUDERE
IL CONTRIBUTO INFERMIERISTICO ALLA SICUREZZA DEL PAZIENTE
ONCOLOGICO IN OSPEDALE
Nigro Vincenza (DSA - Servizio Infermieristico)
Istituto Tumori “Giovanni Paolo II” - Bari
Vincenzo D’Addabbo, Marilena Armenise, Franca Bari, Marianna LenocI,
Marisa Longo, Grazia Bradascio, Vito Cilifrese, Nina Papangelo, Laura
Delfine, Rosa Lo Russo, Maria Lucente Michele Rinaldi
Dipartimento Oncologia Medica, Dipartimento Area Critica, Dipartimento
chirurgia Oncologica, Unità manipolazione chemioterapici antiblastici,
Dipartimento Donna
2006
3 anni
Sicurezza paziente
300
DESCRIZIONE DEL PROGETTO
La sicurezza del paziente in ospedale è un problema globale che interessa tutti i sistemi sanitari, di diversi
Paesi quali il Canada, l’Australia, gli Stati Uniti, tra cui l’OMS con una agenda globale della sicurezza del
paziente. La sicurezza del paziente è anche “responsabilità” che coinvolge tutti i professionisti della salute.
Il SSN Italiano al pari degli altri sta verificando sistemi di contenimento del rischio per la sicurezza del
paziente. In particolare il presente progetto intende considerare l’apporto che la professionalità
infermieristica può dare alla sicurezza del paziente oncologico in ospedale nel corso dell’espletamento delle
proprie funzioni assistenziali, nel contesto del percorso di cura.
Riferimenti bibliografici :
1. La soddisfazione degli infermieri in relazione alla soddisfazione dei pazienti. Management Infermieristico
n.3/2000;
2. University of Iowa Hospital and clinics U.S.A. – Reedl, Blegen ma, Goode cs. – Jnurs Adm 1998 Maj; 28
(5): 62-9;
3. “Communication is the essence of nursing care. 1: Breaking bad news” Chauhan G. ,Long A. British
Journal of Nursin Agosto 2000
4. University of Iowa College of Nursing, Iowa city, U.S.A. – Mc closkey JM. – Nurs Outlook 1998 Sep/Oct;
46 (5): 199-200
ATTIVITA’ PREVISTE
La metodologia applicativa del progetto prevede:
Indagine qualitativa sul concetto di “sicurezza del paziente in ospedale” con somministrazione di
questionari ai professionisti infermieri.
Indagine qualitativa sul concetto di “sicurezza del paziente in ospedale” con somministrazione di
questionari ai pazienti e familiari coinvolti nel processo di cura.
Analisi e confronto con modelli basati sull’evidenza scientifica dei percorsi assistenziali.
Analisi dei sistemi di sicurezza adottati e confronto con modelli basati sull’evidenza scientifica.
Definizione di indicatori di riferimento alla “sicurezza del paziente in ospedale”.
RISULTATI E PRODOTTI DA CONSEGUIRE
Strutturare i sistemi di assistenza infermieristica innovativi, responsabili, finalizzati a pratiche di
assistenza più sicure per i pazienti.
Rendere consapevoli i professionisti infermieri dell’Istituto dello studio sulla sicurezza del paziente nelle
diverse funzioni assistenziali quale contributo qualitativo dell’erogazione delle prestazioni sanitarie.
233
LINEA 5
Progetto 90 – Area 1
TITOLO
VALUTAZIONE DELLA DOCUMENTAZIONE INFERMIERISTICA, STUDIO
E CONFRONTO SECONDO LE EVIDENZE SCIENTIFICHE
RESPONSABILE
Nigro Vincenza (DSA - Servizio Infermieristico)
Istituto Tumori “Giovanni Paolo II” - Bari
RICERCATORI ASSOCIATI Marilena Armenise, Vincenzo D’Addabbo, Franca Bari, Marianna Lenoci,
Marisa Longo, Grazia Bradascio, Vito Cilifrese, Nina Papangelo, Laura
Delfine, Rosa Lo Russo, Maria Lucente, Michele Rinaldi
ALTRE STRUTTURE
Dipartimento Oncologia Medica, Dipartimento Area Critica, Dipartimento
INTERNE DELL’ISTITUTO chirurgia Oncologica, Unità manipolazione chemioterapici antiblastici,
COINVOLTE
Dipartimento Donna.
ANNO DI INIZIO
2006
DURATA
3 anni
PAROLE CHIAVE
Documentazione infermieristica
N. PZ DA INCLUDERE
500 per anno
DESCRIZIONE DEL PROGETTO
La presenza di una documentazione infermieristica nell’IRCCS Oncologico, costituisce un elemento
qualitativo del processo di assistenza, a tutela del percorso di cura del paziente, a garanzia della
professionalità degli stessi infermieri. Il termine documentazione infermieristica si riferisce nella visione più
globale a tutti quegli strumenti che concorrono alla diffusione delle informazione sul processo di cura del
paziente, in un ottica multiprofessionale, come la cartella infermieristica , le linee guida, i protocolli
assistenziali , critical pathwais, checklist. Il miglioramento continuo dei processi finalizzati ad aumentare
l’appropriatezza, l’efficacia e l’efficienza dei percorsi assistenziali , richiedono una analisi specifica della
documentazione sanitaria. Pertanto l’obiettivo del progetto è di valutare la documentazione infermieristica
esistente, operare un confronto multiprofessionale, avvalendosi delle evidenze scientifiche per rispondere ai
bisogni di salute dei pazienti oncologici.
1. I. Riccelli, N. Gatta, Valutazione della qualità dell’assistenza infermieristica, Firenze, Rosini, 1990,
pag.122.
2. P. Chiari, A. Santullo, L’infermiere case manager, Mc Graw – Hill . 2001 pag 45, 100.
3. G.Pagiuso,N.Ramon,R.Menegato, F. Matteazzi, Linee guida e protocolli nell’assistenza
oncoematologica, Mc Graw – Hill . 2000 pag 63
4. A.Jacquerye, Controllo di qualità dell’assistenza infermieristica, Firenze, Uses Edizioni Scientifiche.
1987.
ATTIVITA’ PREVISTE
La metodologia è finalizzata alla valutazione della documentazione infermieristica esistente nell’IRCCS
Oncologico, operare il confronto con le evidenze scientifiche, sulle informazioni riguardanti il processo di
cura del paziente all’interno dell’équipe assistenziale, con l’obiettivo di migliorare la qualità delle prestazioni
sanitarie.
La metodologia applicativa del progetto prevede:
1. L’analisi a campione delle cartelle infermieristiche, suddivise per area chirurgica e medica.
2. Categorizzazione delle criticità evidenziate nella valutazione documentazione infermieristica dell’Istituto.
3. Analisi delle evidenze scientifiche relative ai percorsi clinici – assistenziali, riferite alla documentazione
infermieristica dell’Istituto valutata.
4. Definizione degli indicatori di valutazione della documentazione infermieristica.
5. Comparazione dei dati analizzati.
6. Definizione di un ipotesi di miglioramento, per un processo continuo della qualità assistenziale erogata.
RISULTATI E PRODOTTI DA CONSEGUIRE
Definizione di un consapevole modello gestionale ed organizzativo della assistenza dei pazienti oncologici,
attraverso una valutazione qualitativa continua della documentazione infermieristica esistente nell’IRCCS
Oncologico.
Miglioramento della qualità assistenziale con l’incremento di ulteriori strumenti di documentazione
infermieristica.
234
LINEA 5
Progetto 91 – Area 1
TITOLO
RESPONSABILE
RICERCATORI
ASSOCIATI
ENTI ESTERNI
COINVOLTI
SERVIZI LAB INT.
COINVOLTI
ALTRE STRUTTURE
INTERNE DELL’ISTITUTO
COINVOLTE
ANNO DI INIZIO
DURATA
PAROLE CHIAVE
N. PZ DA INCLUDERE
QUALITA’ DELL’ASSISTENZA E ACCERTAMENTO INFERMIERISTICO
Longo Maria (U.O. di Oncologia Medica e Sperimentale)
Rinaldi Michele (U.O. di Senologia)
Istituto Tumori “Giovanni Paolo II” Bari
Antonacci Michele, Damiani Basilio, Di Fronzo Saveria, Paparella
Maddalena, Romanazzi Domenica, Sasso Maria, Spadone Lucrezia,
Tarantini Gianni, Romito Carlo, Divittorio Margherita
Formazione in Agorà S.a.s. – Scuola di formazione alla salute per attività di
consulenza e formazione. Presidente: Rigon Luisa Anna, Laurea in
Infermieristica, IP, AS, IID
Centro elaborazione dati dell’Istituto
Dipartimento di Oncologia Medica; Dipartimento Donna
2006
2 anni
Documentazione sanitaria – Responsabilità – Accertamento infermieristico –
Processo di assistenza infermieristica – Metodo scientifico - Qualità
assistenziale
100 (numero di pazienti che prevediamo osservare al momento di ricovero
nella fase 3)
DESCRIZIONE DEL PROGETTO
Premessa
Il processo di assistenza infermieristica rappresenta il metodo scientifico, (dal gr. Méthodos: via, cammino
che conduce oltre), il procedimento logico, costituito da una sequenza di fasi e da un insieme di regole, con
lo scopo di individuare i bisogni/ problemi di salute di una persona e di gestire le prestazioni assistenziali
più idonee a risolverli.
È un metodo di natura cognitiva, dinamico e ciclico, centrato sui problemi di salute, le risorse e le risposte
della persona assistita, pianificato e diretto al conseguimento di risultati, flessibile, applicabile
universalmente.
Esso si compone di 6 fasi:
1. accertamento infermieristico
2. ragionamento diagnostico e diagnosi infermieristiche
3. pianificazione obiettivi risultato infermieristici - NOC
4. pianificazione interventi infermieristici –NIC
5. gestione/ erogazione prestazioni assistenziali
6. verifica e valutazione
La 1° fase del processo assistenziale (accertamento in fermieristico), consiste nella raccolta
sistematica di dati e informazioni rilevanti riguardanti la persona assistita al fine di accertare lo stato attuale
di salute della persona e le risposte della persona stessa ai suoi bisogni / problemi di salute.
Razionale del progetto
La qualità delle informazioni riguardanti lo stato di salute degli assistiti è fondamentale per poter attivare un
piano di assistenza che permetta di rispondere alle esigenze e problematiche che la persona pone al
momento del ricovero e durante la degenza.
I dati che riguardano lo stato di salute degli assistiti devono essere messi a disposizione di tutti i membri
del team sanitario.
Durante l’accertamento l’infermiere raccoglie dei dati e li organizza. E’ un primo passaggio che permette di
procedere alla gestione dei dati attraverso la loro selezione, aggregazione, analisi, interpretazione.
La qualità dell’informazione è legata alla modalità della raccolta dei dati che deve essere: accurata ,
completa, esatta e tempestiva.
Descrizioni accuratamente costruite e chiaramente scritte di ciò che è stato osservato, pianificato e attuato
dagli infermieri e riportanti le condizioni della persona assistita, facilitano la continuità assistenziale.
La documentazione infermieristica, inoltre, come tutti gli atti che documentano una attività svolta per un
assistito, ha rilevanza legale. Le registrazioni rappresentano un documento legale sullo stato di salute
degli assistiti e sull’assistenza erogata.
235
LINEA 5
La presenza di registrazioni carenti e non esaustive comporta, in caso di controversia, l’onere di dimostrare
ciò che non si è documentato, in quanto, per la legge, ciò che non è documentato non è fatto.
A questo proposito è utile precisare che la documentazione infermieristica ha il valore di atto pubblico.
In tutta la normativa professionale di riferimento per l’infermiere (Profilo professionale, Ordinamento
didattico, Codice Deontologico) viene sottolineata l’importanza della documentazione sanitaria.
Ai sensi del Codice Civile (artt. 2222-2238), l’Infermiere è considerata, come le altre professioni sanitarie,
una “Professione Intellettuale”, per le quali si applica la definizione di Prestazione professionale. La
prestazione professionale è costituita da: conoscenze teoriche, competenze relazionali, educative, tecniche
e documentazione di quanto erogato.
Obiettivi
Partendo da queste considerazioni, questo progetto si propone di:
1) Valutare la qualità e l’appropriatezza dei dati raccolti nella fase di accertamento infermieristico
2) Confrontare i risultati della valutazione con gli standard di riferimento riconosciuti dall’American
Nurses Association.
3) Formulare proposte di miglioramento per la revisione della documentazione infermieristica e
l’attività di accertamento infermieristico.
Riferimenti bibliografici:
Legislazione italiana vigente – normativa professionale:
− D.M. 739/94 – Profilo professionale dell’Infermiere
− Federazione Naz. IPASVI (1999) – Codice Deontologico dell’Infermiere
− D. MIUR 270/2004 – Autonomia didattica degli Atenei – Formazione universitaria
− Legge 251/2000 - Disciplina delle professioni sanitarie infermieristiche, tecniche, della riabilitazione,
della prevenzione nonché della professione ostetrica
− ANA (1998) American Nurses Association, Standard of Clinical Nursing Practice
− Brunner - Suddarth (2001) “Nursing medico – chirurgico”- 2° ediz. -CEA -Milano
− Carpenito L.J. (2001)“Diagnosi infermieristiche- Applicazione alla pratica clinica” 2°ed. –CEA- Milano
− Casati M. (1999) la documentazione infermieristica MCGrow-Hill - Milano
− Craven R.F.,Hirnle C.J.(1998)“Principi fondamentali dell’assistenza infermieristica”- CEA - Milano
− Dillon P., (2003) “Nursing Health assessment” – Davis Company - Philadelphia
− Gandis S., et coll (2003) Foundation Studies for nursing –Using enquiry-based learning –Palgrave
Macmillian –New York
− Federspil G., (2004) Logica clinica –I principi del metodo in medicina - MCGrow-Hill - Milano
− Poli E., (1965) “Metodologia medica –Principi di logica e pratica clinica” –Rizzoli -Milano
− Hogston R. ( 2002) “Foundation of nursing practice – Making the difference” – Palgrave Macmillian –
New York
− Rodriguez D., ( 2004) “Medicina legale per infermiere” - Carocci - Roma
− Scandellari C., (2005) “ La diagnosi clinica –principi metodologici del procedimento decisionale”
Masson - Milano
− Wilkinson J. (2003) “Processo infermieristico e pensiero critico” - CEA -Milano
236
LINEA 5
ATTIVITA’ PREVISTE
Il progetto prevede le seguenti fasi:
FASE 1)
Consultazione retrospettiva di un campione randomizzato di 100 cartelle infermieristiche di relative
all’anno 2005 per ciascuna Unità Operativa afferente al DIPARTIMENTO DI ONCOLOGIA MEDICA e al
DIPARTIMENTO DONNA (totale 5 Unità Operative coinvolte):
Dipartimento di Oncologia Medica (totale 300 cartelle infermieristiche):
- 1 U.O. Oncologia Medica e Sperimentale
- 2 U.O. Oncologia Medica
- 3 Unità Funzionale Amb. Day Hospital
Dipartimento Donna (totale 200 cartelle infermieristiche):
- 4 U.O. Senologia e Chirurgia Plastica Ricostruttiva
- 5 U.O. Ginecologia
FASE 2)
Ricerca bibliografica e revisione della letteratura sull’argomento
FASE 3)
Indagine osservazionale dell’attività di accertamento da parte del personale infermieristico al momento
del ricovero utilizzando delle griglie per l’osservazione diretta, da effettuarsi in 6 giornate scelte a caso
nelle U.U.O.O. sopra riportate di Oncologia medica e sperimentale, Oncologia medica, Senologia,
Ginecologia.
FASE 4)
Elaborazione dei dati raccolti, loro rappresentazione grafica e presentazione di una relazione che riporti i
risultati della situazione analizzata ed un confronto di tali risultati con gli standard di riferimento riconosciuti
dall’American Nurses Association.
FASE 5)
Proposte di miglioramento: saranno avanzate in base ai risultati ottenuti.
