Sulle differenti forme di governo

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Sulle differenti forme di governo
OLTRE LA
DEMOCRAZIA
di Salvatore Brizzi
Torino, 16/08/2007
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IL PRINCIPIO QUANTITATIVO
(capitolo tratto dal mio libro La rinascita italica – la Politica come via di realizzazione di sé,
leggi la presentazione)
Il fatto che un’opinione sia ampiamente condivisa non è affatto una prova che
non sia completamente assurda.
Bertrand Russell, matematico e filosofo
La saggezza non può essere trasmessa. La saggezza che un saggio tenta di
trasmettere suona sempre simile alla follia.
Hermann Hesse, filosofo
L’errore fondamentale del concetto di democrazia, risiede nel credere possibile
che possa esistere un valore nel principio quantitativo anziché in quello
qualitativo. Detto in altri termini, in democrazia si è costretti a considerare una
decisione come la più giusta in un dato contesto unicamente perché è
sostenuta da un gran numero di persone e non perché essa sia la più giusta in
sé. Per fare un esempio, è come condannare all’ergastolo un uomo in quanto
ritenuto colpevole da una giuria, senza considerare se egli sia poi, nella realtà
dei fatti, veramente colpevole oppure no. Oggi si viene ritenuti colpevoli o
innocenti in base al numero di persone che lo crede.
I nostri giudici non sono in grado di giudicare nulla, in quanto hanno perso
l’antica capacità di vedere nell’anima dell’altro – poiché non sanno vedere nella
propria e nella maggior parte dei casi non sanno nemmeno di avere un’anima!
– per cui sono costretti a giudicare in base alla quantità di prove oppure in
base al parere d’una giuria, cioè... per alzata di mano.
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Questo barbaro modo di procedere è comunemente utilizzato nella cosiddetta
“civiltà” occidentale e si asserisce come giustificazione per tale comportamento
l’impossibilità di stabilire una verità oggettiva. La quantità diviene allora un
criterio di valore... e quindi di giudizio.
Quando in Parlamento viene votata una decisione, non si considera se essa sia
oggettivamente – in se stessa – la più giusta o meno per le attuali condizioni
del Paese, ma si adotta il parere della maggioranza. Non è detto però che
quanto viene deciso dalla maggioranza sia la cosa più giusta. Va tenuto sempre
presente che le nostre attuali demento-crazie sono la conseguenza
dell’incapacità di costruirci “occhi per vedere”, pertanto nell’accettare come
vero ciò che ha deciso la maggioranza, si cerca solo di ovviare
temporaneamente a questa incapacità. Ma ciò che ha stabilito la maggioranza
non è “per principio” la soluzione migliore per il Bene Comune. È
semplicemente ciò che la maggioranza desidera per i suoi scopi di
sopravvivenza.
Siamo così assuefatti a questo modus operandi che non ci accorgiamo più della
sua assurdità. Ci lamentiamo del fatto che in una dittatura non ci sia libertà
perché una sola persona decide per tutti gli altri, ma non c’è alcun motivo per
cui la decisione d’una sola persona debba essere peggiore della decisione della
maggioranza, non essendo quest’ultima più vicina al Vero – a ciò che è più
utile all’evoluzione della nazione – per il solo fatto che è sostenuta da tanti.
Pensare in tal modo significa adottare la quantità come valore: è più valido ciò
che pensa una maggioranza, rispetto a quanto pensano una minoranza di
persone o un monarca. Ma in tale concetto non c’è alcuna logicità. Non c’è
nessuna ragione per cui un re non debba essere una persona intelligente e
assennata, capace di operare per il Bene Comune molto meglio che una
maggioranza di pecore ignoranti che, proprio in quanto maggioranza, decide
anche per tutti gli altri. Ma i monarchi illuminati nel corso della storia sono stati
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molti di più che non quelli folli, che invece hanno sempre rappresentato
l’eccezione.
La nostra visione della monarchia è stata falsata dal pensiero democratico che
imperversa nel Kali Yuga – l’attuale periodo storico caratterizzato dal caos e da
un generale impoverimento della coscienza. Vale a dire che solo in una
democrazia la democrazia può essere vista come un’evoluzione rispetto a un
sistema di governo assolutista! Non venite a dirmi che le decisioni per alzata di
mano del nostro parlamento sono sicuramente più illuminate di quelle che
potrebbero prendere un Socrate piuttosto che un Giulio Cesare, un Lorenzo il
Magnifico, un Federico il Grande di Prussia, un Ferdinando I di Borbone, un
Federico II di Svevia... solo perché in parlamento sono in tanti a decidere!
