re allo sbando_un - Lo Spettacolo del Veneto

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re allo sbando_un - Lo Spettacolo del Veneto
Federazione
[email protected]
Italiana
Cinema
d’Essai
ATTORI: Peter Van den
Begin, Lucie Debay,
Titus De Voogdt, Bruno
Georis, Pieter van der
Houwen
SCENEGGIATURA:
Jessica Woodworth,
Peter Brosens
DISTRIBUZIONE:
Officine UBU
PAESE: Belgio, Olanda,
Bulgaria
DURATA: 94 Min
[email protected]
wwww.spettacoloveneto.it
Associazione
Generale
Italiana
dello Spettacolo
di Peter Brosens, Jessica Woodworth
PRESENTAZIONE E CRITICA
Il Re del Belgio, Nicola III, si trova in visita diplomatica ad Istanbul.
Soliti impegni istituzionali ai quali non ci si può sottrarre, nemmeno quando il
primo ministro si fa attendere. Nicola III e la sua equipe, altre tre persone, si
fanno un giro lungo il Bosforo, ripresi da Duncan Lloyd, documentarista al
quale è stato commissionato un lavoro sul Re. La Regina è chiara:
«riprendete i suoi sorrisi, voglio tanti sorrisi». E non ha tutti i torti Sua Maestà:
il sorriso del marito è rassicurante e caloroso come pochi. La giornata viene
però ribaltata da una notizia che arriva da casa: la Vallonia si è dichiarata
indipendente. Tutti i voli per il Belgio sono annullati e l'unica è tornare via
terra. D'altronde al Re s'impone l'obbligo di dare una risposta ai suoi sudditi,
non da un Paese straniero però. Comincia così questo esilarante viaggio on
the road attraverso alcune delle aree più depresse ed arretrate d'Europa:
Bulgaria, Serbia, Montenegro e Albania. Ad un certo punto un serbo stuzzica il Re: «come fate ad essere il
centro dell'Europa se non sapete stare uniti nemmeno voi che siete un paesino piccolissimo?».
KING OF THE BELGIANS è un film estremamente intelligente, che tratta certe questioni con l'unico
piglio apparentemente possibile, ovvero l'ironia. Quali sono tali questioni? L'Europa unita, per esempio, con
particolare riferimento a come viene vista dai belgi, fra i pochi Paesi europei in cui la Monarchia ancora
sopravvive sebbene in forma per lo più nominale. Questa vacanza forzata si trasforma dunque in
un'occasione per il Potere di ragionare su sé stesso. Nicola non è un cretino, anzi, è un uomo molto affabile,
dall'aplomb invidiabile, sebbene mai prima di questo momento sembra essersi realmente interrogato sul
proprio ruolo. Siamo su un altro territorio rispetto al sorprendente La quinta stagione, presentato in Concorso
a Venezia nel 2012; KING OF THE BELGIANS è un finto documentario che riprende dal vivo questo
grottesco viaggio di ritorno in cui succede di tutto, come infilarsi nel pullman di un coro di cantanti bulgare
vestendosi come loro per scappare alla guardia del corpo turca che insegue il Re ed il suo team; oppure
ubriacasi male al tavolo di un ex-cecchino della guerra dei Balcani. Cose così insomma. Gli addetti al
protocollo devono alla lunga arrendersi ad una situazione per cui la loro competenza è semplicemente
inutile; fuori dal Palazzo tocca arrangiarsi, prendendo gli eventi come vengono. Non si pensi ad un tono
irriverente però.