Si prevede la costituzione di un gruppo di studio trainante, per la revisione della
documentazione infermieristica.
FASE 6)
Formazione del personale
Si prevede un programma formativo costituito da:
5.1) Formazione dei Responsabili di progetto e dei Ricercatori Associati sul tema della metodologia
della ricerca infermieristica
5.2) Formazione di un gruppo di infermieri (gruppo di studio trainante) sulla consapevolezza del proprio
ruolo e sulla responsabilità rispetto al processo di assistenza e all’accertamento infermieristico
5.3) Formazione di tutto il personale infermieristico sull’accertamento infermieristico
FASE 7)
Valutazione a distanza di sei mesi dall’intervento formativo, rispetto alla ricaduta operativa del progetto, in
termini formativi, organizzativi e di sviluppo della ricerca infermieristica.
Tempi
Per la realizzazione del progetto si prevedono due anni
Tempi programmati per ciascuna fase:
FASE 1 - 6 mesi
FASE 2 - 2 mesi
FASE 3 - 3 mesi
FASE 4 - 3 mesi
FASE 5 - 1 mese e successivi rimanenti mesi, una volta costituito il gruppo di studio
FASE 6
6 giornate di formazione per i Responsabili di progetto e i Ricercatori Associati (fuori sede – totale
10 persone)
8 giornate di formazione per i componenti del gruppo di studio (fuori sede – totale 12 persone)
4 giornate di formazione per tutto il personale infermieristico dei Dipartimenti (in sede – totale 55
persone)
FASE 7 - 3 mesi
RISULTATI E PRODOTTI DA CONSEGUIRE
237
LINEA 5
1) Miglioramento della qualità dell’assistenza attraverso il miglioramento della qualità della raccolta dei dati
relativa allo stato di salute degli assistiti nella fase di accertamento infermieristico.
2) Motivazione e responsabilizzazione del personale infermieristico ad una consapevolezza del proprio
ruolo di professionista per un accertamento completo, esatto e tempestivo.
Progetto 92 – Area 1
TITOLO
PROTOCOLLI DI ASSISTENZA E PROCEDURE DIAGNOSTICHE SULLE
MALATTIE RARE IN PUGLIA
RESPONSABILE
Guida Michele (U.O. di Oncologia Medica)
Istituto Tumori “Giovanni Paolo II” Bari
RICERCATORI ASSOCIATI Latorre Agnese, Misino Andrea, Caporusso Luciana, Lorusso Vito
ANNO DI INIZIO
2006
DURATA
2 anni
PAROLE CHIAVE
Malattie rare, epidemiologie regione Puglia
SOGGETTI
Ministero della Salute; Regione Puglia
COFINANZIATORI
AUTORIZZAZIONE
SI
COMITATO ETICO
N. PZ DA INCLUDERE
10
DESCRIZIONE DEL PROGETTO
Negli ultimi anni, l’interesse dell’opinione pubblica e delle Istituzioni nei confronti delle malattie rare è
cresciuto, in modo apprezzabile principalmente per l’emanazione di indicazioni normative in materia, da
parte dell’Unione Europea, del parlamento italiano, e delle amministrazioni regionali.
Tutto ciò rileva come le energie e le risorse siano profuse per la cura delle malattie rare tendono a fissare
un unico obbiettivo, che inscrive il contesto sanitario nel complesso sociale, politico ed economico dei Paesi
democratici, anzitutto allo scopo di ridurre le disugualianze tra i cittadini . La rarità di una malattia infatti , è
causa di difficoltà sia diagnostiche che successivamente, di gestione delle cure.
La maggiore incertezza e il difficile reperimento di expertise clinico diretto condizionano difficoltà in termini
di organizzazione dell'assistenza. Le strategie utilizzate da questo punto di vista possono essere diverse.
Attualmente, è spesso raccomandato il modello centralizzato del Paziente con tumore raro ai centri di
eccellenza, che possiedono expertise clinico e che inoltre partecipano a programmi di ricerca clinica. II
risultato della centralizzazione corrisponde in effetti ad una strategia semplice ed efficace per garantire
una migliore impostazione dell'iter diagnostico-terapeutico del Paziente e per contribuire alla ricerca
traslazionale e clinica.
Tuttavia, il riferimento centralizzato comporta numerose problematiche. Infatti, i centri di eccellenza sono
pochi e localizzati geograficamente, e dunque non sono sempre raggiungibili con facilità dalla persona
malata. II Paziente va spesso incontro ad una "migrazione sanitaria" che comporta elevati costi individuali e
sociali, oltre a ulteriore perdita di autonomia (difficoltà lavorative, allontanamento dalla famiglia) e quindi un
peggioramento della qualità di vita al di là di quello indotto direttamente dalla malattia. II numero limitato dei
centri di eccellenza ne comporta fatalmente il rapido congestionamento. L'insufficienza delle risorse cliniche
rispetto alla richiesta è allora responsabile di lunghe liste di attesa e in pratica di un razionamento implicito
delle risorse clinico-assistenziali.
I tumori rari appartengono al più vasto gruppo delle malattie rare. Queste ultime costituiscono un gruppo
numeroso di malattie diverse (il loro numero è stimato dall'OMS intorno a 5.000), che può giungere al 10%
delle malattie umane. Le malattie rare sono in genere definite in base ad un criterio di prevalenza, ad
esempio 50/100.000. Non esiste invece, al momento, una definizione soddisfacente di tumore raro. In
pratica, può essere ragionevole usare un criterio epidemiologico basato sull'incidenza piuttosto che sulla
prevalenza, situando la soglia a un valore di incidenza intorno a 3 casi su 100.000 abitanti per anno. La
stima del tasso grezzo di incidenza dei tumori maligni in Italia è globalmente di poco superiore a 400 nuovi
casi per 100.000 abitanti, per un totale di poco meno di 250.000 nuovi casi all'anno. Per quanto sopra
riportato l'incidenza dei tumori rari sul totale dei tumori è stimabile al 5%, e dunque il numero di nuovi tumori
rari in Italia potrebbe essere intorno a 20 per 100.000/anno, cioè più di 10.000 nuovi casi all'anno. In
sintesi, è chiaro che il numero dei tumori rari, anche con stime certamente approssimate per difetto,
rappresenta un notevole problema sociale. Soltanto l'estrema frammentazione dei tumori rari nelle
numerose varietà che li compongono può far sembrare il problema meno importante di quanto in realtà non
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LINEA 5
sia, se considerato cumulativamente. In altri termini, i tumori rari sono tali singolarmente ma non
cumulativamente. L'incidenza di tutti i tumori rari equivale perlomeno a quella di un tumore ad incidenza
intermedio-elevata.
Tra i tumori rari sono compresi: sarcomi delle parti molli e dell'osso; tumori toracici rari, come il mesotelioma
maligno e i timomi; tumori rari dell'apparato digerente (come i tumori delle vie biliari e delle colecisti, alcuni
istotipi rari del tratto gastroenterico); tumori rari ginecologici (sarcomi ginecologici, istotipi rari fra i tumori
dell'utero e dell'ovaio, tumori dei genitali esterni femminili); tumori rari della testa e del collo (carcinoma del
rinofaringe, tumori delle ghiandole salivari, tumori della base cranica); tumori rari urologici (carcinoma della
pelvi renale, degli ureteri, dell'uretra); tumori neuroendocrini; alcuni tumori infrequenti in ambito
endocrinologico (carcinoma midollare e carcinoma indifferenziato della tiroide, carcinoma delle paratiroidi,
carcinoma del corticosurrene); sostanzialmente tutti i tumori pediatrici; diversi tumori ematologici (con
l'eccezione dei linfomi e delle leucemie, se considerate globalmente).
Peraltro, si possono considerare categorie di tumori rari, come i sarcomi, la cui incidenza complessiva è
prossima a quella di un tumore a incidenza intermedia, ed entità molto più rare, come ad esempio il
carcinoma a cellule di Merkel, o singole entità nosografiche all'interno di quelle stesse categorie più ampie
(come ad esempio il tumore desmoplasico a piccole cellule rotonde, etc.). Per diverse di queste entità
nosografiche si dovrebbe parlare di tumori "eccezionali", ancor più che di tumori "rari".
I tumori rari rappresentano dunque un problema rilevante. Oltre all'importanza quantitativa, i tumori rari
hanno anche una grande importanza qualitativa, che deriva dalle maggiori difficoltà che essi comportano
sotto tutti i profili e soprattutto per quanto riguarda la ricerca clinica, in quanto i tumori rari non possono
essere oggetto di studi con ampia numerosità. Questo si ripercuote direttamente sulla qualità dell'evidenza
che ne può derivare.
La rarità comporta anche difficoltà per la qualità di cura, perché l'expertise clinico necessario a trattarli può
non essere facilmente reperibile. Spesso, peraltro, l'approccio clinico ai tumori rari è multidisciplinare, e
pertanto necessita l’intervento di diversi specialisti. II trasferimento della conoscenza alla periferia non può
seguire le vie utilizzate con successo per le malattie frequenti in quanto manca la consuetudine clinica che
rinforza le nozioni teoriche acquisite e le complementa con l'esperienza pratica necessarie ad adattarle
efficacemente al caso singolo.
ATTIVITA’ PREVISTE
Al fine di ottenere i dati di base per l’analisi sono state individuate le seguenti fonti informative:
Flusso dati SDO
Individuare diagnosi e prestazioni traccianti
(Tabelle di transcodifica codici ICD9 CM e codifica delle malattie rare)
Flusso dati sui farmaci
Individuare farmaci specifici traccianti
Specialistica ambulatoriale (codici di esenzione già definiti)
Flusso dati esenzioni (codici di esenzione già definiti)
Accesso per prestazioni all’esterno E111 e112 (verificare i flussi)
Archivi delle associazioni di pazienti di malattie rare
Delibere aziendali di assegnazione di farmaci e presidi non previsti e necessari per la cura di
determinate patologie e determinate persone (queste delibere sono conservate nelle farmacie
aziendali)
Centri interregionali di riferimento (registri interni)
RISULTATI E PRODOTTI DA CONSEGUIRE
Obbiettivo del progetto è quello di condurre uno studio di prevalenza volto a fotografare la situazione
epidemiologica e clinico assistenziale (modalità diagnostico terapeutiche) per la cura delle malattie rare in
Puglia. Tutto ciò potrà essere utile anche per la creazione di un registro regionale delle malattie rare.
Ai fini del progetto saranno rilevate essenzialmente informazioni di natura quantitativa concernente:
le singole malattie trattate (offerta di servizi);
i pazienti affetti (domanda di servizi );
le specifiche modalità diagnostico terapeutiche attivate.
239
LINEA 5
Progetto 93 – Area 1
TITOLO
RESPONSABILE
RICERCATORI
ASSOCIATI
SERVIZI O LAB INTERNI
COINVOLTI
ALTRE STRUTTURE
INTERNE
DELL’ISTITUTO
COINVOLTE
ANNO DI INIZIO
DURATA
PAROLE CHIAVE
NUOVO
MODELLO
ORGANIZZATIVO-GESTIONALE
PER
CONSULENZA GENETICA ONCOLOGICA
Paradiso Angelo (Laboratorio di Oncologia Sperimentale e Clinica)
LA
Istituto Tumori “Giovanni Paolo II“ Bari
Michele Bruno, Stefania Tommasi, Tatiana Danese, Baldassarre Stea,
Francesco Schittulli, Vincenzo Ventrella, Maria Deliso
Dipartimento di Oncologia Sperimentale, Laboratorio di Oncologia
Sperimentale e Clinica
Unità Operative e Ambulatori dell’Istituto Oncologico
2006
36 mesi
Valutazione del rischio, misure preventive, tumori familiari, test genetici
DESCRIZIONE DEL PROGETTO
Il rapido sviluppo delle conoscenze di genetica molecolare ha consentito di individuare geni responsabili di
un’aumentata suscettibilità ai tumori (1), spiegando perché certi tumori ricorrono più frequentemente in
alcune famiglie. Ciò ha portato ad una crescente consapevolezza, nella popolazione, delle influenze
genetiche nello sviluppo dei tumori e conseguentemente alla necessità di essere informati sul rischio
individuale di tumore. Da qui l’esigenza di soluzioni operative per la gestione dei soggetti o delle famiglie
che sono, o ritengono di essere, a rischio di tumore per la presenza di una predisposizione di tipo
ereditario.
La consulenza genetica oncologica (CGO) valuta il rischio genetico individuale di tumore, sulla base delle
conoscenze disponibili, compresi i test genetici, quando disponibili; aiuta a comprendere le basi scientifiche
su cui si fondano il calcolo del rischio e le misure di sorveglianza proposte e ad integrare, nel modo
migliore possibile, queste informazioni nell’anamnesi personale e familiare della malattia e nelle scelte
individuali; programma le eventuali misure preventive (2).
La CGO si configura come attività mutidisciplinare in quanto implica una serie di tematiche (rischio di
tumore, malattia, trasmissione ereditaria, prevenzione, ecc) caratterizzate da forti connotazioni
psicologiche ed etiche (3) oltre che da aspetti laboratoristici e scientifici (4).
Questo progetto si propone di valutare l’efficacia di un nuovo modello organizzativo per consulenza
genetica oncologica. Sarà verificata, in particolare, l’opportunità della partecipazione alle varie fasi della
CGO di figure professionali complementari, quali chirurgo, radiologo, ginecologo, psicologo. Non è chiaro,
infatti, se queste figure possano avere un ruolo in una specifica fase del percorso di CGO o debbano
essere inquadrate al di fuori dello stesso percorso.
Inoltre sarà sperimentata la modalità di accesso più opportuna alla CGO dei soggetti a rischio aumentato.
La strategia più immediata è quella di individuare nei reparti di degenza i pazienti con recente diagnosi di
tumore con storia familiare significativa. Sarà verificata una diversa modalità che prevede la creazione di
un network territoriale costituito da medici di medicina generale e da specialisti oncologi che forniscano ai
soggetti appartenenti a famiglie con storia familiare di tumore l’indicazione alla CGO.
(1) Lynch HT et al, Inherited predisposition to cancer: a historical overview, Am J Med Genet C Semin
Med Genet 2004 Aug 15;129(1):5-22.
(2) Mandich P. et al. Cancer genetic counselling, Ann Oncol 2005 Jan 16 (1) :171.
(3) Bruno M. et al. Awareness of breast cancer genetics and interest in predictive genetic testing: a
survey in Southern italian population. Ann Oncol 2004 , 15 (Suppl 1) :i48-i54.
(4) Tommasi et al. BRCA1 mutations and polymorphisms in a hospital-based consecutive series of
breast cancer patients from Apulia, Italy. Mutat Res. 2005 Oct 15;578(1-2):395-405. Epub 2005 Jul
18.
(5) ASCO policy statement update: genetic testing for cancer susceptibility; J Clin Oncol 2005.
(6) Daly MB et al, How to establish a high-risk cancer genetics clinic: limitations and successes, Curr
Oncol Rep 2005 Nov; 7 (6): 469-74.
240
LINEA 5
ATTIVITA’ PREVISTE
Verrà costituita un’equipe multidisciplinare che comprenda professionisti con competenze integrate, tra cui
genetista, oncologo, chirurgo, ginecologo e psicologo. I soggetti afferenti alla CGO saranno assegnati,
tramite campionamento per randomizzazione, a due percorsi di CGO. L’uno attuato esclusivamente
dall’oncologo coadiuvato dallo psicologo nella fase pre-test; in questo caso il colloquio con le altre figure
professionali sarà organizzato in tempi successivi con lo scopo di definire le misure preventive attuabili. E
l’altro vedrà sin dalla prima visita la partecipazione di tutti i componenti dell’equipe alla CGO. Quest’ultima
modalità prevede che l’eleggibilità del paziente derivi da una comune valutazione di tutta l’equipe e che
quindi siano considerati preliminarmente gli aspetti psicologici così come le prospettive cliniche e
preventive individuali.
