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V
LA CITTA’ DELLE RANE
Nel
centro esatto del
chiamata
G ua n a j ua t o .
Messico
è nascosta una città coloniale
le piazze, i monumenti, le cattedr ali e i teatri rifulgono di
luce nell a notte. ci sono vicoli di porfido, case color ate, e
musei.
Costruita
s u l l e t t o d i u n f i u m e p o p o l a t o da r a n e , o gg i è u n
fa r o d e l t u r i s m o i n t e r n a z i o n a l e e u n a lt a r e a l l a s t o r i a d e l
Messico.
C
IL
COLPO
D’OCCHIO
Quando arrivai come turista non
immaginavo che i 5 giorni di sosta
programmata sarebbero diventati 5
mesi. Mesi in ostaggio della bellezza catturante di un luogo eletto a
patrimonio mondiale dell’umanità
ed ancora a “capitale culturale” del
Messico. Senza sapere ancora nulla, camminando con la macchina
al collo, immortalavo cattedrali,
piazze e musei. Ero ignaro della
ricchezza che si celava dietro quel
primo colpo d’occhio. Mi accontentavo della sola estetica e godevo, nelle mie perlustrazioni, della
vista di quelle tante casette affas-
al risveglio, rare piogge, profumo
di giardini fioriti e i panorami con i
profili delle montagne levigate dai
millenni. Nuvole bianche come
la panna macchiano il cielo sino
a toccare la linea dell’orizzonte.
Musei che racchiudono la storia
d’indipendenza del Messico, cattedrali coloniali e costruzioni in
stile barocco. Un connubio tra
natura, cultura e architettura tutto
da decifrare. Si perché per un Europeo come me non era immediato riconoscere il valore di un
luogo che non avevo mai sentito
nemmeno nominare. Come nella
classica iconografia il Messico ci
ricorda i “mariachi”, le spiagge
mozzafiato dello Yucatan, i templi Maya del Chiapas o del Quintana Roo e le tavolozze di colori
sui vestiti delle donne indigene ai
tellate e pitturate di colori saturi e
accesi che risplendevano sotto un
sole presente
tutto
l’anno.
2000
sopra
il livello del
mare, un clima temperato
dall’altitudine
dove gli inverni si passano
con la felpa,
senza bisogno
del
riscaldamento e le estati in maglietta senza bisogno del mercati. Ma più a nord, 300 km socondizionatore. Bruma mattutina pra la città del Messico, nelle distese mastodontiche degli altipiani
centrali, s’incontrano realtà come
questa, più conosciute dal turismo
Nordamericano che dal nostro.
Luoghi di suggestione e retaggio
culturale non meno dei decantati
templi del Messico meridionale.
PATCHWORK DI COLORI
Geograficamente parlando Guanajuato è costruita sul letto di un fiume le cui acque sono state deviate
lasciando spazio ad una articolata
rete sotterranea di vie per il transito che liberano il centro storico
lasciandolo come una enorme isola
pedonale. Stradine bordate di case
pitturate con colori che “bruciano”
creano arcobaleni intorno ai passanti. Ci sono piazze con giardini
curati al dettaglio e all’ombra delle
siepi più alte si trovano panchine
per sedersi a chiacchierare. Si socializza rapidamente in un atmosfera dove lo straniero molto presto
si sente “meno straniero”. Il turismo infatti è entrato a far parte
del tessuto sociale della città, la
popolazione quasi “mestiza” di
Guanajuato accoglie un pluralismo di culture e provenienze molto
esteso: Giapponesi, Canadesi,
Statunitensi, Spagnoli, Francesi,
Centro e Sud americani. Una città
cosmopolita ma non solo in virtù
delle infrastrutture turistiche, decisamente complete, o della localizzazione geografica “centrale” a
tutto il Paese. L’apertura è dovuta
soprattutto alla presenza di una
delle più importanti università
del Messico che è estremamente
partecipe ai programmi di studio
