OMELIA NELLA SOLENNITÀ DELL`IMMACOLATA

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OMELIA NELLA SOLENNITÀ DELL`IMMACOLATA
OMELIA NELLA SOLENNITÀ DELL’IMMACOLATA CONCEZIONE
DELLA BEATA VERGINE MARIA
Tivoli, Basilica Cattedrale di San Lorenzo M., Martedì 8 dicembre 2015
Signor Sindaco, illustri autorità, sacerdoti, carissimi fratelli e sorelle,
dopo 359 anni dal voto che i nostri padri fecero a Maria Santissima Immacolata,
affinché salvasse la nostra città dal flagello della peste, ci troviamo ancora oggi a
rinnovare la promessa di onorare annualmente la Madre Immacolata ponendoci sotto
la sua potente intercessione e guardandola come modello da imitare nella nostra vita.
Ringrazio di cuore l’Amministrazione Comunale che, pur nelle ristrettezze
economiche del momento, anche quest’anno non ha voluto far mancare il proprio
dono votivo alla Vergine.
Immagino che i nostri avi ricorsero all’Immacolata perché Maria, essendo la piena di
grazia, a servizio pieno e totale di Dio per la salvezza dell’umanità, fu riconosciuta
già allora come Colei che – immagine speculare della misericordia di Dio – rese
possibile a Dio stesso di entrare nella nostra storia e rompere la peste del peccato
verso di Lui e dell’inimicizia e dell’egoismo tra gli uomini.
Nella prima lettura abbiamo ascoltato come l’uomo e la donna: liberi, creati da Dio a
sua immagine e somiglianza, creati per amarsi ed essere complementari l’uno per
l’altra e l’altra per l’uno, abbiano usato male il dono della libertà. Lasciatisi tentare
dal diavolo, il divisore, il serpente che li invitò a diventare come Dio, Adamo ed Eva
fecero ciò che Dio aveva loro impedito non per tarpare le ali della loro libertà ma per
ricordare loro che Lui solo era ed è e sempre sarà creatore e Padre, e noi Sue creature:
amate, piene di dignità, ma pur sempre Sue creature! L’uomo e la donna si lasciarono
tentare e così si scoprirono nudi, diversi ma anche distanti tra loro. Davanti a Dio che
li chiamava iniziarono a nascondersi, si divisero: “la donna che tu mi hai posto
accanto mi ha dato dell’albero e io ne ho mangiato” … E la donna: “Il serpente mi ha
ingannata e io ho mangiato” … Iniziò così a diffondersi nel mondo la peste del
peccato. La peste della disobbedienza a Dio, dell’indifferenza alla sua Parola e alla
sua volontà, la peste del nascondersi dalla verità di Dio sull’uomo e sulla donna, sulla
loro complementarietà aperta al dono gioioso della vita, la peste della disonestà, della
perdita di relazioni … pesti che ancora oggi, anche con altri nomi, intaccano la nostra
povera umanità a tutti i livelli.
Ma Dio non si arrese, Dio – ricco di misericordia – minacciò il serpente e gli
promise: “Io porrò inimicizia fra te e la donna, fra la tua stirpe e la sua stirpe: questa
ti schiaccerà la testa e tu le insidierai il calcagno”. Una promessa mantenuta in quella
Donna che ricolmata di grazia, immacolata, preservata da ogni macchia di peccato, ha
generato al mondo il Cristo, il Figlio di Dio, che portandoci la sua Misericordia, il
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suo perdono, l’amore Trinitario ed infinito di Dio ha permesso e permette a tutti –
anche oggi – di uscire dal peccato e di fare ritorno a Lui con tutto il cuore.
È bello celebrare questa festa proprio oggi, poche ore dopo che il Papa ha aperto a
Roma l’Anno Santo della Misericordia e a pochi giorni dal 13 dicembre quando
anche in questa nostra Cattedrale, come in tutte le Cattedrali del mondo, apriremo la
Porta Santa della Misericordia affinché tanti vi possano passare e confessati,
comunicati, professando la fede, pregando per la Chiesa, il Papa e per il mondo
intero, possano ottenere misericordia piena per i loro peccati e per quelli dei loro cari.
Maria Immacolata, infatti, si mostra a noi come specchio perfetto, lucidissimo, che
riflette la Misericordia di Dio e guardando a Lei noi, oggi più che mai, dobbiamo
lasciarci irradiare della luce della Misericordia, ossia dell’amore perfetto che c’è in
Dio e che Dio – comunione trinitaria bellissima – ci vuole donare, trasmettere fin
dall’inizio dell’opera della salvezza dell’uomo dal peccato e dalla morte frutto delle
sue scelte libere e sbagliate.
Maria Immacolata è così specchio della Misericordia di Dio perché è stata scelta da
Lui quale creatura “piena di grazia”. Nel Vangelo di Luca abbiamo ascoltato
l’annuncio della nascita di Gesù a Maria da parte dell’Arcangelo Gabriele:
“Rallegrati, piena di grazia: il Signore è con te!”. “La grazia – che come ricordava
Papa Benedetto XVI – è essere guardati da Dio, essere toccati dal suo amore”. La
grazia che - come ci ricorda il catechismo - non è una cosa, ma è
l’autocomunicazione di Dio agli uomini; sapendo che Dio non dona mai nulla che sia
meno di se stesso, e nella grazia così anche noi siamo come Dio.
Maria è piena di questa grazia ma non per insuperbirsi, per chiudersi nell’egoismo,
per tenerla per sé, ma per metterla al servizio degli uomini. Piena di grazia, ossia
senza aver conosciuto il peccato originale e le sue conseguenze, Maria si dichiara da
subito “la serva, la schiava del Signore”, rimane umile, cioè disponibile a lasciarsi
fare da Dio divenendo modello della Chiesa prima ancora che essa esista. Maria è
uno strumento eletto da Dio, che vive completamente della Sua grazia e della Sua
misericordia e per questo si dichiara serva, si vota completamente al servizio.