Per quanto riguarda la modalità di accesso alla CGO, accanto alla selezione dei pazienti con familiarità
ricoverati nei reparti dell’Istituto, sarà sperimentata la validità di un nuovo modello “periferico” di afferenza.
Tale modello prevede la realizzazione di un network territoriale di collaborazione, limitata inizialmente al
bacino d’utenza dell’Istituto e che potrebbe essere successivamente estesa all’intero territorio regionale.
Strumento ideale per tale network sarà un sito web, specificamente dedicato alla CGO.
Sarà quindi inviata una lettera ai medici di medicina generale e agli specialisti oncologi di ambulatori
convenzionati e non, in cui verranno illustrate la metodologia e le finalità del progetto e si inviterà alla
partecipazione al progetto. L’adesione al progetto dei medici del territorio potrà essere formalizzata
attraverso l’iscrizione online alla mailing list del sito web. Il sito web consentirà di fornire a tutti i partecipanti
al progetto le basi scientifiche dell’argomento e ovviamente costante aggiornamento. Inoltre saranno
organizzati eventi formativi presso l’Istituto ed incontri su specifiche tematiche nell’ottica di un costante
scambio di informazioni e di ottimizzazione del servizio di CGO.
Le indicazioni di CGO potranno giungere direttamente tramite tale sito all’equipe dell’Istituto.
Gli standard assistenziali della CGO saranno ulteriormente elevati attraverso la certificazione di qualità di
tutto il processo di consulenza genetica.
RISULTATI E PRODOTTI DA CONSEGUIRE
Realizzazione di une rete territoriale con coinvolgimento dei medici di medicina generale, degli
specialisti d’organo e degli oncologi
Programmi di formazione del personale sanitario e di informazione della popolazione.
Realizzazione di sito web interattivo.
Certificazione di qualità.
Progetto 94 – Area 3
TITOLO
CORRELAZIONE FRA SPESA FARMACEUTICA E TIPOLOGIA DI DRG
NEL TRIENNIO 2006-2008
RESPONSABILE
Milella Pietro (Direzione Sanitaria Aziendale - SIE/SIS)
Istituto Tumori “Giovanni Paolo II” Bari
ANNO DI INIZIO
2006
DURATA
36 mesi
PAROLE CHIAVE
Spesa farmaceutica e DRG
DESCRIZIONE DEL PROGETTO
A partire dal 1 gennaio 1998, è entrata a pieno regime la legge regionale sull’assetto programmatico
contabile – gestionale e di controllo delle aziende e degli Ospedali, in applicazione dei due D.L. 502
dell’1992 e 517 del 1994.
Il nuovo sistema contabile dovrà, pertanto, basarsi su di un’adeguata autonomia e responsabilità dei
dirigenti sanitari, che dovranno usare adeguati sistemi di autovalutazione e autorevisione.
Costituire reports informatici, finalizzati alla correlazione tra il numero di DRG per U.O. e la tipologia dei
medicinali e dei dispositivi medici erogati alla stessa per singolo DRG.
ATTIVITA’ PREVISTE
241
LINEA 5
Si è approfondita l’indagine circa i profili dei primi dieci DRG oncologici e chirurgici. In particolare si sono
calcolate le spese relative ai DRG 410 pensando di costruire un prontuario relativo ai costi dei protocolli
relativi alle varie patologie.
RISULTATI E PRODOTTI DA CONSEGUIRE
Verranno utilizzati i reports statistici al fine di individuare i 10 DRG medici e i 10 DRG chirurgici più
frequentemente trattati all’interno dell’Istituto. Saranno analizzati i dati di consumo per medicinali e per
dispositivi medici, imputandoli alla singola SDO che riporta il DRG corrispondente. Queste porteranno alla
costruzione di 3 classi omogenee per DRG, rapportando la tariffa riconosciuta con il costo di gestione
“terapeutica” dello stesso.
Progetto 95 – Area 3
TITOLO
DGR, INDICATORI DI CONTROLLO DELLE METODOLOGIE DI BUDGET
NELLA GESTIONE OSPEDALIERA
RESPONSABILE
Milella Pietro (Direzione Sanitaria Aziendale - SIE/SIS)
Istituto Tumori “Giovanni Paolo II” Bari
RICERCATORI
ASSOCIATI
Nardulli Patrizia
ALTRE STRUTTURE INT.
COINVOLTE
Farmacia
ANNO DI INIZIO
2006
DURATA
36 mesi
PAROLE CHIAVE
DGR, indicatori, budget
DESCRIZIONE DEL PROGETTO
II nuovo sistema contabile deve basarsi su di una adeguata autonomia e responsabilità dei dirigenti che
dovranno utilizzare strumenti di autovalutazione e autorevisione messi a disposizione dal sistema
informativo. Sarà necessario, pertanto, dotare le U.O. di uno strumento di valutazione che mette in
relazione i costi dello stesso con i ricavi.
I DRG's a le loro applicazioni, rappresentano validi indicatori di controllo dell'attività del reparto che, messi
a confronto con i costi dello stesso, costituiscono uno strumento indispensabile per l’assegnazione del
budget.
Costruire reports informativi afferenti ai primi 20 DRG in ordine numerico aventi per oggetto:
Numero dei casi
Percentuale sul totale
Degenza medica
Percentuale ricoveri in un giorno
Totale ricavo DRG in lire
Spesa farmaceutica
In una tabella a parte:
Indice di case-mix
Indice comparativo di performance
Ricoveri ripetuti
Indice di attrazione
ATTIVITA’ PREVISTE
Quale utile elemento di valutazione per l’assegnazione di budget a per analizzare l’attività e la produttività
della struttura, ci si propone di affiancare, in aggiunta e/o in contrapposizione al ricavo finale, anche gli
indicatori elencati negli obiettivi.
Costruite le tabelle annuali, si procederà a valutazioni comparative finalizzate e monitorare le attività
sanitarie oggetto di attribuzione del budget
242
LINEA 5
RISULTATI E PRODOTTI DA CONSEGUIRE
Attraverso la collaborazione con l’U.O. di Farmacia e l’U.O. Umaca si cercherà di analizzare i dati
necessari alla costituzione dei budget per Unità Operativa.
Progetto 96 – Area 3
TITOLO
VALUTAZIONE
ALL’IMPIANTO
ONCOLOGICO
DEGLI
EFFETTI
INDESIDERATI
DI CATETERI VENOSI CENTRALI
RESPONSABILE
Giangiuseppe Console (U.O. di Farmacia)
Istituto Tumori “Giovanni Paolo II” Bari
RICERCATORI
ASSOCIATI
Nardulli Patrizia, Calabrò Concetta
SERVIZI O LAB INTERNI
COINVOLTI
Laboratorio di Analisi
ANNO DI INIZIO
2006
DURATA
24 mesi
PAROLE CHIAVE
Catetere venoso centrale CVC
N. PZ DA INCLUDERE
300
CORRELATI
IN AMBITO
DESCRIZIONE DEL PROGETTO
Le complicanze legate alla cateterizzazione includono quelle associate all’inserimento del catetere
(pneumotorace, danni alle arterie ed ai nervi) e quelle associate alla durata della cateterizzazione (trombosi
ed infezioni). Le complicanze infettive sono le più comuni. Le infezioni associate ai cateteri (catheter –
related bloodstream infections o CRBSI) sono causa di mortalità significativa e di alti costi di
ospedalizzazione. Le cause che favoriscono lo sviluppo di trombosi includono: fattori legati alla patologia di
base, al materiale del CVC, nonché alla posizione del CVC stesso. In particolare, alcuni fattori in grado di
determinare un effetto trombogeno sono: alterazioni dei fattori della coagulazione (come ad esempio la
diminuzione dei livelli di antitrombina III), deficienza di proteina C, manutenzione non ottimale del catetere
stesso. Alcuni tumori costituiscono di per sé un rischio per lo sviluppo di trombosi, come ad esempio, i
tumori del mediastino che possono determinare anomalie del flusso venoso. Anche lo stato ipercoagulativo
associato ad alcuni tumori rappresenta un fattore predisponente alla trombosi. È stato dimostrato che i
pazienti neutropenici presentano un alto rischio di infezioni e di trombosi causate dalla cateterizzazione.
Anche la somministrazione di emulsioni lipidiche e la nutrizione parenterale possono a loro volta favorire lo
sviluppo di batteri e funghi. Da segnalare, infine, le manifestazioni trombotiche dovute alla trombocitopenia
indotta da eparina che molto spesso è utilizzata per mantenere la pervietà del catetere. Il progetto intende
effettuare un’analisi farmacoeconomica sull’utilizzo dei CVC in alcune UU.OO. dell’IRCCS Ospedale
Oncologico.
243
LINEA 5
ATTIVITA’ PREVISTE
I pazienti eleggibili saranno arruolati presso le seguenti UU.OO.: Chirurgia Apparato Digerente, Oncologia
Medica, Oncologia Medica e Sperimentale (almeno 100 xUO). Riceveranno un CVC in silicone o in
poliuretano di seconda generazione inserito mediante tecnica asettica; si distingueranno i pazienti che
effettuano profilassi antibiotica da quelli che non la effettuano. Dal momento che tutti i pazienti impiantati
vengono regolarmente trattati con eparina sodica per il mantenimento della pervietà del CVC, valuteremo
3
la trombocitopenia indotta da eparina . [devono essere esclusi tutti i pazienti con trattamento concomitante
con aspirina, altri antiaggreganti o FANS]. Sarà individuato un sistema per la definizione di infezione CVC
correlata. Prelievo di sangue dal CVC per effettuare la cultura. Nei casi di sospette infezioni, sarà effettuata
una coltura del catetere per individuare se esso ne sia o meno la causa. In caso affermativo sarà effettuata
la ricerca del microrganismo responsabile. Nei pazienti in cui si verificherà un episodio di infezione CVC
correlata, saranno valutati i trattamenti effettuati e l’eventuale aumento del rischio di trombosi. Il follow up
per ciascun paziente sarà di 6 mesi a partire dal momento dell’impianto. Analisi prospettica dei dati ottenuti
mediante una scheda di raccolta dati e loro trasferimento su data base informatico.
RISULTATI E PRODOTTI DA CONSEGUIRE
Valutazione dell’eventuale profilassi antibiotica
Frequenza d’infezioni correlate all’impianto, con individuazione dell’agente infettante
Trattamento per la pervietà del catetere
Frequenza di trombosi correlate al tipo di impianto, di tumore, di trattamento effettuato attraverso il
device
Valutare se, in pazienti sottoposti a CT, dopo un episodio di infezione CVC correlata si ha un aumento
del rischio di trombosi CVC correlata
Considerazioni su costi diretti ed indiretti derivanti dall’uso di tali dispositivi
Correlazione tra tipologia di CVC, condizioni cliniche del paziente ed effetti indesiderati
Progetto 97 – Area 3
TITOLO
INDICATORI DI VALUTAZIONE DEI FLUSSI DI FILE F
RESPONSABILE
Nardulli Patrizia (U.O. di Farmacia) Istituto Tumori “Giovanni Paolo II” Bari
RICERCATORI
ASSOCIATI
Milella Pietro, Console Giangiuseppe
ALTRE
STRUTTURE
INTERNE
DELL’ISTITUTO
COINVOLTE
Direzione Sanitaria Aziendale - SIE/SIS
ANNO DI INIZIO
2006
DURATA
12 mesi
PAROLE CHIAVE
File F
DESCRIZIONE DEL PROGETTO
Il cambiamento della logica di assegnazione delle risorse e le contemporanee iniziative volte a favorire una
riduzione del numero di ricoveri in regime ordinario a favore di forme di assistenza extra-ospedaliera
avevano creato difficoltà alle strutture sanitarie nella gestione della spesa farmaceutica .Infatti le tariffe di
rimborso delle prestazioni erogate in regime extra-ricovero non includono la spesa per i medicinali
che,soprattutto nel caso di terapie oncologiche, riveste una voce di spesa importante. Il File F nasce come
strumento di compensazione finanziaria di farmaci somministrati in regimi di assistenza diversi dal ricovero
a soggetti a rimborso diretto da parte delle Aziende Sanitarie Locali di appartenenza dei pazienti trattati
244
LINEA 5
ATTIVITA’ PREVISTE
Per l’attuazione del presente progetto è necessario creare una griglia di indicatori per il monitoraggio dei
consumi dei farmaci afferenti al File F che consentirà di migliorare l’appropriatezza dei percorsi terapeutici,
di ottimizzare gli acquisti ,programmare la logistica,adeguare la previsione di bilancio relativo alla quota
farmaci.
Sarà quindi necessario creare un software aggregato al programma in uso per il data entry del File F in
grado di fornire la griglia di indicatori di valutazione dei flussi di File F
RISULTATI E PRODOTTI DA CONSEGUIRE
Monitoraggio consumi chemioterapici
Costo chemioterapie per patologia
Appropriatezza dei percorsi terapeutici
Progetto 98 – Area 2
TITOLO
INTRODUZIONE DI UN MODELLO PER LA GOVERNANCE DEGLI
OUTCOME DI CURA
RESPONSABILE
Milella Pietro (Direzione Sanitaria Aziendale - SIE/SIS)
Istituto Tumori “Giovanni Paolo II” Bari
ANNO DI INIZIO
2004
DURATA
36 mesi
PAROLE CHIAVE
Esiti
DESCRIZIONE DEL PROGETTO
A partire dai primi anni novanta si sono diffusi anche in Italia sistemi di classificazione delle prestazioni e
dei pazienti, soprattutto con riferimento all’attività per acuti. Carente risulta essere l’applicazione di sistemi
di classificazione per le attività ambulatoriali e per quello che riguarda gli aspetti di esito collegato alle
attività di cura svolte. Nel panorama internazionale si riscontra un crescente interesse verso l’applicazione
di strumenti di rilevazione degli esiti, tale da suscitare il coinvolgimento delle amministrazioni pubbliche e
dei fondi assicurativi privati i quali sono sempre più interessati agli outcome delle attività di cura e sempre
meno legati alle determinazioni volumetriche delle prestazioni. Obiettivo del progetto è quello di
selezionare un sistema di classificazione degli esiti e di studiarne l’andamento degli stessi con riferimento
ad uno specifico percorso diagnostico terapeutico.
ATTIVITA’ PREVISTE
Per la rilevazione dei dati verrà utilizzato un sistema di classificazione fra quelli internazionalmente
riconosciuti. I dati saranno rilevati con l’utilizzazione di un apposita modulistica sviluppata nel corso del
progetto. L’analisi dei dati sarà effettuata con il ricorso a metodologie biostatistiche.
RISULTATI E PRODOTTI DA CONSEGUIRE
Si è ritenuto opportuno utilizzare come modello il percorso integrato finalizzato a sostituire la continuità
assistenziale dal Dipartimento Donna che prevede un itinerario unico dal ricovero con la neoplasia già
accertata sin alla dimissione con eventuale ricostruzione senza soluzione di continuità. Si è agli inizi della
costituzione di un modello gestionale. Stato di avanzamento 10%.
245
LINEA 5
Progetto 99 – Area 5
TITOLO
ANALISI DEI MODELLI ORGANIZZATIVI E DEL CENTRO UNICO DI
PRENOTAZIONE
RESPONSABILE
Milella Pietro (Direzione Sanitaria Aziendale - SIE/SIS)
Istituto Tumori “Giovanni Paolo II” Bari
ANNO DI INIZIO
2006
DURATA
24 mesi
PAROLE CHIAVE
CUP
DESCRIZIONE DEL PROGETTO
Negli ultimi anni è cresciuto notevolmente l'interesse nei confronti dell'umanizzazione delle cure e per
quello che riguarda il rapporto fra paziente e struttura di cura. La carta dei servizi, l'istituzione degli Uffici
per le Relazioni con il Pubblico e l'introduzione dei Centri unificati di prenotazione, l'Attività Libero
professionale Intramoenia e le attività per solventi sono tutte iniziative in questo senso. Nonostante le
numerose iniziative, il Piano Sanitario Nazionale individua nella gestione delle liste d'attesa e nel rapporto
con il paziente uno dei principali elementi di criticità della gestione. Obiettivo del progetto è quello di
procedere ad un'analisi delle diverse variabili organizzative del Centro Unificato di Prenotazione al fine di
sviluppare un modello organizzativo di riferimento.
