1La continuità nella formazione degli educatori e degli insegnanti

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1La continuità nella formazione degli educatori e degli insegnanti
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La continuità nella formazione degli educatori e degli insegnanti
Donatella Faccenda, Lorena Manicardi, Sonia Zaldini
L’educazione è scegliere il cunicolo, è inoltrarsi nei suoi meandri senza paura; è camminare lungo
i crinali, in instabile equilibrio, sfidando i precipizi, lasciando le vie vecchie per le nuove,
riscoprendo le antiche.
( da Duccio Demetrio “ L’educazione non è finita “ )
Le parole di Duccio Demetrio ci sembra possano offrire suggestioni per avviare una
riflessione su temi quali formazione e continuità. La mostra “In Continuità” pensata ed
organizzata dal Coordinamento Pedagogico Provinciale di Modena, offre lo stimolo per
riprendere una riflessione e dare nuovo senso a consuetudini e pratiche condivise ma su
cui occorre mantenere la consapevolezza di un orizzonte progettuale, condividendo senso
e significato di terminologie come, formazione e continuità.
Formazione intesa come elemento essenziale per la professionalità di educatori ed
insegnanti; una formazione continua che diventa perfezionamento della professionalità e
risorsa per tutto il gruppo, crescita personale dove le competenze vengono affinate
continuamente per far sì che si arrivi, non solo a livello formale ma sostanziale, a quella
definizione di “operatore colto” cara a Sergio Neri, tenendo quindi anche presente la
dimensione culturale che porta a riflettere sul senso delle cose e mette in atto pensieri
complessi di ricerca e di creazioni di significati.
Continuità fa riferimento “ accompagnare i bambini nell’impresa di scoprire e conoscere la
realtà in cui vivono, considerare ogni processo di crescita un fatto naturale che si realizza
tra esperienze di stabilità ed altre di cambiamento; rispettare le competenze, le storie e le
possibilità di ciascuno; offrire esperienze lavorative e didattiche di qualità per ogni ordine
di scuola dal Nido in poi; coordinare le proposte delle singole scuole, valorizzando le
caratteristiche e gli obiettivi di ciascuna”
Percorrere nuove vie ci permette di riscoprire prassi educative consolidate, diffuse nei
nostri territori, ma che necessitano di essere poste al centro di percorsi riflessivi capaci di
attuarne una risignificazione.
Ciò è possibile se esiste una rete di servizi che, pur nella diversità e specificità, è
disponibile a confrontarsi, contaminarsi e condividere principi ispiratori della pratica
educativa, nella convinzione che sia fondamentale rispettare lo sviluppo delle competenze
del bambino. E’ necessario creare occasioni formative che permettano lo scambio e il
confronto. Occasioni dove gli operatori di diversi servizi (nidi e scuole) abbiano
l’opportunità e la possibilità di portare i loro punti di vista, le loro opinioni sui bambini.
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“ Dalla Mostra in…continuità a cura di M.Malagoli e M.C. Stradi )
Ciò che facciamo in ambito educativo deve trovare una paternità all’interno di un modello
teorico, perché ciò attribuisce senso e spessore alla nostra azione e permette una
maggiore possibilità di cambiamento o modificazione. Il confronto e la condivisione rispetto
a questi temi diventano necessari per ipotizzare un progetto formativo che coinvolga
educatori ed insegnanti , in un percorso comune atto a promuovere e sostenere un
pensiero sulla continuità, focalizzato sul processo di crescita dei bambini. Concepire e fare
formazione, rispondendo ai bisogni delle insegnanti significa attivare una progettualità che
liberi possibilità e opportunità di processi di riflessione ed elaborazione da parte delle
persone, sulle esperienze e le situazioni vissute e agite, per ri-elaborare pensieri, aprire
visioni e sguardi.
“ La formazione rappresenta nel corso del cammino personale e lavorativo delle persone
uno spazio-tempo di incontro con il non-noto, di sperimentazione di luoghi in cui incontrare
elementi dissonanti e in cui sperimentare le modalità note di confrontarsi con l’incertezza e
apprendere schemi e modelli nuovi”
E’ fondamentale che esista un piano formativa che preveda e dichiari i contenuti, i bisogni,
i tempi, le modalità e gli obiettivi da raggiungere insieme a modalità di verifica e
documentazione.
