OMELIA PER LA PARTENZA DALLA CATTEDRALE DELL`ICONA

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OMELIA PER LA PARTENZA DALLA CATTEDRALE DELL`ICONA
OMELIA PER LA PARTENZA DALLA CATTEDRALE DELL’ICONA DELLA
BEATA VERGINE DELLE GRAZIE DI QUINTILIOLO
Tivoli, Basilica Cattedrale di San Lorenzo M., Domenica 2 agosto 2015
XVIII per annum “B”
Carissimi fratelli e sorelle,
l’autore della lettera agli Efesini da cui è tratta la seconda lettura che abbiamo
ascoltato, invita i cristiani di quella comunità a rivestire l’uomo nuovo. Anche i primi
cristiani, come noi, erano tentati dalle divisioni, dal conseguire gli interessi privati
prima di quelli comuni, vivevano ostilità all’interno dei loro rapporti …
L’autore biblico gli invita a rivestire l’uomo nuovo: ad abbandonare i loro vani
pensieri e a ricordarsi di Colui che hanno conosciuto: Cristo! per vivere come Lui,
con Lui, in Lui e per Lui!
È quanto ci proponiamo di fare anche questa mattina.
Siamo innanzitutto venuti alla celebrazione dell’Eucaristia.
Gesù ci dà se stesso presentandosi, come abbiamo ascoltato nel Vangelo, come “Il
pane della vita”. I suoi discepoli lo cercavano perché aveva moltiplicato i pani e
aveva saziato la loro fame materiale. Ma Gesù li invita a non seguirlo perché dà
questo pane materiale ma perché Lui è il “pane della vita”!
Così anche noi. Questa mattina siamo invitati a riflettere sul nostro essere cristiani.
Siamo qui perché è domenica, il giorno del Signore, la Pasqua della settimana. Poi
parte l’immagine di Maria a noi tanto cara dalla Cattedrale per tornare al suo
Santuario dal quale continuerà a vegliare sulla nostra città.
Ma domandiamoci: perché siamo qui? Spesso la nostra pratica di vita cristiana non è
mossa – scusate se dico questo, ma desidero parlare innanzitutto per me – dal
desiderio di lasciarci rivestire dell’uomo nuovo, di Cristo! Non è mossa dal cercare il
pane della vita, ma, piuttosto, è mossa dal cercare la benevolenza di Dio, di Maria …
la loro protezione oppure da tradizioni che ogni anno si ripetono … e anche tutto
questo ci sta ed è tollerabile … Ma se poi nella quotidianità viviamo come se Dio non
esistesse, a cosa serve? Se non ci lasciamo rivestire dell’uomo nuovo e continuiamo a
vivere lontani dal Signore, a cosa serve il nostro essere qui? Cosa serve a noi e a
quanti ci vedono?
Non vorrei essere troppo pessimista ma guardando il mondo: quello vicino e quello
più lontano da noi ma che alla fine, volenti o nolenti, ugualmente ci coinvolge, non ci
siamo forse un po’ troppo illusi che possiamo trovare la vera libertà anche senza Dio?
Non ci siamo un po’ troppo illusi che il pane che ci serve per vivere sia quello del
successo mondano, della ricchezza orientata al piacere smodato che ci porta ad
esercitare un potere cinico? E così facendo, anche se ci diciamo cristiani, non ci
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troviamo spesso vuoti, delusi, stanchi, come se avessimo perso qualcosa della nostra
dignità e grandezza?
In fondo sentiamo di mancare di senso da dare alla vita e a volte ci vergogniamo pure
di noi stessi. Ma il Signore oggi ci invita con rinnovata fiducia a rivestirci dell’uomo
nuovo, di Lui, del suo amore e della sua misericordia. E ci dice che è Lui il pane della
vita, Colui che con i fatti e le parole che ci svelano Chi Lui è può riempirci la vita
purché crediamo in Lui, nell’inviato dal Padre che è venuto nel mondo incarnandosi
nel seno di Maria non per condannare la nostra esistenza a volte un po’ opaca ma per
attirarci a sé con la sua misericordia, quella misericordia che è per tutti coloro che la
vogliono accogliere e che si è manifestata pienamente nella morte e risurrezione di
Cristo quando unendosi a tutti noi ha offerto sé stesso al Padre per salvare tutti coloro
che sono uniti a Lui con il battesimo dal peccato e dalla morte e risorgendo assicura a
tutti coloro che crederanno in Lui e si rivestiranno di Lui la vita eterna.
Ma a questo punto potremmo chiederci: come si fa a rivestirci dell’uomo nuovo? A
credere in Colui che è il pane della vita che sfama ogni fame di verità e di senso che
portiamo in noi e ci disseta e purifica da ogni peccato?
Innanzitutto – ed è uno dei motivi per cui siamo qui questa mattina – Dio ci ha
concesso dei modelli ai quali guardare per far ciò. Questi sono i santi che vivendo
come noi hanno saputo credere ed andare contro corrente ma soprattutto abbiamo
Maria Santissima!