ATTIVITA’ PREVISTE
La metodologia per lo sviluppo dell'architettura informativa include l'intervista agli operatori coinvolti nel
percorso assistenziale, il workshop di formazione rivolto agli stessi, l'autorilevazione con questionari
strutturati, il gruppo di approfondimento finale per la convalida dell'architettura informativa.
RISULTATI E PRODOTTI DA CONSEGUIRE
E’ in corso la stesura di un percorso organizzativo-gestionale afferente il CUP, l’URP e che coinvolga la
libera professione intramuraria finalizzata all’ottimizzazione degli interventi necessari all’ottimizzazione dei
rapporti fra utenza e servizi.
Progetto 100 – Area 5
TITOLO
RESPONSABILE
AREA DELLA LINEA
ANNO DI INIZIO
DURATA
PAROLE CHIAVE
REVISIONE CRITICA DELLA DOCUMENTAZIONE DI CURA FINALIZZATA
ALLA STESURA DI UNA ARCHITETTURA INFORMATIVA COMUNE
MEDICO/INFERMIERISTICA
Milella Pietro (Direzione Sanitaria Aziendale - SIE/SIS)
Istituto Tumori “Giovanni Paolo II” Bari
Comunicazione interna ed esterna all’Istituto
2006
24 mesi
Cartella clinica
DESCRIZIONE DEL PROGETTO
La nuova normativa in materia di tutela della privacy e le indicazioni contenute nel Piano Sanitario nazionale
riguardanti il sistema di gestione dell'informazione, impongono una riflessione qualificata al fine di verificare
il grado di compliance del sistema informativo aziendale rispetto agli obblighi di legge, ma soprattutto in
relazione alle esigenze dell'interoperabilità. Numerosi sono gli attori che si avvicendano lungo il continuum
assistenziale del paziente e numerose sono le duplicazioni e le incomprensioni generate dalla
documentazione di cura. Le organizzazioni sanitarie sono oggi sommerse di dati dei quali non è verificata
l'attendibilità, in quanto manca un architettura concettuale "comune" di riferimento. Obiettivo del progetto è
quello di costruire l'architettura informativa aziendale, individuando per ogni unità organizzativa i flussi
informativi e le banche dati.
246
LINEA 5
ATTIVITA’ PREVISTE
La metodologia per lo sviluppo dell'architettura informativa include l'intervista agli operatori coinvolti nel
percorso assistenziale, il workshop di formazione rivolto agli stessi, l'autorilevazione con questionari
strutturati, il gruppo di approfondimento finale per la convalida dell'architettura informativa.
RISULTATI E PRODOTTI DA CONSEGUIRE
E' in corso di implementazione nel Dipartimento Donna la cartella clinica informatizzata che andrà ad
affiancarsi alla lettera di dimissione ospedaliera ed infermieristica al fine di costituire un documento più
esaustivo del percorso di diagnosi e cura. Stato di avanzamento 10%.
Progetto 101 – Area 4
TITOLO
CREAZIONE
ED
IMPLEMENTAZIONE
DI
UN
PERCORSO
ASSISTENZIALE OSPEDALIERO DIAGNOSTICO-TERAPEUTICO NELLA
PATOLOGIA NODULARE TIROIDEA
RESPONSABILE
Grammatica Luciano (U.O. Otorinolaringoiatria)
Istituto Tumori “Giovanni Paolo II” Bari
RICERCATORI
ASSOCIATI
Achille Gaetano, Simone Giovanni, Abbate Ines, Zito Alfredo, Modoni S.
(Direttore UO Medicina Nucleare Centro di Riferimento Oncologico della
Basilicata), Bellacicco M, Besozzi G, Buono A
ENTI
COINVOLTI
ESTERNI
Centro di Medicina Nucleare Ospedale di Riferimento Oncologico della
Basilicata
SERVIZI O LAB INTERNI
COINVOLTI
U.O. Citologia, U.O. Laboratorio R.I.A.
ALTRE
STRUTTURE
INTERNE
DELL’ISTITUTO
COINVOLTE
U.O. Anatomia Patologica
ANNO DI INIZIO
2006
DURATA
3 anni
PAROLE CHIAVE
Percorsi assistenziali, procedure diagnostiche-terapeutiche
AUTORIZZAZIONE
COMITATO ETICO
Eventuale
N. PZ DA INCLUDERE
250 pazienti
247
LINEA 5
DESCRIZIONE DEL PROGETTO
La patologia nodulare tiroidea è particolarmente diffusa soprattutto nella popolazione femminile .e nella
maggioranza dei casi si tratta di patologia benigna. Il carcinoma papillare e il carcinoma follicolare, definiti
carcinomi tiroidei differenziati (CTD) che costituiscono il 95% dei casi di carcinoma tiroideo rappresentano
solo il 2% circa dei tumori maligni umani, e dimostrano un incidenza compresa fra lo 0.5 e il 10 per 100.000
abitanti di nuovi casi per anno. Il CTD è la più frequente neoplasia endocrina ed ha un impatto sociosanitario significativo, se si considera che la sua prevalenza è analoga o superiore a quella del mieloma,
del morbo di Hodgkin e di numerosi altri tumori. Nell’ ambito della patologia nodulare tiroidea la
percentuale di casi affetti da carcinoma è aumentata di oltre il 200% negli anni 1950-2000, e questo
appare in conseguenza della diagnostica precoce oltre che di programmi di screening attivati in molte
regioni.
Recentemente, da parte di diverse Società Scientifiche sono state elaborate linee guida per la diagnosi
precoce, il trattamento ed il follow-up del carcinoma tiroideo differenziato basate principalmente su criteri di
costo-efficacia. Tale gruppi auspicano la costituzione di team costituiti da un chirurgo Otorinolaringoiatra
o di altra specialità esperto in chirurgia tiroidea, da uno specialista in ecografia interventistica del distretto
Testa- Collo, da un endocrinologo e da un medico nucleare. A tale team dovrebbero afferire anche un citoistopatologo e laboratori diagnostici dedicati, oltre a personale infermieristico esperto nella gestione
diagnostica-terapeutica della patologia tiroidea.
In conseguenza di ciò il paziente con patologia nodulare tiroidea dovrebbe essere posto al centro di
interessi clinico–assistenziali convergenti mediante la costituzione di figure professoinali che provvedano
nell’ambito di una stessa struttura ospedaliera alla realizzazione di un percorso diagnostico-terapeutico
completo, dal momento della diagnosi, a quello del trattamento chirurgico e del successivo follow-up in
modo da offrire ai malati certezza e unicità dei percorsi assistenziali.
Referenze bibliografiche:
Landis SH, Murray T, Bolden S, Wingo PA. Cancer statistics. CA Cancer J Clin 1998; 48: 6-2.
Mazzaferrrri EL, Jhiang SM. Long-term impact of initial surgical and medical therapy on papillary and
follicular thyroid cancer. Am J Med 1994; 97: 418-428.
National Comprehensive Cancer Network. Practice Guidelines in Oncology. Thyroid Carcinoma. NCCN.
v.1. 2003.
Ries LAG, Eisner MP, Kosary CL, et al. SEER cancer statistics review, 1973-1997. Bethesda, MD:
National Cancer Institute, 2000.
Società Italiana di Endocrinologia, Associazione Italiana di Medicina Nucleare, Associazione Italiana di
Fisica in Medicina. Carcinoma differenziato della tiroide. Linee guida SIE-AIMN-AIGM per il trattamento
ed il follow-up. 2004.
ATTIVITA’ PREVISTE
Nell’ambito dell’ U.O. Otorinolaringoiatria e Chirurgia Cervico-Facciale dell’IRCCS Oncologico di Bari, forti
di un’esperienza già attivata in tal senso, intendiamo implementare il già codificato iter diagnosticoterapeutico individuato per i pazienti con patologia nodulare tiroidea. Si propone pertanto la costituzione
di un team multidisciplinare costituito da chirurgo O.R.L. esperto in chirurgia tiroidea, da un medico esperto
in ecografia interventistica Cervico-Facciale, da un endocrinologo, un cito-istopatologo, un medico
nucleare oltre che da un biologo dedicato ai marcatori tumorali e alla radioimmunologia, che semplifichi
l’attuale percorso gestionale che in molte realtà ospedaliere vede il malato costretto ad approcciare
autonomamente singole professionalità logisticamente anche distanti fra di loro per la cura della sua
malattia tumorale tiroidea.
Il paziente con patologia neoplastica tiroidea sarà sottoposto nell’ambito dell’U.O. di Otorinolaringoiatria ad
un programma di stadiazione clinica, biologica e anatomo-patologica, ad eventuale trattamento chirurgico,
e, nei casi previsti, a siderazione radiometabolica. Per tutti questi malati il percorso assistenziale integrato
prevede infine un completo programma di follow- up che di concerto viene eseguito da medici specialisti
ORL dedicati alla cura dei tumori tiroidei, da endocrinologi e da medici nucleari.
RISULTATI E PRODOTTI DA CONSEGUIRE
Si prevede di creare un modello organizzativo gestionale della patologia nodulare tiroidea che oltre a
consentire un accertamento diagnostico precoce dei carcinomi fornisce all’utenza nell’ambito della stessa
struttura ospedaliera un unico centro di riferimento in cui avere risposte esaustive a tutte le problematiche
inerenti alla diagnosi e cura della malattia neoplastica tiroidea sofferta.
248
LINEA 5
Progetto 102 – Area 5
TITOLO
SPERIMENTAZIONE
ED
APPLICAZIONE
DI
UN
MODELLO
ORGANIZZATIVO
DI
INTEGRAZIONE
OSPEDALE-TERRITORIO
MEDIANTE SISTEMI INFORMATIVI DI GESTIONE DELL'ACCESSO DA
SITI REMOTI, ALLE INFORMAZIONI E AI SERVIZI SANITARI
DELL'OSPEDALE ONCOLOGICO DI BARI
RESPONSABILE
Milella Pietro (Direzione Sanitaria Aziendale - SIE/SIS)
Istituto Tumori “Giovanni Paolo II” Bari
RICERCATORI
ASSOCIATI
Nardulli Patrizia
ALTRE
STRUTTURE
INTERNE
DELL’ISTITUTO
COINVOLTE
Farmacia
ANNO DI INIZIO
2006
DURATA
36 mesi
PAROLE CHIAVE
Rete ospedale territorio
DESCRIZIONE DEL PROGETTO
L'IRCCS Oncologico di Bari costituisce un importante punto di riferimento per l’intera area meridionale, per
quanto riguarda gli assistiti con patologie oncologiche. L'elevato grado di dispersione territoriale dell’utenza
a il costante aumento della domanda di prestazioni, contribuiscono a rendere critico il livello di
accessibilità, anche per garantire una migliore programmazione ed organizzazione delle attività. A ciò si
aggiunge la complessità della gestione dei rapporti con le ASL di provenienza degli assistiti ai fini del
calcolo dei rimborsi tariffari.
Migliorare il livello di accessibilità ai servizi sanitari che, per quarto riguarda gli assistiti ontologici, è un
elemento critico da considerare anche ai fini della valutazione della qualità della vita.
ATTIVITA’ PREVISTE
Si procederà all’attivazione di postazioni di lavoro (PC + stampante + lettore di badge per acquisizione
automatica del Codice Fiscale + penna ottica per acquisizione automatica dell’identificativo ricetta e
medico prescrittore ) dotate di software di gestione CUP e collegamento al Sistema Informativo Sanitario
della Regione Puglia, denominato SETUP (Servizio Elaborazione e Trattamento Unificato delle
Prestazioni): n. 3 postazioni di lavoro presso l’Ospedale Oncologico e n. 10 postazioni di lavoro presso
alcune Farmacie convenzionate esistenti sul territorio e presso gli studi di alcuni Medici di Base dell’Area
Metropolitana di Bari, da selezionare.
Si procederà, inoltre, a somministrare un questionario di valutazione della qualità del servizio sia agli
operatori (farmacie, medici di base), sia agli assistiti. Inoltre, si procederà alla valutazione dei livelli di
utilizzo del servizio e dei risultati di riduzione dei tempi d'attesa allo sportello.
Si prevede In prenotazione dal sistema CUP/SETUP di almeno 20.000 prestazioni per ogni 12 mesi, la
riduzione dei tempi d'attesa allo sportello e uno scarto tra livello di qualità atteso e livello di qualità
percepito di un 25%.
RISULTATI E PRODOTTI DA CONSEGUIRE
Integrare e far radicare maggiormente le attività dell’Ospedale Oncologico sul territorio, anche in
collaborazione delle Farmacie convenzionate a dei Medici di Base.
Migliorare a razionalizzare le procedure di determinazione dei rimborsi tariffari per mobilità da parte
delle O ASL di appartenenza dell’assistito.
Massimizzare l’interscambio informativo con il Sistema Informativo Sanitario della Regione Puglia.
249
LINEA 5
Progetto 103 – Area 1
TITOLO
CONTROLLO DI GESTIONE APPLICATO ALL’AREA DELLA RICERCA
SCIENTIFICA: MESSA A PUNTO DI UNA PROCEDURA OPERATIVA
SPERIMENTALE E APPLICAZIONE DI PRINCIPI DI CONTABILITÀ
ECONOMICA
RESPONSABILE
Paradiso Angelo (Direzione Scientifica)
Istituto Tumori “Giovanni Paolo II” Bari
RICERCATORI
ASSOCIATI
Stefania Volpe, Luciana Albanese
ENTI
COINVOLTI
ESTERNI
Price Waters Coopers House srl
ALTRE
STRUTTURE
INTERNE DELL’ISTITUTO
COINVOLTE
Direzione Scientifica, Area Gestione Risorse Finanziarie
ANNO DI INIZIO
2005
DURATA
36 mesi
PAROLE CHIAVE
Controllo di gestione, procedure operative, contabilità
DESCRIZIONE DEL PROGETTO
Il contemporaneo svolgimento di attività di cura, ricerca e formazione da parte del personale degli Istituti di
Ricovero e Cura a Carattere Scientifico incontra una serie di difficoltà collegate sia alla scarsità delle
risorse disponibili, sia ai possibili usi alternativi delle stesse. In tal senso, al fine di orientare la gestione e
per coordinare loperato del personale, nel tempo sono stati definiti indicatori di struttura, di attività e di
esito. Obiettivo primario del progetto è quello di studiare le relazioni esistenti fra l'organizzazione e la
programmazione al fine di implementare un meccanismo operativo per la governance della gestione negli
Istituti di Ricovero e Cura a carattere Scientifico.
ATTIVITA’ PREVISTE
Le attività per la realizzazione del progetto sono riconducibili ai seguenti ambiti:a) analisi della struttura
informativa di base per il controllo di gestione;b) definizione dei punti critici ed articolazione del calendario
annuale per la programmazione ed il controllo;c) collegamento della programmazione operativa con le
linee strategiche per lo sviluppo aziendale;d) definizione del piano aziendale dei controlli e della reportistica
strutturata;e) sperimentazione di un sistema multidimensionale di indicatori del tipo Balanced scorecard;f)
definizione di iniziative di formazione per il coinvolgimento e la crescita culturale del personale;g)
valutazione dei risultati raggiunti e diffusione.
RISULTATI E PRODOTTI DA CONSEGUIRE
Esso nel corso della sua realizzazione, si è avvalso anche degli importanti risultati che sta raggiungendo
un progetto finalizzato sul tema, coordinato dall’Oncologico di Bari e che coinvolge gli altri oncologici
nazionali. E’ stata svolta una indagine preliminare sulle procedure operative adottate dai vari uffici
amministrativi coinvolti nella gestione dei fondi di ricerca, individuandone le criticità. Sono state analizzate
le singole fasi di gestione del progetto, dalla iniziale programmazione alla rendicontazione delle spese.