E così può generare al mondo l’autore stesso della grazia, Colui che rivela al mondo
in modo perfetto e pieno la Misericordia di Dio per noi anche se pure Maria, come
tutti noi che in virtù del battesimo e degli altri sacramenti della Chiesa abbiamo
ricevuto e riceviamo la grazia divina, è passata per la via della fede, per la via della
prova, per la via della fedeltà al progetto che Dio le rivelò e che la condusse fino ai
piedi della croce dove il Suo Figlio ha compiuto il massimo gesto di amore per
l’umanità: Cristo-Dio, per riconciliare il mondo peccatore al Padre, ha dato la sua vita
per noi! Quella vita donata che poi risorta, ascesa al Cielo e facendo dono a tutti dello
Spirito Santo, assicura anche oggi che ogni tipo di peste, di peccato, di indifferenza a
Dio e al prossimo, di chiusura egoistica all’altro - specialmente se povero e bisognoso
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-, se marito o moglie in difficoltà verso il partner, se vittima delle tante forme di
alienazioni dalla realtà quali sono le dipendenze da tutto ciò che ci estranea dal
mondo reale, se protagonista di violenza, terrorismo, fanatismo, guerra …; con Lui,
in Lui e per Lui - ogni tipo di peste, dicevo - può essere vinta, è vinta, è vinta per
sempre per la Sua Misericordia!
Guardiamo dunque all’Immacolata come specchio della Misericordia di Dio, come a
Colei che piena dell’Amore divino lo porta al mondo affinché ciascuno di noi, come
Lei, si faccia servo dell’Amore misericordioso, lo accolga nel cuore con la medesima
umiltà di Maria e lo porti nel mondo come ha fatto Lei e con Lei.
Cari fratelli e sorelle, la vocazione ad essere immacolati – come ci ha ricordato San
Paolo nella seconda lettura – è anche per noi! Anche a noi è stata data la grazia
divina, l’amore stesso di Dio, e tutti dobbiamo progredire sempre verso questa santità
immacolata, che è il progetto di Dio per ciascuno di noi tramite atteggiamenti di
umiltà, di riconoscenza verso Dio, disponibilità ed adesione alla Sua volontà. Tutto
ciò, però, non astrattamente ma concretamente!
Oggi, la celebrazione annuale dell’Immacolata, è arricchita da un “sì” significativo.
Tra noi c’è un giovane ventisettenne di Tivoli Terme, della III Comunità del
Cammino Neocatecumenale di Nostra Signora di Lourdes all’Albuccione – il
carissimo Daniele Masciadri – che da alcuni anni si sta preparando al presbiterato per
la nostra Diocesi nel Seminario Redemptoris Mater di Roma. È un brillante giovane:
un atleta, laureatosi in lettere classiche alla Sapienza che, entrato nel Cammino
neocatecumenale nel 2001, nel 2011 ha avvertito la chiamata del Signore al
sacerdozio e dopo alcuni anni di Seminario oggi dice il suo primo “eccomi”, proprio
come Maria, alla chiamata del Signore. Il suo “eccomi”, “sì”, “desidero davanti a tutti
dirvi che il Signore mi ha usato e continua a usarmi Misericordia, mi ha chiamato e
mi chiama – come ha chiamato Maria e come chiama ciascuno di voi – a seguirlo con
riconoscenza non astrattamente ma concretamente!”. “A me – ci dirà tra poco Daniele
manifestando davanti a tutti la sua disponibilità a camminare verso il presbiterato –
chiede di farmi diacono e poi prete e la Chiesa, almeno fino ad oggi, vede questo
progetto come il progetto di Dio per me. Io mi rendo disponibile: pregate per me!”.
Mentre gli assicuriamo la preghiera e lo affidiamo insieme alla sua famiglia, alla sua
Comunità – che desidero ringraziare – e a tutti coloro che gli vogliono bene, all’umile
serva del Signore. Che il suo “sì” stimoli ciascuno di noi a mettersi a servizio della
grazia ricevuta da Dio, a servizio della sua infinita ed eterna Misericordia, non a
parole e nemmeno insuperbendoci se per caso sentiamo tutta la bellezza dell’essere
amati e perdonati da Lui ma con umiltà, ponendoci a servizio di tutti e di ciascuno
perché tramite l’annuncio del Vangelo che si riassume nel precetto dell’amore a Dio e
al prossimo e le opere di misericordia spirituali e corporali, senza mai disperare dalla
misericordia di Dio, generiamo Cristo al mondo con Maria e come Maria,
contribuiamo concretamente a costruire un mondo santo e immacolato nell’amore, un
mondo più cristiano e quindi più umano, più capace di sentirsi amato e di amare.
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È ciò che tutti auguriamo a Daniele in questo giorno, è ciò che ci auguriamo
vicendevolmente, che io auguro alla nostra città di Tivoli: che tutti riscopriamo la
Misericordia di Dio, che ci mettiamo a sua disposizione, che la sappiamo riflettere a
tutti con Maria e come Maria con impegni concreti per il conseguimento del bene
comune, della tolleranza ed il rispetto reciproci, per la costruzione di una nuova
civiltà dell’Amore.
Che il Signore ci conceda sempre di essere disponibili a Lui, docili e obbedienti, per
dirgli sempre il nostro eccomi – come Maria – e per generarlo al mondo bisognoso di
gioia e di misericordia. Amen.
 Mauro Parmeggiani
Vescovo di Tivoli
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