Non a caso i Padri della Chiesa e la liturgia la chiamano la “nuova Eva”, la donna
nuova! Perché è la perfettamente rivestita di Cristo, dell’uomo nuovo, del nuovo
Adamo!
In fondo, come Dio aveva creato il primo uomo senza peccato, traendolo dal fango
della terra, dopo il peccato dell’uomo poteva rifarlo nuovamente. E invece, proprio
per farci comprendere che è la stessa creatura che Dio ha fatto e che pur se ingrata e
peccatrice verso di Lui, Egli la perdona ed ama ugualmente perché è fedele alle sue
parole, Dio si incarna in Cristo, si fa uomo nel seno di Maria per recuperare l’uomo a
sé. Ed inoltre per entrare nella storia ha necessità di un’altra creatura che per noi
rimane modello ed esempio a cui guardare continuamente e da cui imparare a
rivestirci dell’uomo nuovo: Maria!
E quali sono le caratteristiche di Maria?
L’umiltà e la povertà. La verginità ossia l’essere tutta per Dio e disponibile a ricevere
soltanto Lui.
La disponibilità all’ascolto della Parola di Dio, un ascolto che vuol dire: sì, mi fido di
Dio, credo e compio le opere che Lui mi chiede di compiere. Accoglierlo e offrirLo al
mondo e poi seguirlo in ogni situazione: sia quando fu adorato dai pastori – le
persone più disprezzate e umili ai tempi di Gesù – sia dai potenti Magi giunti
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dall’oriente; sia quando dovette fuggire in Egitto sia quando lo trovò tra i Dottori del
Tempio, sia quando a Cana lo invitò ad intervenire a favore degli sposi in difficoltà
sia fin sotto la croce quando fu data a noi come Madre da accogliere ed alla quale
essere accolti, fin quando dovette ricevere tra le sue braccia il Figlio misericordioso
che con la sua morte si è fatto pane per il mondo, amore di cui il mondo ha bisogno
offerto per tutti! Misericordia offerta per tutti con generosità e larghezza!
Ecco cosa vuol dire rivestirci dell’uomo nuovo, ecco cosa vuol dire credere in Colui
che si presenta come il pane della vita. Innanzitutto riconoscere che Lui è amore e
misericordia piena verso l’umanità di sempre, anche verso la nostra che a volte pare
quasi non volersi più accorgere del bisogno di misericordia – e quindi di Dio – che ha
anche oggi. Anche quando facciamo fatica a vedere che ci ama e ci sembra come
assente.
Vuol dire poi ascoltare come Maria quanto ci chiede non solo per obbedienza ma
anche per convenienza. Solo facendo la volontà di Dio, di Colui che ci ha creati e in
Cristo ci vuole ri-creare dopo il non senso, dopo il peccato, dopo il vuoto, noi
possiamo trovare la misericordia, l’amore di cui tutti abbiamo bisogno: amore che
non delude, che rimane fedele nonostante le nostre infedeltà, che perdona anche ciò
che noi non riusciamo a perdonare a noi stessi! Che ci aiuta a comprendere nella
logica dell’amore anche ciò che noi umanamente non comprendiamo.
Vuol dire affidarci a questa Misericordia che ci riveste di novità e bellezza. Quella
novità e bellezza di cui fu rivestita in modo perfetto Maria e di cui sono rivestiti tutti
coloro che come Maria, anche oggi, si sforzano di accogliere Cristo.
Il prossimo 13 dicembre anche nella nostra Diocesi apriremo l’Anno della
Misericordia voluto da Papa Francesco ben sapendo che la Misericordia è il nome di
Dio, è l’essenza di Dio!
Guardando a Maria, Madre di Misericordia perché Madre di Cristo e Madre che
intercede per noi presso Dio, chiediamo al Signore di saper uscire, nel tempo che ci
concederà, dai nostri peccati e dalle nostre debolezze, di cambiare seriamente la vita,
di perseverare nella conversione perché attratti dalla forza del costante amore di Dio
per noi, chiediamogli di lottare contro le nostre cattive abitudini apparentemente
invincibili.
Gesù grazie al sì di Maria si è già convertito a noi, ci viene incontro, ci rivolge la sua
Parola, ci dona se stesso come pane che sfama e disseta. A noi rispondergli il nostro
sì della fede, un sì semplice che cerchi di vivere di Lui e per Lui, guidati dallo Spirito
Santo, in ogni momento delle nostre giornate per essere più felici in questo mondo
triste e poter cantare in esso, con Maria, il Magnificat, il canto di coloro che soccorsi
dalla misericordia di Dio, con umiltà, si sono lasciati rivestire da Lui e vivono fin
d’ora una vita bella e buona in attesa di entrare in quella domenica senza tramonto
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che sarà la vita eterna. Là dove il Magnificat si eleverà a Dio dal cuore di tutti per
sempre. Amen.
 Mauro Parmeggiani
Vescovo di Tivoli
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