“ La qualità educativa dei servizi, si diceva, dipende, in primo luogo dalla preparazione e
dalla responsabilizzazione del personale. Ciò ha una conseguenza diretta, l’importanza
determinante della formazione e dell’aggiornamento continuo del personale” 2
La convinzione è che definire un progetto formativo con l’obiettivo di costruire affidabilità e
competenza possa diventare l’espressione più chiara della stretta interdipendenza che
esiste tra formazione e qualità
La premessa del nostro lavoro è che ci siano degli aspetti della proposta educativa che se
affrontati con tempi e modalità opportuni, rinforzano il bambino nella comprensione e nella
presa di coscienza del cambiamento, agevolandolo nei passaggi fra i vari contesti
educativi. Lavorare insieme tra insegnanti, permette di cogliere meglio il processo di
sviluppo del bambino nella sua complessità, per divenire tutti un po’ più consapevoli dei
possibili e necessari cambiamenti che dobbiamo agire nella pratica educativa attraverso
una formazione che abbia la capacità di creare un’ambiente e uno spazio mentale che
contenga contemporaneamente l’individuo e il gruppo perchè se si ha la consapevolezza
di ciò che si sta facendo, si è anche più capaci di osservarsi e quindi di cogliere aspetti di
criticità che possono essere modificati, migliorati o rinforzati. Lo sforzo di leggere la pratica
quotidiana alla luce della teoria, ci permette una maggiore consapevolezza nell’affrontare
una ricognizione sulla necessità di mantenere viva l’attenzione sulle differenti aspettative
che entrano in gioco nel passaggio del bambino da un ordine di scuola ad un altro, sugli
aspetti metodologici che vengono attivati per accompagnare e sostenere il cambiamento,
sugli strumenti che valorizzano le competenze e i pre-requisiti; tutto ciò è utile per evitare
sfilacciamenti a cui può portare la consuetudine, offrendo un maggiore spazio di
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Paolo Zanelli, Barbara Sagginati ed Elena Fabbri (a cura di), Autovalutazione come risorsa, Azzano San Paolo (BG),
Edizioni Junior, 2004 (esiti ricerca sull’autovalutazione in relazione alla qualità del contesto educativo nei nidi della
provincia di Forlì – Cesena);
riflessione. Pensare a un progetto formativo che parli di continuità, significa strutturare un
percorso a partire da domande, dove sia possibile esplicitare l’implicito che appartiene ad
ogni ordine di scuola, dove ci si interroghi su quale idea di bambino abbiamo, a quale
teoria dello sviluppo facciamo riferimento nella prassi quotidiana, quale stile educativo
mettiamo in campo, quale idea di servizio educativo o di scuola condividiamo.
La condivisione di questi pensieri permette un’apertura, una collaborazione che porta alla
contaminazione e alla co-progettazione di esperienze fra servizi diversi, che hanno
nell’idea della continuità dello sviluppo del bambino il loro punto di forza. Intrecciare con il
filo rosso della continuità la cura educativa, l’educazione e l’istruzione, significa collegare
contesti fra loro diversi dove l’avventura della crescita è storia di continui cambiamenti, ma
dove esiste un percorso di continuità nel modo in cui si svolgono i processi della crescita,
della socialità, dello sviluppo della conoscenza e dell’ apprendimento nell’infanzia. “ … Il
narrato della formazione ci fa scoprire o riscoprire quello che altrimenti sarebbe forse
perso: ci fa riflettere sui gesti del quotidiano, sulla loro normalità ed eccezionalità nello
stesso tempo, ci fa rivivere momenti di passaggio o di avventura, ci riporta a riti individuali
e collettivi, a tracce di trasformazioni già avvenute, a indizi di trasformazione in divenire.”
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La consapevolezza e la condivisione di questa idea espressa in modo così accattivante ci
portano a ipotizzare un percorso formativo ambizioso e non di facile realizzazione. Offrire
occasioni per parlarsi, aprirsi a scambi, ipotizzare alleanze, per pensarsi e viversi come un
continuum di servizi educativi e scolastici che tutelano i diritti dei bambini, pur mantenendo
diversità e specificità, deve diventare la sfida della formazione che ha nella “continuità” il
proprio focus.
