Superfluo e Necessario, Lusso e Fasto

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Superfluo e Necessario, Lusso e Fasto
Torino, 29 Ottobre 1952
Bollettino N° 6 – Anno IV
SUPERFLUO E NECESSARIO - LUSSO E FASTO
Ovverosia
“IL DIVINO INUTILE,,
Chi ha familiarità con la Divina Commedia può agevolmente ricordare
l’icastica visione dantesca del girone infernale, ove avari e prodighi «voltando
massi per forza di poppa», continuamente, s’ingiuriano rinfacciandosi a vicenda
gli uni, i tesori accumulati, gli altri quelli dilapidati. Allo stesso modo, superfluo e
necessario, simili ai dannati danteschi tentano, sopraffacendosi e trasmutandosi
di continuo l'uno nell'altro, di stabilire fermamente il loro dominio nel cuore
dell’uomo.
Cosa è necessario; e cosa è superfluo?
Per l'avaro tutto è superfluo, anche l'amaro pane che mastica a malincuore. Per
il prodigo, invece tutto è necessario, anche lo sperpero degli oli essenziali coi quali
si profuma. Qualsiasi cosa di cui non si può fare a meno è necessaria, mentre è
superflua ogni cosa la cui mancanza non sia sentita, ma la valutazione del
superfluo e del necessario rimarrà sempre soggettiva.
Lo stesso Cristo che risponde a Satana: “non di solo pane vive l'uomo” e rifiuta
di trasformare in pane le pietre, rimprovererà acerbamente Giuda per la
mormorazione fatta sullo spreco del nardo della Maddalena.
Quindi misurare con un comune metro ogni cosa necessaria o superflua è
azione assurda anche perché, forse, nulla è veramente necessario o veramente
superfluo, ma tutto è utile e può divenire essenziale.
Mida, che muore di fame in mezzo all'oro, invidia il passero contento di un
grano di miglio, ma l'errore di Mida non è stato tanto quello di desiderare l'oro,
quanto di non aver ben valutato anche il granello di miglio, per cui solo un'esatta
valutazione porterà l'uomo a scegliere fra ciò che è utile e ciò che è essenziale, fra
ciò che abbella la vita e ciò che l'appesantisce, fra ciò che è bisogno evolutivo e ciò
che è bisogno artificioso. Mentre all’uomo normale il bicchiere di vino può esser
necessario e l'iniezione di morfina, al canceroso che smania fra gli spasimi del
male sarà del tutto inutile il bicchiere di vino, ma indispensabile l'iniezione di
morfina.
Con una retta valutazione dei bisogni (che non sono uguali per tutti, poiché la
natura stessa non vuole l'uguaglianza di condizioni di vita, bensì quella benefica
disparità che permette la continuità dell'evoluzione), si deduce che il valore esatto
di ogni bisogno dev’esser considerato caso per caso perché sensitività e sensibilità
non essendo in tutti uguali, non possono stabilire per tutti la stessa somma di
bisogni reali. La Natura, forse, sarà quella che una volta di più ammaestrerà
l'uomo a ritrovare l'esatta valutazione.
La Natura, infatti, è lussuosa: odori, colori, sapori sono da lei moltiplicati e la
cosa che a lei più sta a cuore è da lei rivestita delle più vaghe forme, ornata dei
più intensi colori, dotata degli odori più acuti e resa sapida dai sapori più squisiti.
Cosa c’è di meglio di un frutto in cui ogni senso trova la sua soddisfazione? Ad
esempio la pesca, morbida e vellutata al tocco, deliziosamente profumata, solida e
cedevole nella polpa, sapida di misteriosi sali ed, al contempo, per altrettanto
misteriosi zuccheri, essa riassomma in sé molte delle necessità dell'uomo.
Ma se la pesca rappresenta, nel suo insieme, il “necessario” ottantotto per
cento d'acqua, il quindici per cento di zuccheri, sali minerali e l’uno per cento di
proteine e di lipidi, rappresenta pure il “superfluo” in colore, in profumo, in
plasticità, cioè in tutto ciò che pur non essendo essenziale, tuttavia rende
veramente essenziale ogni cosa. Anche la spazzatura sfatta, se analizzata,
risponde ai requisiti di necessità; pur essa ha un tanto per cento d'acqua, di sali,
di zuccheri, di lipidi e di proteine, ma chi, fra i figli di Adamo, vorrebbe valersene?
