Titolo Rubrica: Chiacchierando con lo Psicologo Titolo Articolo

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Titolo Rubrica: Chiacchierando con lo Psicologo
Titolo Articolo: "Psicologo, Psichiatra, Psicoterapeuta – Istruzioni per l'uso"
A cura di: Dott. Alessandro Faita – Psicologo e Psicoterapeuta. Studio "Metis", Via del Dosso, 16.
Provaglio d'Iseo (BS). Tel.: 333 3322842.
D: Dott. Faita, può fare una breve autopresentazione dal punto di vista professionale?
Certo, sono laureato in Psicologia presso l'Università di Padova; sono specializzato in Psicoterapia
Breve Strategica e riconosciuto dall'Ordine degli Psicologi della Lombardia come Esperto in
Psicologia Scolastica e delle Dipendenze. Ho collaborato con numerosi Enti Territoriali (Provincia
di Bergamo, Provincia di Brescia, Comunità Montane dell'Alto Sebino e del Sebino Bresciano,
Comuni di Lovere e Provaglio d'Iseo), con le A.S.L. di Bergamo, Brescia e Bologna, con numerose
Scuole e Centri di Formazione Professionale della provincia di Brescia e di Bergamo, con
Associazioni e Cooperative Sociali. Mi occupo di supervisione, formazione, educazione sessuale,
consulenza e psicoterapia su problematiche riguardanti l'età evolutiva e l'età adulta, prevenzione e
consulenza su problemi derivanti dall'abuso di sostanze stupefacenti.
D: Può spiegare qual è la differenza fra Psicologo, Psichiatra e Piscoterapeuta?
Lo Psicologo è laureato in psicologia, ha conseguito l’abilitazione mediante l’esame di Stato ed è
iscritto all’Albo Professionale degli Psicologi. Lo Psichiatra è laureato in medicina, ha conseguito
l'abilitazione mediante l'esame di Stato ed è iscritto all'Albo Professionale dei Medici. Lo
Psicoterapeuta è uno Psicologo o un Medico che, dopo essersi iscritto al rispettivo Ordine
Professionale ha conseguito un'ulteriore specializzazione almeno quadriennale in Psicoterapia,
presso scuole riconosciute dal M.U.R.S.T. (Ministero dell’Università e della Ricerca Scientifica e
Tecnologica).
D: Quindi possiamo dire che lo Psicoterapeuta è il professionista più adatto per risolvere i
problemi psicologici?
Si, la formazione professionale dello Psicoterapeuta è la più adeguata per risolvere i problemi
psicologici.
D: Quali sono le differenze principali tra un intevento psichiatrico e un intervento psicologico?
Sinteticamente: l'intervento psichiatrico è di tipo medico, basato sulla diagnosi e sulla cura
generalmente di tipo psicofarmacologico. L'intervento psicologico tende ad evitare, quando
possibile, l'utilizzo di psicofarmaci e si basa su una serie di tecniche che fanno leva sulla
comunicazione e sullo scambio verbale.
D: Secondo lei, è più adeguato un intervento Psicologico, Psichiatrico o Psicoterapeutico?
Dipende dal tipo di problema. Se la patologia è di tipo psicotico, come nei casi di schizofrenia o
disturbi gravi di personalità, sarà indispensabile un intervento principale di tipo psichiatrico con
probabile utilizzo di psicofarmaci e una psicoterapia a sostegno. Se la patologia è di tipo nevrotico,
come nel caso dei disturbi d'ansia, stress, lutti, disturbi del sonno ecc., è vivamente consigliato
l'intervento psicologico e psicoterapeutico in quanto, nella maggioranza dei casi, il problema si può
risolvere in tempi relativamente brevi senza l'utilizzo di psicofarmaci.
D: E' giustificato l'uso così diffuso degli psicofarmaci?
No, rispetto all'effettivo bisogno viene fatto un uso spropositato di psicofarmaci.
D: Come mai l'utilizzo di psicofarmaci è così diffuso?
Le cause dell'abuso, e dell'uso inadeguato, di psicofarmaci sono molteplici. Quattro mi sembrano
particolarmente importanti: 1) la maggior parte dei medici di base consiglia l'utilizzo di
psicofarmaci anzichè la psicoterapia; purtroppo sono ancora pochi i medici che conoscono
l'effettiva utilità delle psicoterapie, anche se il numero sta lentamente ma progressivamente
aumentando; 2) gli psicofarmaci sono tra i migliori affari delle multinazionali del farmaco e
producono giri di affari di miliardi in tutto il mondo; 3) l'informazione di massa (TV, radio, giornali,
riviste, internet ecc.) spesso risulta poco attendibile, fornisce informazioni di parte e incomplete, a
volte veicolate ad arte per far intendere che l'unica soluzione ad un problema psicologico sia
l'utilizzo di un determinato approccio o di un determinato farmaco; 4) la tendenza delle persone è di
lasciarsi convincere all'utilizzo degli psicofarmaci miracolosi in quanto richiedono un impegno
personale minimo (assumere la dose giornaliera) rispetto a un intervento psicoterapeutico. Così
facendo ci si deresponsabilizza e ci si affida completamente al farmaco innescando un circolo
vizioso che può portare alla dipendenza dalla sostanza assunta.
D: E' vero che gli psicofarmaci di nuova generazione non presentano effetti collaterali?
