Up For Bidss

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Up For Bidss
UP FOR BIDS
Autrice:
BeElleGee ([email protected])
Traduzione dall’inglese di Atrebor2
Disclaimer: Tutti i personaggi e le situazioni sono di proprietà dell’autrice Laurell K.Hamilton.
Non si intende infrangere alcun copyright. Queste fiction sono state scritte soltanto a fini di
intrattenimento e nessun profitto verrà tratto da esse, né adesso né in futuro.
Up For Bids
Anita aprì la porta del “Centro della Comunità per le Arti dello Spettacolo”, mettendosi nella tasca
posteriore dei jeans la brochure, e mostrò il suo biglietto, preso da poco, all’usciera che stava nel
ridotto.
"Dovrei andare dietro le quinte," brontolò Anita, non appena l’anziana donna le riconsegnò la
matrice staccata del biglietto.
L’usciera sorrise con condiscendenza e scosse la testa. “Oh, mi dispiace, cara. Al pubblico non è
permesso andare dietro le quinte.”
Anita rimuginò furiosamente sul suo labbro inferiore, e si guardò intorno, chiedendosi se fosse il
caso di mostrarle il suo badge di sceriffo federale, e farla scendere un po’ dal suo piedistallo. Decise
di no, per non allarmare nessuno.
"Oh...beh," concesse Anita. "Speravo soltanto di dare un’occhiata alla merce prima del dovuto, se
capisce cosa intendo.” Sorrise timidamente, e scrollò le spalle.
"Ebbene, laggiù sui tavoli ci sono le brochure messe a disposizione per le donazioni anonime dagli
organizzatori della beneficenza,” aggiunse l’usciera affabilmente, cercando di controllare i biglietti
delle altre donne intorno ad Anita.
Anita fece un gesto verso la sua tasca posteriore. “Oh, ne ho già una. Grazie comunque,” mormorò,
e si avviò verso le doppie porte dell’auditorium. Quanto poteva essere difficile riuscire ad accedere
dietro le quinte del Centro della Comunità? Non era come se ci fossero guardie armate a bloccare la
strada o qualcosa del genere.
C’erano ancora quarantacinque minuti prima che il sipario si alzasse, ma i posti a sedere
dell’auditorium erano già quasi tutti occupati. Tutte le poltrone intorno alla passerella erano state
prese. Rimanevano soltanto alcune tavole vuote in fondo.
Con determinazione, Anita si diresse verso la porta di accesso al palcoscenico, che era controllata
da un’altra anziana usciera. Apparentemente uno dei requisiti per il lavoro presso il Centro della
Comunità era quello di avere più di sessantacinque anni.
"Mi scusi," disse Anita, stampandosi un tranquillo sorriso sul volto, "Odio dover disturbare, ma ho
pensato di aver visto un divieto di fumare da qualche parte, e la signorina al tavolo di fianco al mio
si sta accendendo una sigaretta dopo l’altra. Potrebbe farmi un favore e andare a parlarle? Sono
allergica al fumo di sigaretta e non riuscirò a restare se quella continuerà a fumare per tutta la sera.”
L’usciera apparve mortificata in maniera appropriata. “Dov’è seduta? A quale tavolo?”
"Non ricordo il numero esatto, ma è più o meno laggiù,” disse Anita facendo un vago gesto verso la
parte opposta dell’auditorium. “La vede? Sta fumando proprio adesso.”
L’anziana usciera si sforzò di vedere la disturbante nicotinomane. “Non riesco proprio a vedere
nulla. Aspetti qui e vado a dare un’occhiata.”
L’anziana si mosse, e Anita sorrise in trionfo, aprì con discrezione la porta di accesso, e vi ci si
infilò dentro.
Dietro le quinte era più scuro, e gli angusti locali che racchiudevano lo stretto corridoio del Centro
della Comunità fecero sentire Anita claustrofobica. Dopo quello che parve un chilometro di
corridoio, Anita giunse al primo camerino. Udì delle voci maschili dietro la porta chiusa, ma non
riuscì a percepirvi dentro lo specifico maschio che stava cercando, così proseguì velocemente.