Sono stati esaminate anche le problematiche relative alla sincronizzazione dei tempi di gestione scientifica
del progetto, con quelli amministrativo contabili di utilizzo e liquidazione spese. Sono state prese in esame
le varie problematiche di gestione informatizzata dei dati e ipotizzate delle soluzioni gestionali di softwrae,
in linea con quelle di workflow adottate dal Ministero della Salute. Ci si è soffermati sulle implicazioni
derivanti dalla applicazione alla ricerca dei principi di contabilità economica, in rapporto alla gestione, al
contrario finanziaria, degli stessi da parte degli enti finanziatori. Questi dati sono stati raffrontati con quelli
degli altri Istituti.
In particolare, presso l’Oncologico di Bari, al fine di applicare i principi del controllo di gestione, è stato
sperimentato l’utilizzo di un software gestionale che, coordinandosi con quello in uso presso gli altri uffici,
contabilizza i vari ordini di acquisto con fondi di ricerca, in tempo reale, imputandoli al singolo progetto di
ricerca di riferimento e, contemporaneamente, al centro di costo interessato, individuato nella struttura
250
LINEA 5
complessa di appartenenza del ricercatore responsabile. I vari centri di costo sono stati infatti individuati
con apposita deliberazione, diversificandoli da quelli relativi all’assistenza, e individuati come specifici di
ricerca. La Direzione Scientifica si occupa direttamente di tutti gli ordinativi di spesa della ricerca e dunque
delle singole imputazioni a centri di costo e centri di ricavo, essenziali per il controllo di gestione. Fase
finale del progetto, previsto per la metà dell’anno 2006, un corso di formazione rivolto al personale
sanitario, finalizzato alla ottimizzazione della gestione del budget di ricerca, da parte dei ricercatori
responsabili, con applicazione di principi di contabilità economica e controllo di gestione.
Progetto 104 – Area 2
TITOLO
RIELABORAZIONE DELLA PAGINA WEB DELLA BIBLIOTECA
DELL’ISTITUTO. ALLESTIMENTO DI UNA SALA CONSULTAZIONE
MULTIMEDIALE
RESPONSABILE
Angelo Paradiso (Direzione Scientifica)
Giancarlo Salomone (Area Gestione Tecnica e Patrimonio)
Istituto Tumori “Giovanni Paolo II” Bari
RICERCATORI
ASSOCIATI
Daniela Simone, Alessandro Lanetti, Stefania Volpe
ENTI ESTERNI
COINVOLTI
Enti Partecipanti Progetto Bibliosan
ANNO DI INIZIO
2006
DURATA
36 mesi
PAROLE CHIAVE
Comunicazione, informazione, pubblicazione
DESCRIZIONE DEL PROGETTO
Negli ultimi anni, la Biblioteca dell’Istituto ha registrato un aumento di affluenza dell’utenza (medici, biologi,
tecnici laboratoristi, operatori sanitari ecc.) interna ed esterna ed un numero sempre maggiore di richieste
per la ricerca e per il reperimento di documentazione scientifica, incrementata in seguito alla nostra
adesione al progetto Bibliosan tra le biblioteche degli IRCCS italiani.
Inoltre, si è aggiunta anche un’utenza non specialistica (malati familiari e cittadini) da quando è stata
attivata la Biblioteca per i Pazienti, un servizio per la diffusione di informazioni in campo oncologico
(Progetto “Azalea: biblioteca digitale in oncologia per malati, familiari e cittadini”).
Per implementare i servizi offerti all’utenza, si ritiene necessario fornire maggiori risorse tecnologiche, oltre
ad una più confortevole ed ergonomica sala consultazione, dotata delle attrezzature idonee a garantire la
fruizione. Di conseguenza, si rende necessario perseguire una maggiore visibilità e una migliore fruizione
degli stessi con l’aiuto di nuove tecnologie, attraverso la rielaborazione della pagina web della Biblioteca sul
sito dell’Istituto per l’accesso ai data base di consultazione.
Si vuole aumentare la accessibilità e la semplicità d’uso delle risorse informatiche, in modo da estendere la
utenza, allo stato attuale prevalentemente interna specialistica, anche a pazienti e utenti esterni in
generale.
Si vogliono incrementare i servizi e le risorse offerte agli utenti della biblioteca, rendendoli disponibili in rete.
Si vuole strutturare la nuova pagina web della Biblioteca con una interfaccia amichevole e interattiva per le
seguenti funzioni:
informazioni generali (orario di apertura della biblioteca, indirizzo, contatti);
servizi erogati gratuiti;
cataloghi;
banche dati nazionali ed internazionali;
links;
news.
Si vogliono adeguare gli spazi logistici per la consultazione alle suddette funzioni, garantendo, oltre
all’accesso remoto, un adeguato standard di servizio presso la biblioteca, da dotare di una sala attrezzata,
con:
postazioni di consultazione ergonomiche, con tavoli dotati di barra attrezzata portacavi;
postazioni PC con collegamento intranet ed internet, server centrale e possibilità di formazione
multimediale a distanza;
251
LINEA 5
stampante di rete laser a colori.
ATTIVITÀ PREVISTE
La pagina web dovrà consentire semplicità di accesso, tale da garantire la fruizione dei servizi di biblioteca
anche ad utenza non esperta. La realizzazione grafica sarà affidata al CBIM di Pavia, società responsabile
della gestione del sito web dell’Istituto, previa progettazione e supervisione da parte di un esperto di pagine
web per siti di biblioteche.
La sala consultazione sarà allestita presso una ampia sala disponibile presso l’Istituto, già utilizzata per
riunioni, convegni, corsi ecc.
L’attrezzamento della sala, previa acquisizione delle necessarie apparecchiature, sarà realizzato con
risorse interne (Ufficio Tecnico).
252
PROGETTI
ALLEANZA CONTRO IL CANCRO
253
Alleanza contro il cancro
Alleanza Contro il Cancro
’IRCCS Ospedale Oncologico di Bari partecipa, in qualità di socio fondatore, alle attività dell’Associazione
Alleanza Contro il Cancro, fin dal 2002.
LNell’ambito di detta attività, esegue ricerche a vario titolo, in alcuni casi come Centro coordinatore e in altri
come Unità Collaborante a n. 14 progetti.
Elenco dei progetti
N.
1
2
3
4
5
6
7
8
9
10
11
12
IRCCS
Proponente
Responsabile
Interno IOB
Bari-IOB
A. Paradiso
Bari-IOB
A. Paradiso
Aviano-CRO
M. De Lena
Milano-IEO
F. Schittulli
Milano-INT
G. Simone
Milano-INT
V. Lorusso
Milano-INT
M. Guida
Roma-IRE
S. Tommasi
Milano-INT
A.F. Zito
Progetto globale per la valutazione ed il miglioramento
della QoL nei pazienti oncologici a lunga aspettativa di vita
Roma-IRE
V. Lorusso
Network per l’analisi epidemiologica, etiopatogenica ed
economica-sanitaria della popolazione con tumore della
tiroide d’interesse neoplastico afferente agli IRCCS
Milano-INT
Roma-IRE
L. Grammatica
Milano-INT
G. Galetta
Progetto
Il controllo di qualità nel laboratorio oncologico: e-oncology
per lo sviluppo di linee guida di appropriatezza di utilizzo
clinico e di CQ dei biomarcatori
Banca virtuale dei tessuti tumorali
Progetto AZALEA biblioteca virtuale in oncologia
Standardizzazione della tecnica di biopsia del linfonodo
sentinella nel carcinoma mammario
TESEO (Telepatologia a Scannerizzazione degli Enti
Oncologici Italiani) - Progetto per un collegamento via
telematica fra dipartimenti di patologia degli IRCCS
oncologici a scopo di consulenza diagnostica, attività
didattica,controllo di qualità e riunioni di consenso
START – Stato dell’arte in oncologia
Rete italiana tumori rari
Classificazione molecolare per migliorare la diagnosi,
prognosi e cura dei tumori epiteliali (genomica)
Progetto
OMERO
(Oncotipo
Mammario
ER2
Overesprimente): studio sui carcinomi mammari HER2
positivi indirizzato alla impostazione di un percorso
diagnostico terapeutico specifico per questo tipo di tumore
Studio osservazionale sui pazienti oncologici anziani
13
GIOTTO (Gist Optimal Treatment and Therapy Outcome):
studio osservazionale multicentrico sui Gist in tutte le fasi
di malattia
Milano-INT
F. Giuliani
14
Carcinoma della prostata
Milano-INT
M. Quaranta
254
Resoconto Scientifico 2005
Progetti Alleanza Contro il Cancro
Le attività svolte nell’ambito di Alleanza Contro il Cancro, si presentano sempre più, come embricate
inscindibilmente con le attività complessive dell’Istituto.
Alcuni progetti si trovano peraltro compresi anche nelle tematiche delle Linee di Ricerca Corrente.
Di particolare rilievo comunque, sono da ritenersi i risultati ottenuti a livello nazionale e
internazionale dai n. 2 progetti di cui l’Istituto Oncologico è coordinatore nazionale:
1. Il controllo di qualità nel laboratorio oncologico: e-oncology per lo sviluppo di linee guida di
appropriatezza di utilizzo clinico e di CQ dei biomarcatori.
2. Banca virtuale dei tessuti tumorali.
Le attività di ACC sono peraltro destinate a diventare sempre più importanti, soprattutto nella logica
di sviluppo di attività di rete sia sul territorio nazionale che regionale.
Progetto n.1
Il controllo di qualità nel laboratorio oncologico: e-oncology per lo sviluppo di linee guida di
appropriatezza di utilizzo clinico e di CQ dei biomarcatori.
Questo progetto si è rilevato strategicamente cruciale per le attività oncologiche italiane perché è
andato ad occupare l’area importantissima sinora non gestita del CQ per la determinazione dei
principali biomarcatori tumorali dando corpo e vita al Network Italiano per il Controllo di Qualità dei
Biomarcatori Tumorali (INQAT, Italian Network for Quality Assessment of Tumor Biomarkers)
In specifico, INQAT ha collaborato a livello nazionale ed internazionale con numerosi gruppi di
lavoro, associazioni scientifiche e progetti di ricerca:
-a livello internazionale con UKNEQAS (United Kingdom National External Quality Assessment
Service), con EUREQA, con EORTC ed in ambito del progetto europeo 6th Framework EQUAL.
-a livello nazionale soprattutto con la SIAPEC (Società Italiana di Patologia e Citoatologia
diagnostica) e la SIBIOC (Società Italiana di Biochimica Clinica e Biologia Molecolare Clinica)
Le attività di INQAT hanno riguardato principalmente le seguenti linee di ricerca:
Identificazione e definizione di procedure statistiche ottimali per la validazione ed il controllo di
qualità di biomarcatori in specifiche neoplasie. Gli studi in corso riguardano la fase analitica di
biomarcatori morfologici (CA mammario: grading cito-istologico, attività mitotica), immuistochimici
(CA mammario: Her-2/neu e recettori steroidei) e circolanti (CA mammario: VEGF; Tumori
neuroendocrini: Cromogranina A) associati o indicativi di diversi processi cellulari.
255
Alleanza contro il cancro
(a) Identificazione e definizione di procedure statistiche ottimali per l’implementazione di controlli di
qualità di biomarcatori molecolari. Gli studi in corso riguardano le tecniche di PCR quantitativa con
metodo real time basato sull’impiego di sonde TaqMan®.
(b) Ottimizzazione di nuovi approcci per l’implementazione di controlli di qualità di biomarcatori in ambito
oncologico (fase pre-analitica e analitica). Gli studi in corso riguardano l’utilizzo della tecnica TMA
(Tissue Micro Array) per biomarcatori immunoistochimici, l’utilizzo di analizzatori di immagini digitali
per biomarcatori morfologici e l’utilizzo di sospensioni/linee cellulari per biomarcatori autoradiografici.
In particolare, nell’ambito del progetto EQUAL, l’attività è consistita:
1. EQUAL QUANT Project
stretta collaborazione con il Central Manchester and Manchester Children’s University Hospitals
(CMMC) ed ha riguardato l’implementazione della banca dati elettronica, l’ottimizzazione della
raccolta dati via web, lo sviluppo di programmi ad hoc per e la valutazione preliminare di dati
“pilota”e per l’analisi statistica definitiva.
2. EQUAL QUAL Project
stretta collaborazione con l’Università degli Studi di Firenze per la verifica della correttezza e
congruenza dei dati raccolti via web, lo sviluppo di procedure innovative e di programmi ad hoc per
l’analisi statistica.
Per gli altri CQ curati da INQAT, le attività e di risultati conseguiti sono dettagliati nella tabella in
Allegato 1.
Le attività programmate per il 2006 riguardano essenzialmente la continuazione di tutti i programmi
di CQ in atto che non possono e non devono essere interrotti per dare alle attività di controllo
significato di continuità e di riferimento stabile. Per alcuni dei programmi di CQ, sarà inoltre avviata
la pratica di certificazione internazionale.
Le attività del 2006 comporteranno inoltre un importante cambiamento dovuto al trasferimento ed
organizzazione di un laboratorio italiano per la gestione dei programmi di CQ nazionali che saranno
sempre condotti a titolo gratuito. Altra novità sarà costituita dalla attestazione di partecipazione che
verrà rilasciata ai Centri partecipanti
I programmi di CQ in questione sono:
-CQ di Recettori Ormonali con tecnica ISH
-CQ di Her-2/neu in ISH
-CQ di Hwer-2/neu in FISH
-CQ del grading istopatologico
-CQ di PCR qualitativa
-CQ di PCR quantitativa
-CQ di Cromogranina A
-CQ di Conta Mitotica
-CQ di VEGF circolante
Le attività di INQAT hanno portato anche ad una intensa attività pubblicistica dettagliata di seguito:
256
Alleanza contro il cancro
1. G. Reina, C.Orlando, P. Rebora, F.Ambrogi, C.C. Raggi, P. Verderio, E. Ma rubini ”A bivariate
statistical approach to evaluate laboratory performance through the analysis of standard curves in
a program of external quality control for quantitative assays based on real-time PCR with TaqTM
Man
probes”. Clinical Chemestry and Laboratory Medicine: in stampa (2006).
2. Italian Network for Quality Assurance of Tumor Biomarkers (INQAT) Group:” Interobserver
reproducibility of immunohistochemical HER-2/neu assessment in human breast cancer: An update
from INQAT round III.” The International Journal of Biological Markers: 20, 189-94 (2005).
3. C.C. Raggi, P. Verderio, M. Pazzagli, E. Marubini, L. Simi, P. Pinzani, A. Paradiso, C. Orlando: “An
Italian program of external quality control for quantitative assays based on real-time PCR with TaqMan probes”. Clinical Chemestry and Laboratory Medicine: 43, 542-548 (2005)
4. M. Frattini, D. Balestra, P. Verderio, G. Gallino, E. Leo, G. Sozzi, M.A. Pierotti, M.G. Dandone:
“Reproducibility of a semiquantitative measurement of circulating DNA in plasma from neoplastic
patients”. Journal of Clinical Oncology: 23, 3163-4 (2005).
5. E. Marubini, S. Pizzamiglio, P. Verderio: “Agreement between observers: its measure on a
quantitative scale”. The International Journal of Biological Markers: 20, 73-78 (2005).
6. Italian Network for Quality Assurance of Tumor Biomarkers (INQAT) Group: “Quality control for
histological grading in breast cancer: an Italian experience. Pathologica: 97,1-6 (2005).
7. P. Verderio, C. Orlando, C. Casini Raggi, E. Marubini: “Confidence interval estimation for DNA and
mRNA concentration by real-time PCR: A new environment for an old theorem”. The International
Journal of Biological Markers: 19, 76-79 (2004).
