Incontro con Peyvan Mansura, esponente dell`International Tribunal

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Incontro con Peyvan Mansura, esponente dell`International Tribunal
Incontro con Peyvan Mansura, esponente dell'International Tribunal for Iran
Università di Padova, Facoltà di Scienze Politiche e Centro diritti umani, 26-27
maggio 2010
http://unipd-centrodirittiumani.it
(Traduzione UPDI - Mohsen Hamzehian)
professor Antonio Papisca
professor Vincenzo Pace
professor Marco Mascia
etehadyeh baraye democrasi dar Iran –Italia
Un saluto a tutti i presenti e agli organizzatori, in primis al Prof Vincenzo Pace e all'Unione
per la democrazia in Iran che mi hanno dato l'opportunità di partecipare in qualità di membro
dell' Iran Tribunal ed avere un confronto con le persone che si occupano di diritti umani .
Mi chiamo Peyvand, sono stata giornalista durante lo scià. Nel maggio del 1982 sono stata arrestata.
Il reato contestatomi era di avere con me i giornali dell'organizzazione della minoranza Fedaii. Per
tale accusa ho subito due processi di soli 10 minuti, senza la presenza di avvocati e senza avere il
diritto di difendermi. In quei 10 minuti, il giureconsulto della sharia, Nayeri, mi minacciato di
condannarmi alla pena di morte. La carcerazione è avvenuta in varie strutture penitenziarie: Ghezel
Hessar, Gohardasht e il famigerato Evin fino all'autunno 1991.
Durante la carcerazione, l'unica condizione per uscire dal carcere consisteva nell' assumersi colpe
non proprie e la promessa di non partecipare ad altri movimenti. Durante la prigionia, ho vissuto tre
periodi tra i più bui del massacro dei carcerati: solo un mese dopo la mia carcerazione sono
cominciati i massacri di minorenni innocenti. Qualcuno aveva anche meno di 14 anni. Due anni
dopo nel carcere di Ghezelhessar, i letti erano come delle bare e i prigionieri dovevano rimanervi
dentro. Il direttore del carcere diceva: “vi seppelliremo dentro tutti, tanto nessuno lo verrà a
sapere!”.
Nel documentario (ndr: http://www.kanoon-zendanian.org/movies/witnesses.swf) abbiamo cercato
di mostrare questi momenti attraverso testimonianze di persone bendate: i luoghi che erano
sopranominati "le bare” e “al di là". In queste bare i prigionieri dovevano essere seduti sui talloni ed
anche dormire in quella posizione, ogni movimento ed ogni rumore, anche tossire, provocava una
reazione dei carcerieri e si veniva picchiati duramente.
Il regime della repubblica islamica, in ossequio ai dettami della religione, ritiene legale la violenza
sulle ragazze condannate a morte. In Iran è tradizione che lo sposo doni tre metri di stoffa e un
blocco di zucchero a forma di piramide alla famiglia della sposa . Un passdaran che aveva
violentato una donna carcerata condannata a morte, si presentò il giorno dopo dell'esecuzione
capitale con i suddetti regali, dichiarando ai famigliari di essere stato, per una sola notte, il loro
genero.
La religione permette al regime della repubblica islamica di commettere questo delitto. Poiché se
una donna vergine muore, va in paradiso. Questo fatto è confermato, nel rapporto Galindopel,
rapporteur speciale sui diritti umani delle Nazioni Unite, inviato ad indagare sulle violazioni dei
diritti umani in Iran.
Per quanto concerne il carcere e le torture del regime della repubblica islamica risponderò in modo
più articolato se mi saranno poste delle domande.
La mia presenza tra di voi è per presentare all'Italia l'Iran Tribunal. E' possibile che tra di voi vi
siano delle persone che non abbiano notizie approfondite sull'Iran e non sappiano cosa è stato fatto
agli iraniani dai governanti islamici. Mi rendo conto che con poco tempo a disposizione non sia
possibile analizzare la situazione, del passato e presente, e chiarire adeguatamente la necessità di
fondare l'Iran Tribunal e processare i fautori di negazione dei diritti umani. Tuttavia proverò a
fornire alcuni elementi fondamentali.