Dopo aver scartato gli occupanti di un secondo camerino, Anita si trovò finalmente davanti ad una
terza porta, molto più piccola, con un’unica stella sulla sua insegna, con la parola ‘privato’ stampata
in bassorilievo su una targa in ottone sottostante. Sì, era questa.
"Stella col cavolo," mormorò Anita, e batté sulla porta, facendo tintinnare la stella dorata. Proprio
da lui avere un camerino privato.
La porta si aprì abbastanza prontamente, e Asher vi fece capolino, chiaramente sorpreso di vedere
improvvisamente Anita di fronte a lui.
"Anita, cherie, con tutti i posti che ci sono, cosa stai facendo qui?”
Anita non poté dire se intendeva qui all’evento, o qui dietro le quinte dove si supponeva che non
potesse accedere.
"Divertente, stavo per chiedere a te e Jean-Claude la stessa cosa,” rispose Anita. Fece un gesto alla
porta. “Ebbene, non mi inviti ad entrare?” Provò a sbirciare dietro di lui nel camerino.
"Ma certo," disse Asher con un leggero inchino e un cenno del capo. Spalancò la porta e cominciò a
farsi di lato, ma Anita scivolò semplicemente sotto il suo braccio.
I suoi occhi caddero immediatamente su Jean-Claude. Era seduto davanti all’unico specchio
illuminato della stanza, con la sedia precariamente inclinata sulle due gambe posteriori.
Apparentemente, aveva finito di fare ciò di cui aveva bisogno per prepararsi all’evento della serata,
e stava più o meno rilassandosi. Le sue lunghe gambe erano allungate di fronte a sé, sollevate sul
tavolo del camerino, con le mani casualmente raccolte in grembo.
Ovviamente, appariva spettacolare. I capelli gli ricadevano sulle spalle come una nera cascata
ondulata, spezzata dal blu vivido della camicia che stava indossando. I suoi pantaloni erano tanto
modellanti quanto era funzionalmente possibile – neri, naturalmente, e perfettamente accessoriati
con numerose catene d’argento attaccate alla sua cintura. Le gambe erano rivestite da alti stivali in
pelle scamosciata nera che sembravano così lussuosamente soffici, che ad Anita prudevano le mani
per la voglia di accarezzarli.
"Ma petite!" la salutò Jean-Claude. "Che piacevole sorpresa è questa! Pensavo che stasera stessi
lavorando.” Aggiustò la sua sedia, e tolse le gambe dal tavolo per alzarsi.
"Non ti disturbare," disse sgarbatamente Anita, avanzando verso di lui, soffocando l’urgenza che
aveva di toccarlo. Invece, tirò fuori dalla tasca posteriore la brochure stropicciata. “Questo era
vicino alla cassa da Victoria’s Secret.” Sbatté la brochure contro il petto di Jean-Claude. “Immagina
la mia sorpresa non soltanto nel vederci dentro la foto del mio ragazzo, ma nello scoprire che è
indicato come uno degli scapoli desiderabili messi all’asta stasera.”
"Stavi facendo shopping da Victoria's Secret oggi?" indagò Asher con un sogghigno malizioso,
accostandosi ad Anita e circondandola con un braccio.
Anita lo scrollò via. "Non ti eccitare," disse fra i denti. "Non ho comprato nulla dopo che ho visto
questo!”
Jean-Claude gettò la brochure sul tavolino e aggrottò le ciglia. “Lasciami indovinare. Sei infastidita
perché non ti ho detto che avrei partecipato all’iniziativa di stasera per la raccolta di fondi?”
Anita si sporse verso di lui e lo guardò direttamente negli occhi. “Non è neanche la metà di quanto
sono infastidita, ma è comunque un buon inizio. Prova ancora.”
Asher si mise vicino a Jean-Claude. "Ha ricevuto la proposta di partecipare per posta soltanto due
settimane fa,” disse. “La sola e unica volta in cui ti abbiamo vista da allora, semplicemente la cosa
non è venuta nel discorso. Se ti ricordi, ma cherie, la conversazione era l’unica cosa nella quale non
ci siamo cimentati quella notte.”
Irrigidendosi, Anita cosse la testa. “Va bene. Lasciate che vi dia un cenno sul perché sono
leggermente infastidita per questa cosa.” Incrociò le braccia sul petto e fece un profondo respiro.
