introduzione - Doppiaggio tra realtà e menzogna

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introduzione - Doppiaggio tra realtà e menzogna
INTRODUZIONE
Prima di iniziare la stesura della presente dissertazione è opportuno introdurre
il tema che verrà affrontato in essa, spiegando i motivi per cui la mia scelta si sia
rivolta proprio in questa direzione.
Questo lavoro è volto a offrire un’introduzione alla traduzione audiovisiva,
settore piuttosto ‘giovane’ nell’ambito degli studi sulla traduzione ed a lungo
ignorato dalla ricerca. Grazie alla diffusione di prodotti audiovisivi nel mondo
moderno attraverso i più diversi canali di fruizione, la traduzione multimediale ha
ricevuto un potente impulso a partire dagli anni Novanta del secolo scorso.
Nel corso di questo lavoro si porrà l’attenzione in particolare sulla traduzione
per il doppiaggio (traduzione filmica), piuttosto che su quella destinata alla
sottotitolazione, per due motivi: il primo riguarda il fatto che il doppiaggio,
nonostante l’ampia diffusione della sottotitolazione negli ultimi anni, è ancora la
forma di traduzione audiovisiva privilegiata in Italia per le opere di finzione; il
secondo motivo è dettato dal fatto che la cosiddetta colonna del doppiato prende il
posto della colonna dei dialoghi originali, rendendo più facile e interessante
l’indagine sulle scelte traduttive dei responsabili dell’edizione italiana, scelte che da
una parte possono risultare manipolatorie o addirittura censorie, mentre dall’altra
possono apparire particolarmente creative ed efficaci.
Dunque il doppiaggio, forma di traduzione audiovisiva dominante nel nostro
Paese, offre un’ampia gamma di esempi utili per indagare sul processo
traduttivo/creativo e sulle difficoltà ad esso implicite.
Molti studiosi, nel corso degli anni, si sono domandati se tradurre, ossia
trasferire un concetto da una lingua di partenza ad una di arrivo, significhi ‘tradire’ o
piuttosto ‘arricchire’. A tutt’oggi il quesito sembra rimanere ancora privo di risposta,
ci sono diverse correnti di pensiero a riguardo e la traduzione è un campo di ricerca
in continua espansione.
La presente dissertazione non è volta a supportare una corrente di pensiero
piuttosto che un’altra, bensì, a seguito di un’introduzione storica sulla nascita del
cinema e sul passaggio dal muto al sonoro, si indagherà sull’importanza del
doppiaggio come forma di traduzione innovativa, sulla figura dell’adattatore/
creatore o traditore, si approfondirà lo studio di alcuni aspetti dell’italiano doppiato
dall’inglese, con particolare riferimento a quei tratti che sono stati identificati come
tipici del parlato contemporaneo. Attraverso una selezione di fenomeni linguistici
significativi, il lavoro si propone, da una parte, di verificare il grado di aderenza del
parlato filmico tradotto alle norme dell’italiano parlato spontaneo e dell’italiano
parlato simulato (ossia l’italiano dei film), dall’altra, di valutare la dipendenza dei
testi tradotti dall’inglese, ossia dai film originali.
La nostra ricerca si articola in quattro parti, ognuna delle quali presenta un
sottotitolo oltre al titolo iniziale della tesi e nella prima parte verrà analizzato il
doppiaggio dei film italiani negli Stati Uniti attraverso lo studio di un caso
particolare: il doppiaggio per le sale cinematografiche del film “Pinocchio” del
regista italiano Roberto Benigni. Si analizzeranno i punti critici della versione
doppiata in inglese del film del regista toscano, cercando di capire il perché la critica
americana non abbia gradito quest’opera, considerabile come un esperimento
piuttosto isolato, dato che i film stranieri esportati negli Stati Uniti vengono adattati
tramite l’utilizzo di sottotitoli e non di versioni doppiate.
Sempre in questa prima parte della dissertazione si presenterà un caso di
doppiaggio senza dubbio più fortunato rispetto al precedente, vale a dire la versione
doppiata in italiano del cartone animato americano “I Simpson”. Come già detto, si
tratta di un adattamento di successo e perfettamente riuscito e costituisce un valido
esempio per lo studio dell’utilizzo del dialetto nelle versioni doppiate in italiano dei
film stranieri.
La seconda parte di questo lavoro, redatta in lingua inglese, affronterà la
questione dell’utilizzo dei dialetti nelle versione doppiate dei film. Tratterà il
personaggio di Woody Allen in quanto regista e modello di vita, per arrivare alla fine
ad analizzare il doppiaggio italiano di un suo film “The Sleeper” (“Il Dormiglione”).
La terza parte, redatta in lingua francese è volta ad analizzare, tramite l’ausilio
di esempi tratti dal film in lingua inglese “A Streetcar Named Desire” (la cui
versione francese si intitola “Un tramway nommé Désir”, 1952) le difficoltà relative
alla resa nella versione doppiata di un film degli elementi culturali presenti nella
versione originale.
Il lavoro verrà concluso attraverso la quarta parte di questa dissertazione, in
cui verrà presentata un’analisi degli studi che ricercatori e professori universitari
hanno compiuto nel settore del doppiaggio; verranno discussi i risultati della loro
ricerca e saranno varate le opportunità future riguardanti il campo della traduzione
filmica del doppiaggio, da molti definito come un valido strumento di circolazione
culturale. Si cercherà di comprendere il perché negli Stati Uniti si prediliga l’utilizzo
della tecnica dei sottotitoli piuttosto che quella del doppiaggio.
Il fine ultimo di questa tesi non è discutere sulla validità o meno del
doppiaggio, bensì è quello di evidenziarne le difficoltà intrinseche e apprezzarne gli
intenti. Il filo conduttore che lega tutti gli esempi presenti in questo lavoro è
rappresentato dalla volontà di evidenziare come la pratica dell’adattamento e del
doppiaggio costituiscano una riscrittura della sceneggiatura originale, e tanto più
l’adattamento resta fedele al messaggio originale del film, mantenendolo inalterato,
tanto più il doppiaggio che ne conseguirà sarà apprezzabile e costituirà
un’opportunità per una maggiore circolazione di un film nei paesi stranieri.
Il doppiaggio è una pratica che, come verrà più volte ribadito nel corso di
questo lavoro, risiede tra ‘lealtà e menzogna’ e deve, dunque, saper mentire, ma mai
dire il falso.