Il sarcasmo della rodata coppia Brosens-Woodworth è non solo rispettoso ma soprattutto misurato,
mai inopportuno. Ed infatti si ride di gusto, si partecipa con trasporto all'euforia di questo improvvisato,
atipico gruppetto. Filtrando anche alcune considerazioni di spessore, alle quali i due registi non rinunciano
affatto; in fondo anche La quinta stagione denuncia qualcosa, un malessere tutto belga presumibilmente, alle
prese con dei cambiamenti troppo repentini per riuscire a prenderne le giuste distanze (…). Il film è un
notevole ancorché spensierato spaccato che, pur non prendendosi troppo sul serio, ha davvero qualcosa da
dire e ci riesce con lodevole semplicità. La stessa che sembra tale da fuori e che invece presuppone un
controllo che non tutti hanno ma che Peter Brosens e Jessica Woodworth confermano di possedere,
accettando ancora una volta di mettersi in gioco con un progetto particolare, e pure un pelo ambizioso
nonostante il suo piglio leggero. Quanto basta per non essere relegato nel dimenticatoio di tanti altri film che
non hanno le spalle abbastanza larghe per reggere simili premesse.
(www.cineblog.it)
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di Peter Brosens, Jessica Woodworth
(…) Una pellicola dalla trama semplice, dall’anima dolce e dall’ironia atipica ma coinvolgente,
l’espediente del “film nel film” regala movimento con una fluidità difficile da ottenere e meritevole di plauso.
Il pregevole cast composto da Peter Van den Begin, Bruno Georis, Lucie Debay (che assomiglia, anche per
bravura, a Jessica Chastain), Titus De Voogdt e Pieter van der Houwen, è l’ingrediente migliore per un film
che regala spontaneità e freschezza senza però mai raggiungere l’apice della commedia “classica”,
facendosi cullare per tutta la sua durata da un tono lievemente drammatico che è forse il suo pregio migliore.
Una colonna sonora azzeccata (tra tutti il pezzo Swan Lake Ballet Suite: Danse des Cygnes – Tchaikovsky)
accompagna lo spettatore in un road movie che dimostra come un Re non sia poi tanto diverso dai suoi
sudditi.
(www.cinematographe.it)
Un road movie surreale, con una fotografia (Ton Peters della NSC è il direttore della fotografia; Joy,
Deep) distorta dalle scelte delle inquadrature di dichiarata intenzione espressionista. Una commedia che
vuole essere europea, che si prende gioco in modo intelligente degli stereotipi che abitano i Balcani, l’Unione
Europa e il sistema monarchico. Ispirato dall’eruzione del vulcano islandese del 2010, I due registi offrono
una storia nella storia, una sorta di mokumentary, attraverso la telecamera di un documentarista, Duncan
Lloyd (Pieter van der Houwen), ex corrispondente di guerra diventato ora un paparazzo che insegue le
famiglie reali per giornali di gossip (…). Al loro quinto film, Brosens – Woodswoth mostrano ancora una volta
la loro predilezione per le locations lontane, che spaziano dall’America latina (Altipiano) alla Mongolia
(Khadak). Questa volta, mentre il duo si mantiene ancora una volta lontano da casa, non sembra esserci un
vero motivo di usare i Balcani se non quello di offrire uno sfondo colorato alle tipiche problematiche del
Belgio, come il conflitto tra francesi e le comunità fiamminghe, il ruolo della monarchia o la piaga della
burocrazia. Questo scenario è stato realizzato in maniera innocua e dolce, nessuno viene ferito o offeso. Ma
seppur non ci sia stata l’urgenza di ambientare il film nell’est Europa, le scene girate in Bulgaria offrono
momenti esilaranti, come le performances canore delle Sirene del Mar Nero in una bellissima fotografia che
le ritrae con i loro vestiti tradizionali. I momenti di gioia si alternano a quelli di crisi durante questo road
movie rocambolesco, pieno di contrattempi come di momenti intimi per arrivare poi all’essenza del film: il
dislocamento e la messa in discussione di un uomo che cerca di riconsiderare il proprio problematico posto
nel mondo. Nicolas III è un re ma anche, e soprattutto, un uomo. Questo aspetto permette allo spettatore di
avvicinarsi al personaggio interpretato da Peter Van Den Begin nonostante sia di sangue reale, poiché
ognuno di noi si trova in un’Odissea unica e personale, alternata da momenti eroici come di momenti più
miserabili ma comunque nostra.
(www.cinemamente.com)
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