“Mmm… potrebbe essere perché questa è un’asta di scapoli per beneficenza, il che significa che
donne strane e vogliose stanno per impegnare un sacco di denaro per provare a vincere un
appuntamento con te? Adesso pensaci, Jean-Claude. Perché questo dovrebbe farmi incazzare?”
Jean-Claude scambiò occhiate bellicose con Asher prima di replicare. “Ma petite, stai vedendo
questa cosa dalla prospettiva sbagliata,” cominciò. “E’ tutto per una buona causa. Una che appoggio
completamente. Rientra nei miei doveri… come uomo d’affari e cittadino di questa bella città,
essere coinvolto negli eventi civici per la raccolta di fondi. Ci sono molte altre figure importanti
della città che partecipano questa sera. Io sono semplicemente uno in più.”
"Sì. D’accordo," Anita lo canzonò e sollevò le mani sui fianchi.
"Jean-Claude è anche il ragazzo copertina del Consiglio dei Vampiri, non dimenticarlo,” dichiarò
Asher, appoggiando le chiappe sul bordo del tavolino. Incrociò le caviglie e si spazzolò
tranquillamente un filo dalla manica. “E’ anche suo dovere esternare un’immagine positiva dei
vampiri e della loro continuata coesistenza pacifica con il genere umano.”
L’espressione di Anita si ammorbidì un poco. Rivolse di nuovo la sua attenzione a Jean-Claude. “Il
Consiglio ti ha imposto questo?”
Jean-Claude aprì la bocca per parlare, poi pensò bene a quanto stava per dire e la richiuse. Anita
poté vedere dalle sue espressioni sottilmente mutevoli che stava valutando di dirle che era proprio
così, dato che chiaramente l’avrebbe tolto dai casini con lei. Alla fine però scosse la testa,
scegliendo di dirle la verità.
"No, ma questo non significa che la mia partecipazione questa sera non includa il mio dovere come
contatto delle pubbliche relazioni del Consiglio.”
Gli occhi di Anita si strinsero. “Sai, siamo tutti d’accordo che questo sia per una buona causa, la tua
maniera di restituire qualcosa alla comunità, che aiuterà molto la tua immagine, sia come uomo
d’affari che come vampiro, bla bla bla… ma il punto a cui voglio arrivare è che tu non sei
esattamente uno scapolo.”
Jean-Claude scrollò le spalle. “Beh… tecnicamente lo sono. Gli unici requisiti erano che io non
fossi sposato o fidanzato ufficialmente. Una relazione con qualcuno non sembrava importare.” Si
fermò e si inumidì le labbra con la punta della lingua. Sembrò capire, dall’irrigidimento di Anita,
che si stava soltanto infognando sempre di più nei casini con lei man mano che parlava.
"Abbiamo una… relazione? Oh, è questo che abbiamo?"
Jean-Claude tentò di prendere la mano di Anita, ma lei si allontanò. “Tu lo sai, e anch’io lo so, è
molto più di questo, “ disse Jean-Claude, “ma dal punto di vista degli organizzatori, io sono uno
scapolo.”
"Ma non sei disponibile!" sbraitò Anita. "Queste donne stanno per fare un’offerta per te pensando
che tu sia acchiappabile.”
Jean-Claude sospirò. "Dovrò soltanto accompagnare la vincitrice a cena, e forse in un giro in
limousine per le zone più panoramiche della città. Ti prometto che non ci sarà più di questo.”
Asher rise tra sé in maniera inaspettata, e sia Anita che Jean-Claude lo osservarono. Lui scosse la
testa come per sminuire l’interruzione.
"Stavo solo pensando che veramente le zone più panoramiche della città saranno dentro la
limousine, sedendo di fianco a lei.” Ammiccò verso Jean-Claude in maniera insinuante.
Jean-Claude gli lanciò un’occhiata che diceva chiaramente che non lo stava minimamente aiutando.
Poi riportò la sua attenzione su Anita.
"Ma petite, abbi più fiducia in me. Ti posso assicurare che le tue preoccupazioni a proposito della
mia fedeltà sono completamente infondate.”