all’estero indetti da numerosi Paesi. Sono stati quindi la cultura e lo
studio ad aver traghettato una città
provinciale ricca di miniere verso
l’interscambio e la ricchezza cul-
LUNGA VITA A
DON CHISCIOTTE
Iniziato come teatro di strada per celebrare l’opera cervantina del cavaliere più letto del mondo, dopo quasi 40 anni
l’evento è cresciuto esponenzialmente. Ogni ottobre quasi
mezzo milione di persone tra Guanajuato e Leon assistono
alle manifestazioni culturali, artistiche, letterarie, teatrali
e cinematografiche che occupano piazze, giardini e isole
pedonali. Una maratona di cultura e folclore che dura un
mese intero e attira come una calamita visitatori
d a
tutto il mondo. Il museo più visitato della città,
insieme a quello delle Mummie e all’Alondiga,
è
proprio quello del Chisciotte. E qui c’è il bel vedere di una produzione artistica eclettica, dalla scultura in gesso o metallo, alla pittura
impressionista cubista e moderna. Non di meno è esposto un Picasso. Una collezione tutta dedicata al cavalliere più letto ma anche più
matto del mondo. La sua pazzia è anticonformismo galoppante ma è
anche, e sopratutto, un esempio di umanità inarrestabilmente lanciata
dietro il sogno. Ed è proprio questo amore per il sogno, a discapito
dell’esame di realtà, che sta impresso nelle tele di questo magnific o
perdente che però ha sempre vinto contro l’omolagazione alla società.
turale. Proprio qui ogni ottobre da le centinaia di città che lo festegquasi 40 anni prende sede il più giano. In questo mese di maratona
grande festival “Cervanculturale ogni luogo è buono
per presentare libri, cortotino” ispanoamericano: un
metraggi, dipinti, conevento culturale, ispirato
certi, spettacoli teatrali,
alla memoria di Cervantes e alla sua
commemorazioni
e
celebrazioni. Ma anepica creazione del
che durante il resto
Don Chisciotte. Indell’anno sovente si
iziò come teatro di
vedono manifesti
strada e con gli
che
inaugurano
anni e il patrocinio municimostre di artisti strapale si è esteso sino ad annoverare nieri oppure rassegne di spettacoli
cinematografici con tematiche differenti. Poco dopo il mio arrivo è
iniziato un ciclo di cinema italiano; ho colto la palla al balzo e mi
sono visto l’ultimo film di Tornatore sottotitolato in spagnolo (!).
Da dodici anni in Guanajuato e alcune città limitrofe si tiene un
festival che attira cineasti da tutto il mondo. E’ il festival “Espresion
en Corto” che raccoglie centinaia di cortometraggi di piccoli e grandi
amatori come di professionisti.
Diversi sono i temi trattati: l’ecologia e sviluppo sostenibile, nuovi
media, pace e risoluzione pacifica dei conflitti, storie e folclore, violenza domestica.
Come tanti sono i tipi di contenuto altrettante sono le forme e le
tecniche: cartoni animati, digital graphic, 35 mm, stop motion. Ogni
anno si ha un ospite d’onore diverso, quest’anno è Jorge Fonse,
regista acclamato in Messico, la nazione straniera ospite del festival
è l’Inghilterra con il regista Peter Greenway. In passato sono state
presenti figure più in luce nel cinema internazionale come Spike Lee
o Tim Burton. I film ed i cortometraggi sono proiettati nei posti più
diversi: gli auditorium, i teatri coloniali, le gradinate dell’università e
persino sugli schermi appesi nelle grotte artificiali della sotterranea.
I film dell’orrore niente po di meno che nel cimitero della città! In
questo evento c’è l’ispirazione di molti, la fucina delle nuove idee per
un cinema lontano da Hollywood e raggiungibile da chiunque con
un minimo di esperienza e una videocamera voglia raccontare con la
pellicola.