8. Rhodes A, Sykes R, Salam Al-Sam S, Paradiso A Cell line standards to reduce HER-2/assay
variation and the potential of automated image analalysis to provide more accurate cut points for
predicting clinical response to Trastuzumab. Am J Clin Pathol 2005; 123: 314-315
9. E. Marubini, P. Verderio, C.C. Raggi, M. Pazzagli, C. Orlando; Italian Network for Quality
Assessment of Tumor Biomakers; Italian Society of Clinical Chemistry and Clinical Molecular
Biology: “Statistical diagnostics emerging from external quality control of real-time PCR”. The
International Journal of Biological Markers: 19, 141-146 (2004).
10. Italian Network for Quality Assurance of Tumor Biomarkers (INQAT) Group:” Interobserver
reproducibility of immunohistochemical HER-2/neu evaluation in human breast cancer: the realworld experience”. The International Journal of Biological Markers: 19, 147-154 (2004).
11. Rhodes A, Borthwick D, Sykes R, Al-Sam S, Paradiso A. Commentary on The use of cell line
standards to reduce HER2/neu assay variation in multiple European cancer centers and potential of
automated image analysis to provide for more accurate cut-points for predicting clinical response to
trastuzumab.Am J Clin Pathol Vol. 122 n. 1 pp. 51-60 2004
257
Alleanza contro il cancro
Progetto n.2
Banca virtuale dei tessuti tumorali
Le aree tematiche oggetto di studio individuate in occasione dell’incontro presso il CRO di Aviano
del settembre 2004, ovvero:
- Sviluppo di un Software gestionale della Bio-Banca comune
- Sviluppo ed adozione di procedure operative standardizzate
- Impostazione di percorsi e regole gestionali condivise per le Bio-Banche
sono state, in una prima fase, approfondite ed analizzate nel corso del 2005, attraverso la
ricerca di informazioni sui modelli di Banche Biologiche già operanti in altri stati quali il CNIO
(www.cnio.es), TUBAFROST (www.tubafrost.org), NCI
(pluto3.nci.nih.gov/tissue/search1/search_cancer.cfm).
A tal fine sono stati costituiti dei gruppi di lavoro con il compito di approfondire ed acquisire i modelli
operativi in uso al fine di elaborarne uno per la BioBanca Nazionale.
I gruppi di lavoro sono stati costituiti, sulla base di quattro aree di attività:
- Consenso Informato – M. Mottolese (IRE Roma), A. Gloghini (CRO Aviano);
- Procedure Operative Standardizzate e Nomenclatura Standard - R. Franco (Pascale Napoli),
M.Truini (Ist Genova);
- Controllo di Qualità - M.G. Daidone (INT Milano), S. Pece (IEO Milano),
- Interfacciamento dei dati del Network – A. Paradiso (IO Bari).
Nel maggio 2005, in corso della Ia riunione del P.F. Network Virtuale per una Biobanca Oncologica
Nazionale presso L’istituto Oncologico di Bari, sono stati discussi i singoli aspetti e definiti i criteri
generali sui quali basarsi per il modello nazionale.
In primo luogo è emersa la necessità di stabilire il modello da perseguire tenendo conto delle
caratteristiche dell’attuale organizzazione e delle raccolte retrospettiche in possesso dei singoli
istituti del Progetto. Infatti, nell’intento di preservare tali modelli organizzativi, è stato concordato di
adottare il modello di Banca Virtuale, in cui i dati relativi ai campioni messi a disposizione vengono
gestiti da un database comune, senza centralizzazione del materiale stoccato ed il cui utilizzo, per
scopi non
commerciali, ma attraverso collaborazioni scientifiche, verrà sottoposto a valutazione da parte di un
comitato scientifico, appositamente costituito, comprendente i Responsabili di Istituto del Progetto
Nazionale.
In particolare è stato concordato, anche in seguito a consultazione da parte di ogni centro con i
propri organi istituzionali, di adottare, in base al modello dello Specimen Resource Locator dell’NCI
pluto3.nci.nih.gov/tissue/search1/search_cancer.cfm) un data set minimo di
informazioni da associare ai campioni messi a disposizione nel Network.
258
Alleanza contro il cancro
Infatti, un survey, condotto dal centro coordinatore di Bari, tra i centri partecipanti, sul tipo di
informazioni che ognuno avrebbe ritenuto opportuno associare ai propri campioni, ha condotto
all’individuazione di un data set minimo.
Tale data set comprenderebbe informazioni riguardanti:
- Tipo di Tumore
- Tipo di campione
- Modalità di conservazione
- Numero di campioni conservati
- Dati clinici e sperimentali correlati
Una volta stabiliti tipologia di banca e dati associati ai campioni, si è passati ad analizzare quali
possibili Questi dati gireranno su un software comune messo in rete le cui caratteristiche sono state
individuate in base a criteri di accessibilità controllata. In particolare sono stati previsti due livelli di
accesso: uno, ad uso dei centri partecipanti al progetto che potranno liberamente consultare e
aggiornare dati relativi ai propri campioni, ed uno ad uso di utenti che intendono consultare le
informazioni al fine di instaurare collaborazioni scientifiche derivanti dall’utilizzo dei campioni e dei
dati ad essi correlati. È stato ipotizzato di immettere tale software sul portale ACC di è-oncology
attraverso la progettazione, concepita dal gruppo di lavoro informatico, di una pagina web, in
collaborazione con la ditta MR2 di Bari, il cui prototipo verrà presentato in corso della riunione del
Network che si terrà il 28 novembre a Milano.
Il gruppo di lavoro sulle POS ha condotto un survey sull’utilizzo di una nomenclatura standard in uso
nelle Anatomie Patologiche degli Istituti afferenti al progetto e a livello internazionale. Ne è risultato
che la maggior parte utilizza lo SNOMED (Allegato 3) che, pertanto, verra’ validato, in corso della
riunione di Milano al fine di potersi allineare con gli standard internazionali. Lo stesso gruppo ha
condotto un survey sulle procedure operative di raccolta e conservazione dei tessuti tumorali nei
singoli Istituti del progetto nazionale al fine di individuare delle POS da valicare ed adottare in
occasione dell’incontro di Milano, in cui verrà presentato un modello prototipale.
Il gruppo di lavoro sul consenso informato ha raccolto i modelli in corso di stesura e validazione
all’INT di Milano, IO di Bari e CRO di Aviano, insieme a modelli attualmente in uso in altri centri sia
nazionali che internazionali. Durante l’incontro di Milano verrà proposto un modello comune che
verrà analizzato e discusso.
Nella riunione di Bari del maggio 2005, il gruppo di lavoro per l’individuazione di procedure per il
controllo di qualità sulla raccolta e conservazione di materiale biologico per la BioBanca, aveva
sottolineato i limiti, al di là del controllo istologico sull’idoneità del campione, delle metodiche
biomolecolari che potessero essere rappresentative della qualità dei metodi e dei tempi di
conservazione dei campioni tissutali.
259
Alleanza contro il cancro
Progetto n.3
Progetto AZALEA biblioteca virtuale in oncologia.
Nell’ambito del Progetto “Azalea: Biblioteca digitale in oncologia per pazienti, familiari e cittadini”, durante
l’anno 2005, il nostro Istituto ha creato uno spazio, presso la Direzione Scientifica, riservato alla Biblioteca
per i Pazienti, aperta al pubblico tutti i giorni dal lunedì al venerdì dalle 8.30 alle 14.00. Il progetto vede la
presenza di una Bibliotecaria, di una Psicologa, e di un Oncologo.
Nell’Istituto il servizio è stato attivato da gennaio 2005 e dal 1 febbraio si sono registrate le prime affluenze.
Da febbraio 2005 le richieste di informazione sono state registrate e monitorate attraverso una scheda sociodemografica su un apposito registro.
Alcuni utenti si sono presentati più volte, chiedendo informazioni su vari aspetti della malattia. I nostri utenti
vogliono risposte scientificamente attendibili, comprensibili sul piano del contenuto informativo e
umanamente corrispondenti ai bisogni di chi, come loro, vivono una condizione di malattia.
Le specifiche esigenze dei pazienti trovano risposta attraverso i documenti messi a disposizione dalla banca
dati Azalea (che ad oggi contiene 1500 records), e opuscoli e libretti pubblicati dalle varie associazione:
AIMaC, Fondazione Angela Serra, Fondazione Calabresi, che gli utenti possono liberamente consultare.
Biblioteca per i Pazienti: Questionario di customer satisfaction
Inoltre per monitorare il Servizio offerto dalla Biblioteca, gli utenti compilano un questionario, di
customer satisfaction, per valutare la funzionalità e la qualità della biblioteca, l’utilità e la qualità delle
informazioni ricevute e la competenza del personale addetto. Inoltre, uno spazio, alla fine del
questionario, è riservato per eventuali proposte e suggerimenti.
Riportiamo ora i dati socio-demografici scaturiti dall’indagine:
-
Donne: 74%,
età media=37
-
Uomini: 26%,
età media=45.4
-
Coniugati:
69%
-
Separati:
9%
-
Vedovi:
11%
-
Celibe/nubile:
11%
Unità Operativa di provenienza:
- Ambulatorio di chemioterapia: 36%
- Oncologia Medica ed Oncologia Medica Sperimentale: 30%
- Senologia: 29%
- Chirurgia Apparato Digerente: 5%
Come è venuto a conoscenza dell’esistenza del servizio?
- pubblicità interna (locandine e opuscoli)
75%
- passaparola
10%
- mass media
15%
Chi si rivolge alla Biblioteca per Pazienti?
Paziente
53%
260
Alleanza contro il cancro
familiare:
figlio/a
14%
coniuge
20%
fratello/sorella
13%
Quale tipo di informazione è richiesta?
- Malattia: 33%
- Chemioterapia, Radioterapia e riabilitazione: 19%
- Alimentazione durante le terapie: 17%
- Psicologia e Cancro: 7%
- Esami diagnostici specifici (TAC, PET): 13%
- Protocolli sperimentali: 6%
- Tumori eredo-familiari: 5%
Qualità del materiale fornito:
- Scarsa:
0%
- Sufficiente:
15%
- Buona:
53%
- Ottima:
32%
Suggerimenti e proposte
- Maggiore pubblicizzazione del Servizio: 34%
- Creazione di un gruppo di discussione: 27%
- Maggiore flessibilità negli orari di apertura della Biblioteca: 13%
È evidente che le donne risultano essere più interessate alla loro condizione di salute e a nuovi percorsi di
conoscenza rispetto agli uomini. Questo forse è dovuto al fatto che la donna, da sempre è più disposta a
mettersi in discussione e ha meno timori nell’affrontare la malattia.
Un altro aspetto rilevante è dato dalla richiesta di informazioni riguardanti la terapia (Che mio o Radio) e la
riabilitazione, a dimostrare quanto i pazienti siano proiettati a migliorare la loro Qualità di Vita.
Nell’ambito del Progetto Azalea, è stato organizzato il Corso Formativo ECM “Metodi e Strumenti
dell’Informazione Biomedica su Internet e Basi Dati in Linea”, tenutosi a bari, presso la Biblioteca provinciale
S.Teresa dei Maschi de Gemmis, per 2 edizioni complessive, dal 20 al 23 giugno 2005. Il Corso ha formato
40 partecipanti in totale.
Progetto n.4
Standardizzazione della tecnica di biopsia del linfonodo sentinella nel carcinoma mammario.
Con il periodo di training su 30 pazienti per lo studio del linfonodo sentinella, con la collaborazione
tra chirurgo, medico nucleare ed anatomo patologo, si sono trattati con la tecnica del linfonodo
sentinella n. 115 pazienti.
261
Alleanza contro il cancro
L’individuazione del linfonodo è stato realizzato con tracciante radioattivo, lo studio anatomo
patologico è stato fatto su materiale paraffinato con colorazione con ematosillina-eosina o con
indagini immunoistochimiche.
Solo in presenza di linfonodo macroscopicamente sospetto per interessamento metastatico si è
proceduto ad eseguire l’esame istologico estemporaneo con numero limitato di sezioni istologiche.
Nel prossimo anno è in programmato lo studio del linfonodo sentinella, reperato scintigraficamente,
con ecodoppler, per verificare se questo esame può essere predittivo dello stato linfonodale.
Si allega prospetto di quanto è stato realizzato nello studio del linfonodo sentinella.
Casistica periodo training
Casistica totale
• LS eseguiti in ricovero ordinario = 31
• LS eseguiti in ricovero ordinario = 115
• LS in anestesia generale = 31
• LS in anestesia generale = 112
• LS in anestesia locale = 0
• LS in anestesia locale = 3
• LS con E.I. estemporaneo = 0
• LS con E.I. estemporaneo = 5
• LS con E.I. differito = 31
• LS con E.I. differito = 110
• LS nr. medio sez. istologiche = 65 (30 ÷ 108)
• LS nr. medio sezioni istologiche = 50
• LS in precedente chirurgia mammaria = 0
• LS in precedente chirurgia mammaria = 7
• LS in DCIS = 2
• LS in DCIS = 15
• LS in lesioni mammarie non palpabili = 5
• LS in lesioni mammarie non palpabili = 25
• LS catena mammaria interna = 0
• LS catena mammaria interna = 0
• Nr. dissezioni ascellari N- = 17/31
Progetto n.5
TESEO (Telepatologia a Scannerizzazione degli Enti Oncologici Italiani)
Con l’acquisto della licenza annuale server BLISS è stato possibile costituire un repository “locale” di
vetrini digitali, grazie al quale si è realizzata una maggiore autonomia rispetto al server CBIM per i
programmi di CQ in ambito “regionale” e per studi multicentrici.
E’ stato quindi eseguito il back up locale di tutti i CD virtuali realizzati presso il nostro Istituto, in
modo da garantire la possibilità di consultazione del caso anche durante un eventuale fermo
macchina presso il server CBIM. L’ attività prodotta, può essere cos’ sintetizzata:
a. Sedici casi collegiali scannerizzati per un totale di 61 preparati cito-istologici ed immunocitochimici
per second opinion.
b. Allestimento di un set di 16 Pap Test digitali, depositati sul server BLISS del nostro Istituto, per uno
studio sulla riproducibilità della citologia cervico-vaginale. L’iniziativa, demandata dalla SIAPEC
262
Alleanza contro il cancro
Regionale e presentata a Foggia nel corso di un Workshop di citopatologia si inserisce nelle attività
di Controllo di Qualità da sviluppare nell’ambito del Programma Regionale di screening cervicovaginale nella regione Puglia
c.
Pubblicazione di casi virtuali, 15 allo stato attuale, depositati sul server BLISS del nostro Istituto,
relativi alla determinazione di c-erb-B2-Neu nel carcinoma lobulare invasivo in casi osservati presso
il nostro Istituto e studiati sotto il profilo della biopatologico anche per la presenza di amplificazione
genica, valutata con FISH.
d. Partecipazione al Controllo di qualità del P.F. OMERO sull’overespressione di c-erb-B2-Neu, con
osservazione di 118 preparati digitali, sottoposti a scansione presso l’INT di Milano.
e. Partecipazione , in qualità di relatore al Workshop Nazionale di Anatomia Patologica
presso L’Istituto Oncologico “G: Pascale” di Napoli (Gennaio 2005) con lezione su “Come generare
un preparato digitale”.
Presentazione di n° 2 poster digitali sui risultati dell’attività riportata ai punti a) e b), pubblicati sul
sito telematico della SIAPEC in occasione del 9° Co ngresso di Telepatologia (Bari 18-19 Novembre
2005), al quale ha partecipato in qualità di moderatore.
Progetto n.6
START – Stato dell’arte in oncologia.
Il ns Istituto ha contribuito alla realizzazione dei seguenti capitoli che sono già stati inseriti on line nel
sito www.startoncology.net:
Altre emergenze oncologiche;
Carcinoma a sede primitiva ignota;
Disordini degli istiociti;
Emergenze metaboliche;
Leucemie acute;
Melanoma;
Sarcomi;
Terapia antiemetica;
Tumore del pancreas;
Tumori cerebrali;
Tumori del tratto gastro-intestinale;
Tumori del tratto genito-urinario.