Anita sollevò le mani per la frustrazione. “Non essere così dannatamente ingenuo, Jean-Claude! Lo
sai che la tua vincitrice ci proverà con te. Ci devono essere almeno trenta vampiro-tossiche in
quell’auditorium, e indovina un po’ chi stanno aspettando per fare la loro offerta. Tu sei il vampiro
Master della città. Arriva a due metri di distanza da chiunque ti vinca, e ti garantisco che quella
comincerà a strapparsi i vestiti di dosso e a offrirti il suo sangue.”
"Ah, non preoccuparti delle tossiche, ma cherie," le disse Asher. "Non riusciranno a permettersi
Jean-Claude.
Ti prometto che verrà battuto per una cifra esorbitante. Soltanto le vecchie vedove della società,
quelle molto ricche, avranno il denaro necessario per procurarsi i suoi servizi per una sera. Molte di
loro faranno offerte per procura con voti anonimi.”
Anita osservò Asher con curiosità. "Come lo sai?"
Asher fece semplicemente spallucce. "Prima stavo parlando con uno degli organizzatori. Sembra
che Jean-Claude abbia già ricevuto numerose offerte.”
Nel sentire ciò, Jean-Claude sembrò non soltanto sorpreso, ma soddisfatto.
Anita scosse forte la testa, e si girò verso di lui. “Buon pro ti faccia! Spero che ti prenda qualche
vecchia baldracca che cammina col bastone, e che sia così rugosa da apparire centenaria!”
"O magari potrebbe essere il regalo per il diciottesimo compleanno di una qualche debuttante
dell’alta società,” disse disinvolto Asher. “So che al giorno d’oggi i segni dei morsi di vampiro in
posti riservati sono piuttosto di moda da mostrarsi. Ho sentito che tutte le graziose signore adesso li
vogliono, e sono desiderose di pagare più che bene per averli.” Lanciò un sogghigno beffardo ad
Anita. “Naturalmente, potresti risparmiare a Jean-Claude qualsiasi di questi destini se tu facessi
un’offerta per lui, cherie. Non hai certo problemi di soldi. Potresti vincerlo… se davvero tu lo
volessi.”
Anita guardò Asher. "No grazie!" scattò. "Non ho intenzione di pagare per qualcosa che ho già
avuto gratis.” Allontanandosi da lui, guardò Jean-Claude e aggrottò le sopracciglia. “Fai quello che
vuoi. Io devo andare al lavoro. Sono già in ritardo.”
Jean-Claude le ammiccò tristemente.”Ma petite, cerca di capire.” Si sporse per prenderle di nuovo
la mano, e questa volta lei non la tirò via. “Non avevo idea che la mia partecipazione a questo
evento ti avrebbe turbata così tanto. Sai che non farei mai nulla con un’altra donna che tu potessi
fraintendere.” Tirandosela più vicina, la trasse – senza incontrare resistenza – sul suo grembo, e le
frugò col naso la guancia.
Testardamente, Anita non lo guardò, ma non poté resistere e si rannicchiò contro il suo petto
quando lui la circondò con le proprie braccia.
"Dannato," mormorò, con la rabbia che svaniva nella luce del suo devastante fascino. Anita decise
che era semplicemente troppo bello essere tenuta da lui, sentire il suo tocco, e avere il suo delizioso
corpo curvato sotto al suo, per spingerlo via.
Come se l’avesse percepito, Jean-Claude sorrise gentilmente ad Anita, e le diede un soffice bacio
sulla fronte. “Ti amo,” le mormorò all’orecchio, respirandovi, e inviandole piccoli formicolii lungo
tutto il corpo.
Anita cominciò ad abbottonargli la parte alta della camicia, in modo che non fosse così aperta.
“Anch’io ti amo,” mormorò in risposta e finalmente guardò nei suoi occhi.
Jean-Claude la osservò adorante.
Voltando la testa, Anita posizionò lentamente le proprie labbra su quelle di lui, e lo baciò
profondamente, facendo scivolare le braccia intorno al suo collo, e reclinandosi languidamente fra
le sue braccia.
Dopo un po’, Asher si schiarì la gola. “E’ quasi ora, mon ami.”