Gli stessi fatti storici che hanno interessato le dittature del passato sono stati
pesantemente alterati da quei poteri che hanno costruito sulla democrazia il
proprio vantaggio. In realtà stiamo assistendo alle peggiori espressioni di
governo che siano mai esistite, ma crediamo di essere in democrazia perché
non ci sono più i lager! Il nostro modo di fare Politica è paragonabile alle
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volgari risse da strada (basti vedere lo spettacolo che offrono di se stessi i 945
parlamentari) e non ha nulla da spartire con l’autentica Arte Politica, ossia il
tendere dei governanti verso il Bene Comune dei cittadini.
Questa perversione coinvolge anche la scienza. La teoria di Darwin secondo la
quale l’uomo si sarebbe evoluto dalla scimmia non è ancora stata provata.
Molti scienziati infatti non la pensano così e sostengono sia semplicemente
impossibile che da un animale in grado solo di emettere versi si sia giunti al
cervello umano in 6 milioni di anni grazie a “mutazioni casuali”. Eppure su tutti
i libri di testo ci fanno vedere la successione di disegni dove appare una
scimmia che poi diviene sempre meno curva fino a diventare homo erectus.
Essa è diventata una teoria insegnata in tutte le università, pur non essendo
mai stata provata, per il solo fatto che la maggior parte degli scienziati ha
cominciato a pensarla così... non avendo a disposizione una teoria migliore!
Un altro esempio è dato dalla teoria del big-bang, utilizzata come ipotesi per la
nascita dell’Universo e della vita in genere. Essa dal punto di vista logico è
semplicemente folle. Già illustri filosofi del passato avevano dimostrato che
l’Universo non può aver avuto un punto d’origine, né nello spazio né nel
tempo, ma quanti di noi lo sanno? Il cittadino medio non è forse convinto che
la Vita si sia originata qualche miliardo di anni fa da un’esplosione? L’Universo
fisico è in verità ciclico, cioè si alternano espansione e contrazione, come nel
ritmo del respiro. Lo affermano sia le tradizioni esoteriche occidentali che i
Veda. La teoria che la Vita possa aver avuto un punto d’origine non è
accettabile da chiunque abbia un minimo di sale in zucca. Ma se tanti scienziati
la pensano così... allora dev’essere democraticamente vero! Se a pensarla
diversamente è solo una minoranza... allora questa minoranza ha torto!
Qual è l’implicazione più terribile che risiede nel modo di pensare moderno?
Qual è la filosofia che sottende un qualunque sistema demento-cratico? Che un
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individuo valga quanto un altro e le loro opinioni siano sempre comunque
equivalenti, perché entrambi rappresentano ugualmente bene un’anonima
unità numerica. L’importanza dell’uomo è ridotta a quella di numero, per cui
uno vale l’altro purché si raggiunga la quantità sufficiente, sul lavoro come in
politica, nella religione o nella scienza. Un uomo vale 1, due uomini valgono 2,
e così via, e si considera superiore unicamente ciò che è quantitativamente
maggiore. Su tale mostruosità, che è poi a ben guardare la primitiva legge del
più forte, si fonda l’illusione della democrazia – dove, per l’appunto, vince
sempre il più forte e non il più saggio. Per quanto possa essere scomoda da
accettare... questa è la realtà: la democrazia parlamentare è la legalizzazione
della barbarie. Più siamo a dire qualcosa, più abbiamo ragione.
Ma la verità non può derivare dalla quantità.
Tale sistema di amministrazione della cosa pubblica può sopravvivere solo fino
a quando non si riconosce valido un altro criterio di valutazione: il grado di
consapevolezza del cittadino, ossia la sua capacità di entrare in contatto con
l’anima e responsabilizzarsi circa il Bene della sua comunità.