E’ stato dato l’incarico di redigere il capitolo: I Tumori dell’anziano.
263
Alleanza contro il cancro
Progetto n.7
Rete italiana tumori rari
L’attività dell’Istituto Oncologico di Bari all’interno del è consistita nelle seguenti attività:
1. Partecipazione attiva alla rete telematica nazionale per lo studio e la terapia dei tumori rari.
2. Studio di alcune neoplasie quali il Melanoma e il Carcinoma indifferenziato del rinofaringe,
quali prototipi di tumore raro, nei diversi aspetti (epidemiologia, diagnosi, trattamento).
La partecipazione dell’Istituto alle attività della Rete Nazionale per la cura dei Tumori Rari si è
concretizzata anzitutto in un coinvolgimento nelle varie iniziative proposte dalla Rete e nella gestione
in rete di alcuni pazienti portatori di tumore raro.
Ad oggi sono stati inseriti nella Rete dall’Istituto Oncologico di Bari 12 pazienti di cui è stato
condiviso tutto l’iter diagnostico-terapeutico e di follow up, anche in collaborazione con
progetto Teseo che prevede la possibilità di eseguire una teleconsultazione telematica dei
preparati istologici che vengono condivisi da un panel di esperti di vari centri italiani.
Sono stati anche fatti afferire, mediante la Rete, quattro pazienti da altri Centri italiani all’Istituto
Oncologico di Bari per proseguire o iniziare un trattamento previamente concordato in Rete.
Di tutti i pazienti è stata trasferita per via telematica tutta la documentazione clinica.
Inoltre, la Rete Tumori Rari sta continuando il lavoro di cooperazione col Ministero della Sanità e
dall’Istituto Superiore di Sanità con l’obiettivo finale includere le prestazioni della Rete all’interno del
Sistena Sanitario Nazionale.
In definitiva, la Rete sta diventando un modello sperimentale di rete collaborativa con supporto
telematico utilizzabile non solo per le neoplasie ma anche per altri progetti telematici di
collaborazione sanitaria, in particolare nelle malattie rare.
Per quanto riguarda lo studio di alcune neoplasie quali il Melanoma e il Carcinoma indifferenziato del
rinofaringe, quali prototipi di tumore raro, nei diversi aspetti (epidemiologia, diagnosi, trattamento), di
seguito i risultati.
Per quanto riguarda lo studio del melanoma, in questi ultimi mesi si è concretizzata
-
arruolamento di 8 pazienti affetti da melanoma metastatico nel protocollo di vaccinoterapia con
cellule dendritiche che prevede la raccolta di tali cellule da leucaferesi di sangue periferico, la loro
manipolazione in laboratorio.
-
Inserimento di 15 pazienti in protocolli dell’Italian Melanoma Intergroup (IMI).
Per quanto riguarda il Carcinoma indifferenziato del rinofaringe stiamo continuando la collaborazione
con il centro di Immunogenetics, Department of Trasfusion Medicine del National Institutes of Health
di Bethesda (USA) che ha come obiettivi principali la determinazione dell’HLA typing su campioni di
DNA e del carico virale mediante determinazione di EBV DNA e RNA con metodo real-time PCR.
264
Alleanza contro il cancro
Sono stati finora inseriti nello studio 35 pazienti.
Progetto n.8
Classificazione molecolare per migliorare la diagnosi, prognosi e cura dei tumori epiteliali
(genomica).
Il progetto di ricerca aveva come obiettivi generali, di: 1) identificare, tramite l’analisi simultanea
dell’espressione di migliaia di geni, sottogruppi di tumori solidi e lucemie con pattern molecolari
distinti e riproducibili, che abbiano significato prognostico; 2) determinare le alterazioni a livello
genomico tramite l’analisi globale del DNA tumorale servendosi di gene chip arrays in grado di
evidenziare perdita di eterozigosita’ di determinati loci cromosomici basati su alterazioni di SNP; 3)
personalizzare il trattamento dei tumori a predisposizione ereditaria tramite l’identificazione, in vitro,
di farmaci in grado di attaccare selettivamente cellule con alterazioni in omozigosi dei geni coinvolti
nella predisposizione ereditaria ai tumori rispetto a cellule con alterazioni eterozigoti o cellule wt.
Il Laboratorio di Oncologia Sperimentale e Clinica avrebbe provveduto a mettere a disposizione, per
le analisi di caratterizzazione molecolare, una casistica consecutiva di pazienti affette da carcinoma
mammario di cui in Banca Tessuti è presente sangue intero, tessuto tumorale e normale congelati.
Tutte le pazienti sono caratterizzate dal punto di vista clinico-patologico e di familiarità. Durante il
2004, la raccolta di tessuti si è arricchita di circa 200 pazienti con caratteristiche di familiarità e la
casistica è a disposizione di chi voglia utilizzarla.
Per quanto riguarda l’altro obiettivo, cioè quello di identificare, tramite l’analisi simultanea
dell’espressione di migliaia di geni, sottogruppi di tumori solidi con pattern molecolari (es. alterazioni
di SNP) distinti e riproducibili, che abbiano significato prognostico, è stato ampliato lo studio di
polimorfismi dei geni che codificano per tirosino-chinasi e dei geni di suscettibilità per il carcinoma
mammario. Questo studio, condotto in collaborazione con il Buck Institute di Novato, CA (Dr. CC
Benz) e la UCSF, San Francisco, CA (Dr.ssa Albertson) ha permesso la caratterizzazione di 620
pazienti e 169 controlli per singoli polimorfismi di ErbB2 e il mapping dell’intero genotipo di 120
pazienti tramite array CGH. Quest’ultimo studio ha messo in evidenza un diverso profilo genotipico in
relazione all’età confermando una relazione tra alterata regolazione mitotica ed età avanzata. Gli
interessanti risultati ottenuti saranno a breve oggetto di pubblicazione.
Inoltre, considerando un costante incremento del lavoro previsto, è stata messa a punto la struttura
di una piattaforma high-throughput che dall’estrazione di macromolecole arrivi all’analisi degli acidi
nucleici previa polymerase chain reaction (PCR). Gli acidi nucleici saranno poi analizzati per
sequenza, genotipi e SNPs.
La prospettiva è quindi quella di continuare a reclutare la casistica con stimmate di familiarità,
caratterizzarla in modo puntuale dal punto di vista genomico e attivare la nuova piattaforma highthroughput.
265
Alleanza contro il cancro
Progetto n.9
Progetto OMERO (Oncotipo Mammario ER2 Overesprimente)
La fase retrospettiva del progetto si è conclusa con l’inserimento nel data-base predisposto di 3.617
casi di cui 2.644 con follow-up. Il nostro centro ha contribuito con 78 casi con follow-up completo per
76 casi.
Tali dati saranno oggetto di una comunicazione nel corso dell’ASCO 2006.
Inoltre è stato condotto uno studio di controllo di qualità su una serie
selezionata di casi per
l’HER2/neu utilizzando procedure telematiche in collaborazione con i responsabili del progetto
TESEO. Il nostro centro ha fornito per tale studio 12 casi. I risultati sono ancora in fase di
elaborazione statistica. Per quanto riguarda i prodotti scientifici che si intendono realizzare nel
prossimo anno, siamo in attesa della programmazione relativa da parte della responsabile nazionale
del progetto.
Progetto n.10
Progetto globale per la valutazione ed il miglioramento della QoL nei pazienti oncologici a
lunga aspettativa di vita.
Il Progetto globale per la valutazione ed il miglioramento della QoL nei pazienti oncologici a lunga
aspettativa di vita ha avuto i seguenti obiettivi nel corso dell’anno 2004-2005:
- Osservazione e valutazione della QoL e della fatigue nei pazienti in trattamento chemioterapico e in
follow up;
- Identificazione e attuazione di percorsi terapeutici multidisciplinare idonei al miglioramento della
fatigue in pazienti a lunga aspettativa di vita;
- Individuazione di un pannello analitico per una precisa definizione biologica del fenomeno della
“fatigue” ed una più precisa indicazione prognostica e terapeutica dello stato patologico.
In corso d’opera è stato aggiunto un ulteriore target: quello dello studio, in un follow up a 2 anni, delle
eventuali problematiche cognitive occorrenti nei pazienti in trattamento chemioterapico con lunga
aspettativa di vita.
L’Istituto “Regina Elena”, centro coordinatore della ricerca, ha gestito e comunicato ai vari centri
impiegati nella raccolta dei dati la metodologia da adottare nella selezione, reclutamento, valutazioni
basali e successive e follow up. Dall’avvio del progetto fino ad ora sono state apportate svariate
modifiche metodologiche che hanno inciso sulla quantità dei dati raccolti.
N. totale pazienti arruolati: 62 (33 donne e 29 uomini)
N. parziale pazienti per sede di patologia:
Mammella:
23
Colon:
11
Vescica:
7
Linfomi H e NH: 6
266
Alleanza contro il cancro
Tratto gastrico: 3
Ovaio:
4
Fegato:
4
Testicolo:
2
Rene:
1
N. di Exitus:
7
N. parziale fine ciclo terapia: 3
N. parziale continua ciclo terapia: 52
Ad ogni paziente arruolato è stata effettuata, previa sottoscrizione del consenso informato, una
valutazione baseline comprendente:
- Una scheda di intervista semistrutturata anamnestica e psico-sociale;
- Test di valutazione della fatigue: Functional Assessment of Cancer Therapy (FACT) ;
- Test di valutazione della QoL: EORTC QLQ C30 con moduli specifici per patologia;
- Test di valutazione dell’ansia e della depressione Hospital Anxiety and Depression (HADs).
- Tests di valutazione neuropsicologica:
-MiniMental State Examination (MMSE),
-Trail Making test A e B;
-Ripetizione di cifre (Subtest della WAIS-R),
-Rey Auditory Verbal Learning con rievocazione differita,
Tutta la batteria appena descritta è stata nuovamente somministrata alla metà presunta del ciclo di
terapia e alla fine del ciclo. Verrà inoltre riproposta a cadenza annuale nel primo e nel secondo anno
di follow up.
La raccolta dei dati è stata completata, per ogni step, dalla compilazione della scheda oncologica e
psicologica.
Nel corso dell’anno 2006 si proseguirà nell’arruolamento dei pazienti al progetto e si prevede di
intensificare questa attività con inserimento in studio di almeno 100 pazienti. Inoltre, verrà proseguito
il follow up dei pazienti già entrati nello studio.
Progetto n.11
Network integrato nel Centro Sud d'Italia per la rilevazione epidemiologica, etiopatogenica ed
economica-sanitaria del cancro della tiroide
Per quanto attiene allo stato di avanzamento del progetto a livello nazionale, il referente del progetto di
questo Istituto ha già da mesi inviato al referente istituzionale dell’Istituto Regina Elena ( dr. Ramazzotti)
l’intero archivio informatico con i dati richiesti riguardanti i pazienti trattati per neoplasia tiroidea maligna
presso l’U.O. ORL di questo Istituto.
Lo stato di avanzamento interno all’Istituto può considerarsi completato, ma con possibilità di evoluzione
attraverso la registrazione e processazione dei casi non inseriti nel data base, che può quindi essere
aggiornato sino a tutto il 2005.
267
Alleanza contro il cancro
Progetto n.12
Studio osservazionale sui pazienti oncologici anziani
Dal 16/2/2005 al 15/10/2005 l’IRCCS di Bari ha inserito 66 pazienti anziani.
Le caratteristiche dei pazienti arruolati sono riportate qui di seguito:
•
L’età minima è stata per scelta di anni 70, la massima di anni 85 con media e mediana
rispettivamente di 74 e 73 anni;
•
35 pazienti sono di sesso maschile (53%) e 31 di sesso femminile (47%) con scolarità pari al 10 %
(analfabeti), (61%) elementari e (29%) medie-superiori e università;
•
Il 18% dei pazienti vive da solo o in istituzioni;
•
Il PS per 44 pazienti su 66 è compreso fra 80 e 100 (70%);
•
La Scala di Vulnerabilità ha un valore mediano di 5 e medio di 5.2;
•
Fra le comorbidità l’ipertensione risulta la più frequente (56%), seguita dal diabete (21%) e dalle
malattie cardiache (15%);
•
Il 92% dei pazienti assume farmaci per le comorbidità;
•
Lo stato cognitivo è integro nel 90.5% dei pazienti, moderatamente compromesso nel 9.5%;
•
Lo stato emotivo non segnala depressione nel 62% dei pazienti;
•
Il 61% dei pazienti ha una neoplasia pregressa, il 39% una neoplasia sincrona;
•
Il 48.1% si è presentato per la cura del tumore in fase locoregionale, il 7.7% per recidiva
locoregionale, il 44.2% per terapia palliativa per metastasi a distanza;
•
Il tratto gastro-intestinale, il torace e la mammella sono risultati le sedi più comuni di neoplasia, in
ordine decrescente;
•
Le patologie più frequentemente inserite nel data base risultano: tratto gastro-intestinale (colon:10
casi, retto: 5, stomaco: 4, fegato: 1 e pancreas: 1), torace (9 casi), mammella (8), tratto urinario (6) e
tumori ginecologici (5);
•
In 9 pazienti la radioterapia è stata effettuata con intento curativo, in 7 con intento palliativo;
•
25 pazienti sono stati sottoposti a chirurgia e chemioterapia (di cui 2 anche ad ormonoterapia), 17
sono stati sottoposti a sola chemioterapia, 8 pazienti a radioterapia, chemioterapia e chirurgia (di cui
2 anche ad ormonoterapia), 5 pazienti sono stati sottoposti a radioterapia e chemioterapia (di cui 1
anche ad ormonoterapia), 3 pazienti solo a radioterapia, 2 solo a chirurgia e 1 paziente a
radioterapia e chirurgia.
Obiettivi raggiunti e Programma per il nuovo anno:
-
Nei primi otto mesi dall’attivazione del progetto sono stati arruolati dal nostro centro 66 pazienti
anziani con le caratteristiche su descritte;
-
Tutte le informazioni riguardo tali pazienti sono stati inviate, tramite un
data-base via web, ai responsabili nazionali del progetto;
-
Il nostro obiettivo sarà quindi quello di arrivare ai 100 pazienti proposti in
anno e di arruolarne almeno altri 100 nell’anno futuro, nonché di
268
Alleanza contro il cancro
-
Valutare la risposta clinica ed il follow-up dei pazienti già arruolati e di
quelli futuri.
Progetto n.13
GIOTTO “Gastrointestinal Stromal Tumors”
Sono stati arruolati complessivamente a livello nazionale circa 700 pazienti; nel nostro Istituto sono
stati inseriti solo 2 pazienti a fronte degli oltre 20 mcasi di GIST pervenuti alla nostra osservazione.
Una recente analisi, evidenzia che esiste una discrepanza tra il numero dei casi inseriti nel
“GIOTTO” e quelli potenzialmente arruolabili, che sembrano essere in numero notevolmente
supariore. Sarebbe pertanto possibile recuperare un numero maggiore di casi rispetto a quelli al
momento inseriti in studio se fosse disponibile una figura di riferimento che potesse occuparsi: a)
dell’arruolamento dei pazienti al momento presenti in Istituto, b) dei rapporti con altri centri minori per
l’arruolamento di pazienti che non afferiscono direttamente al nostro Istituto e che pertanto rischiano
di restare fuori dall’analisi finale, c) dei rapporti con le anatomie patologiche per le eventuali revisioni
degli esami istologici alla luce delle conoscenze sulla biologia molecolare di tale tumore.
Progetto n.14
Le condizioni di efficacia della comunicazione finalizzata a favorire comportamenti attivi per
la diagnosi precoce del ca. prostatico
- Attivazione di un call-center per la prevenzione e diagnosi precoce dei tumori della prostata allo
scopo di sensibilizzare e aumentare la consapevolezza della popolazione maschile nei confronti di
tale neoplasia che rappresenta la seconda causa di morte nei paesi occidentali.