Riluttanti, Jean-Claude e Anita si separarono, ma continuarono a guardarsi negli occhi per un
momento o due, prima di districarsi. Jean-Claude diede un’affettuosa pacca sul sedere di Anita per
mandarla via.
"Sei sicura di non voler rimanere e fare un’offerta per me? Se vincerai, ti prometto che varrò i soldi
che avrai speso.”
Anita sorrise ma scosse la testa. “Scusa, ma devo andare.” Scivolò via da lui e si alzò. “Ho due
risvegli fissati più tardi stasera.”
Asher la chiamò mentre si dirigeva verso la porta. “Avrò cura io di lui, ma cherie. Non ti
preoccupare. Se dovesse comportarsi male mentre è lontano da te, lo frusterò così sonoramente che
non riuscirà a sedersi per una settimana.”
"Facciamo un mese," Anita sorrise beffardamente, e guardò ansiosamente indietro verso JeanClaude. Sospirando rassegnata, aprì la porta del camerino e scivolò nel corridoio. A metà strada,
Anita prese una decisione piuttosto impulsiva, e prese il suo cellulare.
********
Dopo aver chiamato Larry ed essersi messa d’accordo con lui per riorganizzare i due lavori di
rianimazione per quella notte, Anita tornò indietro verso l’auditorium del Centro della Comunità.
Controllando il suo biglietto, trovò il suo tavolo e si sedette, cercando di non risultare appariscente
nei suoi jeans e maglietta polo in mezzo a quel mare di sottili lustrini e sete.
Asher aveva ragione. C’erano diverse donne anziane sedute ai tavoli intorno al suo. Tutte molto al
di là del fiore della giovinezza, ma portavano gonne piuttosto scarse, trucco spesso un dito, ed erano
tutte ricoperte da diamanti – ovviamente possedevano ancora sufficiente vitalità, così come il
denaro, per volere un avvenente giovane stallone al loro braccio per la loro prossima serata al
country club. Anita non poteva immaginarsi nessuna di loro con Jean-Claude, e concluse che erano
probabilmente troppo all’antica, nonché vecchie davvero, per volere un vampiro come
accompagnatore, non importava quanto fosse bello.
D’altra parte, in quel posto c’era abbondanza di donne giovani ed attraenti, ansiose di divertirsi con
colui sul quale fossero riuscite a mettere i loro artigli perfettamente curati. Loro probabilmente non
avrebbero esitato ad offrire denaro per Jean-Claude. Poi c’erano le ovvie groupies dei vampiri, con i
loro corpi perforati dai morsi e fasciati di nero, il loro trucco e l’abbigliamento che urlavano
chiaramente Gothic. Anita sapeva che si trovavano lì esclusivamente per una possibilità con JeanClaude, dato che lui era l’unico vampiro in programma. Ma di nuovo, Asher aveva probabilmente
ragione. Non c’era modo in cui loro avrebbero potuto permetterselo. Anita era già sorpresa di come
fossero riuscite a comprare i biglietti per l’evento. Forse erano lì soltanto per osservarlo.
Jean-Claude era il quarto scapolo all’asta, e Anita fu costretta a sorbirsi tre aste prima che lui
uscisse. Uno per uno gli uomini sfilarono sul palco e stettero timidamente di fronte al podio del
banditore, mentre le donne del pubblico facevano ondeggiare freneticamente le loro palette
numerate in aria per fare le loro offerte.
Anita scrutò la sua, e se la tenne strettamente al petto per tutto il tempo. Era folle, ma dopo aver
baciato Jean-Claude nel suo camerino aveva deciso che non gli avrebbe davvero permesso di avere
un appuntamento con una di queste donne. L’attesa nell’auditorium raddoppiò quando il terzo
scapolo uscì dal palco. Le donne intorno ad Anita cominciarono a mormorare alle loro vicine, e
posarono i loro bicchieri per raccogliere le loro palette.
Il nome di Jean-Claude era appena stato pronunciato quando l’auditorium eruttò in gridolini acuti.
