Il Sacro Cuore di Gesù che appare a Santa Margherita Maria d

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Il Sacro Cuore di Gesù che appare a Santa Margherita Maria d
Il Sacro Cuore di Gesù che appare a Santa Margherita Maria
d’Alacoque di Paolo Vetri nella chiesa di San Rocco a Frattamaggiore
Firmato e datato 1914 dal pittore siciliano di nascita ma napoletano d’adozione, Paolo
Vetri (Castrogiovanni, oggi Enna, 1855 - Napoli 1937), il dipinto fu realizzato per
l’altare sinistro della chiesa come pendant all’altro grande dipinto, avente a tema la
Madonna del Suffragio, che campeggia
sull’altare di fronte, e che era stato
realizzato l’anno precedente dallo stesso
artista. Il dipinto in oggetto, commesso
all’artista da un non meglio noto «Dott.
Pasquale Russo» - come recita una breve
scritta in basso a sinistra - è una
raffigurazione
del
popolare
tema
dell’Apparizione del Sacro Cuore di Gesù
a santa Margherita Maria d’Alacoque. La
devozione al Sacro Cuore di Gesù, le cui
fondamenta trovano origine a metà del
XVII secolo nella lotta al rigorismo
giansenista intrapresa in Francia da san
Giovanni
Eudes,
fondatore
della
congregazione di Gesù e Maria e da
Margherita Maria d’Alacoque, umile
suora dell’Ordine delle Visitandine, trovò
solide radici nella tradizione culturale e
religiosa della diocesi di Aversa - come
d’altronde nelle altre diocesi italiane soltanto tra la seconda metà del XIXX
secolo e i primi decenni del corrente
secolo; quando sull’onda dell’entusiasmo
suscitato in tutto il mondo cattolico dagli
scritti di papa Pio IX prima e Leone XIII
poi, l’immagine di quel Cuore che era
apparso a santa Margherita Maria
d’Alacoque «su un trono di fiamme,
raggiante come il sole, con la piaga
adorabile, circondato di spine e
sormontata da una croce» - come lei
stessa, invogliata dal beato Claudio la
Frattamaggiore, Chiesa di S .Rocco, P.
Vetri, Il Sacro Cuore di Gesù appare
Colombiére ebbe a scrivere nella sua
a Santa Margherita d'Alacoque
autobiografia - aveva fatto la sua comparsa,
diventando ben presto popolare, anche sugli altari e nelle nicchie delle chiese
diocesane. Il nostro dipinto va pertanto considerato una delle tante testimonianze di
quel momento devozionale come sembrano confermare del resto le analoghe
composizioni pittoriche o oleografiche e le numerose statue rintracciabili un po’
dappertutto nelle chiese d’Italia. Paolo Vetri frequentò l’Istituto di Belle Arti di
Napoli, dove era giunto giovanissimo grazie ad una pensione assegnatagli dalla
amministrazione comunale del suo paese natio. Abilissimo nel disegno riuscì da
subito a conquistarsi la stima del Morelli che ne fece il suo alunno prediletto e più
tardi gli diede in moglie la figlia Eleonora. Fu presente a diverse Esposizioni della
Promotrice napoletana conoscere a carattere sia sacro che profano; tuttavia gran parte
della sua produzione s’indirizzò verso la tematica sacra e si estrinsecò
prevalentemente nella pittura a fresco sicché Vetri è considerato «il continuatore dei
grandi affreschisti del tardo Settecento napoletano (Lorenzetti). Ne sono esempi, a
parte le pale di San Gregorio Magno e di San Giovanni Battista nel duomo di Ragusa
nonché il San Giuseppe con Gesù giovane della Cattedrale di Cosenza, i cicli
decorativi della chiesa di Santa Brigida, del Gesù Vecchio, di San Vitale, di San
Domenico Soriano a Napoli, di San Francesco a Palermo e i quattro affreschi del
pronao del duomo di Amalfi per quanto concerne le opere sacre. Mentre della
produzione profana si ricorderanno invece il ciclo di decorazioni delle due sale della
Biblioteca Lucchese Palli nel Museo Nazionale di Napoli e il sipario con una
rappresentazione delle Atellane del Teatro Garibaldi di Santa Maria Capua Vetere. A
uso degli allievi dell’Accademia delle Belle Arti - presso la quale a varie riprese
praticò l’insegnamento del disegno e della pittura scrisse due trattati, La legge
fondamentale della prospettiva e la teoria dell’Ordine della visione, edito a Napoli
nel 1909, e Fenomeni visivi inavvertiti dagli antichi e moderni osservatori, edito
sempre a Napoli, nel 1923. Particolarmente notevole fu, altresì, la sua produzione di
ritratti tra cui ricorderemo quello della Regina Elena (Caserta, Palazzo Reale) e
quello dello scultore Francesco Jerace (Napoli, eredi Jerace). Paolo Vetri morì a
Napoli nel 1937, qualche anno dopo i lavori di decorazione della cupola della basilica
di Sant’Alfonso a Pagani che gli causarono dei gravi problemi di salute.
Franco Pezzella