Relazione Dibattito

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Relazione Dibattito
Associazione Italiana per il Consiglio
dei Comuni e delle Regioni d’Europa
FEDERAZIONE REGIONALE PIEMONTESE
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Relazione
Ciclo 2015
“Torino, l’Italia e l’Europa in un mondo che cambia”
Dibattito
Torino, l’Italia, l’Europa nella divisione internazionale del lavoro.
Specificità e punti di forza
14 aprile 2015
Martedì 14 aprile, a Torino, presso la Fondazione “Luigi Einaudi”, si è tenuto il primo incontro del
Ciclo 2015 “Torino, l’Italia e l’Europa in un mondo che cambia”, organizzato da un ampio
coordinamento di 18 Istituzioni politico-culturali cittadine tra cui MFE, AICCRE, CESI e CSF.
Al dibattito sul tema “Torino, l’Italia, l’Europa nella divisione internazionale del lavoro. Specificità
e punti di forza” sono intervenuti Pietro Terna (Presidente Collegio Carlo Alberto), Giovanni
Colombo (Direttore Istituto Boella), Ettore Bompard (Politecnico di Torino) e Guido Giubergia
(Amministratore delegato Gruppo Ersel). Ha introdotto e moderato Marco Brunazzi (Vice
Presidente Istituto Gaetano Salvemini). L’argomento centrale della discussione ha riguardato le
trasformazioni in corso delle differenti componenti del sistema produttivo, dall’industria meccanica
all’energia, dalle comunicazioni alla finanza.
Nel suo intervento Pietro Terna ha confrontato la situazione tra paesi europei in termini di sviluppo
industriale e investimenti nella ricerca, rilevando come le tecnologie informatiche costituiscano una
chiave fondamentale per portare avanti un progetto di ripresa, crescita e competitività per l’Europa.
I settori dell’auto, dell’aerospazio e delle tecnologie per la salute sono quelli in cui occorre essere
presenti nei prossimi decenni. Il cambiamento in corso del quadro economico, che registra ripresa
dei prezzi e leggero calo della disoccupazione, se accompagnato dall’effettiva attuazione del piano
d’investimenti della Commissione Juncker, può consegnare all’Europa una preziosa opportunità di
rilancio. Giovanni Colombo, nella sua relazione, ha sottolineato come, di fronte a conclamati limiti
politici ed economici nel garantire trasformazioni della produzione ed equità sociale, le ICT
costituiscano una risorsa strategica per alimentare nuove catene produttive e di business. La
fabbrica del futuro è in rete e per arrivare al prodotto il processo si basa sulla virtualizzazione.
Emergono parallelamente nuovi spazi d’azione per l’economia locale, in quanto cooperazione e
competizione si coniugano nel concetto di clustering, ossia raggruppamenti di aziende
complementari intorno a progetti e beni competitivi. Ne derivano importanti sfide di innovazione
sociale che accrescono il peso del luogo e le responsabilità degli attori locali, che possono elaborare
prospettive di supporto della capacità competitiva, assicurando compattezza tra ricerca e industria.
Ettore Bompard ha focalizzato l’attenzione sul tema dell’Unione energetica europea, considerata
dalla Commissione Juncker la seconda priorità dopo il lavoro. Problemi di sicurezza geopolitica, di
sostenibilità ambientale e di prezzi obbligano a fare sistema, condividendo risorse. L’Europa ha
bisogno di presentarsi come unico interlocutore, integrando sistemi energetici nazionali e
meccanismi di regolamentazione, e di puntare su ricerca e innovazione per rispondere ad obiettivi di
competitività ed efficienza energetica. In quest’ottica una risposta è stata data, a livello locale,
dall’Energy Center Piemonte, il nuovo centro di competenza nel campo dell’innovazione
energetica-ambientale che rappresenta un ponte tra imprese, università e istituzioni. Giubergia,
infine, ha precisato che senza il supporto della finanza è difficile che si attuino sviluppi industriali.
E’ paradossale che un paese come l’Italia con un alto indice di risparmio deleghi la gestione del
medesimo ad operatori esterni. C’è una carenza di infrastrutture nell’ambito della finanza che
occorre colmare favorendo una nuova cultura basata sull’investimento di lungo termine e
catalizzatori di questa innovazione possono essere università e start up. Il sistema industriale è
finanziato per l’85% dal settore bancario; con l’attuazione delle nuove normative europee si rischia,
però, di creare un gap tra domanda da parte delle aziende e offerta del sistema bancario. Occorre
quindi una nuova figura di investitori: si tratta di far crescere settori di investimento specialistico,
valorizzando le risorse umane e fisiche già esistenti.
Al termine delle relazioni, il dibattito con il pubblico in sala ha offerto interventi ricchi di spunti di
riflessione che hanno condotto alla conclusione della necessità di creare a livello industriale e
finanziario condizioni di attrazione, determinati da intuizione, cultura e capacità creativa che
possano mettere in atto un processo effettivo e durevole di sviluppo economico e sociale.
(A cura di Laura Roscio – CESI)