Uno degli obiettivi che occorre porsi all’interno di un percorso di formazione, inoltre è
quello di migliorare la capacità di osservazione delle insegnanti nei confronti dei bambini.
Un obiettivo apparentemente molto semplice e che spesso si dà come acquisito, scontato,
ma che in realtà è molto ambizioso. L’agire educativo passa attraverso un processo di
osservazione e riflessione, che sollecita una lettura consapevole della quotidianità.
Ripensare in sede di formazione agli obiettivi dell’arco educativo 0/6 e oltre, ci permette
una ridefinizione dell’osservazione, di come la utilizziamo, dei criteri che sottostanno alle
scelte, del cosa e del come la restituiamo … Riflettere sulle tappe di crescita, sugli obiettivi
raggiunti o su quelli ipotizzati, condividere come sia possibile e necessario accompagnare
il bambino nella sua esperienza, rendendolo consapevole e aumentandone l’autostima,
rende più facile concordare modalità di passaggio che mettano in campo strategie e
strumenti per far vivere questi momenti come il riconoscimento di una crescita e i possibili
progressi nelle diverse autonomie. Per fare questo bisogna essere in contatto empatico
con il bambino, cioè essere in relazione, quindi occorre esercitarsi all’ascolto e al
confronto, imparare ad entrare in rapporto con le proprie emozioni e con quelle degli altri,
a chiamarle per nome, a metterle in discorso e a conoscere la propria conoscenza per
smascherare possibili stereotipie, rigidità, pregiudizi, e guadagnare quozienti di flessibilità
e capacità di decentramento.
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Narrare il conoscere appunti per una epistemologia della formazione di Donata Fabbri a cura di C. Kaneklin, G.
Scaratti “ Formazione e Narrazione edizioni Raffaello Cortina Editori anno 1998
Per trasformare le idee in azioni è possibile ipotizzare progettare e sperimentare strumenti
e modalità condivise a livello teorico ma che mantengano una cornice flessibile nella
pratica educativa, per rispettare le specificità di ogni servizio diventando,
contemporaneamente una buona pratica condivisa e sostenuta a livello istituzionale,
mantenendo così consapevolezza della centralità del percorso di crescita del bambino.
Una formazione, in sintesi, in cui si condividano teorie pedagogiche nel rispetto delle
impostazioni didattiche rappresentative delle diverse realtà, in uno sforzo di rielaborazione
del proprio patrimonio educativo nell’ottica del superamento dell’autoreferenzialità, per
costruire una rete di servizi che si riconoscono e si scambiano esperienze,
preoccupazioni, successi e innescano processi di cambiamento. Una formazione
insomma, che pratica “sentieri” per favorire incontri, scoperte e condivisioni di percorsi
che tutelano il bambino nei necessari cambiamenti. Le domande generative che ci hanno
sostenuto e indirizzato sono state: quali ricerche –azioni attivare come percorso formativo
rivolto alla continuità educativa? Quali strumenti di dialogo per una formazione rivolta a
contesti gestionali diversi? Quali i punti comuni e quali le differenze?
Il coordinamento dell’Unione Terre D’argine e dei Nidi privati convenzionati del territorio 4
ha progettato quindi una formazione che ha l’ambizione di diventare un approccio
operativo che tenga conto della complessità della costruzione del pensiero del bambino,
facendo interagire le conoscenze, i metodi, i contenuti disciplinari e la ricerca sul campo.
Una formazione che mentre da un lato ha coinvolto educatori e insegnanti di scuola
dell’infanzia dall’altra ha coinvolto ad insegnanti di scuola dell’infanzia e scuola Primaria.
Relativamente alla formazione rivolta alle scuole dell’infanzia e scuole primarie che
praticano in contesti con obiettivi a prima vista così diversi è’ stata necessaria attivare una
ricognizione sulle diverse aspettative che entrano in gioco nel passaggio del bambino da
un ordine di scuola ad un altro, sugli aspetti metodologici che vengono attivati per
accompagnare e sostenere il cambiamento, sugli strumenti che valorizzano le
competenze, nell’intento di offrire uno spazio di riflessione su prassi ormai consolidate ma
che per questo motivo rischiano di trasformarsi in consuetudini e perdere di significato.