Anita si sentì improvvisamente come se fosse stata l’unica adulta in un concerto rock della boy
band del momento, vista la maniera in cui il pubblico si stava comportando. Quando Jean-Claude
bighellonò sul palco, il livello di rumore aumentò ancora di più, e alcune donne saltarono davvero
su e giù eccitate, con tutta la dignità e la proprietà vinte dalla pura e semplice lussuria.
Non che Anita potesse biasimarle. Jean-Claude era sexy anche quando non stava cercando di
esserlo, e quando provava a sedurre di proposito non c’era modo in cui una donna media di sangue
caldo non potesse esserne toccata.
Sorprendentemente, in quel momento appariva più timido e preso alla sprovvista invece che
appassionato e seduttivo, ma questo lo rendeva soltanto più adorabile. Mentre stava là di fronte alle
sue beniamine adoranti, Jean-Claude scoccò il suo casuale sorriso abbagliante, e scosse la testa,
facendo ondeggiare i lunghi capelli via dagli occhi e destando strilli ancora più estatici.
La banditrice fece un inutile cenno affinché tutti si sedessero, e provò a parlare sopra a tutti gli
schiamazzi e fischi.
"Signore, per favore. Se poteste sedervi, andremmo avanti con le offerte.” Si girò e fece cenno a
Jean-Claude di andare verso il microfono sul podio. “Scapolo numero quattro, vorresti salutare tutte
le appassionate giovani signore qui presenti?”
Jean-Claude si avvicinò al microfono e fece un profondo respiro prima di parlare. Anita poteva
sentirlo evocare il suo potere, ed instillarlo nella sua voce per darle il gusto di un qualche ricco e
decadente sciroppo.
"Buonasera signore," fece le fusa lui, e mandò le presenti in un altro attacco isterico ormonale.
“Siete state gentili a venire questa sera.”
Le urla continuarono incontrollabili per almeno un altro minuto buono prima che la banditrice
potesse di nuovo parlare. Jean-Claude cominciò a ridere abbastanza consapevolmente, il che
peggiorò soltanto la situazione, e provocò lo svenimento di alcune donne fra il pubblico.
Anita sentiva rizzarsi le proprie penne. Sapeva che Jean-Claude era una specie di celebrità lì a St.
Louis, ma non aveva idea che avesse questo tipo di fans. Riceveva sicuramente molta attenzione da
parte dei media, più di quella di qualsiasi altro vampiro Anita conoscesse, ma prima di allora lei non
aveva mai pensato a lui come un bellimbusto da fotografia nell’armadietto di una teenager.
"Signore, per favore!" domandò la banditrice, riprendendo di nuovo il controllo del suo pubblico.
“Datemi un minuto per condividere alcune informazioni di base relative allo scapolo numero
quattro.”
Detto ciò, lesse una breve lista con le informazioni anagrafiche e confermò il fatto che Jean-Claude
non soltanto era un vero vampiro, ma era il vampiro Master della Città. Disse anche al pubblico che
era un distinto ed importante membro del mondo degli affari ed era proprietario di diversi locali
notturni. Aggiunse, in modo insinuante, che qualche volta ne calcava anche le scene – senza dubbio
per incrementare il turismo.
Alla fine diede il via a Jean-Claude, e lui si mosse lentamente sulla passerella, mettendoci
sufficienti colpi e oscillazioni di fianchi da far tintinnare le catene della sua cintura. Un’ondata di
donne si avvicinò al palco, facendosi strada a gomitate per le prime posizioni, stendendo verso di lui
le braccia e cercando di toccare le sue gambe mentre passava.
Anita osservava mortificata. Doveva vincerlo. Semplicemente doveva.
"Okay, ancora una volta, la nostra offerta di apertura è determinata dal nostro voto anonimo più
alto, “ disse la banditrice al pubblico. Aprì velocemente le buste che contenevano le offerte fatte
precedentemente a distanza e osservò le cifre. I suoi occhi si allargarono improvvisamente, e si
schiarì la gola prima di annunciare l’offerta di apertura. “Ah, cominceremo l’offerta di apertura a
6.000 dollari.”
La mascella di Anita si aprì. Chiaramente stupito, Jean-Claude si girò e osservò la banditrice con
un’espressione di vero orrore, finendo quasi preda del mare di mani protese nell’aria per afferrare
un pezzo di lui. Anita si domandò se credesse che, per quella cifra, sarebbe stato costretto a dormire
con la sua offerente se questo fosse stato il suo desiderio.