CULTURA IN ABBONDANZA
I musei sono quasi 20, alcuni funzionano come specchi per allodole
che fanno incetta di ogni oggetto
culturale o presunto tale, alcuni
altri, invece, danno veramente
lustro e arricchimento all’offerta
stabile di proposte al turismo. Un
esempio è il museo di uno dei più
grandi pittori e muralisti Messicani
dell’ultimo secolo, Diego Rivera,
il “maestro”, ed anche il compagno
dell’altrettanta famosa Frida Kalo.
La storia d’amore turbolenta dei
due e l’estro creativo inarrestabile
e peculiare li hanno consegnati
alla fama internazionale. Qui in
Messico l’arte figurativa dei due
è politica, schierata, sofferta, un
pugno nello stomaco alla corruzi-
one del secolo passato
e un altare
alle
glorie ed epiche gesta
dell’indipendenza
messicana.
Tema questo che è illustrato anche
nella “Alondiga”, il vecchio edificio adibito a museo che 200
anni fà era uno dei quartieri
generali degli spagnoli.
Fù assediato pochi giorni
dopo che un prete spagnolo, Padre Hidalgo, reo dei
soprusi ad opera dei “conquistadores” suoi connazionali, fomentò il popolo alla rivolta iniziando così l’Indipendenza
Messicana dalla Corona Spagnola.
Il governo sta investendo milioni
d
i
pesos nelle infrastrutture della città
c h e
nel 16 settembre
2010
ospiterà il bicentenario
di questa
ricorrenza. Due
secoli prima, il 16 settembre 1810,
in una città vicina, il prete rivoluzionario radunò un pugno di contadini e iniziò la marcia gridando
“viva Mexico!”. E cambiò la storia.
SEMPRE PIU’
Settimana
settimacostruisco
l a
A FONDO
d o p o
n a ,
u
n
puzzle
intricat o ,
dove
ric-
chezza etnografica e storica unita al piacere di una
città a misura d’uomo creano un alterco di ambiente
e cultura che mi tira “dentro” sempre di più. Disimpegnare la mente da questa giostra di stimoli non è
difficile, basta allontanarsi dal centro urbano e risalire
la vallata, la “culla di Guanajuato”, fino a incontrare
le pendici delle montagne con le loro vecchie miniere.
Qui i sentieri portano in quota sulle vette morbide e
arrotondate dove panorami grandangolari si aprono
sulla vallata. Ogni casa da qua sù appare come un
pixel colorato. La maestosa cattedrale de Nuestra Senora, colorata di giallo, svetta insieme all’Universita
di Guanajuato, costruita in marmi bianchi e contornata da piccole guglie. Aspettando il tramonto si
vede prendere forma la seconda essenza della città.
Fari puntati su monumenti ed edifici si accendono
esaltando con luci giallo ocra una Guanajuato che
la notte non riposa ma si anima. Con l’imbrunire
iniziano visite per i vicoli alla scoperta dei luoghi
delle leggende popolari. Cortei capeggiati da musicanti chiamati “Las Estudiantinas”, vestiti di velluto nero e passamanerie dorate, narrano a mo’
di cantastorie i segreti e il folclore della città.