Si è quindi individuato un percorso di formazione biennale basato sulla modalità della
ricerca-azione, partendo da quanto di esistente si trovava sul territorio, dando rilevanza e
diffusione a quelle esperienze, ma rileggendole alla luce delle più recenti teorizzazioni, per
arricchirle di nuova progettualità.
Le sollecitazioni offerte dal confronto con due esperte nello sviluppo del linguaggio , ci
hanno suggerito l’individuazione degli ambiti linguistico e logico come terreni di lavoro su
cui impostare una sperimentazione formativa comune ai due ordini di scuola. 5 L’intento era
quello di avviare un lavoro sperimentale che, partendo da un’ipotesi scientifica e da un
impianto teorico, ci permettesse di valutare proposte ed attività con i bambini. La
premessa condivisa tra insegnanti, pedagogiste ed esperti è che esistono aspetti della
proposta educativa attuata nella scuola d’infanzia che se affrontati con tempi e modalità
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L’Unione Terre D’argine comprende i Comuni di Carpi, Campogalliano, Novi e Soliera.
Jacqueline Bickel logopatologa e formatrice e Rita Mari logopedista e formatrice.
opportuni, rinforzano il bambino nei suoi apprendimenti, agevolando l’approccio a quelli
successivi offerti nella scuola primaria.
L’idea da cui siamo partite è quella di una visione articolata e globale dell’apprendimento
infantile, basata sulle più recenti teorie della neuroscienza, della psicologia e della
pedagogia, con riferimento costante alla traduzione pratica, cioè agli aspetti applicativi che
abbiano come obiettivo finale il ben-essere di tutti i bambini nell’ottica di creare le
condizioni di base per un percorso di apprendimento motivante e positivo.
Il nostro intento era quello di fornire opportunità per una maggiore riflessione e
conoscenza sugli aspetti neuropsicologici tipici dell’età, per comprendere i meccanismi
che sottendono la costruzione del pensiero del bambino e tentare di prevenire alcuni di
quelli che, alla scuola primaria, possono venire etichettati come “ritardi.” Le domande che
hanno sostenuto le nostre ricerche sono state:
•
Cosa avviene quando un bambino impara?
•
È possibile che apprenda in un modo piuttosto che in un altro?
•
Cosa dovrebbe imparare prima e perché?
Esercitare un pensiero critico su quello che per noi è il processo educativo e su quello che
dovrebbe essere, ci ha condotto a formulare delle ipotesi che hanno fornito lo spunto per
avviare una riflessione insieme alle insegnanti che hanno aderito alla proposta formativa,
sollecitandole, dopo un primo momento di ridefinizione e riappropriazione della cornice
teorica, a individuare opportunità didattiche/pratiche idonee e con la possibilità di offrire
tempi lunghi di sperimentazione – apprendimento indispensabili alle caratteristiche dei
bambini nello stadio del pensiero pre-operatorio.
La convinzione che ci ha sostenuto nella fase progettuale è che parlare di continuità fra
scuola dell’infanzia e scuola primaria, significhi innanzitutto parlare di un percorso di
continuità nella formazione della mente del bambino. Crediamo importante avere una
maggiore consapevolezza sia delle fasi dello sviluppo tipico del bambino, sia delle attività
che vengono proposte per agevolarne la costruzione della mente.