Assolutamente no! Anche se la ricerca farmacolagica sta riducendo gli effetti collaterali degli
psicofarmaci, non esiste uno psicofarmaco che non produca effetti collaterali. Sono
numerosissime le ricerche che dimostrano la presenza di effetti collaterali, anche gravi, dovuti
all'utilizzo di psicofarmaci.
D: Tra questi c'è anche la dipendenza?
Si, l'assuefazione e la dipendenza dagli psicofarmaci è stata ampiamente dimostrata da migliaia di
ricerche. Spesso si trasforma nel problema più difficile da risolvere per il paziente.
D: In che senso?
Faccio un esempio: se una persona soffre di agorafobia con attacchi di panico e comincia la cura
psicofarmacologica è probabile che dopo alcuni anni si ritrovi con una sintomatologia aggravata e
costretta ad assumere dosi massicce di ansiolitici e antidepressivi. Se a questo punto decide di
intraprendere una psicoterapia, se sceglie quella adeguata, ha più del 90% di possibilità di risolvere
il disturbo d'ansia nel giro di pochi mesi. A questo punto è libero dall'ansia, ma ancora dipendente
dal farmaco, potrebbero servire molti altri mesi per liberarsi da tale dipendenza.
D: Lei ha parlato di "psicoterapia adeguata", come può fare una persona che si trova ad avere
bisogno di cure psicologiche e psichiatriche ad orientarsi nella vasta scelta di alternative di cura
proposte?
Può rivolgersi al proprio medico di famiglia, oppure, per una consulenza, ad un esperto; se non
conosce persone di fiducia che lo possono orientare, può leggere il libro "Manuale di sopravvivenza
per psicopazienti - Come evitare le trappole della psichiatria e della psicoterapia " di Giorgio
Nardone che contiene una descrizione delle proposte psichiatriche e psicologiche viste dalla parte
del paziente e commentate in modo chiaro e al tempo stesso rigoroso.
D: Ci potrebbe dare alcuni semplici suggerimenti?
Le rispondo facendo una sorta di decalogo: 1) Ricordiamoci sempre che il massimo terapeutico è
ottenere tanto mediante poco. 2) Iniziate la cura con terapie che espongano ai minori rischi e
pericoli, ed ai minori costi esistenziali. Esistono molte forme di terapia psicologica e psichiatrica;
tra queste ci sono interventi più o meno pericolosi; è decisamente consigliabile iniziare prima con
quelle cure che se non guariscono perlomeno non danneggiano. 3) Evitate di farvi etichettare
patologicamente. Fate attenzione a non accettare come oro colato le diagnosi stilate con linguaggio
specialistico, ma pretendete una chiara e concreta spiegazione delle attribuzioni e interpretazioni
effettuate dal terapeuta e le motivazioni che lo inducono a tale valutazione diagnostica. 4) Evitate di
iniziare la cura esclusivamente con gli psicofarmaci. 5) Scegliete, inizialmente, una psicoterapia
breve. La maggioranza delle ricerche cliniche individua essenzialmente due motivi per scegliere
una psicoterapia breve: primo, perché la terapia breve è più efficace, oltre che più efficiente della
terapia a lungo termine; secondo, perché i benefici ottenuti dalla terapia breve sono duraturi quanto
quelli ottenuti nelle terapie a lungo termine. 6) Scegliete uno specialista preparato, rispettoso e
attento alle vostre richieste; ricordatevi che è il terapeuta al vostro servizio e non voi al suo. Esigete
chiare e concrete informazioni sulla metodologia utilizzata, se qualcosa non vi è chiaro o non vi
piace pretendete chiarimenti fino alla vostra completa soddisfazione. 7) Concordate gli obiettivi da
raggiungere. Ciò permetterà di valutare più facilmente se la terapia intrapresa sta ottenendo i
risultati desiderati. 8) Pretendete una previsione, anche se inevitabilmente probabilistica, della
durata della terapia. 9) Valutate, in termini concreti di qualità del vostro stato, i cambiamenti
ottenuti e riferite le vostre valutazioni al terapeuta. 10) Se dopo qualche tempo (3-4 mesi) non
rilevate alcun miglioramento, cambiate terapia o terapeuta, o entrambi. Se un metodo non produce
alcun miglioramento nell'arco di qualche mese c'è da dubitare seriamente sulla sua efficienza. Una
terapia che non funziona, se procrastinata, finisce per indurre peggioramenti.
D: Il suo è un lavoro che la porta a contatto con la sofferenza umana, c'è spazio anche per
momenti di soddisfazione?
Certo, quando l'intervento funziona e la persona sofferente comincia a stare meglio o risolve il suo
problema è sempre un momento che crea emozione e soddisfazione.
D: Ce ne può fare un esempio?
Le racconto un fatto successo proprio questa mattina: a distanza di mesi dalla conclusione di una
psicoterapia andata a buon fine, una paziente mi scrive un'email mettendomi al corrente
sull'evoluzione dei vari punti sui quali avevamo lavorato e chiude la missiva con queste parole: "...
grazie per il grande sostegno, aiuto... non smetterò mai di dirti grazie e di meravigliarmi, ogni volta,
dei giochi di prestigio che mi hai fatto soltanto parlando, quando ripenso a tutto quel male di vivere
che avevo... ora respiro a pieni polmoni e sorrido tanto, canto sotto la doccia... amo me stessa ora!"