amore mite - Parrocchia S.Clemente

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amore mite - Parrocchia S.Clemente
AMORE MITE
Preghiamo
“Supponi che Dio ti voglia riempire di miele. Se tu, però, sei pieno di aceto, dove
metterai il miele?”. Il vaso, cioè il cuore, deve prima essere allargato e poi pulito:
liberato dall’aceto e dal suo sapore” (S. Agostino)
Signore, quando la stanchezza mi rende più vulnerabile a tutte le scosse, proteggi
il mio cuore dall’irritazione, mettilo al riparo dalle brusche reazioni.
Salvami dalle incomprensioni, dall’aggressività del carattere, dalle esplosioni
dell’umore, dalle reazioni impetuose e incontrollate.
Liberami dalle segrete collere pericolose, dalle parole spiacevoli, dai gesti brutali.
Allontana da me ogni tipo di violenza; addolcisci la mia durezza con la tua
mitezza.
Allenami a non drammatizzare la diversità dei temperamenti, il confronto delle
opinioni, la varietà delle scelte nel bene.
Aiutami a riconoscere le mie colpe, a pentirmene e a chiedere scusa. Guidami a
cominciare ogni giornata con cuore sincero e disponibile.
«Nell’ira, non peccate; non tramonti il sole sopra la vostra ira.
Nessuna parola cattiva esca più dalla vostra bocca, ma piuttosto parole buone
che possono servire per la necessaria edificazione» (Ef 4,26.29)
Un importante imprenditore urlò contro il direttore detta sua azienda, perché in
quel momento era arrabbiato. Il direttore, tornato a casa, urlò con sua moglie
perché aveva speso troppo per il pranzo. La moglie urlò contro la domestica
perché aveva rotto un piatto. La domestica andò a casa e trattò male suo figlio per
una sciocchezza. Il figlio urlò contro il suo compagno di giochi, che si mise a
piangere.
Quest’ultimo stava per sfogarsi col suo cane quando sua madre lo chiamò, lo
abbracciò, gli accarezzò i capelli dicendogli: «Figlio mio, il cane non c’entra e tu
non sei responsabile della rabbia del tuo amico. Domani sarà già diverso. Vieni
che ti preparo il tuo piatto preferito. Vado a mettere le lenzuola pulite nel tuo letto
perché tu possa riposare sereno. Stai tranquillo».
In quel momento si interruppe il circolo della rabbia e del rifiuto. Avevano vinto
la mitezza, la tolleranza e la dolcezza.
La convivenza prolungata non può essere un continuo idillio; nel
camminare insieme non possono mancare diversità di opinioni e pure qualche
litigio.
Quei coniugi che non bisticciano mai, per l’obbligo di recitare il copione di
consorti perbene, rischiano molto; corrono il pericolo della «pentola a pressione»,
di esplodere cioè improvvisamente e violentemente.
Litigare è inevitabile. Il problema è saper ben litigare. Un bisticcio ogni tanto può
essere salutare, a patto che non sia distruttivo e non provochi barriere insanabili.
Le discussioni servono a togliere le proprie maschere e a scaricare la propria
aggressività. È importante prendere sul serio i nostri sentimenti, senza attribuire
loro immediatamente un giudizio di valore. Si tratta di gestirli in modo adeguato.
Quando diventiamo aggressivi, è sempre segno che abbiamo bisogno di un certo
distacco; a volte abbiamo forse dato all’altro troppo potere su di noi, oppure ci
sentiamo colpiti in una parte vulnerabile di noi stessi. Spesso il partner non
reagisce al fatto di aver sbagliato; più spesso reagisce a chi lo sta giudicando
senza appello con un tono di voce categorico e accusatorio, incurante di conoscere
tutte le circostanze. Il problema è di non lasciare degenerare il rapporto.
E possibile sdrammatizzare le tensioni se si reagisce senza rabbia alle parole
aggressive dell’altro. Si può moderare il tono delle frasi e provare a dirsi le stesse
cose senza farsi troppo male. Non è facile. Per riuscirvi è necessario riflettere sui
meccanismi delle nostre reazioni, sulla nostra capacità di autocontrollo e
sull’accettazione dei nostri limiti interiori. L’esperienza insegna che nei rapporti
di coppia tenersi dentro la delusione, il rancore, la rabbia nei confronti dell’altro
finisce con il distruggere l’amore. I risentimenti non vanno sepolti; meglio farli
affiorare con correttezza. Comunicarsi subito il malessere interiore impedisce che
una scintilla si trasformi in un incendio distruttivo e difficilmente domabile, col
rischio di far sentire estraneo l’uno all’altro e riducendo la confidenza e l’intimità
costruite in precedenza dalla coppia.
GESTIRE L’IRA NEI CONFRONTI DEL VOSTRO CONIUGE
Sono qui presentati sei passi che vi aiutano a gestire l’ira che potete provare nei
confronti del vostro coniuge. Molti dovrebbero essere compiuti prima che sorga
l’ira; così, quando dovesse comparire, una strategia concordata tra voi potrà
aiutarvi a calmarvi e a incanalare opportunamente la discussione.
1.