"6.000 dollari," ripeté la banditrice. "uaQqQQualcuno… offre 6.010?"
Dopo alcuni istanti di silenzio sconvolto, le parole della banditrice cominciarono ad essere percepite
dal pubblico, e un gemito di disappunto collettivo riempì il locale.
Anita chiuse gli occhi e scosse la testa. Non c’era un fottuto modo col quale permetterselo. JeanClaude avrebbe dovuto semplicemente provvedere a se stesso, ora. Gettando la sua paletta sul
tavolo, Anita scivolò via dalla sedia, e si fece largo nella folla verso le porte di uscita.
********
Anita aveva scoperto, grazie a Jason, che l’appuntamento di Jean-Claude sarebbe stato stasera.
Apparentemente lui aveva progettato qualcosa di speciale per la vincitrice, ma Anita non aveva
particolare voglia di sentire i dettagli. Infatti, si assicurò di avere altre cose da fare durante la serata,
in modo da tenere la mente focalizzata su qualcos’altro.
Rientrò finalmente a casa intorno a mezzanotte, fermandosi sul suo viottolo e notando che, per una
volta, non c’erano altre macchine. Sembrava che anche tutti gli altri avessero dei programmi
stanotte. Ad Anita andava bene. Tutto quello che voleva era farsi un bagno e buttarsi a letto
rannicchiata intorno a Sigmund.
Però c’era un biglietto appiccicato in bella vista sulla sua porta d’ingresso. Mentre cercava le chiavi,
Anita lo tirò via e lo aprì, poi cercò di leggerlo al chiarore lunare.
Piuttosto stranamente, sul davanti del biglietto c’era un cuore decorato e la scritta diceva
semplicemente: Divertiti, cherie! Con tutto il mio amore, Asher.
Alzando il sopracciglio, Anita aprì la porta ed entrò in casa, studiando intensamente il biglietto.
Sollevò gli occhi per chiudere la porta dietro di sé, e fu scioccata nel vedere almeno cinquanta
candele che risplendevano nel suo soggiorno, bordeggiando un immaginario sentiero verso il bagno.
Il pavimento era cosparso di petali di rosa rossi e l’aria era profumata con qualche specie di olio
esotico, e leggermente impregnata di vapore.
Cominciando ad avanzare, Anita posò il biglietto, si tolse le scarpe, e camminò lungo il sentiero
verso il bagno. Forse Asher si era sentito dispiaciuto per lei stanotte, e si era fatto carico di
prepararle un bagno e massaggiarle la schiena. Sapeva che c’era qualcuno nel bagno, ma in un
attimo si rese conto che non era Asher.
Le candele ondeggiavano romanticamente in ogni angolo della stanza e su qualsiasi superficie
piana. Il sentiero di petali di rosa terminava di fianco alla vasca, dove una bottiglia di Dom
Perignon riposava in un secchiello di ghiaccio dorato, avvolto da un panno di lino bianco. Un unico
calice in cristallo luccicava nella luce delle candele e rifletteva il colore dorato per la stanza.
Lentamente, Anita sollevò gli occhi per vedere la figura dell’uomo sdraiato piuttosto
seducentemente nella sua vasca da bagno riempita.
"Bonsoir, ma petite," la salutò Jean-Claude. "Ti spiace unirti a me?" Si protese su un lato e versò lo
champagne nel calice, poi lo sollevò e glielo offrì. Piccoli fili di vapore profumato esalarono dalla
sua pelle scintillante e i suoi capelli bagnati luccicarono come olio tra le fiamme guizzanti.
Ma Anita era semplicemente troppo ipnotizzata per muoversi. Jean-Claude era l’ultima persona che
si sarebbe aspettava questa notte. “Umm… non dovresti… essere al tuo appuntamento?” riuscì
finalmente a dire, e poggiò le proprie mani sui fianchi per trattenersi dallo scorrerle sul suo corpo
sontuosamente levigato… non ancora.