La consapevolezza che per il bambino sia essenziale partire dalle esperienze pratiche,
quindi dal fare, ci ha portato a interrogarci su cosa proporre, come proporre, quando
proporre, in una linea di intervento che va dal concreto all’astratto. Il metodo diventa quindi
l’elemento centrale su cui soffermarsi e su cui individuare ipotesi d’intervento nel lavoro a
scuola. Parlare di metodo porta a interrogarsi sulle modalità di lavoro con i bambini, sulla
opportunità di utilizzare il piccolo gruppo, sulla capacità dell’adulto di porre domande
senza offrire soluzioni immediate, sulla possibilità di fare concretamente per apprendere
dall’esperienza, ma anche “poter dire” perché si possa formalizzare l’esperienza e
costruire il pensiero Un obiettivo che si sono proposte le insegnanti è stato quello di
migliorare la capacità di osservazione nei confronti non solo dei bambini ma anche del
proprio operare.. L’agire educativo deve passare attraverso un profondo processo di
comprensione necessario e utile per leggere con più consapevolezza la nostra quotidianità
rendendo visibili gli apprendimenti dei bambini. I percorsi di formazione, propostinel corso
degli anni al personale delle scuole dell’infanzia e dell’Unione Terre D’Argine hanno offerto
spunti di riflessione, occasioni di scambio e confronto su differenti ambiti dello sviluppo del
bambino e sui diversi campi d’esperienza. L’aspetto della costruzione del linguaggio è
stato più volte proposto come focus su cui riflettere insieme, insegnanti di scuola d’infanzia
e primaria, per elaborare percorsi didattici con basi teoriche comuni. Le teorie di autori
come Vygotskij , E. Ferreiro, A Teberoski, hanno sollecitato ad indagare le idee che i
bambini hanno sulla lingua scritta, su cosa vuol dire per loro leggere e scrivere e sui modi
concreti in cui inventano le loro personali forme di scrittura. Lavorare sulle teorie dei
bambini significa conoscere le competenze / abilità di ognuno, assumere un atteggiamento
di “ ricerca “ che ci permette di accertare i diversi livelli raggiunti per poter offrire interventi
che partano dalle reali necessità. L’intento è mantenere l’attenzione sull’osservazione dei
comportamenti che i bambini adottano, per poter offrire sollecitazioni rispetto alla
concettualizzazione della lingua scritta e alla dimensione metalinguistica. Se parlare di
continuità significa anche parlare di continuità nell’apprendimento, diventa interessante
adottare una prospettiva che tenga ulteriormente conto anche di quelli che possiamo
definire gli aspetti formali e convergenti dell’apprendimento. L’intenzione era quella di
lavorare insieme per individuare proposte educative e didattiche che permettano al
bambino di esercitare ed acquisire “automatismi motori” che gli consentano, una volta
assimilati, di dedicare maggiore attenzione ad altri aspetti dell’apprendimento, sia nel
passaggio alla scuola successiva, sia nei passaggi tra le varie classi alla scuola primaria. Il
progetto di formazione congiunta fra insegnanti di scuola d’infanzia e scuola primaria è un
percorso pluriennale dove vengono approfondite conoscenze teorico-pratico in forma
integrata e competenze di tipo educativo didattico, privilegiando l’analisi delle situazioni
concrete. La modalità operativa individuata per il percorso di ricerca-azione è quella dei
laboratori, scelti dalle insegnanti sulla base del loro interesse e dell’età dei bambini,
ipotizzando successivi momenti di confronto allargato a tutto il gruppo. L’importanza di
partire dall’esperienza delle insegnanti, dalle caratteristiche del contesto in cui operano,
valorizzando il loro fare quotidiano, accompagna tutto il percorso e crea spazi dove ogni
singola esperienza viene accolta e valorizzata, investendo in un modello formativo che fa
interagire fra loro le diverse esperienze. Partire dall’esperienza concreta per avere
maggiore consapevolezza sia dello sviluppo tipico del bambino, sia dei processi che
vengono attivati dalle proposte quotidiane permette di riflettere, dare ordine alle proprie
idee, confrontarsi ma soprattutto capire.
La disponibilità a riflettere insieme e mettersi in gioco nei confronto con colleghe, per
promuovere buone prassi legate ai diversi contesti di apprendimento permette la
creazione di un gruppo “metacognitivo”, cioè un gruppo che ha come obiettivo la capacità
di osservare il proprio fare quotidiano ed esplicitarlo ad altri, in modo che diventi materiale
di riflessione comune.