Più un uomo diviene consapevole grazie a un costante lavoro su di sé, più sarà
capace di conoscere il Vero e agire per il Bene Comune, non per una sua
scelta, ma perché non potrà fare altrimenti. Sintetizzando il significato del
lavoro di risveglio spirituale possiamo dire che esso costituisce l’insieme di quei
momenti di osservazione cosciente e priva di giudizio che portano un uomo a
conoscersi profondamente. Conosci te stesso e conoscerai l’Universo. Se non ci
conosciamo profondamente non possiamo sapere cosa è davvero Bene per noi
– ciò che può appagare la nostra anima e non unicamente il nostro stomaco –
e se non sappiamo cosa è Bene per noi a maggior ragione non sapremo cosa è
Bene per la comunità. Partendo da queste premesse come possiamo arrogarci
con leggerezza il diritto di votare o, ancor peggio, di essere eletti?
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Al potere occulto rappresentato dalla collusione mafia-polica-economia che si
muove in particolare dietro il governo italiano, ma che in realtà, sotto forme
solo leggermente diverse, si nasconde dietro tutti i governi, conviene che il
criterio atto a designare gli aventi diritto al voto rimanga confinato nell’ordine
della quantità (il raggiungimento della maggiore età) piuttosto che nell’ordine
della qualità (l’acquisito contatto con la propria anima e lo sviluppo della
relativa capacità di discernere). Fino a quando gli elettori resteranno in uno
stato di addormentamento della coscienza – e in una condizione d’ignoranza
riguardo l’eventualità d’essere psichicamente manovrati – essi non saranno
capaci di cogliere il livello di coscienza dei candidati alle elezioni, non saranno
capaci di pensare in maniera autonoma e si limiteranno a ripetere quelle forme
di pensiero comuni che i partiti immettono nell’atmosfera durante la campagne
elettorali.
Sia ben inteso che io non sono nella maniera più assoluta per la negazione del
diritto di voto a qualcuno. Tutti avranno sempre il diritto di votare, ma con il
passare del tempo e il crescere del livello di consapevolezza dei votanti, gli
inabili al governo saranno sempre meno.
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Sia pure ben inteso che questo nostro discorso sull’impossibilità della
democrazia è rivolto alle nazioni che sperimentano tale forma di governo già
da molto tempo. Per esse è giunta l’ora di abbandonarla e muoversi verso
qualcosa di nuovo: un vertice al comando chiaramente identificabile,
finalmente composto di individui “svegli” in grado di prendere decisioni per il
Bene Comune. Questo passaggio avverrà quando saremo stanchi di subire
passivamente le decisioni d’un’oligarchia che mira a difendere i suoi meschini
interessi personali. Resta il fatto che non tutti i popoli sono uguali e dunque
ognuno sta attraversando una differente fase del suo cammino evolutivo: ciò
che vale per l’Italia e per la Francia può non valere per l’Afghanistan.
Per quanto concerne l’Italia, lo stadio successivo all’attuale oligarchia (politicamafia-economia) consiste in quella che ho definito come “la Democrazia del
Leader”: chi è al governo viene eletto dai cittadini, ma ha pieni poteri e non
esiste più opposizione. Il Presidente resta al governo per un tempo indefinito,
finché i cittadini stessi non lo destituiscono attraverso l’intervento d’un Collegio
Popolare. Questa è la forma di governo più equilibrata, la più ovvia, quella che
abbiamo tutti dimenticato.
Tratto in maniera più approfondita questo argomento nei capitoli successivi.
(capitolo tratto dal mio libro La rinascita italica – la Politica come via di realizzazione di sé,
leggi la presentazione)
Video del mio intervento alla I Assemblea Nazionale del Partito Italia Nuova.
Salvatore Brizzi
NON DUCOR DUCO
(non vengo condotto, conduco)
Vai al catalogo delle opere di Salvatore Brizzi
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Bibliografia:
Il regno della quantità e i segni dei tempi
di René Guénon – Adelphi – 1945
La crisi del mondo moderno
di René Guénon – Mediterranee – 1927
Considerazioni sull’iniziazione
di René Guénon – Luni Editrice – articoli 1928-51
Rivolta contro il mondo moderno
di Julius Evola – Mediterranee – 1951
Le società segrete e il loro potere nel ventunesimo secolo
di Jan Van Helsing – Andromeda Edizioni – 1998
Gli uomini e le rovine
di Julius Evola – Mediterranee – 1953
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