Jean-Claude sorrise tranquillamente, e sorseggiò con indulgenza lo champagne dal suo calice,
soltanto abbastanza da bagnarsi le labbra, poi lo poggiò di nuovo sul pavimento, ai piedi di lei.
“Non hai visto il biglietto di Asher alla porta?”
Anita fece un profondo respiro. Dio, quella vasca da bagno sembrava… invitante. “Sì, l’ho visto.
Non ho colto. Che cosa stai facendo qui?”
"Sono il tuo appuntamento per questa sera, ma petite," le disse Jean-Claude, con la sua voce resa
ancor più dolce e melodiosa dall’acustica della stanza da bagno. “Se ricordi, lo scorso sabato sera,
sono stato acquistato per la somma piuttosto intimidante di 6.000 dollari. Come si è poi scoperto,
quell’acquisto era per un regalo. Da parte di Asher. A te.”
Anita batté le palpebre, con la bocca aperta per la sorpresa. “Vuoi dire che Asher ti ha comprato?”
Jean-Claude annuì e si sollevò leggermente nell’acqua, facendola ondeggiare seducentemente
intorno al suo corpo. “Sembra che quando ho acconsentito a partecipare all’asta, Asher abbia
organizzato un’offerta anonima a distanza per me, per la somma di 6.000 dollari, per assicurarsi che
nessun’altra potesse superare la cifra. Inizialmente, l’aveva fatto soltanto per evitarmi le vedove
centenarie e le groupies dei vampiri. Poi quando tu ti sei presentata nel camerino prima dell’asta,
così sconvolta, ha avuto l’idea di usarmi per un regalo, e ci ha organizzato tutto questo.”
Anita sogghignò. "E tu quando l’hai scoperto?"
Apparentemente costernato, Jean-Claude chinò la testa, e sorrise leggermente. “Quando si è
svegliato questa sera. Mi ha lasciato strapparmi i capelli tutta la settimana nella preoccupazione per
questo appuntamento, mentre invece ci organizzava questa serata sin nel minimo dettaglio.”
Anita guardò il bagno. "Ovviamente i miei leopardi erano coinvolti.”
"Così come i miei lupi."
Anita osservò Jean-Claude nella vasca e fece un respiro profondo. “Dannazione.” Cominciò a
sbottonarsi la camicetta. “Gliene dobbiamo una adesso.”
Jean-Claude annuì, mentre i suoi occhi percorrevano Anita con approvazione mentre lei continuava
a svestirsi. “Mmm, precisamente.”
Una volta nuda, Anita prese la mano che Jean-Claude le offriva, e lasciò che la aiutasse ad entrare
nella vasca. Non appena si fu accomodata all’indietro contro il suo petto, lui sollevò di nuovo il
calice di champagne e glielo porse, poi le baciò delicatamente i capelli.
"Non posso dirti quanto sia sollevato di star passando la notte con te, ma petite,” le confessò.
“Dovere civico o no, non acconsentirò mai più ad essere messo un’altra volta all’asta.”
"Non avrei dovuto reagire in maniera esagerata come ho fatto, ma lo ammetto: ero gelosa dell’idea
di te che portavi fuori qualcun’altra,” gli disse Anita sorseggiando il fresco e frizzante champagne.
“Ma ora, sono felice di averlo fatto. Altrimenti Asher ti avrebbe tenuto tutto per sé.”
Jean-Claude rise piano. “E probabilmente mi avrebbe fatto risistemare la mobilia nella sua stanza, o
qualcosa di altrettanto non divertente. Così anch’io sono felice che tu sia stata gelosa. Preferisco
essere costretto a far piacere a te piuttosto che a qualsiasi altro, ma petite.”
Anita girò all’indietro il collo per baciarlo, e Jean-Claude prontamente la aiutò. La liberò del calice
di champagne e lo poggiò fuori, di fianco alla vasca, poi la girò in modo da guardarlo in viso e
avvolse il suo corpo intorno a lei, approfondendo il bacio.
"Ti ho per me per tutta la notte, vero?" mormorò Anita contro la sua bocca, arrendendosi alla sua
passione crescente.
Lui gemette rocamente e la racchiuse fra le sue braccia. “Per 6.000 dollari, ma petite, mi hai per
tutta l’eternità…”