La convinzione più volte ribadita è che sia importante garantire al bambino la formazione
di nuclei di competenza relativi ad ogni intelligenza pratica, nella consapevolezza che, in
seguito, l’apprendimento si rivolgerà ad arricchire, ampliare, approfondire ed espandere i
processi di simbolizzazione. Le domande che le insegnanti formulano e stanno alla base
della loro progettualità partono dall’osservazione dei bambini per individuare il loro livello
di competenza e creare moduli d’esperienza che, partendo da ciò che il bambino sa già
fare, consolidi le competenze e permetta di strutturare gli aspetti convergenti o formali,
liberando le energie cognitive per i successivi apprendimenti. È fondamentale che la
scuola dell’infanzia sostenga il bambino e la bambina nella costruzione dei prodotti della
propria mente: pensiero, linguaggio, sé, operando per facilitare l’integrazione delle diverse
intelligenze fra di loro. Grazie al confronto sollecitato dalle esperte e praticato dalle
partecipanti, insegnanti di scuola d’infanzia e scuola primaria hanno esplicitato i punti forti
della dimensione del piccolo gruppo:
•
permette di “essere” nell’esperienza.
•
permette un ascolto attivo da parte dei diversi protagonisti, un contatto visivo fra
adulto e bambino, un’interazione partecipata, la conoscenza delle singole individualità.
•
favorisce le interazioni, l’ascolto, il rispetto del turno, permette ad ognuno di fare
domande su un fare condiviso.
•
permette all’adulto di riformulare in modo chiaro e coerente quanto detto dai
bambini in un contesto comunicativo motivante.
•
stimola i bambini ad operare al massimo livello del loro sviluppo potenziale e
consente di far emergere i punti di forza di ognuno.
Nel corso della formazione, inoltre sono stati individuati tre nuclei di lavoro , sulla base
delle osservazioni e della rilevazione dei bisogni individuati nei gruppi sezioni / classe
relativamente alle aree educative/formative e didattiche ritenute di particolare interesse per
lo sviluppo globale e ottimale del soggetto:
acquisizione di “automatismi motori” (cioè esercitare apprendimenti convergenti per
permettere il raggiungimento di automatismi che lasciano libera l’attenzione cognitiva per
la comprensione, l’elaborazione, ecc, liberando il gesto grafico dal livello di attenzione)
esperienze linguistiche di “modellamento del vocabolario” (cioè espansione della
frase attraverso l’organizzazione del vocabolario e l’arricchimento del lessico di ogni
singolo bambino)
esperienze logiche sulle “abilità numeriche”.
Il punto di partenza delle diverse proposte offerte ai bambini deve passare attraverso
esperienze concrete, dove il linguaggio corporeo s’intreccia al linguaggio verbale, dove
l’azione e la parola si incontrano e co costruiscono il pensiero del bambino.
La metodologia dell’intervento a piccolo gruppo, prevede un tempo e uno spazio che
dovrebbe essere quotidiano, per poter offrire un poco tutti i giorni, una modalità di
apprendimento attenta ai bisogni di ognuno. Questa metodologia utilizza il metodo
induttivo, tipico del lavoro con i bambini, con la creazione di problem solving concreti che
sollecitano la riorganizzazione cognitiva. Fare, dire, pensare, sono gli aspetti che occorre
tenere presenti per sostenere il bambino nel percorso di costruzione del pensiero,
integrando questa modalità nell’attività quotidiana della scuola.
