Intervista per TEKNEMEDIA Net Magazine Chiara Pani
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Intervista per TEKNEMEDIA Net Magazine Chiara Pani
Intervista per TEKNEMEDIA Net Magazine Chiara Pani -Partiamo dal vostro nome: ELASTIC Group of Artistic Research; il concetto di ricerca artistica è così posto in primissimo piano:perchè questa scelta e a cosa è indirizzata questa ricerca? Leibnitz giunse a questa conclusione: “Se Dio mi dicesse, nella mano destra tengo la verità e nella mano sinistra tengo la ricerca della verità e mi pronesse una scelta io gli risponderei Tieni per te la verità a me interessa la ricerca della verità”. Il movimento, il continuo ricercare per tendere ad una verità mai raggiunta se non nello statico arrivare che preclude la fine stà il nostro lavoro. La meta stà nel viaggio. L’esperire, il ricercare tattile della mente, l’osservare ed il superare del linguaggio è ciò che ci appartiene. -Una peculiarità delle vostre opere è l'approccio fortemente interattivo e quasi aggressivo con lo spettatore,che è a volte voyeuristicamente osservato (EYE/I RECORDER-ZAP SIMULACRE), altre è spinto ad essere voyeuristico osservatore (VIDEO INTIMACY):che tipo di reazioni e sensazioni attendete/sperate da questo tipo di approccio? La nostra è un’interazione a forte impatto emotivo, la ricerca di una “comunione” empatica con lo spettatore in cui si diluiscono le frontieri fra l’opera, lo spettatore, l’artista… L’opera la fa il pubblico, diceva Duchamp. All’artista aspetta sovvertire le regole del gioco e decontestualizzare la “situazione” in cui normalmente si fruisce l’arte. In Eye/I recorder, lo spettatore viene “assimilato” dall’opera, è l’opera che lo fa diventare co-partecipe della comunione artistica. In Video Intimacy, invece, è l’opera live, il performer dal vivo, che da senso allo spettatore, che viene a sua volta osservato. Con questo tipo di dispositivo vogliamo portare il pubblico alla “riflessione” (“riflettere” è guardarsi nell’altro…) alla presa di coscienza, è una posizione piuttosto maieutica… -Parliamo delle vostre installazioni site-specific:nel caso ad esempio di EYE RECORDER,si parte da uno spazio già fortemente caratterizzato (gli ottocenteschi ex-Granai Lorenesi di Firenze) per giungere a de-caratterizzarlo e dargli nuova vita:qual'è il processo che sta dietro a questo tipo di intervento e alla scelta di un luogo piuttosto che di un altro? Alla base di questo processo sta sempre la voglia di meta-video-morfosi dello spazio. L’immagine video è una seconda pelle capace di trasfigurare l’architettura. In Eye/I Recorder abbiamo operato un “ossimoro” , abbiamo convertito un contenitore (di grano) in contenuto: L’opera si ri-vela all’occhio dello spettatore e lo fa diventare soggetto di osservazione, si opera una dis-locazione fisica , ma anche concettuale, meta-fisica. Noi entriamo in rapporto viscerale con lo spazio, appasionatamente…quando troviamo uno spazio che ci suggestiona , ci innamoriamo a prima vista e lo penetriamo creativamente, si innesca un meccanismo che ci porta a impossessarsi dello spazio come se fosse materia viva. A noi piace fecondare il mondo con l’arte. -Nei vostri video c'è un uso ricorrente del buio e di conseguenza dell'infrared,che sembra quasi accentuare la posizione voyeuristica dello spettatore, che "guarda non visto":quali sono le motivazioni di questa scelta? C’è tanto da vedere nell’invisibile… tanto da conoscere…tornando a Socrate , soltanto so che non so niente …questa è la fonte della curiosità artistica che ti porta a iniziare il viaggio della ricerca. Le nostre opere, non sono soltanto nostre, sono del pubblico, le costruisce lui con il suo sguardo, è lui che gli dona significato, senso di esistere. E poi il buio è la metafora della visione rivelatrice, dell’apparizione dell’immagine, è una specie di miracolo che si rivela davanti allo spettatore. Lo spettatore-voyeur , come nei film di Bunuel, è uno spettatore profondamente attivo , che collabora nella costruzione dell’opera. -DOMANDA CHE NON PUBBLICHIAMO:cosa e come vorreste un magazine d’arte online? Essendo la metafora della comunicazione virtuale, e quindi, non “vedendoci” la faccia, uno diventa più disinibito, e quindi, bambino curioso, ci piacerebbe tanto sovvertire le regole del sistema dell’arte e far delle interviste ai critici e curatori d’arte invece che i critici facciano le interviste agli artisti. Quindi, una rivista on line deve essere elastica, trasversale, un modo di comunicare a 360° Del resto, Teknemedia ci piace molto come magazine e vi facciamo tanti complimenti. Abbiamo gradito molto le domande!!!!!!! http://www.teknemedia.net/magazine/dettagli.html?magazine_id=214