- Attraverso il call center reclutamento, ad oggi, di N° 600 uomini di età superiore ai 50 anni, fascia di
età a rischio, i quali sono stati sottoposti al dosaggio gratuito del PSA (Prostate-Specific Antigen).
- Attivazione dell’ambulatorio di urologia presso cui sono indirizzati tutti coloro che hanno effettuato il
prelievo per PSA per essere successivamente sottoposti a visita urologia DRE, ecografia
transrettale ed eventuale biopsia.
- Implementazione di un data-base che include tutti i pazienti.
- Elaborazione di un questionario, sottoposto ad ogni paziente facente parte dello studio, allo scopo
di identificare eventuali fattori di rischio significativi per la diagnosi precoce del carcinoma della
prostata.
269
ELENCO RCERCATORI RESPONSABILI
DI PROGETTI DI RICERCA CORRENTE 2006
IN ORDINE ALFABETICO
270
Elenco Ricercatori responsabili
RICERCATORE
RESPONSABILE
N.
TITOLO
progetto
N.
N.
LINEA AREA
Abbate Ines
50
Utilità del dosaggio su liquido di lavaggio di FNAB
linfonodale nella diagnostica di metastasi da carcinoma
della tiroide
2
4
Achille Gaetano
72
Alcolizzazione percutanea di adenomi tossici tiroidei non
suscettibili di intervento chirurgico
3
4
73
Progettazione di uno strumento per la valutazione e il
monitoraggio del sintomo dolore per l’inserimento nelle
cartelle cliniche di degenza
4
1
74
Messa a punto di una cartella clinica antalgica
informatizzata per la sistematizzazione dei dati sensibili
4
1
77
Valutazione dell’efficacia del Fentanyl Transmucosale nel
dolore incidente
4
2
37
Cross talk tra i pathway di traduzione del segnale di EGFR e
Met e modulazione con farmaci TK inibitori del ca. epatico
2
3
40
Farmaci biologici e modulazione di proteine MDR relate
2
2
Bellizzi Antonia
19
Ruolo del pathway NHERF1/EGFR nella progressione,
motilità ed invasione neoplastica
1
5
Bruno Michele
10
Individuazione di profili di rischio associati a fattori eredofamiliari nei pazienti con carcinoma mammario
1
3
Catino Annamaria
67
Chemioterapia intraarteriosa epatica con fotemustine in
pazienti affetti da metastasi epatiche da melanoma
3
2
3
1
3
1
3
1
3
2
3
2
4
4
Aloè Ferruccio
Azzariti Amalia
Colucci Giuseppe
60
61
62
63
64
84
Bevacizumab (Avastin) + Folfiri nel trattamento del
carcinoma colorettale avanzato. Studio multicentrico di fase
II
Capecitabina + Oxaliplatino (Xelox) nel trattamento di prima
linea del carcinoma colorettale avanzato. Studio
multicentrico di fase II
Capecitabina + Oxaliplatino (Xelox) ± Cetuximab nel
trattamento di seconda linea del carcinoma colorettale
avanzato. Studio multicentrico di fase II
Cisplatino + Fotemustine vs Cisplatino + Vinorelbina nel
trattamento delle metastasi cerebrali da carcinoma del
polmone (Non Small Cell Lung Cancer). Studio
randomizzato di fase II
Valutazione del trattamento integrato Terapia antiemetica +
musicoterapia immaginativa in pazienti sottoposti a terapia
con FOLFIRI o FOLFOX
Intervento psicoeducazionale sulla gestione della fatigue in
pazienti in trattamento adiuvante per tumore dello stomaco
271
Elenco Ricercatori responsabili
Colucci Giuseppe
85
Gruppo Informativo: ABC del percorso di cura in oncologia.
Formazione per pazienti e familiari
Console
Giangiuseppe
96
Valutazione degli effetti indesiderati correlati all’impianto di
cateteri venosi centrali in ambito oncologico
Coviello Maria
34
D’Amico Cosimo
4
4
5
3
Possibile significato biologico-clinico della Triptasi e del
VEGF nella progressione dei carcinomi gastroenterici
2
1-2
43
Studio preoperatorio del linfonodo sentinella con ecodoppler
2
4
De Ceglie
Antonella
36
Valore diagnostico dell’istologia nei pazienti con reflusso
gastroesofageo
2
2
Deliso Maria
28
L’infezione da HPV nelle pazienti con storia di tumore
1
4
11
Prevalenza di lichen vulvare e l’importanza della diagnosi
clinica e istologica precoce
1
4
20
Le conoscenze e le attitudini delle donne sul tumore della
cervice uterina e i suoi fattori di rischio
1
6
41
Caratterizzazione dei livelli di VEGF in differenti frazioni
ematiche di pazienti affette da neoplasie ginecologiche
2
1-4
47
L’endocervicoscopia come tecnica diagnostica ottimale per
lo studio dell’endocollo
2
4
66
Infusione antiblastica isolata d’arto in pazienti affetti da
melanoma e sarcoma non operabile
3
2
2
4
2
4
Falco Gaetano
Gadaleta Cosmo
Gargano Giulio
42
48
71
Utilizzo del bisturi ad ultrasuoni in Ginecologia Oncologica
3
4
57
Mitomicina C e Capecitabina quale terapia di salvataggio
nel Carcinoma Mammario metastatico
3
1
58
Trattamento del carcinoma mammario metastatico nella
paziente anziana (≥ 70 anni) con Doxorubicina liposomiale
pegilata
3
1
18
Analisi molecolare del gene RET in casi di carcinoma
midollare della tiroide
1
5
65
La terapia fotodinamica nei tumori avanzati del cavo orale
3
2
Giotta Francesco
Grammatica
Luciano
Monitoraggio ecografico in pazienti affette da K mammario,
ormonorecettore positivo, in stato premenopausale in
trattamento con Exemestane e GnRH analoghi
Utilizzo della densitometria ossea ad ultrasuoni per il
riconoscimento delle alterazioni ossee precoci in pazienti
neoplastiche in stato post-menopausale chirurgicamente e/o
farmacologicamente indotto
272
Elenco Ricercatori responsabili
Grammatica
Luciano
101
Creazione ed implementazione di un percorso assistenziale
ospedaliero diagnostico-terapeutico nella patologia nodulare
tiroidea
5
4
59
Studio di fase II randomizzato nei pazienti affetti da
melanoma metastatico con età maggiore di 70 anni
3
1
69
Vaccinoterapia con cellule dendritiche autologhe pulsate
con lisato di tumore autologo per il trattamento di pazienti
affetti da melanoma e carcinoma renale a cellule chiare
metastatico
3
3
70
Trattamento
con
Elettroporator
cutanee/sottocutanee di tumori solidi
3
4
92
Protocolli di assistenza e procedure diagnostiche sui tumori
rari in Puglia
5
1
Labriola Angela
16
Analisi dello stato ipermetilazione del promotore dei geni
coinvolti nei carcinomi minimi della mammella
1
5
Lacalamita
Rosanna
54
Realizzazione di un sistema di gestione della qualità interna
al Laboratorio di Oncologia Sperimentale Clinica
2
5
Longo Maria
Rinaldi Michele
91
Qualità dell’assistenza e accertamento infermieristico
5
1
Lorusso Vito
56
Myocet in associazione a Navelbina orale o ciclofosfamide
nel trattamento di prima linea del Carcinoma Mammario
metastatico. Studio multicentrico, randomizzato di fase II
3
1
6
Espressione di molecole di adesione nelle forme familiari e
sporadiche di carcinoma mammario
1
3
1
3
2
2
Guida Michele
Mangia Anita
7
31
delle
lesioni
Studio del Pattern dei cambiamenti genomici nei tumori
mammari ereditari non BRCA1- e BRCA2- associati
(BRCAx)
NHERF1 come potenziale marcatore prognostico nel
carcinoma mammario operabile (N-)
51
Validazione della metodica CISH (Chromogenic In Situ
Hybridization) in FNA’s di noduli polmonari:Studio
dell’amplificazione di EGFR
2
4
75
Reiki-Therapeutic Touch: efficacia dei trattamenti di REIKI
nella gestione del dolore nel paziente oncologico
4
1
76
Tecnica supportiva-espressiva nella Terapia Antalgica del
paziente neoplastico
4
1-3
81
Progetto HATHOR: Valutazione dell’efficacia della Musica e
della Musicoterapia di gruppo nei pazienti oncologici
ospedalizzati
4
3
82
Consultorio Psiconcologico: esplorazione di un modello
gestionale delle attività psiconcologiche in un istituto tumori
4
3-4
83
Progetto Philadelphos: Customer Satisfaction and Quality
Management in Cancer Care
4
3-4
Mattioli Vittorio
273
Elenco Ricercatori responsabili
Mattioli Vittorio
87
Progetto HOC: modello organizzativo sperimentale di
assistenza domiciliare per pazienti oncologici in fase
avanzata
4
5
95
DGR, indicatori di controllo delle metodologie di budget
nella gestione ospedaliera
5
3
98
Introduzione di un modello per la governance degli outcome
di cura
5
3
99
Analisi dei modelli organizzativi e del centro unico di
prenotazione
5
4
5
4
5
4
Milella Piero
100
102
Montemurro
Severino
Revisione critica della documentazione di cura finalizzata
alla stesura di una architettura informativa comune medico/
infermieristica
Sperimentazione ed applicazione di un modello
organizzativo di integrazione ospedale-territorio mediante
sistemi informativi di gestione dell’accesso da siti remoti,
alle informazioni e ai servizi sanitari dell’Ospedale
Oncologico di Bari
2
Costituzione di Registri di Patologia con le Sdo come fonti
informative
1
1
94
Correlazione fra spesa farmaceutica e tipologia di DRG nel
triennio 2006-2008
5
3
44
Studio del linfonodo sentinella in pazienti affetti da
melanoma cutaneo
2
4
4
3
4
3
5
3
78
80
Studio sulla qualità della vita e DE (disfunzione erettile) nei
pazienti sottoposti ad intervento chirurgico per carcinoma
del retto nerve sparing
Studio comparativo tra manometria rettale e biofeedback e
disfunzione erettile nei pazienti sottoposti ad intervento
chirurgico per carcinoma del retto nerve sparing
Nardulli Patrizia
97
Indicatori di valutazione dei flussi di File F
89
Il contributo infermieristico alla sicurezza del paziente
oncologico in ospedale
5
1
90
Valutazione della documentazione infermieristica, studio e
confronto secondo le evidenze scientifiche
5
1
1
Analisi dell’associazione di patologia oncologica in soggetti
affetti da patologie rare
1
1
4
Banca Tessuti Tumorali:allestimento e creazione di un
network
1
1
5
Alterazioni di DNA nell’esalato respiratorio per la
prevenzione del NSCLC: studio di validazione
1
2
26
Dinamiche psico-sociali dei soggetti sottoposti a consulenza
oncogenetica nella fase del pre-test e post-test
1
6
Nigro Vincenza
Paradiso Angelo
274
Elenco Ricercatori responsabili
32
Terapia adiuvante (FEC) in pazienti con carcinoma
mammario nodo-negativo (N-): insorgenza di secondi tumori
e sopravvivenza a 12 anni di follow-up
2
3
38
TKIs nel modello di ca. squamoso testa-collo
2
3
93
Nuovo modello organizzativo-gestionale per la consulenza
genetica oncologica
5
1
5
1
5
1
1
1
4
4
2
4
Paradiso Angelo
103
104
Controllo di gestione applicato all’area della ricerca
scientifica: messa a punto di una procedura operativa
sperimentale e applicazione di principi di contabilità
economica
Rielaborazione della pagina web della Biblioteca dell’Istituto.
Allestimento di una sala consultazione multimediale
Pelagio Giuseppe
3
Perrotti Pia
86
Petroni Stella
46
Pilato Brunella
8
Caratterizzazione molecolare di pazienti pugliesi con
carcinoma mammario eredo-familiare
1
3
Porcelli Letizia
39
PPARs ligandi come nuovi agenti antitumorali
2
3
14
Il ruolo dell’infezione occulta da HBV nello sviluppo del
carcinoma epatico: valutazione dell’interazione con il virus
HCV e con la dieta
1
4
21
Screening per la diagnosi precoce del carcinoma della
cervice uterina: ridurre o annullare la mortalità
1
6
22
Screening per la diagnosi precoce del carcinoma della
mammella: ridurre o annullare la mortalità
1
6
23
Screening per la diagnosi precoce del carcinoma della
prostata: ridurre o annullare la mortalità
1
6
24
Screening per la diagnosi precoce dei tumori del colon-retto:
ridurre l’incidenza e la mortalità
1
6
25
Screening per la diagnosi precoce del carcinoma dei tumori
cutanei: ridurre o annullare la mortalità
1
6
27
Mano nella mano
1
6
30
Popolazione linfocitaria ed espressione delle Gelatinasi
MMP-2 e MMP-9 nel linfonodo sentinella del carcinoma
mammario
2
1
Quaranta Michele
Creazione di una Banca Tessuti Interdipartimentale
Sperimentazione di un intervento di prevenzione, diagnosi e
cura della sindrome da Burnout oncologico di Bari con la
modalità della ricerca-intervento
Studio dell’espressione/amplificazione di c-erb-B2-Neu nel
Carcinoma Lobulare Invasivo della mammella
275
Elenco Ricercatori responsabili
Quaranta Michele
68
Vaccinazione con MUC-1 in pazienti affetti da tumori solidi
Implementazione di un sistema informatico delle diagnosi
infermieristiche presso i dipartimenti “Donna” e “Oncologia
Medica”
Effetti della terapia adiuvante con taxani sugli inibitori
naturali della coagulazione in un gruppo di pazienti con
carcinoma mammario
3
3
5
1
2
3
Rinaldi Michele
88
Savino Eufemia
33
Schittulli
Francesco
Ventrella
Vincenzo
52
Implementazione informatica di un contenitore dati clinicostrumentali, in via sperimentale presso la radiologia
senologica del dipartimento donna dell’Istituto
2
4 -5
Schittulli
Francesco
79
Uso e limiti dell’ecocolordoppler nella formulazione di un
progetto riabilitativo per il linfedema secondario in donne
operate di ca mammario
4
3
29
Analisi molecolare della mutazione V600E del gene BRAF
su FNA di noduli tiroidei
2
1
Simone Giovanni
Citologia su strato sottile in fase liquida nella diagnostica
citologica agoaspirativa: confronto con la metodica
convenzionale
Controllo di qualità con telepatologia dinamica: studio di
riproducilità nella valutazione di c-erb-B2-Neu nel
Carcinoma Lobulare invasivo della mammella
Alterazioni di BRCA1/2 nel carcinoma mammario familiare:
validazione di una nuova strategia per lo studio di SNP in
BRCA
2
4
2
5
1
3
15
Polimorfismi di erbB2 e caratteristiche istopatologiche del
carcinoma mammario
1
5
17
Fattori genetici ed epigenetici nell’epatocarcinoma HCVrelato
1
5
1
4
1
6
49
55
Tommasi Stefania
9
Trojano Vito
12
13
Ventrella
Vincenzo
Zito Francesco
Alfredo
La multietnicità del nostro contesto regionale come
elemento per nuove prospettive di ricerca nel campo delle
MST
Il ruolo dell’informazione sulla infezione da HPV e
vaccinazione come elemento fondamentale nella
prevenzione delle neoplasie ginecologiche
45
Mammotome vs Ecografia con MDC nella valutazione delle
microcalcificazioni
35
Analisi mutazionale dei geni KIT e PDGFRA nei tumori
stromali gastrointestinali (GIST) e loro correlazioni cliniche
2
2
53
Concordanza diagnostica istopatologica “on-line” su vetrini
digitali di lesioni melanocitarie
2
5
276
277
Il presente volume è stato realizzato da:
Angelo Paradiso
Iris Mannarini
Alessandro Lanetti
Baldassarre Stea
Daniela Simone
Luciana Albanese
Luca Napoli
Geni Dicarolo
Filomena Montella
Fotocomposizione, editing, stampa:
278
279