Le progettualità scaturite da una riflessione condivisa e dal lavoro con i bambini hanno
rivelato un’operatività ricca e complessa fatta di esperienze, esplorazioni, percorsi di
ricerca, scelte attivate per accompagnare il soggetto da un apprendimento legato
all’operatività concreta all’apprendimento mediato dal linguaggio, per sostenere la
formazione del pensiero logico. Le diverse esperienze evidenziano l’intenzione di una
continuità fra scuola d’infanzia e scuola primaria che ha nel metodo di lavoro la propria
centralità. La progressiva acquisizione delle capacità senso percettive, il graduale formarsi
delle abilità motorie, la capacità di instaurare relazioni spazio-temporali, l’integrazione
dell’intelligenza linguistica con le intelligenze pratiche, in sintesi, cioè, la possibilità di “fare”
per poter rendere attivi i propri pensieri, permette al soggetto di intraprendere un percorso
scolastico motivante e gratificante Parlare di continuità proponendo una formazione che
veda collaborare e lavorare insieme insegnanti di scuola d’infanzia e di scuola primaria è
sicuramente proporre un cammino non facile, un processo mai concluso, che procede per
tentativi ed errori, verso la realizzazione di una “continuità del metodo” che i bambini
possono trovare e ritrovare nei diversi contesti. E’ così che possiamo concludere con una
metafora presa in prestito dallo scrittore Eduardo Galeano :“lei è all’orizzonte. Mi avvicino
di due passi, lei si allontana di dieci passi. Cammino per dieci passi e l’orizzonte si sposta
di dieci passi più in là. Per quanto io cammini non la raggiungerò mai. A cosa serve
l’utopia? Serve proprio a questo: a camminare”
Parallelamente alla riflessione attivata e agita grazie alla formazione, nel Maggio 2009 si è
costituito un gruppo di lavoro composto da un rappresentante delle educatrici dei Nidi e da
insegnanti delle scuole dell’infanzia Comunali, Private e Convenzionate. In questo gruppo
ogni rappresentante ha esplicitato i principi e i valori riferiti alla propria idea di continuità e
ci si è soffermati a riflettere e a confrontarsi su parole chiavi quali accoglienza, relazione,
condivisione di pratiche educative, sottolineando l’importanza che gioca in questo
passaggio l’organizzazione dello spazio nei servizi. Uno spazio che sappiamo essere non
un contenitore neutro ma con un suo linguaggio, luogo di relazione e di comunicazione,
luogo carico di significati affettivi, di connotazioni educative e formative; un luogo fisico
accogliente, ricco di materiali e occasioni di gioco sia libero che strutturato, gradevole dal
punto di vista estetico che facilita i bambini durante il passaggio. Le insegnanti che
accolgono il bambino hanno consapevolezza che l’accoglienza è un metodo di lavoro
complesso, costituisce il primo momento dell’incontro con il bambino e con la sua famiglia.
Si tratta della prima fase della costruzione di una relazione e in questo tempo passano le
emozioni differenti dell’insegnante, del bambino, del genitore. Il progetto continuità implica
un distacco e un’accoglienza a cui bisogna dedicare un tempo: un tempo in cui
l’educatrice, deve prepararsi a lasciare andare piuttosto che trattenere; un tempo per
condividere pensieri e riflessioni tra educatrici ed insegnanti, non solo sul singolo bambino
ma sui gruppi; un tempo per sostenere l’incontro tra adulti e bambini con nuove realtà e
nuove idee. Se bambino e genitori si sentono accompagnati in questo passaggio, se si
sentiranno compresi e accolti potranno riconoscere ed esprimere le proprie emozioni,
potranno condividerle, elaborarle e predisporsi ad una relazione di fiducia e di condivisione
nella crescita del proprio figlio. Scambi, ascolti, condivisioni di sentimenti ed emozioni
sono una parte essenziale del nostro dialogo con i bambini e le bambine. Partendo da
questa premessa ci siamo interrogati su due aspetti su cui occorre mantenere l’attenzione:
•
Quale progettualità mettere in atto con i bambini?
Crediamo che dare parole alle emozioni significa offrire percorsi metodologici e canali
comunicativi diversi quali, ad esempio, la narrazione e la grafica. Il linguaggio grafico
attraverso la simbolizzazione e la proiezione offre ai bambini l’occasione di “tirar fuori” le
emozioni e la narrazione, dal suo canto, consente di parlare liberamente dei propri
sentimenti, collegandoli al proprio vissuto personale. Grafica e narrazione quindi son
straordinari strumenti per l’adulto attraverso i quali comprendere i messaggi che viaggiano
sui canali della comunicazione non verbale. Fondamentale è condurre il percorso a piccolo
gruppo per dare a ciascun componente il giusto ascolto e rispettarne i tempi che possono
essere diversi da soggetto a soggetto. Il gruppo è uno straordinario contesto di
condivisione, contagio e risonanza emotiva. E’ nel gruppo che il bambino si allena a
individuare, verbalizzare e codificare le proprie emozioni.
•
Quali strumenti comunicativi progettare per e con i genitori?