Per ristorarsi e dormire il ventaglio di offerta è ampio e
completo, dall’ostello all’hotel con vista panoramica,
dalla cucina “callejera” di “tacos” sulla strada alle
raffinate “cuisine” internazionali. C’è di tutto, manca
solo il mare per i cultori di un Messico palme e spiagge, ma se cercate un clima temperato, divertimento e
cultura, natura ed escursionismo, la città delle rane è
LAS MOMIAS
Con quasi 150 anni di storia le mummie di Guanajuato sono
diventate parte integrante della cultura dell’omonimo Stato
della repubblica. Nel 1865 si trovò il primo corpo mummificato grazie alla forte componente salina della terra che ha
drenato i liquidi asciugandone i tessuti. Oggi ci sono più di
cento mummie esposte nel museo che è stato appositamente
ristrutturato nel 2007. La bella notizia è che da 50 anni diverse
produzioni cinematografiche locali, come quelle dell’icona
messicana della lotta libera “Il Santo”, hanno attinto da
questi inquietanti ritrovamenti per film divenuti famosi che
hanno anche accresciuto il turismo locale. La brutta notizia è
che, non tutti lo sanno, alcune mummie tra cui anche quelle
di bambini sono state qui esposte senza ritegno perchè nelle
decadi precedenti le famiglie non avevano i soldi per permettersi l’affitto degli spazi nel cimitero. Nella visita al museo,
dopo le prime salme il tutto inizia ad apparire come una esposizione spettacolarizzata di corpi troppo impostata come una
“bottega degli orrori” piuttosto che come un approfondimento storico e antropologico. La scienza sa restituire a questi
defunti, se non una dignità, almeno un valore archeologico. Le salme con i loro oggetti e vestiti sono “libri” di inestimabile valore per lo studio degli ultimi secoli: usi costumi, stili di vita, alterazioni morfogenetiche ed epidemiologiche.
una frontiera tutta da vivere ed esplorare. A corollario
dei “must” imperdibili come quelli sopracitati è possibile visitare il museo delle mummie o il museo delle
leggende dove far luce sulle mille storie popolari che
fondano il patrimonio di tradizioni di una città che
nonostante la forte presenza straniera è ben ancorata al suo folclore. E poi passeggiando si trova,
semi nascosto, il “callejon del beso”, un piccolo
vicolo dove due balconi, all’altezza di 3 metri, si
affacciano sino quasi a toccarsi. Questo è stato il
set di un
evento storico-popolare che ha
avuto luogo secoli orsono;
una vicenda amorosa,
tutta messicana, ma
con i tratti inconfondibili alla Romeo e Giulietta: lei
promessa sposa di un
nobile si innamorò
di un operaio che
affittò la casa
dirimpetto
dal quale
balcone riusciva a baciarla segretamente. Quando il
padre li scoprì avvenne la tragedia, quasi di Shakespiriana memoria, che vide lui suicidarsi dopo
l’assassinio della bella amata. Altra leggenda narra
la storia di una donna che in condizioni di estrema
povertà e pazzia, uccise uno a uno i suoi numerosi figli. Si racconta di come di notte la “llorona”, tradotto
“piangiona”, andasse per le strade urlando la disperazione per la perdita dei suoi bambini. Testimoni raccontano di aver visto il fantasma, con uno strascico
bianco, etereo e sospeso a mezz’aria, di una signora che
grida disperata fluttuando tra i vicoli e le mulattiere.
Un nodo in più nel tessuto di leggende aventi sullo sfondo i ben più grandi avvenimenti storici che
hanno fatto il Messico come oggi lo conosciamo.
Guanajuato non conosce fiacca nel turismo, il flusso è costante, lo stimolo culturale ed artistico anche.
Il giorno è per conoscere, la notte è per esplorare. E
poi stanchi di tutto c’è sempre una scusa buona per
un’altra passeggiata, senza metà ma affidandosi solo
ai capricci dei piedi e al lavoro degli occhi che penetrano gli anfratti fievolmente illuminati della sotterranea o le splendenti facciate illuminate tutta la notte.
Si passa dal micro al macro, nella cultura come negli
ambienti che dal minuscolo vicolo portano alle grandi
vette che presiedono le distese infinite degli altipiani
centrali. Tanti battesimi sono stati dati a questo luogo:
la capitale culturale del Messico, la città delle rane,
la città del bacio, la capitale Cervantina d’America.
Nomi non affibbiati solo per far lievitare
il
turismo,
provare
per
credere.
GUANAJUATO
200.000 abitanti
2000 metri s.l.m
70 hotele
120 ristoranti
18 musei
patrimonio
mondiale della umanità
UNESCO