Quindi il lusso, di cui la Natura circonda i suoi prodotti, risponde ad una
necessità, infatti, tutto nella natura è lussuoso, cioè inutile: dalle tinte dell'aurora
e del tramonto, a quelle dei fiori e dei frutti dai profumi delle droghe al canto degli
uccelli, al bagliore delle pietre preziose, tanto che si dovrebbe identificare il lusso
come una sua necessità; tutto ciò che essa produce di eccesso è lussuoso; tutto
quanto in essa anela all'evoluzione, prima d'ogni altra cosa, evolve le forme
secondo lussuoso dettame che si traduce in un dettame di bellezza, così è bella la
tigre per i suoi colori, l'orso per la pelliccia, l'elefante per la sua mole, il caimano
per le sue scaglie ed anche l'uomo, quando è adorno di tutti i prodotti della
natura... allora, possiamo ascrivere il lusso fra ciò che è necessario, poiché,
risponde autenticamente ad un effettivo bisogno.
Qui giunti ci sia permesso aprire una parentesi: errore dei Sanculotti (e per
essi della rivoluzione francese), fu il non aver valutato il lusso come una delle
necessarie espressioni della vita. Essi s’indignavano nel vedere i prigionieri
rinchiusi nelle terribili carceri repubblicane, curare fino al dettaglio la loro
toeletta e trascorrere, in futili passatempi, quei giorni che da loro erano invece
vissuti come il massimo spasmo della personalità plebea. S’indignavano nel
vederli andare alla ghigliottina agghindati come per una festa, lanciandosi motti
scherzosi da un carretto all’altro, e non capivano che quello era l'unico modo di
essere di quell’aristocrazia che, condannata a morte dalla plebe, risorgeva nella
plebe stessa creando la borghesia che tuttora governa gli eventi dei popoli. Essi
non capivano che era l'ultimo bagliore di libertà vera che, esprimendosi nel lusso,
vietava a quei loro fratelli morituri ad assimilarsi a bruti macellati. E qui
possiamo chiudere la parentesi.
Ma cos'è il lusso? Il lusso è sovrabbondanza di bellezza, compiutezza
d'armonia, manifestazione di potenza, riconoscimento di verità. Il lusso non fa
che accentuare e specificare i caratteri insiti nella Natura, esso proclama che il
«divino inutile» è, veramente necessario solo nell’uomo, infatti al «divino inutile»,
certamente rispondevano i lontani antenati, quando graffivano sulle pareti delle
caverne scene di caccia e di amori...
Bisogno di espressione è il lusso, ma lo è del pari il fasto? No, il fasto sta al
lusso, come l'orpello all'oro, come la tricromia al quadro d'autore, come il gesso al
marmo! Esso è sempre un «vorrei, ma non posso» un «potrei, ma non voglio».
Un'audacia paurosa, una prodigalità avara, un malcelato calcolo, una forte
indecisione e gli uomini confondono il fasto con il lusso, così come confondono
l'orpello con l'oro.
La casa del povero sarà lussuosa se pulita e ornata di ciò che non costa altro
che amore e cura; le terraglie ben pulite, i gerani alla finestra ed il rame appeso
alle pareti non tappezzate sostituiranno benissimo i Corot e gli argenti che
ricolmano le case dei ricchi ma che risulteranno appesantite proprio dalle
esibizioni di cattivo gusto delle cose che costano solamente denaro. Mettere in
una stanza una bella pianta fiorita è lusso, mettervi un mattone d'oro è fasto,
poiché tutto ciò che è ostentazione di ricchezza contrasta con ciò che è necessità
di ricchezza.
La ricchezza è, dunque, necessaria? Sì quand’essa non si traduce in denaro. Il
rame non è meno lucente dell'oro e l’alluminio non splende meno dell'argento, ma
il rame e l'alluminio, essendo più necessari, sono lussuosamente profusi sulla
terra, non così l'oro e l'argento! Cosa, allora, fuor dell'insulsa vanità degli uomini,
fa dell'oro e dell'argento un oggetto di fastosità? Bisogna considerare l'oro e
l'argento come non necessari, quindi superflui? Chi ci dà tale autorizzazione? La
vanità e la presunzione, ma esse non sono sicure avvallanti da considerarle come
verità assoluta... anche l'oro e l'argento hanno la loro ragione d'essere! La loro
preziosità, negata al lusso della natura, è concessa al fasto dell'uomo e, forse, ne
costituisce un tranello per lo stesso. Non è prezioso ciò che è fastoso, ma ciò che è
lussuoso.
Un campo di grano supera un monile d’oro, ma cento campi di grano non
pagheranno l'opera dell'artefice che domanda l’oro ed il ferro, li rende docili ai
bisogni dell’uomo! Quindi, è sempre e solo l'uomo la misura per eccellenza: non vi
è il bene o il male fuor di lui, non vi è realtà fuor della sua, né verità fuori di
quella che egli testimonia. E' sempre e solo l'uomo il responsabile, ed è sempre e
solo all'uomo che può darsi ogni definizione del necessario e del superfluo, del
lusso e del fasto e del divino inutile.
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