La repubblica Islamica nell'estate 1988, in meno di due mesi, ha massacrato migliaia di prigionieri
politici, seppellendoli nelle fosse comuni. Molte fosse sono ancora sconosciute ai familiari. Le
esecuzioni di migliaia di prigionieri politici in quell'estate ha rappresentato il culmine delle
uccisioni che il regime aveva iniziato all'inizio degli anni 80. In quel periodo sono stati uccisi oltre
20.000, oppositori secolari sia di sinistra che religiosi.
In questi anni, le famiglie, gli ex prigionieri politici, le formazioni democratiche, i partiti e le
organizzazioni politiche iraniane contro il regime islamico, le organizzazioni e le associazioni dei
diritti umani, come Amnesty International e organizzazioni di osservatori dei diritti umani, hanno
tentato di attirare attenzione dell'opinione pubblica internazionale sul massacro di prigionieri
politici avvenuto negli anni 80 con seminari, manifestazioni e commemorazioni in molte nazioni,
pubblicando anche rapporti (di cifre).
Nonostante tutti questi sforzi, l’opinione pubblica in Iran e nel mondo, non è abbastanza informata
sulla vastità del massacro e delle esecuzioni capitali di migliaia esseri umani in Iran per il loro credo
e ideologia politica. La mancanza di informazioni e di una pressione internazionale contro il regime
affinché sia costretto a fermare gli arresti, la tortura e le esecuzioni capitali dei difensori dei diritti
umani, ha prodotto il perdurare delle persecuzioni, degli arresti, delle torture e delle esecuzioni
capitali contro le masse sofferenti. In un trentennio, il regime ha ucciso con azioni terroristiche oltre
trecento oppositori politici, intellettuali, scrittori sia secolari che di sinistra all'interno e all'esterno
dell'Iran (all'estero il numero dei morti raggiunge le 249 unità).
Tutti voi sarete a conoscenza della protesta, nell'ultimo anno, di milioni di cittadini iraniani. Hanno
arrestato migliaia di persone, ed oltre 100 giovani che avevano manifestato pacificamente per strade
sono stati assassinati. Nei luoghi di detenzione maschile e femminile si sono commesse violenze.
Alcuni detenuti sono deceduti a causa delle torture, tra questi vi sono due donne cui è stato dato
fuoco e le cui salme carbonizzate sono state abbandonate alla periferia di Teheran.
Gli ultimi delitti del regime islamico risalgono al 9 maggio 20l0 e riguardano l'esecuzione con false
accuse di 5 prigionieri politici, tra cui un insegnante e una ragazza kurda.
Il regime islamico sin dall'inizio del suo potere ha poggiato le proprie leggi sulla Sharia e sulla pena
islamica; ne ha plasmato le leggi sociali e il diritto, e in questo modo ha istituito la violenza tra i
suoi fondamenti.
Con l'intenzione di imporre il dominio assoluto nella società e rendere obbediente il popolo, il
regime ha messo in atto molte e diverse limitazioni di tipo sociale e politico occultate sotto le leggi
religiose. Chiunque faccia resistenza a queste normative è definito “nemico di dio”. Chi si oppone
al regime islamico e alle sue leggi, in quanto “nemico di dio”, deve essere annientato.
L'obbiettivo era il cambiamento del pensiero e della società, come diceva Khomeini
“l’islamizzazione della società”. Pertanto sono state inserite la religione e le regole religiose come
insegnamenti sociali e formativi nella pubblica istruzione. Le libertà personale e sociale sono state
limitate, l'amicizia delle donne con gli uomini e il rapporto extraconiugale sono diventati reati con
la condanna a morte mediante lapidazione. Le feste famigliari, ove le donne e gli uomini gioivano e
ballavano, sono state vietate.
In realtà in Iran ogni autentico diritto umano, sotto l'influenza della Sharia, è stato negato. La vita
privata viene controllata anche nella toilette. In Iran non esiste la libertà di parola, di pensiero, di
stampa, di protesta, di raduno, di associazionismo e di formare partiti.
Le leggi islamiche, oltre ad istituzionalizzare la repressione, l'aggressività e le violazioni dei diritti
umani nella società, hanno provocato un'interruzione nella continuità (speriamo non senza
recupero) della crescita, della ricerca e dell'orgoglio degli iraniani: ne ha distrutto lo spirito e
l'anima identitaria. Secondo un rapporto autorevole in Iran su 73 milioni di cittadini, 44 milioni
hanno bisogno di sostegno psicologico.