Riconoscete la realtà dell’ira. Che la vostra ira sia giustificata o
immotivata, non colpevolizzatevi perché siete adirati. Riconoscetela e
ammettetela, ricordando che l’ira, in sé, non è un peccato.
2.
Quando siete adirati, ammettetelo di fronte al vostro coniuge. Esprimete
chiaramente il sentimento dell’ira, quando lo sentite sorgere in voi; non
costringete il vostro coniuge a formulare ipotesi sulla base del vostro
comportamento. Entrambi avete il diritto di sapere se l’altro è adirato e perché lo
è.
3.
Siate concordi nel riconoscere che le «esplosioni» verbali o fisiche
contro l’altro non sono reazioni adeguate all’ira. Qualunque tipo di esplosione
peggiora sempre le cose.
4.
Decidete di comune accordo di cercare una spiegazione, prima di
giudicare. Ricordate che la vostra prima impressione è solo un’ipotesi, che a volte
si rivela errata. È facile fraintendere le parole e le azioni del coniuge, per cui
dovete ascoltare la sua versione: l’altro potrebbe offrirvi ulteriori informazioni
che potrebbero cambiare la vostra visione dell’accaduto.
5.
Cercate insieme una soluzione. Dopo aver ricevuto informazioni più
ampie dal vostro coniuge e aver acquisito una prospettiva più ampia, siete pronti a
cercare una soluzione soddisfacente per entrambi. Per gestire in modo costruttivo
i sentimenti d’ira, può essere necessario perseguire l’ammissione dell’errore e il
pentimento da parte della persona che ha compiuto un effettivo torto, oppure
riconoscere che la propria ira è immotivata e forse indice di egoismo. Può
rivelarsi necessario che anche voi chiediate perdono, se il torto è vostro.
Qualunque sia la motivazione che ha suscitato il problema, impegnatevi per
riconciliarvi.
6.
Promettete che manifesterete uno all’altra il vostro amore. Una volta
affrontata l’ira e risolto il problema, esprimete uno all’altra verbalmente il vostro
amore.
Queste sei indicazioni finalizzate a gestire l’ira nei confronti del vostro coniuge
sono così importanti che le ho riportate nel riassunto che si trova qui di seguito.
Tenete presente che molti passi consigliati devono essere stati compiuti prima che
si presenti l’ira, così, quando questa sensazione dovesse manifestarsi, avrete a
disposizione un piano che vi aiuterà a incanalare opportunamente la discussione.
Questi sei «accordi per gestire l’ira» tra coniugi possono costituire una strategia
efficace per affrontare questa realtà del matrimonio.
TESTIMONIANZA
Rita da Cascia è una delle sante più popolari e più amate in Italia e nel mondo.
Essa è stata prima sposa e madre, poi vedova e monaca. E la «santa di tutti».
Viene definita anche «la santa degli impossibili», forse per le innumerevoli
sofferenze patite, di cui ha portato il segno anche nel corpo: una spina della
corona di Gesù le si conficcò in fronte e la fece soffrire terribilmente.
Rita nacque a Roccaporena, a cinque chilometri da Cascia, nel 1381. Ebbe la
possibilità di studiare e a 14 anni fu fidanzata al giovane Paolo Mancini, ragazzo
di belle speranze anche se molto impulsivo e facile all’ira. Si sposò a 18 anni,
diventando poi madre di due bambini.
La serenità familiare fu ben presto interrotta dalla morte del marito,
vigliaccamente assassinato a causa dell’odio tra diverse fazioni. Rita non soltanto
trovò la forza di perdonare l’assassino, ma anche di pregare e di fare lunghe
penitenze per lui. Ciò che maggiormente la angosciava era il fatto che i suoi figli,
sobillati da parenti e amici, pensassero di vendicare il padre. La vendetta, a quel
tempo, rientrava in un codice d’onore. Pertanto Rita supplicò i suoi figli perché
perdonassero e, nel timore di non essere ascoltata, chiese a Dio che li chiamasse a
sé piuttosto che compissero la vendetta premeditata. Di fatto i figli morirono
giovanissimi. Rita non si lasciò inasprire dal dolore: si consacrò totalmente a Dio
nella vita monastica, realizzando miracoli d’amore nella vita quotidiana. Si
prodigò con la preghiera, l’esempio e il consiglio perché altre famiglie in lite
trovassero la via della riconciliazione e si interrompesse la catena della violenza.
Per la discussione
1.
Come reagisci normalmente alle manifestazioni di nervosismo,
aggressività e rabbia dei tuoi cari e come reagiscono loro quando tu ti lasci
prendere dall’ira?
2.
Generalmente sei di quelli che alimentano la tensione oppure svolgi la
funzione di “pompiere”? Conservi nel cuore rancore, odio, ira?
3.
Che cosa ti aiuta a ritrovare l’equilibrio psicologico, la serenità mentale ed
il sorriso cordiale dopo un diverbio, un’arrabbiatura, un litigio?
4.
Sai chiedere scusa dopo una tua reazione sproporzionata e violenta?
5.
Ricordi qualche episodio in cui sei riuscito a dominare la tua istintività,
con un vantaggio per te e per gli altri?
6. La fede e la preghiera che incidenza esercitano nel dominio dite stesso e nella
«pazienza» con cui affrontare le situazioni?