Ci si è confrontati sull’incontro di sezione come occasione per presentare ai genitori il
percorso che li accompagnerà verso il passaggio dal Nido alla scuola dell’infanzia. Le
famiglie, generalmente, di fronte a questo nuovo inizio richiedono un contenimento
emotivo e necessitano di rassicurazione e sostegno. L’alleanza educativa che si è creata
fra educatrici e famiglie durante la frequenza al Nido d’infanzia consente la progettazione
condivisa di spazi tempi e azioni finalizzate ad accogliere e contenere le ansie e le fatiche
che possono emergere di fronte al cambiamento. In sede di formazione nel confronto con
le educatrici è emersa la necessità di evidenziare gli aspetti positivi presenti nel
“passaggio” che a volte non vengono riconosciuti dagli adulti. Il gruppo ha deciso di
costruire uno “strumento ponte” capace di promuovere connessioni progettuali fra il
personale delle diverse istituzioni educative e scolastiche per proporre alle famiglie un’idea
positiva di cambiamento legata all’evoluzione delle competenze del bambino. Il genitore è
un partner del servizio educativo fondamentale con cui progettare la continuità educativa
del piccolo. Gli adulti che circondano i bambini sono i principali ascoltatori e osservatori dei
loro bisogni, per questo sono chiamati a tracciare insieme questo passaggio. Preferiamo
parlare di strumenti partecipativi più che comunicativi che arricchiranno significati e
proposte già presenti sul territorio.
Questi documenti e queste strategie educative verranno sperimentate nel biennio
educativo 2010 - 2012. Sicuramente il passaggio dalla teoria alla pratica porterà all’interno
del gruppo di lavoro nuovi dialoghi, diversi punti di vista, i quali diverranno le basi per
costruire nuove conoscenze, nuove possibilità in un contesto in continuo movimento e
sempre in cerca di nuove identità. Fare educazione significa progettare, quindi ricercare. Il
Coordinamento Pedagogico, l’equipe di Nidi , scuole dell’infanzia e scuole primarie del
territorio dell’Unione Terre D’Argine investe in questa ricerca azione nei Servizi educativi.
Alla base di questa ricerca vi è un piano valoriale di condivisione, socializzazione e
cooperazione tra adulti e bambini, nel passaggio da un istituzione ad un'altra. Come
sostiene Winnicott, durante qualsiasi cambiamento permane continuità di esistenza e
avviene continuità di esperienza per i soggetti coinvolti. I bambini hanno bisogno in questi
passaggi di adulti che li aiutino a tollerare l’incontro con il “non noto” contenendo le
emozioni. La condivisione della cornice teorica rispetto allo sviluppo emotivo ha permesso
ai referenti di condividere un percorso organizzativo che prevede una verifica dell’agire
quotidiano all’interno dei singoli servizi, per ridefinire successivi cambiamenti e
condivisioni di nuove progettazioni nate dall’osservazione del contesto. Le modalità della
formazione si trasforma e diventa “formazione in itinere” all’interno dei servizi. Formazione
quindi: “è stare lontano dall'equilibrio, dal già deciso, dal precostituito, dal certo. E' stare
vicino all'intreccio tra oggetti e pensieri, fare e riflettere, teoria e prassi, emozioni e
conoscenze” . Infatti se progettare vuol dire innanzitutto fare ipotesi e prevedere i contesti,
gli strumenti, le opportunità, le pertinenze in relazione ai processi conoscitivi in atto, ai
processi e ai desideri dei bambini, la documentazione educativa costituirà per le
insegnanti un’opportunità straordinaria. Per gli adulti , poter riascoltare, rivedere, rivisitare
individualmente o in gruppo gli avvenimenti e i processi dei quali sono direttamente o
indirettamente protagonisti è un occasione di sostegno ad un lavoro progettuale che si
alimenta attraverso una ricognizione interpretativa permanente. La documentazione
diviene uno strumento di lettura dei bisogni dei bambini così come la partecipazione attiva
dei genitori può divenire uno strumento di lettura dei bisogni degli adulti. I protagonisti
dell’educazione infantile sono bambini, genitori, educatori insegnanti personale ausiliario:
questi soggetti insieme concorrono alla pratica del progetto educativo. L’educazione è un
compito comune, dove i partner ( istituzione e genitori ) competenti si incontrano,
progettano, verificano e si sentono parte integrante del progetto comune.