La censura e la limitazione di stampa, la distribuzione di libri e di giornali indipendenti, ha
provocato un colpo duro alla crescita sociale, storica, letteraria e scientifica. I bambini sin dall'inizio
nelle scuole, sono formati con aggressività. Il potere assoluto e le relazioni umane sono cancellate e
le persone senza volere si comportano tra di loro con rabbia e delazioni.
La situazione attuale in Iran, ha molta affinità con quella medioevale in Europa, in molti aspetti
forse più selvaggia e disumana. Per bloccare ulteriori danni, quello che la società europea ha scelto
150 anni fa, la separazione della religione dalla politica, deve accadere anche n Iran.
Le correnti di trasparenza e secolarismo in Iran, negli strati intellettuali e istruiti (in particolare tra
gli studenti) sono molto cresciute negli ultimi anni. I lavoratori in Iran, a causa di un intenso
sfruttamento ed ingiustizia, sono in testa nelle lotte del popolo iraniano per la libertà, per
l'emancipazione dalle condizioni disumane e per la separazione della religione dallo stato. Gli sforzi
dei mullah per rendere religiosa l'intera società, meglio ancora, rendere religiose le persone, sono
falliti: la gente a causa dell'amara esperienza subita dalla religione in Iran, si oppone ad una
dimensione così invasiva della religione.
Il Regime islamico in Iran è consapevole di questa condizione e proprio per questo vorrebbe
opporsi alle lotte della gente contro la pervasività religiosa, attuando ulteriori repressioni e
limitazioni, ricorrendo di nuovo alle uccisioni dei prigionieri politici.
Focalizzerò la seconda parte del mio intervento alle rivendicazioni delle famiglie dei prigionieri
politici che hanno perso i loro cari nelle prigioni delle repubblica islamica.
In Iran il potere giudiziario è una parte della macchina della repressione. Questo potere non è
indipendente, nel trentennio trascorso, in tutte le uccisioni e repressioni dello stato, ha avuto un
ruolo chiave. Il potere giudiziario giustifica le repressioni richiamandosi alle leggi religiose e al
diritto che da esse deriva. Il mio accenno alla situazione penale in Iran, è condizionato dal fatto che
voi siate informati sul fatto che non esiste un tribunale libero che dia ascolto alla gente.
Una parte cospicua delle famiglie degli uccisi negli anni '80 e in quelli successivi, dal settembre
2007, ha iniziato una battaglia internazionale per sottoporre a verifica le uccisioni dei prigionieri
politici In Iran.
I risultati di tale battaglia sono di pubblico dominio dal mese di settembre 2009.
Questo è un tribunale popolare, le sue leggi sono prese dal Russell Tribunal. E' superfluo ricordare
che J. Paul Sartre e B. Russell, negli anni 1965-1967, hanno istituito un tribunale contro
l'aggressione americana in Vietnam e i delitti commessi, chiamato il Russell Tribunal.
Il Tribunale Russell, presso l'opinione pubblica internazionale ha smascherato gli USA, ha
accentuato le pressioni internazionali e ha messo gli USA in una difficile situazione internazionale.
La decisione di istituire tale tribunale da parte di familiari in Iran, è data dal fatto che nessun
tribunale ordinario nel mondo è disposto a indagare sull'uccisione dei prigionieri politici,
processando la repubblica islamica dell'Iran per reati di crimini contro umanità.
Per mettere in atto questo progetto storico e umanitario, noi ex prigionieri politici e i familiari degli
attuali prigionieri politici, abbiamo bisogno anche del vostro aiuto e in particolare dei docenti delle
università, degli studenti di diritto, dei difensori dei diritti umani. Il popolo italiano e il mondo
devono sapere, che cosa è successo al popolo iraniano negli ultimi trent'anni, e devono conoscere
che negli anni '80 le uccisioni in Iran, nel loro macabro genere, erano senza precedenti nel mondo.
Noi abbiamo bisogno dell'opinione pubblica internazionale per istituire il tribunale. Io spero che
dopo il mio intervento una parte di voi cari presenti aderisca a questo progetto umanitario e lo
sostenga.
Io propongo che gli studenti di diritto e dei diritti umani dell'Università di Padova e se possibile,
altre università italiane, possano fare una ricerca come studio universitario. Uno studio così
arricchirà la vostra esperienza internazionale nell'ambito di diritti umani .
Noi siamo pronti ad aiutarvi in questo progetto, mettendo a vostra disposizione le informazioni
necessarie, noi chiediamo a voi di sostenere questo progetto.
Peyvand -Iran Tribunal